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Visualizza Versione Completa : "Le misteriose radici del Tricolore d'Italia" (Belluno, 2 marzo 2011)



Bisentium
20-02-11, 23:43
"Le misteriose radici del Tricolore d'Italia"
Mercoledì 2 marzo · 17.30 - 20.30
Auditorium Comunale Belluno

Conferenza all'Auditorium Comunale di Belluno, il prossimo 2 marzo alle ore 17.30. Relatore il prof. Renato Del Ponte, tema "Le misteriose radici del Tricolore d'Italia". Organizza la Lega Nazionale, in collaborazione con l'ANVGD, la la Dante Alighieri e l'Associazione Mazziniana Italiana, nell'ambito delle manifestazioni per il 150° dell'Unità d'Italia.

Miles
20-02-11, 23:49
Non escludo di farci un salto.
Grazie per la segnalazione.

Maria Vittoria
21-02-11, 19:43
:)

se qualcuno riesce ad andare, scriva per cortesia una sintesi a commento

Ivan
23-02-11, 21:53
Luci sul tricolore romano

7 gennaio 2009 | Autore: Mario Enzo Migliori

Il 7 gennaio (giorno dedicato Iano Patri) nel corrente anno [1997, ndr] è coinciso col bicentenario della bandiera italiana e molti e vari sono stati gli articoli e le ricostruzioni storiche del nostro tricolore nazionale. Non poteva mancare quello di Franco Cardini, storico (o, secondo l’opinione circolante, “tuttologo”) cattolico (tradizionalista?) apparso il 3.1.1997 sul quotidiano della C.E.I. “Avvenire” (p. 17) col significativo e ambiguo titolo: Ombre sul tricolore.

Naturalmente il titolo dice chiaramente, sotto la parvenza dell’obiettività della ricostruzione storica, dove vuol mirare l’articolista. Il quale nell’adozione italica del “ghibellino” verde non esclude che “vi fosse una sottintesa polemica anticlericale”. Ciò non gli impedirà di annotare che “i tre colori della nostra bandiera sono (insieme con il violaceo e il nero) alla base della liturgia cattolica: e bianco, verde, rosso figurano fin dal medioevo come rispettivi simboli delle tre virtù cardinali: fede, speranza, carità”.

Fortunatamente conclude che “ammantata di questi tre colori è la Beatrice che compare a Dante alla fine della cantica del Purgatorio: e questi erano i colori preferiti del secolo XV per le insegne e gli emblemi. Come si vede, il simbolo è per eccellenza polisemico e muta il valore a seconda delle istanze che stanno alla base della sua adozione e dei relativi contesti”.

Proprio per le valenze polisemiche delle simbologie dei colori ci ha meravigliato il fatto che in tutti gli scritti apparsi in occasione del bicentenario del tricolore italiano, che abbiamo avuto occasione di leggere, ma anche nelle voci di dizionari o enciclopedie o in pubblicazioni vessillologiche, nessuno noti il collegamento che si potrebbe fare con i colori trifunzionali a Roma, dei quali parla più volte il Dumézil (1): essi guarda caso (ma il caso esiste?) sono il Bianco, il Rosso e il Verde.

Ne L’ideologia tripartita degli Indoeuropei (2) il Dumézil così riassume la questione: “Un sistema completo a tre termini del simbolismo colorato s’incontra due volte nelle istituzioni romane. Il caso più interessante è quello dei colori delle fazioni del circo che assunsero grande importanza sotto l’impero e nella nuova Roma del Bosforo, ma che sono sicuramente anteriori all’impero e che gli studiosi di antichità romani collegarono del resto alle origini stesse di Romolo.”

“Le speculazioni esplicative di questi antichisti sono molteplici e intrise di pseudo-filosofia e di astrologia, ma una di queste, conservata da Giovanni il Lido, De mens. IV, 30, si riferisce a delle realtà romane e afferma che questi colori, che sono quattro, in epoca storica erano inizialmente tre (albati, russati, virides) in rapporto non solo con le divinità Jupiter, Mars e Venus (quest’ultima solo apparentemente sostituita a Flora) i cui valori funzionali sono evidenti (sovranità, guerra, fecondità), ma anche con le tribù primitive dei Ramnes, Luceres e Titienses”.

