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Teutonic
20-07-09, 11:51
Cultura
18 Luglio 2009
INTERVISTA

Hesemann: «Chiesa, troppe leggende nere»

http://www.avvenire.it/NR/rdonlyres/C7FC5D3F-580C-499C-A4D4-6B5E90C3FD85/8380/papa1.jpg

L’imbarazzo è solo nella scelta, ora che l’anti-cattolicesimo è diventato à la page con i successi di Dan Brown e l’anti-clericalismo ha assunto toni colti con i tomi di Corrado Augias. Ma per Michael Hesemann, storico tedesco, è ora di rilanciare la palla nel campo delle critiche prevenute alla Chiesa e smascherare l’anti-cattolicesimo, «l’antisemitismo degli intellettuali». Hesemann, già autore di un saggio sull’iscrizione della croce di Cristo, Titulus Crucis , che fece discutere gli esperti, torna ora in libreria con Contro la Chiesa. Miti, leggende nere e bugie (San Paolo, pp. 374, euro 28). Qui lo studioso di Düsseldorf sviscera le 'leggende nere' sul conto dei cattolici lungo gli ultimi due millenni di storia.

Le 'stragi' delle Crociate, le 'violenze' dell’Inquisizione, la 'caccia alle streghe', Pio XII come 'il Papa di Hitler'. Qual è, tra queste, l’accusa più inverosimile rivolta alla Chiesa?
«La 'leggenda nera' che ancora causa un danno considerevole è la pretesa che Pio XII fosse 'il Papa rimasto silenzioso durante l’Olocausto' oppure 'il Papa di Hitler'. Non si può immaginare una peggior distorsione della verità. Prima di diventare Pio XII, Eugenio Pacelli fu nunzio vaticano a Monaco e Berlino, fu testimone dell’ascesa al potere di Hitler. Come Segretario di Stato della Santa Sede portò avanti i negoziati per il Concordato con i nazisti nel 1933. Quest’uomo diventato papa nel ’39 - conosceva Hitler e i nazisti, ne era disgustato fin dall’inizio. Egli definì il nazismo 'la più grande eresia del nostro tempo' e bollò Hitler come 'una persona fondamentalmente cattiva'».

Si può parlare di Pio XII come amico del popolo ebraico?
«Da sempre fu a favore degli ebrei. A scuola aveva un amico ebreo e si univa alla sua famiglia per lo Shabbat. Appoggiò il leader sionista Nahum Sokolov e mostrò simpatia per il sionismo quando la maggior parte degli esponenti vaticani erano scettici su questo. Da nunzio in Germania aveva aiutato gli ebrei già durante la prima guerra mondiale. Quando, divenuto Pio XII, apprese l’uccisione degli ebrei da parte dei nazisti, 'gridò come un bambino e pregò come un santo', come disse un prete che lo informò dei fatti. Cercò di fare ogni cosa umanamente possibile per salvare quanti più ebrei. Secondo il diplomatico e storico israeliano Pinchas Lapide, fu capace di aiutare 850 mila ebrei a sfuggire al genocidio nazista. Quando il Vaticano era a corto di soldi, prese in considerazione l’idea di vendere i migliori capolavori di Raffaello per aiutare i rifugiati ebrei. Dopo la guerra quasi ogni organizzazione ebraica e molti politici israeliani lo ringraziarono per quanto fatto. Ma un commediografo tedesco (Rolf Hochhuth, ndr) costruì un’opera terribile ( Il Vicario , ndr) e così l’immagine pubblica di Pio XII cambiò completamente. Il Papa che aveva sfidato Hitler divenne improvvisamente il 'Papa amico di Hitler'».

In Italia ci sono libri - come quelli di Augias - che vogliono distruggere la verità storica del cristianesimo. Come devono rispondere i cristiani a questi attacchi?
«Augias è un esempio perfetto di autore scandalistico. Certo, è facile ignorarlo, ma è la strategia sbagliata, dal momento che i lettori di quei testi potrebbero credere che abbiamo qualcosa da nascondere. Invece credo in una prassi dell’apertura. La peggior bugia sulla Chiesa primitiva e la sua tradizione è affermare che i Vangeli sono stati manipolati. Niente può essere più lontano dalla verità. Ogni volta che un nuovo frammento di una copia originaria del II o del III terzo dei quattro Vangeli canonici è stata rinvenuta, gli esperti sono rimasti stupiti dal fatto che vi hanno trovato meno variazioni rispetto al testo già conosciuto. I Vangeli sono i testi dell’antichità meglio conservati: nessun autore antico ha una tradizione migliore. La maggior parte dei lavori dei classici greci e romani, scrittori, storici o filosofi, sono conservati in traduzioni arabe dei primi secoli del Medioevo o in copie conservate nei monasteri medievali, scritti forse un migliaio di anni dopo. Nel caso dei Vangeli, meno di un secolo separar i loro autori dai manoscritti più antichi».

Lo studioso Philip Jenkins (anglicano) ha definito l’anti-cattolicesimo 'l’ultimo pregiudizio accettabile'. Come mai persistono tante critiche contro la Chiesa?
«'L’anti-cattolicesimo è l’antisemitismo degli intellettuali', scrisse lo scrittore americano Peter Viereck nel 1950: è ancora vero. Questo è il solo pregiudizio non solo tollerato ma anche praticato su ampia scala nei media. Attacca la Chiesa e scrivi un best-seller: questa è la formula di autori come Dan Brown, David Yallop, Donna Cross o John Cornwell. Molti vogliono vedere la caduta della Chiesa: la sua esistenza è una provocazione al mondo moderno. Essa non sembra idonea in una società edonistica, basata sull’egoismo, sul sesso e sul consumismo. È come una roccia, insegna valori eterni in contrasto con il trend libertino del 'tutto è lecito'. Essa tramanda una cultura della vita e della responsabilità in contrasto con quella che propugna la morte e il profitto. Benedetto XVI ha ragione quando indica nel relativismo la sfida più grande per la Chiesa nel III millennio. Esso è il credo della società del divertimento senza scopo».
Lorenzo Fazzini

http://www.avvenire.it/Cultura/Chiesa+troppe+leggende+nere_200907180732583170000. htm

Teutonic
20-07-09, 11:52
http://img132.imageshack.us/img132/1729/hesemann.jpg

Michael Hesemann, autore dell'opera "The Pope Who Defied Hitler. The Truth About Pius XII" ("Il Papa che sfidò Hitler. La verità su Pio XII"). Hesemann rivela di aver trovato una serie di documenti nell'Archivio Segreto Vaticano che accreditano numerosi interventi di Papa Pacelli a favore degli ebrei.
Fra questi vi è quello dell'Arcivescovo Pacelli, allora Nunzio Apostolico in Baviera, datato 1917, attraverso il Governo tedesco, per chiedere che gli ebrei della Palestina fossero protetti davanti all'Impero Ottomano della Turchia.
Il dottor Hesemann chiarisce anche che nel 1917 il futuro Pio XII sfruttò la sua influenza perché l'allora rappresentante dell'Organizzazione Sionista Mondiale Nachum Sokolov fosse ricevuto personalmente da Papa Benedetto XV per parlare di una patria ebraica in Palestina.
Nel 1926, monsignor Pacelli invitò i cattolici tedeschi a sostenere il Comitato Pro Palestina, che appoggiava gli insediamenti ebraici in Terra Santa.
Queste scoperte si uniscono alle prove apportate dallo stesso Gary Krupp, che al congresso su Pio XII celebrato a Roma nel settembre 2008 ha presentato oltre 300 pagine di documenti originali che contengono dettagli su come siano stati attuati gli ordini del Papa durante la guerra di nascondere gli ebrei a Roma.

Cuordy
20-07-09, 12:52
OTTIMA SEGNALAZIONE! E condivido l'intento di Hesemann.

Sarebbe l'ora che il mondo cattolico si svegliasse da questo torpore apologetico e culturale.

eq...
20-07-09, 18:47
Non voglio alimentare una polemica, ma il bello della questione è che alcune leggende nere piacciono pure agli stessi cattolici, magari quelli un pò facinorosi. :giagia:

UgoDePayens
20-07-09, 19:36
Non voglio alimentare una polemica, ma il bello della questione è che alcune leggende nere piacciono pure agli stessi cattolici, magari quelli un pò facinorosi. :giagia:

Ristabilire la verità storica dovrebbe essere procedimento che unisce invece di dividere.
Il problema è che la storia è per forza di cose sempre storiografia... e la storiografia ha sempre qualcosa a che fare col presente.

Cuordy
20-07-09, 20:50
Non voglio alimentare una polemica, ma il bello della questione è che alcune leggende nere piacciono pure agli stessi cattolici, magari quelli un pò facinorosi. :giagia:

Poi ci sono quelli che scambiano il mitico "dialogo" per l’accettazione acritica di ogni accusa infamante alla Chiesa storica.

Azel
21-07-09, 11:27
Poi ci sono quelli che scambiano il mitico "dialogo" per l’accettazione acritica di ogni accusa infamante alla Chiesa storica.

Quando hai derubato 100 persone ti riesce difficile arrossire quando vieni accusato di aver derubato uno che non hai mai visto. :sofico:

UgoDePayens
21-07-09, 12:46
Quando hai derubato 100 persone ti riesce difficile arrossire quando vieni accusato di aver derubato uno che non hai mai visto. :sofico:

? Eeeeh? :gratgrat:

Azel
21-07-09, 17:54
? Eeeeh? :gratgrat:

Esplicitando: l'innocente può giustamente indignarsi di fronte ad una falsa accusa. Il più volte colpevole, anche se accusato di qualcosa che non ha commesso, resta un "più volte colpevole". Indignarsi, in quel caso, fa solo tristezza.

Cuordy
21-07-09, 18:13
Esplicitando: l'innocente può giustamente indignarsi di fronte ad una falsa accusa. Il più volte colpevole, anche se accusato di qualcosa che non ha commesso, resta un "più volte colpevole". Indignarsi, in quel caso, fa solo tristezza.

Tu sei colpevole di ignoranza e di malafede, oltre che di inciviltà. Parlare con te di un argomento del genere sarebbe come discutere con un musulmano sui diritti dell'infedele.

UgoDePayens
21-07-09, 19:12
Esplicitando: l'innocente può giustamente indignarsi di fronte ad una falsa accusa. Il più volte colpevole, anche se accusato di qualcosa che non ha commesso, resta un "più volte colpevole". Indignarsi, in quel caso, fa solo tristezza.

Ma colpevole di che scusa? :gratgrat:
Pio XII salvò gli Ebrei, e dovremmo vergognarcene e stare zitti quando qualche furbone si inventa scemenze a suo carico?

Non mi pare né furbo né cristiano, visto che non fa alcun servizio alla verità.

Azel
21-07-09, 20:27
Ma colpevole di che scusa? :gratgrat:
Pio XII salvò gli Ebrei, e dovremmo vergognarcene e stare zitti quando qualche furbone si inventa scemenze a suo carico?

Non mi pare né furbo né cristiano, visto che non fa alcun servizio alla verità.

Vergognarvi e stare zitti? No, se avete le prove di quanto sostenete avete tutto il diritto di esporle.

Fare le timide verginelle alla vista del primo atto sessuale, quando in realtà avete commesso fior di atrocità nel corso dei secoli, al contrario, è solo una mistificazione di cattivo gusto.

Qui c'è ancora gente pronta a scattare sull'attenti e dire chiaro e forte "Chi noi? Noi non ci siamo macchiati mai di nessun delitto!!!". Questo è assai patetico.

Azel
21-07-09, 20:28
Tu sei colpevole di ignoranza e di malafede, oltre che di inciviltà. Parlare con te di un argomento del genere sarebbe come discutere con un musulmano sui diritti dell'infedele.

Detto da te, lo prendo come complimento! :D

UgoDePayens
21-07-09, 21:40
Vergognarvi e stare zitti? No, se avete le prove di quanto sostenete avete tutto il diritto di esporle.

Fare le timide verginelle alla vista del primo atto sessuale, quando in realtà avete commesso fior di atrocità nel corso dei secoli, al contrario, è solo una mistificazione di cattivo gusto.

Qui c'è ancora gente pronta a scattare sull'attenti e dire chiaro e forte "Chi noi? Noi non ci siamo macchiati mai di nessun delitto!!!". Questo è assai patetico.

Per me tu deliri. L'hai letto il post iniziale, prima di rispondere al thread? O sei come tanti, troppi altri, che leggono il titolo e poi hanno già la risposta preconfezionata?

Azel
21-07-09, 22:15
Per me tu deliri. L'hai letto il post iniziale, prima di rispondere al thread? O sei come tanti, troppi altri, che leggono il titolo e poi hanno già la risposta preconfezionata?

Neghi che su questo forum esista un nutrito manipolo di "eroi" pronti a giurare e spergiurare che la chiesa, al massimo, ha "commesso qualche errore da poco" ma che nella sostanza non abbia mai commesso o avallato alcuna altrocità? :giagia:

Cuordy
21-07-09, 22:31
Neghi che su questo forum esista un nutrito manipolo di "eroi" pronti a giurare e spergiurare che la chiesa, al massimo, ha "commesso qualche errore da poco" ma che nella sostanza non abbia mai commesso o avallato alcuna altrocità? :giagia:

Ma parli proprio tu che vorresti affibbiargli ogni genere di colpa comprese quelle dei suoi nemici? :paura:


Ma sei in malafede e quindi senza vergogna, o sei stupido?

contropotere
21-07-09, 23:09
Leggo: su Pio XII solo calunnie. Il Papa aiutò gli ebrei. Nessuno di voi si è però dato il fastidio di chiedersi dove affondi le proprie radici l'odio antiebraico.
Le affonda in un ambiente cattolico che ha continuato a soffiare sul fuoco anche quando i totalitarismi fascista e nazista promulgavano legislazioni atte a discriminare pesantemente gli ebrei.

Sulle Leggi razziali del 1938 (http://fncrsi.altervista.org/cs001026.htm)

Il libro in esame reca le prove utili a smantellare il persistente equivoco cui ha dato origine la falsificazione storica diretta a far ricadere colpe e biasimo unicamente sul governo fascista.
e critica dell'antisemitismo e del razzismo europei a cavallo del XIX e XX Secolo.

Allo scopo di contrastare la Massoneria, il laicismo e la modernità, nel 1850 Pio IX, ancora esule a Napoli, diede vita alla rivista "La Civiltà Cattolica" di cui istituì il "Collegio degli scrittori" -tutti rigorosamente Gesuiti- e ne controllò l’opera. Col l’avvento di Leone XIII e grazie alla sua supervisione, sull'onda dell'«affáire Dreyfus», nel 1880 la rivista riscoprì la «questione ebraica» e perseverò nell'incitare i vari governi ad emanare «... leggi specifiche che facciano tornare gli ebrei nella loro condizione originaria di subordinati» (ibidem XI). Si concretizza così il proseguimento di quella invero singolare amichevole segregazione attuata da sempre dal Vaticano, tendente a convertire al Cristianesimo le disperse genti ebraiche attraverso provvedimenti costrittivo-cautelativi.

In quest'ottica vanno intesi anche i rapporti fra Vaticano ed i fondatori del Sionismo, nato e sviluppatosi proprio in quegli anni, in relazione alla richiesta di questi ultimi di potersi insediare in Palestina. Significativo, a tal proposito, l'incontro fra Teodoro Herlz e papa Pio X nel 1904, poco prima della morte di Herlz. Costui, vero creatore del mito sionista e primo leader del movimento, già nel 1893 aveva pensato di chiedere udienza al Papa al quale intendeva dire: «Aiutateci contro l'antisemitismo ed io guiderò un grande movimento per la libera ed onorevole conversione degli ebrei al cristianesimo». Da questo incontro, comunque, non era emerso nulla di concreto in quanto il papa aveva ribadito il suo diniego al disegno sionista di ritorno alla Palestina se prima gli ebrei non si fossero convertiti al cattolicesimo. Sull'autenticità ed onestà del disegno herlziano di conversione in massa al cattolicesimo degli ebrei sionisti fa fede la clamorosa conversione al cattolicesimo del figlio di Herlz nel 1924, conversione avvenuta pur in assenza del permesso papale di accedere in Palestina.

Seguendo siffatta linea, "La Civiltà Cattolica" giunse a diffondere proposizioni tristemente premonitrici: «... perocché la strapotenza alla quale il diritto rivoluzionario li ha (gli ebrei - N.d.R..) oggi innalzati, viene scavando loro sotto i piedi un abisso pari nella profondità all'altezza in cui sono assurti. E se scoppia il turbine che essi in Francia, in Germania, nell'Austria, nella Romania, nell'Italia con questa loro strapotenza vengono provocando, traboccheranno in un precipizio che sarà per avventura senza esempio ...». (Cfr. 1898, serie XVII, vol 1, p. 287)

Il termine razzismo viene pronunciato ufficialmente per la prima volta da un pontefice con l'allocuzione del 28/7/38, nel corso della quale Pio XI affermò: «Ecco la risposta della Chiesa, ecco che cosa è per la Chiesa il vero, il proprio, il sano razzismo, degno degli uomini singoli nella loro grande collettività. Tutti a un modo; tutti oggetto dello stesso materno affetto, tutti chiamati ... ad essere tutti pel proprio paese nelle particolari nazionalità di ognuno, nella particolare razza, i propagatori di questa idea così grande e magnificamente materna, umana, anche prima che cristiana». (Cfr. Oss. Rom. del 29/7/38)

Atteso che nella Dottrina del Fascismo è previsto che: «Lo Stato fascista non rimane indifferente di fronte al fatto religioso ed a quella particolare religione positiva che è il Cattolicesimo ...» le leggi razziali vennero concordate in perfetta sintonia col Vaticano, il quale mosse soltanto marginali obiezioni riguardanti gli ebrei convertiti al cattolicesimo e quelli coinvolti in matrimoni misti.

Il libro chiarisce fra l'altro che gli esponenti di "La Civiltà Cattolica" convennero con Giacomo Acerbo, estensore della Legge in questione, nell'adottare la discutibile commistione dei concetti di razza e nazione. Questo è il commento degli autori (Taradel-Raggi ): «... il concetto di razza elaborato dagli ideologi del PNF, a due anni di distanza dall'emanazione delle Leggi razziali, insomma, coincide perfettamente con il concetto di nazione elaborato da "La Civiltà Cattolica" tra il 1938 ed il 1939» (pag. 119). E padre Messineo, incaricato da Pio XII per le controversie razziali, nella prefazione al libro "I problemi della razza" di Giacomo Acerbo, scrive: «Siamo così di fronte ad un concetto di razza che anche il più meticoloso assertore dei valori spirituali e trascendenti può accettare senza riserve». (Cfr. "La Civiltà Cattolica", 1940, vol. III, p. 218)

Il libro in esame, dunque, reca le prove inconfutabili utili a smantellare il persistente equivoco cui ha dato origine la falsificazione storica diretta a far ricadere colpe e biasimo unicamente sul governo fascista, posto in atto, dal Vaticano e dai vincitori della IIª guerra mondiale, al fine di occultare le rispettive responsabilità. Per quanto riguarda le responsabilità degli angloamericani nella persecuzione contro gli ebrei, nonché le responsabilità degli ebrei stessi, soprattutto gli ambienti sionisti filo-nazisti, queste sono state ampiamente dimostrate in libri di ampia diffusione.

Il Comitato direttivo

contropotere
21-07-09, 23:18
La Civiltà Cattolica (http://www.holywar.org/italia/civilta/razzafascismo.htm) , Roma, 2 novembre 1940, a. 91, vol. IV, quad. 2169, pp. 216-219

La questione della razza, pur tra l'incalzare di avvenimenti di grande importanza storica, forma l'oggetto di studi seri, diretti a chiarire i concetti e ad illuminare i fondamenti ideologici, ai quali si ispira la politica del Regime. Fra questi studi riveste un'importanza particolare il libro scritto da S. E. Giacomo Acerbo e pubblicato sotto gli auspici del Ministero della Cultura Popolare, con presentazione di S. E. Pavolini (1). L'autore, la presentazione e il fatto che il libro è il primo di una collana di volumi, iniziata dall'ufficio Studi e Propaganda sulla Razza, legittimano la persuasione che le idee in esso espresse rivestono il carattere di una interpretazione molto autorevole del difficilissimo problema.

L'iniziativa merita l'adesione incondizionata degli studiosi, in quanto, dando da una parte il bando alle elucubrazioni di gente improvvisata e incompetente, causa del diffuso disorientamento prodottosi nella questione della razza, tende a contenerla entro i limiti scientifici e a risolverla secondo le più oggettive indagini antropologiche, biologiche e storiche. In questo modo molte prevenzioni possono sparire, molti dissensi appianarsi molte ansie essere assopite per il raggiungimento di una maggiore unità anche in questo campo particolare.

Al conseguimento di questo scopo, crediamo concorra molto la pubblicazione, di cui trattiamo. La questione preliminare da risolvere come non abbiamo mancato di rilevare altre volte, consiste nella determinazione del concetto di razza, e più specificamente in qual senso debba intendersi il termine, quando si riferisce alla politica inaugurata dal Regime. Notavamo, infatti, che se al termine si conserva il senso naturalistico, bio-antropologico, la dottrina costruirebbe sopra un dato infido, scientificamente non fissato, e arriverebbe, per necessaria conseguenza, alla piena svalutazione dei valori veramente umani, con un pericoloso scivolamento verso il materialismo. Ora su tale questione l'Acerbo porta dei chiarimenti, che noi riteniamo di particolare importanza.

Egli avverte, in primo luogo, come il concetto di razza, dopo tante indagini, sia rimasto oscuro e diventi ancora più vago a mano a mano che progrediscono le nostre cognizioni. Un contributo ad una maggiore concretezza hanno apportato le dichiarazioni dei giuristi italiani al Convegno di Vienna, dove venne affermata l'essenza spirituale dell'idea di razza, che non poteva essere confinata, secondo la concezione del Fascismo, unicamente alla bio-antropologia. Tuttavia, aggiunge l'Acerbo, «siamo ancora lontani dalla meta, anzi forse ce ne allontaniamo sempre più sia perché si vede tutt'altro che probabile l'accordo tra gli scienziati sui caratteri somatici, fisiologici, psichici che dovrebbero assumersi a criterio di distinzione dei gruppi umani; sia perché dal rivendicare che i sociologi e i politici fanno, com'è giusto, l'efficacia formativa e selettiva degli elementi spirituali sui detti gruppi, segue che il concetto di razza, trasferito in quest'altro campo, dà luogo a confusioni e a interferenze con una quantità di concetti più o meno affini» (p. 15).

Né il concetto comune di razza, egli afferma ulteriormente, né quello storico e naturalistico possono servire come fondamento a una dottrina, che si proponga di mettere nella loro giusta luce i provvedimenti razziali del fascismo. Il concetto comune è troppo comprensivo e quindi equivoco per se stesso, pigliando esso come criterio di distinzione sia le proprietà somatiche, sia quelle linguistiche e culturali e dando il primato ora all'una ora all'altra, in maniera tale che spesso la razza viene a confondersi con la nazionalità o ad estendersi tanto da abbracciare vasti complessi etnici.

In quanto al concetto storico, fondato prevalentemente sulla comunità di lingua, la scienza si trova di fronte a dati contrastanti. Mentre le razze storiche, secondo il Le Bon, non sono altro se non formazioni artificiali, causate dalle conquiste e dalle immigrazioni e composte da un miscuglio di stirpi fusesi insieme, alle quali la lingua ha imposto il sigillo dell'unità raggiunta, dall'altra l'osservazione dimostra l'esistenza di popoli aventi la stessa civiltà e che parlano lingue diverse. Così «nel Caucaso, che ospita più di cento gruppi etnici, si parlano oltre sessanta lingue e dialetti, benché i popoli che abitano quel territorio appartengano in genere alla stessa forma di civiltà». Pertanto, ovviamente conclude l'A., «le frontiere antropologiche mesologiche linguistiche costituiscono altrettante linee che raramente coincidono» (p. 18).

Né fondato su più solide basi è il concetto naturalistico, non essendo ancora stabilito quale sia il criterio antropologico, che deve servire per la classificazione dei gruppi umani. Indice nasale, morfologia del cranio, colore della pelle e dei capelli, statura somatica sono altrettanti criteri, di cui gli studiosi si giovano, secondo le loro preferenze; che se poi a questi si aggiungono i caratteri psichici e si lascia a ciascuno di scegliere quale di essi debba guidarlo nella divisione degli uomini in razze, l'effetto sarà una estrema varietà di sentenze, quale è dato, in realtà, di riscontrare confrontando i risultati finora raggiunti dalla così detta scienza. Questo confronto dimostrerà non troppo esagerata l'affermazione di un illustre etnologo, secondo il quale un tipo razziale non sussiste se non nella nostra mente» (p. 21).

Da quanto è detto segue che né il concetto comune, né quello storico e naturalistico possono fornire un saldo fondamento a una dottrina della razza, che risponda alle esigenze più elementari della scienza. A quale concetto si ispira, dunque, la politica della razza del fascismo? A un concetto integrale, il quale, tenendo pur conto del dato bio-antropologico, non come cardine della sua concezione ma come elemento coordinato ad altri di maggiore importanza considera in modo prevalente i valori culturali e spirituali della nazione e questi si prefigge di preservare e di potenziare.

