Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza

Comunicato n. /11 del 7 febbraio 2011, San Romualdo



Rassegna stampa del 7.02.2011

In rilievo: evviva la cattolica Lituania!

Il Parlamento lituano si appresta a varare una nuova legge per la tutela dei minori rispetto alla diffusione in pubblico di informazioni che potrebbero minarne lo sviluppo psichico ed emotivo. Tra le misure del provvedimento è stato inserito anche il divieto di "promuovere" l'omosessualità. La curiosa espressione, piu' adatta al mondo della pubblicità commerciale che ai comportamenti umani, consentirà di punire con multe fino a 2900 euro chi pubblicamente esprima la propria omosessualità correlandola a valori positivi.Non solo non non saranno piu' possibili manifestazioni come il Gay Pride ma probabilmente neppure dibattiti pubblici o campagne informative contro l'omofobia. Une legge con caratteristiche simili, approvata nella primavera del 2009, era poi stata bocciata dall'allora Presidente della Repubblica Valdas Adamkus. Lo scorso maggio, il governo era invece riuscito a far passare una norma che vieta la promozione di concetti di famiglia diversi da quello della famiglia fondata sul matrimonio, criminalizzando di fatto anche le campagne politiche in favore delle unioni di fatto. Il Parlamento Europeo ha chiesto alla Lituania di non approvare l'ultimo ed ennesimo divieto, richiamando i principi di libertà fondamentali sanciti dalle Convenzioni cui la Lituania ha aderito, ma la maggioranza di centrodestra sembra intenzionata a non farsi condizionare da nessuno.Le speranze di bloccare la Legge sono nuovamente riposte sulla Presidenza della Repubblica, carica ora ricoperta da Dalia Grybauskaitė, già Commissaria europea.

(Fonte. Lituania: verso l'approvazione di una legge anti-gay - Sostenibile )



Francia: no all’eutanasia

Il Senato francese ha bocciato la proposta di legge relativa all’assistenza medicalizzata per morire. Contro il provvedimento che, se fosse stato approvato, avrebbe spianato la strada all’eutanasia in Francia, una forte mobilitazione bipartisan, delle associazioni antieutanasiche e, a sorpresa, un deciso no del premier François Fillon, che ha scelto la stampa come veicolo per comunicare pubblicamente il suo no: «Dobbiamo stabilire se la società sia in grado di legiferare per riconoscersi il diritto di dare la morte – ha scritto in un lungo articolo – ritengo che questo limite non debba essere superato». Della proposta di legge il premier ha criticato anche la definizione ambigua di fine vita e l’assenza di un obbligo specifico di consultare la famiglia del malato. (…)

(Fonte: Wikio - Social Networking News - L'attualità vista dai Social Media del 27 gennaio 2011)



Abolizione del celibato ecclesiastico: dopo 40 anni ci è riuscito (per ora per i catto-anglicani)

BERLINO - Quarantuno anni fa Joseph Ratzinger mise in discussione l'obbligo del celibato per i sacerdoti cattolici. Lo fece in una lettera confidenziale, scritta insieme ad altri otto illustri e allora giovani teologi, inviata alla Conferenza episcopale tedesca. L'uomo che oggi appare un Pontefice conservatore, uno strenuo difensore di tradizioni, ortodossia e dogmi, allora chiese di considerare l'ipotesi di permettere ai preti una normale vita sessuale e la costruzione d'una famiglia. Lo ha rivelato ieri la Sueddeutsche Zeitung, riportando il contenuto della missiva. È una scoperta imbarazzante per Benedetto XVI (…) Era il 9 febbraio 1970, Ratzinger aveva appena 42 anni. "Pieni di timor di Dio - scrissero i nove teologi - poniamo la questione della situazione d'emergenza della Chiesa. Le nostre riflessioni riguardano la necessità urgente di una riflessione e di un approccio differenziato sulla legge del celibato della Chiesa. Siamo convinti che ciò sia necessario al più alto livello ecclesiastico". (…) E ancora: "Teologicamente è ingiusto non ripensare il tema alla luce della nuova situazione storica e sociale. Specialmente i preti giovani si chiedono, alla luce dell'acuta crisi delle vocazioni, come questi problemi della vita della Chiesa e dei suoi pastori potranno essere risolti nei prossimi anni". Chi sceglie il sacerdozio, sottolinearono i nove, affronta solitudine e perdita di riconoscimento del proprio ruolo nella società di oggi, una società altamente sessualizzata. (…)

(Fonte: La Repubblica.it - Homepage del 29 gennaio 2011)



Il sud del Sudan fa secessione dal nord islamico

KHARTOUM - Il Sudan ha accettato ufficialmente la secessione del Sud, dopo che ieri sono stati diffusi i risultati del referendum, in cui il 99% dei votanti delle regioni meridionali hanno scelto l'indipendenza. 'Comunichiamo il nostro accordo e la nostra accettazione per i risultati del referendum annunciati ieri', ha affermato il vicepresidente sudanese Ali Osman Mohamed Taha.