A questo proposito il Dumézil sottolinea di aver ricordato “che erano, nella leggenda delle origini, sia componenti etnici (Latini, Etruschi, Sabini) che funzionali (derivati da uomini sacri e governanti, da guerrieri professionisti e da ricchi pastori) e che in un altro passaggio (De magistrat. I, 47) Giovanni il Lido interpreta come paralleli alle tribù funzionali degli Egiziani e degli antichi Ateniesi”.

Ma, tornando all’utilizzo di questo simbolismo trifunzionale dei colori da parte dei Romani, va ricordato che sembra essere stato ignorato dai Greci e che quindi non potevano averlo trasmesso loro (3).

Tirando le somme, volenti o nolenti, possiamo affermare che nel tricolore italiano sventolano i colori trifunzionali indoeuropei e romani. Forse inconsapevolmente, ma realmente, il tricolore italiano costituisce la mirabile sintesi rappresentativa dell’unità nella diversificazione delle componenti sociali ed etniche, tradizionalmente intese, formatrici dell’Urbe e della nazione italica.

Note

(*) Articolo originariamente pubblicato in “Arthos”, a. I, n.s., n° 2, luglio – dicembre 1997, pp. 81-83.

(1) Georges Dumézil, Rituels indo-européens à Rome, Paris 1954, pp. 45-61; Id., L’idèologie tripartite des Indo-Européens, Bruxelles 1958 (tr. it. L’ideologia tripartita degli Indo-Europei, Rimini 1988, pp. 43-45); Id., Idèes romaines, Paris 1969, II ed. 1979 (tr. it. Idee romane, Genova 1987, pp. 201-214); Id., Fêtes romaines d’été et d’automne, suivi de Dix questions romaines, Paris 1975 (tr. it. parz. Feste romane, Genova 1989, pp. 171-175).

(2) Tr. cit., pp. 44-45.

(3) Cfr. G. Dumézil, Idee romane, p. 214. Per completezza, riteniamo utile riportare, qui in nota, da p. 214: “L’aggiunta di un quarto carro e d’un quarto colore ai tre preesistenti può spiegarsi con quanto si conosce della storia di Roma: Roma stessa, dice la tradizione, è passata, alla fine della monarchia, da un sistema di tre tribù a un sistema di quattro (localmente distribuite). Dopo questa riforma, non era forse naturale che anche il numero dei carri, se era legato alle tribù, fosse aumentato di una unità? L’affermazione, invece, di Tertulliano (De spectaculis, IX, 5), per esempio, secondo la quale non c’erano primitivamente che due carri con due colori, a cui ne furono aggiunti altri due, non si regge su nessuna realtà romana identificabile, ma soltanto su una costruzione simbolica: i due colori fondamentali, il bianco e il rosso, avrebbero simbolizzato l’inverno e l’estate, ob nives candidas ob solis ruborem”. “Nello stesso ordine d’idee, a partire dal sistema a tre termini ‘bianco, rosso, verde’, è facilmente comprensibile che sia stato scelto l’azzurro quando fu necessario un quarto colore. Il verde e l’azzurro sono come due specificazioni d’una stessa impressione di colore che ci è difficile definire in francese, ma che il latino ben esprimeva caerul(e)us: prima ‘azzurro’, giacché Ennio scrive caeli caerula templa, e l’aggettivo è del resto derivato, per dissimilazione, da caelum, ma anche ‘verde’, poiché ancora Ennio parla dei caerula laetaque prata, e infine al tempo stesso ‘scuro’ o ‘nero’ poiché Virgilio e tanti poeti lo considerano un colore infernale che Servio, commentando Virgilio, rende sinonimo arcaico di niger e che un glossario precisa in niger cum splendore. L’antica tavolozza deve essere stata quindi rispettata al massimo, conformemente allo spirito conservatore della religione romana: il terzo colore deve essere stato, insomma, sdoppiato”.
Centro Studi La Runa (http://www.centrostudilaruna.it/luci-sul-tricolore-romano.html)

