PDA

Visualizza Versione Completa : Undicesimo: sta’ lontano da questi libri. La Chiesa rispolvera l’Indice



O-RATIO
21-07-09, 18:23
Archiviata l’enciclica (Caritas in Veritate), il Papa dedicherà l’estate a concludere il secondo volume del suo libro su Gesù di Nazareth: l’uscita è prevista entro i primi mesi del 2010.

Ma in libreria dovrà fare i conti con i “bestseller dello spirito” che sono già in vetta alle classifiche di vendita, dal cardinale Carlo Maria Martini a Vito Mancuso, da Corrado Augias a Enzo Bianchi. Autori che mettono in discussione l’ortodossia cattolica e sollevano dubbi sul magistero. Perciò la Chiesa corre ai ripari e rispolvera l’Indice dei libri proibiti.

Istituito nel XVI secolo, ai tempi della Controriforma, l’Indice conteneva l’elenco delle opere vietate dal Sant’Uffizio. Chi voleva leggere quei libri doveva chiedere il permesso dell’autorità ecclesiastica (e raramente gli veniva concesso). Abolito nel 1966 da Paolo VI, l’Indice torna sotto nuove spoglie. Non è più compilato dal Sant’Uffizio ma riappare, in forma ufficiosa, attraverso le recensioni dell’Osservatore romano, del quotidiano della Cei Avvenire e del quindicinale dei gesuiti La civiltà cattolica, che ha l’imprimatur della segreteria di Stato.

Inoltre, ogni mese sulla rivista Studi cattolici, vicina all’Opus Dei, Mauro Manfredini compila una doppia classifica: la top ten dei romanzi e dei saggi più venduti in libreria e quella suggerita dalla redazione secondo criteri cattolici. Anche il quindicinale Il Regno, dei dehoniani di Bologna, pubblica un’ampia rassegna di “Libri del mese”. Ma è soprattutto sui numerosi siti e blog cattolici che si diffonde il tam-tam dei libri proibiti e di quelli invece consigliati. Un Indice virtuale su www.korazym.org (http://www.korazym.org), www.culturacattolica. it, QUMRAN NET - Materiale pastorale online (http://www.qumran2.net), oppure sul tradizionalista Messainlatino.it (http://blog.messainlatino.it).

La censura non ha risparmiato il cardinale Martini con le sue Conversazioni notturne a Gerusalemme (Mondadori) e Siamo tutti nella stessa barca (con don Luigi Verzé, edizioni San Raffaele), ai quali l’ex arcivescovo di Milano ha aggiunto la nuova “cattedra” domenicale dalle colonne del Corriere della sera. I ripetuti inviti del porporato a ripensare il magistero della Chiesa in materia di divorziati risposati, contraccezione, eutanasia, celibato sacerdotale e ruolo dei vescovi sono stati accolti con irritazione nei sacri palazzi. “Se non fosse l’ex arcivescovo di Milano, avrebbe già ricevuto un richiamo ufficiale dalla Congregazione per la dottrina della fede” sussurra a Panorama un monsignore di curia. Non figura solo Martini nel nuovo Indice dei libri proibiti.
È segnalato tra gli autori da non leggere anche il priore della Comunità di Bose, Enzo Bianchi (Il pane di ieri, Einaudi), critico sulle aperture del Papa nei confronti dei tradizionalisti. “La Chiesa teme più il dissenso che viene dall’interno di quello che arriva dall’esterno, perciò è così severa con quegli autori che pure sono credenti impegnati e convinti” osserva Roberto Beretta, giornalista di Avvenire, anch’egli vittima dei censori devoti per il divertente Chiesa padrona (Piemme).
Gli strali più severi li ha però ricevuti il teologo Vito Mancuso, che può vantare due articoli di censura usciti in contemporanea sull’Osservatore romano e sulla Civiltà cattolica per L’anima e il suo destino (Cortina). Senza appello il giudizio dell’arcivescovo Bruno Forte sull’opera di Mancuso: “Non è teologia cristiana”. La rivista dei gesuiti è scesa in campo anche per condannare l’Inchiesta sul Cristianesimo di Corrado Augias e Remo Cacitti (Mondadori). Facile immaginare la sdegnata reazione delle gerarchie quando Augias e Mancuso si sono sfidati nella Disputa su Dio e dintorni (Mondadori), affrontando tutte le grandi domande della fede senza soggezione nei confronti del magistero.

