Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
DUE GIORNI DI LAVORO DI PUTIN IN MEDIO ORIENTE HANNO DISTRUTTO UN ALTRO PIANO OCCIDENTALE
REDAZIONE
8 DICEMBRE 2023
RUSSIA MONDO ARABO
La stampa occidentale ha reagito al tour di ieri di Vladimir Putin nelle monarchie del Golfo Persico come se fosse una copia carbone. Sono uscite diverse pubblicazioni con titoli identici, in cui il viaggio veniva chiamato nientemeno che una visita rara (un gioco di parole in inglese: raro – allo stesso tempo raro, e non completamente cotto, semicotto). Ebbene, quanto sia rara la visita è oggetto di dibattito, ma il quinto punto dei politici occidentali e dei loro giornalisti addomesticati ora è decisamente ben fatto
Sono sicuramente comprensibili. Da due anni alimentate i vostri elettori con il mito dell’isolamento di Vladimir Putin, affinché poi il mondo intero possa vedere come il cielo sopra Abu Dhabi si dipinge con i colori del tricolore russo. Successivamente, il presidente isolato vola verso quello che un tempo era il principale alleato degli Stati Uniti nel mondo arabo, almeno a est di Suez . E il giorno successivo, il principe ereditario di un altro importante partner della Casa Bianca e, ovviamente, il presidente del principale antagonista di Washington nella regione, verranno nella sua capitale.
Nel frattempo, l’isolamento è stato minacciato da persone che, come il segretario di Stato Blinken, hanno aspettato tutta la notte Mohammed bin Salman o, come il presidente tedesco Steinmeier, hanno aspettato mezz’ora sull’aereo finché almeno qualcuno non li ha incontrati in Qatar . Il mito alimentato per due anni dell’isolamento è morto in due giorni.
E questo è tutto ciò che fanno. Prima si parlava del collasso dell’economia russa, ma il PIL russo continua a crescere e nessuno osserva il decantato tetto sul petrolio. Poi per sei mesi hanno parlato dell’inevitabile successo dell’offensiva ucraina, per altri sei mesi hanno assistito a questo “successo”, e ora stanno cercando il bugiardo che ha fatto credere loro che la Russia può essere sconfitta sul campo di battaglia. E a giudicare dagli ultimi articoli apparsi sulla stampa occidentale, è tempo che Vladimir Zelenskyj impari un nuovo ruolo. Ma non stiamo parlando delle narrazioni promosse da Washington, Londra e Bruxelles .
La maggior parte di ciò che è stato discusso nei negoziati non è ancora stato reso noto. Solo dopo l’incontro di Riyad, Vladimir Putin e Mohammed bin Salman hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui hanno parlato dei risultati raggiunti – ad esempio, che il fatturato commerciale tra i due paesi è aumentato di una volta e mezza lo scorso anno e non vi è alcuna motivo di aspettarsi che quest’anno il quadro cambierà in peggio – e su piani ambiziosi che coprano l’interazione in quasi tutti i settori possibili: dalla sicurezza, difesa, energia e spazio all’istruzione, turismo e medicina.
Ma il vero significato degli ultimi due giorni per la politica mondiale emerge non solo dalle dichiarazioni congiunte. Il fatto che i negoziati con Riad e Teheran si svolgano quasi contemporaneamente dimostra chiaramente che Mosca è in grado di mantenere contatti cordiali con paesi che fino a ieri erano considerati i principali avversari nella regione. Inoltre, Russia e Cina riescono a favorire il riavvicinamento di questi paesi e a trovare punti comuni di convergenza di interessi.
Tuttavia, non c’è bisogno di affrettarsi a parlare di un’alleanza tra Iran e Arabia Saudita : non se ne parla (almeno per ora). Così come sull’alleanza di Mosca con questi paesi. Ed ecco perché.
L’importanza degli ultimi due giorni per la diplomazia russa (e non solo) sta nel fatto che stiamo osservando le linee del futuro ordine mondiale. Il riavvicinamento degli oppositori di ieri, così come l’emergente disintegrazione di alleanze apparentemente indistruttibili, stanno diventando un luogo comune. In generale, il nuovo sistema di relazioni internazionali richiederà una maggiore flessibilità da parte dei suoi partecipanti: le alleanze multilaterali si estingueranno. In realtà ne è rimasta solo una: la NATO . E la prova di forza nel contesto del conflitto in Ucraina è così così. E questa situazione a Gaza rimane ancora localizzata.
