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Discussione: Geopolitica

  1. #5771
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Zelensky incastrato da Mosca e Washington
    di Thierry Meyssan

    L’evoluzione del rapporto di forze sul campo di battaglia ucraino e il tragico episodio del G20 di Bali segnano un capovolgimento della situazione. Gli Occidentali continuano a credere di poter sconfiggere presto Mosca, ma gli Stati Uniti hanno già avviato negoziati segreti con la Russia. Si apprestano a scaricare l’Ucraina e ad addossarne la responsabilità soltanto a Zelensky. Come già in Afghanistan, il risveglio sarà brutale.

    RETE VOLTAIRE | PARIGI (FRANCIA) | 22 NOVEMBRE 2022

    Una decina di giorni fa, discutendo a Bruxelles con un capofila dei deputati europei, reputato uomo di ampie vedute, mi sono sentito dire che il conflitto ucraino è certamente complesso, ma che è inconfutabilmente vero che la Russia ha invaso l’Ucraina. Gli ho risposto che il diritto internazionale imponeva a Germania, Francia e Russia l’obbligo di applicare la risoluzione 2202. Solo Mosca lo ha fatto. Proseguivo ricordandogli anche la responsabilità della Russia di proteggere i propri cittadini in caso di tralignamento dei governi. Il deputato mi ha interrotto: «Se il mio governo deplorasse la situazione dei propri cittadini in Russia e attaccasse il Paese, lo riterrebbe normale?» Gli ho risposto: «Sì, se il suo Paese avesse una risoluzione del Consiglio di Sicurezza da far rispettare. Ce l’ha?» Spiazzato, ha cambiato argomento. Gli ho chiesto per ben tre volte di affrontare la questione dei nazionalisti integralisti. Per tre volte ha rifiutato. Ci siamo lasciati con cortesia.

    La questione della responsabilità di proteggere le popolazioni andava espressa in modo più articolato. È un principio che non autorizza una guerra, ma un’operazione di polizia condotta con mezzi militari sì. Per questa ragione il Cremlino si guarda bene dal definire il conflitto «guerra», ma lo chiama «operazione militare speciale»: denominazioni usate per indicare gli stessi fatti, ma «operazione militare speciale» circoscrive il conflitto. Sin dall’ingresso delle truppe russe in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin ha precisato che non è sua intenzione annettere il Paese, vuole solo liberare le popolazioni perseguitate dai “nazisti” ucraini. In un lungo articolo ho spiegato che, sebbene la denominazione “nazisti” sia giusta dal punto di vista storico, non è così che queste persone si autodefiniscono: ricorrono all’espressione «nazionalisti integralisti». È comunque doveroso ricordare che l’Ucraina è l’unico Stato al mondo dalla Costituzione esplicitamente razzista.

    Il fatto di riconoscere che il diritto internazionale dà ragione alla Russia non significa concederle carta bianca. Ognuno può legittimamente criticare il modo in cui Mosca applica il diritto. Ma le azioni degli Occidentali, i quali insistono a giudicare la Russia «asiatica», «selvaggia» e «brutale», sono state spesso molto più devastanti di quelle russe.

    ROVESCIAMENTO DELLA SITUAZIONE
    Chiariti i punti di vista della Russia e dell’Occidente, è inevitabile constatare che diversi fatti hanno determinato un’evoluzione occidentale.
    – Sta arrivando l’inverno, stagione difficile in Europa centrale. Dall’invasione napoleonica, la popolazione russa è consapevole di non poter difendere un Paese tanto vasto. Ma ha anche imparato a sfruttare l’immensità del territorio e le stagioni per sconfiggere chi l’attacca. In inverno il fronte rimane immobile per parecchi mesi. Al contrario dei discorsi propagandistici secondo cui i russi sono ormai sconfitti, è evidente che l’esercito russo ha liberato il Donbass e parte della Novorossia.
    – Prima dell’arrivo dell’inverno, il Cremlino ha fatto ripiegare la popolazione liberata a nord del Dnepr; poi ha ritirato l’esercito, abbandonando la parte di Kherson situata sulla sponda destra del fiume. È la prima volta che una frontiera naturale, il fiume Dnepr, segna il confine tra i territori controllati da Kiev e quelli controllati da Mosca. Ebbene, nel periodo fra le due guerre fu la mancanza di confini naturali a far cadere i poteri che si succedettero in Ucraina. Ora la Russia è in condizione di mantenere la posizione.
    – Sin dall’inizio del conflitto l’Ucraina ha potuto contare sull’aiuto degli Stati Uniti e dei loro alleati. Ma con le elezioni di metà mandato l’amministrazione Biden ha perso la maggioranza della Camera dei Rappresentanti. Ora il sostegno di Washington sarà limitato. Anche l’Unione Europea incontra ostacoli: le popolazioni non capiscono perché devono sopportare il rialzo dei costi dell’energia, la chiusura di alcune imprese, nonché l’impossibilità di riscaldarsi normalmente.
    – Infine, in alcuni circoli di potere, dopo aver ammirato il talento comunicativo dell’attore Volodymyr Zelensky, ora si comincia a interrogarsi sulle voci della sua improvvisa ricchezza: in otto mesi di guerra sembra sia diventato miliardario. I sospetti sono inverificabili, ma lo scandalo dei Pandora Papers (2021) li rende credibili. È davvero necessario dissanguarsi per vedere sparire le donazioni in società off shore invece che arrivare in Ucraina?

    Gli anglosassoni (Londra e Washington) avrebbero voluto trasformare il G20 di Bali in summit contro la Russia. Hanno dapprima esercitato pressioni per escluderne Mosca, come riuscirono a fare nel 2014 con il G8. Ma se la Russia fosse stata esclusa dal G20 la Cina, di gran lunga primo Paese esportatore a livello mondiale, non vi avrebbe partecipato. È stato allora affidato al francese Emmanuel Macron il compito di convincere gli altri membri a firmare una feroce dichiarazione contro la Russia. Per due giorni le agenzie di stampa occidentali hanno garantito che era cosa fatta. Ma la dichiarazione finale, benché riassuma il punto di vista degli Occidentali, chiude con queste parole: «Esistono altri punti di vista e diverse valutazioni della situazione e delle sanzioni. Riconoscendo che il G20 non è la sede per risolvere i problemi di sicurezza, siamo consapevoli che i problemi di sicurezza possono avere conseguenze rilevanti sull’economia mondiale». In altri termini, per la prima volta gli Occidentali non sono riusciti a imporre la loro visione del mondo al resto del pianeta.