Maria Vittoria
24-02-11, 09:11
Luci sul tricolore romano

7 gennaio 2009 | Autore: Mario Enzo Migliori

Il 7 gennaio (giorno dedicato Iano Patri) nel corrente anno [1997, ndr] è coinciso col bicentenario della bandiera italiana e molti e vari sono stati gli articoli e le ricostruzioni storiche del nostro tricolore nazionale. Non poteva mancare quello di Franco Cardini, storico (o, secondo l’opinione circolante, “tuttologo”) cattolico (tradizionalista?) apparso il 3.1.1997 sul quotidiano della C.E.I. “Avvenire” (p. 17) col significativo e ambiguo titolo: Ombre sul tricolore.

Naturalmente il titolo dice chiaramente, sotto la parvenza dell’obiettività della ricostruzione storica, dove vuol mirare l’articolista. Il quale nell’adozione italica del “ghibellino” verde non esclude che “vi fosse una sottintesa polemica anticlericale”. Ciò non gli impedirà di annotare che “i tre colori della nostra bandiera sono (insieme con il violaceo e il nero) alla base della liturgia cattolica: e bianco, verde, rosso figurano fin dal medioevo come rispettivi simboli delle tre virtù cardinali: fede, speranza, carità”.

Fortunatamente conclude che “ammantata di questi tre colori è la Beatrice che compare a Dante alla fine della cantica del Purgatorio: e questi erano i colori preferiti del secolo XV per le insegne e gli emblemi. Come si vede, il simbolo è per eccellenza polisemico e muta il valore a seconda delle istanze che stanno alla base della sua adozione e dei relativi contesti”.

Proprio per le valenze polisemiche delle simbologie dei colori ci ha meravigliato il fatto che in tutti gli scritti apparsi in occasione del bicentenario del tricolore italiano, che abbiamo avuto occasione di leggere, ma anche nelle voci di dizionari o enciclopedie o in pubblicazioni vessillologiche, nessuno noti il collegamento che si potrebbe fare con i colori trifunzionali a Roma, dei quali parla più volte il Dumézil (1): essi guarda caso (ma il caso esiste?) sono il Bianco, il Rosso e il Verde.

Ne L’ideologia tripartita degli Indoeuropei (2) il Dumézil così riassume la questione: “Un sistema completo a tre termini del simbolismo colorato s’incontra due volte nelle istituzioni romane. Il caso più interessante è quello dei colori delle fazioni del circo che assunsero grande importanza sotto l’impero e nella nuova Roma del Bosforo, ma che sono sicuramente anteriori all’impero e che gli studiosi di antichità romani collegarono del resto alle origini stesse di Romolo.”

“Le speculazioni esplicative di questi antichisti sono molteplici e intrise di pseudo-filosofia e di astrologia, ma una di queste, conservata da Giovanni il Lido, De mens. IV, 30, si riferisce a delle realtà romane e afferma che questi colori, che sono quattro, in epoca storica erano inizialmente tre (albati, russati, virides) in rapporto non solo con le divinità Jupiter, Mars e Venus (quest’ultima solo apparentemente sostituita a Flora) i cui valori funzionali sono evidenti (sovranità, guerra, fecondità), ma anche con le tribù primitive dei Ramnes, Luceres e Titienses”.

A questo proposito il Dumézil sottolinea di aver ricordato “che erano, nella leggenda delle origini, sia componenti etnici (Latini, Etruschi, Sabini) che funzionali (derivati da uomini sacri e governanti, da guerrieri professionisti e da ricchi pastori) e che in un altro passaggio (De magistrat. I, 47) Giovanni il Lido interpreta come paralleli alle tribù funzionali degli Egiziani e degli antichi Ateniesi”.

Ma, tornando all’utilizzo di questo simbolismo trifunzionale dei colori da parte dei Romani, va ricordato che sembra essere stato ignorato dai Greci e che quindi non potevano averlo trasmesso loro (3).

Tirando le somme, volenti o nolenti, possiamo affermare che nel tricolore italiano sventolano i colori trifunzionali indoeuropei e romani. Forse inconsapevolmente, ma realmente, il tricolore italiano costituisce la mirabile sintesi rappresentativa dell’unità nella diversificazione delle componenti sociali ed etniche, tradizionalmente intese, formatrici dell’Urbe e della nazione italica.