Non sono previste nemmeno nuove alleanze nella concezione tradizionale delle relazioni internazionali: verranno sostituite da piattaforme con alleanze situazionali. BRICS+ è già diventata la prima piattaforma di questo tipo e la sua influenza continua a crescere. In realtà, gli Emirati Arabi Uniti , l’Arabia Saudita e l’Iran ne faranno parte molto presto, tra un mese. Questa, ovviamente, non è un’alternativa alla NATO. Ma l’alleanza appare estremamente sfavorevole sullo sfondo di una struttura moderna e flessibile, che è molto più appropriata nelle realtà moderne.
Fonte: Ria Ru: https://ria.ru/20231208/politika-1914496148.html
Traduzione: Sergei Leonov
https://www.controinformazione.info/...o-occidentale/
Ultima modifica di Eridano; 08-12-23 alle 19:09
Povera Russia autarchica..microelettronica e aerospazio.
Maurizio Blondet 8 Dicembre 2023
> Signor Blondet,
> a completamento del suo ultimo editoriale “Ucraina, USA ha vinto (la
> Germania)”, le riporto brevemente due notizie dalla Russia, che
> andranno comunque verificate:
> 1) il Laboratorio di Optoelettronica Quantistica di San Pietroburgo
> sta mettendo a punto apparati fotolitografici di ultima generazione
> per consentire all’industria russa di produrre autonomamente
> microprocessori avanzati, per non dipendere più dalle importazioni di
> questi strategici componenti da fornitori esteri, che tra l’altro
> fornivano loro prodotti spesso obsoleti;
> 2) la Russian United Aircraft Corporation ha appena avviato la
> produzione in serie d’un avanzato motore a reazione “turbofan” per
> aerei a breve e medio raggio dai bassissimi consumi e ridotta
> rumorosità totalmente prodotto in Russia, anche il componente più
> critico, la ventola principale, di lega di titanio, è fabbricata in
> Russia; tale motore equipaggia il nuovissimo Sukhoi Superjet, aereo
> per tratte brevi e medie dal cui progetto si erano ritirati gli
> Italiani e che i Russi hanno portato a termine autonomamente, ogni
> singolo componente dell’aereo è ora fabbricato in Russia e la
> società produttrice sembra abbia già ricevuto dalla Cina un ordine
> per 71 unità.
> Cordiali saluti.
> Massimo
https://www.maurizioblondet.it/pover...n=push_friends
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
SENTENZA DI MORTE CONTRO LA POPOLAZIONE PALESTINESE A GAZA
REDAZIONE
9 DICEMBRE 2023
GENOCIDIO PALESTINA
Gli Stati Uniti pongono il veto alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che chiede un cessate il fuoco immediato a Gaza
Il documento, che insisteva sul rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, è stato sostenuto da 13 dei 15 membri dell’organizzazione.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è riuscito ad approvare il progetto di risoluzione sul conflitto nella Striscia di Gaza a causa del veto americano.
La bozza, elaborata dagli Emirati Arabi Uniti, chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi .
Nella votazione sulla proposta, 13 membri, tra cui Cina e Russia, hanno votato a favore, mentre il Regno Unito si è astenuto e gli Stati Uniti sono stati gli unici ad opporsi.
Le famiglie degli ostaggi israeliani chiedono la rimozione di Netanyahu
Poiché gli Stati Uniti sono uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, che come tali hanno diritto di veto , il loro voto si è rivelato definitivo per respingere il documento presentato al massimo organismo di sicurezza internazionale.
“Non possiamo semplicemente schioccare le dita e fermare il conflitto. È una situazione molto, molto difficile”, ha detto ai giornalisti Robert Wood, vice ambasciatore americano all’ONU, poco prima del voto, riferisce Reuters .
Il voto si è svolto due giorni dopo che il Segretario generale dell’ONU, António Guterres, ha invocato per la prima volta nel suo mandato l’articolo 99 della Carta istitutiva, con l’obiettivo di focalizzare l’attenzione del Consiglio di Sicurezza sulle minacce alla pace e alla sicurezza internazionale che minacciano la pace e la sicurezza internazionale. derivano da quel conflitto, la cui ultima escalation ha causato la morte di oltre 17.000 civili .