    LA TRAPPOLA
    Peggio: gli Occidentali hanno imposto un intervento video di Zelensky, come avevano già fatto il 24 agosto e il 27 settembre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ma, mentre a settembre a New York la Russia aveva cercato invano di opporsi, a novembre a Bali vi ha acconsentito. La Francia, che presiedeva il Consiglio di Sicurezza, ha violato il regolamento interno consentendo a un capo di Stato d’intervenire via video. L’Indonesia invece, che al G20 manteneva una posizione assolutamente neutrale, non si sarebbe arrischiata a consentire al presidente ucraino d’intervenire senza autorizzazione della Russia. Era evidentemente una trappola. Il presidente Zelensky, che non conosce il funzionamento di queste istituzioni, ci è cascato.

    Zelensky, dopo aver ridicolizzato Mosca, ha invitato a escluderla dal… «G19». In altri termini, il modesto ucraino ha impartito per conto degli anglosassoni un ordine a capi di Stato, primi ministri e ministri degli Esteri delle 20 maggiori potenze mondiali, che però non l’hanno ascoltato. In realtà la divergenza tra questi Paesi non verteva sull’Ucraina, ma sulla sottomissione o meno all’ordine mondiale americano. Tutti i partecipanti latino-americani, africani, nonché quattro asiatici hanno detto che il dominio statunitense è finito, che ora il mondo è multipolare.

    Gli Occidentali devono aver sentito tremare la terra sotto i piedi. E non solo loro. Zelensky ha constato per la prima volta che i suoi protettori, finora padroni assoluti del mondo, possono abbandonarlo senza remore, pur di mantenere ancora per poco la loro posizione di predominio.

    È probabile che Washington e Mosca fossero d’accordo. Gli Stati Uniti vedono che la situazione a livello mondiale cambia a loro svantaggio. Non esiteranno ad addossarne la responsabilità al regime ucraino. William Burns, direttore della CIA, ha già incontrato in Turchia Sergei Narychkin, direttore dell’SVR. Il colloquio segue quelli di Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa, con diversi ufficiali russi. Due mesi prima dell’inizio del conflitto spiegavo che il problema di fondo non era in rapporto con l’Ucraina, e nemmeno con la Nato. Riguarda sostanzialmente l’agonia del mondo unipolare.

    Così non c’è da stupirsi che, pochi giorni dopo lo schiaffo del G20, Zelensky abbia contraddetto per la prima volta in pubblico i padrini statunitensi. Ha accusato la Russia di aver lanciato un missile sulla Polonia e ha insistito anche quando il Pentagono ha detto che si sbagliava: il missile era ucraino. Zelensky voleva proseguire nel solco del Trattato di Varsavia, concluso il 22 aprile 1920, tra i nazionalisti integralisti di Symon Petlioura con il regime Piłsudski: spingere la Polonia a entrare in guerra contro la Russia. Per la seconda volta Washington ha fatto suonare un campanello d’allarme, ma Zelensky non l’ha sentito.

    Probabilmente non assisteremo più a contraddizioni di questo tipo manifestate in pubblico. Le posizioni occidentali si ammorbidiranno. L’Ucraina è avvertita: nei prossimi mesi dovrà negoziare con la Russia. Il presidente Zelensky può già ora prevedere di essere costretto a fuggire: i suoi compatrioti, martoriati dalla guerra, non gli perdoneranno di averli ingannati.

    Thierry Meyssan
    Traduzione
    Rachele Marmetti

    https://www.voltairenet.org/article218421.html
    Da riportare.
    Ultima modifica di Eridano; 23-11-22 alle 14:32

  2. #5772
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Iran: prove di regime-change in stile Siria (Piccole Note)
    Maurizio Blondet 24 Novembre 2022
    pacific-zircon-2-700x394-7874913


    “L’attacco di mercoledì pomeriggio alla Pacific Zircon, una petroliera nel Golfo di Oman, di proprietà del miliardario israeliano Idan Ofer, arriva in un momento di crescenti tensioni nella regione, con Israele e Stati Uniti che hanno attribuito immediatamente la colpa all’Iran”. Inizia così un articolo di Gavin O’Reilly pubblicato sul sito del Ron Paul Institute.

    O’Reilly spiega che l’attacco si è verificato mentre l’Iran è sconvolto dalle proteste contro le autorità suscitate dalla morte di Mahsa Amini, che vedono l’attivo supporto dell’influencer Masih Alinejad, esiliata iraniana che da anni lavora in questa direzione (come ha spiegato lei stessa) in convergenza con il Dipartimento di Sato e i tanti falchi Usa che spingono per un regime-change a Teheran, in continuità con la primavera araba che ha travolto Libia e Siria.

    La necessità di un regime-change a Teheran è sostenuta apertamente da un esponente di spicco dei neocon, l’ex Consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, che recentemente ha rivelato che l’America sta consegnando armi “all’opposizione” tramite il kusdistan iraniano.

    Tornando all’attacco nel Golfo di Oman, O’Really annota: “Con gli occhi del mondo puntati sui disordini in corso in Iran” e con la sua squadra impegnata nei mondiali di calcio, Teheran non aveva alcun motivo per attaccare la petroliera israeliana, “una mossa che ha una probabilità realistica di attirare una risposta militare occidentale”.

    L’attacco alla petroliera e quello al mercantile giapponese
    L’incidente, rammenta il cronista, ricorda quanto avvenuto nel giugno 2019, quando nel Golfo Persico furono attaccati due mercantili – uno giapponese e l’altro norvegese – proprio mentre il premier giapponese Shinzo Abe si trovava a Teheran per un summit con l’ayatollah Khamenei per cercare di attutire le tensioni causate da una serie di attacchi ad alcune navi in transito in quel tratto di mare.

    Anche allora, gli attacchi ai due mercantili vennero attribuiti all’Iran, nonostante, come annota O’Reilly, Teheran non avesse alcun interesse a un’operazione del genere, dalla quale anzi era danneggiata. Nonostante ciò, media e politici d’Occidente puntarono il dito contro di essa, facendo sfumare la possibilità di una distensione aperta dalla visita di Abe (l’ex premier giapponese è stato assassinato nel luglio scorso…).