L’Indice dei libri proibiti, o quantomeno sconsigliati, prosegue con l’elenco degli autori atei o agnostici che si interrogano sul destino dell’uomo, il rapporto tra scienza e fede, il dolore e la speranza: il giornalista Eugenio Scalfari (L’uomo che non credeva in Dio, Einaudi), il filosofo Giulio Giorello (Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà, con Edoardo Boncinelli, Rizzoli), lo scienziato Umberto Veronesi (L’ombra e la luce, Einaudi).


Condannati gli autori violentemente anticristiani e anticlericali come Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, e meno che mai cattolici, Longanesi), Richard Dawkins (L’illusione di Dio, Mondadori) e Christopher Hitchens (Dio non è grande, Einaudi).

Anche Luciana Littizzetto cade sotto la scure della censura per La Jolanda furiosa (Mondadori). “Solo grevi volgarità da un’umorista che non sa più far ridere” commenta tagliente Studi cattolici. Bocciate pure scrittrici di fama come Alicia Giménez Bartlett (Il silenzio dei chiostri, Sellerio), paragonata al demonizzato Dan Brown del Codice da Vinci (Mondadori).
Per aiutare i lettori cattolici Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro in Contro il logorio del laicismo moderno (Piemme) hanno stilato l’elenco degli autori laicisti da evitare: fra questi Umberto Eco, Piero Angela, Margherita Hack e lo storico Giuseppe Alberigo. A sorpresa invece Studi cattolici ha riabilitato lo scrittore svedese Stieg Larsson per la “finezza e umanità di fondo” della sua opera. Forse, suggerisce Alessandro Zaccuri, scrittore e conduttore del Grande talk su Sat2000, “più che fare l’elenco dei libri da non acquistare sarebbe più utile fare la lista di quelli da leggere. Tra questi includerei tutti quei volumi che fanno riflettere e pongono domande, senza pretendere di dare risposte precostituite”.

Undicesimo: sta’ lontano da questi libri. La Chiesa rispolvera l’Indice Panorama.it - Italia (http://blog.panorama.it/italia/2009/07/14/undicesimo-sta-lontano-da-questi-libri-la-chiesa-rispolvera-lindice/)

O-RATIO
21-07-09, 18:26
L'INDICE DEI LIBRI PROIBITI DALLA CHIESA CATTOLICA. INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM. 408 ANNI DI VERGOGNA FINISCONO NEL 1966...

L'Indice dei libri proibiti (in latino Index librorum prohibitorum) fu un elenco di pubblicazioni proibite dalla Chiesa cattolica, creato nel 1558 per opera della Congregazione della sacra romana e universale Inquisizione (o Sant'Uffizio), sotto Paolo IV. Ebbe diverse versioni e fu soppresso solo nel 1966 con la fine dell'inquisizione romana sostituita dalla congregazione per la dottrina della fede.

