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Visualizza Versione Completa : Seneca, la bella e la mala vita



Logomaco
09-07-09, 23:33
Lettera 70

Dopo molto tempo ho rivisto la tua Pompei. Mi ha riportato agli anni della mia adolescenza; tutto quello che là avevo fatto da giovane, mi sembrava di poterlo ancora fare e di averlo fatto poco prima. Abbiamo compiuto rapidamente, Lucilio, la traversata della vita e come in mare, come dice il nostro Virgilio, terre e città scompaiono all'orizzonte, così in questa corsa rapidissima del tempo ci siamo lasciati dietro prima la fanciullezza, poi l'adolescenza, poi l'età intermedia tra giovinezza e vecchiaia, che confina con entrambe, infine gli anni migliori della vecchiaia; di recente comincia a mostrarsi all'orizzonte quella che è la fine comune di tutti gli uomini. Noi, nella nostra dissennatezza, crediamo che essa sia uno scoglio: invece, è un porto, cui talvolta dobbiamo tendere, che non dobbiamo mai rifiutare; se uno vi è stato portato nei primi anni della vita, non deve lamentarsi più di chi ha concluso velocemente la sua traversata per mare. Infatti, sai bene, c'è chi è trattenuto da venti deboli che si prendono gioco di lui e lo stancano esasperandolo con una bonaccia assoluta, c'è chi è portato alla meta molto velocemente da un vento costante. Pensa che a noi accade la stessa cosa: la vita conduce alcuni molto rapidamente alla meta cui, anche indugiando, dovevano giungere, altri li consuma e li tormenta. La vita non sempre va conservata: il bene, infatti, non consiste nel vivere, ma nel vivere bene. Perciò, il saggio vivrà quanto deve, non quanto può. Osserverà dove gli toccherà vivere, con chi, in che modo e che cosa dovrà fare. Egli bada sempre alla qualità della vita, non alla lunghezza. Se gli capitano molte avversità che turbano la sua serenità, se ne va: e non soltanto in condizioni di estrema necessità, ma non appena comincia a dubitare del favore della sorte, considera attentamente se sia il caso di farla finita. Ritiene che non abbia importanza por fine alla vita o accettarne la fine, che essa avvenga presto o tardi: non la teme come se fosse un grave danno; l'acqua che cade goccia a goccia non può causare a nessuno grandi perdite. Non importa morire presto o tardi, importa morire bene o male; morire bene significa sfuggire al pericolo di vivere male. Pertanto, giudico effeminatissimo il detto di quel famoso rodiese che, gettato dal tiranno in una gabbia e nutrito come una fiera, a chi gli consigliava di astenersi dal cibo, rispose: "Finché c'è vita, c'è speranza". [...] Scribonia, donna seria, era zia paterna di Druso Libone, un giovane stupido quanto nobile, che nutriva speranze più grandi di quelle che chiunque avrebbe potuto in quell'epoca o egli stesso in ogni altra. Malato, riportato dal Senato in lettiga, accompagnato da non molta gente (tutti i parenti lo avevano abbandonato senza compassione, ormai non come un colpevole, ma come un cadavere), cominciò a riflettere se darsi la morte o aspettarla. Scribonia gli disse: "Che piacere provi a svolgere un compito che spetta ad altri?". Non riuscì a convincerlo: egli si suicidò, e non senza ragione. Infatti, chi deve morire fra tre o quattro giorni per arbitrio del suo nemico, se vive, svolge un compito che spetta ad altri. Pertanto, quando una forza esterna minaccia la morte, non puoi stabilire in generale se la si debba prevenire o aspettare; sono molti, infatti, i fattori che possono farci decidere per l'una o per l'altra alternativa. Se una morte è accompagnata da tormenti, l'altra è agevole e facile, perché non dovrei decidere per quest'ultima? Come per viaggiare per mare sceglierò una nave e per abitare una casa, così sceglierò un tipo di morte per uscire dalla vita. Inoltre, come una vita più lunga non è senz'altro migliore, così una morte attesa più a lungo è senz'altro peggiore. In nessuna cosa più che nella morte dobbiamo assecondare il desiderio del nostro animo. Esca per quella via verso cui ha preso la rincorsa: sia che voglia la spada o il cappio o qualche veleno che penetri nelle vene, avanzi e spezzi le catene della schiavitù. La vita ciascuno deve renderla accetta anche agli altri, la morte solo a se stesso: la migliore è quella che preferisce. [...] Troverai anche uomini che hanno fatto professione di saggezza e sostengono che non si debba far violenza alla propria vita e giudicano empio suicidarsi: bisogna aspettare la fine che la natura ha stabilito. Chi afferma questo non si accorge che si preclude la via della libertà: la legge eterna non ha fatto niente di meglio che darci una sola via d'entrata alla vita, ma molte vie d'uscita. Dovrei aspettare la crudeltà di una malattia o di un uomo, quando posso sottrarmi ai tormenti e sbaragliare le avversità? Questo è l'unico motivo per cui non possiamo lamentarci della vita: non trattiene nessuno. La condizione umana è buona: nessuno è infelice se non per propria colpa. La vita ti piace? Vivi. Non ti piace? Puoi ritornare là donde sei venuto. Per liberarti dal mal di testa, spesso hai fatto ricorso a un salasso; per far calare la pressione si apre una vena. Non occorre lacerarsi il petto con una larga ferita: con un bisturi si apre la via a quella straordinaria libertà, e la serenità dipende da un forellino. E allora, che cos'è che ci rende pigri e inerti? Nessuno di noi pensa che una volta o l'altra dovrà andarsene da questa dimora; l'attaccamento a essa e l'abitudine ci trattengono come vecchi inquilini anche in mezzo ai disagi. Vuoi essere libero nei confronti di questo corpo? Abitalo come uno che dovrà trasferirsi. Tieni presente chi questa convivenza verrà a mancare: sarai più forte di fronte alla necessità di andartene. Ma come potrà venire in mente il pensiero della sua fine a chi ha desideri senza limiti? [...] Nessun ostacolo si oppone a chi vuole aprirsi un varco e uscire: la natura ci tiene in custodia in un luogo aperto. Colui al quale le circostanze lo consentono cerchi una via d'uscita agevole; chi ha a portata di mano diversi mezzi con cui liberarsi faccia la sua scelta e consideri con quale possa liberarsi nel modo migliore: colui al quale mancano occasioni favorevoli afferri la prima che gli capita come se fosse la migliore, sia pure nuova e insolita. Non mancherà l'ingegnosità a colui al quale non manca il coraggio. [...] Il coraggio che hanno anche sciagurati e delinquenti, non lo avranno coloro che sono stati preparati contro simili casi da una lunga meditazione e dalla ragione, maestra di vita? Essa ci insegna che le vie che conducono alla morte sono diverse, ma che il punto d'arrivo è il medesimo, che non importa donde parta ciò che arriva senz'altro. La stessa ragione ci consiglia di morire <<come ci piace>> se ci è consentito, <<altrimenti>> come possiamo, e di gettarci su qualunque cosa capiti per darci la morte. È disonesto vivere di rapina, invece è bellissimo morire di rapina. Stammi bene.