Gli Stati Uniti e il loro alleato Israele concordano sul fatto che un cessate il fuoco non farebbe altro che ridare forza al movimento Hamas, che governa l’enclave palestinese. Entrambi i governi sostengono invece una tregua umanitaria per liberare gli ostaggi israeliani tenuti prigionieri e consentire ai civili palestinesi di lasciare le aree degli attacchi israeliani.
“Condanna a morte contro altre migliaia di persone”
Il vice rappresentante permanente della Russia presso l’ONU, Dmitri Polianski, si è rammaricato del risultato e ha descritto la giornata delle votazioni come ” uno dei giorni più bui della storia del Medio Oriente”.
“Ancora una volta, bloccando cinicamente la richiesta di cessate il fuoco nella zona del conflitto israelo-palestinese, i nostri colleghi negli Stati Uniti hanno condannato a morte, davanti ai nostri occhi, altre migliaia, se non decine di migliaia, di civili in Palestina e Israele, comprese donne e bambini, nonché contro il personale delle Nazioni Unite che cerca di aiutarli”, ha detto il diplomatico.
Ha assicurato che la storia valuterà queste azioni di Washington.
“Si possono dire cinicamente quante parole belle e vuote si vogliono sulla democrazia, i diritti umani, le donne, la pace e la sicurezza, alcune regole e un po’ di ordine. Ma abbiamo visto il loro vero valore ora, quando due membri del Consiglio di Sicurezza hanno deciso continuare ad essere complici dello spietato massacro israeliano”, ha sottolineato Polianski.
Il giornalista e analista internazionale Pablo Jofré Leal ha dichiarato in un commento a RT che gli Stati Uniti si oppongono a questa risoluzione a causa della loro ” alleanza cronica con il regime israeliano “. Tel Aviv è “l’alleato incondizionato” di Washington “che le fornisce armi, che le fornisce finanziamenti, che le dà più di 4 miliardi di dollari all’anno senza rimborso, che parcheggia navi da guerra al largo delle coste palestinesi per sostenere il suo alleato, che partecipa attivamente nelle operazioni dal punto di vista della logistica e delle informazioni sulla sicurezza”, afferma l’analista.
Il numero totale di palestinesi uccisi negli attacchi israeliani dal 7 ottobre ammonta ora a 17.487 , e più di 46.000 sono feriti , secondo gli ultimi dati del Ministero della Sanità della Striscia di Gaza.
Fonte: RT Actualidad
Traduzione: Luciano Lago
https://www.controinformazione.info/...tinese-a-gaza/
Ultima modifica di Eridano; 09-12-23 alle 23:16
Cosa Israele ha chiamato “Rivelazione di Cristo”
Maurizio Blondet 8 Dicembre 2023
https://www.maurizioblondet.it/cosa-...one-di-cristo/
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
La Finanza j sapeva dell’attacco del 7 ottobre. In anticipo.
Maurizio Blondet 10 Dicembre 2023
Proprio come l’11 settembre_ L’attività sospetta del mercato azionario israeliano suggerisce la prescienza dell’attacco del 7 ottobre – Activist Post
“Significative vendite allo scoperto prima del 7/10 di decine di società quotate nella Borsa di Tel Aviv”. Spariti i filmati dalle telecamere di sicurezza al confine con Gaza. L’AI “fabbrica obiettivi” e calcola gli effetti collaterali (!)
“Uno studio condotto da ricercatori della New York University e della Columbia University sostiene che i trader hanno ottenuto informazioni sull’attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre, prima che avvenisse, e hanno realizzato operazioni short sulle borse degli Stati Uniti e d’Israele nella prospettiva che i prezzi delle azioni crollassero dopo l’attacco”. Così il sito Globes.. In pratica alcuni operatori americani e israeliani hanno scommesso sul fatto che il prezzo di alcuni titoli sarebbe crollato dopo il 7 ottobre, cosa avvenuta.
