Avanguardia
14-06-09, 21:37
Considerazioni sull’esito delle elezioni europee 2009
Le elezioni europee del 6/7 giugno hanno confermato un aumento dell’astensionismo su scala europea. Il tasso di partecipazione nel vecchio continente è stato del 43,39%, il più basso in assoluto dal 1979, anno di introduzione del parlamento europeo. Se l’astensionismo è stato alto nelle decantate moderne, meglio decadenti, democrazie d’oltralpe come Gran Bretagna, Germania, Olanda, il che non è una novità da molto tempo, in alcuni paesi dell’Europa Orientale entrati da pochi anni nell’Unione Europea il tasso di affluenza alle urne è stato parecchio inferiore al 20%. Anche in Italia si è visto un calo dell’affluenza, che è stata del 66,5% degli aventi diritto al voto, dunque meno 6,4% rispetto alle elezioni europee del 2004. Forse l’astensionismo sarebbe stato maggiore se in molte zone dell’Italia non si fosse votato per le amministrative. Le regioni dove oltre la metà degli aventi diritto non si è recata alle urne sono state la Sicilia, con una affluenza poco superiore al 49% e la Sardegna, con una affluenza del 40,93%. Sempre in Sardegna quasi il 4,30% delle schede scrutinate sono risultate nulle o bianche. Guarda caso, la Sicilia è la regione più povera d’Italia, mentre la Sardegna è la regione con il più alto tasso di disoccupazione d’Italia. Regione dove si diffondono comitati organizzati da grandi numeri di cittadini che promuovono l’astensionismo o l’annullamento della scheda, in quanto il popolo si è stancato di sentire roboanti promesse dai politici per chiedere i voti e poi vedere le cose andare sempre in peggio, come possiamo vedere dall’aggravarsi della crisi del polo industriale del Sulcis e della chimica sarda.
In generale l’astensionismo in tutta Europa dimostra che la gente è indifferente o infastidita nei confronti di una fredda quanto distante integrazione europea guidata da potentati bancari e industriali spesso sconosciuti, da logge massoniche, che in nome degli interessi economici smisurati di un branco di capitalisti apolidi fa scempio delle economie locali imponendo nelle regioni cosa comprare, da chi comprare e quanto produrre e per chi. Una Europa asservita alle lobbies neoliberiste che impone la privatizzazione dei settori di pubblico interesse e la precarizzazione del mondo del lavoro. Una Unione Europea che progressivamente cancella alle nazioni e alle regioni ogni residuo di sovranità, che non tollera tradizioni e identità culturali, che impone nei codici civili degli stati membri leggi severe per punire la non stretta osservanza del pensiero politicamente corretto, e che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona reintrodurrà la pena di morte in caso di disordini e sommosse, in barba ai paroloni umanitari.
L’astensionismo dimostra il fastidio crescente di ampi settori popolari verso una classe politica arroccata nell’aumento dei suoi privilegi e impegnata a favorire i capitalisti cui è legata e a costruire pian piano un governo globale. Una politica che oltretutto non coinvolge perché non esprime sentimenti, emozioni, sussulti; il NULLA più assoluto insomma.
Il risultato della europee ha premiato le coalizioni di centrodestra e penalizzato quelle di centrosinistra nella stragrande maggioranza dei 27 paesi dell’Unione Europea, questo perché il centrosinistra ormai in occidente appare per quello che è veramente: un clone del centrodestra con qualche sfumatura su temi di non vitale importanza usati per creare artificiali contrapposizioni. Se l’elettorato del centrodestra è più compatto e fedele, convinto delle idealità e delle politiche espresse dalla destra, anche se molti di questi elettori sono così ignoranti da non capire che i loro rappresentanti non perseguono i loro interessi (il caso del berlusconismo in Italia è molto emblematico), tra l’elettorato di centrosinistra c’è una grande componente che crede in valori come la socialità e la giustizia, ideali che i politicanti di centrosinistra si ricordano di rispolverare, a parole, in campagna elettorale, e quindi vedendo che l’operato del centrosinistra disattende i valori dichiarati e il concetto di “sinistra”, in molti si stancano e ingrossano le file dei non votanti.
Ci sono ampi settori sociali che politicamente, socialmente e emotivamente non trovano alcuna rappresentanza nella politica attuale, e c’è una crisi economica dovuta all’internazionalizzazione dell’economia, alla perdita di sovranità e di dignità delle nazioni, tutte condizioni che possono aprire margini insperati per movimenti rivoluzionari finora sconosciuti, composti da alcune decine di militanti. Bisogna cogliere la palla al balzo.
Alfredo Ibba
12 giugno 2009.
