2011 E' il 28 gennaio e la commissione bicamerale per il federalismo, nonostante le modifiche fatte dalla Lega in cambio del voto favorevole, respinge per un solo voto di scarto il decreto sul federalismo municipale. E' guerra totale: Bossi annuncia l'intenzione di andare in piazze imbracciando i fucili e intanto Berlusconi tenta di tener buono l'avversario divenendo anch'esso paladino del federalismo.
Ma la Lega, pur rimanendo fedele al Cavaliere, decide di staccare la spina al governo. Berlusconi, controvoglia, rassegna le dimissioni il 1° febbraio al Capo dello Stato, che, preso atto della situazione politica instabile e incerta, tenta di formare un governo di transizione che porti il paese alle elezioni a maggio. Nonostante tutto, Lega e Pdl si mostrano compatti e alla fine, il 10 febbraio Napolitano è costretto a sciogliere le Camere e a indire le elezioni per il 27 e il 28 marzo.
La campagna elettorale, praticamente già partita, non da il tempo al PD e al centro sinistra di organizzare le primarie, così, in comune accordo sebbene con poca convinzione, durante la notte tra l'11 e il 12 febbraio Nichi Vendola, Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro si accordano nel candidare a premier il segretario del Partito Democratico.
La campagna elettorale è tra le più dure al mondo e i partiti utilizzano tutti i mezzi a propria disposizione anche se Berlusconi scende in campo con una massiccio supporto mediatico. Ogni casa è raggiunta da volantini e opuscoli di tutti gli schieramenti.
E' il 28 marzo, quando alle 15.00 escono i primi exit poll. Per SKY pare in vantaggio il centro sinistra di un punto e mezzo percentuale mentre per la RAI è avanti il centro destra con mezzo punto percentuale.
E' un'ennesima lunghissima notte di spogli, riconteggi, colpi di scena. Fatto sta che i risultati ufficiali vengono pubblicati alle 11.22 del 29, con un ritardo mai visto.
Il centro destra aveva superato il centro sinistra per 11.234 voti, dei quali una quantità enorme erano contestati. Lo scenario è simile a quello del 2006 tuttavia a parti invertite.
In tutta Roma si radunarono migliaia di elettori del centro sinistra mentre il primo atto ufficiale fu una nota di Palazzo Chigi, soddisfatta per l'esito elettorale.
Il Quirinale non lasciò alcun commento certo fu che, sebbene il premio di maggioranza alla Camera andasse nuovamente a Berlusconi per pochi voti, il Senato era nel caos più totale con 131 senatori andati all'opposizione, 136 alla maggioranza e ben 48 al Terzo Polo.
I risultati vedevano il Pdl fortemente indebolito al 27,2%, la Lega Nord esplosa al 13,6% e La Destra allo 0,9%. Il Partito Democratico si era arrestato al 26,1% mentre SEL di Vendola era balzato all'8,3% con Di Pietro al 7,2%. Il Terzo Polo, grande delusione, aveva visto Futuro e Libertà fermarsi al 4,5% mentre il Partito della Nazione andava al 7,1%. Per il resto i grillini ottenevano un buon risultato al 3,2% mentre la Sinistra radicale rimaneva inchiodata all'1%.
Con un'affluenza al 73,8% e un malcontento generale, la Corte di Cassazione, nel silenzio del Quirinale, tardò a far uscire i risultati elettorali.
Il 2 aprile, dopo quattro giorni dalle elezioni, Silvio Berlusconi comparve in televisione a reti unificate accusando l'opposizione di aver imbrogliato le elezioni e che il margine di vittoria sarebbe stato ben superiore a quello risultato.
Fu il caos, decine di migliaia di persone si riversarono nelle strade in tutta Italia chiedendo la testa del dittatore, Roma fu invasa da gente comune che chiedeva la fine del berlusconismo e il riconteggio dei voti.
Il 4 aprile Berlusconi decretò con massima urgenza lo stato di assedio della Capitale, avocandosi il comando delle Forze Armate. Il Presidente della Repubblica si rifiutò di firmare il decreto, e nella notte fu arrestato da un gruppo di militari che rispondevano agli ordini diretti del ministero della Difesa.
Il Paese piombò nel caos, violentissimi scontri infuocarono le principali città italiane il giorno dopo il decreto mentre la comunità internazionale gridava al golpe insieme alle opposizioni, completamente compattatesi.
Dopo una giornata sanguinosa, le truppe lealiste rispondenti agli ordini di alcuni generali fedeli al Presidente della Repubblica, liberarono Napolitano che diede ordine di arresto immediato contro Berlusconi. L'esercito, riportato all'ordine con molta fatica, perquisì tutte le case di Berlusconi non trovando il golpista che intanto era scappato in una località sconosciuta.
Nel Nord Italia, alcune centinaia di leghisti armati avevano occupato la prefettura di Milano dichiarando la Repubblica Padana il 7 aprile 2011. Napolitano, intanto, formò in fretta un governo d'emergenza guidato dal Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi.
Questi inviò immediatamente l'esercito nelle città del Nord Italia occupate dalle forze leghiste, intanto ampliatesi, riuscendo a riconquistare prima Verona, poi Bergamo per raggiungere infine la vittoria a Milano.
La famiglia Bossi era intanto fuggita negli Emirati Arabi, mentre degli ex dirigenti leghisti furono tratti in arresto Roberto Calderoli, Marco Reguzzoni, Mario Borghezio e Flavio Tosi.
Una maxi inchiesta venne aperta dalle procure di Roma e di Milano per attività sovversive contro il sistema repubblicano, e vennero incarcerati molti prefetti, questori, poliziotti, carabinieri, avvocati, magistrati, politici, tra i quali tutti provenienti dal Pdl e dalla Lega Nord.
Martedì 12 aprile, alle ore 12.00 in diretta nazionale, il Presidente della Repubblica parlò alla Nazione spiegando quanto successo e augurandosi una maggiore unità.
Le opposizioni, accordandosi con i pochi esponenti del centro destra innocenti e inconsapevoli, tra i quali c'era stranamente Giulio Tremonti, raggiunsero l'accordo di modificare il sistema elettorale per tornare ad un proporzionale puro con i voti di preferenza.
In cambio il governo Draghi sarebbe continuato sino alla primavera del 2012 per sanare i conti pubblici e dare il tempo alla destra di riorganizzarsi. L'esecutivo, con manovre drastiche di taglio alla spesa pubblica, alle spese dei parlamentari e ai loro privilegi, riuscì a far rientrare a pieno titolo il paese in Europa, mentre si riorganizzava la politica.
Con le elezioni del 2012 si aprì una vera e propria legislatura costituente, nella quale la maggioranza di sinistra si offrì aperta al dialogo e impostò un nuovo sistema istituzionale, basato su una capacità ampia di spesa e di riscossione per i comuni e per le regioni, mentre venivano abolite le province e creato un Parlamento snello con la Camera dei Deputati composta da 470 rappresentanti eletti con un sistema uninominale a doppio turno e un Senato di 100 seggi, 5 per ogni regione, esclusa la Valle d'Aosta con un solo seggio e i distretti di Roma e Milano, rispettivamente con due seggi ciascuna.
La figura del Presidente della Repubblica rimase garante dell'unità nazionale mentre gli venne tolta la possibilità di sciogliere le Camere, possibilità per la quale sarebbero stati preposti gli stessi deputati e senatori, che avrebbero potuto decidere di auto sciogliersi. Il primo ministro venne istituzionalizzato rendendolo unico responsabile della linea politica del governo ed espressione del primo partito.
In questi due anni costituenti, obiettivo primario della politica economica fu la riduzione del debito pubblico, che venne mantenuto sotto controllo raggiungendo il 110% sul PIL e il deficit scese al di sotto del 3%.
In queste condizioni si affrontarono i partiti politici nel 2014.
Partito Democratico della Sinistra
Ideologia: socialismo democratico
Economia: ripristino e potenziamento del welfare state, sviluppo di una green economy e lotta agli evasori, no al nucleare
Immigrazione: per un controllo non troppo rigido dell'immigrazione, vista come una risorsa
Temi etici: sì a testamento biologico, coppie di fatto e ricerca scientifica, no velato ai matrimoni omosessuali
Unione dell'Italia Riformista
Ideologia: progressismo
Economia: libero mercato e investimenti sulla ricerca sono i temi centrali, favorevole allo sviluppo sia delle fonti alternative sia del nucleare
Immigrazione: regolamentazione dei fenomeni migratori e investimenti nei paesi d'origine
Temi etici: sì al testamento biologico, coppie di fatto o matrimoni omosessuali e sì alla ricerca scientifica
Movimenti Italiani per il Marxismo
Ideologia: Marxismo, neocomunismo
Economia: collettivizzazione dell'economia, statalizzazione delle grandi industrie del paese, sviluppo di un vero sistema economista con lo stato come centro
Immigrazione: limitare il fenomeno, appoggio ai lavoratori italiani e a quelli stranieri regolari ma no alle frontiere aperte perché gli immigrati tolgono posti di lavoro agli italiani
Temi etici: disposti a votare tutte le leggi anticlericali
Popolari Italiani
Ideologia: cristianesimo democratico, conservatorismo
Economia: applicazione di politiche a favore delle famiglie, redistribuzione del reddito solo per le giovani coppie e le famiglie numerose, detrazioni fiscali alle famiglie numerose e alle imprese
Immigrazione: regolazione dei flussi e regolarizzazione secondo precisi parametri
Temi etici: contrari a tutte le leggi che vadano contro il parere della Chiesa
Unione Liberale
Ideologia: liberalismo, liberismo, laicismo
Economia: liberalizzazioni a tappeto, riduzione della pressione fiscale generale, meno stato nell'economia
Immigrazione: chi lavora è ben accetto chi delinque fuori
Temi etici: sì a coppie di fatto, testamento biologico e nessun limite alla ricerca scientifica
Fronte Nazionale
Ideologia: neo fascismo, nazionalismo, destra sociale
Economia: forte protezionismo a difesa dell'economia nazionale, sviluppo di un'economia sempre più corporativa, aiuti agli italiani meno abbienti, crescita della spesa per la difesa
Immigrazione: Chiusura immediata delle frontiere
Temi etici: no secco a ciò che lede la Santa Sede