    Su quell’attacco abbiamo scritto parecchio, mettendo in rilievo come le prove portate dagli Usa per accusare Teheran non convincessero affatto. E che la loro versione dei fatti, cioè che la nave era stata vittima di mine anti-nave, era stata smentita dall’armatore della nave giapponese – l’unico testimone (seppur indiretto) che ha osato parlare di quanto avvenuto – il quale aveva detto al mondo che la nave non era danneggiata da mine, ma da “proiettili” (da qui la convinzione che fosse stata attaccata da droni).

    Non solo, notammo gli uomini dell’equipaggio della nave attaccata, che avrebbero potuto smentire il proprio armatore – corroborando così la versione made in Usa -, benché portati in salvo da una nave americana, non hanno detto nulla in proposito. Un silenzio assenso significativo.

    Se riprendiamo quella vecchia storia è perché, come O’Reilly, ci sembra che spieghi meglio di altro quanto avvenuto alla nave israeliana, il cui incidente è stato usato per un’operazione volta a incrementare l’ostilità verso l’Iran.

    La guerra ibrida
    Contro Teheran si sta conducendo una vera e propria guerra ibrida, fatta di manifestazioni di piazza e attacchi mirati. Sulle prime, va rilevato che se la pregressa Primavera araba si giovò di un nuovo strumento digitale, twitter, il regime-change siriano si è giovato di Psiphon, utilizzato ampiamente anche dai cosiddetti attivisti anti-Teheran.

    “Psiphon – spiegava la Cnn nel 2011 – è una rete anti-sorveglianza progettata da una società canadese grazie a finanziamenti del Dipartimento di Stato Usa. Il CEO dell’azienda ha dichiarato alla CNN che il software è stato introdotto in Siria in modo ‘aggressivo’ appena tre settimane fa. Da allora, migliaia di persone hanno iniziato a usarlo”.

    Tante voci della diaspora iraniana si sono elevate a sostegno dei manifestanti, ma anch’essa è attraversata da una lotta interna, nella quale hanno prevalso gli estremisti.

    A questa vera e propria guerra all’interno della diaspora iraniana ha dedicato un articolo il National Interest, che annota: “Decine di iraniani-americani noti e rispettati, che avevano intrinsecamente censurato il ricorso alla violenza da parte del governo ma con argomentazioni più ragionate e sfumati, sono diventati obiettivi di una vendicativa partigianeria online”.

    “Sono stati aggrediti perché non hanno usato un linguaggio forte e condannato senza riserve il regime, evitando di drammatizzare gli eventi, o semplicemente perché non hanno rilanciato le parole d’ordine sul regime-chenge degli ideologi dell’opposizione”. Da cui si spiega il titolo più che significativo dell’articolo: “L’estremismo della diaspora iraniana fa presagire un futuro cupo” per Teheran.

    La portata degli attacchi
    Non stupisce in questo quadro che, nelle proteste, siano stati uccisi diversi agenti di polizia e delle forze di sicurezza, morti che si sommano ai tanti oppositori rimasti vittime della repressione ( va detto le cifre a questo riguardo sono gonfiate, come dimostra la storiella dei 15mila manifestanti che le autorità avrebbero condannato a morte, una bufala abissale).

    A evidenziare il livello degli attacchi, ad esempio, il recente assassinio uno dei capi dell’intelligence delle Guardie rivoluzionarie, il colonnello Nader Bayrami, avvenuto nella cittadina di Sahna, provincia di Kermanshah.

    No, non si tratta di una protesta di donne stufe di portare il velo né di una lotta per la libertà, ma di ben altro. Vogliono incenerire l’Iran. E a farne le spese saranno anche le donne oggi dipinte come eroine (e talune di esse lo sono effettivamente), i loro mariti e i loro figli. Com’è avvenuto in Libia e in Siria.

    Resta da vedere se l’attuale guerra ibrida diventerà aperta. I recenti progressi dell’esercito iraniano rendono più difficile un intervento diretto degli Stati Uniti con il supporto più o meno dichiarato di Israele, perché Tel Aviv subirebbe spiacevoli conseguenze. Più probabile, se la spinta cresce, che inizi una vera e propria guerra civile (che di civile non ha nulla) in stile siriano, con i ranghi dei ribelli rafforzati da terroristi vari (agli agenti dell’Isis basta cambiare casacca).

    Ma Teheran non è Damasco e non sarà altrettanto facile evitare che tale scenario evolva in una guerra aperta. Di ampia scala.

    https://www.maurizioblondet.it/iran-...-piccole-note/
    Da riportare.
    Ultima modifica di Eridano; 24-11-22 alle 17:52

  3. #5773
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  4. #5774
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    Predefinito Re: Geopolitica

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    Tacito, Agricola, 30/32.

  5. #5775
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    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  6. #5776
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Armageddon in Terra Santa? Il programma israeliano per le armi nucleari, e l’imminente guerra all’Iran
    Maurizio Blondet 25 Novembre 2022

    Tutti guardano alla “cattiva Russia” (che però è governata da persone piuttosto razionali e con una chiara dottrina che non prevede l’uso del nucleare se non in casi rarissimi) nessuno guarda verso Israele: un paese con centinaia di ordigni atomici (mai dichiarati) e ormai in mano ad un governo estremista infarcito di fanatici apocalittici pronti a tutto.
    Anche alla cosiddetta OPZIONE SANSONE…

    Timothy Alexander Guzman
    Certo, il mondo è preoccupato per il conflitto Russia-Ucraina e dovrebbe esserlo, ma il presidente Vladimir Putin e la Federazione Russa sono un attore razionale perché la loro posizione sulle armi nucleari chiarisce che sono per scopi difensivi. Il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa ha rilasciato una dichiarazione sulla Prevenzione della Guerra Nucleare in cui si afferma che “Nell’attuare la sua politica nel campo della deterrenza nucleare, la Russia è rigorosamente e coerentemente guidata dal postulato dell’inammissibilità di una guerra nucleare in cui non possono esserci vincitori e che non devono mai essere scatenati. Le linee guida dottrinali russe in quest’area sono delineate molto chiaramente, sono di natura puramente difensiva e non consentono un’interpretazione estensiva”. SecondoIl Jerusalem Post , persino il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha ammesso in un’intervista alla CNN che “Putin è un” attore razionale che ha sbagliato i calcoli in modo significativo “ e gli è stato chiesto se Putin avrebbe usato un’arma nucleare tattica, e la risposta di Biden è stata ” Beh, io non Penso che lo farà.