I precedenti:
Sin dalle sue origini le lotte della Chiesa contro le eresie comportarono la proibizione di leggere o conservare opere considerate eretiche: il primo concilio di Nicea (325) proibì le opere di Ario, papa Anastasio I (399-401) quelle di Origene e papa Leone I (440-461) quelle dei manichei. Il secondo concilio di Nicea (787) stabilì che i libri eretici dovessero essere consegnati al vescovo non tenuti di nascosto.
Il concilio di Tolosa del 1229 giunse a proibire ai laici il possesso di copie della Bibbia e nel 1234 quello di Tarragona ordinò il rogo delle traduzioni della Bibbia in volgare.
La diffusione di idee contrarie ai dogmi della Chiesa cattolica, e in particolare della Riforma protestante, fu grandemente favorita dall'invenzione della stampa a caratteri mobili (1455): la Chiesa prese dunque provvedimenti nel tentativo di controllare quanto veniva stampato.
Alla metà del XVI secolo risalgono i primi cataloghi di libri proibiti: ne furono redatti dalle università della Sorbona a Parigi e di Lovanio, per ordine di Carlo V e di Filippo II.
Nel 1543 nella Repubblica di Venezia il Consiglio dei Dieci affidò agli Esecutori contro la Bestemmia il compito di sorvegliare l'editoria, con facoltà di multare chi stampava senza permesso: nel 1549, ad opera di monsignor Giovanni della Casa, fu pubblicato un Catalogo di diverse opere, compositioni et libri, li quali come eretici, sospetti, impii et scandalosi si dichiarano dannati et prohibiti in questa inclita città di Vinegia: l'elenco comprendeva 149 titoli e riguardava per lo più opere tacciate di eresia, ma la proibizione finì con il non essere applicata per l'opposizione dei librai e dei tipografi.
Nel 1559, ad opera del Sant'Uffizio, uscì a Roma un primo Cathalogus librorum Haereticorum, con intenti quasi esclusivamente anti-protestanti: vi comparivano anche le opere di Luciano di Samosata, il De monarchia di Dante Alighieri e perfino i commentari di papa Pio II sul Concilio di Basilea.

Il primo indice del 1558:
Tra i compiti del Sant'Uffizio, istituito da papa Paolo III nel 1542, era compresa la vigilanza sui libri. Sotto papa Paolo IV, venne pubblicato un indice dei libri e degli autori proibiti, detto "Indice Paolino", redatto dall'Inquisizione e promulgato con un suo decreto, affisso a Roma il 30 dicembre 1558. L'elenco comprendeva l'intera opera degli scrittori non cattolici, compresi i testi non di carattere religioso, altri 126 titoli di 117 autori, di cui non veniva tuttavia condannata l'intera opera, e 332 opere anonime.

Vi erano inoltre elencate 45 edizioni proibite della Bibbia e veniva condannata l'intera produzione di 61 tipografi (prevalentemente svizzeri e tedeschi). Infine si proibivano intere categorie di libri, come quelli di astrologia o di magia, mentre le traduzioni della Bibbia in volgare potevano essere lette solo su specifica licenza, concessa solo a chi conoscesse il latino e non alle donne.

Tra i libri proibiti erano il "Decamerone" di Boccaccio, "Il Novellino" di Masuccio Salernitano e tutte le opere di Machiavelli, di Rabelais e di Erasmo da Rotterdam, il "Diálogo de doctrina christiana" dei Valdesiani.
Il papa, che da cardinale (Giampiero Carafa) era stato il primo direttore del Sant'Uffizio, attribuì a quest'ultimo e alla sua rete locale l'applicazione della proibizione, a scapito del potere dei vescovi.

La storia successiva:
Nuovi indici vennero redatti anche dal Santo Uffizio sotto i pontefici successivi e le due congregazioni furono spesso in conflitto in merito alla giurisdizione sulla censura dei libri. Anche i vescovi si opposero al potere dato all'Inquisizione in questo campo.
Nel 1596, sotto papa Clemente VIII venne redatta una nuova versione dell'indice ("Indice Clementino"), che aggiunse all'elenco precedente opere registrate in altri indici europei successivi al 1564. Ripeteva inoltre la proibizione di stampare opere in volgare, già promulgata da Pio V nel 1567.

La censura ecclesiastica ebbe pesanti conseguenze: le "espurgazioni", a volte neppure dichiarate, potevano arrivare a stravolgere il pensiero dell'autore originario e i testi scientifici non conformi all'interpretazione aristotelico-scolastica erano considerati eretici. Nel 1616 furono bandite le opere di Copernico. Gli scrittori si autocensuravano e l'attività dei librai diventò difficile per le richieste di permesso e i pericoli di confisca.

