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svicolone
Qualche domanda sullo Stato di diritto
Scritto da Piero Ostellino
sabato 05 febbraio 2011
ConfessioneCorriere della Sera -
Una delle ragazze che andava alle cene di Berlusconi – senza, dice, aver assistito a episodi di bunga bunga – racconta, in un'intervista televisiva, trasmessa in apertura di Porta a Porta, di esser stata buttata giù dal letto, con la figlia presumibilmente piccola, alle sei del mattino da quattro poliziotti che le hanno rovistato l'appartamento in cerca di «prove sul presidente» e le hanno sequestrato i gioielli – solo quelli di valore, nella eventualità fossero regali del presidente: e anche se così fosse? – il computer e il cellulare. Sembra un episodio da Le vite degli altri. Nessuna reazione, però, dai politici presenti da Vespa, né sui media nei giorni successivi. Eppure, la ragazza ha subito una violazione dei suoi diritti individuali. C'è una generale indifferenza sugli «effetti collaterali» dell'inchiesta a carico del capo del governo che inquieta sul futuro della nostra democrazia.
Sarebbe auspicabile, perciò, che almeno la Procura di Milano reagisse, pronunciandosi sulla narrazione della ragazza. Per smentirla, esibendone le prove e possibilmente senza ritorsioni, se avesse mentito, ovvero per confermarla, spiegando, allora, le ragioni del provvedimento e dove incomincia e dove finisce, in questi casi, la discrezionalità del magistrato di fronte all'obbligatorietà dell'azione penale. Non fosse altro per evitare che il solito liberale si chieda se il pubblico ministero che ha firmato la perquisizione abbia agito con la forma mentis del funzionario di uno «Stato di diritto penale», ovvero come un magistrato di uno Stato di diritto senza aggettivi.
Inoltre, se è vero che l'inchiesta sul capo del governo, e le relative intercettazioni, sarebbero partite prima della sua famosa telefonata in Questura per il rilascio di Ruby, cioè prima di qualsiasi notitia criminis, sarebbe anche auspicabile che la Procura dicesse sulla base di che cosa si è aperta. Non fosse altro per evitare che il solito liberale ricordi che aprire un'indagine su qualcuno «per vedere se delinque» si configura come «abuso di potere» tipico dei regimi dittatoriali.Siamo quattro gatti, noi liberali italiani. Parliamo di diritti individuali, di Etica, Politica, Diritto, tenendoli «distinti» secondo la lezione di Benedetto Croce. La maggior parte dei nostri concittadini non capisce neppure di che parliamo. Ma abbiamo ugualmente incominciato a dar fastidio. È sufficiente spuntino un paio di firme – è, accaduto al Corriere – che parlano il nostro linguaggio e subito si alza un fuoco di sbarramento: son berlusconiani. Si teme che la goccia liberale faccia breccia nella pietra del conformismo, del moralismo, del giustizialismo, del dogmatismo, del totalitarismo che ammorbano ancora l'aria a sessantacinque anni dalla caduta del fascismo. Sanno bene che non difendiamo il Cavaliere, ma la «società aperta» di Popper, la «religione della libertà» di Croce e, prima di loro, il liberalismo di Locke, Hume, Kant, Mill. È per questo che ci vorrebbero far tacere. Perché non la smettiamo di sollevare dubbi, di porre domande.
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chissà che ne pensano i nostri guardoni sinistrati che si riempoiono la bocca di etica e diritto ....