NEL MIRINO ANCHE LA CHIESA DI sAN pETRONIO A bOLOGNA
Preparavano attentati al metrò
Ordinanze per cinque magrebini
La cellula nel 2006 era confluita in Al Qaeda. Un tunisino bloccato in Sicilia, altri tre erano già in carcere
MILANO - Nel 2006, quando facevano parte del Gruppo Salafita per la predicazione e il combattimento, erano confluiti in Al Qaeda nel Maghreb Islamico (Aqim). E quindi avevano cominciato a progettare attentati in vari Paesi: in Italia avevano pensato di colpire la metropolitana di Milano e la chiesa di San Petronio a Bologna. Per queste ragioni, cinque magrebini - di cui uno irreperibile e tre già in carcere - sono stati raggiunti oggi da un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura della Repubblica di Milano. Il gruppo, attivo anche in Algeria, Marocco e Siria, era stato individuato nella primavera del 2006, quando sette magrebini erano stati espulsi dall'Italia. I cinque raggiunti da ordinanza di custodia cautelare sono: Houcine Tarkhani, tunisino, l'unico arrestato; Mohamed Ben Hedi M'Sahel, tunisino, già detenuto in Marocco; Amine Ghayour, marocchino, già detenuto nel suo Paese; Laredj Ameur, algerino, già detenuto nel suo Paese; una quinta persona di nazionalità marocchina è irreperibile. Per i cinque l'accusa è di associazione con finalità di terrorismo in Italia e all'estero, di finanziamento del terrorismo internazionale, di reclutamento e addestramento di numerose persone inviate in Iraq ed Afghanistan al fine di compiere attentati contro obiettivi civili e militari.
«PROGETTI VAGHI» - La basilica bolognese di San Petronio conserva l’affresco quattrocentesco di Giovanni da Modena in cui è rappresentata la cacciata di Maometto all’inferno: per questo sarebbe stata nel mirino dei terroristi, insieme con il metrò di Milano. I progetti di attentati non avevano avuto comunque alcun seguito. Il procuratore aggiunto Armando Spataro, che ha coordinato l'operazione, ha sottolineato che i progetti degli attentati in Italia erano «molto vaghi» e, dunque, questo è «un dato da non enfatizzare», di cui si è venuti a conoscenza attraverso le dichiarazioni rese da uno degli indagati all'autorità giudiziaria marocchina.
L'ARRESTO - Il tunisino Houcine Tarkhani è stato bloccato pochi giorni fa in Sicilia. L'uomo, nel 2006, era stato aiutato a fuggire dall'Italia a bordo di un furgone da Sabri Dridi, ritenuto il suo capo, dopo che sui giornali era uscita la notizia della probabile espulsione dall'Italia di alcuni maghrebini sospettati di voler compiere attentati. Tarkhani, all'oscuro del provvedimento emesso dal gip di Milano nei suoi confronti, era da qualche tempo rientrato in Italia, ma i carabinieri del Ros non avevano perso le sue tracce. E' già stato interrogato dal gip e si è proclamato innocente.
OBIETTIVI IN VARI PAESI - Nel mirino della vasta organizzazione transnazionale c'erano, secondo i Ros, oltre all'Italia, anche la Francia, la Spagna e la Danimarca. La minaccia individuata all'epoca dalle indagini dei Carabinieri era stata ritenuta così concreta ed imminente da suggerire un provvedimento immediato di espulsione di alcuni fiancheggiatori da parte del Ministro dell'Interno. Il generale Giampaolo Ganzer, comandante dei carabinieri del Ros, spiega l'intervento di oggi ha riguardato «una cellula che era parte di una più ampia rete transnazionale considerata particolarmente mobile e pericolosa dall'autorità di Milano che ha disposto le ordinanze di custodia cautelare, proprio per la sua concreta progettualità che era orientata sia ad azioni terroristiche verso i teatri di conflitto, Iraq e Afghanistan, sia ad attentati in direzione dell'Italia e di altri Paesi europei». Il comandante del Ros precisa poi che la cellula sgominata stava progettando «attentati contro una chiesa di Bologna e la metropolitana di Milano, peraltro obiettivi che già erano compresi in precedenti indagini condotte dall'autorità milanese e dai carabinieri».
RECLUTAMENTO E ADDESTRAMENTO - «Ancora una volta - dice Ganzer - il sistema combinato investigativo-giudiziario di prevenzione e repressione ha funzionato». E ciò «fin dal momento in cui, in seguito ad inequivocabili elementi raccolti, venne disposta a suo tempo l'espulsione immediata di alcuni soggetti che stavano progettando attentati in vari Paesi, tra cui l'Italia». Da allora, spiega il generale, «le indagini sono proseguite, in Italia e all'estero, documentando l'attività di questo gruppo, attivo anche nel reclutamento e nell'addestramento di soggetti da inviare in Iraq e in Afghanistan» per compiere attentati. Uno dei presunti terroristi, rileva il comandante del Ros, è stato seguito fino in Marocco, dove è stato arrestato dalle forze di polizia locali alle quali avrebbe confessato di stare progettando un attentato contro l'ambasciata Usa a Rabat. Si tratta comunque, conclude Ganzer, di un «circuito di jihadismo itinerante assolutamente pericoloso»: gli elementi raccolti dai carabinieri hanno evidenziato «concrete progettualità e una concreta minaccia».
LA SENTENZA FORLEO - «Le nostre forze di polizia e i processi che hanno portato a numerose condanne in questi anni bastano per tenere sotto controllo il fenomeno del terrorismo nel nostro Paese», ha dichiarato Spataro. Il magistrato ha poi citato la sentenza pronunciata dal giudice Clementina Forleo di assoluzione nei confronti di alcuni imputati per terrorismo, sulla base della distinzione che suscitò molte polemiche tra «guerriglieri» e «terroristi». «Quella era una sentenza sbagliata - dice oggi Spataro - ed è stato dimostrato che il nostro sistema fisiologicamente funziona perchè quel verdetto fu poi annullato dalla Corte di Cassazione».
http://milano.corriere.it/milano/not...28172914.shtml