(Ansa del 30 gennaio 2011)



Comunità farisaica europea

Il documento dell'Unione Europea che critica le violenze inter religiose nel Medio Oriente è stato ritirato dal ministro italiano Frattini. Il motivo: i cristiani non venivano menzionati. Oggi è stata scritta una pagina non bella dal Consiglio Ue", ha dichiarato Frattini al termine della riunione dei ministri degli esteri della Ue. "L'Europa ha dimostrato ancora una volta che questo laicismo esasperato è certamente dannoso per la sua stessa credibilità" (…)

(Fonte: Il Sussidiario.net :: News del 1 febbraio 2011)



I seguaci del Budda tra tanto fumo…

Timphu (AsiaNews/Agenzie) – Un monaco buddista rischia cinque anni di carcere per consumo e contrabbando di tabacco. La polizia lo ha trovato in possesso di 72 pacchetti di tabacco da masticare non denunciati e lo ha arrestato per contrabbando. Nella piccola monarchia himalayana, la religione di Stato è il buddismo Mahayana che considera il fumo un male per il karma. Il monaco, 24 anni, è la prima vittima della legge anti-fumo lanciata nei giorni scorsi dal governo. Essa permette alla polizia perquisizioni casa per casa e l’utilizzo di cani addestrati. Lo scopo è fare del Paese il primo Stato al mondo libero dal fumo e dalla dipendenza da tabacco. Chi viene trovato in possesso di sigarette rischia fino a cinque anni di carcere. (…)

(AsiaNews del 2 febbraio 2011)



… e tanto arrosto (in banconote)

Dharamsala – Nonostante lo scandalo che ha colpito il proprio monastero, il Karmapa Lama “è tranquillo, calmo e sereno. Incoraggia tutti noi a seguire il suo esempio e a non reagire alle accuse di corruzione e di spionaggio a favore della Cina. Sa che la verità verrà a galla e crede nel sistema e nel governo indiano. Ora chiede a tutti i suoi sostenitori di rimanere tranquilli e di non fare gesti inconsulti”. Lo dice ad AsiaNews Deki Chungyalpa, portavoce della terza carica spirituale del buddismo tibetano, ai margini della grande manifestazione popolare a sostegno del giovane Karmapa. I fedeli si sono riuniti per protestare contro l’inchiesta avvenuta la scorsa settimana nel monastero di Gyuto, residenza ufficiale del lama. Le autorità indiane hanno sequestrato valuta indiana e straniera per circa 560mila euro. Il denaro era nascosto in sei valige nella stanza di Shakti Lama, che è il braccio destro del 17esimo Karmapa, noto come il “Lama dal Cappello Nero” e visto come uno dei probabili candidati alla guida dei tibetani dopo la morte del Dalai Lama. Il Karmapa Lama è il terzo in ordine di importanza nella gerarchia religiosa – e politica – del Tibet. Prima di lui vengono il Dalai Lama e il Panchen Lama: i tre sono interconnessi anche da un punto di vista dinastico, dato che ognuno è incaricato (da secoli) di riconoscere la rinascita dell’altro. (…) Alla morte del Dalai Lama i tibetani ritengono che debba essere il Karmapa a guidare la comunità in esilio fino alla rinascita e al riconoscimento del prossimo Dalai. Questa inchiesta tenta di screditarlo, dato che per il diritto tibetano gli alti lama rispondono in prima persona delle gesta dei propri assistenti. (…)

(AsiaNews del 3 febbraio 2011)



Vattinne guagliò

Tokyo – Il Cammino neocatecumenale dovrebbe sospendere “per un certo periodo” le loro attività in Giappone al fine di riflettere e preparare il terreno per un nuovo dialogo con la Chiesa giapponese. È il consiglio autorevole che mons. Peter Takeo Okada, arcivescovo di Tokyo, dà in un suo messaggio pubblicato ieri, ricordando che per 20 anni i vescovi si sono esauriti nell’affrontare problemi derivanti dalla presenza del Cammino nel Paese del sol levante. Il prelato sottolinea che i problemi creati dalla presenza dei neocatecumenali in Giappone lo rattristano “nel vedere la divisione, il conflitto, il caos che produce il Cammino nel suo muoversi fra di noi”. (…)

(AsiaNews del 3 febbraio 2011)



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