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    Wewelsburg e le società iniziatiche tedesche


    Written by Enrico Baccarini


    Oct 7, 2010

    Origine e disfatta di un mito esoterico



    tratto da ARCHEOMISTERI N° 31 – Gennaio/Febbraio 2007

    (Testo e Foto dell’autore, materiale coperto da Copyright ©)





    Abbiamo ripercorso, nello scorso numero di ARCHEOMISTERI, la tappa più significativa di un viaggio che questa estate ci ha visti impegnati presso alcuni siti storici tedeschi che ospitarono l’iniziale coacervo di ideologie esoteriche sottese al movimento nazista. Wewelsburg ha costituito una tappa obbligata all’interno di un più vasto percorso di studio personale che ci ha permesso di toccare alcune capitali europee nonché quei luoghi che vengono identificati oggi come le roccaforti ideologiche entro cui assunse forza e vigore quel movimento ideologico e culturale che conosciamo con il nome di nazismo esoterico. Nelle vicinanze dell’ameno castello abbiamo avuto modo anche di visitare la meno nota Externsteine, un luogo in cui le antiche conoscenze pagane e druidiche si fusero con la nuova ideologia dei Reich, originando una commistione ideologico-religiosa mai osservata entro un partito politico. Da tali assunti vogliamo continuare questo nostro percorso visitando a posteriori, e cercando di recuperare alcune risposte, circa le motivazioni che permisero a determinate ideologie di strutturarsi così profondamente entro il partito nazista. Cercheremo inoltre di delineare il quadro storico e culturale che permise la creazione di queste entità culturali nonché la parallela ideazione di una nuova cultura religiosa che avrebbe avuto in Wewelsburg il suo centro di potere principale.

    Le motivazioni storiche e culturali

    “Dobbiamo rinnovare il culto dei Germani ”, con queste parole un giovanissimo caporale Adolf Hitler si espresse durante un discorso, tenutosi nel 1920, poco dopo la fondazione del Partito NazionalSocialista Tedesco (NSDAP). Parole quantomeno sibilline e che lasciano appena intravedere il moto insondabile che certamente si agitava nell’animo di un giovane reduce della Prima Guerra Mondiale. Già in quel periodo si ritiene che Hitler si fosse avvicinato, o facesse già parte, di circoli esoterico-politici come quelli della Thule Gesellschaft, un organismo fondato nel 1918 da Rudolf von Sebottendorff1, al secolo Rudolph Gauler, e connotati da un acceso nazionalismo nonché da un intenso antisemitismo. La Thule costituisce forse l’esempio più palese di quanto andremo a presentare in queste pagine ovvero di istituzioni in cui il sentimento di nazionalità, unito alla volontà di risollevare l’onore di un paese devastato dalla guerra, aveva permesso di promuovere nuove forme culturali e nuovi campi di ricerca interiore.
    La società Thule, che non fu come molti continuano ad affermare una società segreta bensì un cenacolo di stampo culturale-esoterico-nazionalista gerarchicizzato, attinse a piene mani dalle teorie del professore di geopolitica Karl Haushofer2, convinto assertore della rinascita della grande Germania nonché si fece portavoce di una politica espansionistica verso est tesa a ricostituire un solido “spazio vitale”3 che avrebbe a sua volta garantito il dominio sul mondo. A tali “dottrine” si affiancarono gli insegnamenti di un curioso monaco cistercense, sospeso a divinis dalle gerarchie ecclesiastiche, Adolf Lanz Von Liebenfels fondatore dell’Ordine dei Nuovi Templari, e primo patrocinatore dell’idea sull’esistenza di una razza superiore formata dall’antico popolo ariano, ritenuto a sua volta di origine semidivina e a cui era stato affidato il compito di liberare il mondo dagli popolo ebraico.

    A questo si aggiunge un dato poco rimarcato nelle pubblicazioni sul tema, la Thule si ispirò anche al Buddismo tibetano deformandone i contenuti principali nonché annettendovi le dottrine esoteriche proposte dalla teosofa di origine russa madame Helena Petrovna Blavatsky, considerata la più grande medium e occultista della storia recente nonché la fondatrice della Società Teosofica Internazionale.
    La Blavatsky sosteneva di essere in contatto telepatico con antichi “Maestri sconosciuti”, sopravvissuti di una razza eletta vissuta tra Tibet e Nepal, rifugiatisi in seguito a una spaventosa catastrofe nelle viscere della Terra ove avrebbero fondato una straordinaria civiltà sotterranea all’oscuro del mondo, la leggendaria Agarthi.
    Gli appartenenti alla Thule mirarono, attraverso la telepatia e attraverso specifiche pratiche esoteriche, che si svolgevano solitamente nei boschi e vicino a corsi d’acqua, ad entrare in contatto con questa sorta di superuomini, al fine di ricostituire la leggendaria razza superiore e concedere alla Germania “il ruolo e la potenza che le spettavano”.

    Proprio in tale ambito siti archeologici come quello di Externsteine assunsero un valore ed una valenza unici dopo la conquista del potere da parte del nazismo. Le lunghe arenarie scure evocanti nel loro aspetto le antiche rune, gli alti bastioni scavati dal tempo e dalle intemperie, il tutto accentuato dalla presenza di un ameno stagno e dal carattere maestoso del manto forestale limitrofo, spiegano la vocazione che spinse i primi gerarchi nazisti a recarsi in questo luogo e a trasformarlo nel sito per antonomasia ove le élite delle SS ricevevano il loro “battesimo sacro” per assurgere ai gradi più alti delle loro gerarchie. Wewelsburg e Externsteine si legano indissolubilmente entro quel progetto, prevalentemente himmleriano, di creare oltre ad una nuova “razzia ariana” anche una nuova religione globale4.