Note

(*) Articolo originariamente pubblicato in “Arthos”, a. I, n.s., n° 2, luglio – dicembre 1997, pp. 81-83.

(1) Georges Dumézil, Rituels indo-européens à Rome, Paris 1954, pp. 45-61; Id., L’idèologie tripartite des Indo-Européens, Bruxelles 1958 (tr. it. L’ideologia tripartita degli Indo-Europei, Rimini 1988, pp. 43-45); Id., Idèes romaines, Paris 1969, II ed. 1979 (tr. it. Idee romane, Genova 1987, pp. 201-214); Id., Fêtes romaines d’été et d’automne, suivi de Dix questions romaines, Paris 1975 (tr. it. parz. Feste romane, Genova 1989, pp. 171-175).

(2) Tr. cit., pp. 44-45.

(3) Cfr. G. Dumézil, Idee romane, p. 214. Per completezza, riteniamo utile riportare, qui in nota, da p. 214: “L’aggiunta di un quarto carro e d’un quarto colore ai tre preesistenti può spiegarsi con quanto si conosce della storia di Roma: Roma stessa, dice la tradizione, è passata, alla fine della monarchia, da un sistema di tre tribù a un sistema di quattro (localmente distribuite). Dopo questa riforma, non era forse naturale che anche il numero dei carri, se era legato alle tribù, fosse aumentato di una unità? L’affermazione, invece, di Tertulliano (De spectaculis, IX, 5), per esempio, secondo la quale non c’erano primitivamente che due carri con due colori, a cui ne furono aggiunti altri due, non si regge su nessuna realtà romana identificabile, ma soltanto su una costruzione simbolica: i due colori fondamentali, il bianco e il rosso, avrebbero simbolizzato l’inverno e l’estate, ob nives candidas ob solis ruborem”. “Nello stesso ordine d’idee, a partire dal sistema a tre termini ‘bianco, rosso, verde’, è facilmente comprensibile che sia stato scelto l’azzurro quando fu necessario un quarto colore. Il verde e l’azzurro sono come due specificazioni d’una stessa impressione di colore che ci è difficile definire in francese, ma che il latino ben esprimeva caerul(e)us: prima ‘azzurro’, giacché Ennio scrive caeli caerula templa, e l’aggettivo è del resto derivato, per dissimilazione, da caelum, ma anche ‘verde’, poiché ancora Ennio parla dei caerula laetaque prata, e infine al tempo stesso ‘scuro’ o ‘nero’ poiché Virgilio e tanti poeti lo considerano un colore infernale che Servio, commentando Virgilio, rende sinonimo arcaico di niger e che un glossario precisa in niger cum splendore. L’antica tavolozza deve essere stata quindi rispettata al massimo, conformemente allo spirito conservatore della religione romana: il terzo colore deve essere stato, insomma, sdoppiato”.
Centro Studi La Runa (http://www.centrostudilaruna.it/luci-sul-tricolore-romano.html)


Grazie per l'interessante contributo sulla componente emozionale della Bandiera Italiana.

Resta aperto il problema del riconoscimento quando si usa il bianco & nero: graficamente è insulsa quanto il tricolore irlandese.

Altra cosa la Bandiera del 1797 o la Bandiera sventolata durante il Risorgimento da monarchici e repubblicani italiani : una bandiera senza un elemento simbolico è di fatto illeggibile in modo ragionevole. Ognuno la carica dei suoi ricordi senza poterla storicizzare con una lettura ragionevolmente condivisibile.

Verde Bianco Rosso sono i colori preferiti anche dei viscontei da Milano a Lucca; a Bologna i tradizionali Rosso Blu vennero - a inizio XV secolo, alternati al Verde per comunicare l'alleanza matrimoniale di Annibale I Bentivoglio & Donnina Visconti: poi l'uso continuò per la diffusa partecipazione bolognese al movimento poetico dei Fedeli d'Amore di matrice petrarchesca.