    Tuttavia, la maggior parte del mondo sa che Israele e la sua leadership sono pieni di idealisti radicali e fanatici religiosi che hanno armi nucleari a loro disposizione e che potrebbero portare il mondo in uno scenario tipo Armageddon in Medio Oriente. Nella versione di Re Giacomo della Bibbia, Armaghedon è menzionato in Apocalisse 16:16 e dice “E li radunò in un luogo chiamato in lingua ebraica Armaghedon”. Armageddon è dove si svolge la battaglia finale durante la fine dei tempi tra le forze del bene e del male, è dove ‘Dio viene e muove guerra contro i re della terra.’ Il luogo in cui si svolge l’Armageddon è la “Collina di Megiddo”che è un’importante città dell’antica Palestina che si affaccia sulla pianura di Esdrelon (valle di Jezreel) ea sud-est di Haifa nel nord di Israele. Per l’umanità, Armageddon significa gli ultimi giorni della nostra esistenza, se, naturalmente, gli Stati Uniti ei loro alleati della NATO permetteranno a Israele di usare il suo arsenale di armi nucleari per distruggere gli impianti nucleari dell’Iran. Ma chi è buono e chi è cattivo in questa imminente guerra per porre fine all’umanità dipende dalla tua percezione degli eventi storici che hanno avuto luogo più di 2000 anni fa in Terra Santa, oppure puoi andare agli eventi recenti che hanno avuto luogo nel 1948 quando la Palestina divenne terra occupata dai sionisti ora chiamata Israele, ma dipende da te.

    L’idea delle armi nucleari è qualcosa che vorrei potessimo eliminare dalla faccia della terra, ma la realtà è che diversi paesi hanno armi nucleari e non andranno da nessuna parte, tanto presto. Coloro che hanno armi nucleari includono Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia, Cina, Corea del Nord, India, Pakistan e, naturalmente, Israele che non ha dichiarato pubblicamente di avere armi nucleari. Tuttavia, sono preoccupato per due paesi che senza dubbio userebbero le armi nucleari per portare avanti i loro programmi e cioè gli Stati Uniti, e l’altro è Israele che credo sia abbastanza radicale da usare un’arma nucleare sui loro avversari. Come tutti sappiamo, gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo ad utilizzare le bombe atomiche sul Giappone durante la seconda guerra mondiale, la prima bomba fu usata su Hiroshima ed era fatta di uranio e l’altra bomba usata su Nagasaki era fatta di plutonio. Il 6 agosto 1945 , gli Stati Uniti sganciarono la loro prima bomba atomica sulla città di Hiroshima uccidendo più di 140.000 persone e molte altre morirono per malattie legate alle radiazioni mesi dopo. La seconda bomba fu sganciata il 9 agosto 1945 sulla città di Nagasaki, dove furono uccise circa 74.000 persone e altre centinaia di migliaia subirono le conseguenze.

    Gli Stati Uniti sono stati il primo paese al mondo a usare armi di distruzione di massa, ora abbiamo Israele che ha una dottrina che dovrebbe preoccupare tutti noi che ne siamo a conoscenza, e si chiama Opzione Sansone che si riferisce a quando i Filistei che catturò e poi torturò Sansone coinvolto in una battaglia nel massacro dei Filistei. Sansone era una figura biblica che spinse i pilastri del tempio filisteo facendolo crollare, uccidendo così migliaia di filistei e uccidendosi nel processo. Il giornalista e scrittore Seymour Hersch ha pubblicato un resoconto illuminante sul pericolo della politica estera israeliana in “The Samson Option: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy” che spiega cosa rappresenta Sansone per Israele:

    Nella storia d’Israele, un riferimento alla decisione di più di novecento difensori ebrei – noti come zeloti – di suicidarsi nel 73 dC piuttosto che subire la sconfitta per mano dei romani.

    Al suo posto, sostenevano i sostenitori del nucleare, ci sarebbe stata l’opzione Sansone. Sansone, secondo la Bibbia, era stato catturato dai Filistei dopo un sanguinoso combattimento e messo in mostra, con gli occhi strappati, per l’intrattenimento pubblico nel Tempio di Dagon a Gaza. Chiese a Dio di restituirgli le forze per l’ultima volta e gridò: “Lascia che la mia anima muoia con i Filistei”. Con ciò, ha separato i pilastri del tempio, abbattendo il tetto e uccidendo se stesso e i suoi nemici. Per i sostenitori del nucleare israeliano, l’opzione Sansone è diventata un altro modo per dire “Mai più”*

    La Guerra del Kippur: come il Medio Oriente stava per diventare Hiroshima
    Non troppi libri menzionano che Israele ha quasi usato armi nucleari nella guerra Yum Kipper del 1973. Tuttavia, Hersch ha menzionato nel suo libro i primi esiti della guerra Yum Kipper quando Israele ha preso in considerazione l’uso delle sue armi nucleari contro l’Egitto e la Siria, cosa che avrebbe trasformato il Medio Oriente in un deserto nucleare. Detto questo, lo stato di Israele non avrebbe mai vissuto in pace con i suoi vicini arabi di conseguenza perché se gli arabi fossero stati attaccati con armi nucleari, la loro unica missione nella vita allora, e anche nel futuro, sarebbe stata esclusivamente quella di combattere e distruggere Israele a tutti i costi:

    I primi giorni sono stati una disfatta sbalorditiva. I soldati israeliani venivano uccisi come mai prima d’ora; alcune unità sono semplicemente fuggite in disordine dalla battaglia. Cinquecento carri armati e quarantanove aerei, inclusi quattordici F-4 Phantom, furono persi nei primi tre giorni. Nel Sinai, le forze egiziane, equipaggiate con missili e difese elettroniche, hanno fatto saltare la linea di difesa Bar-Lev lungo la sponda orientale del canale e presto hanno avuto due grandi eserciti sulla sponda orientale. I primi contrattacchi israeliani di tre divisioni di carri armati furono respinti”. Sulle alture del Golan, le forze siriane, sostenute da millequattrocento carri armati, hanno attraversato le difese israeliane e si sono spostate ai margini della Galilea. Solo pochi carri armati israeliani si trovavano tra i siriani e la densamente popolata valle di Hulla. Haifa era a poche ore di distanza