Lettera 101

Si può trovare qualcuno che voglia consumarsi fra i tormenti e morire un membro dopo l'altro e mandar fuori l'anima goccia a goccia piuttosto che tutta in una volta? Si può trovare qualcuno che, attaccato a quel disgraziato legno, ormai sfinito, ormai deforme e ridotto a una gobba repellente sulla schiena e sul petto, avendo già avuto anche prima della croce molti motivi per morire, voglia trascinare una vita che porta con sé tante sofferenze? E ora dì che non è un gran beneficio della natura l'inevitabilità della morte. [...] Bisogna scrollarsi di dosso la brama della vita e imparare che non importa quando subirai quello che prima o poi devi subire; ciò che conta è vivere bene, non vivere a lungo; ma spesso il vivere bene consiste nel non vivere a lungo. Stammi bene.

(Seneca, Lettere a Lucilio)

TifoSelvaggio
13-07-09, 20:31
Molto condivisibili.

Venom
13-07-09, 20:49
Visto che nel forum filosofia non mi ha risposto nessuno, provo a riproporre qua una domanda:
Come si può morire bene mentre stai vivendo male?

marocchesi
14-07-09, 10:59
Visto che nel forum filosofia non mi ha risposto nessuno, provo a riproporre qua una domanda:
Come si può morire bene mentre stai vivendo male?


dipende cosa intendi per "morire bene"

_crazy diamond_
14-07-09, 14:25
Visto che nel forum filosofia non mi ha risposto nessuno, provo a riproporre qua una domanda:
Come si può morire bene mentre stai vivendo male?


Forse il morire bene lo si può intendere come una liberazione rispetto al vivere male.


In tal caso la morte non può che essere vista e vissuta bene.

codino
22-08-09, 15:11
Visto che nel forum filosofia non mi ha risposto nessuno, provo a riproporre qua una domanda:
Come si può morire bene mentre stai vivendo male?

bah, Bellarmino dice che la prima regola per morire bene è vivere bene...

ma ciò non esclude che ci possano essere eccezioni!