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  1. #11
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Spero che tu vorrai intervenire.
    Eh ma prima vorrei che qualche altro conservatore mettesse un po' di carne al fuoco, altrimenti che gusto c'è?

  2. #12
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Mi son stampato la discussione, che mi interessa molto.
    Anche perché, non lo nego, nel mio animo due diverse posizioni si combattono: quella fusionista anglosassone, di Meyer, Goldwater e Reagan, e quella più europea e controrivoluzionaria, nella quale Plinio Correa de Oliveira ed il prof. Introvigne giocano la parte del leone...

    Che il punto di contatto non si trovi esattamente dove tutto ciò ha preso origine, ovvero nella presa di coscienza di Burke?
    “Pray as thougheverything depended on God. Work as though everything depended on you.”

  3. #13
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Mi son stampato la discussione, che mi interessa molto.
    Anche perché, non lo nego, nel mio animo due diverse posizioni si combattono: quella fusionista anglosassone, di Meyer, Goldwater e Reagan, e quella più europea e controrivoluzionaria, nella quale Plinio Correa de Oliveira ed il prof. Introvigne giocano la parte del leone...

    Che il punto di contatto non si trovi esattamente dove tutto ciò ha preso origine, ovvero nella presa di coscienza di Burke?
    Secondo me si tratta di due posizioni in realtà ben poco conciliabili, se non in base a non poche e notevoli contorsioni mentali.

  4. #14
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Secondo me si tratta di due posizioni in realtà ben poco conciliabili, se non in base a non poche e notevoli contorsioni mentali.
    Detto da te, che sei forse il re del contorsionismo mentale forumistico (vedi i tripli salti carpiati avvitati che sei costretto a fare in materia religiosa), quasi quasi mi vien da crederci. Tanto più che il problema del fusionismo non si pone proprio nei confronti del fascismo (o dei fascismi), che chiaramente sia per l'Oliveira che per tutto il conservatorismo è falsa, falsissima destra, e vera, verissima Rivoluzione.

    Io penso che sia ancora possibile, invece, concepire una soluzione originale di "conservatorismo controrivoluzionario".
    Correa de Oliveira, infatti, veniva dal mondo sudamericano squassato dalle eresie della teologia della liberazione, e sempre più permeabile alla penetrazione delle chiese pentecostali. Aveva di fronte agli occhi, quindi la degenerazione che scaturiva dalla perdita del contatto con la dottrina cristiana come era stata tramandata per secoli: quella saldamente ancorata al tomismo ed alla logica aristotelica.

    C'è però, a mio modesto avviso, un'altra faccia della medaglia della quale tenere conto. E' la faccia più autenticamente conservatrice della destra americana, quella che si richiama tanto ai padri fondatori quanto alla Bibbia, tanto alla costituzione quanto ai Dieci Comandamenti.

    Se infatti la "falsa destra" è quella che "ad ogni generazione accetta porzioni sempre più grandi dei principi della sinistra", è chiaro che il conservatorismo fusionista per come lo conosciamo è tutto il contrario: esso è anzitutto legge naturale, difesa della libertà individuale e riconoscimento della sussidiarietà al modo di Nisbet.


    Il professor Introvigne secondo me sbaglia ad accostare il fusionismo statunitense della metà del secolo scorso con quella sorta di abominevole "grosse koalition" che contraddistinse il fronte restauratore orangista dei primi decenni dell'Ottocento. Anzitutto perché, se è vero che la forma di Stato è secondaria nella definizione di cosa sia corretto o meno rispetto alla visione del mondo della destra, è comunque vero che il fronte reazionario francese di allora si occupò solo ed esclusivamente di restaurare l'istituto monarchico, senza tornare affatto a parlare di diritto naturale (basti pensare a cosa volle dire il Code Napoleon per la storia del diritto europeo degli ultimi due secoli) o di corpi intermedi (a me risulta che la vivisezione barbara del territorio francese in distretti non fu affatto revocata dalla monarchia).