Non so altrove, ma in Italia le scelte culturali prevalgono sugli altri fattori

stefaboy
24-02-11, 09:56
[B][COLOR="Red"]Fortunatamente conclude che “ammantata di questi tre colori è la Beatrice che compare a Dante alla fine della cantica del Purgatorio: e questi erano i colori preferiti del secolo XV per le insegne e gli emblemi. Come si vede, il simbolo è per eccellenza polisemico e muta il valore a seconda delle istanze che stanno alla base della sua adozione e dei relativi contesti”.

Quindi non esclude nemmeno l'ispirazione Dantesca, come ha ricordato Benigni nella sua elegia dell'inno a Sanremo.

Manfr
24-02-11, 10:13
Quindi non esclude nemmeno l'ispirazione Dantesca, come ha ricordato Benigni nella sua elegia dell'inno a Sanremo.

M pare il contrario, dice che Dante si inserisce in un filone "cromatico" consolidato.

Maria Vittoria
24-02-11, 10:47
M pare il contrario, dice che Dante si inserisce in un filone "cromatico" consolidato.



Sì, così pare.

Mc Queen
06-03-11, 23:48
Certo che il tutto è esilarante.


Il numero di toeire fantasiose che si tirano fuori per coprire la più banale e mortificante verità. Liturgie cattoliche...... Dante alighieri.....origini indo-europee, e qualsiasi puttanata (che il granduca Miles andrà anche ad ascoltare) per non sottolineare invece che il tricolore appare nel 1797 per la prima volta : guarda caso l'anno della venuta di Napoleone in Italia.

Realizzo che non è edificante ammettere che il vessillo che si considera nazionale sia un "clone" della bandiera di un invasore d'oltralpe, ma non è che ci si possa fare molto.

Maria Vittoria
07-03-11, 09:27
Certo che il tutto è esilarante.


Il numero di toeire fantasiose che si tirano fuori per coprire la più banale e mortificante verità. Liturgie cattoliche...... Dante alighieri.....origini indo-europee, e qualsiasi puttanata (che il granduca Miles andrà anche ad ascoltare) per non sottolineare invece che il tricolore appare nel 1797 per la prima volta : guarda caso l'anno della venuta di Napoleone in Italia.

Realizzo che non è edificante ammettere che il vessillo che si considera nazionale sia un "clone" della bandiera di un invasore d'oltralpe, ma non è che ci si possa fare molto.

Il mio avo Stefano Antonio Maria Bellini di Oleggio (Novara) partecipò alla politica del periodo napoleonico italiano: sposato a Donna Antonia Bernago di stirpe spagnola milanese, proprietario terriero, architetto & pianificatore territoriale.

Casi analoghi certamente accaddero a Reggio Emilia, Bologna e nelle altre municipalità della penisola (territorio nel quale il Verde Bianco Rosso avevano da secoli profonde valenze positive).

Scrivo questo per farti capire che Napoleone Bonaparte cercò sul territorio interlocutori validi per interpretare la tradizione scritta e orale italiana in vista di un futuro laico per l'Europa.

:ciaociao:

stefaboy
07-03-11, 09:36
Sì, così pare.

se il filone cromatico è consolidato, significa che è antecedente a Dante?
e in ogni caso lo si può considerare uno degli ispiratori.
Sto parlando dei colori, non della bandiera in se.

Maria Vittoria
07-03-11, 09:52
se il filone cromatico è consolidato, significa che è antecedente a Dante?
e in ogni caso lo si può considerare uno degli ispiratori.
Sto parlando dei colori, non della bandiera in se.

Dante Alighieri nacque nel 1265 a Firenze - nel Segno dei Gemelli - e morì a Ravenna nella Notte fra 13 & 14 Settembre 1321.

Come ogni autore meritevole di citazione, spinse innanzi nelle generazioni dei secoli la sua personale interpretazione della tradizione scritta & orale della terra cui apparteneva.

Certamente la sua opera si sviluppa su di un filone classico consolidato, essendo stato studente a Bologna!