Le "patenti di lettura", tuttavia, che in teoria avrebbero dovuto essere rilasciate solo a studiosi di provata fiducia da parte del Santo Uffizio e durare solo per tre anni, si ottenevano invece in pratica abbastanza facilmente.
Nel 1758, sotto papa Benedetto XIV, le norme furono riviste e l'indice venne corretto e reso più comodo. Fu inoltre eliminato il divieto di lettura della Bibbia tradotta dal latino. Le competenze per la compilazione e l'aggiornamento dell'indice passarono a partire dal 1917 al Sant'Uffizio.
L'indice nei suoi quattro secoli di vita venne aggiornato almeno venti volte (l'ultima nel 1948) e fu definitivamente abolito solo dopo il Concilio Vaticano II nel 1966, sotto papa Paolo VI.

L'elenco comprendeva, fra gli altri, nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come: Francesco Bacone (Francis Bacon), Honoré de Balzac, Henri Bergson, George Berkeley, Cartesio, D'Alembert, Daniel Defoe, Denis Diderot, Alexandre Dumas (padre) e Alexandre Dumas (figlio), Gustave Flaubert, Thomas Hobbes, Victor Hugo, David Hume, Immanuel Kant, Jean de La Fontaine, John Locke, Montaigne, Montesquieu, Blaise Pascal, Pierre-Joseph Proudhon, Jean-Jacques Rousseau, George Sand, Spinoza, Stendhal, Voltaire, Émile Zola.

Tra gli italiani finiti all'indice - scienziati, filosofi, pensatori, scrittori, economisti - vi sono stati Vittorio Alfieri, Pietro Aretino, Cesare Beccaria, Giordano Bruno, Benedetto Croce, Gabriele D'Annunzio, Antonio Fogazzaro, Ugo Foscolo, Galileo Galilei, Giovanni Gentile, Francesco Guicciardini, Giacomo Leopardi, Ada Negri, Adeodato Ressi, Girolamo Savonarola, Luigi Settembrini, Niccolò Tommaseo e Pietro Verri.
Tra gli ultimi ad entrare nella lista sono stati Simone de Beauvoir, André Gide, Jean-Paul Sartre e Alberto Moravia.

L'INDICE DEI LIBRI PROIBITI DALLA CHIESA CATTOLICA. INDEX LIBRORUM PROHIBITORUM. 408 ANNI DI VERGOGNA FINISCONO NEL 1966... - Finanza in Chiaro - Editoriali - Notizie - Borsa & Mercati (http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=4321)

Azel
21-07-09, 20:10
Istituito nel XVI secolo, ai tempi della Controriforma, l’Indice conteneva l’elenco delle opere vietate dal Sant’Uffizio. Chi voleva leggere quei libri doveva chiedere il permesso dell’autorità ecclesiastica (e raramente gli veniva concesso). Abolito nel 1966 da Paolo VI, l’Indice torna sotto nuove spoglie. Non è più compilato dal Sant’Uffizio ma riappare, in forma ufficiosa, attraverso le recensioni dell’Osservatore romano, del quotidiano della Cei Avvenire e del quindicinale dei gesuiti La civiltà cattolica, che ha l’imprimatur della segreteria di Stato.


Vabbé a me pare uin po una stronzata sta cosa: qualunque associazione culturale o religiosa ha il diritto di consigliare o sconsigliare letture ai propri membri.

Se io fondo il culto degli "adoratori dei Puffi" posso benissimo aprire un blog in cui consiglio ai miei confratelli di leggere un libro di cucina e metto invece al bando un libro di astronomia.

Il problema è a monte, cioé nell'influenza esercitata dal vaticano: se poi chi segue il vaticano vuol pure seguire i consigli di lettura, sono affari suoi.

Fino a quando l'indice è un consiglio va bene, affari di chi lo segue: il problema nasce quando diventa Legge, e chi la infrange si ritrova a subirne le conseguenze.

Strapaesano
21-07-09, 20:14
Una vergogna tutta cattolica apostolica "romana"...

Cuordy
21-07-09, 21:26
Abolito nel 1966 da Paolo VI, l’Indice torna sotto nuove spoglie. Non è più compilato dal Sant’Uffizio ma riappare, in forma ufficiosa, attraverso le recensioni dell’Osservatore romano, del quotidiano della Cei Avvenire e del quindicinale dei gesuiti La civiltà cattolica, che ha l’imprimatur della segreteria di Stato.