    Il fuorilegge nucleare israeliano denuncia il legittimo arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran

    Hersch ha continuato spiegando come il “Kitchen Cabinet” di Golda Meir abbia deciso di richiedere un allarme nucleare, in altre parole, fosse pronto a lanciare attacchi nucleari contro le forze egiziane e siriane:

    Molti israeliani pensavano che fosse tutto finito – che, come disse Moshe Dayan, “questa è la fine del Terzo Tempio”. L’entità del panico di Dayan lunedì 8 ottobre non è mai stata completamente riportata, ma è ampiamente nota tra gli israeliani. Una delle funzioni di Dayan come ministro della difesa era quella di fornire ai media censurati e ai loro caporedattori un briefing quotidiano sulla guerra – in sostanza, per controllare ciò che scrivevano. Un giornalista, un generale dell’esercito in pensione, che ha partecipato alla sessione di lunedì, ha ricordato la valutazione di Dayan: “La situazione è disperata. Tutto è perduto. Dobbiamo ritirarci”. In un incontro successivo si parlò di appelli all’ebraismo mondiale, distribuzione di armi anticarro a tutti i cittadini e resistenza all’ultimo sangue nei centri abitati civili. Era l’ora più buia per Israele, ma non fu ordinato alcun ritiro.

    Invece, Israele ha chiamato il suo primo allarme nucleare e ha iniziato ad armare il suo arsenale nucleare. E ha usato quell’allerta per ricattare Washington e spingerla a un importante cambiamento politico. I timori di Moshe Dayan e la tristezza di Israele sono stati capovolti durante un drammatico incontro lunedì 8 ottobre, presso l’ufficio di Golda Meir a Tel Aviv, a poche centinaia di metri dal “Bor”, l’enorme complesso bellico sotterraneo dell’esercito. I più stretti collaboratori di Meir, il cosiddetto armadio da cucina, si sono riuniti per quella che si è rivelata una sessione notturna. Tra i presenti, oltre a Dayan e Meir, c’erano il generale David (Dado) Elazar, capo di stato maggiore dell’esercito; Yigal Allon, il vice primo ministro; Il generale di brigata Yisrael (Gingy) Leor, aiutante militare del primo ministro; e Israel Galili, l’influente ministro senza portafoglio e confidente di lunga data di Meir

    I primi obiettivi includevano quartier generali militari egiziani e siriani:

    L’armadio della cucina ha convenuto che i lanciamissili nucleari di Hirbat Zachariah, quanti ne erano pronti, sarebbero stati resi operativi, insieme a otto F-4 appositamente contrassegnati che erano in allerta ventiquattr’ore su ventiquattro a Tel Nof, la base aerea vicino Rehovot. L’elenco iniziale degli obiettivi includeva il quartier generale militare egiziano e siriano vicino al Cairo e Damasco. Non si poteva sapere quante armi fossero armate, sebbene si sapesse che Dimona aveva prodotto più di venti testate nel 1973

    Fortunatamente, gli attacchi nucleari in Medio Oriente non hanno mai avuto luogo. Il 3 ottobre 2013 , il Times of Israel ha pubblicato un’intervista dello storico nucleare Avner Cohen “Dayan ha spinto il primo ministro Meir a considerare l’uso di armi nucleari nella guerra del 1973” ha spiegato perché l’idea di colpire le forze egiziane e siriane con lanciamissili nucleari è stata respinta da Golda Meir e i suoi consiglieri:

    L’intervista, condotta diversi anni fa dallo storico nucleare Avner Cohen, è stata formalmente resa pubblica giovedì scorso sul sito web del Woodrow Wilson International Center for Scholars. Sta emergendo 40 anni dopo la guerra dello Yom Kippur – e proprio mentre il mondo concentra l’attenzione sul programma nucleare canaglia dell’Iran, che questa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di mirare allo sviluppo di armi nucleari

    Secondo Cohen, la discussione tra Golda Meir e i membri del suo gabinetto di cucina è stata la seguente:

    Galili e Allon, i più stretti consiglieri di Meir, respinsero con determinazione l’idea nucleare, dice Azaryahu, gridando: “Non dovremmo farci prendere dal panico…”

    E Meir, infatti, ha detto a Dayan – che “ha tenuto la mano sulla maniglia della porta per tutto il tempo, come se si trattasse di una sorta di conversazione tra amici” – di dimenticare l’idea.

    Dayan ha risposto: “OK, se è quello che dici, lo accetto. Vado”

    Il mondo è stato risparmiato da un disastro nucleare in Medio Oriente, ma il mondo sarà nuovamente risparmiato da un’altra minaccia di Israele che potrebbe usare le sue armi nucleari contro l’Iran?

    Il ritorno di Benjamin Netanyahu e fanatici messianici di estrema destra di Israele
    Se pensavi che la carriera di Benjamin Netanyahu nella politica israeliana fosse finita, ti sbagliavi. Per quanto estremo sia Benjamin Netanyahu, il popolo israeliano lo vede come un guerriero disposto a combattere quei malvagi musulmani che vogliono solo uccidere il popolo ebraico e alla fine distruggere Israele. In un recente articolo pubblicato da The Times of Israel “Netanyahu alleato: credo che colpirà l’Iran se i colloqui sul nucleare falliscono, gli Stati Uniti non agiscono”, afferma che Netanyahu agirà contro l’Iran se gli Stati Uniti non riusciranno a ottenere un accordo nucleare basato a condizioni che andranno solo a vantaggio di Israele e dei suoi alleati occidentali. Secondo Tzachi Hanegbi, un deputato di estrema destra del Likud ed ex ministro che ha affermato che Netanyahu ordinerà un attacco alle strutture nucleari iraniane se un nuovo piano d’azione globale congiunto (JCPOA) accordo non è a condizioni favorevoli in relazione agli interessi di sicurezza di Israele:

    Parlando alle notizie di Channel 12 venerdì, Tzachi Hanegbi ha affermato che in una situazione del genere, Netanyahu “agirà, secondo la mia valutazione, per distruggere gli impianti nucleari in Iran”.

