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Discussione: Geopolitica

  1. #3021
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    Predefinito Re: Geopolitica

    A320:frammenti dei corpi dellevittime evidenziano un'esplosioneal bordo

    © REUTERS/ Amr Abdallah Dalsh



    Mondo11:49 24.05.2016(aggiornato 118 24.05.2016) URL abbreviato
    07900

    I risultati della perizia forense dei resti dei corpi delle vittime della catastrofe dicono che lo schianto è dovuto a un'esplosione al bordo. Lo riferisce l'agenzia d'informazione Associated Press citando un esperto penalista.






    Leggi tutto: A320: frammenti dei corpi delle vittime evidenziano un'esplosione al bordo

    E fino a qui ci siamo.
    Ora: bomba a bordo o missile?
    Ovviamente si mirerà a provare la prima, io propendo da subito, chissà perchè, per il secondo.
    E non di un missile sparato a spalla...
    I know my chickens, diceva Greggio.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  2. #3022
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Decine di morti in un doppio attacco suicida in Yemen

    Mondo.Un kamikaze ha fatto saltare in aria una autobomba di cui era alla guida uccidendo 20 giovani


    Di questa sporca guerra non si interessa nessuno.
    E le bombe a grappolo inglesi devastano un sacco di civili, bambini compresi.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  3. #3023
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    Predefinito Re: Rif: Geopolitica

    Clinton può molestare. Non è mica Trump…
    di Gemma Scortese
    Un fatto, prima di tutto, ci consola: che il doppiopesismo è un affare internazionale. Generalmente sfoggiato con il Berlusconi di turno, oggi colpisce anche Oltreoceano. Le campagne elettorali, si sa, hanno una voluminosa pars destruens che gioca sulle debolezze dell’avversario. E, nel caso di queste elezioni americane, le debolezze si chiamano “donne”. Trump contro Clinton – il candidato ombra Bill non Hillary – in una battaglia sulla patente di “molestatore”.
    La cronaca: secondo un’inchiesta del New York Times, a cui la nostra stampa politicamente corretta ha dato la stessa rilevanza che darebbe alla sconfitta dell’Isis, Trump avrebbe molestato decine di donne: avances, provocazioni, apprezzamenti. Da quando tutto ciò sia illegale non è dato sapersi, ma tant’è. Allo stesso modo, in questi giorni, Donald Trump ha sguinzagliato i suoi comunicatori per screditare Bill Clinton sullo stesso piano, diffondendo un video in cui alcune donne denunciano l’ex presidente di comportamenti ben poco signorili. E’ la politica bellezza, dicevamo. Nulla di strano nei fatti in sé. Peccato che – e fa sorridere, in questo contesto – che mentre The Donald viene crocifisso per qualche apprezzamento o gesto di troppo, il vizietto di Clinton, che nascondeva la sua stagista sotto la scrivania, passa come la marachella di Gian Burrasca.
    Il doppiopesismo era prevedibile. Già, perché Hillary, icona della First Lady che fa buon viso al tradimento per incarnare lo stereotipo della mater familias su cui tutti gli equilibri si reggono, nonché della donna in carriera per cui le scappatelle del marito sono un’inezia al cospetto della lotta per l’America, si porta un’eredità, quella del donnaiolo Bill, che nessuno, fino ad ora, le ha fatto pesare. E i nostri giornaloni, che quanto a doppiopesismo son maestri, non perdono l’occasione: mentre a Trump vengono dedicate paginate con le foto delle donne che lo accusano, Clinton finisce in commentini all’acqua di rose piazzati a pagina 30, se va bene. Visto però che, almeno negli Stati Uniti, l’elettorato non viene troppo scalfito da battaglie pseudo-femministe al limite del ridicolo, i sondaggi premiano il magnate milionario. Tutto nonostante il fatto che le donne che accusano Trump vengono trattate come le detentrici della verità rivelata, mentre quelle che si scagliano contro Bill Clinton sono, parola di Vittorio Zucconi su Repubblica delle “sex zombie“, ovvero semplici e irrilevanti fantasmi del passato. Questa strategia, tanto smaccata quando perdente, non si spiega se non nel fatto che Trump, piaccia o meno, fa paura. Mentre solo qualche mese fa l’estabilishment sperava che il GOP sarebbe riuscito a farlo politicamente fuori con un accordo tra moderati, e mentre fino a qualche settimana fa si pensava che l’avversario migliore per Hillary sarebbe stato, appunto, il populista Donald, oggi lo staff dell’ex first lady sta iniziando a vacillare. Discorso doveroso per i nostri giornaloni che, dopo l’ubriacatura per Obama, certo non possono permettersi un Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Il politicamente scorretto alla guida del mondo. Scherziamo?
    Clinton può molestare. Non è mica Trump... - L'intraprendente | L'intraprendente

    Così l’Arabia Saudita si compra la politica Usa
    FULVIO SCAGLIONE
    Qualche giorno fa l’agenzia Bloomberg è ricorsa al Freedom of Information Act, la legge che negli Usa dal 1966 garantisce la libera diffusione delle informazioni essenziali, per chiedere di sapere quale sia la quota del debito pubblico americano detenuta dall’Arabia Saudita. Particolare non da poco, soprattutto considerando che il debito pubblico degli Usa ha raggiunto quota 20 mila miliardi di dollari, pari a circa 60 mila dollari per ogni cittadino americano e a 161 mila dollari per ogni contribuente fiscale.
    Per ottenere quell’informazione sono occorsi tutto il peso politico di un colosso dell’informazione e dell’economia come Bloomberg e tutta la forza della legge, perché dal 1974 tali dati erano di fatto secretati: la quota saudita era mescolata con quelle di altri tredici Paesi produttori di petrolio, tra i quali anche Nigeria, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, che tutti insieme, nel febbraio scorso, detenevano 281 miliardi del debito americano (la quota record, 298,4 miliardi, era invece stata raggiunta nel luglio 2015).
    Si badi bene a quell’anno, il 1974: siamo subito dopo lo “shock petrolifero” del 1973, quando i Paesi produttori dell’Opec, guidati appunto dall’Arabia Saudita, per reazione alla vittoria israeliana nella guerra dello Yom Kippur, favorita dall’appoggio degli Usa e di altri Paesi occidentali, raddoppiarono il prezzo del greggio, diminuirono le esportazioni verso l’Occidente del 25% e le bloccarono verso gli Usa e i Paesi Bassi. In Europa tutto ciò si trasformò nel cosiddetto “shock petrolifero” e nel varo delle politiche di “austerity”. Il grande affare lo fecero i Paesi dell’Opec e gli Usa. I primi, grazie all’aumento del prezzo del greggio, portarono a casa un rapido e colossale arricchimento. Gli Stati Uniti invece, che venivano dalla fine degli accordi di Bretton Woods e dall’abbandono della convertibilità del dollaro in oro (Richard Nixon, 1971) trovarono nelle riserve valutarie di quegli stessi Paesi un indispensabile sostegno alla propria economia e al valore del dollaro, diventato fluttuante sul mercato dei cambi.
    Per questo la quota saudita del debito Usa è rimasta così accuratamente “coperta” per tutti questi anni. Per questo non si voleva far sapere che dei 281 miliardi forniti dai Paesi produttori di petrolio per rifinanziare il debito, ben 117 vengono da un solo Paese: l’Arabia Saudita, appunto.
    Gli esperti però avvertono che la quota saudita (in crescita esponenziale negli ultimi vent’anni, come mostra la tabella che pubblichiamo) potrebbe essere molto maggiore. Le statistiche del Fondo Monetario Internazionale dimostrano che le banche centrali dei diversi Paesi investono in dollari (o in strumenti finanziari denominati in dollari) in media i due terzi delle proprie riserve. Dato che a maggior ragione si adatta all’Arabia Saudita, che ha la propria moneta (il riyal) ancorata al dollaro e la prima fonte delle proprie esportazioni (il petrolio) prezzata ancora in dollari. Poiché le riserve valutarie dell’Arabia Saudita ammontano a circa 600 miliardi di dollari, è più che probabile che ben più di quei 117 miliardi siano investiti nel sostegno all’economia Usa.
    L’impegno saudita nel debito americano ovviamente impallidisce di fronte a quello della Cina (1.200 miliardi) o a quello del Giappone (1.100 miliardi). Basta però a spiegare l’alleanza privilegiata con la casata degli Al Saud, che gli Usa difendono in ogni circostanza: quale altro Paese, in Medio Oriente, può investire somme simili?
    E poi quell’impegno ha comunque la sua consistenza. Soprattutto se lo sommiamo a quello di altre petromonarchie del Golfo Persico come il Bahrein (sollievo al debito Usa per 1,2 miliardi di dollari), il Qatar (3,7 miliardi), l’Oman (15,9), il Kuwait (31,2), gli Emirati Arabi Uniti (62,5). Persino l’Iraq, che ha così “beneficiato” delle operazioni Usa dal 2003 in poi e che florido certo non è, contribuisce con 13,4 miliardi di dollari.
    Per cui ci troviamo di fronte a questo paradosso. Ogni volta che un attentato dei terroristi islamici fa vittime negli Usa o in Europa, i nostri politici si scagliano contro il tentativo cruento di “cambiare il nostro stile di vita”. Gli stessi politici che, per sostenere le proprie strategie, non esitano a ricorrere al portafogli degli stessi Paesi che finanziano anche gli estremisti e i terroristi. Nel caso degli Usa, il famoso “stile” consiste nel far debiti, nel vivere molto al di sopra dei propri mezzi. Per mantenerlo, vanno bene anche i denari sauditi o qatarioti. Quelli, almeno, che non vengono spesi per finanziare i Fratelli Musulmani o l’Isis.
    Così l?Arabia Saudita si compra la politica Usa | Gli occhi della guerra

    Putin va alla guerra dello smartphone (contro Obama)
    La società russa Open Mobile Platform sta sviluppando un sistema operativo alternativo ad Android e iOS, che al momento sono installati nel 90% degli smartphone della popolazione russa. In questo modo Putin intende rompere il duopolio di Google e Apple e proteggere le informazioni sui propri cittadini.
    La mossa del governo russo arriva a tre anni dalle rivelazioni di Edward Snowden sulla sorveglianza di massa esercitata dalla NSA (National Security Agency). L’agenzia americana, secondo quanto rivelato dal whistleblower, è in grado di intercettare il traffico internet e telefonico in ogni parte del globo. E Putin per boicottarla sta agendo in due modi.
    Prima di tutto attraverso nuove regole sulla raccolta e la conservazione dei dati. Da settembre 2016 entrerà in vigore in Russia una legge che obbliga le aziende a usare solo server situati nel territorio russo. Così facendo potrà trattenere le informazioni private della popolazione in territorio russo.
    Secondo, lanciando un sistema operativo proprietario per competere con i giganti USA. Se l’iniziativa avrà successo, Washington avrà maggiori difficoltà a spiare i telefoni dei cittadini russi.
    Putin adotta misure per agevolare la sua nazione in termini di sicurezza. Mentre in Europa, Svizzera inclusa, e naturalmente anche in Italia stanno tutti tranquilli: ci si preoccupa dei selfie, ma non della privacy dei vostri smartphone. Tutto è intercettato e archiviato dai servizi americani e da quelli britannici. Ma, naturalmente, va bene così.
    Putin va alla guerra dello smartphone (contro Obama)* ?* di Marcello Foa | Riscossa Cristiana


  4. #3024

  5. #3025
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  6. #3026
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    Predefinito Re: Geopolitica





    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  7. #3027
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Sembrano parenti.
    Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
    Tacito, Agricola, 30/32.

  8. #3028
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Sembrano?
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

  9. #3029
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Saranno figli della stessa baldracca.

  10. #3030
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    Predefinito Re: Geopolitica

    Nipoti, direi.
    Se il popolo permetterà alle banche private di controllare l’emissione della valuta, con l’inflazione, la deflazione e le corporazioni che cresceranno intorno, lo priveranno di ogni proprietà, finché i figli si sveglieranno senza casa.

 

 
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