Giovanni dalle Bande Nere
09-09-12, 13:07
Breve storia del Tricolore | atuttadestra (http://www.atuttadestra.net/index.php/archives/154289)
Breve storia del Tricolore
di Giovanni Balducci
L’origine del tricolore italiano è da ricercarsi nei moti giacobini avvenuti sul suolo italico verso la fine del XVIII secolo sulla scia della Rivoluzione francese. Il tricolore italiano, infatti, è palesemente ispirato a quello francese nato con la rivoluzione dell’89. Il blu del vessillo francese fu sostituito dal verde probabilmente in relazione ai colori delle divise della Guardia Nazionale milanese.
I colori della bandiera nazionale Italiana furono stabiliti dal Senato di Bologna, con un documento datato 28 ottobre 1796, in cui si legge: “Bandiera coi colori Nazionali – Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso.” Mentre il 27 dicembre 1796, a Reggio Emilia, si riunì un’assemblea per decretare la costituzione della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, e ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera verde, bianca e rossa fu il letterato Giuseppe Compagnoni, che per questo è ricordato come il «Padre del Tricolore». Nel 1799 anche la Repubblica Napoletana adottò una bandiera tricolore, sempre rifacendosi al tricolore francese, cambiandone il colore bianco in giallo. Ma in realtá i primi a ideare la bandiera nazionale furono due giovani studenti dell’Universitá di Bologna, Luigi Zamboni e Giambattista De Rolandis, i quali nel 1794 tentarono una rivolta per ridare al Comune di Bologna l’indipendenza dagli Stati della Chiesa. Ma la sommossa fallì e i due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia e messi a morte.
Conclusasi l’epopea napoleonica, il Congresso di Vienna restaurò in tutt’Europa i vecchi sovrani assolutisti e la penisola italiana fu divisa in otto Stati di cui nessuno mantenne il Tricolore, che perciò divenne il simbolo dei patrioti che si battevano per l’unità e l’indipendenza d’Italia. Il giuramento della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, infatti, veniva pronunciato dinanzi al Tricolore. E nel 1848, bandiere tricolori vennero fatte sventolare sulla barricate milanesi durante le Cinque giornate di Milano. Sotto vessilli tricolore Garibaldi e 14.000 uomini, tra cui Goffredo Mameli, combatterono sul Gianicolo.
Nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza, Carlo Alberto affermava: “E per voler meglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana, vogliamo che le nostre truppe entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana”. Il 9 febbraio 1849 fu proclamata la Repubblica Romana: bandiera della Repubblica era il Tricolore!
Nel 1861 veniva proclamato il Regno d’Italia, di cui la bandiera tricolore diveniva il vessillo nazionale. Il 20 settembre 1870, l’esercito italiano entrava a Roma, ponendo fine al potere temporale dei Papi, e al suono della Marcia Reale il sottotenente Lugli poggiava la bandiera tricolore ad un braccio della statua di Marco Aurelio.
Il primo centenario del Tricolore, il 7 gennaio 1897, fu commemorato con un discorso a Reggio Emilia del grande poeta Giosuè Carducci, il quale si rivolse alla Bandiera con queste parole: “Sii benedetta! benedetta nell’immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre nei secoli!”. Ed aggiungeva: “quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si angusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!”.
Giungiamo alla guerra 1915-’18: al termine del conflitto, l’Italia vittoriosa, mercè il sacrificio dei nostri soldati nei lunghi anni di trincea, issava il Tricolore a Trento e a Trieste. Ma anche nella seconda guerra mondiale attorno al Tricolore si profuse il valore e l’eroismo del milite italiano, in Libia, e nell’Africa orientale, sugli impervi altipiani della Grecia, nel gelo della steppa russa, ad El Alamein, nelle acque di Malta, Alessandria, Suda, Gibilterra.
Con la caduta del Fascismo e le ben note vicende dell’immediato dopoguerra l’uso della bandiera tricolore, privata dell’aquila littoria e dello stemma sabaudo, fu espressamente sancito da un’apposita norma della Costituzione: “La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni” afferma infatti l’articolo 12 della Costituzione Repubblicana.
Breve storia del Tricolore
di Giovanni Balducci
L’origine del tricolore italiano è da ricercarsi nei moti giacobini avvenuti sul suolo italico verso la fine del XVIII secolo sulla scia della Rivoluzione francese. Il tricolore italiano, infatti, è palesemente ispirato a quello francese nato con la rivoluzione dell’89. Il blu del vessillo francese fu sostituito dal verde probabilmente in relazione ai colori delle divise della Guardia Nazionale milanese.
I colori della bandiera nazionale Italiana furono stabiliti dal Senato di Bologna, con un documento datato 28 ottobre 1796, in cui si legge: “Bandiera coi colori Nazionali – Richiesto quali siano i colori Nazionali per formarne una bandiera, si è risposto il Verde il Bianco ed il Rosso.” Mentre il 27 dicembre 1796, a Reggio Emilia, si riunì un’assemblea per decretare la costituzione della Repubblica Cispadana, comprendente i territori di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, e ad avanzare la proposta di adozione di una bandiera verde, bianca e rossa fu il letterato Giuseppe Compagnoni, che per questo è ricordato come il «Padre del Tricolore». Nel 1799 anche la Repubblica Napoletana adottò una bandiera tricolore, sempre rifacendosi al tricolore francese, cambiandone il colore bianco in giallo. Ma in realtá i primi a ideare la bandiera nazionale furono due giovani studenti dell’Universitá di Bologna, Luigi Zamboni e Giambattista De Rolandis, i quali nel 1794 tentarono una rivolta per ridare al Comune di Bologna l’indipendenza dagli Stati della Chiesa. Ma la sommossa fallì e i due studenti furono scoperti e catturati dalla polizia pontificia e messi a morte.
Conclusasi l’epopea napoleonica, il Congresso di Vienna restaurò in tutt’Europa i vecchi sovrani assolutisti e la penisola italiana fu divisa in otto Stati di cui nessuno mantenne il Tricolore, che perciò divenne il simbolo dei patrioti che si battevano per l’unità e l’indipendenza d’Italia. Il giuramento della Giovine Italia di Giuseppe Mazzini, infatti, veniva pronunciato dinanzi al Tricolore. E nel 1848, bandiere tricolori vennero fatte sventolare sulla barricate milanesi durante le Cinque giornate di Milano. Sotto vessilli tricolore Garibaldi e 14.000 uomini, tra cui Goffredo Mameli, combatterono sul Gianicolo.
Nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza, Carlo Alberto affermava: “E per voler meglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana, vogliamo che le nostre truppe entrando nel territorio della Lombardia e della Venezia portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana”. Il 9 febbraio 1849 fu proclamata la Repubblica Romana: bandiera della Repubblica era il Tricolore!
Nel 1861 veniva proclamato il Regno d’Italia, di cui la bandiera tricolore diveniva il vessillo nazionale. Il 20 settembre 1870, l’esercito italiano entrava a Roma, ponendo fine al potere temporale dei Papi, e al suono della Marcia Reale il sottotenente Lugli poggiava la bandiera tricolore ad un braccio della statua di Marco Aurelio.
Il primo centenario del Tricolore, il 7 gennaio 1897, fu commemorato con un discorso a Reggio Emilia del grande poeta Giosuè Carducci, il quale si rivolse alla Bandiera con queste parole: “Sii benedetta! benedetta nell’immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre nei secoli!”. Ed aggiungeva: “quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si angusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!”.
Giungiamo alla guerra 1915-’18: al termine del conflitto, l’Italia vittoriosa, mercè il sacrificio dei nostri soldati nei lunghi anni di trincea, issava il Tricolore a Trento e a Trieste. Ma anche nella seconda guerra mondiale attorno al Tricolore si profuse il valore e l’eroismo del milite italiano, in Libia, e nell’Africa orientale, sugli impervi altipiani della Grecia, nel gelo della steppa russa, ad El Alamein, nelle acque di Malta, Alessandria, Suda, Gibilterra.
Con la caduta del Fascismo e le ben note vicende dell’immediato dopoguerra l’uso della bandiera tricolore, privata dell’aquila littoria e dello stemma sabaudo, fu espressamente sancito da un’apposita norma della Costituzione: “La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni” afferma infatti l’articolo 12 della Costituzione Repubblicana.