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  1. #1
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    Predefinito "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher


    Il volto più camaleontico di Hollywood non smetterà mai di stupirci: circola in rete la prima immagine di Meryl Streep nei panni dell'ex primo ministro britannico Margaret Thatcher. La somiglianza, inutile dirlo, è impressionante.

    La star interpreterà la lady di ferro, appunto, in 'The Iron Lady', pellicola diretta da Phyllida Lloyd, che aveva avuto la fortuna di lavorare con la Streep nel musical 'Mamma mia!'. La Thatcher fu primo ministro dal '79 al '90 ma il film si svolgerà nell'82, prima della guerra delle Falkland: la vittoria lampo di quest'ultima consentì alla Thatcher di vincere alle elezioni ed ottenere il secondo mandato.

    Nei giorni scorsi la Streep ha deciso di studiare nei minimi particolari l'ex primo ministro: l'attrice infatti è giunta al Parlamento inglese per assistere all'ultimo question time dalla tribuna del pubblico. A confermarlo l'ufficio del primo ministro David Cameron.

    Al fianco della protagonista troveremo Jim Broadbent nel ruolo del marito Denis Thatcher. Secondo i bookmaker inglesi, il ruolo della Thatcher varrà alla Streep il tanto sospirato terzo Oscar nella cerimonia degli Academy Awards del 2012.

    "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher, prima foto

  2. #2
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    Predefinito Rif: "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher

    Dallo scorso 31 gennaio l’attrice Meryl Streep è impegnata in Gran Bretagna sul set delle riprese di una nuova pellicola, dedicata alla “Lady di Ferro” Margareth Thatcher, dal titolo The Iron Lady.

    “E’ una storia sul potere e sul prezzo che si paga, un ritratto sorprendentemente intimo di una donna straordinaria e complessa”, ha fatto sapere la produzione. A dirigere la pellicola Phyllida Lloyd, che ha già avuto occasione di lavorare con Meryl Streep nel musical di successo Mamma mia!, mentre ad occuparsi della produzione saranno la Pathe Uk e la Bbc Films.

    In attesa di vederla prendere corpo sul grande schermo, accontentiamoci delle immagini che ritraggono la camaleontica Streep nei panni sontuosi di una delle icone del XX secolo.


  3. #3
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    Predefinito Rif: "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher



    Il labour l'attacca anche al cinema

    di Gennaro Esposito

    Il 27 gennaio prossimo uscirà nelle sale italiane il film "The Iron Lady" diretto dalla regista britannica Phyllida Lloyd, alla sua seconda regia per il grande schermo dopo il successo del musical "Mamma mia!". La pellicola, che si è già aggiudicata un Golden Globe, ripercorre la vita di Margareth Thatcher - soprannominata Dama di Ferro - che diventò leader indiscussa del Regno Unito per oltre un decennio occupando Downing Street dal 1979 al 1990. Prima ed unica donna a ricoprire il ruolo di Primo Ministro in Gran Bretagna, aggiudicandosi ben tre elezioni consecutive.

    Personaggio di enorme spessore politico la Thatcher, ora 86enne, viene interpretata nella pellicola dall'attrice americana Meryl Streep, che ha dato il meglio di sé fornendo una performance imponente, tanto che si parla di una possibile nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista (si tratterebbe della 17esima nomination). Un'attrice di enorme calibro, dunque, che è riuscita a catturare appieno l'essenza della Thatcher, un personaggio estremamente complesso spesso ricordato per la propria tendenza a mettere in discussione l'indiscutibile.

    "The Iron Lady", che ha già riscosso un enorme successo negli Stati Uniti, ripercorre dunque la vita dell'ex-Primo ministro britannico attraverso gli occhi della stessa protagonista, che racconta la propria vita. A partire dall'infanzia, passando per la sua carriera politica e i 17 giorni che precedettero la Guerra delle Falkland ,tornata di attualità proprio in questi giorni per alcune affermazioni di David Cameron alla vigilia del trentennale del conflitto con l'Argentina.