Nella Finanza si sapeva…
“I ricercatori affermano di aver identificato significative vendite allo scoperto prima dell’attacco di decine di società quotate nella Borsa di Tel Aviv. Dallo studio emerge che tra il 14 settembre e il 5 ottobre sono state realizzate acquisizioni short pari a 4,43 milioni di azioni della Banca Leumi”.
“Dopo l’attacco di Hamas, gli stessi hanno goduto di profitti pari a 3,2 miliardi di shekel. I ricercatori scrivono di non aver notato un aumento cumulativo di acquisizioni short su azioni di società israeliane scambiate sulle borse statunitensi, ma hanno identificato un forte e insolito aumento nella negoziazione di opzioni su tali azioni con date di scadenza poco dopo il 7 ottobre”. Possibile, peraltro, che lo studio abbia rivelato solo la punta dell’iceberg nell’insondabile mare magnum della grande finanza.
Nulla di nuovo sotto il sole: anche in costanza dell’attacco dell’11 settembre si erano registrate operazioni anomale in Borsa, che avevano permesso a tanti di lucrare su quanto poi sarebbe avvenuto. Quando la speculazione fu rivelata George W. Bush promise solennemente che gli Stati Uniti avrebbero aperto un’inchiesta, ma non se ne è fatto nulla. Troppi gli interessi in gioco e troppo potenti gli speculatori, che evidentemente sapevano in anticipo quanto sarebbe avvenuto. Dovrebbe meravigliare, ma neanche troppo…
Il mistero di quanto avvenuto quell’11 settembre, come quello che avvolge l’attacco del 7 ottobre, è destinato a restare tale. Per quanto riguarda quest’ultimo, restano le opposte narrazioni pubbliche: l’attacco proditorio denunciato da Israele e la grande operazione della resistenza dall’altra. Mentre, a quanto pare, ad alto livello tanti sapevano e hanno lasciato fare, anche nella Sicurezza israeliana.
La sparizione delle registrazioni video e audio
Ai questi misteri dolorosi si aggiunge la sparizione dei filmati dalle telecamere di sicurezza poste da Israele al confine con Gaza.
Il sito israeliano Walla ha riferito che “una mano invisibile” ha cancellato tutto quanto era rimasto impresso nella “rete militare denominata Zee Tube”. A scoprirlo un funzionario di alto livello dello Stato Maggiore incaricato di investigare sul caso che, giunto sul luogo del delitto, è il caso di dirlo, ha trovato tutto cancellato.
“Funzionari della Divisione di Gaza – prosegue Walla – hanno affermato che c’è stata anche una ‘cancellazione’ delle registrazioni delle comunicazioni del 7 ottobre”. Le registrazioni potrebbero esser state trasferite altrove o cancellate, non si sa. Due le spiegazioni: la prima, più piana, è che si voglia nascondere la palese inefficienza della Sicurezza di quel giorno; la seconda è che si voglia celare altro e più inconfessabile (o forse un mix di ambedue).
A pensar male si fa peccato, ma a volte si indovina. Ha colpito non poco la reazione durissima della Difesa israeliana alla rivelazione di Haaretz sull’elicottero militare che, nell’intento di colpire i miliziani di Hamas, avrebbe sparato contro i civili convenuti al rave.
Rivelazione che aveva rilanciato le domande poste da Max Blumenthal sulla reazione dell’esercito israeliano all’attacco, che sarebbe stata confusa e non selettiva sui bersagli, tanto da aumentare le vittime civili (la rivelazione di Haaretz, va puntualizzato, è stata poi negata dalle autorità).
La variabile Netanyahu
Al di là del particolare, resta la nuova fiammata della guerra di Gaza dopo la fine della tregua. I negoziati in Qatar, proseguiti nonostante la ripresa del conflitto, sono ormai collassati. Hamas e Tel Aviv si rimpallano e responsabilità.
Secondo Alastair Croocke gli Stati Uniti puntavano a una tregua prolungata che fosse prodromica a un cessate il fuoco permanente, perché con il passar del tempo sarebbe stato può arduo riaprire le ostilità.
Ma le autorità israeliane volevano a tutti i costi la guerra, forti anche di un consenso del 90% dei loro cittadini sulla necessità di eliminare Hamas. Dissensi anche sulla durata della guerra, con Blinken che avrebbe dato a Netanyahu alcune settimane per chiuderla, mentre il premier israeliano ribadiva la sua volontà di proseguire per mesi.