    Hanegbi, parlamentare di lunga data del Likud ed ex ministro che non dovrebbe entrare nella prossima Knesset (dopo aver piazzato 46 nella lista del partito alle primarie), ha minacciato in passato un potenziale attacco israeliano per impedire all’Iran di sviluppare un nucleare arma

    Quello che Hanegbi ha detto in seguito è cosa accadrà se nessun accordo nucleare secondo i termini di Israele sarà in atto e questo lascerà Netanyahu senza scelta: “È la mia valutazione, basata sui miei oltre 35 anni di conoscenza di Netanyahu… Quando non c’è scelta, qualcuno ha bisogno prendere il comando, sarà Netanyahu”.

    Ecco qualcosa da considerare per quanto riguarda il presunto programma di armi nucleari dell’Iran di cui Israele è molto preoccupato. Anche se è un’iperbole, ma se l’Iran dovesse colpire Israele con una bomba nucleare, non ucciderebbe anche palestinesi, giordani, siriani, egiziani e libanesi? Voglio dire, ammettiamolo, se l’Iran dovesse essere così sconsiderato nel lanciare un’arma nucleare in Medio Oriente, ovviamente ucciderebbero i suoi nemici in Israele ma allo stesso tempo ucciderebbero i loro alleati che circondano Israele e che non gioverà affatto all’Iran. Il governo iraniano e il suo popolo non sono persone irrazionali che farebbero qualcosa di così folle. Avrebbe conseguenze irreversibili per tutti gli arabi del mondo.

    Un altro estremista israeliano degno di nota è Itamar Ben-Gvir , leader del Jewish Power Party di estrema destra e che dovrebbe far parte della nuova coalizione di governo di Netanyahu dopo aver vinto le recenti elezioni. L’articolo di Al Jazeera ‘Il mondo è preoccupato per l’estrema destra Ben-Gvir: il presidente israeliano’ si concentra sui commenti del presidente israeliano Isaac Herzog su Ben-Gvir che colpisce “Hai un partner di cui tutto il mondo intorno a noi è preoccupato. Gliel’ho detto anche io”, continuò Herzog “Avrai un problema con il Monte del Tempio. Questo è un problema critico”il che significa che sotto Ben-Gvir, gli israeliani di estrema destra potranno creare più tensioni alla moschea di Al-Aqsa. Lo scorso maggio, centinaia di israeliani sono entrati nella moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme durante una marcia con la bandiera nazionalista che ha accresciuto le tensioni tra israeliani e palestinesi. In altre parole, il ritorno di Benjamin Netanyahu, insieme alla nuova coalizione di governo israeliana che include il Jewish Power Party con il suo leader Itamar Ben-Gvir che è un fanatico estremista, costituisce un pericoloso precedente nella politica mediorientale.

    C’è un altro problema per l’Iran ed è l’establishment favorevole alla guerra che serve Israele e il complesso militare-industriale di Washington. Chiunque vinca le elezioni presidenziali americane del 2024, che si tratti di un repubblicano come Donald Trump che è stato il presidente più filo-israeliano dei tempi moderni, o di un Ron DeSantis che è un neoconservatore o praticamente qualsiasi democratico, compreso il possibile ritorno di Hillary Clinton o Joe Biden viene rieletto per miracolo, il punto è che chiunque diventi presidente degli Stati Uniti, è garantito che ci sarà una coalizione USA-Israele che sarà disposta a dare il via libera a un attacco all’Iran perché sia i democratici che i repubblicani sono favorevoli -Israele e sono assolutamente controllati da una delle lobby più potenti di Washington, DC e cioè l’ AIPAC (Comitato per gli Affari Pubblici Americano-Israel).

    Poiché Trump è in corsa per la rielezione, è importante capire chi rappresenta. Ecco cosa ha detto Trump nel 2021 in un’intervista radiofonica con il conduttore di un talk show conservatore Ari Hoffman: “Il cambiamento più grande che ho visto al Congresso è che Israele possedeva letteralmente il Congresso – lo capisci – 10 anni fa, 15 anni fa. Ed era così potente. Era così potente. E oggi è quasi l’opposto”, ha proseguito “avete tra AOC (Rep. Alexandria Ocasio-Cortez) e [Rep. Ilhan] Omar – e queste persone che odiano Israele. Lo odiano con passione: stanno controllando il Congresso e Israele non è più una forza al Congresso. Voglio dire, è semplicemente fantastico. Non ho mai visto un cambiamento del genere”. ha concluso Trump“e non stiamo parlando di un periodo di tempo molto lungo, ma penso che tu sappia esattamente cosa sto dicendo. Avevano un tale potere, Israele aveva un tale potere – e giustamente – sul Congresso, e ora non lo ha più. È incredibile, in realtà” C’è dell’ironia nella dichiarazione di Trump e questo perché è vero che Israele possiede il Congresso degli Stati Uniti, ma ciò che Trump ha detto sul potere “legittimo” di Israele sul Congresso dovrebbe essere sufficiente per considerare per chi lavora effettivamente.

    Attivista per la pace, informatore e traditore di Israele: la situazione di Mordechai Vanunu
    Mordechai Vanunu è un cittadino israeliano di origine marocchina, ex tecnico nucleare e attivista per la pace che nel 1986 ha esposto in dettaglio il programma di armi nucleari israeliano al Sunday Times di Londra . Vanunu è stato l’informatore che è stato drogato e rapito dagli agenti del Mossad e trattato come un terrorista in una cella di una prigione israeliana dove ha trascorso più di 11 dei 18 anni di reclusione in isolamento. Fino ad oggi, Vanunu è visto come un traditore di Israele. Il 21 aprile 2004 , il New York Times ha pubblicato un articolo sul rilascio di Vanunu dalla prigione “L’israeliano che ha rivelato i segreti nucleari è stato liberato” e ha detto che “Sig. Vanunu, 49 anni, sta tornando in una società in cui sembra essere ampiamente insultato oggi come nel 1986, quando fu rapito dai servizi segreti israeliani a Roma dopo aver concesso un’intervista dettagliata sul programma nucleare clandestino di Israele al Sunday Times di Londra. Dopo il suo rilascio, Vanunu ha dichiarato alla stampa “a tutti quelli che mi chiamano traditore, sono orgoglioso e felice di fare quello che ho fatto”. Per quanto odi dirlo, ma ciò che chiamo “la carta igienica dei record” , il New York Times è stato in qualche modo onesto riguardo al programma di armi nucleari di Israele:

    Prima che Vanunu parlasse, era opinione diffusa che Israele avesse armi nucleari. Ma fino ad oggi, Israele si rifiuta di confermare o negare il possesso di tali armi nell’ambito della sua politica di “ambiguità nucleare”. Sulla base delle informazioni del signor Vanunu, gli esperti nucleari hanno stimato che Israele possedesse tra le 100 e le 200 armi nucleari. Le stime più recenti sono in un intervallo simile.