Una diversa concezione non concorderebbe con lo scopo, che la politica razziale del regime prosegue e che consiste nella preservazione della «sostanza ideale e spirituale della nostra stirpe» (p. 23). Questo scopo manifesta che il concetto di razza non può essere inteso se non in senso integrale, nel quale « il dato puramente fisico o somatico, il quale preso da sé solo umilierebbe la nobiltà delle stirpi umane confinandola nel regno della zoologia e farebbe della politica della razza un capitolo della zootecnica », si coordina di necessità «col dato etnico e con quello culturale» (p. 26).

Siamo così di fronte a un concetto di razza che anche il più meticoloso assertore dei valori spirituali e trascendenti potrà accettare senza riserve: l'unica difficoltà che può sorgere contro di esso consiste nella somiglianza e quasi identità che un siffatto concetto ha con quello di nazione, poiché tutti gli elementi oggettivi compresi in quest'ultimo si troverebbero presenti nel primo. La difficoltà, tuttavia, potrebbe suggerire di lasciar cadere il termine improprio di razza, per adottarne uno più appropriato, se non addirittura quello di nazione; ma nulla toglie alla nobiltà, spiritualità e elevatezza della concezione, come essa viene interpretata dall'Acerbo.

Dopo queste delucidazioni sul concetto di razza, l'A. dimostra come in Italia fin dai primordi si sia costituito un gruppo etnico con una sua spiccata individualità e cultura, rimasto fondamentalmente omogeneo col sopravvenire delle migrazioni di altri popoli, i quali, invece di assorbirlo, furono da esso assorbiti e amalgamati entro quella compagine, dal cui seno sbocciò e fiorì la mirabile civiltà romana. Le sue deduzioni sono fondate su recenti studi, che, se non hanno del tutto dissipate le tenebre sulle origini delle genti italiche, hanno tuttavia chiarito di molto la preistoria della nostra penisola.

Qui si innesta naturalmente la questione degli arii, e in qual senso debba intendersi l'appellativo di ariano attribuito recentemente anche al popolo italiano. A tale proposito, attenendosi ai risultati sicuri dell'indagine scientifica e rigettando le fantasie costruite da alcuni pensatori di oltre Alpe, l'A. scrive testualmente: «Tutte le scuole italiane e straniere sono oggi concordi nel riconoscere che quei popoli preistorici che si designano sotto il nome di ariani, oppure Indoeuropei, e che i dotti tedeschi ci compiacquero chiamare Indogermanici, sono ben lungi dal costituire un'unità bio-antropologica, cioè una razza nel senso naturalistico, ma rappresentano invece un miscuglio di varie provenienze genetiche collegate fra loro dalla sola parentela linguistica. E l'opinione diffusa e accettata nel secolo scorso, che tale affinità linguistica presupponesse e dimostrasse l'unità della razza, è oggi totalmente abbandonata» (p. 53).

Rammentate le teorie di Gobineau e dei suoi seguaci, contro le quali non tardò a sollevarsi l'opposizione degli studiosi seri, e come la civiltà aria sia la risultanza della mistione delle tre grandi razze venute a popolare l'Europa, egli conchiude: «Non si può dunque quanto all'Italia parlare di razza aria, bensì di accessioni più o meno copiose di gruppi delle genti nordiche e palafitticole, la cui congiunzione con le stirpi indigene avrebbe dato inizio nel nostro suolo alla cosiddetta cultura aria» (p. 55).

Conseguentemente il termine ariano nella letteratura fascista della razza non può avere se non «un significato convenzionale e un uso provvisorio, giustificabili l'uno e l'altro per la duplice necessità di impostare in un primo momento la politica della razza in ragione e in funzione del prestigio che la Madre Patria deve assumere di fronte alle popolazioni del nuovo impero, e di separare dalle attività direttive e formative dell'organismo nazionale la minoranza giudaica» (p. 56).

Conveniamo pienamente con l'A., poiché tutte le ragioni storiche e scientifiche convergono in favore della sua tesi, e terminiamo questa nostra rassegna, esprimendo l'augurio che altri lavori simili al presente, ispirati ad un grande rispetto per la vera scienza e contenuti entro i limiti consentiti dal progresso della ricerca oggettiva, vengano ulteriormente a chiarire una questione, che ha bisogno di essere liberata da sovrastrutture fantastiche e risolta in modo conforme alle gloriose tradizioni della gens italica , propagatrice nel mondo intero delle più alte conquiste dello spirito umano.

A. Messineo S. I.

NOTE

(l) Giacomo Acerbo, I fondamenti della dottrina fascista della razza, Roma, Ministero della Cultura popolare, 1940-XVIII, pp. 95. L. 10.

contropotere
21-07-09, 23:29
LA CIVILTÀ CATTOLICA (http://www.holywar.org/italia/civilta/questiogiudaica.htm), ANNO 89 - VOL. IV 1° OTTOBRE 1938 QUADERNO 2119

Beatus populus cuius Dominus

Deus eius. (Psalm. 143. v. 15).

Il simile possiamo dire sul punto dell'origine giudaica della rivoluzione del 1789; la quale non è affermata negli articoli menzionati, in modo esclusivo, ma semplicemente concomitante; per quanto cioè nel complesso moto rivoluzionario, che doveva trasformare la società civile, ebbe una sua parte, e tra le più nefaste e scristianeggiatrici, l'ingerenza dei Giudei e dei loro amici. Ma. con questa concorse pure in gran maniera quella giansenistica, regalistica e incredula dei parlamentari, dei "filosofi" e di altri partiti avversi alla Chiesa ed al Papa; e per tutte queste molteplici e violente spinte rivoluzionarie gli stessi ben pensanti e il clero medesimo andò travolto e lasciò prendere alla fiumana irrompente della rivoluzione quel corso rovinoso che minacciò di finire, con gli orrori del "Terrore", nell'abisso delle barbarie.

Posta la tanta molteplicità e varietà di cause che concorsero a quello straordinario cataclisma sociale uno degli avvenimenti più complessi della storia umana, come anche recenti studi hanno dimostrato - riconosciamo che sarebbe davvero "semplicistico" assegnargli per unica e precipua causa l'ingerenza giudaica, sia pure rafforzata dalla massoneria, com'era opinione del vecchio Barruel. In ciò conveniamo col Mazzetti come anche gli concediamo che sarebbe del pari semplicistico il "voler sostenere la origine e la funzione esclusivamente capitalistica, secondo lo spirito del materialismo storico, del gran moto rinnovatore del liberalismo moderno". Ma da lui dissentiamo nell'attribuire cotale "semplicismo" antistorico al nostro collega; giacché questi non intendeva allora di involgere tutto l'intero "moto rinnovatore"; bensì mirava, come dicemmo, alle sue degenerazioni da quella primitiva ispirazione, di origine fondamentalmente cristiana, verso una giusta e ben compresa libertà e fratellanza di individui e di popoli. Questa fu bensì, o apparve ai più, "l'anima di verità" dell'errore e il nobile impulso iniziale che attrasse molti alla professione e proclamazione dei famosi principi del 1789; ma purtroppo degenerò così presto in un moto anticristiano, violento e sovvertitore dell'ordine sociale, che anche le origini prime e la iniziale ispirazione apparvero a molti prettamente anticristiane.

Nella deviazione del moto, pertanto, più che nella sua iniziale ispirazione e direzione, si troverà avverato ciò che osserva il Mazzetti, e non si oppone al nostro pensiero: che "in questo moto (del liberalismo), gli ebrei hanno portato un valido contributo in Italia come in Europa in genere; ma essi furono un ruscello, un piccolo affluente, non il maestoso e gonfio fiume della storia moderna" (pag. 118). Il ruscello cioè e l'affluente - diremo noi nel senso ben inteso degli articoli del 1890 - intorbidò il maestoso fiume non solo, ma lo disarginò talora e lo sospinse alle devastazioni, religiose e morali, sotto il manto della libertà e del progresso. Si ebbero così magni passus extra viam; e di essi poterono bensì profittare gli Israeliti che il liberalismo davvero "liberò politicamente e umanamente", ma non del pari le classi medie, né molto meno le altre "classi e categorie popolari", se parliamo col Mazzetti di verace e "integrale umanamento", di un moto cioè o avviamento della "futura storia d'Italia verso il regno di un romano e cristiano umanesimo integrale in cui è l'anima più vera della vita italiana", come parrebbe al benevolo nostro critico. Per il malo fermento della massoneria e del giudaismo, infiltratosi fino dalle origini, il liberalismo parve favorire troppo spesso l'apostasia delle nazioni dalla vita dello spirito, da Dio e dalla sua Chiesa. E la sua vantata "liberazione" a che cosa riuscì nella pratica? A sguinzagliare le classi medie e le inferiori, la borghesia ed il proletariato, verso una mentita libertà, che era licenza sfrenata e riusciva infine ad una sorte di schiavitù, anche economica e morale. A ciò alludeva la risentita frase del nostro, che "tutto il dolce del liberalismo finiva con attirarle ( le nazioni) fra le strette della vorace piovra del giudaismo".

La frase saprà di "semplicismo", e sia pure. Ma il certo è che il liberalismo così traviato, come il giudaismo ed il massonismo da esso protetto, venne a punirsi da sé, nei medesimi effetti tristissimi della sua "degenerazione" o deviazione, partecipe della pena, come fu complice della colpa, del suo protetto, il giudaismo. E di quello possiamo dire ciò che di quest'ultimo scriveva il nostro collega nel 1890, ben presago di quanto si è poi venuto maturando e che possiamo riscontrare più al vivo in questi ultimi tempi: "sente già rumoreggiare da lontano la tempesta di quella rivoluzione sociale che esso ha in gran parte generato e pare debba essere l'esterminatrice sua e dei rinnegati che seco hanno stretto alleanza".

Le parole sono forti, ma più duro ancora è l'esito che fin d'allora esse preanunciavano e che al presente tutti possono già vedere verificato in diversi paesi, mentre in altri si va purtroppo avverando.

Conchiudiamo tuttavia, per debito di verità e di lealtà, che ciò non è avvenuto e non avviene per colpa unica, e neppure forse la più grave, degli ebrei; avviene altresì per colpa della complicità o dell'inerzia di tanti cristiani e cattolici sviati; e le colpe di costoro non è giustizia addossare sugli ebrei per infierire ai loro danni.

* * *

L'ordine delle considerazioni in cui ci siamo tenuti finora, ci esime dall'entrare nell'esame e nella discussione dei tanti altri particolari aspetti della questione giudaica; tanto più che di non pochi si è già trattato, più o meno ampiamente, nel nostro periodico (6).

Di altri punti che riguardano particolarmente il lato politico, economico, finanziario e simili, come il "capitalismo ebraico" in particolare, il "mito giudaico" e le prime reazioni oppostevi dalla coscienza italiana, con le accuse e le difese degli ebrei, secondo la tradizione liberale e laica, si troverà pure una larga esposizione nello "studio introduttivo" del Mazzetti all'opera sopra citata (7). Egli appunto passa in un'erudita rassegna, anche se non del tutto adeguata per "un secolo di cultura italiana" fino allo scoppio della guerra mondiale, le varie opinioni, discussioni e proposte che si dibatterono in Italia; o piuttosto gli "atteggiamenti con cui i nostri pensatori esaminarono quella questione": atteggiamenti che egli ordina giustamente "secondo tre fondamentali correnti: una cattolica tradizionale; una cattolica liberale; una laica su basi economiche e giuridiche".

Notiamo solo, tra le varie riserve che l'indirizzo liberale dell'autore ci suggerisce, come tutte e tre queste correnti vadano talora miste e confuse, per le diversità dei rigagnoli, diciamo così, che vi confluiscono. Diversa e non poco manchevole è la precisione di dottrina e spesso anche diverse le deficienze di ortodossia, dal giansenismo al cattolicesimo liberale, rappresentato, ad esempio, dall'abate Raffaele Lambruschini, la cui concezione umanistica non pare a noi così "intimamente religiosa, e in concreto, cattolica", ma piuttosto laica, e di un laicismo che fraintende e svisa il cattolicesimo genuino. Esso e ben lontano perciò dal concetto del Manzoni, del Tommaseo, del Rosmini, e vicino invece a quello del Gioberti, tanto tenero verso gli ebrei, come verso "i buoni e generosi Valdesi", quanto acerbo ed intollerante verso i cattolici da lui dissenzienti, designati col nomignolo di gesuiti, per lui il più odioso e calunniato.

La fallacia, nel resto, dell'argomentazione liberale per la abolizione delle antiche leggi che regolavano la vita della nazione giudaica in mezzo ai popoli cristiani, è riconosciuta dallo stesso Mazzetti, che ben vi ravvisa pure qualche ingenuità. E tale è, ad es., l'insistere che fanno nell'attribuire i vizi degli ebrei all'effetto naturale delle leggi stesse, e vederne il rimedio invece nel sempre più "legarli alla vita moderna" mercé la piena eguaglianza dei diritti, senza nessuna tutela dei diritti dello stesso popolo cristiano. Ciò era un lasciar loro del tutto libero il campo, e questo a loro stesso danno, come ragionava il nostro periodico. Del quale infine il Mazzetti medesimo loda "l'opera coordinatrice ed ispiratrice", onde "la cultura italiana impostava, in tutta la ricchezza delle sue direzioni, e svolgeva, con indiscutibile serietà di preparazione scientifica, la questione ebraica". Ma appunto perché tale quell'opera del nostro periodico, non poteva dipartirsi, anche nella vivacità spiegabile della polemica, e dallo studio sincero della verità e dall'equilibrio doveroso della giustizia e della carità cristiana, che noi abbiamo dimostrato.

E. Rosa S. I.

NOTE

( l) Cfr. Civ. Catt. 1938, III, pp. 560-561.

(2) Cfr. Civ. Catt., Serie XIV, vol. 8°, pp. 5 , 385 , 641. . (Della questione giudaica in Europa).

(3) Cfr. La questione ebraica in, un secolo di cultura italiana. Con uno studio introduttivo di Roberto MAZZETTI (Modena, Soc. Tip. Modenese 1938), pp. 326-387.

(4) Cfr. Civ. Catt. 1922, vol. IV, p. 11 (La rivoluzione mondiale e gli ebrei).

(5) La questione ebraica, pp. 118-119

(6) Cfr. Civ. Catt. 1934, vol. IV, pp. 126 segg.; 276 segg. (La questione giudaica e l'antisemitismo nazionalsocialista), 1937, vol. II, pag. 418 segg,., 497 segg.; vol. III, pag. 27 segg. e 1938, vol. II, p. 77. (La questione giudaica e il Sionismo; le conversioni e l'apostolato cattolico).

(7) La questione giudaica (Modena 1938), pp. 7-119.

Azel
22-07-09, 00:17
Ma parli proprio tu che vorresti affibbiargli ogni genere di colpa comprese quelle dei suoi nemici? :paura:


Ma sei in malafede e quindi senza vergogna, o sei stupido?

Rispondi, è facile. Basta non svicolare dalla domanda. :D



Neghi che su questo forum esista un nutrito manipolo di "eroi" pronti a giurare e spergiurare che la chiesa, al massimo, ha "commesso qualche errore da poco" ma che nella sostanza non abbia mai commesso o avallato alcuna altrocità?

Ce la fai a non svicolare o tornerai a parlar male del dito ignorando la luna? :sofico:

krentak the Arising!
22-07-09, 11:26
Leggo: su Pio XII solo calunnie. Il Papa aiutò gli ebrei. Nessuno di voi si è però dato il fastidio di chiedersi dove affondi le proprie radici l'odio antiebraico.
Le affonda in un ambiente cattolico che ha continuato a soffiare sul fuoco anche quando i totalitarismi fascista e nazista promulgavano legislazioni atte a discriminare pesantemente gli ebrei.

Mi pare che il tuo profluvio di articoli sia la classica montagna che partorisce un topolino, morto peraltro. Quanto ai due articoli della Civiltà Cattolica, il secondo sapientemente tagliato in modo da renderlo incomprensibile, non dimostrano proprio nulla a favore della tua tesi, tanto che non sei riuscito a trovare in essi alcunché di rilevante. Soprattutto l'articolo di Rosa, poi, non l'hai evidentemente compreso, o più probabilmente hai sperato nella dabbenaggine dei tuoi interlocutori, visto che si tratta di un testo che esprime il rifiuto dell'antisemitismo razziale e di ogni indebito tentativo di giustificarlo sulla base di vecchi articoli della Civiltà Cattolica (risalenti alla fine dell'Ottocento). Lasciamo perdere poi la recensione di Rinascita che affastella senza soluzione di continuità affermazioni inconcludenti, eventi al condizionale, fatti che non si capisce cosa dovrebbero dimostrare, frasi estratte dal contesto e private di ogni significato, con pure la faccia tosta di definirle "prove inconfutabili".

contropotere
22-07-09, 12:07
Mi pare che il tuo profluvio di articoli sia la classica montagna che partorisce un topolino, morto peraltro. Quanto ai due articoli della Civiltà Cattolica, il secondo sapientemente tagliato in modo da renderlo incomprensibile, non dimostrano proprio nulla a favore della tua tesi, tanto che non sei riuscito a trovare in essi alcunché di rilevante. Soprattutto l'articolo di Rosa, poi, non l'hai evidentemente compreso, o più probabilmente hai sperato nella dabbenaggine dei tuoi interlocutori, visto che si tratta di un testo che esprime il rifiuto dell'antisemitismo razziale e di ogni indebito tentativo di giustificarlo sulla base di vecchi articoli della Civiltà Cattolica (risalenti alla fine dell'Ottocento). Lasciamo perdere poi la recensione di Rinascita che affastella senza soluzione di continuità affermazioni inconcludenti, eventi al condizionale, fatti che non si capisce cosa dovrebbero dimostrare, frasi estratte dal contesto e private di ogni significato, con pure la faccia tosta di definirle "prove inconfutabili".

Negli articoli in questione si prende posizione contro il giudaismo e gli ebrei. Punto. In un'epoca in cui gli ebrei venivano pesantemente perseguitati le gerarchie plaudevano a personaggi come Giacomo Acerbo e Nicola Pende. Ricordo come Monsignor Messineo contribuì alla prefazione de "I problemi della razza" il cui autore Giacomo Acerbo fu uno dei principali estensori delle leggi razziali. Questo, a mio giudizio, significa soffiare sul fuoco.

krentak the Arising!
22-07-09, 12:50
Negli articoli in questione si prende posizione contro il giudaismo e gli ebrei. Punto.

Questo cosa c'entra? Vi possono essere critiche ad avvenimenti ed azioni cui hanno collaborato ambienti giudaici, ma da quando in qua il diritto di critica diviene razzismo o apologia di razzismo? Non vi è nulla che possa essere inquadrato anche solo lontanamente come approvazione di una legislazione di tipo razziale.
Peraltro, la Civiltà Cattolica è una rivista ovviamente autorevole, ma non può essere presentata come una sorta di organo ufficiale della Santa Sede o della Chiesa Cattolica. Pertanto anche se, per assurdo, avesse pubblicato un singolo articolo "razzista" ciò - di per sè - non dimostrerebbe nulla, visto che comunque la posizione ufficiale della Chiesa è sempre stata contraria al razzismo.
Riguardo ad Acerbo, mi pare che la sua posizione fosse decisamente più sfumata rispetto al ritratto da gerarca nazista che ne fai. Leggo infatti qua (http://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Acerbo):


Nella seduta del Gran Consiglio del 6 ottobre 1938 che trattò delle leggi razziali, prese posizione moderata (come Balbo, De Bono, Federzoni e Ciano), ma non è noto in che termini[1]. Nel 1940 viene pubblicato il suo libro su I fondamenti della dottrina fascista della razza, ove la questione antisemita è quasi elusa e viene osteggiato il razzismo di tipo biologico a favore di quello spiritualistico[2]. Anche in scritti posteriori Acerbo ribadi l'infondatezza delle tesi razziste in Italia[3]. Il suo razzismo moderato lo pose in condizione di essere facile bersaglio di razzisti e antisemiti fascisti intransigenti come Giovanni Preziosi o Telesio Interlandi. Quest'ultimo il 24 settembre 1938 pubblicò su Il Tevere da lui diretto una lettera anonima dove Acerbo era definito «il più autentico dei marrani»[4].

contropotere
22-07-09, 12:51
La Civiltà Cattolica, Roma, 16 luglio 1938, a. 89, vol. III, quad. 2114, pp. 146-153

La questione dei Giudei di Ungheria (http://www.holywar.org/italia/civilta/giudeiungaro.htm)

Qui si ritrovano gli stessi argomenti a cui il nazifascismo è ricorso per giustificare l'antisemitismo. Si sostiene che gli ebrei, a seconda delle circostanze e delle convenienze, diventano capitalisti o comunisti non perdendo mai di vista il loro obiettivo: imporre il loro giogo alla società.
Questo è il pregiudizio cattolico antiebraico dal quale il nazifascismo ha tratto la propria linfa vitale producendo quegli orrori che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Ora i Giudei, immigrati in Ungheria in più gran numero durante il periodo dei governi liberali, 1860-1914, vi sono divenuti non solo ospiti, ma cittadini (che hanno anche la loro rappresentanza nel Senato) e padroni. Essi sono circa 444 mila, cioè il 5 per cento di tutta la popolazione di nove milioni; e nondimeno, come è stato pubblicato di recente, essi hanno un'altissima percentuale nei posti e nelle professioni dominanti. Nella capitale, Budapest, di poco più di un milione di abitanti, essi sono circa 230 mila, cioè circa un quinto, e naturalmente vi esercitano di più la loro prevalenza.

Riportiamo dai giornali le statistiche del loro predominio in tutta l'Ungheria:

"Secondo le statistiche più recenti (quelle del 1930) il 15,4% dei proprietari fondiari sono ebrei come pure sono ebrei un terzo dei proprietari di miniere e di fonderie, mentre il 33,3% degli impiegati di queste industrie sono ebrei. Naturalmente gli operai ebrei in esse occupati sono soltanto il 0,1%. Per quanto riguarda l'industria in generale ed il commercio l'11% degli imprenditori, un terzo della classe dirigente ed un ottavo degli impiegati sono ebrei e l'industria alberghiera è per un quinto nelle loro mani. Particolarmente rilevante è la posizione degli ebrei nel commercio. Su 83.671 commercianti 38.072 sono ebrei; inoltre il 52% degli impiegati commerciali hanno posti direttivi ed il 30,3% di quelli d'ordine inferiore.

Ma dove gli ebrei occupano veramente una posizione di privilegio è nelle Banche e negli istituti di credito. Su 324 Banche ed Istituti di credito 223 sono nelle mani degli ebrei, e circa il 40% degli impiegati sono tali. Non solo, ma i 20 più potenti capitalisti finanziari ebrei occupano ben 249 posti nei Consigli amministrativi dei vari Istituti di credito, sicché è facile comprendere quanto sia rilevante l'influenza ed il potere del capitale ebreo in Ungheria, e conseguentemente difficile la soluzione della questione ebrea nello stesso Paese. Non parliamo, noi, della percentuale ebrea di medici, ingegneri, avvocati e farmacisti.

Soltanto nella città di Budapest sono ebrei: il 47% degli avvocati, il 62% dei veterinari, il 37% dei farmacisti, il 40% degli ingegneri. Anche la stampa ha una grande percentuale di ebrei: il 36% dei giornalisti sono ebrei e nella città di Budapest il 67%. Ebrei sono 14 dei 18 quotidiani e 5 dei 6 settimanali; delle 263 tipografie 163 sono ebree e delle 271 librerie 198, mentre su 6 Case Editrici 4 sono ebree (Atheneum - Franklin - Reti - Singer e Wolfner)".

Ma vi ha, purtroppo, un altro loro predominio, funesto per la vita religiosa, morale e sociale del popolo ungherese, ed è che tutti o quasi tutti i giudei del ceto intellettuale e dirigente non sono credenti, ma liberi pensatori, o rivoluzionari, o massoni e organizzatori della massoneria: anticristiani nella vita morale e nella vita intellettuale; capitalisti nella vita economica sono poi socialisti o filosocialisti nella vita sociale, mantenendo intese con i sindacati socialisti e con i loro capi; in una parola, la loro legge di vita ( e cioè la loro legge morale pratica) è il successo nel mondo per qualsiasi mezzo. La denatalità fra essi (frutto del basso livello morale) è tale, che vanno diminuendo sensibilmente, ed in una quarantina d'anni, come prevede un sociologo, i giudei d'Ungheria (dove ora è loro vietata l'immigrazione) saranno ridotti alla metà. Secondo le statistiche del 1929, date dall'autore (giudeo) dell'articolo Ebrei nell'Enciclopedia Italiana (XIII, p. 328) i giudei erano in Ungheria 520 mila, ora sono ridotti a 444 mila; è questa una forte diminuzione, anche se si supponga la metà per emigrazione.

In ogni modo, sino ad ora i giudei sono stati i padroni dell'Ungheria come si rileva dalle statistiche sopra riportate. Nella presente ondata antisemita sono diventati meno pretenziosi e corrono ai ripari con mostra di moderazione. Un esempio: un giornale giudaico, Az Est (La Sera) che ha una tiratura quotidiana di 300 mila copie, da anticlericale è divenuto conservatore e perfino filocattolico, lodando il Papa ed il Cardinale Faulhaber nel loro atteggiamento verso il neopaganesimo razzista, chiaro che i cattolici ungheresi non gradiscono tali alleati della Chiesa.