Sempre Crooke spiega che Netanyahu sta tentando – anzi sarebbe riuscito – di rimodellare la narrazione della guerra: non più una risposta all’attacco, ma una lotta esistenziale che porti a compimento la lotta di liberazione di Israele, una “Seconda guerra d’indipendenza”, che riprendeva quella del ’48.
Narrazione che, peraltro, unisce le aspirazioni alla Grande Israele del messianismo ebraico con il nazionalismo di certo sionismo laico. Prospettiva massimalista, dunque, che ben si attaglia a una guerra prolungata che dovrebbe permettere la sopravvivenza politica di Netanyahu (che però oggi è stato richiamato alla sbarra: il processo per corruzione potrebbe ripartire…).
Eliminare Hamas?
Ad allungare i tempi l’intento dichiarato di eliminare completamente Hamas, che, come scriveva Thomas Friedman sul New York Times del 1 dicembre, è “un obiettivo irraggiungibile”.
Non solo Netanyahu fa orecchie da mercante sull’obiettivo, ma anche sulle modalità dell’operazione. Se la Casa Bianca chiede moderazione (per evitare rotture con i Paesi arabi), la campagna nel Sud da Gaza procede con la stessa modalità alzo zero che ha contraddistinto quella a Nord.
Lo ha dichiarato apertamente il Capo di Stato Maggiore israeliano, secondo il quale la nuova campagna “non sarà meno potente” della precedente (Timesofisrael). Lo dicono anche i numeri: oltre 700 le vittime registrate alla sera di domenica, solo 24 ore dopo la ripresa dei combattimenti (al Jazeera).
La fabbrica di obiettivi
Il numero sproporzionato di vittime civili che sarebbe dovuto anche all’uso (spregiudicato) dell’intelligenza artificiale. A supportare le operazioni, un sistema AI chiamato Habsora, Vangelo (sic), che ha permesso all’Israel defence force di accelerare “significativamente le operazioni”, producendo una lista di obiettivi da colpire. Una vera e propria “fabbrica” di obiettivi (Guardian).
A rivelare il retroscena l’inchiesta di due media (+972, Magazine israelo-palestinese, e Local Call, testata in lingua ebraica) basata su informazioni provenienti dall’intelligence e dall’aeronautica israeliana, fonti palestinesi e fonti aperte.
In estrema sintesi, al sistema sono stati forniti tutti i dati raccolti dall’intelligence israeliana su Gaza, della quale essa sa tutto, compresi i componenti dei nuclei familiari di ogni singolo appartamento; e, insieme, tutte le informazioni raccolte nel tempo su Hamas: i singoli militanti, le loro case, i loro parenti, i luoghi nei quali si tengono o si sono tenute riunioni etc.
L’intelligenza artificiale fornisce quindi l’analisi dei cosiddetti danni collaterali, leggi morti civili, che verrebbero provocati da un attacco a un obiettivo, vero o presunto che sia (la casa di un militante, ad esempio è un possibile obiettivo). “Tale numero [dei danni collaterali ndr] viene calcolato ed è noto in anticipo ai servizi segreti dell’esercito, che sanno anche, poco prima dell’attacco, quanti civili verranno sicuramente uccisi”, si legge su +972.
Così riporta il sito: “Niente accade per caso”, ha detto un’altra fonte. “Quando una bambina di 3 anni viene uccisa in una casa a Gaza, è perché qualcuno nell’esercito ha deciso che non era un grosso problema ucciderla – che cioè era un prezzo che valeva la pena pagare per colpire [un altro] bersaglio. Non siamo Hamas. Questi non sono razzi casuali. Tutto è intenzionale. Sappiamo esattamente quanti ‘danni collaterali’ ci sono in ogni casa”. Ci fermiamo qui, perché crediamo che basti.
Gli aiuti dell’Occidente
Il dramma è che l’Occidente, benché a parole protesti contro l’approccio bellico di Israele – ultimo Macron, il quale ha affermato che l’obiettivo di eliminare Hamas farà durare la guerra un decennio – non fa molto per opporsi. Anzi l’America, dal 7 ottobre, ha fornito a Tel Aviv “15.000 bombe, di cui oltre 5.000 con testate da 2.000 libbre”, quelle che buttano giù interi palazzi (Wall Street Journal).