Avanguardia (http://www.avanguardia.tv)
Le elezioni europee del 6/7 giugno hanno confermato un aumento dell’astensionismo su scala europea. Il tasso di partecipazione nel vecchio continente è stato del 43,39%, il più basso in assoluto dal 1979, anno di introduzione del parlamento europeo. Se l’astensionismo è stato alto nelle decantate moderne, meglio decadenti, democrazie d’oltralpe come Gran Bretagna, Germania, Olanda, il che non è una novità da molto tempo, in alcuni paesi dell’Europa Orientale entrati da pochi anni nell’Unione Europea il tasso di affluenza alle urne è stato parecchio inferiore al 20%. Anche in Italia si è visto un calo dell’affluenza, che è stata del 66,5% degli aventi diritto al voto, dunque meno 6,4% rispetto alle elezioni europee del 2004. Forse l’astensionismo sarebbe stato maggiore se in molte zone dell’Italia non si fosse votato per le amministrative. Le regioni dove oltre la metà degli aventi diritto non si è recata alle urne sono state la Sicilia, con una affluenza poco superiore al 49% e la Sardegna, con una affluenza del 40,93%. Sempre in Sardegna quasi il 4,30% delle schede scrutinate sono risultate nulle o bianche. Guarda caso, la Sicilia è la regione più povera d’Italia, mentre la Sardegna è la regione con il più alto tasso di disoccupazione d’Italia. Regione dove si diffondono comitati organizzati da grandi numeri di cittadini che promuovono l’astensionismo o l’annullamento della scheda, in quanto il popolo si è stancato di sentire roboanti promesse dai politici per chiedere i voti e poi vedere le cose andare sempre in peggio, come possiamo vedere dall’aggravarsi della crisi del polo industriale del Sulcis e della chimica sarda.
In generale l’astensionismo in tutta Europa dimostra che la gente è indifferente o infastidita nei confronti di una fredda quanto distante integrazione europea guidata da potentati bancari e industriali spesso sconosciuti, da logge massoniche, che in nome degli interessi economici smisurati di un branco di capitalisti apolidi fa scempio delle economie locali imponendo nelle regioni cosa comprare, da chi comprare e quanto produrre e per chi. Una Europa asservita alle lobbies neoliberiste che impone la privatizzazione dei settori di pubblico interesse e la precarizzazione del mondo del lavoro. Una Unione Europea che progressivamente cancella alle nazioni e alle regioni ogni residuo di sovranità, che non tollera tradizioni e identità culturali, che impone nei codici civili degli stati membri leggi severe per punire la non stretta osservanza del pensiero politicamente corretto, e che con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona reintrodurrà la pena di morte in caso di disordini e sommosse, in barba ai paroloni umanitari.
L’astensionismo dimostra il fastidio crescente di ampi settori popolari verso una classe politica arroccata nell’aumento dei suoi privilegi e impegnata a favorire i capitalisti cui è legata e a costruire pian piano un governo globale. Una politica che oltretutto non coinvolge perché non esprime sentimenti, emozioni, sussulti; il NULLA più assoluto insomma.
Il risultato della europee ha premiato le coalizioni di centrodestra e penalizzato quelle di centrosinistra nella stragrande maggioranza dei 27 paesi dell’Unione Europea, questo perché il centrosinistra ormai in occidente appare per quello che è veramente: un clone del centrodestra con qualche sfumatura su temi di non vitale importanza usati per creare artificiali contrapposizioni. Se l’elettorato del centrodestra è più compatto e fedele, convinto delle idealità e delle politiche espresse dalla destra, anche se molti di questi elettori sono così ignoranti da non capire che i loro rappresentanti non perseguono i loro interessi (il caso del berlusconismo in Italia è molto emblematico), tra l’elettorato di centrosinistra c’è una grande componente che crede in valori come la socialità e la giustizia, ideali che i politicanti di centrosinistra si ricordano di rispolverare, a parole, in campagna elettorale, e quindi vedendo che l’operato del centrosinistra disattende i valori dichiarati e il concetto di “sinistra”, in molti si stancano e ingrossano le file dei non votanti.
Ci sono ampi settori sociali che politicamente, socialmente e emotivamente non trovano alcuna rappresentanza nella politica attuale, e c’è una crisi economica dovuta all’internazionalizzazione dell’economia, alla perdita di sovranità e di dignità delle nazioni, tutte condizioni che possono aprire margini insperati per movimenti rivoluzionari finora sconosciuti, composti da alcune decine di militanti. Bisogna cogliere la palla al balzo.
Alfredo Ibba
12 giugno 2009.
Avanguardia (http://www.avanguardia.tv)