    I conservatori Statunitensi, a partire da Meyer e Goldwater, non parlavano affatto la lingua dei monarchici francesi, e dubito qualcuno voglia seriamente accostare la dottrina economica dalla quale scaturì la reaganomics con le varianti più o meno marce dell'economia socialista o mista.

    Se ben vogliamo andare a guardare, anzi, ci accorgeremo che molte delle teorie economiche rothbardiane ed affini (che per semplificazione chiameremo "libertarie", termine comunque orrido e che sa di bevitori di piscio), partono da un'antropologia radicalmente diversa da quella dalla quale deriva grandissima parte del processo rivoluzionario. Non è l'"homo homini lupus" quello per il quale il Governo, secondo Reagan, è un pericolo. O sbaglio?

    Anche per questo secondo me Fini e il suo movimento politico sono totalmente fuori dall'orizzonte della destra come la intendiamo qui, mentre Sarah Palin, pur con tutti i dovuti distinguo, no.
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  5. #15
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Detto da te, che sei forse il re del contorsionismo mentale forumistico (vedi i tripli salti carpiati avvitati che sei costretto a fare in materia religiosa), quasi quasi mi vien da crederci. Tanto più che il problema del fusionismo non si pone proprio nei confronti del fascismo (o dei fascismi), che chiaramente sia per l'Oliveira che per tutto il conservatorismo è falsa, falsissima destra, e vera, verissima Rivoluzione.

    Io penso che sia ancora possibile, invece, concepire una soluzione originale di "conservatorismo controrivoluzionario".
    Correa de Oliveira, infatti, veniva dal mondo sudamericano squassato dalle eresie della teologia della liberazione, e sempre più permeabile alla penetrazione delle chiese pentecostali. Aveva di fronte agli occhi, quindi la degenerazione che scaturiva dalla perdita del contatto con la dottrina cristiana come era stata tramandata per secoli: quella saldamente ancorata al tomismo ed alla logica aristotelica.

    C'è però, a mio modesto avviso, un'altra faccia della medaglia della quale tenere conto. E' la faccia più autenticamente conservatrice della destra americana, quella che si richiama tanto ai padri fondatori quanto alla Bibbia, tanto alla costituzione quanto ai Dieci Comandamenti.

    Se infatti la "falsa destra" è quella che "ad ogni generazione accetta porzioni sempre più grandi dei principi della sinistra", è chiaro che il conservatorismo fusionista per come lo conosciamo è tutto il contrario: esso è anzitutto legge naturale, difesa della libertà individuale e riconoscimento della sussidiarietà al modo di Nisbet.


    Il professor Introvigne secondo me sbaglia ad accostare il fusionismo statunitense della metà del secolo scorso con quella sorta di abominevole "grosse koalition" che contraddistinse il fronte restauratore orangista dei primi decenni dell'Ottocento. Anzitutto perché, se è vero che la forma di Stato è secondaria nella definizione di cosa sia corretto o meno rispetto alla visione del mondo della destra, è comunque vero che il fronte reazionario francese di allora si occupò solo ed esclusivamente di restaurare l'istituto monarchico, senza tornare affatto a parlare di diritto naturale (basti pensare a cosa volle dire il Code Napoleon per la storia del diritto europeo degli ultimi due secoli) o di corpi intermedi (a me risulta che la vivisezione barbara del territorio francese in distretti non fu affatto revocata dalla monarchia).

    I conservatori Statunitensi, a partire da Meyer e Goldwater, non parlavano affatto la lingua dei monarchici francesi, e dubito qualcuno voglia seriamente accostare la dottrina economica dalla quale scaturì la reaganomics con le varianti più o meno marce dell'economia socialista o mista.

    Se ben vogliamo andare a guardare, anzi, ci accorgeremo che molte delle teorie economiche rothbardiane ed affini (che per semplificazione chiameremo "libertarie", termine comunque orrido e che sa di bevitori di piscio), partono da un'antropologia radicalmente diversa da quella dalla quale deriva grandissima parte del processo rivoluzionario. Non è l'"homo homini lupus" quello per il quale il Governo, secondo Reagan, è un pericolo. O sbaglio?

    Anche per questo secondo me Fini e il suo movimento politico sono totalmente fuori dall'orizzonte della destra come la intendiamo qui, mentre Sarah Palin, pur con tutti i dovuti distinguo, no.
    Tralascio la tua sparata sconclusionata sul Fascismo, che c'entra come i cavoli a merenda con la discussione, così come tralascio la tua dichiarata ignoranza su questioni teologiche fondamentali, per evitare un OT. grande come una casa e una polemica pretestuosa fatta solo per dissimulare e nascondere le proprie contraddizioni.

    Venendo al merito della questione, dovresti spiegarmi come si coniuga l'idea di una riedizione del Sacro Romano Impero e della Res Publica Christiana - fondati sul Cattolicesimo Romano tradizionale - con l'edonismo reaganiano, l'ultra-liberismo tatcheriano e il puritanesimo evangelico.
    Verrebbe da chiedersi, inoltre, come possa coniugarsi un pensiero controrivoluzionario, così come formulato nei termini di Plinio Correa de Oliveira, con una nozione di diritto naturale di tipo giusnaturalista liberale lockeana.
    Su una cosa concordiamo: Fini con la destra non c'entra nulla.

  6. #16
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Amici non vi arrabbiate che questa è una discussione molto importante e che se abbiamo l'accortenza di non buttarla in polemica ci accompagnerà per un bel po' di tempo.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Amici non vi arrabbiate che questa è una discussione molto importante e che se abbiamo l'accortenza di non buttarla in polemica ci accompagnerà per un bel po' di tempo.
    Mi dispiace di aver alzato i toni, ma non tollero che mi si attacchi sul piano personale, a fronte del fatto che io ad Ugo non ho detto niente, se non che secondo me è una contorsione mentale coniugare controrivoluzione e reaganismo, senza far riferimenti diretti alla persona di Ugo.

  8. #18
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da Giò91 Visualizza Messaggio
    Mi dispiace di aver alzato i toni, ma non tollero che mi si attacchi sul piano personale, a fronte del fatto che io ad Ugo non ho detto niente, se non che secondo me è una contorsione mentale coniugare controrivoluzione e reaganismo, senza far riferimenti diretti alla persona di Ugo.
    Non è successo niente, andiamo avanti.

  9. #19
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da UgoDePayens Visualizza Messaggio
    Mi son stampato la discussione, che mi interessa molto.
    Anche perché, non lo nego, nel mio animo due diverse posizioni si combattono: quella fusionista anglosassone, di Meyer, Goldwater e Reagan, e quella più europea e controrivoluzionaria, nella quale Plinio Correa de Oliveira ed il prof. Introvigne giocano la parte del leone...

    Che il punto di contatto non si trovi esattamente dove tutto ciò ha preso origine, ovvero nella presa di coscienza di Burke?
    Il punto di contatto si chiama Giovanni Cantoni.

    Premesso che de Oliveira ha sempre avuto particolare attenzione per il Conservative Movement, è stato il reggente di Alleanza Cattolica a proporre in Italia l'idea di un "conservatorismo tradizionalista" che coniugasse in una sintesi il tradizionalismo controrivoluzionario alla De Maistre con il conservatorismo burkeano rilanciato negli USA da Kirk nell'ambito del fusionismo goldwateriano.

    Burke è il punto d'origine di tutte le destre controrivoluzionarie, per quanto egli avesse a cuore soprattutto la via inglese della monarchia costituzionale. C'è da dire però che in genere solo i tradizionalisti a la Kirk amavano rifarsi a Burke, nel Conservative Movement. Libertari e anticomunisti preferivano dirsi "jeffersoniani", in quanto più liberali che conservatori, e consideravano Burke troppo reazionario.

    Dei Padri fondatori americani il repubblicano Jefferson era colui che applaudì alla Rivoluzione francese, contrariamente al federalista John Adams che in virtù di ciò fu messo a capo, da Kirk, della tradizione conservatrice americana.

    In tal senso l'equazione di Introvigne:

    destra= reazione alla Rivoluzione francese

    pur corretta sul piano storico e teorico, andrebbe riconsiderata circa gli sviluppi del conservatorismo della guerra fredda, che è un liberal-conservatorismo.

    D'altronde, è difficile consegnare oggi alla sinistra un pensatore quale Tocqueville, che anche Kirk inserisce nel pantheon conservatore, il quale benchè aristocratico ed ostile al radicalismo fu sempre un convinto sostenitore della Rivoluzione francese.
    Ultima modifica di Florian; 30-01-11 alle 16:21

  10. #20
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    Predefinito Rif: Fini nel Paese delle meraviglie. Vera e falsa destra

    Citazione Originariamente Scritto da Florian Visualizza Messaggio
    Il punto di contatto si chiama Giovanni Cantoni.

    Premesso che de Oliveira ha sempre avuto particolare attenzione per il Conservative Movement, è stato il reggente di Alleanza Cattolica a proporre in Italia l'idea di un "conservatorismo tradizionalista" che coniugasse in una sintesi il tradizionalismo controrivoluzionario alla De Maistre con il conservatorismo burkeano rilanciato negli USA da Kirk nell'ambito del fusionismo goldwateriano.

    Burke è il punto d'origine di tutte le destre controrivoluzionarie, per quanto egli avesse a cuore soprattutto la via inglese della monarchia costituzionale. C'è da dire però che in genere solo i tradizionalisti a la Kirk amavano rifarsi a Burke, nel Conservative Movement. Libertari e anticomunisti preferivano dirsi "jeffersoniani", in quanto più liberali che conservatori, e consideravano Burke troppo reazionario.

    Dei Padri fondatori americani il repubblicano Jefferson era colui che applaudì alla Rivoluzione francese, contrariamente al federalista John Adams che in virtù di ciò fu messo a capo, da Kirk, della tradizione conservatrice americana.

    In tal senso l'equazione di Introvigne:

    destra= reazione alla Rivoluzione francese

    pur corretta sul piano storico e teorico, andrebbe riconsiderata circa gli sviluppi del conservatorismo della guerra fredda, che è un liberal-conservatorismo.

    D'altronde, è difficile consegnare oggi alla sinistra un pensatore quale Tocqueville, che anche Kirk inserisce nel pantheon conservatore, il quale benchè aristocratico ed ostile al radicalismo fu sempre un convinto sostenitore della Rivoluzione francese.
    Hai ragione, e la tua disamina secondo me è corretta.

    Mi preme sottolineare che, in fondo, ciò che unisce la controrivoluzione (quasi sinonimo, in questo caso, di "reazione") al conservatorismo non è tanto una qualche via politica o ideologica in senso stretto. E' vero: sul piano pratico conservatori e controrivoluzionari sono spessissimo dalla stessa parte della barricata, ma esistono anche dissidi di non certo facile composizione (pensiamo anche solo a cosa rappresenti lo Stato d'Israele per gli uni e per gli altri).

    L'unione profonda che intercorre secondo me tra tutti quanti coloro che si ritrovano in queste due differenti definizioni è il sostrato antropologico, come già accennavo.

    E' l'antropologia cristiana, che ritiene l'uomo, per quanto corrotto, ad immagine e somiglianza di Dio, ad illuminare sia le idee di Plinio Correa de Oliveira, che quelle di Kirk e di Goldwater. Una fede incrollabile nella capacità che l'uomo ha di fare il bene, se si riconosce per quel che è.
    L'uomo controrivoluzionario, come l'uomo conservatore, non lotta per il suo egoismo e la sua affermazione (sia essa personale, di classe o di razza), ma per il Suo Regno. Non per un'utopia, ma per una concreta e materiale realizzazione del divino che è nell'uomo.
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