Un Padre gesuita, predicatore, conferenziere e scrittore, aveva dato intorno alla questione giudaica in Ungheria, su un giornale di destra, una "intervista", che ebbe non poca risonanza. Il direttore, giudeo, di una rivista letteraria distruttiva della religione e della morale, chiese di poter parlare al detto Padre, chiedendogli una "rettificazione". Il Padre, naturalmente si negò, e cercò in tre ore di discussione di illuminare il suo interlocutore, che si professava ateo, e ad ogni argomento opponeva: "sono questioni metafisiche; non possiamo intenderci". Con fermezza e lealtà, il Padre gli dichiarò: "non desisterò dal combattervi sino a quando non avrò spezzato la vostra penna funesta!". Da allora la rivista si e fatto come un pregio di riportare le conferenze di quel Padre, talora quasi alla lettera, specialmente quando egli parla della carità... I giudei, in Ungheria, non sono organizzati tra loro per una azione comune sistematica; basta loro la solidarietà istintiva e insopprimibile della loro nazione per fare causa comune nell'attuare il loro messianismo agognante al dominio della terra ed al possesso dei beni temporali.

Ad un giudeo commerciante di Vienna, lo stesso Padre, entrato in discorso sull'antisemitismo e le sue ragioni nel popolo ungherese, fece la dimostrazione storica della nefasta prevalenza giudaica nella rivoluzione del 1919, che commise tanti delitti e tanti latrocini: dei 32 commissari del popolo, 27 erano giudei, con a capo Béla Kun. - Io sono un giudeo onesto, contrario ad ogni disordine, replicò il commerciante. - Ebbene, riprese il Padre, voi giudei onesti siete nondimeno solidali con rivoluzionari; tra noi cattolici avviene il contrario, noi non siamo mai dalla parte di quei cattolici che traviano, noi li combattiamo risolutamente; voi invece vi sentite solidali con i vostri correligionari in qualsiasi caso. Il giudeo commerciante chinò il capo in un breve silenzio, e confessò: Padre, avete ragione, però, Padre, das ist bei uns eine Herzenssache! (è per noi una questione di cuore!).

Simili confessioni non sono rare, quando con lealtà magiara si oppone ai giudei la verità. Il medesimo Padre in una conferenza a giovani studenti di una Scuola Normale, cattolici, protestanti e giudei, sulla concezione della vita, espose, naturalmente la concezione cattolica, e toccando dell'antisemitismo, dichiarò francamente: Come Sacerdote e come ungherese io sono antisemita non per ragioni di razza o di religione, ma perché i giudei non sono veri giudei: essi hanno rigettato Cristo il fiore della loro nazione e dell'umanità intera; essi hanno rigettato la Torah ed il Vecchio Testamento, che preannunziano e preparano Cristo; essi pertanto sono i negatori del vero giudaismo, i veri nemici di se stessi e del mondo: dobbiamo perciò combatterli, come si combatte l'errore e la distruzione. A queste parole si alzò uno studente, pallido in volto, e disse: Padre, io sono giudeo, e vi ringrazio di questa vostra franca dichiarazione: non avevo mai udito siffatta spiegazione dell'antisemitismo e vi confesso che avete ragione.

L'antisemitismo dei cattolici ungheresi non è perciò né l'antisemitismo volgare fanatico, né l'antisemitismo razzista, è un movimento di difesa delle tradizioni nazionali e della vera libertà e indipendenza del popolo magiaro. Nel "Programma ungherese per il movimento sociale", propugnato dall'Azione Cattolica (nella quale le sono organizzati 250 mila uomini) il IX punto, sulla "soluzione della questione giudaica secondo gli interessi della nazione ungherese", dice: "I giudei, che non hanno accettata sinora la concezione ideale storica della nazione ungherese, non hanno il diritto di influire sulla vita intellettuale del paese, né nella stampa, né nella letteratura, né nella vita artistica. Questo medesimo principio deve essere applicato contro tutti quegli ungheresi che solidarizzano con i giudei. Dobbiamo spezzare il liberalismo distruttore della nostra vita economica, mediante il sistema corporativo, che sottoporrà il capitale all'interesse generale della nazione. Noi esigiamo dal Governo l'interdizione dell'entrata degli stranieri (giudei) nel paese, perché non possiamo ricevere altri mentre i nostri compatrioti non hanno di che mangiare. Esigiamo inoltre che vengano allontanati tutti quelli che sono entrati senza permissione (giudei riusciti ad entrare per favoreggiamenti illeciti) e la punizione di quei funzionari che li hanno aiutati contro le leggi".

Si vuole, insomma, la difesa della nazione, contro il pericolo presente di una più numerosa invasione giudaica dalla Germania, dall'Austria e dalla Romania, e contro il liberalismo favoreggiatore del giudaismo e del suo nefasto predominio, senza persecuzioni, ma con mezzi energici ed efficaci.

Sinora l'unica legge di difesa è stata quella del numerus clausus , sancita nel 1922, onde è vietato ai giudei l'ingresso alle Università oltre il numero corrispondente alla loro percentuale del 5 per cento della popolazione.

Si è preparata intanto una legge, che stabilisce un numerus clausus , nella vita economica, ed un'altra più particolare sulla stampa, onde i giudei non potranno avere oltre il 20 per cento di rappresentanti nelle professioni, nelle banche, nell'industria, nel commercio, nei giornali, ecc. insomma nella vita economica, intellettuale e morale della nazione. Questo numero non è, a dir vero, tanto ristretto in relazione al 5 per cento dei giudei in tutta la popolazione; ma per ora si vuol procedere a gradi, senza persecuzioni, favorendo possibilmente l'esodo pacifico dei giudei dall'Ungheria, che essi hanno "malmenata", ed attuando, rispetto ad essi, l'augurio di Dante: "O beata Ungaria, se non si lascia più malmenare!" (Par. 19, 142-143).

Non entriamo nei particolari di queste leggi proposte; notiamo solo, che esse sono ispirate alle nobili tradizioni magiare di cavalleresca e leale ospitalità, restringendosi solo al puro necessario, che molti anzi stimano non sufficiente. Un particolare merita rilievo: la legge considera come giudei anche coloro che si sono battezzati dopo il 1 agosto 1919, eccetto gli ex-combattenti. Quella data servirebbe ad ovviare alle conversioni non sincere ed interessate, come quelle che avvennero allora (se ne contano circa 16 mila) al tempo della reazione nazionale ungherese subito dopo la rivoluzione bolscevica e la caduta di Bela Kun. Questa disposizione non incontra l'approvazione di alcuni cattolici, perché sembrerebbe dover porre ostacolo a non poche conversioni sincere; altri rispondono, che, al contrario, gioverà a favorire la sincerità delle conversioni. Non crediamo di nostra competenza intervenire col nostro giudizio su tale questione. Essa potrà venire risolta conforme alle tradizioni cristiane e cavalleresche della nazione, la quale è ora sotto il governo di un uomo di qualità superiori, il Presidente dei Ministri Béla Imrédi, cattolico fervente ed insieme politico avveduto e di mano forte.

M. Barbera S. I.

NOTE

(1) Les efforts culturels de la Hongrie, de 896 à 1935, Budapest, 1935, p. 278

(2) Citato da E. Horn, Saint Etienne, Paris, 1899, p. V-VI

contropotere
22-07-09, 13:02
Questo cosa c'entra? Vi possono essere critiche ad avvenimenti ed azioni cui hanno collaborato ambienti giudaici, ma da quando in qua il diritto di critica diviene razzismo o apologia di razzismo? Non vi è nulla che possa essere inquadrato anche solo lontanamente come approvazione di una legislazione di tipo razziale.
Peraltro, la Civiltà Cattolica è una rivista ovviamente autorevole, ma non può essere presentata come una sorta di organo ufficiale della Santa Sede o della Chiesa Cattolica. Pertanto anche se, per assurdo, avesse pubblicato un singolo articolo "razzista" ciò - di per sè - non dimostrerebbe nulla, visto che comunque la posizione ufficiale della Chiesa è sempre stata contraria al razzismo.
Riguardo ad Acerbo, mi pare che la sua posizione fosse decisamente più sfumata rispetto al ritratto da gerarca nazista che ne fai. Leggo infatti qua (http://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Acerbo):

Il papa non può lavarsi le mani come Pilato quando i suoi gesuiti istigano all'odio contro gli ebrei. Troppo facile uscirsene sostenendo che la civiltà cattolica (ancora oggi prestigiosa rivista cattolica e nn solo di un ordine) nn rappresenta la posizione ufficiale della chiesa nei confronti degli ebrei. Il papa ha una precisa responsabilità nei confronti delle idee che la sua stampa mette in circolazione.
Ma stiamo ai fatti. Acerbo è stato uno degli autori delle leggi razziali italiane. Molti cittadini italiani di religione ebraica hanno patito sofferenze inenarrabili a causa di quelle leggi, indi lui e chi ne parla bene (messineo, gesuiti e quindi chiesa di cui questi fanno parte) è indifendibile. L'antisemitismo nasce dal pregiudizio antiebraico che la chiesa, nel corso della sua storia bimillenaria, ha sempre promosso ed incoraggiato.

LEONIDA
22-07-09, 13:06
facci capire contropotere, gli ebrei si possono criticare per la loro religione, oppure se lo si fa si diventa razzisti?
si può attaccare e sputare solo su cristianesimo e islam?

:mmm:

krentak the Arising!
22-07-09, 13:42
Il papa non può lavarsi le mani come Pilato quando i suoi gesuiti istigano all'odio contro gli ebrei.

Non hai dimostrato l'esistenza di alcuna istigazione all'odio contro gli ebrei, non solo da parte della Chiesa Cattolica in quanto tale, ma nemmeno da parte dei Gesuiti o addirittura della Civiltà Cattolica. Quindi, la tua accusa nei confronti del Santo Padre è inconsistente, visto che si fonda su un assunto che si è dimostrato essere fallace, e peraltro contrasta con tutte le evidenze storiche che dimostrano come la Santa Sede abbia sempre condannato la discriminazione razziale (nelle parole e coi fatti). Tutt'altra questione è quella del rapporto religioso tra cristianesimo ed ebraismo, nonché le valutazioni storiche e politiche riguardo all'operato di ambienti ebraici in determinate situazioni, valutazioni che possono essere giuste o sbagliate, ma appartengono esclusivamente allo studioso che le esprime.

contropotere
22-07-09, 14:22
Non hai dimostrato l'esistenza di alcuna istigazione all'odio contro gli ebrei, non solo da parte della Chiesa Cattolica in quanto tale, ma nemmeno da parte dei Gesuiti o addirittura della Civiltà Cattolica. Quindi, la tua accusa nei confronti del Santo Padre è inconsistente, visto che si fonda su un assunto che si è dimostrato essere fallace, e peraltro contrasta con tutte le evidenze storiche che dimostrano come la Santa Sede abbia sempre condannato la discriminazione razziale (nelle parole e coi fatti). Tutt'altra questione è quella del rapporto religioso tra cristianesimo ed ebraismo, nonché le valutazioni storiche e politiche riguardo all'operato di ambienti ebraici in determinate situazioni, valutazioni che possono essere giuste o sbagliate, ma appartengono esclusivamente allo studioso che le esprime.

Monsignor Messineo collabora alla stesura della prefazione di un libro che si intitola "I problemi della razza", la stampa cattolica si pronuncia a favore del razzismo fascista e tutto questo senza che la santa (si fa per dire) sede muova un dito. Questo, ai miei occhi, significa collaborare con chi ha, con le sue leggi razziali, distrutto la vita di migliaia di nostri connazionali.

Cuordy
22-07-09, 17:06
Monsignor Messineo collabora alla stesura della prefazione di un libro che si intitola "I problemi della razza".

Ciao Oggettivista, se non ti spiace potresti approfondire questo punto?

Grazie

Cuordy
22-07-09, 17:09
Rispondi, è facile. Basta non svicolare dalla domanda. :D

Ce la fai a non svicolare o tornerai a parlar male del dito ignorando la luna? :sofico:

Sul forum delle strega isterica ti ho già dimostrato che tutte le accuse che tu lanci alla chiesa le posso ridurre in poltiglia con semplici argometazioni: non a caso siete scappati a gambe levate.

Cosa vuoi, che passi la vita a lavare la testa agli asini?

contropotere
22-07-09, 19:46
Ciao Oggettivista, se non ti spiace potresti approfondire questo punto?

Grazie

Ciao Cuordileone (chiamami contropotere, Oggettivista è il nome di una filosofia che ormai mi sta stretta:)),

nella prefazione al libro "I problemi della razza" di Giacomo Acerbo, Mons. Messineo scrive: «Siamo così di fronte ad un concetto di razza che anche il più meticoloso assertore dei valori spirituali e trascendenti può accettare senza riserve». (Cfr. "La Civiltà Cattolica", 1940, vol. III, p. 218).

Mi rendo conto che, dal punto di vista di alcuni cattolici, quelli da me rilevati non sono altro che trascurabili dettagli. A mio modesto avviso , invece, questi fatti dovrebbero essere inseriti in un contesto dove si collocano anche le iniziative che molti cattolici (quindi anche Pio XII) hanno intrapreso in difesa degli ebrei.

carlomartello
22-07-09, 20:30
facci capire contropotere, gli ebrei si possono criticare per la loro religione, oppure se lo si fa si diventa razzisti?
si può attaccare e sputare solo su cristianesimo e islam?

:mmm:

Veramente non ci pare proprio che sull'islam in Europa ci sia tutta questa libertà di espressione, l'Italia è un caso particolare, ma in Francia e in Inghilterra se tocchi i beduini rischi la galera.

carlomartello

carlomartello
22-07-09, 20:33
Molto interessante il rapporto tra Pacelli e il sionismo di cui si accenna, sapreste indicare qualcosa di più specifico sull'argomento?

carlomartello

carlomartello
22-07-09, 20:37
15-06-09
PIO XII: RABBINO USA SCOPRE NUOVI DOCUMENTI, AIUTO' EBREI GIA' DA 1940


(ASCA) - Citta' del Vaticano, 15 giu - Un rabbino ebreo che da anni combatte la 'leggenda nera' di papa Pio XII come di un silenzioso spettatore dell'Olocausto degli ebrei, ha annunciato di aver scoperto in un monastero ad Avellino un fondo di circa 2300 pagine che documenta l'impegno della Santa Sede, per diretto interessamento del pontefice, a favore di singoli ebrei nei campi di detenzione o in condizione di difficolta' nel nostro Paese. Si tratta sia di aiuti economici sia dell'intercessione per l'ottenimento di passaporti e lasciapassare diplomatici per lasciare l'Italia.

I documenti sono stati scoperti dalla fondazione con base a New York, Pave the Way, guidata dal rabbino Gary Krupp, nel monastero di San Francesco a Folloni a Montella, in provincia di Avellino. Si tratta, tra l'altro, di 54 lettere, datate tra il 1940 e il 1942, inviate dalla Segreteria di Stato vaticana al vescovo di Campagna, mons. Giuseppe Palatucci.

Secondo la Fondazione, alcuni documenti dell'Archivio Segreto Vaticano, i cui documenti sono attualmente accessibili fino all'anno 1939, offrono molti esempi ''delle azioni dirette e del ministero pastorale di Eugenio Pacelli (Pio XII) per salvare gli ebrei dalla tirannia nazista''. Ci sarebbero anche ''prove documentate'' della ''diretta intercessione di Pacelli per difendere gli ebrei della Palestina dai Turchi ottomani nel 1917 e del suo incoraggiamento a istituire una patria ebraica in Palestina nel 1925''.

PIO XII RABBINO USA SCOPRE NUOVI DOCUMENTI AIUTO EBREI GIA DA 1940 - Agenzia di stampa Asca (http://www.asca.it/news-PIO_XII__RABBINO_USA_SCOPRE_NUOVI_DOCUMENTI__AIUTO __EBREI_GIA__DA_1940-838476-ORA-.html)


carlomartello

Nazionalistaeuropeo
22-07-09, 21:00
Veramente non ci pare proprio che sull'islam in Europa ci sia tutta questa libertà di espressione, l'Italia è un caso particolare, ma in Francia e in Inghilterra se tocchi i beduini rischi la galera.

carlomartello
Esatto,la legge Fabius-Gassot
ne è un esempio.

Cuordy
22-07-09, 21:31
Veramente non ci pare proprio che sull'islam in Europa ci sia tutta questa libertà di espressione, l'Italia è un caso particolare, ma in Francia e in Inghilterra se tocchi i beduini rischi la galera.

carlomartello

Gli islamici le studiano la notte per azzerare la critica contro di loro.

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Querelarne uno per "educarne" cento!

Siamo un gruppetto di tutto rispetto, giornalisti, politici, studiosi che provano a raccontare, denunciare, attività e scopi veri dell’Ucoii in Italia, ovvero dell’Unione delle comunità islamiche in Italia. Quando ho ricevuto la prima e la seconda querela, l’ho ritenuta motivo di orgoglio. Sapevo di non essere né la prima né la più esposta. Ma negli ultimi tempi il passaparola dei querelati e minacciati ha rivelato che è una strategia, ora attuata in Italia, ma già sperimentata dagli integralisti in molti altri Paesi. La formula della querela è sempre la stessa e recita: «Nell’articolo, il cui contenuto è integralmente diffamatorio, vengono propalate notizie false e giudizi denigratori nei confronti della mia assistita (Ucoii). È evidente la lesione ingiustificata e gratuita all’onore, all’immagine e alla reputazione dell’Ucoii arrecata dalla pubblicazione del citato articolo, il cui contenuto si contesta integralmente». Segue l’invito a risarcire immediatamente tutti i danni patrimoniali e non patrimoniali. Cito qualcuno dei nomi, ma la lista andrà certamente aggiornata: Magdi Cristiano Allam, il primo e il più perseguitato, Valentina Colombo, Souad Sbai, Andrea Ronchi, Andrea Nardi, Antonello Palazzi, Giancarlo Loquenzi, Carlo Panella, Dimitri Buffa, Massimo Introvigne, Alberto Giannoni, Massimiliano Lussana, Andrea Morigi, Ahmad Giampiero Vincenzo, Daniela Santanchè, Yassim Belkazei. Cito qualche giornale: il Giornale, Libero, La Stampa, il Corriere della Sera, Tempi, l’Opinione, l’Occidentale, la Padania. L’elenco, ripeto, è approssimativo e minimo. Ogni articolo, questo è sicuro, nel quale sia citata l’Ucoii, è oggetto di richiesta di risarcimento.
Ai metodi terroristici tradizionali ora l’islam vicino al movimento dei Fratelli musulmani, ha progettato di aggiungere un altro tipo di jihad, quello che si svolge nei tribunali e che ottiene lo scopo di spaventare personalmente ed anche economicamente. Chiunque, giornalista, politico o studioso che sia, si occupi di islam, rischia di venire citato in tribunale per «oltraggio nei confronti di un gruppo di persone in ragione della loro religione». Gruppi minoritari e perfino isolati nella popolazione musulmana si spacciano per suoi rappresentanti unici.
Uno degli ultimi esempi è stato il processo intentato in Francia dall’Unione delle Organizzazioni islamiche di Francia e dalla Grande moschea di Parigi contro la rivista Charlie Hebdo per avere ripubblicato le vignette satiriche di un giornale danese su Maometto. Nel marzo 2008 la corte d’appello di Parigi ha per fortuna respinto ogni capo d’accusa perché le caricature «si riferiscono chiaramente a una frazione e non all’insieme della comunità islamica, non costituiscono un oltraggio, né un attacco personale e diretto contro un gruppo di persone in virtù della loro appartenenza religiosa e non valicano il limite ammesso della libertà di espressione». Ma altre querele sono arrivate. Negli Stati Uniti il Cair (Consiglio per le relazioni americano-islamiche) ha portato in tribunale il responsabile del sito Anti-Cair per avere diffuso false notizie a danno della reputazione dell’Associazione, ma ha dovuto ritirare l’accusa; la Islamic Society di Boston ha accusato di diffamazione diciassette persone nel maggio 2005 anche in questo caso per ritirare l’accusa due anni dopo.
La risposta è stata possibile anche grazie all’azione del Middle East Legal Project Forum, che spiega: «Queste cause sono spesso capziose, avviate senza una seria aspettativa di successo, ma intraprese per causare la bancarotta, per distrarre, intimidire e demoralizzare gli accusati. Non si cerca tanto di vincere in tribunale, quanto di portare allo sfinimento giornalisti e analisti». Pensate che il solo Cair americano ha annunciato nell’ottobre 2005 di avere raccolto in un mese un milione di dollari, per «difendere gli attacchi diffamatori ai musulmani e all’islam». Possiamo provare a fare un Legal Project anche in Italia, per rispondere ai metodi dell’Ucoii?
Due parole per ricordare che cos’è. L’Ucoii è l’estensione in Italia dei Fratelli Musulmani egiziani. I rapporti di polizia e dei servizi, le documentazioni dei tribunali italiani, provano i suoi chiari propositi eversivi per instaurare in Occidente una società dominata dal diritto coranico. Una recente sentenza avvisa come «sia opportuno compiere attente indagini prima di individuare l’Ucoii quale principale interlocutore per quanto riguarda i rapporti con i musulmani evidenziando inoltre che le moschee in Italia possano essere un serbatoio di kamikaze e terroristi». In Italia controllate dall’Ucoii ci sono settecentocinquanta moschee illegali. L’Ucoii non ha firmato la Carta dei Valori preparata dalla Consulta istituita dal ministero degli Interni perché rifiuta qualsiasi forma di concordato con il nostro Paese e le sue Istituzioni. Nel 2006 l’Ucoii ha fatto pubblicare a pagamento sui quotidiani italiani un manifesto con il titolo «Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane» che si chiudeva con «Marzabotto = Gaza = Fosse Ardeatine = Libano».
Purtroppo la preghiera islamica per i nostri morti nel sisma che ha colpito l’Abruzzo è stata guidata proprio dal presidente dell’Ucoii, Nour Dachan. Noi querelati e minacciati siamo certi che si sia trattato di un clamoroso equivoco, che rischia però di dare legittimità a un’organizzazione fondamentalista. Aspettiamo chiarimenti e ci organizziamo per resistere.

Islam, il terrorismo delle querele - Interni - ilGiornale.it del 14-04-2009 (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=343508&START=1&2col=)

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Gli Usa hanno già capito come difendersi dal Jihad giudiziario

Sosteniamo il “Legal Project” per difendersi dal Jihad giudiziario

di Valentina Colombo


21 Maggio 2009


Brooke Goldstein, Aaron Eitan Meyer. Due nomi certamente sconosciuti alla maggior parte dei lettori italiani. Ma ben noti a chi come me ha purtroppo a che fare con il jihad in tribunale. Due nomi che sono sinonimo di speranza. Gli avvocati Goldstein e Meyer sono le anime del Legal Project at Middle East Forum http://www.legal-project.org/, con sede a Washington, ovvero di quella istituzione americana che dal 2007 assiste tutti coloro che, a seguito di loro scritti o di loro affermazioni verbali, vengono denunciate e condotte in tribunale dagli estremisti islamici, meglio noti come i “taglia lingua”. L’avvocato Brooke Goldstein è la direttrice del Legal Project mentre Aaron Eitan Meyer è il suo prezioso e instancabile assistente.
Il Legal Project nasce da un’idea dell’analista americano Daniel Pipes http://it.danielpipes.org/, egli stesso vittima della guerra santa per via legale, come reazione al preoccupante avanzare di questa tattica che mira a mettere a tacere ogni voce critica nei confronti dell’estremismo islamico. Da quel momento il Legal Project svolge un’azione a dir poco impagabile e preziosa, e soprattutto coraggiosa.
Di recente ho avuto modo di constatare in prima persona la disponibilità, l’efficienza e la professionalità del Legal Project. A seguito della denuncia sporta nei miei confronti dallo Studio Legale Bauccio per conto del tunisino Rached al-Ghannouchi, leader del movimento al-Nahda ideologicamente legato ai Fratelli musulmani, e di altre azioni legali avviate da esponenti dell’estremismo islamico nei confronti di altre persone di mia conoscenza, tra cui il direttore de L’Occidentale Giancarlo Loquenzi, il 26 marzo scorso ho contattato Daniel Pipes per esprimergli tutta la preoccupazione per l’incedere di questa forma sottile, silenziosa, ma al tempo stesso molto pericolosa di jihad. Gli ho quindi esposto quanto stava accadendo in Italia.
Ebbene nel giro di 24 ore ho ricevuto da Aaron Eitan Meyer, il vice-direttore del Legal Project, la seguente e-mail: “Gentile signora Colombo, le scrivo in nome del Legal Project poiché siamo molto preoccupati per la causa intentata nei suoi confronti e vorremmo aiutarla in ogni modo possibile. Per quanto concerne le affermazioni di al-Ghannouchi, ha forse bisogno di assistenza per il suo caso specifico, ad esempio ha bisogno di individuare un avvocato oppure necessita di un aiuto economico per affrontare le spese legali? Possiamo fare delle ricerche e inviarle del materiale utile. […] Non esiti a contattarci per qualsiasi necessità, faremo di tutto affinché né lei né l’Italia finiscano nella morsa dell’islam radicale.”
A questo messaggio ha fatto seguito, nei giorni successivi, una lunga telefonata di Brooke Goldstein, nel corso della quale mi ha espresso solidarietà e tutta la sua preoccupazione, ma soprattutto mi ha promesso il sostegno più totale da parte dell’istituzione da lei diretta. Da quel momento non è passato giorno senza che io ricevessi materiale utile sia alla mia causa sia all’approfondimento della tematica della guerra santa legale in Occidente sulla quale mi accingo a scrivere un libro.
Proprio ieri, 19 maggio, il Legal Project ha organizzato a Washington una conferenza dal titolo Libel Lawfare: Silencing Criticism of Radical Islam. Nell’invito che mi hanno cortesemente fatto pervenire viene ribadita la “mission” del Legal Project: “Gli estremisti islamici si stanno attivando su due fronti al fine di sopprimere la libertà di espressione su argomenti quali l’islam, l’islam radicale, il terrorismo e il finanziamento del terrorismo: il primo è quello della denuncia, il secondo è quello di fare varare leggi sull’istigazione all’odio e leggi anti-diffamazione. Vittime di queste procedure legali sono analisti, politici, giornalisti, famosi e non, e persino semplici cittadini. Tutto questo ha gravi conseguenze, perché quando viene limitata la discussione sull’islam e sul terrorismo, l’islam radicale si rafforza e la civiltà occidentale viene messa a repentaglio”.
Come era prevedibile, alla vigilia dell’evento di Washington non è mancata una minaccia da parte del CAIR (Council for American Islamic Relations http://www.cair.com/ArticleDetails.aspx ... &&Active=1 (http://www.cair.com/ArticleDetails.aspx?ArticleID=25945&&name=n&&currPage=1&&Active=1)), che corrisponde a grandi linee all’Ucoii in Italia, che ha accusato gli organizzatori di “istigare all’odio contro l’islam”. In un comunicato apparso sul sito dell’organizzazione islamica si denuncia il fatto che la conferenza parta da una “falsa premessa” ovvero che “i musulmani americani sono impegnati in uno sforzo concertato mirante a sopprimere la libertà di espressione sfruttando a proprio vantaggio il sistema legale americano”.
Innanzitutto vale la pena ricordare due dati essenziali che riguardano il CAIR: in primo luogo appartiene al novero delle associazioni islamiche che non solo negli Stati Uniti ma anche in Europa si pongono, senza averne alcun diritto, come rappresentanti ufficiali dell’Islam, nella fattispecie dell’Islam americano; in secondo luogo è una di quelle associazioni, oserei dire la principale associazione, che ha promosso e promuove puntualmente negli Stati Uniti il jihad in tribunale tanto che già nel 2004 aveva denunciato Andrew Whitehead, responsabile del sito Anti-CAIR, accusandolo di diffamazione, per poi ritirare la denuncia due anni dopo.
Non esiste nulla di più infondato dell’affermare che il Legal Project accusa genericamente tutti i musulmani americani di complottare e agire per limitare sempre più la libertà di espressione di chi vive negli Stati Uniti. A riguardo va sottolineato e ricordato che, al pari di quanto accade in Italia e in Europa, anche in America vittime del jihad in tribunale sono anche intellettuali, giornalisti e cittadini di fede musulmana che vengono difesi dal Legal Project al pari degli altri.
Quindi la battaglia di Brooke Goldstein e Aaron Meyer è una battaglia a favore di tutti, americani e non, musulmani e non, in nome della libertà di espressione che l’islam estremista e radicale vuole toglierci. E’ per questo motivo che ancora una volta ribadisco la necessità di esportare il Legal Project anche in Europa. Avvocati disponibili a combattere con noi esistono, persone come me pronte a fornire informazione corretta su una tematica tanto delicata quanto complessa esistono. L’importante è non perdere tempo prezioso perché il jihad della parola e in tribunale sta dilagando e va fermato.

Azel
23-07-09, 10:04
Sul forum delle strega isterica ti ho già dimostrato che tutte le accuse che tu lanci alla chiesa le posso ridurre in poltiglia con semplici argometazioni: non a caso siete scappati a gambe levate.

Cosa vuoi, che passi la vita a lavare la testa agli asini?

Va bene cuoridleone... ma che dico... CuorDiSvicolone :D

Cuordy
23-07-09, 21:44
"calunnia, calunnia, qualcosa resterà...".

Voltaire

Cuordy
24-07-09, 22:28
Lo sapevate che nelle seicentotrentasei sentenze iscritte nel registro dell'Inquisizione di Tolosa dal 1309 al 1323, risulta che la tortura venne applicata una sola volta?

Cuordy
27-07-09, 19:33
crimini del Vaticano (http://piccolozaccheo.splinder.com/post/15516901/crimini+del+Vaticano)

http://farm3.static.flickr.com/2100/2192986493_e630be2564.jpg?v=0


Aprile 1303. Papa Bonifacio VIII fonda La Sapienza (http://www.corriere.it/cronache/08_gennaio_14/scienziati_contro_papa_5a5df65a-c297-11dc-ab8f-0003ba99c667.shtml).

Un evento “incongruo con la scienza”.

Azel
28-07-09, 14:33
Lo sapevate che nelle seicentotrentasei sentenze iscritte nel registro dell'Inquisizione di Tolosa dal 1309 al 1323, risulta che la tortura venne applicata una sola volta?

Caspita!

Mi rammenta la mancanza di condanne per corruzione in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. E si che tutti dicono che sono infiltrate dalla mafia. Evidentemente son fandonie, anzi sono più osservanti della Legge che al Nord, dove le condanne fioccano! :sofico:

Cuordy
28-07-09, 15:33
Caspita!

Mi rammenta la mancanza di condanne per corruzione in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. E si che tutti dicono che sono infiltrate dalla mafia. Evidentemente son fandonie, anzi sono più osservanti della Legge che al Nord, dove le condanne fioccano! :sofico:

Uno degli infiniti meriti della chiesa è quello di aver insegnato al mondo l'archiviazioni e la documentazione di ogni cosa, in maniera quasi maniacale. I processi dell'Inquisizione, quindi, sono tutti ben documentati, perciò la tua patetica obiezione è l'ennesima dimostrazione che sei un perditempo che non h altro da fare se non diffamare e contrastare con mezzi sleali quello che tu reputi un nemico. Un cavaliere medioevale insomma. Per altro, se si pensa che l'inquisizione perseguisse anche i reati come l'omicidio, lo stupro etc... ci si rende conto che come quella che tu e gli altri fellino avete dipinto non è l'inquisizione cattolica, ma una vostra diffamazione costruita sulle menzogne. Dovreste solo vergognarvi di avere a piacere di manipolare la storia per scopi subdoli, cercando di lasciare ai posteri un ricordo del passato diverso da quello che in realtà è stato. Come se scvambiassi le foto di tua nonna con quelle di una pluriassassina e dicessi ai tuoi nipoti: ecco, guardate chi erano i vostri avi.

Azel
28-07-09, 15:38
Uno degli infiniti meriti della chiesa è quello di aver insegnato al mondo l'archiviazioni e la documentazione di ogni cosa, in maniera quasi maniacale. I processi dell'Inquisizione, quindi, sono tutti ben documentati, perciò la tua patetica obiezione è l'ennesima dimostrazione che sei un perditempo che non h altro da fare se non diffamare e contrastare con mezzi sleali quello che tu reputi un nemico. Un cavaliere medioevale insomma. Per altro, se si pensa che l'inquisizione perseguisse anche i reati come l'omicidio, lo stupro etc... ci si rende conto che come quella che tu e gli altri fellino avete dipinto non è l'inquisizione cattolica, ma una vostra diffamazione costruita sulle menzogne. Dovreste solo vergognarvi di avere a piacere di manipolare la storia per scopi subdoli, cercando di lasciare ai posteri un ricordo del passato diverso da quello che in realtà è stato. Come se scvambiassi le foto di tua nonna con quelle di una pluriassassina e dicessi ai tuoi nipoti: ecco, guardate chi erano i vostri avi.

Quanta protervia da parte di uno che dice che l'inquisizione era una cosa buona e giusta e che non ha fatto del male a nessuno. :sofico:

Ed in base a cosa lo dice? Ai documenti della chiesa! :crepapelle:

Scommettiamo che nei documenti redatti durante il Terrore francese certe brutte cose nei documenti ufficiali non comparivano? E nella Russia comunista?

Se cerchi un ridicolo mistificatore della realtà non cercare più in la di uno specchio, mio caro. :chefico:

Cuordy
28-07-09, 16:38
Ed in base a cosa lo dice? Ai documenti della chiesa! :crepapelle:



Non in base ai documenti della chiesa, ma in base ad una montagna di documenti della chiesa.



VATICANO:BIBLIOTECA RIAPRE NEL 2010;INIZIA RIENTRO MANOSCRITTI (http://www.economia-oggi.it/archives/00040801.html)

(AGI) - CdV, 26 lug. - A due anni dall’inizio dei lavori di restauro e consolidamento strutturale, la Biblioteca Apostolica Vaticana torna ad accogliere i suoi preziosi manoscritti che erano conservati temporaneamente presso l’Archivio Segreto Vaticano. Ne ha datto notizia il prefetto della Biblioteca, mons. Cesare Pasini, confermando la riapertura per l’anno prossimo. “Finalmente - ha detto ai microfoni della Radio Vaticana - i manoscritti, che sono il nostro patrimonio piu’ prezioso stanno rientrando. Direi, passo dopo passo, perche’ sono trasferimenti molto delicati”.
Gli ambienti della Biblioteca, che si trovano accanto al Palazzo Apostolico, erano messi in pericolo dal grande peso dei volumi conservati ed e’ stato necessario anche un consolidamento delle strutture portanti. “Due anni sono passati, quindi - rileva mons. Pasini - diciamo i due terzi del periodo di chiusura; posso dire che alcune cose gia’ si sono risolte. Era stato trasferito il laboratorio fotografico e il laboratorio di restauro per poter rimettere a nuovo quegli ambienti: il laboratorio fotografico e’ gia’ rientrato negli ambienti ristrutturati ed e’ per davvero un laboratorio bellissimo. Fra due mesi anche il laboratorio di restauro ritornera’ in questa zona: per questo aspetto, noi stiamo gia’ procedendo molto celermente”.
Nel 2010 la riapertura sara’ solennizzata anche con la pubblicazione del primo volume della Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana. “Una vera storia della Biblioteca in piu’ volumi - spiega il prelato - non esiste; soprattutto, non esiste in una modalita’ che vuole essere anche di divulgazione, accessibile a tutti i curiosi interessati ad una storia come quella della Biblioteca, cosi’ ricca. E ci e’ sembrato molto bello ri-aprire la Biblioteca agli studiosi e, allo stesso tempo, riaprire nella conoscenza con questo inizio della sua storia. Il primo volume sara’ legato al periodo iniziale della Biblioteca, quindi andiamo alla seconda meta’ del Quattrocento e ai primi decenni del Cinquecento, quando fu Papa Nicolo’ V a sguinzagliare persone alla raccolta di manoscritti o comunque a raccogliere quelli che gia’ c’erano, facendone una biblioteca aperta: aperta all’utilizzo, al pubblico, agli studiosi”. In programma per l’anno prossimo anche un convegno per presentare, conclude mons. Pasini, “le varie strutture e i vari servizi della Biblioteca di oggi: il dipartimento dei manoscritti e degli stampati, il gabinetto numismatico, le esposizioni, la scuola di economia, i laboratori di restauro e fotografico, e infine le edizioni, l’editoria, cioe’ le pubblicazioni che facciamo”. (AGI)



Economia VATICANO:BIBLIOTECA RIAPRE NEL 2010;INIZIA RIENTRO MANOSCRITTI (http://www.economia-oggi.it/archives/00040801.html)
I documenti sull'inquisizione sono tra i più dettagliati documenti che l'uomo abbia prodotto. Possiamo sapere tutto quelloc he successe: ed infatti la leggenda nera dell'inquisizione in ambiente accademico è una cosa che fa soltanto ridere.

Azel
29-07-09, 09:11
Non in base ai documenti della chiesa, ma in base ad una montagna di documenti della chiesa.


Ah ma allora cambia tutto! Non è un semplice cumulo di inesattezze interessate, ma un gigantesco cumulo di inesattezze interessate! :crepapelle:

Comunque vedo che ti destreggi bene nel ruolo di difensore di carnefici. :)

Cuordy
29-07-09, 10:56
Ah ma allora cambia tutto! Non è un semplice cumulo di inesattezze interessate, ma un gigantesco cumulo di inesattezze interessate! :crepapelle:

Comunque vedo che ti destreggi bene nel ruolo di difensore di carnefici. :)

La cosa triste è che sei pure adulto e di una certa età.

Mah...

Cuordy
29-07-09, 20:00
http://www.documentacatholicaomnia.eu/03d/1866-1939,_Guiraud._Jean,_Baptiste-Elogio_Dell%27Inquisizione,_IT.pdf

contropotere
29-07-09, 22:13
Consiglio a tutti la lettura de La "santa inquisizione", Editrice civiltà brescia di Carlo Agnoli e Paolo Taufer.

L'ho acquistato diversi anni fa quando bazzicavo certi ambienti... :sofico:

In questo libro si trovano interessanti dati come quelli da me sotto riportati:

In cinque secoli l'inquisizione ( Archivi di diritto civile) fece 243 vittime (si riferiscono alla sola inquisizione spagnola).

In 16 mesi di rivoluzione russa (18-19) fu giustiziato un numero enormemente maggiore di oppositori all'ideologia comunista che non lo fu di eretici in 80 anni di inquisizione dei regnanti cattolici ( CFR. Solzenicyn, Arcipelago Gulag, pg 436). Ci furono poi in 70 anni di rivoluzione comunista circa 70milioni di vittime .

La "Libertè" francese ( soprattutto di pensiero ovviamente) si è mostrata in questa maniera:

1) 85000 teste ghigliottinate

2) 110000 francesi massacrati nei due anni 44-45 perchè non la pensavano come De Gaulle, Thierez, Cie.. Teigen:" Nous avons fait mieux que nos ancetres" ( questi ministro della Giustizia)

Infine in Cina dal 25 al 46 ( anni in cui qualche storico da strapazzo ritiene che si sia integrato il comunismo) ci furono 60 milioni di morti che avevano come difetto quello di non pensarla come Mao.

A questo elenco credo che si possano aggiungere anche i morti mietuti dal sistema giudiziario a stelle-e-striscie che superano abbondantemente quelli causati dall'inquisizione spagnola.

A conti fatti mi pare che quella dell'inquisizione altro non sia se non quella che da molti viene definita, a ragione, la leggenda nera.

contropotere
29-07-09, 22:26
Il contenuto di questo breve articolo è una sintesi dei concetti più estesamente esposti nel libro di Taufer e di Agnoli.


di Francesco Pappalardo (http://www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/voci/i_inquisizione_spagnola.htm)

1. Le origini

Lo storico napoletano Giuseppe Galasso, prendendo spunto dalla polemica sulle presunte "colpe" della Spagna nel Mezzogiorno d'Italia, denuncia la "leggenda nera" antispagnola, da sempre "[...] permeata di elementi ideologici che hanno fatto fortemente premio non solo sulla ragione storica, ma pressoché su ogni altra ragione. La Spagna baluardo della “reazione cattolica”, di un “assolutismo” oppressivo o totalitario, di dominazioni distruttive su popoli e paesi, di irrazionalismo e sfruttamenti economici di ogni genere, di autentici genocidi di popoli e di civiltà, insomma vero e proprio “impero del male”, di cui l'“Inquisizione spagnola” era il simbolo più eloquente".

Proprio sull'Inquisizione spagnola la storiografia, grazie ad approfondite ricerche d'archivio e a un atteggiamento meno prevenuto degli studiosi, sta pervenendo a risultati più equilibrati e più obbiettivi. È significativa la vicenda dello storico inglese Henry Arthur Francis Kamen, di formazione marxista, che nella prima edizione del suo studio L'Inquisizione spagnola - l'unica tradotta in italiano - indicava nei tribunali inquisitoriali la causa principale di un presunto ritardo culturale del paese iberico, mentre nell'edizione più recente sostiene che la Spagna di quel tempo "[...] era una delle nazioni europee più libere".

Dall'analisi di Kamen emerge che l'Inquisizione è stata espressione del passaggio da una società contraddistinta dalla convivenza fra le diverse comunità religiose a un'altra sempre più contrassegnata da conflitti, e che essa fu la risposta della Chiesa e della Cristianità alla minaccia rappresentata dall'eresia e, successivamente, in Spagna, dalle false conversioni di ebrei e di musulmani.

Anche Jean Dumont, storico francese specializzato in ispanistica, ritiene che il punto di partenza corretto per parlare dell'Inquisizione spagnola stia nel mettere a fuoco la questione ebraica in Spagna. Nei regni della penisola iberica gli ebrei, molto numerosi, erano soggetti da secoli a uno statuto, non scritto, di tolleranza e godevano di una particolare protezione da parte dei sovrani. Invece, i rapporti a livello popolare fra ebrei e cristiani erano più difficili, soprattutto perché era consentito ai primi non soltanto di tenere aperte le botteghe in occasione delle festività religiose, che a quell'epoca erano molto numerose, ma anche di effettuare prestiti a interesse, in un'epoca in cui il denaro non veniva ancora considerato un mezzo per ottenere ricchezza. La situazione era complicata dalla presenza di numerosi conversos, cioè di ebrei convertiti al cattolicesimo, che dominavano l'economia e la cultura e rivestivano anche cariche ecclesiastiche. In alcuni casi evidenti, gruppi di conversos mostravano che la loro adesione alla fede cattolica era puramente formale e celebravano in pubblico riti inequivocabilmente giudaici. A partire dal 1391 nei regni spagnoli esplodono episodi di violenza popolare contro ebrei e falsi convertiti, che le autorità arginano con difficoltà. Quando Isabella di Castiglia (1451-1504) sale al trono, nel 1474, la convivenza fra ebrei e cristiani è molto deteriorata e il problema dei falsi convertiti è tale che, secondo l'autorevole storico della Chiesa Ludwig von Pastor (1854-1928), era in questione l'esistenza o la non esistenza della Spagna cristiana. In quella situazione si moltiplicano le richieste, provenienti anche da autorevoli conversos, in favore dell'istituzione dell'Inquisizione.

La Castiglia non aveva mai avuto un organismo che si occupasse specificamente dell'eresia, perché era stata ritenuta sufficiente l'attività dei tribunali ecclesiastici, dipendenti dai vescovi. Invece, l'Inquisizione era stata operante nei domini della corona aragonese dal 1238, ma era del tutto inattiva dal secolo XV. Su sollecitazione di Isabella di Castiglia e del marito Ferdinando d'Aragona (1452-1516) - che avevano promosso invano una campagna pacifica di persuasione nei confronti dei giudaizzanti - il 1° novembre 1478 Papa Sisto IV (1471-1484) istituisce l'Inquisizione in Castiglia e autorizza i Re Cattolici a nominare nei loro Stati alcuni inquisitori di fiducia con giurisdizione esclusivamente sui cristiani battezzati. Pertanto, nessun ebreo è stato mai condannato perché tale, mentre sono stati condannati quanti si fingevano cattolici per ricavarne vantaggi.



2. La procedura e le pene

L'attività del nuovo organismo si fonda sulla copiosa legislazione elaborata dai canonisti medievali e riprende, salvo qualche lieve differenza, l'organizzazione, la procedura e la progressione delle pene della prima Inquisizione. Tuttavia, i poteri di nomina e di rimozione degli inquisitori erano concessi alla Corona tramite la figura di un intermediario, l'inquisitore generale, assistito dal Consiglio della Suprema e Generale Inquisizione.

L'azione dei primi inquisitori a Siviglia è molto rigorosa ed esercitata, talvolta, al di fuori delle garanzie canoniche, così che la Santa Sede ritiene opportuno intervenire per nominare l'inquisitore generale nella persona del domenicano Tomas de Torquemada (1420-1498), confessore della regina Isabella, sul quale una letteratura di propaganda ha diffuso grandi menzogne. Uomo di costumi integerrimi, nonché uno dei maggiori mecenati e protettori di artisti della sua epoca, Torquemada fu, invece, un inquisitore generale relativamente mite e liberale e s'impegnò per ottenere ampie amnistie, come quella del 1484.

Lo storico francese Bartolomé Bennassar, confrontando i tribunali inquisitoriali con le corti civili dell'epoca, descrive l'Inquisizione spagnola in questi termini: "Senza alcun dubbio più efficace. Ma anche più esatta, più scrupolosa [...]. Una giustizia che esamina attentamente le testimonianze, che le sottopone a uno scrupoloso controllo, che accetta liberamente la ricusazione da parte degli accusati dei testimoni sospetti (e spesso per i motivi più insignificanti); una giustizia che tortura raramente e che rispetta le norme legali, contrariamente ad alcune giurisdizioni civili [...]. Una giustizia preoccupata di educare, di spiegare all'accusato perché ha errato, che ammonisce e consiglia, le cui condanne a morte colpiscono solo i recidivi".

Lo studioso danese Gustav Henningsen, dopo aver analizzato statisticamente circa quarantamila casi di inquisiti fra il 1540 e il 1700, rileva che soltanto l'1% di essi fu giustiziato. Lo storico statunitense Edward Peters conferma questi dati: "La valutazione più attendibile è che, tra il 1550 e il 1800, in Spagna vennero emesse 3000 sentenze di morte secondo verdetto inquisitoriale, un numero molto inferiore a quello degli analoghi tribunali secolari".



3. Indulgenza verso la stregoneria

La relativa mitezza dei tribunali inquisitoriali emerge anche dall'atteggiamento tollerante tenuto nei confronti della stregoneria, proprio nel periodo in cui dilagava in Europa la fobia antistregonica, legata direttamente alla diffusione dell'occultismo e del pensiero magico nel Rinascimento e alla psicosi del demoniaco, indotta dalla Pseudo-Riforma protestante. È ormai certo che in Spagna fu proprio l'Inquisizione - dopo una prima incontrollata diffusione di timori popolari e di repressione statale - a impedire lo sviluppo di una vera e propria caccia alle streghe, così come è poco noto che a Roma l'Inquisizione fece giustiziare per stregoneria una sola persona, nel 1424. È significativo, inoltre, che furono i principi più legati ai valori cavallereschi e feudali ad attestarsi su posizioni di moderazione e di scetticismo verso i supposti poteri delle streghe, mentre la parte più "progressista" della cultura ufficiale sposò la causa dell'intolleranza e della persecuzione in nome del progresso della ragione. Da parte loro, i Pontefici raccomandarono sempre agli inquisitori di limitare il loro interesse per gli stregoni ai soli casi in cui fossero presenti elementi sacrileghi o idolatrici, cioè quando, alla superstizione, potessero essere attribuiti con evidenza i caratteri dell'eresia.

L'Inquisizione spagnola interviene per la prima volta nel 1526, a seguito della persecuzione scatenata dalla popolazione di Navarra negli anni precedenti; la maggioranza degli inquisitori si pronuncia a favore di una politica di clemenza, sollecitando inoltre l'invio di predicatori per istruire i superstiziosi. La successiva ondata contro le streghe si verifica nel 1610, ancora in Navarra. L'emozione suscitata dal dilagare dei fenomeni attribuiti alla magia investe perfino gli inquisitori di Logrono, ma interviene il Consiglio della Suprema e Generale Inquisizione, annullando tutte le sentenze e consigliando maggiori precauzioni nel prosieguo delle indagini.



4. Popolarità dell'Inquisizione

Il ruolo svolto dall'Inquisizione spagnola, che godette sempre di grande popolarità, è decisivo non soltanto per preservare il paese da quella sanguinosa fobia di massa costituita dalla caccia alle streghe, ma anche e soprattutto per assicurare la pace sociale e religiosa alla Spagna. Infatti quel tribunale, colpendo una percentuale ridotta di conversos e di moriscos, cioè musulmani diventati cristiani solo per opportunismo, certifica che tutti gli altri erano veri convertiti, che nessuno aveva il diritto di discriminare o di attaccare con la violenza, ed evita un bagno di sangue. Inoltre, contribuendo alla repressione dell'eresia e sostenendo l'operato della Contro-Riforma, svolge una preziosa azione educativa sul basso clero e il resto della popolazione, confortandone la fede e la morale. Non può essere sottovalutata la portata di tale impresa, che costituisce una nazione spiritualmente compatta di fronte alla Francia lacerata dalle guerre di religione, all'Inghilterra sulla strada dell'eresia e al sultano difensore del mondo islamico. Inoltre, l'Inquisizione non ostacola mai le grandi imprese culturali dei secoli XVI e XVII; anzi, ripiegandosi su sé stessa, la Spagna giunge in quegli anni al culmine del suo splendore. Personaggi come il giurista Francisco de Vitoria (1492-1546), i teologi Domenico de Soto (1495-1560), Melchor Cano (1509-1560) e Francisco Suarez (1548-1617), i drammaturghi Felix Lope de Vega (1562-1635) e Pedro Calderón de la Barca (1600-1681), il romanziere Miguel de Cervantes (1547-1616), i pittori El Greco (1545-1614), Bartolomé Murillo (1617-1682) e Diego Velázquez (1599-1660) dominano la cultura europea e danno vita al cosiddetto siglo de oro spagnolo. Anche la vita religiosa conosce la sua epoca aurea, attraverso le figure di sant'Ignazio di Loyola (1491-1556), fondatore della Compagnia di Gesù, di san Giovanni di Dio (1495-1550), fondatore dell'Ordine degli Ospedalieri, dei mistici santa Teresa d'Avila (1515-1582) e san Giovanni della Croce (1542-1591), riformatori dell'ordine carmelitano, del francescano san Pietro di Alcantara (1499-1562) e del gesuita san Francesco Borgia (1510-1572).

Pertanto, non fu un'impresa facile sopprimere l'Inquisizione. Soltanto con la diffusione dell'illuminismo e con la laicizzazione della monarchia, con l'invasione napoleonica e con la propaganda liberale si perviene alle soppressioni del 1813 e del 1834, che suscitano l'opposizione degli spagnoli di tutti i ceti, per i quali l'Inquisizione era il simbolo di quanto costituiva l'identità del paese, cioè la fedeltà incondizionata al cattolicesimo.

Per approfondire: vedi Henry Kamen, L'Inquisizione spagnola, trad. it., Feltrinelli, Milano 1973; e Bartolomé Benassar, Storia dell'Inquisizione spagnola dal XV al XIX secolo, trad. it., Rizzoli, Milano 1985; vedi pure, sinteticamente, Jean Dumont, L'Inquisizione fra miti e interpretazioni, intervista a cura di Massimo Introvigne, in Cristianità, anno XIV, n. 131, marzo 1986, pp. 11-13; vedi elementi molto utili nelle Integrazioni bibliografiche - redatte da Marco Invernizzi e da Oscar Sanguinetti - in appendice a Jean-Baptiste Guiraud (1866-1953), Elogio della Inquisizione, trad. it., Leonardo, Milano 1994; una ricostruzione dell'opera e della figura di Isabella di Castiglia, in Joseph Perez, Isabella e Ferdinando, trad. it., SEI, Torino 1991, che si sofferma su La Spagna inquisitoriale, pp. 267-318; il rapporto dell'Inquisizione cattolica con la stregoneria, in Giovanni Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell'Italia della Controriforma, Sansoni, Firenze 1990; e in Gustav Henningsen, L'avvocato delle streghe. Stregoneria basca e Inquisizione spagnola, trad. it., Garzanti, Milano 1990.

Azel
30-07-09, 09:28
A conti fatti mi pare che quella dell'inquisizione altro non sia se non quella che da molti viene definita, a ragione, la leggenda nera.

Il tipico serial killer fa meno morti del Ku Klux Klan. Direi qundi che i membri di quel club esclusivo (esistente tutt'oggi) siano solo un gruppo di ragazzacci birichini cresciuti, no?

Se sei un infame e vigliacco torturatore lo resti anche se c'è chi ha fatto peggio, o molto peggio di te.

Siete ridicoli.

Cuordy
30-07-09, 09:29
A conti fatti mi pare che quella dell'inquisizione altro non sia se non quella che da molti viene definita, a ragione, la leggenda nera.

Pare che sia proprio così. Ma sarà mai possibile, studiando lo scibile umano, arrivare a capire il motivo per cui a dei normali cittadini come ad esempio Azel non interessa la verità ma la bugia al fine di demonizzare quello o quell'altro?

OK, la chiesa non ti sta antipatica (eufemismo): la vuoi distrugere. Ma la storia, che è il patrimonio dell'umanità più importante, passa in secondo piano rispetto a l'obiettivo suddetto?

O-RATIO
30-07-09, 09:38
Pare che sia proprio così. Ma sarà mai possibile, studiando lo scibile umano, arrivare a capire il motivo per cui a dei normali cittadini come ad esempio Azel non interessa la verità ma la bugia al fine di demonizzare quello o quell'altro?

OK, la chiesa non ti sta antipatica (eufemismo): la vuoi distrugere. Ma la storia, che è il patrimonio dell'umanità più importante, passa in secondo piano rispetto a l'obiettivo suddetto?

Ma tu non adotti gli stessi metodi nei confronti dell'Islam e dell'ateismo? :mmm:

Cuordy
30-07-09, 09:44
Ma tu non adotti gli stessi metodi nei confronti dell'Islam e dell'ateismo? :mmm:

Mi citi una cosa storica strafalsa che ho detto nei confronti dell'ateismo o dell'islam?

ps. sforzati di non scadere nella fallacia logica nota con il nome di "Tu Quoque" (http://it.wikipedia.org/wiki/Tu_quoque).

contropotere
30-07-09, 09:47
Il tipico serial killer fa meno morti del Ku Klux Klan. Direi qundi che i membri di quel club esclusivo (esistente tutt'oggi) siano solo un gruppo di ragazzacci birichini cresciuti, no?

Se sei un infame e vigliacco torturatore lo resti anche se c'è chi ha fatto peggio, o molto peggio di te.

Siete ridicoli.

Certo. Sono serial killer come gli USA ai giorni nostri.

O-RATIO
30-07-09, 10:13
Mi citi una cosa storica strafalsa che ho detto nei confronti dell'ateismo o dell'islam?

ps. sforzati di non scadere nella fallacia logica nota con il nome di "Tu Quoque" (http://it.wikipedia.org/wiki/Tu_quoque).

A parte che quello che parla sempre per analogie sei proprio tu! :D

Innanzi tutto io non ti accuso di dire cose storiche strafalse , ma sostengo che tu, per dimostare una certa ipotesi storica, prendi in esame solo ciò che può avvalorare la tua tesi, screditando chi invece afferma cose contarie. Mi sembra che hai più volte affermato quanto fossero "viziate" le esposizioni di Cardini in merito all'islam. Ordunque, come puoi affermare che Cardini sia meno preparato di quanto non lo sia uno storico da te quotato? :mmm:

Cuordy
30-07-09, 11:25
Innanzi tutto io non ti accuso di dire cose storiche strafalse , ma sostengo che tu, per dimostare una certa ipotesi storica, prendi in esame solo ciò che può avvalorare la tua tesi, screditando chi invece afferma cose contarie. Mi sembra che hai più volte affermato quanto fossero "viziate" le esposizioni di Cardini in merito all'islam. Ordunque, come puoi affermare che Cardini sia meno preparato di quanto non lo sia uno storico da te quotato? :mmm:

Orazio, ma qui stiamo parloando di numeri. Porca miseriaccia. Non di interpretazioni soggettive.

Per quanto riguarda Caldini, anche l'analisi logica delle frasi ha un valore pari almeno quanto quello del numero delle condanne dell'inquisizione.

Qui di seguito un video che ho montato qualche tempo fa. Autore, Ciudidudi (:D):

ppyEkbdv6wM

Qui non si tratta di interpretazione, ma di dire falsità palesi. Ed è la stessa cosa che fanno le persone come te con la chiesa, creando ad arte leggende nere e fomentandole, per il solo fine anticlericale. Ciò lo trovo disgustoso se non altro per l'amore della storia, patrimonio inestimabile dell'umanità.

Ma la tua cosicenza, non ti fa provare rimorso?

O-RATIO
30-07-09, 11:36
Lo sapevate che nelle seicentotrentasei sentenze iscritte nel registro dell'Inquisizione di Tolosa dal 1309 al 1323, risulta che la tortura venne applicata una sola volta?

E lo sapevi che "risulta" anche che altri studiosi ritengono, invece, che anche quando i verbali degli interrogatori usano l'espressione confessionem esse veram non factam vi tormentorum non si può escludere che la tortura sia stata praticata. Con questa frase i verbali si riferirebbero alla seconda confessione, quella resa spontaneamente. :chefico:

Inquisizione Medioevale - La tortura nell'Inquisizione medievale - Storia della Tortura, della Inquisizione, della Caccia alle Streghe e del Fanatismo Religioso (http://www.horrorcrime.com/articoli_e_saggi/trattato_sulla_tortura/inquisizione_medioevale_6.asp)

O-RATIO
30-07-09, 11:39
Orazio, ma qui stiamo parloando di numeri. Porca miseriaccia. Non di interpretazioni soggettive.

Per quanto riguarda Caldini, anche l'analisi logica delle frasi ha un valore pari almeno quanto quello del numero delle condanne dell'inquisizione.

Qui di seguito un video che ho montato qualche tempo fa. Autore, Ciudidudi (:D):

ppyEkbdv6wM

Qui non si tratta di interpretazione, ma di dire falsità palesi. Ed è la stessa cosa che fanno le persone come te con la chiesa, creando ad arte leggende nere e fomentandole, per il solo fine anticlericale. Ciò lo trovo disgustoso se non altro per l'amore della storia, patrimonio inestimabile dell'umanità.

Ma la tua cosicenza, non ti fa provare rimorso?

E' il tuo modo di dipingere la storia che ti rende indegno dal dispensare giudizi sul comportamento di altre persone.

E questo ne è un chiaro esempio: http://forum.politicainrete.net/337325-post57.html

Cuordy
30-07-09, 11:56
E lo sapevi che "risulta" anche che altri studiosi ritengono, invece, che anche quando i verbali degli interrogatori usano l'espressione confessionem esse veram non factam vi tormentorum non si può escludere che la tortura sia stata praticata. Con questa frase i verbali si riferirebbero alla seconda confessione, quella resa spontaneamente. :chefico:

Inquisizione Medioevale - La tortura nell'Inquisizione medievale - Storia della Tortura, della Inquisizione, della Caccia alle Streghe e del Fanatismo Religioso (http://www.horrorcrime.com/articoli_e_saggi/trattato_sulla_tortura/inquisizione_medioevale_6.asp)

Ci sono centinaia di documenti che attestano la verità. Questi studi non sono per nulla accreditati, giacché in ambiente accademico è omogenea l'idea che questa arzigogolata interpretazione sia troppo fantasiosa.
E infatti è così: in caso contrario ti sarei grato se mi citassi qualche documento storico con cui quelle persone è arrivata a sostenere un'ipotesi simile.

Tu straparli senza aver mai letto un libro di storia, e poi sarei io quello indegno. Per lo meno contropotere, o che attacca la chiesa o che la difende (come nel caso dell'inquisizione) può vantare una certa cultura. Colpisce con cognizione di causa e lo fa in maniera trasversale. Tu, già per il fatto che sostieni sempre e solo e soltanto le teorie anticlericali, è di per sé dimostrativo, se non altro per un principio di statistica, visto che non è possibile che la chiesa ed i suoi uomini abbia sempre fatto tutto sbagliato, dimostri in maniera chiara che sei un imbelle; uno che se ne strafreda della verità ma tenta con ogni mezzo di distruggere la chiesa, a costo di stravolgere la storia con leggende nere. E sono anni che fai così: ciò significa che il tuo cervello ha seri problemi, te lo dico sinceramente.

Cuordy
30-07-09, 12:06
edit

eq...
30-07-09, 12:06
Il tipico serial killer fa meno morti del Ku Klux Klan. Direi qundi che i membri di quel club esclusivo (esistente tutt'oggi) siano solo un gruppo di ragazzacci birichini cresciuti, no?

Se sei un infame e vigliacco torturatore lo resti anche se c'è chi ha fatto peggio, o molto peggio di te.

Siete ridicoli.

Affrontiamo la questione da un punto di vista "laico".

Tu dietro questa affermazione vuoi farti credere un grand'uomo libero dalle ideologie e dalle mitologie che dall'alto della sua "morale" condanna tutto e tutti.

Come vado ripetendo però questa concezione può essere congrua solo quando ci si proclama anarchici altrimenti si appartiene comunque a qualche ideologia.

Inoltre anche quando ci si proclama anarchici non si va certo ad inneggiare alle ideologie che hanno portato il maggior numero di morti sulla faccia della terra, ma semmai ci si rifà alle più pacifiche.

In Europa volenti o nolenti dal 476 in poi la sfida è stata fra chi voleva l'aumento dell'autorità civile e chi non la voleva.

La Chiesa è sempre stata dalla parte di chi non voleva l'aumento del potere dell'autorità civile da Filippo il Bello fino a Lutero e alla Rivoluzione Francese.

Che l'ideologia di costoro abbia portato la morte in Europa è evidentissimo, anzi ha portato il mondo vicino all'olocausto nucleare.

Quindi mi chiedo come possa qualcuno che si proclama libero dalle mitologie, trovarsi in continuazione in così aspro contrasto con la Chiesa e in così marcato appoggio alle ideologie progressiste anche davanti ad una realtà storica che dopo la riscrittura dei vincitori illuministi sta riemergendo in tutta la sua forza dalle ceneri.

La verità è che è l'acredine che non ti fa vedere, acredine che non dovresti avere visto che per te il libero arbitrio nemmeno esiste e quindi dovresti analizzare gli eventi con stoico distacco, acredine di cui vorrei proprio sapere il motivo.

O-RATIO
30-07-09, 12:58
Ci sono centinaia di documenti che attestano la verità. Questi studi non sono per nulla accreditati, giacché in ambiente accademico è omogenea l'idea che questa arzigogolata interpretazione sia troppo fantasiosa.
E infatti è così: in caso contrario ti sarei grato se mi citassi qualche documento storico con cui quelle persone è arrivata a sostenere un'ipotesi simile.

Tu straparli senza aver mai letto un libro di storia, e poi sarei io quello indegno. Per lo meno contropotere, o che attacca la chiesa o che la difende (come nel caso dell'inquisizione) può vantare una certa cultura. Colpisce con cognizione di causa e lo fa in maniera trasversale. Tu, già per il fatto che sostieni sempre e solo e soltanto le teorie anticlericali, è di per sé dimostrativo, se non altro per un principio di statistica, visto che non è possibile che la chiesa ed i suoi uomini abbia sempre fatto tutto sbagliato, dimostri in maniera chiara che sei un imbelle; uno che se ne strafreda della verità ma tenta con ogni mezzo di distruggere la chiesa, a costo di stravolgere la storia con leggende nere. E sono anni che fai così: ciò significa che il tuo cervello ha seri problemi, te lo dico sinceramente.
:postridicolo::postridicolo::postridicolo:
...the confession was extracted during the torture, it was
read over subsequently to the prisoner, and he was asked
if it were true. ... In any case the record was carefully
made that the confession was free and spontaneous, with
out the pressure of force or fear...."

Lea, op. cit., vol. i, p. 427. Cf. Eymeric, Directorium, ibid., p. 481
col. 2; Vidal, op. cit., 1905, p. 283. The Abbe Vidal, op. cit., p. 155, quotes
an instance of these pretended spontaneous confessions at the tribunal of Pamiers; the records state that a certain Guillem Agassa prcedicta confessus fuit sponte; whereas a little before we read: " postquam depositus fuit de tormento." Lea also quotes the case of Guillem Salavert, who, in 1303, testified that his confession esse veram, non factam m tormentorum, although he had been actually tortured, op. cit., vol. i. p. 428.



THE INQUISITION
THOMAS J. SHAHAN, S.T.D.

Jmprimatur*
JOHN M. FARLEY, D.D.,
Archbishop of New York.
NEW YORK, June 24, 1907.

Full text of "The Inquisition : a critical and historical study of the coercive power of the church" (http://www.archive.org/stream/theinquisitionac00vacauoft/theinquisitionac00vacauoft_djvu.txt)

E adesso vai a nasconderti, che è meglio! :D


Inoltre:

The assertion that "confessionem esse veram, non factam vi tormentorum" (the confession was true and free) sometimes follows a description of how, presently after torture ended, the subject freely confessed to his offenses.

by Peters, Edward, Inquisition, Dissent, Heterodoxy and the Medieval Inquisitional Office, p.65, University of California Press (1989), ISBN 0-520-06630-8

UgoDePayens
30-07-09, 13:04
:postridicolo::postridicolo::postridicolo:
...the confession was extracted during the torture, it was
read over subsequently to the prisoner, and he was asked
if it were true. ... In any case the record was carefully
made that the confession was free and spontaneous, with
out the pressure of force or fear...."

Lea, op. cit., vol. i, p. 427. Cf. Eymeric, Directorium, ibid., p. 481
col. 2; Vidal, op. cit., 1905, p. 283. The Abbe Vidal, op. cit., p. 155, quotes
an instance of these pretended spontaneous confessions at the tribunal of Pamiers; the records state that a certain Guillem Agassa prcedicta confessus fuit sponte; whereas a little before we read: " postquam depositus fuit de tormento." Lea also quotes the case of Guillem Salavert, who, in 1303, testified that his confession esse veram, non factam m tormentorum, although he had been actually tortured, op. cit., vol. i. p. 428.



THE INQUISITION
THOMAS J. SHAHAN, S.T.D.

Jmprimatur*
JOHN M. FARLEY, D.D.,
Archbishop of New York.
NEW YORK, June 24, 1907.

Full text of "The Inquisition : a critical and historical study of the coercive power of the church" (http://www.archive.org/stream/theinquisitionac00vacauoft/theinquisitionac00vacauoft_djvu.txt)

E adesso vai a nasconderti, che è meglio! :D


Inoltre:

The assertion that "confessionem esse veram, non factam vi tormentorum" (the confession was true and free) sometimes follows a description of how, presently after torture ended, the subject freely confessed to his offenses.

by Peters, Edward, Inquisition, Dissent, Heterodoxy and the Medieval Inquisitional Office, p.65, University of California Press (1989), ISBN 0-520-06630-8



Copyright, 1907, by
BERTRAND L. CONWAY

First Edition, February, igo8
Reprinted, May, 1908

Non c'è che dire, hai proprio citato un testo accademico aggiornato alle ultime ricerche storiche... :mmm:

Cuordy
30-07-09, 13:18
Copyright, 1907, by
BERTRAND L. CONWAY

First Edition, February, igo8
Reprinted, May, 1908

Non c'è che dire, hai proprio citato un testo accademico aggiornato alle ultime ricerche storiche... :mmm:

Erano belli i tempi per questi diffamatori, quando gli archivi segreti, prima del 1998, non erano ancora stati aperti.

contropotere
30-07-09, 13:22
Affrontiamo la questione da un punto di vista "laico".

Tu dietro questa affermazione vuoi farti credere un grand'uomo libero dalle ideologie e dalle mitologie che dall'alto della sua "morale" condanna tutto e tutti.

Come vado ripetendo però questa concezione può essere congrua solo quando ci si proclama anarchici altrimenti si appartiene comunque a qualche ideologia.

Inoltre anche quando ci si proclama anarchici non si va certo ad inneggiare alle ideologie che hanno portato il maggior numero di morti sulla faccia della terra, ma semmai ci si rifà alle più pacifiche.

In Europa volenti o nolenti dal 476 in poi la sfida è stata fra chi voleva l'aumento dell'autorità civile e chi non la voleva.

La Chiesa è sempre stata dalla parte di chi non voleva l'aumento del potere dell'autorità civile da Filippo il Bello fino a Lutero e alla Rivoluzione Francese.

Che l'ideologia di costoro abbia portato la morte in Europa è evidentissimo, anzi ha portato il mondo vicino all'olocausto nucleare.

Quindi mi chiedo come possa qualcuno che si proclama libero dalle mitologie, trovarsi in continuazione in così aspro contrasto con la Chiesa e in così marcato appoggio alle ideologie progressiste anche davanti ad una realtà storica che dopo la riscrittura dei vincitori illuministi sta riemergendo in tutta la sua forza dalle ceneri.

La verità è che è l'acredine che non ti fa vedere, acredine che non dovresti avere visto che per te il libero arbitrio nemmeno esiste e quindi dovresti analizzare gli eventi con stoico distacco, acredine di cui vorrei proprio sapere il motivo.

A quel che hai scritto mi preme aggiungere che, a puro titolo d'esempio, la rivoluzione francese ha provocato il sorpasso della Francia ad opera del Regno Unito ed altre rivoluzioni nate dall'odio verso la chiesa, come quelle leniniste, hanno prodotto solo fame e miseria.

Ciò detto mi preme evidenziare come la mia presa di posizione contro i privilegi ecclesiastici (unita però a quella contro qualsiasi privilegio... dei sindacati, della politica etc...) non sia incompatibile (magari lo sarà agli occhi di quale fazioso) con quell'obiettività storica che mi impone di mettere da parte ogni sentimento personale per giudicare freddamente la realtà.


Pare che sia proprio così. Ma sarà mai possibile, studiando lo scibile umano, arrivare a capire il motivo per cui a dei normali cittadini come ad esempio Azel non interessa la verità ma la bugia al fine di demonizzare quello o quell'altro?

OK, la chiesa non ti sta antipatica (eufemismo): la vuoi distrugere. Ma la storia, che è il patrimonio dell'umanità più importante, passa in secondo piano rispetto a l'obiettivo suddetto?

Mi sono sempre occupato del tema inquisizione basandomi su ricerche fatte da storici laici come Henry Kamen e Edward Peters che sicuramente non potranno essere accusati di tendenze partigiane a favore dei cattolici.
Se la controparte dovesse sottopormi dati riconducibili ad altre ricerche sarà mia premura prenderli in esame e, perchè no, protrei anche, umilmente, riconsiderare le mie opinioni sull'argomento in questione. Diversamente mi riserverò di dubitare della buona fede del mio interlocutore.

Cuordy
30-07-09, 13:27
Lea, op. cit., vol. i, p. 427. Cf. Eymeric, Directorium, ibid., p. 481



«Qualunque orrore possano ispirarci i mezzi impiegati per combatterli, qual che sia la pietà che dobbiamo provare per quelli che morirono vittime delle loro convinzioni, riconosciamo senza esitare che la causa dell’ortodossia non era altro che quella della civiltà e del progresso. Se il Catarismo fosse divenuto dominante o anche soltanto uguale al cattolicesimo, non si può dubitare che la sua influenza sarebbe stata disastrosa».

Lea, Histoire..., I, p. 120.




ps. Non è dunque per una semplice coincidenza che la Chiesa organizzò, al concilio Laterano del 1170 e a quello di Verona del 1183, un sistema di epressione materiale contro gli eretici nel momento in cui questi perpetravano contro la società i peggiori misfatti. La repressione dell’eresia da parte dell’Inquisizione fu la conseguenza degli sconvolgimenti anarchici provocati dalle dottrine antisociali e dalle predicazioni fanatiche dell’eresia.

Cuordy
30-07-09, 13:33
E' il tuo modo di dipingere la storia che ti rende indegno dal dispensare giudizi sul comportamento di altre persone.


I numeri relativi alle persone giustiziate a causa della caccia alle streghe, secondo le conclusioni del Simposio Internazionale sull'Inquisizione, tenutosi in Vaticano nell'ottobre 1998, sarebbero i seguenti:

Paesi non-cattolici:
* Germania: 25.000 (su 16 milioni di abitanti)
* Svizzera: 4.000 (su un milione di abitanti)
* Danimarca - Norvegia: 1.350 (su 970.000 abitanti)
* Regno Unito: 1.000

Paesi cattolici:
* Spagna: 49
* Italia: 36
* Portogallo: 4

Nei paesi extraeuropei in cui l'Inquisizione fu presente (colonie spagnole in America centrale e meridionale e colonie portoghesi in Asia), non si hanno casi di caccia alle streghe, mentre negli Stati Uniti conquistati dagli anglosassoni protestanti, ancora nel 1692, si ebbe il rogo delle streghe di Salem.

http://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_nera_dell%27Inquisizione

O-RATIO
30-07-09, 13:44
Copyright, 1907, by
BERTRAND L. CONWAY

First Edition, February, igo8
Reprinted, May, 1908

Non c'è che dire, hai proprio citato un testo accademico aggiornato alle ultime ricerche storiche... :mmm:

Ti è forse sfuggito questo:

The assertion that "confessionem esse veram, non factam vi tormentorum" (the confession was true and free) sometimes follows a description of how, presently after torture ended, the subject freely confessed to his offenses.

by Peters, Edward, Inquisition, Dissent, Heterodoxy and the Medieval Inquisitional Office, p.65, University of California Press (1989), ISBN 0-520-06630-8

inoltre:

Torture saved the trouble and expense of prolonged imprisonment; it was a speedy and effective method of obtaining what revelations might be desired, and it grew rapidly in favor with the Inquisition, while its extension throughout secular jurisprudence was remarkably slow. In 1260 the charter granted by Alphonse of Poitiers to the town of Auzon specially exempts the accused from torture, no matter what the crime involved. This shows that its use was gradually spreading, and already, in 1291, Philippe le Bel felt himself called upon to restrain its abuses; in letters to the seneschal of Carcassonne he alludes to the newly-introduced methods of torture in the Inquisition, whereby the innocent were convicted and scandal and desolation pervaded the land.

He could not interfere with the internal management of the Holy Office, but he sought a corrective in forbidding indiscriminate arrests at the sole bidding of the inquisitors. As might be expected, this was only a palliative; callous indifference to human suffering grows by habit, and the misuse of this terrible method of coercion continued to increase. When the despairing cry of the population induced Clement V. to order an investigation into the iniquities of the Inquisition of Carcassonne, the commission issued to the cardinals sent thither in 1306 recites that confessions were extorted by torture so severe that the unfortunates subjected to it had only the alternative of death; and in the proceedings before the commissioners the use of torture is so frequently alluded to as to leave no doubt of its habitual employment. It is a noteworthy fact, however, that in the fragmentary documents of inquisitorial proceedings which have reached us the references to torture are singularly few. Apparently it was felt that to record its use would in some sort invalidate the force of the testimony.

Thus, in the cases of Isarn Colli and Guillem Calverie, mentioned above, it happens to be stated that they retracted their confessions made under torture, but in the confessions themselves there is nothing to indicate that it had been used. In the six hundred and thirty-six sentences borne upon the register of Toulouse from 1309 to 1323 the only allusion to torture is in the recital of the case of Calverie, but there are numerous instances in which the information wrung from the convicts who had no hope of escape could scarce have been procured in any other manner. Bernard Gui, who conducted the Inquisition of Toulouse during this period, has too emphatically expressed his sense of the utility of torture on both principals and witnesses for us to doubt his readiness in its employment.

The result of Clement's investigation in 1306 led to an effort at reform which was agreed to in the Council of Vienne in 1311, but with customary indecision Clement delayed the publication of the considerable body of legislation adopted by the council until his death, and it was not issued till October, 1317, by his successor John XXII. Among the abuses which he sought to limit was that of torture, and to this end he ordered that it should not be administered without the concurrent action of bishop and inquisitor if this could be had within the space of eight days. Bernard Gui emphatically remonstrated against this as seriously crippling the efficiency of the Inquisition, and he proposed to substitute for it the meaningless phrase that torture should only be used with mature and careful deliberation, but his suggestion was unheeded, and the Clementine regulation remained the law of the Church.

Chapter 9. A History of the Inquisition In The Middle Ages. By Henry Charles Lea (http://www.bibliotecapleyades.net/vatican/inquisition/Chapter09.htm)


Se vi annoia l'inglese, potete leggere questo:

per volere di Giuseppe II, pio cattolico imperatore d’Austria, furono bruciati tutti i documenti relativi all’Inquisizione di Milano che coprivano il lungo periodo tra 1314 e 1764; per lo stesso motivo, dei soli archivi italiani fino al 1771 (7900 circa, di cui 4148 volumi di processi e 472 di sentenze!!!) portati a Parigi da Bonaparte se ne salvarono ben pochi, mentre quel che rimase in Italia delle annate tra il 1772 ed il 1810 fu distrutto dei funzionari del Sant’Uffizio: stessa cosa accadde in tutte le terre spagnole e portoghesi, colonie incluse. Del resto, quando Leone XIII aprì trionfante gli archivi vaticani ai ricercatori, il grande storico della chiesa Pastor tentò di consultare le liste di condanna, ma invano: ciò evidentemente perché qualcuno – racconta ancora McCabe – aveva rimosso i registri di tutte le annate dell’Inquisizione Romana.

Quanto al ridimensionamento "qualitativo", la tortura fu ufficialmente autoriz*zata sin dall’inizio, con la famigerata Ad exstirpanda di Innocenzo IV (dunque già a partire dalla seconda metà del 1200), che sovvertì prontamente le posizioni concilianti di Nicola I in concordia gli appelli all’uso della violenza contro gli eretici espressi negli atti del Terzo Concilio Laterano (1179), prodromo alla crociata contro gli albigesi: e dato che la chiesa non poteva spargere sangue, si optava per sevizie di strappaggio o soffocamento, spesso effettuate in due sessioni per mano del braccio secolare, al quale fu demandato l’onere della repressione fisica a seguito dei decreti di Innocenzo II (1139: atti del Secondo Concilio Laterano, can. 23), dietro minaccia di ritorsioni in caso di riluttanza. Tanto rimase pratica ufficiosa perlomeno fino al 1557, quando Paolo IV – che equipaggiò di tasca sua gli inquisitori con vari gingilli di tortura – nella Pro Votantibus autorizzò lo spargimento di sangue fino alle conseguenze più estreme. Né si può dire che le icone letterarie e filmografiche degli ufficiali inquisitorii cui siamo stati abituati non corrispondessero ad una letterale presa d’atto della realtà documentaria, ad osservare il modo in cui – per citare uno di quelli definiti “più umani” – il famoso Bernard Gui traesse un compiacimento direi lattanziano dai supplizi cui erano sottoposti i malcapitati, come vediamo ad esempio dalle annotazioni del suo manuale riguardo l’esecuzione di fra’ Dolcino e compagna:

“Margherita fu tagliata a pezzi sotto gli occhi di Dolcino; poi costui fu a sua volta tagliato a pezzi. Le ossa e le membra dei due suppliziati furono gettati tra le fiamme, assieme ad alcuni dei complici: era il meritato castigo per i loro crimini”.

Casi isolati? Non direi. Si trattava di una mentalità avvezza e diffusa, che mesceva allo zelo del crociato un sottile compiacimento nel macabro, come vediamo paragonando ad es. le righe di cui sopra con le parole di Bartolomé de Fonseca, inquisi*tore della colonia di Goa, attivo quasi tre secoli dopo il collega francese:

“Mi hanno consegnato un tribunale pacifico, senza processi, prigioni con pochi prigionieri (una sola nuova cristiana, che si rifiutava di confessarsi, che non cedette in nulla e morì in quello stato); nel paese segretamente infiltrata questa gentaccia di nuovi cristiani, tranquilli e a riposo.

Io ho reso il tribunale piegato sotto il peso dei processi, le prigioni sono riempite al massimo di prigionieri: ce ne sono stati di più in questo solo anno che nei tredici anni in cui lavoravano congiuntamente un arcivescovo e due inquisitori. Il paese è pieno di fuoco e di cenere dei cadaveri degli eretici e degli apostati, ed io vengo considerato più come uno sposo di sangue che come uno sposo di pace, odiato da tutti quelli che tengono nascosti i loro interessi con questa gentaccia: e sono numerosi”.

Appunti e spunti di polemica anti-revisionista sulla “Santa Inquisizione”
alla luce della storia, della Ragione e del buonsenso

“Ogni sacerdote deve ubbidire agli ordini del papa, pur qualora fossero diabolici”. Innocenzo III

di Biagio Catalano

L'INQUISIZIONE MEDIEVALE (http://www.homolaicus.com/storia/medioevo/inquisizione_medievale.htm)

:Esther:
30-07-09, 13:53
I numeri relativi alle persone giustiziate a causa della caccia alle streghe, secondo le conclusioni del Simposio Internazionale sull'Inquisizione, tenutosi in Vaticano nell'ottobre 1998, sarebbero i seguenti:

Paesi non-cattolici:
* Germania: 25.000 (su 16 milioni di abitanti)
* Svizzera: 4.000 (su un milione di abitanti)
* Danimarca - Norvegia: 1.350 (su 970.000 abitanti)
* Regno Unito: 1.000

Paesi cattolici:
* Spagna: 49
* Italia: 36
* Portogallo: 4

Nei paesi extraeuropei in cui l'Inquisizione fu presente (colonie spagnole in America centrale e meridionale e colonie portoghesi in Asia), non si hanno casi di caccia alle streghe, mentre negli Stati Uniti conquistati dagli anglosassoni protestanti, ancora nel 1692, si ebbe il rogo delle streghe di Salem.

Leggenda nera dell'Inquisizione - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_nera_dell%27Inquisizione)

E' il tuo modo di dipingere la storia che ti rende indegno dal dispensare giudizi sul comportamento di altre persone.

:crepapelle::crepapelle::crepapelle:

O-RATIO
30-07-09, 13:54
I numeri relativi alle persone giustiziate a causa della caccia alle streghe, secondo le conclusioni del Simposio Internazionale sull'Inquisizione, tenutosi in Vaticano nell'ottobre 1998, sarebbero i seguenti:

Paesi non-cattolici:
* Germania: 25.000 (su 16 milioni di abitanti)
* Svizzera: 4.000 (su un milione di abitanti)
* Danimarca - Norvegia: 1.350 (su 970.000 abitanti)
* Regno Unito: 1.000

Paesi cattolici:
* Spagna: 49
* Italia: 36
* Portogallo: 4

Nei paesi extraeuropei in cui l'Inquisizione fu presente (colonie spagnole in America centrale e meridionale e colonie portoghesi in Asia), non si hanno casi di caccia alle streghe, mentre negli Stati Uniti conquistati dagli anglosassoni protestanti, ancora nel 1692, si ebbe il rogo delle streghe di Salem.

Leggenda nera dell'Inquisizione - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Leggenda_nera_dell%27Inquisizione)

Dunque? :mmm:

O-RATIO
30-07-09, 13:56
E' il tuo modo di dipingere la storia che ti rende indegno dal dispensare giudizi sul comportamento di altre persone.

:crepapelle::crepapelle::crepapelle:

:postridicolo::postridicolo::postridicolo:

E questo invece è il solo modo costruttivo che tu hai a disposizione per contribuire alla discussione! :D Sei messa una po' male, eh! :sofico:

Cuordy
30-07-09, 14:12
Dunque? :mmm:

Dunque se la fantasiosa teoria di quei quattro gatti che hai citato fosse giusta, ovvero le cifre andrebbero riviste al rialzo, anche le cifre dei paesi protestanti andrebbero riviste al rialzo (giusto???): dunque il disavanzo rimarrebbe. Dunque l'inquisizione cattolica non è quello che i fanatici par tuo vorrebbero far credere che fosse.

Sai nel 1400 quante persone ha messo a morte il terrifico Torquemada, in Spagna, in Portogallo, nell'America spagnola e in Italia nell'arco di quandici anni? 2000.

E sai quante persone vengono condannate a morte oggi, nel 2000 ogni anno nell'atea cina? 6.000 solo nel 2008. :chefico: Per non parlare delle torture, delle condanne preventive e dei metodi rieducativi. :chefico:

E' una coincidenza che il 98,9% delle esecuzioni vengano inflitte in Asia, continente con radici non cristiane?

Pena di morte, 6.000 casi dal 2008 Record in Cina, Iran e Arabia Saudita*-*Il Messaggero (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=67609&sez=HOME_NELMONDO)

http://www.cs.drexel.edu/~gbrandal/Illum_html/Torquemada.jpg

O-RATIO
30-07-09, 14:29
Dunque se la fantasiosa teoria di quei quattro gatti che hai citato fosse giusta, ovvero le cifre andrebbero riviste al rialzo, anche le cifre dei paesi protestanti andrebbero riviste al rialzo (giusto???): dunque il disavanzo rimarrebbe. Dunque l'inquisizione cattolica non è quello che i fanatici par tuo vorrebbero far credere che fosse.

Sai nel 1400 quante persone ha messo a morte il terrifico Torquemada, in Spagna, in Portogallo, nell'America spagnola e in Italia nell'arco di quandici anni? 2000.

E sai quante persone vengono condannate a morte oggi, nel 2000 ogni anno nell'atea cina? 6.000 solo nel 2008. :chefico: Per non parlare delle torture, delle condanne preventive e dei metodi rieducativi. :chefico:

E' una coincidenza che il 98,9% delle esecuzioni vengano inflitte in Asia, continente con radici non cristiane?

Pena di morte, 6.000 casi dal 2008 Record in Cina, Iran e Arabia Saudita*-*Il Messaggero (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=67609&sez=HOME_NELMONDO)

http://www.cs.drexel.edu/~gbrandal/Illum_html/Torquemada.jpg

Si certo :sofico:

Ribadisco che tu, per dimostare una certa ipotesi storica, prendi in esame solo ciò che può avvalorare la tua tesi, screditando o tralasciando chi invece afferma qualcosa di diverso.

Ecco un altro esempio:

A sei anni dal Simposio Internazionale sull'Inquisizione (svoltosi in Vaticano nel 1998), un imponente volume di quasi 800 pagine ne raccoglie gli Atti, che confermano la cinica spietatezza di quel sistema di dominio e annientamento. Un metodo e un'ideologia che continuano a seminare dolore e morte.

Martedì 15 giugno scorso nella Sala Stampa della Santa Sede i cardinali Georges Cottier e Roger Etchegaray, assieme al bibliotecario ed archivista di S. Romana Chiesa Jean-Louis Tauran, hanno presentato gli atti del simposio internazionale sull'Inquisizione che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre del 1998. Questi atti sono stati presentati e illustrati anche dal curatore dell'opera professor Agostino Borromeo, sotto la forma di un volume imponente di ben 788 pagine dal titolo L'Inquisizione - Atti del Simposio Internazionale edito nella collana "Studi e Testi" dalla Biblioteca Apostolica Vaticana nel 2003. IL Simposio era stato voluto da papa Wojtyla perché, in occasione del Giubileo del 2000, intendeva chiedere perdono "per le forme di antitestimonianza e di scandalo" praticate nell'arco della storia dai figli della Chiesa (cosa che fece il 12 marzo 2000 nella "Giornata del perdono"). Ma prima di chiedere perdono, era necessario avere una conoscenza esatta dei fatti. La Commissione teologico-storica del comitato giubilare aveva quindi invitato una cinquantina di professori specializzati nel campo, storici che abbiano dismesso i panni del giudice e si siano proposti solo di comprendere il passato (i testi in corsivo sono stati estratti dagli atti del simposio. Ndr.).
Mercoledì 16 giugno scorso quasi tutti i giornali hanno riportato la notizia della presentazione del volume, accompagnata da tabelline e commenti che riassumevano più o meno acriticamente le parole del professor Borromeo e dei cardinali che avevano presentato il libro: il numero degli eretici mandati al rogo dalla Santa Inquisizione non giungeva nemmeno a 100: erano stati solamente 99, e veniva così ristabilita la verità storica che finalmente sfatava la leggenda nera sull'Inquisizione, creata ad arte dalla propaganda anticattolica, come sottolineava esultante il principe dei giornali cattolici L'Avvenire: "tanto appassionante quanto ricco di scoperte si rivela l'imponente volume nel negare la "leggenda nera". Il card. Georges Cottier (Pro-teologo della Casa Pontificia) ha ribadito, infatti, che "una domanda di perdono che la Chiesa deve fare a riguardo dei propri errori del passato, non può riguardare che fatti veri e obiettivamente riconosciuti. Non si chiede perdono per alcune immagini diffuse all'opinione pubblica, che hanno più del mito che della realtà".
Ma una domanda nasceva spontanea: come mai erano trascorsi oltre sei anni per la pubblicazione degli atti del simposio? E come mai il comitato organizzatore si è premurato di assicurare che le cause stavano solo in motivi di salute di alcuni studiosi…? Occorreva leggere questo librone. I 60 euro sono stati ben spesi perché il risultato è stato effettivamente ricco di scoperte… ma non nel senso sbandierato dall'Avvenire o lasciato immaginare da gran parte della stampa (e dai numerosissimi siti cattolici di mezzo mondo) nei giorni successivi alla presentazione.
Innanzitutto la struttura di questo imponente volume. Dei 50 partecipanti al simposio, solo 30 hanno lasciato testi scritti, in italiano, inglese, spagnolo e francese (e note in portoghese e latino). Ognuno dei partecipanti aveva ricevuto un tema da trattare (origini, strutture territoriali, procedure, inquisizione romana e le scienze, l'inquisizione e le streghe etc.): molti testi sono ossequiosi nei confronti della Chiesa cattolica, testi blandi, ambigui… ma ci sono anche testi durissimi, con molte scoperte o fatti poco noti.
Papa Wojtyla e il comitato organizzatore del Simposio sapevano fin dall'inizio ch'era praticamente impossibile mettere nero su bianco una cifra esatta del numero delle vittime. L'Inquisizione cercò di far sparire quanti più archivi poté dei processi e delle sentenze. Non solo. Occorre tener presente che nel corso dei 600 anni di funzionamento di questo apparato repressivo, responsabile dei più grandi crimini collettivi della storia dell'umanità, spesso accadeva che il popolo terrorizzato ed esasperato assaltava i tribunali dell'Inquisizione distruggendo gli archivi che contenevano non solo la lista dei condannati, ma anche quella dei sospettati. Napoleone, poi, quando conquistò l'Italia, portò con sé tutti gli archivi dell'Inquisizione che purtroppo non furono ben conservati e solo una piccola parte è ancora intatti a Parigi. Nella capitale francese i pezzi erano 7900 circa, di cui 4148 volumi di processi e 472 di sentenze fino al 1771; nella seconda metà dell'800 in concomitanza con situazioni politiche "pericolose" (Garibaldi, porta Pia) i funzionari della Congregazione del Santo Uffizio operarono distruzioni nella documentazione processuale degli anni 1772-1810 che non era stata portata a Parigi e in quella prodotta in seguito. Dopo l'abolizione dell'Inquisizione in Spagna, il popolo bruciò quasi tutti gli archivi con i dati dei processi e delle condanne. Il governo illuminista del viceré Domenico Caracciolo fece bruciare tutti gli archivi di Palermo per mettere una pietra sopra quella storia di orrori e per tutelare le migliaia di persone segnalate, esattamente come accadde in tutte le terre portoghesi, come ad esempio il viceré del Portogallo conte di Sarzedas, a Goa, la capitale delle Indie.
Per avere un'idea delle proporzioni di quella macchina infernale, occorre ricordare che solo all'Inquisizione di Palermo lavoravano 25.000 persone! In un altro capitolo del librone risulta che le sentenze capitali eseguite a Roma dal 1500 al 1730 furono "solo" 128. Ma questi dati sono stati ottenuti da 11 dei 39 registri originari, quindi con una semplice proporzione è lecito pensare che le esecuzioni furono come minimo 453. Ma questi sono dettagli, le vittime innocenti dell'Inquisizione furono almeno cinquecentomila, senza contare i 100-150 mila presunti catari, uomini, donne e bambini, scannati vivi in poche ore a Béziers il 22 luglio 1209. Questa faccenda dei numeri è comunque fuorviante: l'orrore vero consisteva nel fatto che tutti, nessuno escluso, poteva essere sospettato, imprigionato, perdere tutte le proprietà ed essere arso vivo in quanto l'Inquisizione non giudicava dei crimini, ma le idee. Bastava un gesto, una parola, un litigio con un parente o un vicino di casa, il volersi liberare di qualcuno scomodo per essere denunziati o per denunziare.
Alcuni quotidiani hanno pubblicato la stessa tabellina che, nel librone, fa parte dell'articolo di Gustav Henningsen scritto in spagnolo. Alcuni nell'alto della tabellina hanno scritto correttamente "Caccia alle streghe", mentre sotto "le vittime dell'Inquisizione nel Seicento". S'immagini ora un qualunque lettore: prima riga, in Irlanda l'Inquisizione ha bruciato vivi solo due eretici; seconda riga, in Portogallo solo 7… ma allora è proprio vero che questa leggenda nera dell'Inquisizione è stata tutta un'invenzione! Da notare la finezza: la tabellina inizia con Irlanda e Portogallo, di cui non si conoscono i dati, mentre poteva cominciare con quelli della Polonia (10.000 creature accusate di stregoneria, bruciate vive, su una popolazione di 3.400.000… solo nel Seicento!). Senti come cambia la musica di morte? Altri quotidiani hanno compiuto veri e propri "capolavori" d'involontario depistaggio pubblicando la stessa tabellina ma intitolandola "Le esecuzioni in Europa" (esecuzioni generiche, quindi totali, mentre la tabellina in questione si riferiva solo ai condannati di stregoneria e solo al Seicento!). Occorre ricordare che la Riforma di Lutero in pratica aveva rigettato tutto del cattolicesimo, tranne la caccia alle streghe. Comunque tutta la stampa (sia cartacea che sul web) ha riassunto i dati forniti direttamente dal curatore dell'opera Agostino Borromeo, secondo i quali le condanne al rogo comminate dai tribunali ecclesiastici sono state - in Italia, Spagna e Portogallo - 99. È lecito pensare che i quotidiani abbiano fatto esattamente quello che il papa e il comitato organizzatore del Simposio si erano prefissi sei anni fa: hanno abboccato all'amo pubblicando dati che nulla hanno a che vedere con le proporzioni apocalittiche di quello ch'è accaduto in mezzo mondo per quasi 600 anni. E non è nemmeno vero che in questi atti ci sia una volontà sfacciata di negare la "leggenda nera": è l'insieme della vicenda ch'è subdolo, ma tanto la gente non leggerà mai l'imponente volume, mentre quello che scrivono i giornali sì.
Non è tuttavia da escludere quell'effetto boomerang tanto temuto dai vescovi e cardinali più prudenti, che per sei anni si sono opposti alla pubblicazione degli atti del Simposio: sapevano che rimestando nello sterco del demonio poteva sprigionarsi qualche zaffata. E infatti in questo librone si possono cogliere parecchie "noterelle", come la storia dell'Inquisizione spagnola e portoghese in centro-sud America e nelle Indie. Il pretesto che innescava le denunzie e i processi erano nella grande maggioranza dei casi le proprietà. Per appropriarsi dei beni della gente, la Chiesa, il Comune, la Città e lo Stato hanno accusato di eresia via via catari, valdesi, apostati, convertiti, apostolici, ebrei, ebrei neri, ebrei bianchi, musulmani, protestanti, marrani, nestoriani, induisti, blasfemi, sodomiti, streghe, illuse, illudenti, bigami, superstiziosi, anabattisti, criptogiudei, criptomusulmani, pagani, illuminati, scismatici, peccatori di magia, sortilegi, divinazione, abuso di sacramenti, disprezzo delle Chiavi, studiosi, medici, alchimisti, atei, oppositori politici, filosofi, matematici, scienziati… e li mandavano al rogo, perché l'eretico non può possedere beni, che invece sono della Chiesa la quale non lo spoglia ma si riprende ciò che è suo… anche in presenza di figli cattolici; per questo l'Inquisizione fu una macchina che macinò un'enorme massa di capitali finanziari e l'immanitas tormentorum spingeva gli accusati innocenti ad autoaccusarsi per sfuggire alla sofferenza: il risultato era che non vi si difendeva la pietas religiosa, ma se ne faceva pretesto per impadronirsi dei beni altrui. Vale la pena riportare una sola frase del Manuale degli inquisitori di Nicolau Eymerich (il "vangelo" dell'Inquisizione per secoli): "Bisogna ricordare che lo scopo principale del processo e della condanna a morte non è salvare l'anima del reo, ma… terrorizzare il popolo".
In genere la ripartizione dei beni depredati era 1/3 agli inquisitori, 1/3 alla Chiesa e un terzo al comune, alla città o allo stato. A Viterbo e a Roma, sedi papali, 1/3 al comune e 2/3 agli inquisitori.
Oltre allo scopo primario (minimizzare la quantità dei bruciati vivi) il Simposio aveva altri due intenti. Quello di parlare di numerose inquisizioni, di fenomeni differenziati, diversi d'epoca in epoca e di stato in stato e di far risaltare che la più umana fu - guarda caso - quella romana; e quello di addossare agli stati (soprattutto quello spagnolo e portoghese) la responsabilità di aver esagerato con la tortura e i roghi. L'ossequioso Adriano Garuti scrive, infatti, che la stessa carcerazione in S. Ufficio è forse stata soffusa da un alone eccessivamente tetro… non mancavano però normative o prassi che ne attenuavano il rigore: non si carceravano facilmente le donne, specie se nobili… e la capacità del soggetto ad essere sottoposto alla tortura era vagliata e confermata da un medico… L'inquisitore si faceva assicurare da un medico se l'eretico era forte e se si poteva divertire a sazietà. Significative sono alcune pagine di Henningsen quando racconta che quasi la metà dei 200 processi di stregoneria li portarono a compimento due inquisitori tedeschi: Jacob Sprenger (1436-1495) e Heinrich Institoris (1432-1492). La loro fanatica persecuzione delle streghe nel sud della Germania si scontrò con l'opposizione delle autorità civili ed ecclesiastiche. Allora i due inquisitori si lamentarono col papa Innocenzo VIII che il 5 dicembre 1484 emanò la bolla "Summis desiderantes affectibus" con cui dette ai due l'appoggio di cui avevano bisogno, elencando dettagliatamente quello che combinavano le streghe: "uccidono il bambino nel ventre della madre, così come i feti delle mandrie e dei greggi, tolgono la fertilità ai campi, mandano a male l'uva delle vigne e la frutta degli alberi; stregano gli uomini, donne, animali da tiro, mandrie, greggi ed altri animali domestici; fanno soffrire, soffocare e morire le vigne, piantagioni di frutta, prati, pascoli, biada, grano e altri cereali; inoltre perseguitano e torturano uomini e donne attraverso spaventose e terribili sofferenze e dolorose malattie interne ed esterne; e impediscono a quegli uomini di procreare, e alle donne di concepire…".
All'inizio del sec. XVI gli inquisitori di Germania, Francia e Italia intrapresero una violenta campagna di persecuzione verso la setta delle streghe con la completa approvazione del Vaticano grazie alle circolari papali emesse da Alessandro VI, Giulio II, Leone X e Adriano IV. Nel 1501 papa Alessandro VI scrive all'inquisitore della Lombardia Angelo da Verona raccomandandogli di procedere più duramente contro le tante streghe della zona che rovinano le persone, gli animali ed i raccolti. Il senato di Venezia protestò verso l'Inquisizione che aveva bruciato vive 70 streghe in Valcamonica e di sospettare che altre 5.000 facessero parte della setta satanica… ma papa Leone X nel 1521 scrisse una bolla violenta nella quale autorizzava gli inquisitori a scomunicare le autorità civili che dovessero opporsi ai roghi delle streghe condannate dal Santo Ufficio. In soli 10 anni vennero bruciate vive 3.000 "streghe".
Nella stampa populista si continua ad incontrare una cifra di nove milioni di vite sacrificate durante la persecuzione delle streghe di quell'epoca. Oggi si stima che il numero di processi di stregoneria in quell'epoca è di 100.000 in totale e circa una metà, 50.000 persone, finirono al rogo. Delle 1300 vittime in Portogallo, Spagna e Italia, meno di cento roghi possono essere attribuiti all'Inquisizione dei suddetti paesi. Il resto si deve ai tribunali civili e vescovili degli stessi paesi.
Come se quei tribunali civili e vescovili non fossero emanazione diretta del potere della Chiesa che tutto permeava in quei secoli bui. Con questa operazione del Simposio, papa e cardinali hanno provato a mischiare le carte, a introdurre distinguo, a confondere, a scaricare responsabilità che sono state e resteranno sempre di coloro che crearono e mantennero vivo quel sistema di sterminio: la Chiesa cattolica, i suoi vertici.
Nel 1600 l'inquisitore don Alonso de Salazar Frías girò in lungo e in largo per tutto il Paese Basco spagnolo portando un Editto di Grazia alla setta delle streghe. 2000 persone si presentarono davanti all'Inquisizione chiedendo che fosse loro concessa l'amnistia promessa alle streghe. Le suddette 2000 streghe denunziarono altre 5000. Quel clima apocalittico era stato alimentato dalle bolle papali. Soprattutto la bolla di Innocenzo VIII, più di nessun altro, legalizzò la persecuzione delle streghe. Scrive Adriano Prosperi: A partire dal 1559 e per volontà di Paolo IV, in maniera sistematica e capillare, tutti i cristiani che si recarono a fare la confessione dei loro peccati furono interrogati su eventuali loro reati o semplici conoscenze di reati di eresia o lettura di libri proibiti; e se qualcosa emergeva, vennero rinviati al tribunale dell'inquisizione. Se la violenza della tortura e del patibolo spezzava i corpi, la violenza morale esercitata attraverso la subordinazione della confessione all'inquisizione spezzò le coscienze: e lo fece su tutta la popolazione in età di confessione.
Due anni prima lo stesso Paolo IV aveva investito tutta la travolgente irruenza del suo carattere nella trasformazione di un tribunale (della Santissima Inquisizione) spesso interlocutorio e prudente, incline a interrogarsi su se stesso, frenato e intralciato da altri centri di potere, in un'arma affilata di repressione e annientamento conferendogli (il 29 aprile 1557) per mezzo della minuta "Pro votantibus" licenza e facoltà di emettere voti e sentenze che comportassero tortura, mutilazioni e spargimento di sangue, fino alla morte inclusa, senza per questo incorrere in censura o in irregolarità. Il 28 ottobre dispensò tutti i cardinali e inquisitori del Santo Ufficio dall'irregolarità in cui incorrevano infliggendo tortura reiterata. Lo stesso papa, il 5 novembre dell'anno prima, aveva reso solenne e consacrato il rogo che sarebbe avvenuto la domenica successiva concedendo l'indulgenza plenaria a tutti i fedeli che avrebbero assistito allo spettacolo.
L'uso della tortura nell'Inquisizione fu introdotto da papa Innocenzo IV il 15 maggio 1252, con la bolla Ad extirpanda, mentre Innocenzo III, con la bolla del 25 marzo 1199 Vergentis in senium, aveva modificato il reato d'eresia da religioso a crimine contro lo stato, coinvolgendo così accanto alla Chiesa tutti gli stati.
Le rare volte che ci fu un tentativo di evangelizzazione senza violenza, venne puntualmente stroncato dal papato. Charles Amiel nel suo intervento L'inquisizione di Goa (capitale delle Indie portoghesi) racconta l'esperienza missionaria di due famosi gesuiti italiani, Matteo Ricci in Cina e Roberto De Nobili a Goa, nel 1605. De Nobili si stabilisce a Madurai nel paese tamil ove esercita il suo apostolato per 40 anni, adottando lo stile di vita degli eremiti brahmanici. Pratica l'ascesi e la maniera di vita di questi eremiti, opta per i loro costumi, si orna la fronte di ceneri simboliche, porta il cordone rituale e apprende il sanscrito, il tamil e il telegu. Entrambi furono prigionieri dell'accomodatio, il metodo di evangelizzazione che cercò di adattare la pratica cristiana agli usi e costumi degli autoctoni. Una missione gesuita francese creata da Luigi XIV prolunga e rivivifica nel Carnate nella prima metà del sec. XVIII l'operato di Roberto De Nobili. Ma la bolla Omnium sollicitudinum di Benedetto XIV nel 1774 scaccia definitivamente i rischiosi accomodamenti che avevano alimentato la querelle dei riti… e si tornò al metodo tradizionale della tabula rasa: l'induismo era percepito come un'accozzaglia di superstizioni e di culti demoniaci che non meritavano nemmeno il nome di religione.
Ventisette anni prima che a Goa sbarcasse Roberto De Nobili, il 25 novembre 1578 l'inquisitore del tribunale di Goa, Bartolomé de Fonseca, scrive: "Mi hanno consegnato un tribunale pacifico, senza processi, prigioni con pochi prigionieri (una sola nuova cristiana, che si rifiutava di confessarsi, che non cedette in nulla e morì in quello stato); nel paese segretamente infiltrata questa gentaccia di nuovi cristiani, tranquilli e a riposo. Io ho reso il tribunale piegato sotto il peso dei processi, le prigioni sono riempite al massimo di prigionieri: ce ne sono stati di più in questo solo anno che nei tredici anni in cui lavoravano congiuntamente un arcivescovo e due inquisitori. Il paese è pieno di fuoco e di cenere dei cadaveri degli eretici e degli apostati, ed io vengo considerato più come uno sposo di sangue che come uno sposo di pace, odiato da tutti quelli che tengono nascosti i loro interessi con questa gentaccia, e sono numerosi." In effetti, aggiunge il relatore dell'articolo Charles Amiel, i roghi dal 1578 al 1579 sono i più micidiali del XVI secolo per gli ebrei: 43 alla volta. Soprattutto per gli ebrei non c'era scampo: si convertivano dappertutto ma, con la conversione, conservavano almeno le proprietà. Ed erano queste a cui davano la caccia papi e re. E allora bastava solo mettere in marcia la macchina infernale delle delazioni, arresti, incarcerazioni, processi, torture, moniti, giudizi, roghi…
Ma c'era qualcosa di peggio dei roghi, i forni, l'orrore apocalittico dell'inquisizione: los "quemaderos" di Siviglia. Erano così tanti gli eretici condannati al rogo, che furono costretti a inventarsi qualcosa di speciale che consumasse meno legna dei tradizionali autodafé: costruirono uno accanto all'altro quattro enormi forni circolari sopra una piattaforma di pietra ognuno dei quali poteva contenere fino a quaranta "dannati". Accendevano un po' di legna sotto la piattaforma, buttavano dentro le povere creature e le cocevano a fuoco lento: occorrevano dalle 20 alle 30 ore per crepare. Funzionarono ininterrottamente per oltre tre secoli. 300 anni. Vennero chiusi da Napoleone Bonaparte nel 1808. Questo è riuscito a fare la Santa Inquisizione, sublime spettacolo di perfezione sociale (come scrive Adriano Prosperi citando un numero di La Civiltà Cattolica del 1853).
L'operazione di minimizzare l'operato dell'Inquisizione ha toccato, naturalmente, anche il conflitto fede-ragione, fede-scienza: tra 1559 e 1707 il numero delle opere scientifiche proibite dall'Inquisizione di Spagna per questa regione superò la somma di quelle proibite per ogni altra e lo stesso è quasi certamente vero per l'Indice romano, per il quale uno studio quantitativo non esiste ancora. Vale la pena ricordare che il cardinale Bellarmino - il carnefice di Giordano Bruno e Galileo Galilei - non venne fatto santo all'epoca dei fatti, nel '600, bensì pochi anni fa, nel 1930: ovverosia, nel 1930 la Santa Sede avallò tutto l'operato di Urbano VIII e dello spietato inquisitore Bellarmino!
L'Inquisizione depredava anime, coscienze, proprietà. Giustificava i genocidi. Il 90% degli indios del centro-sud America venne sterminato con il permesso e la giustificazione degli inquisitori. I conquistadores spagnoli e portoghesi depredavano le terre in nome del Bene, di Cristo. Protestanti e Anglicani del nord Europa impararono il metodo e anch'essi presero a colonizzare, depredare, sterminare popolazioni autoctone come gli indiani del nord America e gli aborigeni dell'Australia.
Oggi, come allora, gli Stati Uniti continuano a depredare in nome del bene, in nome di Dio, torturando i prigionieri per il solo piacere di torturare, dopo aver ammazzato le loro famiglie, bombardato le loro città, depredato le loro terre, le loro proprietà, i loro prodotti.
Questo è il metodo e l'insegnamento che l'Inquisizione ha lasciato in eredità al mondo cristiano, a questo feroce e spietato Primo Mondo che detiene il potere economico, politico e militare. L'embrione del capitalismo era lì, nel fine e nel metodo dell'Inquisizione: appropriarsi di tutto, terre, proprietà, boschi, mari, col pretesto di diffondere la civiltà, usando qualsiasi metodo, spietati e indifferenti verso qualsiasi altra cultura, altra religione, provocando insanabili disastri umani e ambientali.
Lo stato della Germania, senza perdere tempo a indire simposi sul numero esatto degli ebrei massacrati nei campi di concentramento, ha eretto al centro di Berlino un importante museo sulla storia e gli orrori del nazismo, come monito al mondo intero e alle future generazioni tedesche.
La Santa Sede mistifica e minimizza il ruolo devastante dell'Inquisizione, invece di stigmatizzare la portata culturale e politica di quell'infernale sistema.

Adriano Petta

Azel
30-07-09, 15:20
Affrontiamo la questione da un punto di vista "laico".

Tu dietro questa affermazione vuoi farti credere un grand'uomo libero dalle ideologie e dalle mitologie che dall'alto della sua "morale" condanna tutto e tutti.

No, io dico semplicemente che mi fa profondamente schifo chi usa le nefandezze compiute da altri per giustificare la propria turpitudine morale.

Hai torturato, hai ucciso, ha violentato fisicamente e psicologicamente chi era colpevole di pensarla diversamente da te? Sei una merda, punto e basta.

Che poi ci siano vari gradi di merdaggine sono il primo a sostenerlo, non sono certo io che voglio condannare a morte chi ruba una mela come chi compie un genocidio. Ma c'è un limite alla decenza, limite che gente come cuordileone ha superato da anni, limite che è così in la nel suo passato da essere ormai, probabilmente, irraggiungibile.



Come vado ripetendo però questa concezione può essere congrua solo quando ci si proclama anarchici altrimenti si appartiene comunque a qualche ideologia.

Inoltre anche quando ci si proclama anarchici non si va certo ad inneggiare alle ideologie che hanno portato il maggior numero di morti sulla faccia della terra, ma semmai ci si rifà alle più pacifiche.

Tu cianci di anarchia come se fosse il paradiso terrestre, in opposizione alla legge del più forte che ti stritola oggigiorno: balle. Verresti stritolato allo stesso modo. E poi mi parli di chi è impastoiato dalle ideologie...



In Europa volenti o nolenti dal 476 in poi la sfida è stata fra chi voleva l'aumento dell'autorità civile e chi non la voleva.

La Chiesa è sempre stata dalla parte di chi non voleva l'aumento del potere dell'autorità civile da Filippo il Bello fino a Lutero e alla Rivoluzione Francese.

E grazie a sto cazzo!!!! La chiesa voleva mantenere il potere invece che cederlo ad un'altra autorità! Ma va! Incredibile! Chissà per quale assurdo motivo! :postridicolo:



Che l'ideologia di costoro abbia portato la morte in Europa è evidentissimo, anzi ha portato il mondo vicino all'olocausto nucleare.

Dire che lo stato laico abbia portato il mondo sull'orlo del baratro è come dire che un prete pedofilo sia la prova che il cattolicesimo è il male assoluto.

In entrambi i casi ci troviamo di fronte al traviamento di una ideologia per fini personali.



Quindi mi chiedo come possa qualcuno che si proclama libero dalle mitologie, trovarsi in continuazione in così aspro contrasto con la Chiesa e in così marcato appoggio alle ideologie progressiste anche davanti ad una realtà storica che dopo la riscrittura dei vincitori illuministi sta riemergendo in tutta la sua forza dalle ceneri.

La tua analisi della realtà storica è falsata dai tuoi paraocchi ideologici.



La verità è che è l'acredine che non ti fa vedere, acredine che non dovresti avere visto che per te il libero arbitrio nemmeno esiste e quindi dovresti analizzare gli eventi con stoico distacco, acredine di cui vorrei proprio sapere il motivo.

Tu del mio discorso sul libero arbitrio hai capito si e no il 10%. L'unica cosa che mi fa arrabbiare in questo thread è la gioiosa ipocrisia che permea chi difende immondi torturatori, che, se esiste davvero un inferno, ne apprezzano le caratteristiche da secoli.

contropotere
30-07-09, 15:27
No, io dico semplicemente che mi fa profondamente schifo chi usa le nefandezze compiute da altri per giustificare la propria turpitudine morale.

Hai torturato, hai ucciso, ha violentato fisicamente e psicologicamente chi era colpevole di pensarla diversamente da te? Sei una merda, punto e basta.



Su questo punto mi trovi d'accordo. Le efferratezze del mio prossimo non giustificano o legittimano i miei crimini. Non possiamo uscircene dicendo noi siamo cattivi ma guardate quanto lo sono gli altri.

Cuordy
30-07-09, 15:29
No, io dico semplicemente che mi fa profondamente schifo chi usa le nefandezze compiute da altri per giustificare la propria turpitudine morale.

Quindi tu sei una merda, dal momento che diffami la chiesa perché secondo te ha compiuto e compie nefandezze?

Cuordy
30-07-09, 15:31
L'unica cosa che mi fa arrabbiare in questo thread è la gioiosa ipocrisia che permea chi difende immondi torturatori, che, se esiste davvero un inferno, ne apprezzano le caratteristiche da secoli.


Voglio farti arrabbiare ancora di più: io giustifico gli enfanticidi dell' homo sapiens sapiens.

contropotere
30-07-09, 15:35
Quindi tu sei una merda, dal momento che diffami la chiesa perché secondo te ha compiuto e compie nefandezze?


Voglio farti arrabbiare ancora di più: io giustifico gli enfanticidi dell' homo sapiens sapiens.

Non me lo provocare cuordy, sicuramente non intendeva dire quello che gli stai attribuendo :sofico:

eq...
30-07-09, 15:41
Meno male che avevo iniziato il discorso affermando che lo facevo da un punto di vista "laico".


No, io dico semplicemente che mi fa profondamente schifo chi usa le nefandezze compiute da altri per giustificare la propria turpitudine morale.

Hai torturato, hai ucciso, ha violentato fisicamente e psicologicamente chi era colpevole di pensarla diversamente da te? Sei una merda, punto e basta.

Che poi ci siano vari gradi di merdaggine sono il primo a sostenerlo, non sono certo io che voglio condannare a morte chi ruba una mela come chi compie un genocidio. Ma c'è un limite alla decenza, limite che gente come cuordileone ha superato da anni, limite che è così in la nel suo passato da essere ormai, probabilmente, irraggiungibile.

Sembra quasi che stai dicendo che è Cuordileone che ha violentato fisicamente e psicologicamente chi era colpevole di pensarla diversamente da lui.

Da un punto di vista laico si dovrebbe cercare di capire se è l'ideologia cristiana la causa di tali comportamenti individuali e fino a che punto lo è.


Tu cianci di anarchia come se fosse il paradiso terrestre, in opposizione alla legge del più forte che ti stritola oggigiorno: balle. Verresti stritolato allo stesso modo. E poi mi parli di chi è impastoiato dalle ideologie...

Non è questione di Paradiso terrestre, l'anarchia può essere anche un inferno ai fini di questo discorso.

Semplicemente solo chi è anarchico si può permettere di giudicare in maniera distaccata i vari sistemi di oppressione.


E grazie a sto cazzo!!!! La chiesa voleva mantenere il potere invece che cederlo ad un'altra autorità! Ma va! Incredibile! Chissà per quale assurdo motivo! :postridicolo:

Nuovamente non è importante se la Chiesa l'ha fatto per il più spregevole dei motivi o meno ma è importante capire se la Chiesa ha contrastato un ideologia foriera di morte o meno.


Dire che lo stato laico abbia portato il mondo sull'orlo del baratro è come dire che un prete pedofilo sia la prova che il cattolicesimo è il male assoluto.

In entrambi i casi ci troviamo di fronte al traviamento di una ideologia per fini personali.


Tu invece inverti continuamente i piani del singolo e dell'ideologia come ti fa più comodo.

Se è l'accrescimento del potere delle autorità civili che ha portato a tali conseguenze allora tale ideologia è foriera di morte, quindi tollerarla attaccando le ideologie che gli si sono contrapposte si commenta da solo.


Tu del mio discorso sul libero arbitrio hai capito si e no il 10%. L'unica cosa che mi fa arrabbiare in questo thread è la gioiosa ipocrisia che permea chi difende immondi torturatori, che, se esiste davvero un inferno, ne apprezzano le caratteristiche da secoli.

Il punto è che se non c'è il libero arbitrio nessuno è colpevole di niente, quindi è inutile che te la prendi.

Cuordy
30-07-09, 15:43
Non me lo provocare cuordy, sicuramente non intendeva dire quello che gli stai attribuendo :sofico:

Staiamo a vedere: scommetti che riesco a scovare un bel po' di contraddizioni in quello che dice? :705:

Cuordy
30-07-09, 15:44
Il punto è che se non c'è il libero arbitrio nessuno è colpevole di niente, quindi è inutile che te la prendi.

Sbagliato, la colpa sarà della fatalità. :D

contropotere
31-07-09, 20:26
di Antonio Socci (http://www.kattoliko.it/Leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=167)

[Da «Il Sabato» n. 17, 28 aprile 1990, p. 82]

Sono usciti di recente due volumi che ristabiliscono la verità storica sull’Inquisizione. Il primo, edito da Sansoni, è opera dello storico napoletano Giovanni Romeo. Il secondo è la biografia, scritta dal danese Gustav Henningsen, di Alonso de Salazar Frìas, inquisitore spagnolo.
Il fanatismo che invase l’Europa tra ’500 e ’600 non fu di matrice cattolica. Fu invece il mondo protestante a brillare per l’intolleranza. Mentre la Chiesa, pur partecipe delle esagerazioni dei tempi, con l’inquisizione si preoccupò di mettere a punto dei meccanismi giuridici che garantissero l’imputato. Ecco come il napoletano Giovanni Romeo e il danese Gustav Henningsen con due libri recenti, hanno capovolto uno dei luoghi comuni della storia europea.

«Preferivo (...) essere consegnato ai selvaggi e mangiato vivo piuttosto che cadere negli artigli spietati dei preti ed essere trascinato davanti all’Inquisizione». È una paginetta di Robinson Crusoe di Daniel Defoe, che fu il breviario della borghesia britannica ed europea. Una borghesia rapace, lanciata nella conquista coloniale, nella riesumazione del più feroce schiavismo e nella pratica sistematica del genocidio: dall’India alle praterie dei pellerossa americani, agli indigeni australiani. Ma che nei suoi salotti raffinati fremeva indignata al sentir parlare di Sant’Uffizio.

Ricordate la «leggenda nera» dell’Inquisizione? E la crudele follia degli inquisitori, aguzzini per vocazione, belve assetate di sangue? Da almeno due secoli come un macabro ritornello grava sulla Chiesa questa colpa storica. Ebbene: «Il XX secolo si appresta a lasciare in eredità al terzo millennio che s’apre un’immagine sorprendentemente nuova dei tribunali come quelli inquisitoriali, tradizionalmente relegati dal nostro immaginario collettivo tra gli orrori del fanatismo clericale». Lo scrive Giovanni Romeo, storico, docente, all’Università di Napoli e autore del libro Inquisitori, esorcisti e streghe (nell’Italia della Controriforma), uscito di recente da Sansoni. Per gli specialisti, ormai, è un’acquisizione pacifica. Si cominciò negli anni Sessanta, quando due studiosi francesi nel volume L’Inquisition arrivarono alla conclusione che «il Sant’Uffizio era talvolta l’organismo più obbiettivo della sua epoca». La rivista Critica storica ha scritto addirittura che con gli anni e il boom delle ricerche d’archivio si è «continuato ripetendo continuamente elogi sulla razionalità delle procedure e sulla mitezza dei tribunali dell’Inquisizione». Scoperta non più come un’entità demoniaca quanto come «una istituzione dotata di regole razionali e capace all’occorrenza di moderare l’uso della tortura e di scoraggiare denunce e delazioni». Luigi Firpo, lo storico più laicista d’Italia, a cui il cardinale Ratzinger volle aprire le porte dell’Archivio dell’ex Santo Uffizio, arrivò a dichiarare: «Davanti a quel tribunale, più che dei colpevoli di reati di opinione, dei paladini della libertà di pensiero, comparvero delinquenti comuni, persone colpevoli di atti che anche il diritto moderno considererebbe reati... Gli Ucciardone e le Rebibbia di oggi sono vere bolge infernali rispetto alle troppo diffamate celle dell’Inquisizione... era per esempio prescritto che lenzuola e federe si cambiassero due volte la settimana: roba da grande albergo (...). Una volta al mese i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di cosa avessero bisogno».

L’Inquisizione, naturalmente, non fu un benevolo salotto da raccomandare per piacevoli conversazioni, eppure ideò garanzie giuridiche sconosciute ai tribunali laici del tempo (comprese le licenze ai detenuti, che non sono state inventate dal senatore Gozzini). Ma è una realtà storica pressoché sconosciuta, fuori dalla cerchia degli specialisti. Vi fu addirittura uno storico che leggendo nelle sentenze «carcere perpetuo» intese ergastolo, mentre significava semplicemente tre anni di prigione spesso da scontare in un convento o a casa propria (l’ergastolo è un’invenzione moderna, della Rivoluzione francese). Ma fuori dalle accademie per specialisti la leggenda nera, da due secoli, continua ad imperversare su libri, mass media, manuali e giornali.

Due secoli dopo Defoe, un best seller del nostro tempo, Il nome dello rosa, in omaggio alla superficialità, dipinge di nuovo l’inquisitore Bernardo Gui, come un torvo e forsennato sanguinario. È toccato a Jacques Le Goff, che, per la Chiesa non ha mai dimostrato molte simpatie, prendere le distanze dalla falsificazione storica di Eco, che nel caso di Bernardo Gui è addirittura scandalosa (cfr. Tuttolibri, 18 ottobre 1986). Le Goff cita il manuale dell’Inquisitore scritto da Bernardo Gui nel XIV secolo, dove emerge una saggezza giuridica e un senso dell’umanità che sono ben rari nelle moderne magistrature: «In mezzo alle difficoltà e ai contrasti» scriveva Gui «l’inquisitore deve mantenere la calma, né mai cedere alla collera e all’indignazione... Non si lasci commuovere dalle preghiere e dall’offerta di favori da parte di quelli che cercano di piegarlo; ma non per questo egli dev’essere insensibile sino a rifiutare una dilazione oppure un alleggerimento di pena, a seconda delle circostanze e dei luoghi. Nelle questioni dubbie, sia circospetto, non creda facilmente a ciò che pare probabile e che spesso non è vero. Né sia facile a rigettare l’opinione contraria, perché sovente ciò che sembra improbabile può risultare vero. Egli deve, ascoltare, discutere e sottoporre a un diligente esame ogni cosa, al fine di raggiungere la verità. Che l’amore della verità e la pietà, le quali devono sempre albergare nel cuore di un giudice, brillino dinanzi al suo sguardo, sicché le sue decisioni non abbiano giammai ad apparire dettate dalla cupidigia o dalla crudeltà».

All’avanguardia negli studi è stato lo storico danese Gustav Henningsen, autore di un importante saggio sulla figura dell’inquisitore spagnolo Alonso de Salazar Frìas. Il libro, uscito negli Usa nel 1980, è stato finalmente tradotto in Italia da Garzanti che l’ha mandato in libreria proprio in questi giorni: L’avvocato delle streghe (eretici e inquisitori nella Spagna del Seicento) (pagg. 368, L. 39.000).

Quale la sua tesi? Innanzitutto il Medioevo cristiano fu immune dalla follia criminale della caccia alle streghe. Per più di mille anni, per tutti i cosiddetti «secoli bui», non esistono né cacce, né roghi di streghe: il pronunciamento della Chiesa, che fa testo per tutto il Medioevo, su quel fenomeno è il Canon episcopi, attribuito al Concilio di Ancira del 314 d.C., che dissolve con tolleranza, scetticismo e perfino ironia tutte le tenebrose superstizioni - comprese le streghe - che le popolazioni europee avevano ereditato dall’antichità pagana.

L’ossessione sanguinaria della caccia alle streghe è un fenomeno tutto moderno: comincia sul finire del 1400 e prosegue per un paio di secoli, soprattutto nei Paesi protestanti. Tra gli ultimi tragici episodi vi è quello di Salem, nel New England, la terra nuova della tolleranza protestante e dei diritti dell’uomo, dove furono bruciate venti presunte streghe. «Non devono avere alcuna compassione per queste malvagie, vorrei bruciarle tutte» sentenziava Martin Lutero. Calvino, poi, nella sua Ginevra, fu un vero piromane. Il regno di terrore non colpiva solo i cattolici e i dissidenti. Michelet ha scritto che nel 1513, in soli tre mesi, bruciarono 500 streghe.