    Israele non ha mai firmato il Trattato di non proliferazione nucleare e ha categoricamente rifiutato le ispezioni internazionali. Israele sostiene di aver bisogno di una plausibile minaccia deterrente in una regione in cui afferma che diversi paesi, tra cui Iraq, Libia e Iran, hanno provato o stanno ancora cercando di sviluppare armi nucleari. Ma i critici affermano che a Israele, con il tacito appoggio degli Stati Uniti, è stato permesso di sviluppare in segreto un vasto arsenale nucleare, mentre gli americani hanno insistito affinché ad altri paesi del Medio Oriente fosse impedito di costruire armi di distruzione di massa.

    Vanunu ha detto che Israele non ha “bisogno delle armi nucleari, specialmente ora che tutto il Medio Oriente è libero dalle armi nucleari”

    Nel 1979, Vanunu si iscrisse all’Università Ben-Gurion ed era considerato uno studente-attivista radicale perché critico nei confronti delle politiche interne ed esterne del governo israeliano. Vanunu si è opposto alla guerra del Libano del 1982 ma è stato arruolato come riservista nel Corpo degli ingegneri, ma ha rifiutato qualsiasi partecipazione sul campo e ha optato per il servizio in cucina. Come attivista per la pace, ha combattuto per la parità di diritti per gli arabi israeliani. Si era schierato con gli studenti arabi che erano anche attivisti pro-OLP e questo era una specie di tabù per la società israeliana. La cosa interessante di Vanunu era che si era risentito per il predominio degli ebrei ashkenaziti e degli ebrei di origine europea nella società israeliana mentre assisteva alla discriminazione contro le comunità ebraiche sefardite e mizrahi del Medio Oriente e del Nord Africa.

    Indipendentemente da ciò che gli israeliani o gli americani pensano di Mordechai Vanunu, è davvero un eroe che si è sacrificato per esporre le capacità di armi nucleari di Israele. Ora che sta per prendere posto a Tel Aviv una nuova coalizione di governo estremista di estrema destra, il pericolo di un attacco nucleare contro l’Iran è una possibilità reale in futuro, poiché Israele è la ‘ mina vagante’ nella regione. Il New York Times ha anche pubblicato ciò che Vanunu ha detto ai media sui suoi segreti riguardo al programma nucleare di Israele:

    Ma il signor Vanunu ha detto di aver divulgato tutti i suoi segreti nell’intervista al Sunday Times, dove ha fornito foto e descritto i suoi nove anni nel complesso nucleare israeliano nella città meridionale di Dimona, nel deserto del Negev.

    “Il mio segreto è morto”, disse in un inglese stentato, rifiutandosi di parlare ebraico. “Il mio caso è morto. Tutto è stato pubblicato”.

    E pubblicato infatti, ecco un video di una rivista di notizie israeliana che ha creato una versione 3-D della fabbrica di armi nucleari di Dimona. Nel caso in cui il video venga rimosso, ecco un’altra piattaforma per scaricare il video:

    https://youtu.be/dA4A1oTgq-E

    IdeeAzione:

    Il tempo stringe, per Israele bisogna accelerare i piani anti-Iran
    November 24, 2022

    di Luciano Lago

    Il capo di stato maggiore delle forze di occupazione israeliane, il tenente generale Aviv Kochavi, ha tenuto lunedì una serie di riunioni a Washington, sia al Pentagono che alla Casa Bianca, incontrando diversi funzionari statunitensi e l’ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, secondo quanto riferito dai media israeliani.

    Kochavi, per la seconda volta questa settimana, ha incontrato il suo omologo statunitense, il generale Mark Milley. I due hanno discusso della cooperazione tra le forze di occupazione israeliane e l’esercito americano, nonché delle minacce regionali, principalmente la minaccia rappresentata dall’Iran, hanno detto i media israeliani. “Kochavi ha anche incontrato alla Casa Bianca il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, dove i due hanno discusso delle sfide alla sicurezza in Medio Oriente e della minaccia iraniana”, hanno aggiunto i media israeliani.

    Secondo quanto riferito, Sullivan ha affermato che gli Stati Uniti sono d’accordo con le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti riguardo alla prevenzione dell’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran. Le due parti, hanno detto i media israeliani, hanno discusso della situazione della sicurezza nella Cisgiordania occupata e del loro desiderio di “mantenere la stabilità e impedire che la situazione della sicurezza si deteriori”, prima che Kochavi tenesse un incontro con il direttore generale della CIA William Burns.

    Al termine del suo incontro con Sullivan e Milley, il capo di stato maggiore israeliano ha detto che il tempo sta per scadere, “e ci troviamo in un periodo critico che ci impone di accelerare i nostri piani operativi contro l’Iran e i suoi alleati nella regione. “La profonda cooperazione con Washington è stata e continuerà ad essere un pilastro fondamentale della nostra sicurezza nazionale”, ha sottolineato Kochavi. L’intelligence ottenuta da Teheran indica che la CIA e i servizi di intelligence alleati hanno pianificato una cospirazione in Iran contro la Repubblica islamica, hanno affermato il mese scorso il ministero dell’intelligence iraniano e l’ala dell’intelligence dell’IRGC in una dichiarazione congiunta. “L’obiettivo della cospirazione è commettere un crimine contro il popolo iraniano e l’integrità territoriale dell’Iran”, sottolinea il comunicato. “Il palcoscenico era pronto per un aumento delle pressioni esterne”.