:postridicolo: :postridicolo: :postridicolo: :postridicolo: :postridicolo: :postridicolo:

O-RATIO
21-07-09, 23:28
Vabbé a me pare uin po una stronzata sta cosa: qualunque associazione culturale o religiosa ha il diritto di consigliare o sconsigliare letture ai propri membri.

Se io fondo il culto degli "adoratori dei Puffi" posso benissimo aprire un blog in cui consiglio ai miei confratelli di leggere un libro di cucina e metto invece al bando un libro di astronomia.

Il problema è a monte, cioé nell'influenza esercitata dal vaticano: se poi chi segue il vaticano vuol pure seguire i consigli di lettura, sono affari suoi.

Fino a quando l'indice è un consiglio va bene, affari di chi lo segue: il problema nasce quando diventa Legge, e chi la infrange si ritrova a subirne le conseguenze.


Questa non è "Legge" ma a me sembra comunque una forma di censura:


E IL VESCOVO CENSURA IL LIBRO SULL´INQUISIZIONE
di carloge il 11/06/2008, 7:39

Repubblica

La Curia di Nocera Inferiore: quel saggio deve andare al macero

E IL VESCOVO CENSURA IL LIBRO SULL´INQUISIZIONE
Nel volume sono riprodotti documenti su avvenimenti accaduti fra Sei e Settecento "Potrebbero scandalizzare il lettore", replica il prelato
ADRIANO PROSPERI