Il mondo protestante fu davvero scatenato nei confronti delle streghe. Con l’ossessione del demoniaco e del male irredimibile, la Riforma produsse «effetti dilanianti per le coscienze religiose dell’epoca, aumentando enormemente il senso di insicurezza personale e collettiva» (M. Romanello). Il Romeo scrive che «le autorità dell’Inquisizione romana (cattolica) evitarono una persecuzione sanguinosa della stregoneria, non solo perché non erano convinte sino in fondo della realtà della setta delle streghe e dei loro crimini, ma anche perché, soprattutto nel tardo ’500, sapevano di poter contare sulla rinnovata presenza di un sofisticato apparato protettivo». Più avanti si legge: «Le perplessità dei più autorevoli esponenti della Chiesa e dell’Inquisizione romana di fine ’500 non trovano riscontro negli atteggiamenti delle Chiese protestanti degli stessi anni. In queste ultime prevale, rinfocolato anche dal fondamentalismo biblico che le caratterizza, lo zelo intransigente, la propensione al bagno di sangue purificatore. E la distruzione della rete protettiva assicurata dal cristianesimo tradizionale potrebbe aver contribuito in maniera determinante ad innescare le spinte persecutorie».

In quegli anni i protestanti lanciavano accuse di fuoco contro la moderazione del Sant’Uffizio, esibita come prova della complicità della Chiesa di Roma con le streghe: anche i cattolici insomma erano accusati di «magia». Nei secoli successivi la Chiesa si è vista imputare anche gran parte dei crimini e dei roghi allestiti dai protestanti. Come fece il 4 ottobre 1985 Hans Küng su Repubblica che rivelò: «Furono circa nove milioni le vittime dei processi contro le streghe» (gli storici parlano di 20-30mila condanne).

Certo si trattò di un’ossessione collettiva che insanguinò tutta l’Europa. Un massacro abominevole in cui anche i cattolici ebbero le loro colpe. Ma fra i più convinti fomentatori di questa ossessione criminale vi furono proprio le élite intellettuali del tempo. Alcuni nomi? Coke, Bacone e Raleigh, i cervelli della Rivoluzione inglese. E poi Boyle, Ugo Grozio e Cartesio. Il fior fiore della cultura laica del tempo: «Se questi due secoli» scrive Trevor-Roper «furono un’epoca di lumi dobbiamo ammettere che, sotto un certo aspetto, l’epoca delle tenebre fu più civile». Hobbes, nel Leviatano arrivò ripetutamente ad assimilare maghi, streghe e cattolici. «Tutta la cultura dell’epoca» scrive Giorgio Galli «si schiera per la prosecuzione della caccia, che in Inghilterra tocca il culmine proprio nel periodo della Rivoluzione con Matthew Hopkins come grande cacciatore, a conferma della connessione tra persecuzione e affermazione della democrazia parlamentare e rappresentativa». Il campione intellettuale della caccia alle streghe fu però Jean Bodin, il quale oggi è ritenuto il pensatore politico dello Stato moderno e il teorico della tolleranza religiosa.

Bodin fu l’autore di un manuale giudiziario per la tortura e lo sterminio delle streghe, la Démonomanie, del 1580. Fa un certo effetto paragonare la furia sanguinaria di questi intellettuali moderni alla moderazione illuminata di uomini come Don Alonso de Salazar Frìas.

Dal libro di Henningsen si apprende che, contrariamente a tutte le istituzioni giudiziarie del tempo, l’Inquisizione non usava normalmente la tortura. Questo non solo perché «Ecclesia abhorret a sanguine», ma anche perché «l’Inquisizione si mostrava scettica sul valore della tortura come mezzo per ottenere prove».

L’Inquisizione che, fra l’altro, non comminava la morte, perché «non aveva il potere di eseguire il rogo degli eretici» (Henningsen) introdusse insomma - dicono oggi gli storici - un potente principio di trasparenze, di moderazione e - come poté - di diritto dove il potere politico e il popolo intendevano procedere a giustizia sommaria ed esemplare. «Di fatto» scrive Henningsen «la popolazione cattolica non odiava, né temeva il Sant’Uffizio quanto molti storici hanno voluto farci credere. La gran maggioranza doveva considerare l’Inquisizione come un baluardo contro l’eresia che minacciava la società dall’interno e dall’esterno. Gli inquisitori non erano mostri, né torturatori, ma teologi e giuristi, spesso rispettati e stimati. In maggioranza erano religiosi che avevano preso gli ordini. Molti avevano iniziato la loro carriera come sacerdoti o monaci ed avevano alle spalle lunghi anni di studi teologici».

In Italia, Spagna e Portogallo dunque la caccia alle streghe iniziò con più moderazione del resto d’Europa e molto presto il già iniziale scetticismo del Sant’Uffizio divenne una vera e propria barriera di regole che soffocò questa ossessione.

© Il Sabato

contropotere
31-07-09, 20:41
di Andrea Menegotto (http://www.kattoliko.it/Leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=166)

Il sociologo statunitense Rodney Stark confuta la "leggenda nera" della caccia alle streghe. In Spagna, l’inquisizione non le perseguitava. Anche nell’Italia cattolica il fenomeno fu limitato. Non così nei Paesi protestanti.

[Da "Il Timone" n. 26, luglio/agosto 2003]

Molto raramente "sociologia" fa rima con "apologetica" e ciò - evidentemente - non per motivi linguistici, ma di metodo. Tuttavia, recentemente, proprio colui che è considerato il maggior sociologo delle religioni vivente, nell’ambito di un suo ampio e articolato studio sul monoteismo, pur nel rigore dell’approccio value free (cioè, privo di giudizi di valore) che caratterizza la sociologia coltivata negli ambienti accademici, ha permesso a chi si vuole occupare di apologetica di attingere a piene mani dai dati nudi e crudi elaborati in sede scientifica, sfatando alcune "leggende nere" che riguardano talune vicende della storia della Chiesa cattolica. Leggende che circolano ancora in maniera massiccia nella vulgata comune e di cui si trovano ampie tracce sia nella saggistica storica che nella letteratura divulgativa.

Rodney Stark - ordinario di Sociologia delle religioni all’Università di Washington e padre (con altri) della teoria dell’economia religiosa, che da qualche anno nell’ambiente accademico prevale rispetto alla teoria della secolarizzazione come chiave per comprendere dal punto di vista sociologico la situazione della religione in Occidente - è infatti l’autore del volume in lingua inglese (ma di cui auspichiamo la traduzione italiana, pur con qualche debita precisazione su sui ci soffermiamo di seguito) For the Glory of God. How Monotheism Led to Reformation, Science, Witch-Hunts, and the End of Slavery (Princeton University Press, Princeton 2003).

Nel nostro Paese, l’attenzione sull’opera di Stark è stata richiamata dal collega Massimo Introvigne - che con il sociologo americano è autore di un volume di prossima pubblicazione: Dio è tornato. La rivincita di Dio in Occidente, Piemme, Casale Monferrato 2003 - attraverso un’ampia e articolata recensione, disponibile per la consultazione sul sito del CESNUR, di cui Introvigne è direttore:

"Sociologia degli dèi" e falsificazioni della storia: una recensione di For the Glory of God di Rodney Stark - Massimo Introvigne (http://www.cesnur.org/2003/mi_stark.htm)

In For the Giory of God, Rodney Stark prende in esame in particolare quattro vicende della storia del cristianesimo in Occidente ritenute in qualche modo problematiche: le eresie medioevali e la Riforma, la nascita della scienza, la caccia alle streghe e la schiavitù. Particolarmente interessanti si rivelano le pagine sulla caccia alle streghe, una questione storiografica che costituisce un capitolo significativo dell’ampia "leggenda nera" di origine illuministico-massonico-marxista relativa all’Inquisizione (meglio sarebbe dire Inquisizioni, al plurale), tema a cui il Timone ha dedicato un dossier (cfr. il Timone, anno V - n. 23, gennaio/febbraio 2003, pp. 31-42), a cui chi scrive rimanda il lettore giustamente desideroso di inquadrare la problematica che affronteremo nel più ampio contesto storico in cui si colloca.

L’autore dichiara di accostarsi alla questione esaminando prima di tutto la letteratura storica, ma dedicando pure attenzione ai testi di carattere divulgativo e notando che, fortunatamente, le opere più recenti hanno ridimensionato la stima relativa addirittura a nove milioni di vittime - che peraltro compare ancora in alcune opere di carattere meno scientifico - quale risultato di una lotta sommaria alle streghe e riducendola a una più realistica cifra di circa 60.000. Ciò, naturalmente, non toglie nulla ai drammi individuali di chi ha rappresentato un’unità delle circa 60.000 vittime, ma mostra comunque con quanta disinvoltura i fautori della "leggenda nera" hanno spacciato dati tanto stratosferici quanto irreali. Se è vero che le scienze sociali della religione insistono sulla coesistenza nel tempo dell’esperienza magica - propria della stregoneria - con quella religiosa, è altrettanto vero che, secondo la distinzione tipica introdotta dal fenomenologo delle religioni rumeno Mircea Eliade (1907-1986), la magia si distingue dalla religione in quanto l’esperienza magica più che un’esperienza del divino o del sacro (ìerofania) è un’esperienza del potere (cratofania), dove l’uomo manipola il sacro e lo mette al proprio servizio. Se dunque l’uomo religioso invoca l’intercessione di Dio, il mago e la strega pensano di manipolare forze soprannaturali o preternaturali. È in questo senso che la Chiesa cattolica già a partire dalla Didachè (il più antico manuale conosciuto per l’insegnamento cristiano) - e. ancor prima, dall’Antico Testamento - da sempre condanna l’esperienza magica, a negromanzia, i sortilegi e la stregoneria come pratiche superstiziose.

Dunque, è di fatto un luogo comune appartenente appunto alla "leggenda nera" l’idea per cui all’Inquisizione sia da collegare automaticamente la caccia alle streghe.

Infatti da sempre per il Magistero cattolico la magia è in primis configurabile come superstizione e per tale peccato, come per gli altri peccati, risultano competenti vescovi e sacerdoti confessori. L’Inquisizione se ne occupava nella sua attività ordinaria soltanto se le pratiche magiche lasciavano trapelare qualche sospetto di eresia. Abbiamo evidenza dai documenti pontifici che i Papi raccomandarono sempre agl’inquisitori d’intervenire in relazione alla stregoneria limitatamente ai casi in cui vi fossero presenti elementi tali da far supporre il sacrilegio o l’idolatria, ovvero quando alla superstizione si aggiungeva, di fatto, l’eresia.

Come riferisce Stark, fra il XIV e il XVI secolo in Spagna il tasso degl’imputati di stregoneria corrisponde allo 0,2 per milione di abitanti ed è il più basso d’Europa. Ciò, evidentemente, a dispetto di quanti, sedicenti storici, nel corso dei secoli hanno diffamato la "famigerata" e "sanguinaria" Inquisizione spagnola, che in realtà ebbe la funzione di impedire la caccia alle streghe, reprimendo duramente non le streghe ma i loro aspiranti cacciatori. Non stupisce pertanto se si nota che nelle Fiandre la caccia alle streghe cessò proprio con l’avvento dell’occupazione spagnola.

La situazione evidenziata dal sociologo relativamente alla Spagna trova conferma anche nel dato riferito all’Italia, dove nello stesso periodo si possono contare 14,4 imputati di stregoneria per milione di abitanti. Altre zone tuttavia, presentano dati meno confortevoli: in aree di lingua tedesca come la Svizzera si contano 376,9 imputati per milione di abitanti, mentre nell’area di Norimberga il tasso sale addirittura a 956,5.

L’ampia divergenza fra le stime che si riferiscono a zone geografiche contigue, nel medesimo periodo storico, non è da ricercarsi nella maggiore o minore diffusione della magia popolare, che appare ben presente sia in Italia che in Svizzera (d’altra parte è nota l’espansione dell’occultismo e del pensiero magico nel tardo Medioevo e nel Rinascimento). Piuttosto, se si vuole trovare una differenza fra l’Italia e la Svizzera (o l’area di Norimberga) si deve notare sia la debolezza dell’autorità centrale, politica e religiosa, sia la presenza di conflitti armati e di anarchia politica e, in seguito, soprattutto nelle zone di lingua tedesca, di un forte conflitto tra cattolici e protestanti.

Alla luce di questi dati il sociologo ritiene che la caccia alle streghe nasca dalla concomitanza di tre fattori: (1) la pratica diffusa della magia e la sua interpretazione demonologica da parte della teologia che, a partire dal Medioevo, ricercando il perché occasionalmente la magia "funzioni" ritiene logico ipotizzare l’intervento del Demonio; (2) una situazione di conflitto religioso - quale i ripetuti scontri fra cattolici e protestanti nel XVI secolo - che rende più difficile tollerare le espressioni di dissenso; (3) la debolezza dell’autorità centrale che non riesce a opporsi con successo alle proposte locali di perseguire le streghe.

Rodney Stark non è certo un apologeta e il suo scopo dichiarato è quello di studiare le conseguenze sociologiche del monoteismo (e non di scrivere una "contro-storia"). Tuttavia la sua lucida analisi ci consente - una volta in più - di confutare una "leggenda nera": quella della caccia alle streghe, a cui le autorità della Chiesa cattolica certamente si opposero e che altrettanto certamente non favorirono e addirittura impedirono, proprio nel momento in cui dilagava in Europa a livello popolare e locale una fobia antistregonica, legata direttamente alla diffusione dell’occultismo e poi alla psicosi del demoniaco introdotta dalla Riforma protestante, i cui eredi - sulla scia di Martin Lutero (1483-1546) e di Giovanni Calvino (1509-1564), di cui è nota una certa ossessione per il demoniaco - si resero attori di una caccia alle streghe che passa spesso sotto silenzio, ma di cui alcuni eventi storici - a partire dalla vicenda delle "streghe" di Salem (Massachusetts, 1692), che ha ispirato molta letteratura horror - danno testimonianza.

Dunque, nessuna persecuzione dei cattolici contro una religione pagana clandestina, secondo un’idea notevolmente diffusa negli ambienti del revival neo-pagano contemporaneo; nessuna prepotenza patriarcale e maschilista contro le donne, dato che molti dei condannati erano uomini; nessun desiderio di impadronirsi dei beni degli accusati, che spesso erano poveri e neppure alcun fanatismo del clero, dato che le campagne contro la stregoneria nascevano molto spesso da iniziative popolari: la verità storica dimostra che le autorità ecclesiastiche si opposero alla caccia alle streghe e il loro successo fu tanto più evidente dove il loro potere, unitamente a quello dell’autorità politica, era più forte, come dimostra l’eloquente caso della Spagna.

Le conclusioni di Stark - e ciò rappresenta il vero pregio e la forza "apologetica" intrinseca, peraltro non intenzionale, del suo volume - appaiono credibili anche per chi analizza le vicende storiche da una prospettiva diversa rispetto a quella cattolica, per il fatto stesso che l’autore rimarca di non essere mai stato cattolico e precisa di non voler in alcun modo far proprio il metodo dell’apologetica, ma unicamente quello dell’analisi sociologica. Al contrario, e a conferma di ciò, lo stesso volume talora contiene affermazioni non in linea con l’ortodossia cattolica (Stark ritiene, per esempio, valida la successione della Chiesa anglicana) che, se dal punto di vista della fede cattolica "macchiano" purtroppo il testo di qualche errore dottrinale, da un’altra prospettiva rendono l’autore disinteressato e perciò insospettabile e libero da qualunque accusa di faziosità, rendendo ancora più inoppugnabili i suoi dati.

Di fronte ai preguidizi degli storici

Nel suo lavoro di ricognizione e analisi della letteratura storica, Rodney Stark afferma di essersi aspettato dagli autori di testi e manuali di storia pregiudizi di tipo materialista e marxista; tuttavia afferma con sorpresa: "[...] quello cui non ero preparato era scoprire quanti degli storici che ho dovuto leggere per preparare questo studio esprimono un anti-cattolicesimo militante, e quanti pochi fra i loro pari abbiano obiettato a una litania di commenti dispregiativi di taglio anti-cattolico, talora espressi senza neppure rendersene conto" e prosegue: "[...] benché molti storici viventi oggi probabilmente non abbiano pregiudizi contro la religione cattolica, o almeno non più di quanti ne abbiano contro la religione in generale, spesso mantengono idee false senza rendersi conto che sono il prodotto dell’anti-cattolicesimo di passate generazioni" (For the Glory of God, pp. 12-13. Le traduzioni dall’inglese sono di Massimo Introvigne).

Ecco così spiegate in breve le origini di molte "leggende nere", che non gettano le loro radici nell’obiettività della storia, ma si fondano su letture dei fatti storici che nascono viziate all’origine da pregiudizi ideologici. Da queste considerazioni possiamo ricavare un implicito richiamo, rivolto in primis agli storici cattolici e a chi - come direbbe Nostro Signore - "ha orecchi per intendere" (cfr. Marco 4,9) a lavorare maggiormente per l’approfondimento della reale verità storica e per la difesa della Chiesa cattolica dalle false accuse e dalle menzogne che, a torto, i suoi nemici vorrebbero attribuirle. (A.M.)

Ricorda

"(...) la tesi che responsabile della caccia alle streghe sia anzitutto l’inquisizione (sia quella romana, sia quella spagnola) non regge più alla prova dei fatti e dei documenti: che al contrario dimostrano come sovente gli inquisitori siano stati un elemento di riequilibrio di fronte alle istanze persecutorie emerse dal basso e a livello locale". (Franco Cardini, Quando le streghe venivano salvate dagli inquisitori, in Avvenire, 29 agosto 1990).

Bibliografia

In lingua italiana, sui temi affrontati da Rodney Stark:

Giovanni Romeo, Inquisitori, esorcisti e streghe nell’Italia della Controriforma, Sansoni, Firenze 1990. Gustav Hennlngsen, L’avvocato delle streghe. Stregoneria basca e inquisizione spagnola, trad. it., Garzanti, Milano 1990.
Rino Cammillerl, La vera storia dell’inquisizione, Piemme, Casale Monferrato 2001.

© Il Timone

Cuordy
21-11-09, 12:34
<<Truffatori che si fingevano preti, bestemmiatori, pornografi, falsificatori di bolle e altra gentucola del genere […] Aprendo agli studiosi quelle carte, cadrebbero altri pezzi dell’abusiva leggenda nera che circonda l’inquisizione. Si avrebbe tra l’altro conferma del fatto che i suoi processi erano contrassegnati da una grande correttezza formale. Si scoprirebbe poi che gli Ucciardone e Rebibbia di oggi sono le vere bolgie infernali rispetto alle troppo diffamate celle dell’inquisizione, dove la vita era ritmata da regolamenti severi ma non disumani. Era, per esempio, prescritto che lenzuola e federe si cambiassero due volte a settimana: roba da grande albergo.[…] Una volta al mese, i cardinali responsabili dovevano ricevere uno a uno i prigionieri per sapere di che avessero bisogno. Mi sono imbattuto in un recluso friulano che chiese di avere birra al posto del vino. Il cardinale ordinò che si provvedesse ma, non riuscendo a trovare birra a Roma, ci si scusò con il prigioniero, offrendogli in cambio una somma di denaro perché si facesse venire la bevanda preferita dalla sua patria.>>



Luigi Firpo, ateo, pubblicato nel libro “Inchiesta sul cristianesimo”.

:Esther:
28-10-10, 14:07
Contro la leggenda nera (http://www.kattoliko.it/leggendanera/)

Cuordy
24-11-10, 09:54
Leggo: su Pio XII solo calunnie. Il Papa aiutò gli ebrei. Nessuno di voi si è però dato il fastidio di chiedersi dove affondi le proprie radici l'odio antiebraico.
Le affonda in un ambiente cattolico che ha continuato a soffiare sul fuoco anche quando i totalitarismi fascista e nazista promulgavano legislazioni atte a discriminare pesantemente gli ebrei.

Sulle Leggi razziali del 1938 (http://fncrsi.altervista.org/cs001026.htm)


La Civiltà Cattolica (http://www.holywar.org/italia/civilta/razzafascismo.htm) , Roma, 2 novembre 1940, a. 91, vol. IV, quad. 2169, pp. 216-219


LA CIVILTÀ CATTOLICA (http://www.holywar.org/italia/civilta/questiogiudaica.htm), ANNO 89 - VOL. IV 1° OTTOBRE 1938 QUADERNO 2119


Altro che «leggenda nera», i gesuiti non furono mai antisemiti

di p. Giovanni Sale S.I.

[Dal "Corriere della Sera" del 28 febbraio 2002]

Gli articoli della "Civiltà Cattolica" che il prof. Kertzer cita nel "Corriere" del 26 febbraio - va precisato per comprenderne il senso - furono pubblicati in chiave anticomunista. La rivista combatté il giudaismo dal punto di vista religioso e successivamente sostenne, come molti cattolici e anche liberali di quel tempo, la tesi del complotto giudaico-massonico-bolscevico contro la società cristiana.
Va ricordato però che gran parte dei membri, 17 su 21, del Consiglio dei commissari del popolo creato da Lenin dopo il 1917, cioè il governo del Paese, era costituito da ebrei. Da qui nacque e si consolidò la leggenda del binomio giudaismo-comunismo. È comprensibile quindi che la Chiesa, combattendo il bolscevismo e la dottrina atea che esso sosteneva, attaccasse allo stesso tempo anche il giudaismo.

La rivista però modificò poi il suo antigiudaismo, che era cosa ben diversa dall’antisemitismo professato a quel tempo da molti intellettuali di destra e applicato subito dopo dai regimi totalitari. E per impulso di Pio XI, a partire dal 1934, pubblicò alcuni articoli contro l’antisemitismo razziale. Al prof. Kertzer che mi chiede: «Perché il p. Sale non ha detto nulla a proposito del silenzio di Pio XI nei confronti delle leggi razziali?», rispondo dicendo che, com’è noto, "La Civiltà Cattolica" fu l’unica rivista italiana che si oppose, già nell’agosto 1938, alla legislazione razziale emanata da Mussolini il 1¡ settembre 1938. Del resto anche dal nostro archivio risulta che l’autore degli articoli, il p. Antonio Messineo, fu contattato da un membro del Gran Consiglio del fascismo, il quale gli chiese di scrivere alcuni articoli contro le teorie razziste, che il Duce era in procinto di applicare anche in Italia, con la speranza che essi potessero bloccare il progetto.

Pio XI diede il suo assenso. Dopo che il primo articolo uscì il 4 agosto 1938, la questura di Roma intimò, alla tipografia che stampava allora la nostra rivista, di non pubblicare più scritti contrari alle teorie razziste, pena la chiusura dell’azienda. L’articolo condannava la teoria che riduceva la nazione alla razza, «difesa - scriveva il p. Messineo - con una ostinatezza e un fanatismo ideologico degno di migliore causa e con una povertà di argomenti da tutti gli scrittori che traggono ispirazione dal mito razzista della nuova Germania» ("La Civiltà Cattolica" 1928 III 216).

Qualche mese prima il p. Enrico Rosa (che pure in passato aveva assunto posizioni antigiudaiche, per motivi religiosi) pubblicò sulla rivista un articolo molto forte contro le teorie razziste divulgate in Germania. Egli vedeva come infatuazione o follia collettiva quelle teorie, che volevano esaltare «la stirpe o la razza germanica al di sopra di tutte le altre, come la più perfetta . Laddove tutte le altre stirpi del genere umano sarebbero ad essa inferiori, tutte da posporsi o asservirsi alla "grande Germania", ovvero anche da sterminarsi, come l’ebraica» ("La Civiltà Cattolica" 1938 III 63). Vanno inoltre ricordati gli articoli che "La Civiltà Cattolica" pubblicò dopo l’adozione delle leggi razziali da parte del fascismo, anche in difesa dei «matrimoni misti», cioè tra cattolici ed ebrei; quelle norme erano considerate da Pio XI lesive della dignità umana e, inoltre, del Concordato stipulato dall’Italia con la Santa Sede.

Queste tesi sostenute dalla nostra rivista furono poi riprese da Pio XII già nella sua prima enciclica "Summi Pontificatus". Durante l’udienza del 30 ottobre 1939 Pio XII chiese, al direttore della "Civiltà Cattolica", di tenere presenti negli articoli successivi «gli errori condannati dall’enciclica, in particolare si difenda l’unità del genere umano contro i razzismi». Da questo punto di vista non c’è alcuna contraddizione tra il magistero di Pio XI e quello di Pio XII.

Che la propaganda razzista in Germania e in Europa e le leggi razziali abbiano poi condotto all’Olocausto, come afferma Kertzer, è certamente vero, non vedo però quale legame ci sia tra questo tragico evento del secolo appena trascorso e la responsabilità della Chiesa a questo riguardo, che ha sempre denunciato l’antisemitismo e ha fatto di tutto per salvare da «morte certa» centinaia di migliaia di queste vittime. Sono gli stessi archivi statunitensi a scagionare oggi Pio XII da presunte «colpe» o inconfessate sue «connivenze con Hitler». I dispacci dell’Office of Strategic Services provano invece una realtà diversa. In uno di essi si dice che Pio XII è nemico della Germania, perché «ha ritenuto necessario intervenire a favore degli ebrei», e in un altro si legge: «I tedeschi promisero che il Papa non avrebbe più commemorato la sua incoronazione». Ma Kertzer sembra rimanere legato alla leggenda nera divulgata anche in opere teatrali e cinematografiche.
Contro la leggenda nera - Altro che «leggenda nera», i gesuiti non furono mai antisemiti (http://www.kattoliko.it/Leggendanera/modules.php?name=News&file=article&sid=1177)