:ciaociao:

Mc Queen
07-03-11, 10:55
Scrivo questo per farti capire che Napoleone Bonaparte cercò sul territorio interlocutori validi per interpretare la tradizione scritta e orale italiana in vista di un futuro laico per l'Europa.
:ciaociao:



Se ti occupassi più di storia e meno di genelogia familiare (!), saresti TU a capire che Napoleone cercò sul territorio qualsiasi energia che potesse aiutarlo facendo crollare dall'interno i regimi locali (dalla monarchia sabauda fino a quella borbonica).


:gluglu:


Ma siate felici col clone che venerate. Che posso dirvi. Ognuno ha diritto di credere in ciò che gli dona serenità.

stefaboy
07-03-11, 11:30
Dante Alighieri nacque nel 1265 a Firenze - nel Segno dei Gemelli - e morì a Ravenna nella Notte fra 13 & 14 Settembre 1321.

Come ogni autore meritevole di citazione, spinse innanzi nelle generazioni dei secoli la sua personale interpretazione della tradizione scritta & orale della terra cui apparteneva.

Certamente la sua opera si sviluppa su di un filone classico consolidato, essendo stato studente a Bologna!

:ciaociao:

Grazie Maria, scusa se insisto ma sono interessato a questo aspetto.
Mi parli di tradizione scritta e orale, di un filone classico consolidato a bologna nel XIII secolo. Precisamente sai quali autori possono averlo influenzato e in quali parti si parla di questi tre colori ?

Mi riferisco sempre ai colori e non alla bandiera in se.

Maria Vittoria
07-03-11, 13:06
Se ti occupassi più di storia e meno di genelogia familiare (!), saresti TU a capire che Napoleone cercò sul territorio qualsiasi energia che potesse aiutarlo facendo crollare dall'interno i regimi locali (dalla monarchia sabauda fino a quella borbonica).

Ma siate felici col clone che venerate. Che posso dirvi. Ognuno ha diritto di credere in ciò che gli dona serenità.

Ogni opera storica è una interpretazione dello storico che interpreta i dati documentari - scritti, edificati, orali, paesaggistici & coetera - .

Napoleone in Italia non fece crollare nulla: lui stesso ben lontano dal rifiutare la tradizione tentò inutilmente di penetrarvi con unioni davvero risibili ...

:crepapelle:

Maria Vittoria
07-03-11, 13:19
Grazie Maria, scusa se insisto ma sono interessato a questo aspetto.
Mi parli di tradizione scritta e orale, di un filone classico consolidato a bologna nel XIII secolo. Precisamente sai quali autori possono averlo influenzato e in quali parti si parla di questi tre colori ?

Mi riferisco sempre ai colori e non alla bandiera in se.


Rabano Mauro
De rerum naturis
Montecassino, archivio dell'abbazia.

Osserva la miniatura dedicata a " il venditore di vino "

è pubblicata - ad esempio - a pagina 768
del terzo volume della Storia Universale dell'Arte edita da De Agostini, 1989 - 1997

stefaboy
07-03-11, 13:41
Rabano Mauro
De rerum naturis
Montecassino, archivio dell'abbazia.

Osserva la miniatura dedicata a " il venditore di vino "

è pubblicata - ad esempio - a pagina 768
del terzo volume della Storia Universale dell'Arte edita da De Agostini, 1989 - 1997

non la trovo in rete. Questa parla del vino, ma riguarda il lavoro nei campi in De Universo

http://wwwdelivery.superstock.com/WI/223/4069/PreviewComp/SuperStock_4069-4498.jpg

Working in the field from the Rabano Mauro manuscript De Universo, 1028 (Raban Maur, 780-856 German theologian and writer)

http://www.golemindispensabile.it/vedimmagine.php?_obj=Puntata21_terra&data=1

nel capitolo De Terra

Haxel
08-03-11, 21:52
per quanto ne so infatti il tricolore nasce in lombardia( che ne vogliano i leghisti)
e riguarda il bianco e il rosso della città di Milano con il serpente verde come araldo

Maria Vittoria
09-03-11, 09:16
per quanto ne so infatti il tricolore nasce in lombardia( che ne vogliano i leghisti)
e riguarda il bianco e il rosso della città di Milano con il serpente verde come araldo


molte città italiane presentano lo scudocrociato bianco & rosso nel loro emblema
(... inoltre il testo di Rabano Mauro appartiene alla tradizione benedettina...)