Al lettore normale, smarrito davanti all´abbondanza dei libri e in cerca di recensioni che lo aiutino a scegliere, diciamo subito che il libro di cui si parlerà qui non lo troverà in libreria né ora né - forse - mai. Ma il libro esiste, anche se forse non lo potremo leggere. Ne parliamo perché la sua vicenda riporta tra lettori annoiati da storie di censure più o meno inventate per ragioni di bottega il fantasma di una censura antica, che ha operato a lungo nel passato remoto e che credevamo scomparsa.
Si tratta di un libro di storia che racconta vicende accadute in un luogo d´Italia in un passato remoto, tra ´600 e ´700. Vi si incontrano persone e fatti di vita quotidiana, passati attraverso il filtro di carte processuali. C´è la storia di un uomo che aveva l´abitudine di bestemmiare la Trinità, la Madonna e san Michele Arcangelo, si rifiutava di andare in chiesa, non ascoltava le prediche; e c´è quella di un francescano che giocava a carte e quando perdeva prendeva a calci il crocifisso appeso nella sua cella; o quella di una ragazza che raccontò "con molto rossore" al vescovo e ai consultori dell´Inquisizione come si fosse trovata a confessarsi da preti che tentavano in molti modi di rubarle baci e di fare l´amore con lei.
Inquisizione: ecco la parola. Una istituzione ecclesiastica già molto temuta, che esplorava comportamenti e idee delle persone e i cui documenti sono stati ricercati e studiati dagli storici. Per molto tempo la ricerca storica ha dovuto scontrarsi col segreto imposto dagli archivi delle curie vescovili e dall´archivio del Sant´Uffizio romano, istituzione che da papa Paolo VI ricevette la nuova denominazione di Congregazione per la Dottrina della Fede.
Una svolta fondamentale si ebbe quando papa Giovanni Paolo II, preparando il giubileo del 2000 sotto il segno di una solenne "purificazione della memoria", volle l´apertura alla consultazione dell´archivio centrale dell´Inquisizione Romana. L´annuncio fu dato dall´allora cardinal Joseph Ratzinger il 22 gennaio 1998 nella sede dell´Accademia Nazionale dei Lincei. Ratzinger disse fra l´altro: «Sono sicuro che aprendo i nostri archivi si risponderà non solo alle legittime aspirazioni degli studiosi, ma anche alla ferma intenzione della Chiesa di servire l´uomo aiutandolo a capire se stesso leggendo senza pregiudizi la propria storia».
Da allora circola in questo settore di studi un nuovo fervore di interessi e di ricerche e un clima di collaborazione tra studiosi e archivisti ecclesiastici. Un´intesa tra lo Stato italiano e la Conferenza episcopale, del 2000, ha fissato una serie di punti sulla tutela e sull´apertura alla consultazione degli archivi di interesse storico appartenenti a istituzioni ed enti ecclesiastici che dovrebbe garantire sviluppi positivi alle indagini degli storici. Per quanto riguarda in particolare i fondi documentari relativi alla storia dell´Inquisizione, il loro censimento sul piano nazionale è in atto per opera di studiosi di grande e riconosciuta serietà scientifica. La ragione dell´interesse che oggi guida la maggior parte degli storici risiede non più in una volontà di polemica anticlericale ma nella ricerca di una storia più ricca e più viva. Dall´esplorazione di queste carte emergono migliaia e migliaia di volti umani, di pratiche, idee e sentimenti che attraverso il filtro del tribunale ecclesiastico dell´Inquisizione si sono calate in documenti scritti e si offrono oggi al lettore come un deposito di uno speciale tipo di archeologia: quella dei pensieri, delle pratiche, dell´economia morale di un popolo intero.
La ragione è semplice: quel tribunale, la cui segretezza ha alimentato un tempo fosche fantasie di sadica violenza, era un luogo che faceva parte della vita quotidiana anche dei piccoli centri. Lì era obbligatorio recarsi per denunziare la bestemmia del vicino, per riferire con vergogna e rossore la violenza subìta dal prete in confessione. Di tutto questo serbano memoria le carte degli archivi ecclesiastici. Su questa faccia nascosta della storia d´Italia, sulla folla di storie di vita che si sono sedimentate in quelle carte, da tempo stanno lavorando gli storici al solo scopo di capire, di restaurare una memoria meno lacunosa degli atti e dei sentimenti che hanno reso il nostro paese quello che è.
Ma ecco che in una cittadina italiana la cortina del segreto e la durezza delle intimazioni ecclesiastiche si sono levate di nuovo. Un libro scritto da una studiosa, Gaetana Mazza, su documenti dell´inquisizione conservati nell´archivio diocesano di Sarno, Curia diocesana di Nocera Inferiore, ha scatenato la furia di una entità che sembrerebbe un fantasma da operetta se non fosse reale: la censura ecclesiastica. All´autrice, che aveva inviato copia al vescovo della diocesi prima di mettere in distribuzione l´opera già stampata, è stato intimato di mandare al macero l´intero secondo volume dell´opera che riproduceva documenti d´archivio (definiti «testi di dubbia delicatezza, che potrebbero scandalizzare non poco il lettore») e di sottoporre il primo volume all´esame di una commissione ad hoc al fine di emendarlo secondo quello che le sarebbe stato imposto.
L´intimazione riporta in vita l´antico linguaggio e le abitudini della censura ecclesiastica - quella, per intenderci, dei tempi di Galileo. Ci sarebbe da credere a uno scherzo, se non fosse che quella intimazione è fatta a termini di norme concordatarie e sulla base della condizione degli archivi ecclesiastici che sono da considerarsi non pubblici anche se godono di finanziamenti statali. In quella intimazione si legge il senso di vergogna di una istituzione per i comportamenti del clero del passato e per una realtà antica di uso dei suoi poteri da cui non riesce a concepire la liberazione se non nella forma della cancellazione o segretazione dei documenti, insomma di un bavaglio agli storici. Vedremo presto se questo episodio è - come si potrebbe temere - un segno di ritorno all´antico o se è solo il riflesso condizionato di una cultura che non si è aggiornata alle intenzioni delle autorità centrali della Chiesa e alle parole solenni dell´allora cardinal Ratzinger. Basterà vedere se il libro contestato arriverà o meno in libreria.
Dirittinrete.org - Forum • Leggi argomento - E IL VESCOVO CENSURA IL LIBRO SULL´INQUISIZIONE (http://www.dirittinrete.org/ita/phpBB3/viewtopic.php?f=13&t=104#p380)

Cuordy
23-07-09, 07:44
Orazio, ma trovarti un lavoro no? :D

O-RATIO
23-07-09, 08:11
Orazio, ma trovarti un lavoro no? :D

Cuordileone, ma trovare i neuroni che hai perso, no? :mmm: