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el cuntadin
11-06-09, 23:15
in questo articolo di Repubblica si sintetizza bene, almeno a mio avviso, il significato del risultato elettorale nelle Regioni Rosse.

in particolare si analizza il voto alla Lega e si riporta lo strepitoso successo di Cancellieri, sindaco leghista di Fermignano, città dove la Lega ha ottenuto il 35% dei voti. e, almeno nelle Marche, il voto leghista è in larga parte voto operaio e provebiente dalla sinistra.

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/09/la-frana-delle-regioni-rosse-in-umbria.html

La frana delle regioni rosse in Umbria e Marche addio primato
Repubblica — 09 giugno 2009 pagina 15 sezione: POLITICA INTERNA

BOLOGNA - Frane sulle pendici del «partito appenninico». Se l' obiettivo del Pdl, enunciato qualche giorno fa da Tremonti, era di circoscrivere l' egemonia del Pd all' antica area delle «regioni rosse», una striscia di territorio a cavallo della spina dorsale centro-settentrionale della Penisola, allora dalle urne arriva al centro-destra un regalo inatteso: il sorpasso berlusconiano in Marche e Umbria, l' inizio dell' erosione in Emilia e Romagna, una forbice sempre più stretta (e il rischiatutto del ballottaggio fiorentino) in Toscana. Ma più che di un assalto vittorioso, le crepe e i cedimenti del fortilizio che fu il serbatoio dei voti comunisti sono il prodotto pressoché esclusivo di uno smottamento generalizzato del partito di Franceschini. Sia nelle Marche che in Umbria, infatti, nelle urne europee il Pdl è di fatto bloccato sulle percentuali delle politiche 2008, ovvero pochi decimi sopra il 35%; ma in entrambe le regioni è l' emorragia di voti di sinistra, molto superiore alla media nazionale (ossia tra 10 e 12 punti sulle politiche) a precipitare il Pd in un doloroso sorpasso all' indietro: di misura in Umbria (33.9%), dove il vantaggio del centro-destra è di appena diecimila voti; con netto distacco nella regione adriatica, dove il crollo è reso visivamente sanguinoso dal balzo indietro di due cifre nelle decine: dal 41.4 al 29.9% e il distacco da Pdl è di oltre cinque punti. Ma anche in Emilia e in Toscana fa un certo effetto vedere gli eredi del partito-guida scendere bruscamente e decisamente sotto la soglia psicologica del 40 per cento (rispettivamente: 38.9 e 38.7) proprio là dove appena un anno fa il neonato Pd, pur perdente sul piano nazionale, era riuscito con una performance controcorrente a migliorare le posizioni perfino rispetto al vincente Ulivo prodiano, quello del 2006. Visivamente, sulla carta geografica, l' erosione ha l' aspetto di una tenaglia. L' appeal dei democratici inizia a sfarinarsi da sud nelle Marche, dove il sorpasso riguarda le tre province più meridionali: Fermo, Ascoli Piceno e Macerata. In Emilia Romagna cede invece la provincia più settentrionale, Piacenza, da sempre cugina debole delle sorelle rosse; ma anche, a sorpresa e sia pure per pochi decimi di punto, all' estremo opposto della via Emilia, la perla delle vacanze, Rimini, a sinistra da sessant' anni. Difficile trovare argomenti per mascherare lo smacco. Il segretario del Pd umbro Maria Pia Bruscolotti ci prova rivendicando il suo come «il terzo miglior risultato in Italia», ma questo non impedirà probabilmentea molte amministrazioni comunali di cambiare bandiera. Il segretario toscano Andrea Manciulli dà la colpa all' astensionismo «che ci ha penalizzato, ma manteniamo largamente il primato». La sua collega marchigiana Sara Giannini, calcolatrice alla mano, smentisce il ribaltone perché «la coalizione di centrosinistra è di gran lunga avanti sul centro-destra»; vero, soprattutto se si considerano anche i voti della sinistra radicale, ma limitandosi a sommare al Pd i dipietristi (che hanno raddoppiato i consensi) e i radicali, il centro-sinistra resta ancora di quasi cinque punti sotto il risultato della medesima coalizione del 2008. «In questa regione o si cambia o si muore», s' allarma infatti un' altra senatrice marchigiana, Marina Magistrelli. Non nega nulla anche il segretario emiliano Salvatore Caronna, da pochi minuti neo-deputato europeo: «Potrei dire che come sempre in Emilia teniamo meglio anche nelle sconfitte, e che nel cuore dell' Emilia la Lega non è passata neanche stavolta, ma non sarebbe una risposta. È stato un voto politico, un segnale di insoddisfazione dei nostri elettori, maturato da tempo e probabilmente perfino un po' recuperato nelle ultime settimane. La verità è che siamo da troppo tempo sulla difensiva, ci vuole uno scatto per uscire dall' angolo». Ragionare in termini di schieramenti compositi, peraltro, non è sempre una consolazione: è grazie alle alleanza infatti che il partito di Berlusconi si fa davvero minaccioso in casa Pd. Se il Pdl ottiene il suo sorpasso senza aumentare significativamente i propri consensi, l' alleato leghista avanza di buon passo in territori un tempo fuori della geografia del consenso padano. In Emilia in verità il Carroccio aveva già fatto irruzione l' anno scorso, con un 7.7 per cento capace di scatenare traumi da panico in province tradizionalmente impermeabili come Modena o Forlì: ora però strappa un consenso a due cifre, 11.1%, con voti addirittura triplicati rispetto alle europee del 2004, e si impone addirittura come terzo partito della regione. Ma anche nelle Marche (regione spaccata a metà dall' ipotetico quanto popolare "muro" tra nord e sud) la Lega non è più una presenza simbolica, grazie a un 5.5% complessivo e ad alcune performance locali travolgenti nel pesarese: lo strepitoso 35% personale del sindaco leghista di Fermignano, il 15 di Talamello: «Le Marche ormai fanno parte del Nord», già le annette l' euforico coordinatore regionale Luca Paolini. Perfino in Umbria ci sono aree dove la Lega è il terzo partito (10% a Nocera Umbra), e in una grande cosmopolita città come Perugia raggiunge un sorprendente 3.6%. Difficile anche invocare l' astensionismo di sinistra come primo responsabile della frana. Le regioni ex-rosse, come sempre, guidano la classifica dell' affezione al voto, e proprio nelle due passate di mano l' aumento dell' astensionismo è limitato a quote fisiologiche del 2-3 per cento. L' emorragia del Pd dunque somiglia molto più a una trasfusione. Ne beneficia quasi ovunque l' Italia dei valori, che raddoppia le quote; ma in qualche caso anche la sinistra estrema, ad esempio in Umbria, dove i partiti che a vario titolo stanno a sinistra del Pd arrivano a sommare oltre il 10 per cento (poco meno in Toscana). La speranza residua di un recuperoa breve sta nella tradizionale "libertà" delle elezioni europee: ideologico e privo di conseguenze dirette sul territorio, il voto per Strasburgo è sempre stato, anche nel cuore delle regioni-simbolo, più volatile e libero: infatti l' Ulivo prodiano, nel 2006, riuscì a recuperare quasi ovunque da 3 a 5 punti sulle europee di due anni prima. Il ridotto appenninico lamenta più di un bastione crollato, ma un' eventuale controffensiva Pd ormai può partire solo da qui. - MICHELE SMARGIASSI

Giacomo79
13-06-09, 22:20
non credo che provengano da sinistra ma sono sopratutto ex di an

el cuntadin
05-07-09, 17:55
Davvero instancabili i leghisti anconetani. Camice Verdi, ronde, presenza nei quartieri ormai in mano agli extracomunatari ed ora all'attacco
della nuova giunta comunale.
Certo è che la sinistra marchigiana se le cerca proprio! Ma che bisogno avevano di nominare assessore un indagato!

http://www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=C1955784BB5989DE8FEFE491C5D42 C8C

La Lega Nord “E’ questione di trasparenza”


Ancona Le dichiarazioni del sindaco Gramillano a difesa della sua scelta di designare Maurizio Belligoni - il direttore dell’Ars indagato in un’inchiesta della procura per il bando per l’assegnazione di una consulenza - assessore alle politiche sociali, sono “prive di moralità e trasparenza, al contrario di quanto ha sostenuto nella campagna elettorale”. E’ quanto afferma in una nota il coordinatore della Lega Nord Sandro Zaffiri. “La lega Nord - rileva Zaffiri - crede che il rapporto tra l'amministrazione comunale e i cittadini anconetani stia diventando sempre più opaco e poco trasparente, nonostante l'avvenuto cambiamento tra il sindaco Sturani e Fiorello Gramillano; pertanto la Lega chiede che venga revocata la nomina all’assessore Belligoni, in quanto il fatto è accaduto prima dell’insediamento nell’incarico di assessore. Un fatto molto grave e poco trasparente a prescindere da quello che dirà la magistratura”. Sulla questione dovrà esprimersi il consiglio comunale, considerato che Stefano Benvenuti Gostoli (Pdl) ha già depositato una mozione con cui si chiedono le dimissioni dell’assessore Belligoni.