    A tale riguardo riteniamo importante raccontare una nostra esperienza personale, vissuta proprio durante la nostra spedizione estiva, sintomatica di un percorso che solo cinquant’anni fa centinaia di persone sperimentarono nel cammino iniziatico di Externsteine. Abbiamo voluto ripercorrere e sperimentare in prima persona una delle tappe che vedevano coinvolti i giovani ufficiali delle SS durante il loro rito di iniziazione. Ci siamo quindi distesi in quell’incavo di arenaria conosciuto con il nome di “sepolcro” cercando di comprendere quali elementi potessero essere stimolati nell’iniziando. Siamo rimasti davvero sconcertati nel percepire subito un cambiamento, quasi un distacco dalla realtà circostante, originato dalla perfetta “copertura” che questo incavo produce sul soggetto. Ogni suono esterno viene attutito mentre il flebile suono dell’inspirazione e dell’espirazione sembrano predominare su ogni altro. Una situazione del genere favorisce sicuramente stati meditativo-contemplativi profondi, gli stessi che erano richiesti ai giovani ufficiali durante la loro iniziazione. A differenza di noi però questi stessi dovevano rimanere entro il sarcofago per una notte intera cercando di riscoprire e richiamare a sé le antiche forze che avevano reso eroi gli uomini del mito. Una vera e propria morte e rinascita rituale che, accompagnata dalla sacralità del luogo e da rituali pagani mutuati dal nazismo, trasformavano il tutto in un vero e proprio rituale religioso.

    La voce della memoria

    Giorgio Galli autore del primo testo italiano sul nazismo esoterico5, in una recente intervista rilasciata alla rivista cattolica 30 Giorni6, chiarisce ampiamente quel retroterra culturale e storico che condusse queste concezioni ad assurgere un ruolo predominante nella cultura tedesca successiva al 1918. gInnanzitutto una concezione secondo cui la storia che conosciamo è solo una parte della storia dell’umanità. Solo alcune élites di iniziati conoscono “tutta” la storia. La storia antichissima di civiltà pure e incorrotte. Questo sapere e queste conoscenze, a cui è possibile attingere con pratiche e riti occultistici, trasmettono un particolare potere agli iniziati i quali devono svolgere anche un ruolo politico per gestire il futuro di una umanità decaduta cui occorre restituire le doti e le caratteristiche andate perdute nel tempo. I componenti di queste società si ritengono, insomma, depositari di un’antica sapienza primordiale che si manifesta spesso in riti particolari. Un fatto interessante è che alcuni adepti di gruppi esoterici si trovano a ricoprire ruoli anche nei servizi segreti dei propri Paesi. Un personaggio chiave in tal senso è il tedesco Theodor Reuss, della società occultistica Ordo Templi Orientis, maestro dell’inglese Aleister Crowley. Crowley, anch’egli maestro d’occultismo e al contempo agente dei servizi segreti inglesi, alla fine dell’Ottocento aderisce alla celebre Golden Dawn – una derivazione, come s’è detto, della Società rosacrociana – e poi fonda una sezione inglese dell’Ordo Templi Orientis . La Golden Dawn è a sua volta collegata con associazioni tedesche connesse alla dottrina segreta della russa madame Elena Blavatsky – fondatrice a New York, nel 1875, della Società teosofica – e all’antroposofia di Rudolph Steiner ”7.

    La preoccupazione e la testimonianza riguardo la possibile ascesa del nazismo non solo come entità politica ma anche come nuova religione ci vengono confermate da due importanti figure del tempo che contrastarono e identificarono fin da subito la matrice ideologico-religiosa alla base di questo partito. Anche in questo caso ci si sofferma raramente su alcuni emblematici momenti che videro coinvolte le gerarchie cattoliche nella condanna del Reich, si sente forse più spesso parlare di possibili connivenze di alcuni suoi alti membri rispetto al vero lavoro di prevenzione e condanna operato dalla Chiesa Cattolica. August von Galen, vescovo di Münster durante il periodo nazista, e lo stesso Pio XI mostrarono le loro profonde preoccupazioni verso le nuove ideologie del Reich attraverso la pubblicazione, nel 1937, dell’enciclica Mit Brennender Sorge8. Pio XI parlò per questo movimento anche direttamente di neopaganesimo quando sovente si riferì alle matrici ideologiche soggiacenti al nazismo. La Chiesa di Roma condannò infatti profondamente l’operato e le principali figure del Reich, pur mantenendo un profilo medio nella sua gestione pubblica e politica della res operò clandestinamente per cercare di minare alla base ideali che oltre a possedere una matrice fortemente distruttiva avrebbero potuto contrastare il credo cattolico se fossero riusciti ad assurgere alle vette della millenarità.

    Lo stesso Galli affermerà “In realtà si può parlare di qualcosa di più del neopaganesimo. Tutte le cerimonie nazionalsocialiste ricalcano un modello religioso: le luci, il Führer che appare come una magica agnizione. Hanno tutte un carattere di liturgia magica”9.

    I figli di Odino

    Diventa ora necessario osservare come affianco delle grandi società esoteriche, alcune delle quali ancora oggi conosciute ed esistenti, presenti in Germania prima della salita al potere da parte di Hitler fossero altresì presenti una vasta ed eterogenea quantità di comunità, unioni, società e associazioni di matrice neopagana o neogermanica passate perlopiù sotto il silenzio della storia e note solamente a pochi studiosi di queste tematiche che ne abbiano indagato i recessi. Buona parte di queste istituzioni erano “private” o “riservate” per differenti motivazioni, prima tra tutte la necessità di una non esposizione di alcuni dei suoi membri (che in non rare occasioni appartenevano all’élite culturale o politica del momento) o perché composte da uomini provenienti dai Freikorps e dalle Einwohnerwehre, ovvero i gruppi di milizia popolare che si erano formati subito dopo il primo dopoguerra. Molti di questi gruppi organizzavano incontri clandestini e non erano rari i casi in cui in tali incontri venivano officiate vere e proprie ritualità pagane. Alcune di queste società pubblicavano delle vere e proprie riviste, si veda Runen dell’Ordine dei Germani, ma in generale si richiamavano ad una tradizione culturale e religiosa antica che aveva cercato di preservare e continuare a vivere nell’ambito del non recente fenomeno del neopaganisimo tedesco10.
    Studiosi come René Freund affermano11 che sarebbero esistite oltre “cento società” di questo tipo tra cui le principali furono:

    Armanenschaft (Gli Armani)

    Bund fur personliche Religion (Lega per la Religione Personale)

    Deutschbund (Lega Tedesca)

    Deutsche Erneuerungsgemeinde (Comunità Tedesca di Rinnovamento)

    Deutschglaubige Bewengung (Movimento dei Credenti Tedeschi)

    Deutscher Monistenbund (Lega Tedesca dei Monisti)

    Freie Gemeinde vom deutschen Leben (Libera Comunità di Vita Tedesca)

    Germanenbund (Lega dei Germani)

    Germanenorden (Ordine dei Germani)

    Jungborn (Fonte di Giovinezza)

    Jungdeutscher Orden (Ordine dei Giovani Tedeschi)

    Lichtfreunde (Amici della Luce)

    Lumen-Klub (Club dei Lumi)

    Neutempler (Nuovi Templari)

    Thule Gesellschaft (Società Thule)

    Wodan- Gesellschaft (Società di Odino)

    Con l’avvento del nazismo molte di queste entità, compresa la stessa Massoneria, vennero smantellate e disperse per fare posto a nuove strutture di fede interamente naziste tra cui si annoverano la Thule Gesellschaft, La Fratellanza del Serpente e l’Ordine del Sole Nero.

    Queste furono solo alcune, ma in realtà le principali, tra le Società iniziatiche che si svilupparono sotto il nazismo. In alcune di esse possiamo trovare iscritti anche quegli stessi gerarchi “apportatori” o “fautori” di una nuova cultura e di una nuova religiosità germanica. Non si dimentichi come Alfred Rosenberg, il filosofo del Reich, nutrisse una vera e propria ossessione per il mistero del continente di Atlantide nonché per la mistica medievale; Rudolph Hess, designato in qualità di successore di Hitler, era stato uno studioso di occultismo e di chiaroveggenza mentre un Heinrich Himmler, capo delle SS e numero tre nella gerarchia nazista, era stato ossessionato dall’idea di fondare un nuovo ordine iniziatico di stampo germanico. Sullo stesso Hitler tutto e il suo contrario è stato detto e scritto ma nessuno può togliergli l’epiteto che forse comprende meglio il ruolo e il valore enigmatico che la sua guida e le sue idee sul Reich millenario produssero, portando altresì a considerarlo il “Mago Nero” del Reich e del XX secolo. Come sottolinea Emil Julius Gumbel nel suo “Cospiratori, storia e sociologia delle società segrete nazionaliste tedesche”12, stampato la priva volta nel lontano 1924, molti di questi gruppi neopagani si attribuirono una “… veste mistica, che si manifestava soprattutto attraverso la loro lingua segreta”. Karl Jaspers ci ricorda13 invece come “…l’identificazione di Dio e della Razza pura erano l’assioma principale degli adepti ariani. E per quanto in generale ci si interessasse ancora alle grandi religioni straniere, le si indicò come fenomeni degenerati oppure le si adattò al vero arianesimo”.

    Le antiche leggende, i miti, le favole, le saghe nordiche e i culti antichi riemersero a nuova vita in questo enorme processo ricostruttivo di una identità e di una cultura tedesca. Si cercò di colpire il monoteismo cristiano con le armi più antiche, gli eroi e le gesta delle saghe mitologiche pagane furono decristianizzati per riprenderli nella loro antica valenza e nelle loro antica cultura.

    Nel processo di arianizazione si cercò addirittura di trasformare il Cristo semita in un “Gesù ariano”, così nel 1901 la rivista pangermanista Heimdall pubblicò una serie dia rticoli in cui si esaltava la figura di Cristo-ariano, figlio di un funzionario germanico e depositario del “sangue puro”. Concetti palesemente e grossolanamente distorti nonché piegati alle volontà ideologiche-religiose del nazismo.

    Conveniamo con Freund nel constatare come il nazismo possa essere sì compreso all’interno di questi movimenti per la sua visione del mondo, ma anche di come anche se ne fosse ben presto distaccato e mutuato per perseguire finalità politiche e non solo più para-religiose e culturali. Si procedette in maniera sistematica includendo da una parte personaggi come Von List, Sebbotendorf e Haushofer entro le nuove gerarchie del Reich, riprendendo le loro dottrine, la loro mistica e la loro nuova visione del mondo, ma allo stesso tempo perseguendo finalità più materiali e facendo emergere questo lato oscuro del Partito solo subdolamente o se vogliamo solo a posteriori quando i primi studiosi sul tema, Pawels e Bergier, ne studiarono e ne identificarono le matrici. Un doppio binario culturale-esoterico e ideologico-politico che avrebbe permesso, tanto per l’habitus mentale vissuto in quel momento dal popolo tedesco quanto per un rinnovato interesse per l’antico germanismo, l’ascesa di un partito ai vertici dello stato tedesco. Il popolo vide in Hitler e nel suo entourage quei capi in grado di ridare forza e onore alla devastata nazione tedesca, Hitler vide altresì nel suo popolo e nelle idee degli uomini che gli furono affianco gli strumenti necessari per imporre una nuova dottrina ed un nuovo impero che avrebbero successivamente dovuto possedere una portata globale. La storia è stata diversa e solo a distanza di cinquant’anni riusciamo a comprendere pienamente i diversi ed alterni elementi che si connaturarono alla base delle ideologie naziste.

    La degna conclusione di quanto sopra esposto pensiamo possa risiedere nella rispota che Giorgio Galli diede durante una sua recente intervista. Di fronte alla domanda su come fosse stato possibile che da esperienze esoteriche si fosse riusciti a raggiungere un potere così grande come quello che ebbero Hitler e i suoi “adepti” in Germania, il noto politologo risponde “Io ho sempre cercato di evitare di privilegiare esclusivamente la chiave interpretativa dell’esoterismo per spiegare certi fatti. È sicuramente, come ho già detto, un aspetto importante e trascurato. Ma Hitler raggiunge il consenso per ragioni che la storiografia ha già abbondantemente studiato e che io non metto in discussione: l’umiliazione tedesca dopo la Prima guerra mondiale, le frustrazioni derivanti dalla sconfitta e dal Trattato di Versailles, la crisi economica del ’29 che produce 6 milioni di disoccupati, la politica di Weimar che non riesce ad esprimere una risposta efficace a questi problemi. Queste sono le ragioni principali che permettono a Hitler di prendere il potere. Hitler riesce a fronteggiare la disoccupazione anche prima del riarmo, con i grandi lavori pubblici, accettando i consigli del finanziere e politico Hjalmar Schacht, che è un keynesiano. D’altronde Hitler nel Mein Kampf presenta un progetto politico che ha degli aspetti normali, come, appunto, la lotta alla disoccupazione”.

    Il nostro viaggio ci ha riservato numerose scoperte che riproporremo nel corso dei prossimi mesi, al momento però stiamo cercando di riportare alla luce altri lati meno noti della storia nazista in cui i movimenti esoterici e para-religiosi sembrano assumere valori spesso neanche considerati dalla storiografia ufficiale. Attraverso un viaggio nel nostro passato e nelle sue più oscure pieghe emergeranno nei prossimi anni nuovi scenari che probabilmente permetteranno di comprendere definitivamente la matrice esoterica sottostante all’ascesa del nazismo.

    Note

    1Rudolf Von Sebottendorff, Prima che Hitler venisse, Edizione Arktos, Torino, 1987.
    2Haushofer, Karl , Geopolitik des Pazifischen Ozeans : Studien ؆ber die Wechselbeziehungen zwischen Geographie und Geschichte (1924/1938) [Kurt Vowinckel Verlag; Heidelberg/Berlin.
    3Il ben noto Lebensraum, il concetto fu fatto proprio da Hitler che lo impiegò per legittimare la politica espansionistica e bellicista che avrebbe consentito alla Germania di conseguire l’ampliamento dello spazio vitale, fino a un dominio tedesco su tutto il continente europeo.
    4G. L. Mosse, The Mystical Origins of National Socialism, in Journal of the History of Ideas , Vol. 22, No. 1 (Jan. – Mar., 1961), pp. 81-96.
    5Giorgio Galli, Hitler e il Nazismo Margico, BUR, Milano, 2005.
    6La grande Germania, un sogno esoterico, articolo di Paolo Mattei, apparso sulla rivista 30 Giorni, Ottobre 2004. – www.30giorni.it
    7Vd. articolo di Paolo Mattei.
    8 Enciclica «MIT BRENNENDER SORGE», «CON VIVA ANSIA», LETTERA ENCICLICA AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI PRIMATI ARCIVESCOVI VESCOVI E AGLI ALTRI ORDINARI AVENTI CON L’APOSTOLICA SEDE PACE E COMUNIONE «Sulla situazione della Chiesa nel Reich germanico». PIO XI, 14 Marzo 1937.
    9vd. Hitler e il Nazismo Margico, BUR.
    10Gugenberger Eduard, Schweidlenka Roman, Mutter Erde, Magie und Politik. Zwischen Faschismus un neuer Gesellschaft, Verlag fur Gesellschaftskritik, Wien, 1987.
    11René Freund, La magia e la svastica, Lindau, Torino, 2006.
    12Emil Julius Gumbel, Verschworer. Zur Geschichte un Soziologie der deutschen nationalistichen Geheimbunde 1918-1924, Fischer, Frankfurt am M., 1984.
    13 Karl Jaspers, Ragione e antiragione nel nostro tempo, SE, Milano, 1999.








    Wewelsburg e le società iniziatiche tedesche | Enrico Baccarini | ENIGMA
    "Sarebbe anche simpatico, se non fosse nazista!" (Malandrina) :gluglu:


    "Al di là dell'approvazione o disapprovazione altrui!" :gluglu:

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    Il castello di Wewelsburg: un po’ di storia
    1 gennaio 2000 (22:25) | Autore: Pierluigi Tombetti

    Wewelsburg è essenzialmente una fortezza dalla pianta a forma di freccia, orientata verso nord, un’anomalia architettonica che non ha uguali in Germania. Una forma così curiosa ed insolita merita una spiegazione che tuttavia non ha nulla di misterioso: secondo le testimonianze degli storici locali, la natura stessa delle rocce sulla cima della collina invitava ad una costruzione difensiva: sembra che esistesse una grande pietra circolare che fu scelta come base per una delle torri e che finì per essere inglobata nella struttura; la pianta a freccia era dunque dovuta semplicemente alla natura architettonica della base rocciosa. I documenti cartografici che esaminai al castello mi confermarono questa versione dei fatti.

    Nel IX e X sec. della nostra era, le invasioni degli unni avevano spinto i germani a costruire sulla collina di Wewelsburg un edificio per la protezione dei locali, cosa confermata dal testo di un cronista sassone del XII sec. riportato nella Storia di Wewelsburg di Wilhelm Segin (1).

    Lo stesso cronista ci racconta che nel 1124 il conte Friederich von Arnsberg aveva costretto la popolazione a cominciare la costruzione del castello angariandola in ogni modo. Alla morte del conte, l’anno successivo, i poveri abitanti dei villaggi che avevano partecipato alla costruzione si ribellarono e distrussero il castello.

    I nobili locali, creati cavalieri ma senza alcun ritegno morale, continuarono ad approfittarsi della popolazione, compiendo veri e propri crimini e provocando forti risentimenti verso la nobiltà e il clero; esistevano infatti i Fuerstbischof, o principi–vescovi, che prendevano piuttosto sottogamba la loro attività pastorale, preferendo le cacce e il lusso alla cura delle anime.

    I principi si guadagnavano la lealtà dei cavalieri affidando loro una parte delle terre da amministrare e concedendo ampia discrezionalità sul modo in cui farlo.

    Le angherie e le sofferenze che questi ultimi causavano alle popolazioni contadine alimentarono un crescente odio verso i nobili e il vescovado: addirittura una frase incisa sul muro dell’entrata del castello invitava le popolazioni che durante la guerra dei trent’anni cercavano un riparo alle violente dispute territoriali ad andarsene: Viele mochten gern hinein; aber das schaften sie nicht! (Molti vorrebbero entrare volentieri ma non ce la fanno!).

    I secoli XVI e XVII portarono guerre e morte nella zona di Bueren, il distretto geografico di Wewelsburg, causate principalmente dal dissenso religioso e nel corso dei due secoli successivi il castello fu a più riprese attaccato e ricostruito con varie migliorie che riguardavano in special modo l’accrescimento dello spessore delle mura difensive.

    Fu solo tra il 1604 e il 1607 che Wewelsburg acquisì la forma attuale voluta dai Fuerstbischof della famiglia Fuestenberg che lo trattennero come patrimonio familiare fino al 1802, anno in cui divenne di proprietà dello Stato prussiano; tuttavia il vescovado aveva già da tempo perso interesse a questa che era considerata una dimora secondaria per il clero e tennero un semplice amministratore fiduciario come custode.

    In effetti il castello era in rovina, poiché un funzionario prussiano che visitò ed esaminò Wewelsburg nel 1802 lo ritenne in pessime condizioni, inadatto nemmeno alla mansione di carcere militare; la natura stava prendendo il sopravvento e il castello non era considerato degno di manutenzione dal vescovado. Nel 1815 un fulmine diede il colpo di grazia distruggendo il soffitto di una delle torri che crollò e il disastroso incendio che seguì intaccò profondamente la struttura al punto che rimasero in piedi solamente i muri esterni; di conseguenza il distretto di Bueren–Brenken decise di adattare il castello ai propri bisogni culturali e ne destinò una parte ad ostello per la gioventù, che esiste ancora oggi. Alla morte dell’ultimo amministratore, avvenuta nel 1821, Wewelsburg subì la stessa sorte del Colosseo: i locali lo depredarono di pietre e suppellettili finché nel 1832 lo Stato prussiano decise di offrire parte del castello come residenza per il sacerdote locale e si iniziarono i lavori di ristrutturazione nell’ala sud. Nel 1925 le autorità locali decisero di trasformare la parte rimanente del castello in un museo etnologico, il quale pure esiste al giorno d’oggi e occupa gran parte del volume abitativo totale; si possono ammirare oggetti, manufatti e anche reperti archeologici che testimoniano usi e costumi locali nel corso dei secoli, oltre a diorami e ambientazioni che illustrano flora e fauna dei dintorni. Furono inseriti nel progetto anche un ristorante, una sala per banchetti e varie stanze da utilizzare per occasioni speciali e festeggiamenti, tutti ricavati nelle sale del castello. Si decise in seguito di intervenire con lavori di ristrutturazione, poiché la Torre Nord era pericolante. Il sacerdote successivo completò i lavori e arriviamo così alla sua morte, avvenuta nel 1934, anno in cui Himmler acquistò il castello e Wewelsburg divenne il centro del culto segreto dell’Ordine Nero.

    La forma a freccia aveva colpito profondamente l’immaginazione del Reichsfuehrer che ne vide la rappresentazione reale di un simbolo: il castello era orientato a nord, a differenza di tutte le costruzioni dell’antichità e moderne che seguono l’orientamento est–ovest. Il vettore nord richiamò immediatamente alla mente di Himmler la terra di Thule, l’Iperborea ariana, il Polo Nord, l’antica patria in cui la maggioranza delle tradizioni germaniche posizionano l’Eden ariano, e cioè il luogo in cui, nella notte dei tempi, una stirpe di uomini–dèi ariani vivevano in perfetta armonia con le forze della natura, essendone essi stessi una manifestazione, dotati di poteri divini.

    Himmler decise che quando il III Reich avrebbe definitivamente governato sulla terra, quello sarebbe diventato il centro del mondo; il museo, il ristorante e l’ostello lasciarono così il posto all’accademia della Sezione Ahnenerbe (2), che da allora in poi ebbe una sede permanente a Wewelsburg.

    Gli scavi archeologici compiuti dagli scienziati della Ahnenerbe nei dintorni del maniero rivelarono una certa quantità di scheletri, che vennero conservati nella Kammergrab, per essere studiati dagli archeologi (3).

    Per assicurarsi la manodopera necessaria, Himmler decise di far costruire nelle vicinanze un piccolo campo di lavoro, che dal 1941 si chiamò Campo di Concentramento di Niederhagen (Konzentrationslager Niederhagen o KZ Niederhagen); in questo campo di lavoro forzato si applicò il concetto Vernichtung durch Arbeit, cioè sterminio attraverso il lavoro. La storica del castello ci ha informato che questo era uno dei campi in cui le condizioni di vita erano più dure in assoluto, dove torture e atrocità segnarono la fine di 1285 persone nel tempo in cui si portavano avanti i lavori di ristrutturazione e di ricostruzione; poche forse rispetto ad altri campi di sterminio ben più famosi, ma ci è stato ribadito più volte che si trattava di vero e proprio calvario, un inferno in cui migliaia di persone venivano continuamente picchiate e torturate con una crudeltà senza limiti.

    Per quanto concerneva il progetto, Himmler si serviva del suo architetto personale Bartels (che soprintendeva ogni attività costruttiva in qualità di capo-architetto) e di Karl Maria Wiligut: in base ai loro consigli, ma soprattutto seguendo la via spirituale consigliatagli dal prete–mago Wiligut, Himmler stravolse la struttura interna del castello, mantenendone però la pianta a punta di lancia: tra il 1939 e il 1944 venne abbassata la Torre nord di 4,8 m e se ne ricavò all’interno quella che oggi conosciamo come “La Cripta”, il Sancta Sanctorum delle SS, battezzato da Himmler il Walhalla.

    Bartels presentò i piani costruttivi nel 1939 e senza attendere le concessioni edilizie del caso, cominciò i lavori di scavo per la cripta; inizialmente invece dei dodici piedistalli erano presenti dodici nicchie che furono murate e sostituite con le colonnine–sedile che si vedono oggi. Si provvide inoltre a creare un soffitto a cupola con stuccature a forma di swastika al centro e si realizzarono i fori da cui si origina ancora oggi la misteriosa forza eco che fa rabbrividire chi prova a parlare al centro della sala; si chiusero le precedenti finestre in stile gotico sostituendole con quelle attuali, studiate appositamente per convogliare la luce al centro della sala.

    I lavori proseguirono con la creazione della Gruppenfuehrersaal, (sala dei capi supremi SS) al piano terra che si apre sul cortile interno; furono erette le 12 colonne sia in questa sala che nella cripta e si progettò un’altra sala al di sopra della Gruppenfuehrersaal, con un grandioso soffitto a cupola, progetti che non vennero mai realizzati.

    Dal 1941 al 1945 si cominciò a pensare ad un progetto più grande con lo scopo di estendere l’area del castello fino ad inglobare il villaggio vicino; le case dei contadini sarebbero state spostate per far posto ad un enorme complesso di edifici di forma circolare che avrebbe circondato la struttura centrale.

    La cripta sarebbe divenuto il centro geografico del sistema, una evidente simbologia che ci riporta al significato di omphalos, l’ombelico del mondo. Questo sarebbe stato l’ombelico che avrebbe legato il mondo cultuale delle SS con il suo Volk.

    A seguito dell’avanzata degli alleati, il 31 marzo 1945 Himmler diede ordine di far saltare il castello ma nella fretta si riuscì solamente a danneggiare le strutture esterne con un incendio che causò pochi danni, a parte il soffitto di travi in legno che bruciò completamente.

    Il signor B., un simpatico personaggio di Bueren (4), proprietario della locanda in cui alloggiavo, mi fece da guida nei dintorni del castello e mi raccontò che quando era piccolo assistette alla deflagrazione del 1945; egli ricordava che tutti gli abitanti corsero al castello per prendere la cassaforte che però fu requisita dagli alleati. Tutto ciò che trovarono fu un lago di vino rosso in cui galleggiavano oggetti di ogni tipo e pezzi di legno. La Cantina era stata distrutta.

    Lo stesso personaggio mi confidò inoltre che molti degli abitanti di Bueren non avevano idea di chi fossero i loro genitori, in quanto in zona esisteva un Lebensborn, una delle famigerate cliniche specializzate in cui le giovani ariane venivano convinte ad accoppiarsi con SS di purissimo sangue germanico, generando perfetti esemplari ariani. Ma i locali non desiderano parlare di queste cose, si sentono imbarazzati e feriti; il sig. B. me lo disse chiaramente. Era uno degli aspetti tragici che circondavano il castello e contribuivano alla sua sinistra fama.

    Quando si parla del lato oscuro del nazismo e in particolare del castello di Wewelsburg, è necessario riconoscere che molti autori, di solito narratori o ricercatori un poco avventati, si sono sbizzarriti nel tentativo di dimostrare sbrigativamente un legame del Nazismo con l’occulto, legame che certamente esiste, e molti di questi hanno citato fonti non confermate, hanno fatto affermazioni non corrette di cui solo loro possono portare il peso ed infine si sono appropriati di informazioni adattandole o esagerandole a seconda del testo che stavano scrivendo; il risultato è stato che il lato spirituale del Nazismo è stato sempre catalogato come una bufala o quantomeno una storiella utile per vendere qualche copia in più; in questo caso, vale l’assioma che solo un esame diretto, una ricerca sul campo può tagliare la testa al toro e fornire le informazioni più corrette e veritiere.

    Un esempio per tutti tra i più famosi: si favoleggia in una corrente di letteratura post – bellica che spesso sconfina nella fantascienza, che i dodici Gruppenfuehrer e Himmler stesso prendessero le loro decisioni strategiche in relazione agli eventi bellici nella Gruppenfuehrersaal, mentre il fumo di un vaticinio occulto, saliva come un olocausto attraverso i fori del pavimento (5).

    Ora, è necessario considerare che ogni decisione bellica non veniva presa da Himmler, tantomeno dai suoi dodici cavalieri, ma era una prerogativa speciale del Fuehrer, Hitler stesso, che si lasciava andare a indecenti scoppi di ira incontrollata quando il suo parere si scontrava con quello ben più esperto dei suoi generali. Himmler non avrebbe mai potuto gestire personalmente le sorti di una guerra che era rigorosamente controllata da Hitler. In secondo luogo il pavimento della Gruppenfuehrersaal non presenta alcun foro, non è oggi e non era allora in comunicazione con la cripta sottostante (6).

    Questo significa che nessun fumo di sacrificio poteva elevarsi alla sala superiore. Si potrebbe forse interpretare come un fumo simbolico, ma sono pure congetture.

    La dr.ssa John-Stucke mi confermò, piante costruttive alla mano (7), che non esisteva alcuna possibilità di un passaggio di aria tra la cupola della cripta, di cemento e il pavimento della sala superiore. I quattro fori della swastika sul soffitto della cripta si estendevano per soli 40 centimetri nel calcestruzzo e servivano al solo scopo di generare l’effetto eco al centro della sala. Non comunicavano con nessun altra stanza. C’erano, è vero, dei fori sopra le finestre, ma essi portavano esclusivamente a un piccolo piano tra le due sale e sembra che servissero per l’impianto elettrico; comunque non collegavano le due sale.

    Si tratta di un semplice esempio, è vero, ma basta per far capire come sia spesso necessaria una ricerca diretta presso archivi e siti storici per evidenziare clamorosi errori o veri e propri falsi in cui sono incorsi molti autori.

    Proprio per questo, nel maggio del 2002 venni contattato da Patrizia Bertolotti, direttore responsabile di Hera, una interessante rivista italiana che si occupa di civiltà scomparse, storia e archeologia: incontrai lo staff di Hera in maggio e prendemmo accordi per uno speciale monografico sui misteri del nazismo che fu l’anticamera di questa ricerca.

    Durante il primo sopralluogo che feci per conto della rivista, nel giugno del 2002, mi capitò di considerare un aspetto del design di Wewelsburg che mi aveva disturbato più volte, dapprima come una semplice sensazione indefinita che non riuscivo a focalizzare e solo in seguito come un pensiero preciso, quando la dr.ssa Kirsten John-Stucke, la storica responsabile degli archivi, mi fece notare la somiglianza del progetto finale di Wewelsburg con la cosiddetta Lancia di Longino: l’intero castello era orientato come un vettore, e cioè una freccia, simboleggiata dalla Lancia di Longino, in maniera ambivalente non solo verso nord, e quindi verso un punto esterno, ma anche verso il centro di sé stesso, cioè il punto esatto geografico al centro della grandiosa costruzione che avrebbe dovuto circondare il castello, corrispondente alla torre nord e alla cripta sotterranea.

    Questo punto era l’estremità della Lancia o, se vogliamo, del vettore orientato come una bussola magnetica verso nord. In pratica, un anello di edifici aveva come suo punto focale equidistante dalla circonferenza esterna, il Walhalla, la cripta della torre nord, e non si trattava certamente di un caso ma di una scelta simbolica precisa: questo doveva diventare l’omphalos, il centro spirituale del mondo nazionalsocialista.

    L’aspetto esterno–interno rivelava quindi una doppia valenza simbolica: la tensione verso una patria lontana nel tempo e nello spazio (l’antica Thule, situata nelle leggende nordiche nella zona polare) e la necessità di ripiegarsi nel proprio sé alla ricerca di una comunicazione diretta con il proprio universo, che scaturisce dalla weltanschauung nazionalsocialista, ovvero la necessità spirituale di un qualche tipo di meditazione o di culto mistico.

    Himmler decise che dal 1939 in avanti i Gruppenfuehrer SS dovessero riunirsi una volta l’anno (forse anche più volte) a Wewelsburg per un adunanza speciale chiamata conferenza di primavera; l’unica cosa certa di questi incontri erano le diete speciali indette per i suoi dodici cavalieri e vertevano su argomenti relativi all’ariosofia e sui primordi della civiltà germanica, con collegamenti alla nuova realtà nazionalsocialista che stava rigenerando il passato delle tribù teutoniche su un tessuto moderno, mantenendone gli aspetti spirituali.

    Abbiamo notizie certe solo sulla conferenza di primavera del 1941, ma il fatto che rimangano solo pochi documenti non implica che non ne fossero tenute altre, anzi, l’accademia Ahnenerbe era un centro di studi in costante, febbrile attività qui sostavano docenti e studiosi di varie discipline per accertare le possibilità spirituali e genetiche della razza aria purificata, ed è logico supporre che vi fosse un’attività di ricerca estremamente avanzata, con aggiornamenti, seminari e conferenze a cadenza regolare.

    Tuttavia dobbiamo tenere presente che il castello era stato ideato principalmente come centro cultuale e quindi vi si svolgevano anche funzioni che rientravano certamente in una sfera più spirituale, o per meglio dire, pseudo–religiosa. Non dimentichiamo che a Wewelsburg, durante i matrimoni delle SS più elevate in grado, non vi era un prete che officiava ma, come abbiamo già visto, il consigliere spirituale di Himmler, Karl Maria Wiligut, che si presentava sulla scena con un pastorale adorno di un fiocco azzurro su cui erano incise le rune beneauguranti: una evidente forma di sostituzione della religione tradizionale con il neopaganesimo wotanico che permeava profondamente il Nazismo. Questa e altre cerimonie erano celebrate da Weisthor e regolavano l’attività degli scienziati e dei militari che sostavano a Wewelsburg: chi lavorava a Wewelsburg faceva parte di un Ordo, un ordine religioso di monaci combattenti, la cui élite riteneva l’aspetto spirituale segreto del nazionalsocialismo il vero fulcro intorno a cui si muoveva ogni altra attività.

    Nella progettazione del castello, Himmler operò anche una precisa scelta stilistica; infatti in un’architettura romanica e classica troviamo inserti peculiari dell’architettura sacra: dodici colonne, dodici segni runici Sieg sulla ruota solare disegnata in marmo ad intarsio sul pavimento della Gruppenfuehrersaal, dodici sedili a colonnina nella cripta.

    Pierluigi Tombetti

    Brano tratto dal capitolo 11 del libro I grandi misteri del nazismo, Ed. Sugarco, Milano 2005.
    http://www.ibs.it/code/9788871984957...steri-del.html

    NOTE

    1. Segin, Wilhelm, Geschichte der Wewelsburg, Bueren, 1925. Il testo latino cita: “[...] castrum guoddam Wifilisburch, tempore Hunnorum constructum, sed vetustate temporis postea neglectum“.
    2. Nel 1950 fu riaperto il museo e riaprì i battenti anche l’ostello.
    3. Russell Stuart, Heinrich Himmlers Burg; das weltanschauliche zentrum der SS, RVG Verlags- und Vertriebs GmbH, Landshut, 1989, p. 43.
    4. Bueren-Brenken è il paese a poca distanza da Wewelsburg in cui chi si reca a visitare il castello può trovare alloggio.
    5. Lo stesso rituale magico è descritto anche in Pauwels, Louis e Bergier, Jacques, Le matin des magiciens, Librairie Gallimard, 1960; tr. it. di Pietro Lazzaro Il mattino dei maghi, Mondadori, Milano 1963, pp. 369, 370. Il rituale è descritto anche da Stuart Russell, in un intervista a Marco Dolcetta, Il Nazismo Esoterico, Hobby & Work, Milano, 1994, N° 2, p. 6; può darsi che Russell abbia tratto questa informazione da Pauwels e Bergier. Trattandosi però di un testo piuttosto particolare, che identifica l’origine della corrente contemporanea nazi/occultistica/fantascientifica, che spesso non dice dove ha tratto certe affermazioni e che a volte dà per vere cose che non sono probabilmente mai accadute, non mi sono sentito di avallare una tale idea. La riporto comunque per completezza.
    6. Le fotografie d’epoca del castello visionabili all’archivio centrale, sede del museo e dell’esposizione permanente sul campo di concentramento di Wewelsburg, ci mostrano la Gruppenfuehrersaal esattamente com’è oggi: non vi erano fori che collegassero il soffitto della cripta con il pavimento della sala superiore. Il tentativo di far saltare il castello nel 1945 non provocò danni alle sale storiche e non vi furono lavori di ricostruzione sul pavimento della Gruppenfuehrersaal.
    7. Note e progetti furono esaminati grazie al materiale presente nell’archivio: mi fu mostrato anche qualche progetto contenuto nell’ormai introvabile Hueser, Karl, Wewelsburg 1933-1945: Kult und Terrorstaette der SS, St Bonifatius, Paderborn, 1982, il libro ufficiale sulla storia del castello.

    Pierluigi Tombetti
    Il castello di Wewelsburg: un po' di storia | Pierluigi Tombetti
    Ultima modifica di Johann von Leers; 31-01-11 alle 18:51
    Chiunque stia dalla parte di una giusta causa non può essere definito un terrorista.
    Yasser Arafat

    Una religione senza guerra è zoppa.
    Ruhollāh Mosavi Khomeyni

 

 

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