    La dichiarazione è uscita dopo uno straziante attacco terroristico avvenuto nel santuario di Shah-e-Cheragh a Shiraz, che ha provocato la morte di 15 persone e il ferimento di 40. L’ISIS ha rivendicato la responsabilità lo stesso giorno dell’attacco. “I principali autori sono stati la CIA, i servizi di intelligence britannici e sauditi, il Mossad israeliano e i servizi di intelligence di altri paesi”, si legge. “la pianificazione e l’esecuzione della maggior parte delle rivolte sono state effettuate dal Mossad in collaborazione con organizzazioni terroristiche”.

    Le agenzie iraniane hanno spiegato che le agenzie di intelligence statunitensi stanziano miliardi di dollari per scoprire chi sarebbe disposto a collaborare con le reti occidentali, che operano sulla base del cambiamento della società iraniana, deviando le richieste della gente, incitando alla violenza e creando false richieste per produrre insoddisfazione. “Negli ultimi mesi, il nemico ha tentato di preparare il terreno per le rivolte raddoppiando il suo budget e utilizzando vari mezzi”, afferma la dichiarazione. “I nemici hanno pagato personaggi famosi che hanno milioni di seguaci per pubblicare informazioni false contro l’Iran”.

    Intanto, giorni fa – giovedì – il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha dichiarato: “I servizi di sicurezza occidentali, il falso regime israeliano e alcuni politici occidentali che hanno complottato per la guerra civile, la distruzione e la disintegrazione dell’Iran, dovrebbero sapere che l’Iran è non la Libia o il Sudan”.

    “Oggi i nemici hanno preso di mira l’integrità dell’Iran e l’identità iraniana. La saggezza del popolo ha deluso il nemico”, ha aggiunto Amir-Abdollahian. Ciò è avvenuto poche ore dopo che il comandante dell’IRGC, il maggiore generale Hossein Salami, ha dichiarato che il paese sta affrontando una grande cospirazione da parte di nemici che sono irritati dalla nazione iraniana e che stanno collaborando con alcuni individui che vengono ingannati.

    Il Comandante ha affermato che gli Stati Uniti mirano a destabilizzare e creare disordini in un paese colpito dalla povertà a causa delle loro sanzioni, tuttavia, ha aggiunto che il popolo iraniano, che sta salvaguardando i propri valori, sconfiggerà i sogni di Washington di dividere il paese.

    https://www.maurizioblondet.it/armag...uerra-alliran/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #5777
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Guerra Ucraina, Stoltenberg: “Nato addestra esercito di Kiev dal 2014”
    Maurizio Blondet 29 Novembre 2022

    Prima era una falsità diffusa da complottisti filo-russi pagati da Putin assetati del sangue del popolo-martire. Ora lo dice il segretario della NATO…Era un segreto di pulcinella

    “La Nato è qui, la Nato è vigile”. Con queste parole Jens Stoltenberg ha aperto il suo intervento al congresso Aspen a Bucarest, in Romania. “Sosterremo l’Ucraina fino alla fine, non arretreremo – ha chiarito Stoltenberg dal podio – La guerra di Putin non ci ha fatto dimenticare altri partner, come Georgia, Moldova e Bosnia-Herzegovina, che sosterremo, in modo che possano difendersi”. Secondo il segretario della Nato gli ultimi sviluppi del conflitto dimostrano che “il presidente Vladimir Putin sta fallendo nella sua brutale guerra di aggressione”. Il segretario della Nato ha ricordato che il sostegno a Kiev non è iniziato con l’invasione russa dello scorso febbraio, ma “nel 2014 nel centro di addestramento di Yavoriv, ho visto militari canadesi e statunitensi addestrare militari ucraini”. Per questa ragione quando la Russia ha iniziato l’invasione, “le truppe ucraine erano molto meglio addestrate, in grado di contrattaccare”.

    Stoltenberg ha anche annunciato una escalation, con il probabile invio di missili Patriot a Zelenski

    A questo proposito, ecco un istruttivo intervento di Rand Paul con interessante tabella sulla di armamenti mandati da chi:

    Rand Paul denuncia la totale mancanza di controllo sugli aiuti all’Ucraina
    Scritto da Steve Watson tramite Summit News

    Il senatore Rand Paul ha reagito lunedì alla notizia secondo cui l’amministrazione Biden non sta riuscendo a rendere conto di circa 20 miliardi di dollari di aiuti inviati all’Ucraina, osservando che entrambi i partiti politici hanno ignorato la sua richiesta a un ispettore generale di trascurarla.

    Un rapporto di Fox News, collegato in un tweet di Paul, osserva che secondo il Washington Post, l’amministrazione Biden ha ispezionato solo il 10% delle 22.000 armi che gli Stati Uniti hanno fornito all’Ucraina tra febbraio e novembre.

    Delinea inoltre come i repubblicani potrebbero spingere per gli audit per determinare dove stanno andando tutti gli aiuti militari e quanto di essi sta finendo nella mano sbagliata.

    “Qualcuno non ha cercato di incaricare legislativamente un ispettore generale speciale di controllare la spesa ucraina?” Paul ha esortato, aggiungendo “Oh, è vero, è stato il mio emendamento e la maggior parte dei Democratici E dei Repubblicani si è opposta a qualsiasi parvenza di supervisione”.

    Solo due settimane fa, a seguito del completamente smascherato “attacco missilistico russo” su una città di confine polacca, che si è rivelato essere un missile ucraino che era rimasto fuori rotta, Biden ha chiesto al Congresso di fornire altri 37,7 miliardi di dollari in aiuti di emergenza all’Ucraina.



    Gli Stati Uniti hanno già promesso più di 52 miliardi di euro in aiuti militari, finanziari e umanitari all’Ucraina dall’inizio della guerra nel febbraio 2022 e il 3 ottobre, molto più di qualsiasi altra nazione o nazioni messe insieme.


    Da dove vengono principalmente gli aiuti in armi /blu), “umanitarie” e finanziarie

    https://www.maurizioblondet.it/guerr...kiev-dal-2014/
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
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  8. #5778
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    Predefinito Re: Geopolitica

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  9. #5779
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    Predefinito Re: Geopolitica

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  10. #5780
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