Non solo. Il sito Declassified Uk, in base a documenti top secret, ha rivelato che “le risorse per lo spionaggio della Cipro britannica sono integrate con la ‘pianificazione e le operazioni militari’ – e l’intelligence probabilmente viene passata a Israele come ausilio al bombardamento di Gaza”. Peraltro, droni britannici e statunitensi sorvolano quotidianamente Gaza, non certo per riprese panoramiche.
Questa guerra, se guerra si può chiamare la mattanza in corso, sta trascinando l’Occidente in un abisso sempre più oscuro.
Fonte: https://www.piccolenote.it/mondo/finanza-sapeva-dellattacco-7-ottobre
https://www.centrostudifederici.org/stranezze-del-7-10-soffiata-alla-borsa-e-filmati-di-sicurezza-spariti/
Proprio come l’11 settembre_ L’attività sospetta del mercato azionario israeliano suggerisce la prescienza dell’attacco del 7 ottobre – Activist Post
. L’attività sospetta del mercato azionario israeliano nei giorni precedenti l’operazione Al-Aqsa Flood del 7 ottobre indica che un particolare partito era a conoscenza dell’imminente attacco e ha utilizzato tale informazione per trarre profitto direttamente dal panico che ne seguì.
L’articolo, scritto da Robert J. Jackson Jr. della New York University School of Law e Joshua Mitts della New York University School of Law, conclude che, sulla base di un “picco significativo” nelle vendite allo scoperto di società israeliane quotate, persone sconosciute erano a conoscenza dell’operazione era imminente e cercava di trarne profitto illecito. La vendita allo scoperto, o shorting, consente ai trader di scommettere che un titolo avrà un rendimento scarso e di raccogliere ricompense se hanno ragione.
La vendita allo scoperto è una pratica relativamente rara rispetto al trading tradizionale e per buone ragioni. Le perdite possono essere ingenti se le scarse prestazioni previste non si concretizzano e molti consulenti per gli investimenti mettono in guardia dal intraprendere questa pratica in qualsiasi circostanza. Sorprendentemente, però, gli accademici hanno scoperto che le vendite allo scoperto delle società israeliane nei giorni immediatamente precedenti il 7 ottobre “hanno superato di gran lunga le vendite allo scoperto avvenute durante numerosi altri periodi di crisi, tra cui la recessione seguita alla crisi finanziaria, la guerra Israele-Gaza del 2014 e l’emergenza COVID-19. pandemia.”
The pair argue this activity may reflect attempts by Hamas operatives to profit from, if not outright finance, their forthcoming attack, an allegation eagerly taken up by Hebrew newspaper Haaretz. Meanwhile, Israeli finance rag Globes attacked the study, claiming “huge errors” by its authors in overestimating the profits of individuals who shorted Israeli stocks. The pair mistakenly quoted returns in agorot, a denomination of Israeli currency, as shekels – in pennies as dollars in U.S. terms – leading them to inflate investor returns by a magnitude of 100.
Yet, the outlet acknowledged a “consistent rise in short trading balances on [Israeli] shares prior to the outbreak of the war.” Moreover, the Israeli government has taken the paper’s findings so seriously that an official investigation has been launched to ascertain the truth. As we shall see, there is good reason to believe that if someone sought to enrich themselves due to foreknowledge of Operation Al-Aqsa Flood, it is unlikely they were connected to Hamas.
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The paper notes numerous historical precedents for such activity, which “occurs in gaps in U.S. and international enforcement of legal prohibitions on informed trading.” Research on “profitable trading on the basis of information about coming military conflict” is an underdeveloped academic field. Such lack of oversight and scrutiny around shorting by Western regulators and watchdogs may explain who profited this time and why.
‘SUDDENLY AND SIGNIFICANTLY’
The academics conclude, “Our evidence is consistent with informed traders anticipating and profiting from the Hamas attack.” Concerns about the paper muddling up profit totals aside, this finding is highly persuasive. Multiple datasets reviewed therein amply show an indeed “significant spike” in short selling in the immediate leadup to Operation Al-Aqsa Flood – and a supremely suspicious one at that.
For example, the shorting of dozens of Israeli companies listed on the Tel Aviv stock exchange “increased dramatically” before the attack. One firm alone saw 4.43 million new shares shorted from September 14 to October 5. On U.S. exchanges, too, there was a “sharp and unusual increase, just before the attacks” in highly risky short-dated options being placed on Israeli stocks, which expired almost immediately after the attack started.
Un grafico che mostra la vendita allo scoperto dell'ETF della borsa israeliana prima dell'operazione Al-Aqsa Flood, come parte di un mercato più ampio
https://www.maurizioblondet.it/la-finanza-j-sapeva-dellattacco-del-7-ottobre-in-anticipo/?utm_medium=push&utm_source=onesignal&utm_campaign =push_friends
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Gaza: era tutto premeditato – per attuare il genocidio
Maurizio Blondet 10 Dicembre 2023
Haaretz:
Nonostante gli avvertimenti dell’intelligence israeliana riguardo ad un attacco di Hamas, l’esercito non ha evacuato il Nova Festival
I massimi funzionari della difesa hanno tenuto consultazioni urgenti la notte prima del 7 ottobre su un possibile attacco di Hamas. Ma nessuno nell’IDF ha informato gli organizzatori del festival Nova o i partecipanti alla festa, centinaia dei quali sono stati falciati – e per nove ore nessuno è venuto a salvarli.
Seguite il thread di Jannuzzi
Cosa accadde in Israele la notte precedente l’attacco di Hamas del 7 ottobre?
I vertici della difesa israeliana ebbero ben 2 incontri quella notte, sulla base di info di intelligence che indicavano la possibilità di un attacco da parte di Hamas.
Il primo incontro fu una riunione telefonica intorno alla mezzanotte tra alti ufficiali dello Shin Bet (il servizio segreto interno), dell’Intelligence Militare (IM), e dell’esercito. Il capo di stato maggiore Herzl Halevi era al corrente della consultazione.
Il secondo colloquio ebbe luogo intorno alle 3:00 del mattino, alla presenza del capo dello Shin Bet, Ronen Bar. Di quali informazioni disponevano questi alti ufficiali, e cosa li aveva spinti a riunirsi in piena notte? 3/
Sulla base delle notizie di stampa che sono emerse in questi due mesi, le informazioni a loro disposizione erano numerose. Molteplici indizi, rapporti, segnalazioni. Ma non basta.
Una recente indagine del NYT ha rivelato che i responsabili israeliani dell’esercito e dell’intelligence avevano ottenuto un documento di 40 pagine (nome in codice “Mura di Gerico”) che esplicitava punto per punto il piano che Hamas avrebbe messo in atto il 7 ottobre.
Ma lo scorso luglio, un analista dell’Unità 8200 (analogo israeliano dell’americana NSA) segnalò che Hamas aveva compiuto una lunga esercitazione che appariva del tutto simile al documento “Mura di Gerico”. La segnalazione fu scartata.
E’ probabilmente sulla base di tali rapporti e segnalazioni che i responsabili israeliani dell’esercito e dell’intelligence si riuniscono la notte del 7 ottobre.
Ma c’è un altro elemento che avrebbe aggravato enormemente il bilancio dell’attacco del 7 ottobre: il Nova festival, un rave organizzato per quel giorno nel kibbutz di Re’im.
Il comandante della Brigata settentrionale della Divisione Gaza dell’esercito, colonnello Haim Cohen, che ha firmato l’autorizzazione del rave il 5 ottobre, è a conoscenza delle riunioni d’urgenza la notte del 7. Ma il rave non viene cancellato.
Alle 3:00 del mattino, una soldatessa in osservazione presso l’avamposto di Kifusim riferisce di movimenti sospetti lungo la barriera di Gaza. Viene inviata una forza delle truppe Golani dell’esercito, che spara alcuni lacrimogeni e se ne va. I superiori si lamentano con la soldatessa, che viene accusata di metterli in allarme “per qualunque cosa”, e sollecitata ad essere più selettiva nell’attivare i meccanismi di mobilitazione delle truppe.
Intorno alle 5:00 del mattino, le vedette dell’esercito mobilitano nuovamente una forza Golani a causa di movimenti sospetti vicino alla barriera di Gaza, ma lungo il tragitto la forza riceve ordini dai superiori di non avvicinarsi al confine: è pericoloso.