    La pellicola ha comunque sollevato molte polemiche. Non poteva essere altrimenti considerando che la "Dama di Ferro" era tanto amata dai suoi sostenitori quanto odiata dagli oppositori. Secondo alcuni, infatti, la produzione sarebbe stata "eccessivamente cauta" nel dipingere la figura della Thatcher non dando risalto agli aspetti negativi della sua politica e soffermandosi solo sulla difficile decisione di intervenire militarmente nelle Falkland. I critici ritengono che sarebbe stato importante dare risalto anche alle scelte impopolari dell'ex-inquilina di Downing Street a partire dai tagli che fu costretta ad operare all'educazione quando ricoprì il ruolo di Ministro dell'Istruzione del Governo Heath.

    Molte obiezioni si sono concetrate dal fronte liberal anche al percorso narrativo scelto, perché tralascerebbe aspetti considerati fondamentali per comprendere appieno la figura della Thatcher, una donna di indubbio successo le cui scelte, spesso difficili, scaturirono più volte nella rabbia della popolazione. I critici labour hanno sottolineato l'omissione di temi come la frenata della crescita economica del paese nel corso del suo ultimo mandato e la riforma del sistema fiscale. Quest'ultima ricordata soprattutto per l'introduzione della cosiddetta "Poll Tax", una tassa calcolata in base alla popolazione, uguale per ogni cittadino residente nel Regno Unito.

    Ma come sottolinea la Streep, il film vuole essere "una storia sul potere, sul tracollo e sull'epilogo della vita di un individuo che ha condotto un'esistenza traboccante di intensità sul piano professionale che all'improvviso finisce". Come spesso accade in questi casi, comunque, le polemiche non fanno altro che accrescere l'interesse del pubblico, contribuendo ad aumentare il successo in sala.

    Notapolitica.it - Il labour l'attacca anche al cinema
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  4. #4
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    Predefinito Rif: "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher

    Mi aspetterei un commento di Florian

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    "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo" (Ger 17, 5).

  5. #5
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    Predefinito Rif: "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher

    Non credete a quel film Margaret Thatcher reinventò l'Inghilterra

    La pellicola con Meryl Streep mette in scena la statista in declino e malata. Ma le sfuggono la grandezza e la generosità di Maggie





    Il film The Iron Lady ce la mette tutta per raccontarci una Margaret Thatcher rattrappita dall’età e dal dolore, simbolo della triste caducità dell’ambizione. Ma non ce la fa.

    Perché la “Signora di Ferro” non era un robot che una narrazione impietosa potesse e dovesse riaccompagnare nei più angusti limiti dell’umano. C’è il meglio di noi in questa donna, e riaffiora nel ritratto di celluloide che ne fa un’impeccabile Meryl Streep. Era imperfetta e egoista come noialtri: ma tutti i difetti dell’ego bulimico di un capo ammaliato dai riflettori si riscattavano in un super-io d’acciaio.

    Il senso non del film, ma della sua carriera politica e della sua vita sta tutto in un paio di frasi, nostalgiche, appese nell’aria ma con radici profonde come quelle di una quercia. «Ora vogliono tutti “diventare qualcuno”. Noi volevamo fare qualcosa ». La regista Phillida Lloyd non è una fine esegeta del conservatorismo thatcheriano. Ma esistono figure, i grandi leader sempre, in cui è sottile il confine tra ciò che si crede e ciò che si è. Credeva che solo nella libertà e nella competizione donne e uomini potessero dare il meglio e trovare se stessi. Diede il meglio, e trovò il futuro di una nazione.

    «Carattere» è la prima parola che viene alla mente quando si pensa a Margaret Thatcher. Il thatcherismo fu prima ancora che una prassi di governo, una visione della società. Per Shirley Letwin, il thatcherismo era la dottrina delle «virtù vigorose ». L’individuo che il thatcherismo vuole mettere al centro del mondo «ha la schiena dritta, è indipendente, avventuroso, energetico, un libero pensatore, è leale verso gli amici, e tetragono verso i nemici ». È un personaggio vittoriano, sottratto all’immaginario e restituito alla realtà nella vita vissuta degli umili.