Maria Vittoria
09-03-11, 09:31
non la trovo in rete. Questa parla del vino, ma riguarda il lavoro nei campi in De Universo

http://wwwdelivery.superstock.com/WI/223/4069/PreviewComp/SuperStock_4069-4498.jpg

Working in the field from the Rabano Mauro manuscript De Universo, 1028 (Raban Maur, 780-856 German theologian and writer)

http://www.golemindispensabile.it/vedimmagine.php?_obj=Puntata21_terra&data=1

nel capitolo De Terra

Grazie, stefaboy
se desideri puoi consultare il testo da me citato in qualunque biblioteca pubblica ben fornita.

Leggo che Rabano Mauro viene definito come un teologo e scrittore tedesco.
Meglio precisare che visse libero da derive nazionaliste: tra il 780 e l'856 dell'Era Cristiana fu benedettino, in toto di Tradizione Romana.

Allievo di Aimone a Fulda e di Alcuino a Tours; a Fulda fu sacerdote e abate della Scuola Benedettina dall'822 all'842.
Nell'847 eletto vescovo di Magonza, nel Concilio dell'848 vi fece condannare Gotescalco.

Nato a Magonza, non può venire considerato un autore tedesco perché le sue opere sono in lingua latina: inoltre non è laico, e la sua volontà come autore fu in modo manifesto cattolica, tanto da meritargli l'appellativo di praeceptor Germaniae.

stefaboy
09-03-11, 09:59
maria vittoria sei preziosissima. Mi scuso da subito di questo mio goffo tentativo di ricostruzione sui colori.
Se non ho capito male, l'origine deriverebbe da una tradizione cattolica della penisola Italica.

Ora però mi manca il collegamento tra Dante e Mazzini. Come Dante è arrivato fino a Mazzini (erano passati molti secoli in mezzo) e se in caso, come Dante può aver influenzato Mazzini ( e a questo punto anche quelli prima di Mazzini) nella scelta dei colori.

Maria Vittoria
09-03-11, 12:09
maria vittoria sei preziosissima. Mi scuso da subito di questo mio goffo tentativo di ricostruzione sui colori.
Se non ho capito male, l'origine deriverebbe da una tradizione cattolica della penisola Italica.

Ora però mi manca il collegamento tra Dante e Mazzini. Come Dante è arrivato fino a Mazzini (erano passati molti secoli in mezzo) e se in caso, come Dante può aver influenzato Mazzini ( e a questo punto anche quelli prima di Mazzini) nella scelta dei colori.

La tradizione cattolica implica che ogni generazione umana assuma la responsabilità di interpretare il territorio in cui vive; nel rispetto del genius loci che consente l'abitabilità & il miglioramento (la bonifica) delle condizioni di vita locali.

Per comprendere quale dinamica sia stata adottata nella trasmissione del corpus tradizionale ti consiglio di analizzare con cura cosa ci viene insegnato su Benedetto & sua sorella.

A parte questa essenziale radice tradizionale, la Storia dell'Arte & della Letteratura aiutano a riconnettere gli anelli della ghirlanda di benedizioni necessaria per arrivare alla visione mazziniana

:)

edera rossa
10-03-11, 06:05
Quando Mazzini attribuisce a Dante una sorta di predestinazione dei colori d'Italia , il tricolore era già apparso da un bel po' ; solo che dopo la fine dell'avventura napoleonica e dei moti giacobini il tricolore sembrava ormai destinato ad essere riposto nel dimenticatoio.( pur talora presente in qualche gruppo carbonaro) . Con la Giovine Italia il tricolore viene ad essere rilanciato e da allora diventa il definitivo simbolo dell'unità italiana.

edera rossa
10-03-11, 06:14
...

edera rossa
10-03-11, 06:20
ecco una bella canzone che dà una sua poetica interpretazione delle ragioni del tricolore. Di questa canzone esistettero varie versioni successive e fu sufficentemente diffusa , ed arrivò fino all'irredentismo. La suocera di un mio amico gli raccontava che un giovine pretino trentino, prima del '15-18. accompagnava lei ed altri giovini sui monti e la insegnava loro.


