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O-RATIO
09-07-09, 07:38
Un’enciclica di aria fritta e barzellette.

Tutta ammonimenti e utopici indirizzi la Caritas in Veritate, l’ultima complicata fatica del presunto grande teologo B 16. Dopo aver gocherellato sulle parole di una lettera di Paolo per esibire una maestria nei sofismi pari a quella del celebre Gorgia da Lentini, il papa si lancia in un ammonimento moralistico-bancario che, se avesse un minimo di coerenza, dovrebbe lui per primo applicare allo IOR di cui è il massimo e assoluto proprietario e gestore. Con il risultato di sembrare un emulo del DuceSilvio quando racconta le barzellette. E come ciliegina sulla torta scadente delle sue elocubrazioni metafisiche e meta-economiche B16 aggiunge un attacco senza senso all’ateismo, tanto per indicare qualcuno o qualcosa da demonizzare. Gli risponde per le rime Raffele Carcano, Segretario dell’UAAR.

Qui la fonte della notizia su Corsera LEGGI (http://www.corriere.it/cronache/09_luglio_07/enciclica_apertura_5721dba8-6ac7-11de-a24c-00144f02aabc.shtml)

Ed ecco un campionario di bla bla bla di cui sono maestri i teologi

….Già nel titolo l’enciclica rovescia i termini classici del problema: la carità dev’essere coniugata con la verità, «non solo nella direzione, segnata da San Paolo, della “veritas in caritate” (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della “caritas in veritate”». Il Papa dice infatti di essere «consapevole degli sviamenti e degli svuotamenti di senso a cui la carità è andata e va incontro, con il conseguente rischio di fraintenderla, di estrometterla dal vissuto etico e, in ogni caso, di impedirne la corretta valorizzazione» in ambito sociale, giuridico, culturale, politico, economico, «ossia nei contesti più esposti a tale pericolo».

Senza verità, la carità, parola «abusata e distorta», diventa «irrilevante» e rimane esclusa «dai progetti e dai processi di costruzione di uno sviluppo umano di portata universale, nel dialogo tra i saperi e le operatività». La «carità nella verità», invece, è essenziale nel momento in cui la crisi del modello di sviluppo globale richiede «nuove regole» e fondamenti. Di qui il contributo della Chiesa, che pure non ha «soluzioni tecniche da offrire e non pretende di interferire nella politica degli Stati». Carità e verità, Agape e Logos. Questo aspetto «razionale» della carità è comprensibile anche dalla ragione umana e ne fa una «base» universale, anzi globale, di dialogo tra tutti gli esseri umani, le nazioni, le culture….

Da Raffaele Carcano

Caro Papa, si sbaglia: ateismo e benessere vanno a braccetto. Lo dice anche l’Onu

Non parla solo di lavoro, il Papa, nella sua ultima enciclica. Spara a zero anche verso l’ateismo, definito ateismo dell’indifferenza, che sarebbe, secondo Benedetto XVI, “uno tra i maggiori ostacoli allo sviluppo”. Perché lo sviluppo, si legge nell’enciclica Caritas in veritate, “ha bisogno di cristiani con le braccia alzate verso Dio nel gesto della preghiera”. Ma ci permetta di dissentire, il Santo Padre: l’ateismo è anzi diffuso nei paesi più sviluppati. E non lo dice solo l’Uaar.
«Le nazioni ai primi posti dell’Indice di sviluppo umano – spiega Raffaele Càrcano, segretario nazionale dell’Uaar – contano il maggior numero di atei e agnostici, mentre i paesi che si collocano agli ultimi posti sono spesso caratterizzati da alti indici di religiosità e dalla quasi totale assenza di increduli. Lo dicono tutti i dati empirici raccolti da autorità indipendenti, Onu in testa». Come dire che ateismo, benessere e ricchezza vanno di pari passo. Anche se nessun ateo si mette a dirlo in giro o pontifica sui perché.
L’Indice di sviluppo umano dei paesi del mondo può essere consultato qui (http://hdr.undp.org/en/statistics/.):