    Ci sono alcune scene, nella biopic che esce venerdì anche in Italia, che dicono tutto di Margaret Thatcher. Sono quelle in cui la giovane Alexandra Roach ne incarna l’impegno per conquistare un seggio in Parlamento. Era accesa dal desiderio di dare rappresentanza a una «nazione di bottegai». I papaveri del partito la guardavano dall’alto in basso. Lei seppe parlare a chi cercava nel successo non una gratificazionesociale ma la conferma della bontà del proprio lavoro.

    La giovane Margaret combatte la spocchia di un partito di uomini, sorretta dalla tenera complicità dell’alleato più fedele, Dennis Thatcher.

    The Iron Lady è una storia d’amore. È il racconto dell’infinita devozione di due anime diverse: lei divorata dal bisogno di dare un senso alla vita, lui perso della sua leonessa.
    Uomo ironico, imprenditore di successo, Dennis seppe stare sempre un passo dietro la scena. Ci furono giorni migliori e giorni peggiori.

    Il film ne dà conto, così come allude alla vita scapestrata dei due figli, Carol e Mark, rincretiniti di troppo amore da una madre assente. Ma chi scrive ricorda DT e MT, pochi mesi prima della morte di Dennis, su una terrazza alla Camera dei Lords nell’ennesima comparsata celebrativa, tenersi per mano come sposini.

    Il messaggio di The Iron Lady non è che anche«il-primo-capo-digoverno- donna-della-storia-dell’Occidente » era, dopotutto, umana. Magari quella era l’intenzione. Se però il film lo guardate con occhi sinceri, scoprirete che c’è qualcosa di infinitamente più sorprendente, e più commovente,dell’umanità di un capo. Si può essere umani, dannatamente umani, irrimediabilmente umani, e sfidare ogni giorno la forza di gravità.
    Margaret Thatcher era ed è una moralista. È convinta che esista il bene e esista il male, sa che il secondo è più seducente del primo. Conosce il sapore acre degli errori: ne ha commessi tanti. Ma è la sua granitica convinzione che una donna oppure un uomo possono, contro tutti e il destino, prendere in mano le briglie della propria vita, che ne ha fatto un grande primo ministro, e una ruggente liberista.

    Libertà e responsabilità sono la stessa cosa. Salvò un Paese che stava precipitando in una spirale di declino, restituendogli l’una e l’altra.

    Una scena cruciale nel film è quella in cui il premier rifiuta le lusinghe keynesiane dei suoi ministri, rinunciatari innanzi agli scioperi e alle proteste. La medicina è amara ma è giusta: andiamo avanti coi tagli alla spesa pubblica. Il risparmio è una virtù, non lo è la spesa allegra.

    «Ci odieranno oggi ma ci ringrazieranno per generazioni - e guai a voi, cari colleghi, se tutto ciò cui pensate è la rielezione ». Era il buon senso della figlia di un droghiere. Fu la salvezza dell’Inghilterra.

    Non credete a quel film Margaret Thatcher reinventò l'Inghilterra - Cultura - ilGiornale.it
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  6. #6
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    Predefinito Rif: "The Iron Lady": Meryl Streep è Margaret Thatcher