.Sono italiano
Domenico Carbone
Musiche di Domenico Carbone
1848
Informazioni sulla fonte del testo

- Giovanettino dalla bruna chioma
il tuo loco natal come si noma?
- Io mi son nato, o forestier cortese
nel paese più bel d'ogni paese.
S'io chiedo a te della nativa terra
rispondi: io son di Francia o d'Inghilterra.
Firenze è bella, Napoli t'ammalia;
Torino è forte e dappertutto è Italia.
Che vuoi saper se nacqui in monte o in piano?
Sono italiano.

- Giovanettin dalla pupilla nera
qual'è il colore della tua bandiera?
- Se una rosa vermiglia e un gelsomino
a una foglia d'allor metti vicino
i tre colori avrai più cari e belli
a noi che in quei ci conosciam fratelli;
i tre colori avrai che più detesta
l'augel grifagno dalla doppia testa.
Beato il dì che li vedrà Milano;
Sono italiano.

- Giovanettin dalla dolce favella
dimmi dunque il tuo re come s'appella?
- Tutti una patria abbiamo e tutti un dio;
dal Tebro a tutti benedice Pio.
Dell'Arno là sulle rive leggiadre
sto Leopoldo, più che duca padre.
Tardi Fernando si batte la guancia
Alberto aguzza la terribil lancia.
Biscia e leone cacceran l'estrano;
Sono italiano.

- Giovanettin sì fieramente armato
tu se' giovane e se' soldato?
- Soldato no, son cittadino in armi;
sarò soldato quando udrò chiamarmi.
Che giovin son, ma profondo io fero
vedran le file del predon straniero.
Dunque ripeti o forestier cortese,
quando ritornerai nel tuo paese
che di bandiera, di animo e di mano
Sono italiano.


Il detestato "augel grifagno dalla doppi testa" diventerà, nell'inno ad Oberdan , la più familiare ed ironica "austriaca gallina".

stefaboy
10-03-11, 07:35
Quando Mazzini attribuisce a Dante una sorta di predestinazione dei colori d'Italia , il tricolore era già apparso da un bel po' ; solo che dopo la fine dell'avventura napoleonica e dei moti giacobini il tricolore sembrava ormai destinato ad essere riposto nel dimenticatoio.( pur talora presente in qualche gruppo carbonaro) . Con la Giovine Italia il tricolore viene ad essere rilanciato e da allora diventa il definitivo simbolo dell'unità italiana.

in quale punto delle sue opere, Mazzini, attribuisce a Dante i tre colori?

edera rossa
11-03-11, 02:15
in quale punto delle sue opere, Mazzini, attribuisce a Dante i tre colori?

non ho ritrovato direttamente il passo negli scritti di Mazzini , ma parecchio tempo fà in un articolo del Pensiero Mazziniano. Non è , comunque, che Mazzini attribuisse a Dante i tre colori come origine della nostra bandiera; ma come una sorti di premonizione ( almeno da quel che ricordo). Da una rilettura, pur veloce, del saggio di Mazzini "dell'amor patrio di Dante"",che è del 1827, ho avuto modo di vedere che non vi èa lcun accenno. E' probabile che appaia in uno scritto successivo ( probabilmente poco prima o poco dopo la nascita della Giovine Italia )

edera rossa
11-03-11, 02:39
Ho vuto la curiosità di riguardare in alcuni fra i suoi scritti in mio possesso ( ma i suoi scritti sono tantissimi e non sono molti i privati che hanno l'edizione completa dei suoi scritti ( in reatà vi furono alcune censure al momento della pubblicazione di tale collezione) ; è di oggi la notizia della donazione alla Domus Mazziniana di 400 sue lettere inedite) .Non ho ritrovato il passo in questione nenche nella autobiografia su cui avevo riposto delle speranze.

Ivan
12-03-11, 19:06
IY0NwMrEL6c

Maria Vittoria
12-03-11, 19:35
IY0NwMrEL6c


Che emozione riascoltare le canzoni che mi cantava il nonno materno!

Grazie, Ivan
:ciaociao: