Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
https://www.maurizioblondet.it/dugin...erra-mondiale/
Se puoi, Eri, riportalo
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
L’Europa sarà africana. Lo vuole l’élite!!
NE STANNO ARRIVANDO 100 MILIONI
Nel 2050 l’Africa avrà 2,5 miliardi di abitanti, oltre 1 miliardo in più di oggi. L’Europa 450 milioni, 50 milioni in meno di oggi. E già ora, mentre parliamo, oltre il 40% degli africani ha meno di 15 anni. Siamo di fronte alla “più impressionante crescita demografica della storia umana”.
Lo spiega Stephen Smith conoscitore profondo dell’Africa in una recente intervista: “nel giro di due generazioni saranno almeno 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa”.
Smith spiega che è essenziale capire che non sono i poveri a migrare, ma le classi più benestanti che possono permetterselo, coloro che ormai sono “emersi dalla sussistenza” e possono pagare per intraprendere un viaggio oltre il continente; coloro che godono di “reti di supporto”, cioè comunità di africani già residenti in Europa che facilitano la migrazione.
Sono 100 milioni i giovani africani pronti a venire in Europa nel giro di due generazioni
I media occidentali “trasmettono cliché miserevoli” di “disperati in fuga dall’inferno – che sarebbe l’Africa – ma la maggior parte dei migranti oggi proviene da paesi in crescita come Senegal, Ghana, Costa D’Avorio o Nigeria”.
Il processo è imminente perché “milioni di africani stanno per compiere questo passaggio” legato al processo di trasformazione demografica e economica della società africana: “quando famiglie numerose con alta mortalità” (tipiche delle società più povere) “si trasformano in famiglie più piccole con aspettative di vita più lunga la migrazione tende ad avvenire in maniera massiccia e l’Africa non farà eccezione”.
Quindi non profughi che fuggono da guerre o persecuzioni (fattori circoscritti) ma migranti economici che appartengono alle classi più agiate (non i poveri) che si sposteranno a fronte di una pressione demografica senza precedenti e di un miglioramento delle proprie condizioni di vita che li spingerà a salire la scala sociale dell’Occidente.
Ovviamente Smith esclude la possibilità che l’Europa possa chiudersi come una fortezza a questo processo ma avverte del rischio di non affrontarlo e non governarlo: “l’Europa deve essere parte della soluzione (…)ma non può essere la “soluzione”.
Quindi avete capito bene? 100 milioni di essere umani, per lo più maschi di età compresa tra i 18 e i 35 anni, arriveranno in Europa entro il 2050; come si possa non aver paura di questo scenario è cosa incomprensibile che sfiora la follia. E non per un retroterra razzista o per odio nei confronti di questi uomini e di queste donne che cercano il loro futuro; ma perché questo esodo destabilizzerà le nostre società non solo da un punto di vista economico e sociale ma anche culturale, perché “l’integrazione è un processo lungo e il suo successo spesso è visibile solo dopo la seconda o terza generazione”; e a volte neppure dopo quelle se le culture di provenienza sono inconciliabili con quella d’arrivo.
Come sia possibile che leader politici, intellettuali del mainstream, élite dei potenti circoli finanziari ed economici non si rendano conto di quello che sta per avvenire? Forse perché è proprio ciò che vogliono.
UN DISEGNO SEMPRE PIÙ CHIARO
Un anno fa spiegammo in questo articolo come l’immigrazione sia un fenomeno indotto dall’élite globalista che governa processi decisionali e immaginario mediatico, con lo scopo di garantirsi forza lavoro a basso costo in Europa e con l’obiettivo di disarticolare l’attuale ordine sociale. Lo scopo, scrivevamo, è “generare conflitti endemici (guerra tra poveri), imporre legislazioni più autoritarie, alterare l’equilibrio demografico e generare un’appiattimento della stratificazione sociale per ridurre il peso di quella classe media, elemento da sempre in conflitto con le élite”. Questo disegno, per semplificare, l’abbiamo chiamato: “lo schema Soros”.
Il calo demografico dell’Europa mette in crisi il meccanismo del debito/credito su cui si fonda l’intero sistema della finanza globale
Ma c’è un altro fenomeno che spiega le ragioni per cui l’élite favorisce l’immigrazione in Europa; un fenomeno che nessuno aveva previsto nei decenni passati e che ancora oggi non trova soluzione: il calo demografico dell’Occidente.
L’Europa sta morendo per mancanza di figli; questo è il tratto caratteristico della nostra epoca non generato da guerre o povertà ma, al contrario, da pace e eccesso di ricchezza. Le società occidentali semplicemente non fanno più figli perché la cultura individualista e consumistica spinge a contrarre la dimensione del futuro.
Un recente articolo su Gefira analizza le conseguenze: “Tutte le teorie, tutti i modelli che conosciamo di economia, finanza e mercato sono stati sviluppati quando le popolazioni europee crescevano”.
Meno popolazione significa riduzione di consumi e quindi di produzione; non minore qualità della vita, semmai meno circolazione di denaro e meno dipendenza dal meccanismo del debito su cui è costruita l’intera economia finanziaria che domina l’Occidente.
Ecco perché l’élite ha bisogno di integrare la popolazione che sta scomparendo in Europa. Non solo per avere lavoratori a basso costo ma anche per mantenere in piedi gli ingranaggi del sistema debito-credito.
Se il modello economico occidentale si alterasse ne risentirebbe l’intera struttura della finanza globale poiché ancora oggi l’economia mondiale dipende dal mondo industrializzato dell’Occidente (e dell’Asia Orientale occidentalizzata); se l’Europa collassasse il resto del mondo andrebbe dietro: “senza l’Europa, gli sceicchi di Dubai tornerebbero a vivere nelle tende”, spiegano gli esperti di Gefira; e ancora oggi “i paesi africani i dipendono dalle importazioni alimentari che acquistano con le esportazioni di materie prime” necessarie a mantenere il modello industriale occidentale.
I milioni di giovani africani sono un dividendo demografico, un tesoro per la finanza globale da capitalizzare in Europa
Ecco perché le grandi istituzioni finanziarie e l’élite globalista spingono per l’immigrazione di massa in Europa; questi centinaia di milioni di giovani africani sono un “dividendo demografico” un vero e proprio “tesoro” per la finanza globale che dev’essere sfruttato. Se non possono essere “capitalizzati in Africa” perché ancora le condizioni socio-economiche non ci sono, “devono essere portati in Europa”. E poco importa se le conseguenze saranno devastanti per le società, i popoli e le nazioni del vecchio continente.
UN CAMBIO DI ROTTA RADICALE
La domanda è semplice: se l’Europa già ora non è in grado di assorbire poche centinaia di migliaia di migranti, come può pensare di resistere alla prossima onda d’urto di decine di milioni? Come è possibile continuare ad accettare che cialtroni del mainstream sponsorizzino questa immigrazione di massa mentendo su dati, numeri e conseguenze?
Come spiegano gli esperti di Gefira: “se il ritmo di questo processo rimarrà lo stesso, prima che questo secolo sia finito, il 50% della popolazione delle nazioni occidentali sarà sostituita da persone del Terzo Mondo”.
Stephen Smith è chiaro in questo: “il principio secondo cui l’Europa decide chi entra e chi non entra nel suo spazio comunitario è fondamentale”.
Non si può fermare l’immigrazione che peraltro, se governata e limitata, è una valore di crescita fondamentale per le società che accolgono; ma si può fermare la folle politica di apertura indiscriminata fino ad oggi adottata dall’Ue.
L’Europa deve imporre:
1. Immediato blocco dei propri confini
2. Adozioni di numeri d’ingresso rigorosamente chiusi e selezionati
3. Imposizione ai governi africani del controllo del proprio territorio anche a costo di pressioni militari e atti di forza se occorre perché un confine è “uno spazio negoziale tra vicini che non possono ignorare i problemi dall’altra parte”
4. Creazione di hotspot nei territori di partenza (come del resto previsto nel recente vertice Ue)
5. Fine delle politiche e dei messaggi di accoglienza e di falso umanitarismo che alimentano le masse in movimento
6. Guerra totale alle organizzazioni criminali che prosperano sul nuovo mercato degli schiavi
7. Cessazione delle politiche di aggressione criminale a nazioni sovrane (come Siria e Libia), guerre che destabilizzano il Medio Oriente trasformandolo in una terra di nessuno senza controllo né legalità.
8. Adozione di una forte politica d’investimenti nella parte di Africa emergente affinché quel continente diventi spazio di migrazione interna come lo è stata l’Europa dopo la caduta del muro di Berlino.
La barbarie di questa globalizzazione non lascia spazio a mediazioni: l’Europa africana che l’élite è disposta ad accettare per mantenere in vita il suo sistema di controllo e dominio va combattuta.
⇒ UPGRADE delle ore 15: mentre mettevamo online questo articolo, il Presidente dell’Inps Tito Boeri, nella relazione annuale al Parlamento italiano, ribadiva: “senza immigrati il sistema pensionistico italiano non reggerà”. È proprio vero, il saggio indica la luna e lo stolto guarda il dito. Il saggio spiega che entro due generazioni 100 milioni di africani potrebbero arrivare in Europa; lo stolto pensa che ci pagheranno le pensioni. La classe dirigente delle nazioni europee non comprende l’epoca in cui sta vivendo. Per questo è stata messa lì: stolti o utili idioti il risultato non cambia.
https://blog.ilgiornale.it/rossi/201...-vuole-lelite/
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
La Germania nazionalizza il settore energetico. Allora si può?
Maurizio Blondet 22 Settembre 2022
La Germania nazionalizza il settore energetico….
Infrangendo senza complimenti il dogma liberista che è la dottrina sacra della UE; che ha un controllore della Privatizzazione di Tutto, anche dei monopoli naturali come ferrovie e autostrade; e sorvegliante che non avvengano aiuti di stato alle aziende, nei panni della Commissaria Vestager; ideologia a cui si deve la frenesia delle privatizzazioni di tutto ciò che è statale, dalla sanità alla scuola alle centrali nucleari. Macron ha cercato infatti di privatizzare le centrali atomiche, affidarle ai “mercati” irresponsabili, ricavando 10 miliardi “per finanziare l’innovazione” (sic): ossia senza alcun motivo serio, ma di pura ideologia. Non c’è riuscito, ora EDF è avviata ad essere di proprietà pubblica al 100 per cento.
Adesso tocca al governo Scholz, che scrive il New York Times
Nazionalizza Uniper per garantire l’approvvigionamento energetico
La Germania spenderà 8 miliardi di euro (7,9 miliardi di dollari) per acquisire azioni di Uniper che non possiede già, portando la sua partecipazione al 99% e iniettando ulteriori 8 miliardi di euro di capitale fresco nella società, ha affermato il ministro dell’Economia, Robert Habeck .
“Lo stato farà tutto il necessario, questo è evidente, per stabilizzare le aziende e mantenerle operative sul mercato”, ha affermato Habeck.
Uniper, un tempo il più grande importatore tedesco di gas russo, è il secondo fornitore di energia in una settimana che il governo tedesco ha dovuto risparmiare intervenendo per garantire l’approvvigionamento, e la terza società legata alle importazioni di carburante dalla Russia che ha richiesto l’intervento del governo da quando la Russia ha invaso Ucraina. Gli interventi fanno parte di un’ampia serie di azioni dei governi di tutta Europa, che stanno effettivamente invertendo decenni di promozione di un approccio di libero mercato alle industrie dell’elettricità e del gas naturale, mentre i legislatori si muovono per garantire l’approvvigionamento a fronte di prezzi dell’energia record” .
Nei fatti, la nazionalizzazione serve a vender energia sottocosto rispetto ai prezzi dei “mercati spot” che sono distruttivi dell’economia – quando la crisi morde, è la mano pubblica che salva, non il mercato. Non risulta che la commissaria Vestager, che aveva occhiutamente impedito all’Italia di dare aiuti a una banca, abbia nulla da eccepire sulla mega-privatizzazione del gigante Uniper.
Dunque, adesso, nazionalizzare si può? In Italia un governo “patriottico” potrebbe ri-nazionalizzare ENI, di cui possiede il 30%, per calmierare le bollette alle migliaia di aziende che stanno per chiudere causa caro energia?
Ciò è previsto e legittimato – probabilmente i politici non lo sanno – persino dalla Costituzione. Articolo 43:
A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia …
Previdenti, i padri costituzionali. L’articolo 43 è stato da allora violato infinite volte, a cominciare dalla visita (1992) del Vile Affarista sul Britannia, il panfilo della regina, ad esporre alle multinazionali finanziarie estere i lucrosi tesori pubblici dell’IRI da comprare. Da allora –da Draghi il grande privatizzatore , ma anche da Prodi, Amato, Ciampi – stato tutto uno svendere imprese italiane, non solo pubbliche ma anche private, cedute a capitali stranieri .
Come dimostra questo stupefacente e agghiacciante elenco giratomi da un lettore,
Aziende italiane vendute all’estero dal 2018:
Acqua di Parma (LVMH) Francia
Algida (Unilever) Inghilterra
Ansaldo Breda (Hitachi) Giappone
Ansaldo STS (Hitachi) Giappone
Benelli (Qianjiang Group Co. Ltd) Cina
Bertolli (Unilever / Deoleo) Inghilterra / Spagna
Birra Peroni (Asahi Breweries) Giappone
Bnl (BNP Paribas) Francia
Bottega veneta (Kering) Francia
Brioni (Kering) Francia
Buitoni (Nestle via Newlat) Svizzera
Bulgari (LVMH) Francia
Cademartori (Lactalis) Francia
Carapelli (Deoleo) Spagna
Cariparma (Crédit Agricole) Francia
Coccinelle (E-Land Europe) Corea del Sud
Compagnia Italiana Forme Acciaio SPA (Zoomlion Heavy Industry Science and Technology Co., Ltd.) Cina
Conbilel (Oaktree Capital Management) Stati Uniti
Cova (LVMH) Francia
De Tomaso (Ideal Team Ventures Limited) Cina
Dietor (Katjes International Gmbh) Germania
Dietorelle (Katjes International Gmbh) Germania
Dodo (Kering) Francia
Ducati [Audi (via Lamborghini Automobili)] Germania
Edison (Électricité de France) Francia
Energie [Crescent HydePark (via Miss Sixty)] Cina , Singapore
Eridania (Cristal Union) Francia
Fendi (LVMH) Francia
Ferretti Weichai Power Cina
Fiat Ferroviaria (Allstorm) Francia
Fiorucci [Janie e Stephen Schaffer (privati)] Inghilterra
Galatine (Katjes International Gmbh) Germania
Galbani (Lactalis) Francia
Gelati Motta (Froneri International) Inghilterra
Gianfranco Ferré (Paris Group International LLC) Emirati Arabi
Grom (Unilever) Inghilterra
Gruppo Gancia (Russian Standard) Russia
Gucci (Kering) Francia
Indesit (Whirpool) Stati Uniti
Invernizzi (Lactalis) Francia
Italcementi (HeidelbergCement) Germania
Krizia (Marisfrolg Fashion Co. Ltd) Cina
La Perla [Sapinda (Lars Windhorst)] Germania
La Rinascente (Central Group) Thailandia
Lamborghini (Audi) Germania
Lanificio Cerruti (Njord Partners) Inghilterra
Locatelli (Lactalis) Francia
Loro Piana (LVMH) Francia
Lumberjack (Ziylan) Turchia
Magneti Marelli (Calsonic Kansei) Giappone
Mandarina Duck (E-Land Europe) Corea del Sud
Merloni [Whirpool (via Indesit)] Stati Uniti
Mila Schon (Itochu Corporation) Giappone
Miss Sixty (Crescent HydePark) Cina , Singapore
Nastro Azzurro [Asahi Breweries (Gruppo Peroni)] Giappone
Nocrineria Fiorucci (Campofrio Food Group) Spagna
Parmalat (Lactalis) Francia
Perugina (Nestlè) Svizzera
Pininfarina (Mahindra Group) India
Pirelli (Marco Polo International Holding Italy S.p.A.) Cina
Poltrona Frau (Haworth Inc.) Stati Uniti
Pomellato (Kering) Francia
Pucci (LVMH) Francia
Richard Ginori [Kering (via Gucci)] Francia
Safilo (Hal Investments) Olanda
Saila (Katjes International Gmbh) Germania
Saiwa (Mondel?z International) Stati Uniti
San Pellegrino (Nestlè) Svizzera
Sasso (Deoleo) Spagna
Sergio Tacchini (Hembly International Holdings) Cina
Sperlari (Katjes International Gmbh) Germania
Splendid (Jacobs Douwe Egberts) Olanda
Star (GBfoods) Spagna
Telecom Italia (Elliott Management Corporation) Stati Uniti
Valentino (Mayhoola for Investments Spc) Qatar
Valle degli Orti (Frosta) Germania
Versace (Capri Holdings) Stati Uniti
Wind [VEON Ltd. / CK Hutchison Holdings Limited, Bermuda (Regno Unito) / Isole Cayman (Cina)]
Insomma tutto ciò che in Italia rende grazie al lavoro e alla creatività nostra, è in mano a interessi stranieri. Noi lavoriamo, ma i profitti – quando ci sono – sono loro e vanno all’estero.
https://www.maurizioblondet.it/la-ge...allora-si-puo/
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto dicono che è la pace.
Tacito, Agricola, 30/32.
https://www.voltairenet.org/article218081.html
La Cina si prepara alla guerra.
RETE VOLTAIRE | 23 SETTEMBRE 2022
Nel corso del seminario sulla Difesa nazionale e la Riforma delle forze armate, tenutosi a Pechino, il presidente della Cina Popolare, nonché del Comitato Militare, Xi Jinping ha chiesto alle forze armate del Paese di prepararsi alla guerra.
Un estratto dell’intervento è stato diffuso dalla televisione nazionale.
Il discorso di Xi Jinping sopraggiunge nel momento in cui Stati Uniti e loro alleati negano che Taiwan è una provincia cinese (fatto che prima riconoscevano) e il presidente Vladimir Putin, suo alleato, ha decretato in Russia la mobilitazione parziale.
Traduzione
Rachele Marmetti
Ultima modifica di Eridano; 23-09-22 alle 23:53