    Ecco com'è The iron lady

    di Beniamino Costante

    Avete mai immaginato "The Queen" senza Helen Mirren? O "Nixon" senza Anthony Hopkins? O "La caduta" senza Bruno Ganz? Difficile, senza un amore incondizionato per il regista del film e la sua arte. Difficile anche per i più sottili interpreti della grammatica del cinema, quelli che, aldilà degli attori e della recitazione "in questo film conta comunque il contesto". Non avrebbero gioco facile neppure dopo aver visto "The iron lady", il ritratto di Margaret Thatcher che la regista Phyllida Lloyd ha cucito addosso a una straordinaria Meryl Streep, non a caso premiata con un Golden Globe. Difficile quindi è non far rientrare di diritto "The iron lady" nel filone ampiamente ricorrente dei film-ritratto di personaggi pubblici, pensati per i mezzi e la forza narrativa del cinema. Questo malgrado la regista, l'inglese Phyllida Lloyd, abbia conosciuto la fama a teatro con il musical "Mamma mia!", spettacolo che ha portato sul grande schermo la sapienza dei registi inglesi cresciuti alla scuola della Bbc, assieme eredi della tradizione drammaturgica shakespeariana.

    "Avrei fatto qualunque cosa per lavorare una seconda volta con Meryl", ha detto in un'intervista la regista di Bristol, riferendosi proprio al ruolo dell'attrice nel musical campione d'incassi in Regno Unito. "Fare un film su Margaret Thatcher è una provocazione e scegliere Meryl potrebbe essere una seconda provocazione. Che effetto produrranno questi due fattori? Mi sono allontanata dalla riunione, ho fatto tre giravolte, sono rientrata e ho detto: si, sarebbe perfetta".

    Non ha importanza capire il perché di questa determinazione nella scelta. Dalle sue parole si capisce che il casting non ha richiesto ore di inconcludenti provini, scartando book fotografici come era d'obbligo un tempo. E a fine proiezione si capisce il perché.

    Ciò che "The iron lady" rappresenta è quindi una grande performance attoriale, al servizio del racconto della vita di Margaret Thatcher, non solo primo ministro ma vera e propria guida del Regno Unito dal 1979 al 1990.

    Che l'interpretazione di Meryl Streep sia "totale" e magistrale, nei 104 minuti di film che dal 27 gennaio saranno nelle sale, lo si capisce da alcuni dettagli: è il tono fermo e l'accento oxfordiano con cui era solita esternare la lady di ferro. E' lo sguardo spesso glaciale che si ritrova nel film, e con cui la Thatcher ha fronteggiato per anni il leader laburista Michael Foot o i tanto vituperati wets ("smidollati") che affollavano il Partito Conservatore. O, se si vuole, la sua mimica facciale, con quel labbro superiore sempre immobile nello scandire le sillabe. Il corpo del leader quasi fosse un manifesto politico e ideologico al centro del film: non a caso, snodo centrale della carriera della donna, raccontata da Margaret Thatcher è il momento in cui voce e look la trasformano da semplice deputato - o ministro - conservatore ad aspirante primo ministro di una grande potenza mondiale.

    "Ho dovuto combattere ogni giorno della mia vita", risponde la lady di ferro ad Alexander Haig, sottosegretario di Stato Usa intento a smorzare la sua ferma volontà di recuperare l'onore britannico perduto alle Falklands. L'espressione è sufficiente a fare da cifra complessiva della Thatcher raccontata da Meryl Streep: il thatcherismo inteso come stile di leadership, rivoluzionaria e iconica come si ammetterà solo in anni recenti, è quello scelto dalla Lloyd per la sua dama di ferro. E Meryl Streep, con l'icona Thatcher, sembra andarci a nozze.

    L'attrice americana, partendo dal dramma quotidiano dell'Alzheimer con cui da diversi anni convive la donna ultra-ottantenne, ripercorre le tappe della carriera di questo leader così anticonformista e vincente di cui forse non si è ancora colta appieno l'eredità, come ha ricordato giorni fa John Blundell, direttore di uno dei centri studi più legati al conservatorismo thatcheriano. Una scelta, quella di mostrarla per oltre trenta minuti intenta in casa a riacciuffare ricordi familiari e non, che non è proprio piaciuta ai suoi cari: secondo i figli la regista non doveva rappresentare al pubblico un ex-primo ministro, con tanto di busto a Downing Street, in preda alla demenza senile. O forse solo la loro madre. In ogni caso il racconto si snoda a partire da uno schema narrativo classico: i flashback in ordine cronologico a partire dalla vecchiaia della protagonista. Attorno alla Streep, ruotano i tanti personaggi che hanno popolato la vita del primo premier britannico donna. Ma se il marito Denis è l'unico comprimario - lunghi e numerosi sono i primi piani dedicati al loro sodalizio e al fidanzamento negli anni '50 - Margaret Thatcher si imbatte per lo più in tanti antagonisti. Sullo schermo, come nella vita. Prima i colleghi di partito, così imbevuti della tradizione maschilista Tories da accettare con imbarazzo l'ambizione di questa "figlia del droghiere". Per lo più di provincia. Poi gli avversari politici, altrettanto sprezzanti e ingenui nel sottovalutare la forza dirompente delle ricette economiche thatcheriane. E ancora i terroristi dell'Ira, che Phyllida Lloyd non dimentica nel ricostruire anche con immagini di repertorio il tragico attentato di Brigthon nel 1984, da cui la Thatcher uscì illesa. E da cui non venne minimamente scossa: il giorno dopo la notte dell'attentato i lavori del congresso conservatore proseguirono come da programma, sul tema dei rapporti con l'Ulster. Ma soprattutto avversari e antagonisti della Thatcher furono i laburisti e i leader delle Unions, con cui si sono consumate le battaglie più drammatiche. Nella vita come sul set la protagonista indiscussa è lei, Margaret Hilda Roberts in Thatcher.

    Phyllida Lloyd sa che la rivoluzione conservatrice di Margaret Thatcher non nasce nei vertici internazionali o fra i banchi dei Comuni, bensì durante l'adolescenza e il suo apprendistato politico: l'estrazione piccolo borghese e provinciale della giovane Roberts (non ancora Thatcher) è raccontata con attenzione dalla regista, con continui flashback che riportano agli anni '30 e '40: anni di sacrifici nella piccola cittadina di Grantham, dove la futura premier fa suoi i valori vittoriani del sacrificio e della dedizione al lavoro, uniti a un grande senso di comunità nazionale.

    Stile di vita che non sempre si addice a una signorina di vent'anni, ma che aiuta a distinguersi dalla massa. Sarà uno dei segreti del suo successo. E poi la militanza conservatrice a Oxford nelle organizzazioni universitarie e l'ingresso in politica nei primi anni cinquanta: in un partito il cui "inner circle" - la sua classe dirigente - usava concordare al Carlton Club o nei castelli della Scozia nomi e cognomi dei candidati Tories. Di come, e quando, Margaret Roberts diventa Margaret Thatcher si è detto: fin dalle prime sequenze il film racconta in modo fedele la presenza costante e determinante del marito, piccolo industriale dell'hinterland londinese, nella vita della donna. E con lui quella dei figli, i due gemelli Mark e Carol. A quest'ultima poi tocca il ruolo forse più reale e attuale, intenta com'è anche nella vita alla cura della madre malata.

    Impossibile sarebbe in poche righe condensare il significato di un'esperienza politica che oscilla a metà fra un modello di leadership, esercitata per quindici anni (undici al governo del Regno Unito e quattro alla guida del Partito Conservatore), e una ricetta economica chiaramente anti-statalista che affonda le sue radici nelle teorie della scuola austriaca di economia. Forse non ce n'è bisogno. Questo aspetto costitutivo, quanto il personaggio, del thatcherismo nel film è presente solo di sfondo all'ascesa personale del primo ministro inglese: alle riforme economiche e sociali sono dedicate soprattutto le tante immagini di repertorio sul Regno Unito degli anni '80. "The iron lady" è piuttosto una sinfonia ben miscelata di privato e pubblico su uno dei grandi leader del Novecento. Che sarebbe bene, soprattutto oggi, suonasse più spesso nei palazzi del potere nostrano.

    Notapolitica.it - Ecco com'è The iron lady
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