Continua la marcia di allontanamento di Marine Le Pen, neopresidente dell'estrema destra francese del Fronte nazionale e figlia del fondatore Jean-Marie, dalla figura del padre. Oggi la nuova dirigente ha affermato che quanto «avvenne» nei campi di concentramento nazisti «è il massimo della barbarie». Il genitore, fra altre affermazioni per le quali andò sotto processo, disse nel 1987 che le camere a gas sono state «un dettaglio della storia». Marine Le Pen ha preso le redini del partito dal padre il 16 gennaio scorso e subito ha lasciato intendere che avrebbe preso le distanze da tutte quelle provocazioni anche verbali che hanno costellato la storia del Fn, fra allusioni razziste, negazionismo a piene mani, antisemitismo e ambiguità sulla Francia del regime collaborazionista durante la seconda guerra mondiale. «Non devo fare io lavori di memoria - ha detto oggi la Le Pen in un'intervista al settimanale Le Point - tutti sanno quello che è successo nei campi e in che condizioni. Quello che avvenne è il massimo della barbarie. E, credetemi, quella barbarie l'ho fissa nella mia memoria». «Non mi sento in alcun rapporto con l'esercito tedesco - ha proseguito la nuova leader del Fn continuando a distanziarsi dal padre - quell'esercito ha assassinato i nostri padri e i nostri fratelli, non lo dimentico. E tutti quelli che hanno mostrato ambiguità su questo argomento mi irrita al massimo». «Anche chi è ambiguo sull'Olocausto la irrita così?» le è stato poi malignamente chiesto dall'intervistatore: «sì, mi irritano allo stesso modo», è stata la secca risposta«. Già nel 2008, Marine Le Pen aveva dichiarato di »non condividere su quegli avvenimenti la visione« del padre e in particolare di »non ritenere le camere a gas un dettaglio della storia«.
Francia: la Le Pen scarica padre, lager apice di barbarie | Europa