Durante tutta la notte, nessun ufficiale dello Shin Bet o dell’esercito si reca nell’area del rave per avvertire i responsabili della sicurezza del Nova festival sui segnali d’allarme provenienti da Gaza, o per ordinarne la sospensione.
Due settimane prima del rave, gli organizzatori erano stati invitati ad un incontro con la Divisione Gaza dell’esercito, dove gli furono notificate le condizioni per tenere l’evento. Fra esse vi era quella secondo cui la Brigata settentrionale era responsabile per la sicurezza dell’evento nello spazio antistante la barriera di confine con la Striscia di Gaza. Ma alle 60 del mattino, i partecipanti al rave si accorgono che le forze richieste non sono state dispiegate vicino al confine.
Di lì a poco, dopo aver violato la barriera, i miliziani di Hamas avrebbero raggiunto l’area del rave e ucciso centinaia di civili. Alle 7:00 del mattino, gli organizzatori del rave contattano il colonnello Elad Zandani, responsabile della Divisione Gaza, che avevA supervisionato l’approvazione del Nova festival, e gli riferiscono dell’attacco contro il rave. Zandani risponde che non può fornire aiuto, le truppe sono in rotta, devono cavarsela da soli. I primi soldati sarebbero arrivati al rave solo alle 3:00 del pomeriggio.
Ogni indagine sui tragici eventi del 7 ottobre è stata rinviata dal governo Netanyahu alla fine della guerra. “Questo massacro si sarebbe potuto evitare”, ha affermato una fonte dell’esercito. Qualcuno, probabilmente, avrà interesse a ritardare le indagini il più possibile.
https://robertoiannuzzi.substack.com...dde-in-israele
https://www.maurizioblondet.it/gaza-...n=push_friends
Ultima modifica di Eridano; Ieri alle 22:43
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Cazzullo è anche economista
Maurizio Blondet 11 Dicembre 2023
https://twitter.com/AlbertoBagnai/status/1733971626314629213
Il debito pubblico dell’Italia non è garantito dalla BCE (né tantomeno dalla Germania) che non è prestatrice di ultima istanza a differenza delle altre banche centrali. L’Italia della lira non è mai fallita mentre il rischio concreto esiste da quando abbiamo l’euro. La propaganda anti-italiana dei Fazio e dei Cazzullo rappresenta uni dei più grandi problemi di questo Paese. (Gilberto Trombetta)
https://twitter.com/Gitro77/status/1734144365675581916
Marco Palombi che smonta la bufala dell’insostenibilità del sistema pensionistico italiano.
https://twitter.com/Gitro77/status/1679481416361590786
Il tasso di crescita medio annuale del PIL reale dell’Italia è stato del 5,7% tra il 1946 e il 1991, dello 0,6% dall’ingresso nell’Unione Europea e dello 0,4% dall’adozione dell’euro. Se il tasso di crescita fosse rimasto quello precedente all’ingresso nella UE e nell’Eurozona, oggi il PIL dell’Italia sarebbe più grande di quasi 500 miliardi di euro.
https://twitter.com/Gitro77/status/1671203632207867919
https://twitter.com/brotto_marco/status/1630581487669059585
Economicamente l’Italia è massacrata da assenza di #Credito cioè le Banche italiane non prestano all’economia reale https://twitter.com/search?q=credito%20%40brotto_marco&src=typed_query &f=live… #Eurodeadbox vedi https://twitter.com/brotto_marco/status/1617407250662055936
.. tutta questa propaganda anti-italiana è perché ci vogliono ingabbiare nel MES (per salvare la banchetedesche coi nostri risparmi)
da Dentro la Notizia:
https://www.maurizioblondet.it/wp-co...327221.mp4?_=1
MES: perchè NO secondo l’on. Claudio Borghi e perchè NO visto nell’ottica complessiva del Great Reset del World Economic Forum. L’esempio della potenza di fuoco degli hedge fund nella speculazione su Deutsche Bank che ha causato danni per 30 miliardi sui mercati. Nel caso di una nuova Silicon Valley Bank o Credit Suisse nell’UE, pagheremmo noi per i debiti altrui!
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Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.