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Visualizza Versione Completa : "Dzeržinskij. Il giacobino proletario di Lenin"



amaryllide
24-11-12, 03:01
Un’appassionante e dettagliata biografia del grande rivoluzionario internazionalista. Dzeržinskij fu uno degli organizzatori della socialdemocrazia in Lituania e in Polonia. Dal 1906 membro del Comitato centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. La sua fede nella causa della classe operaia, e nel comunismo non venne mai meno malgrado le numerose carcerazioni, le condanne ai lavori forzati e all’esilio. Le sue audaci fughe dal confino lo restituivano nuovamente alla lotta: sulle barricate e in clandestinità, nel lavoro di elaborazione teorica, agitazione, propaganda, e organizzazione. Durante la rivoluzione d’Ottobre fece parte del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado e fu uno dei dirigenti dell’insurrezione. Fu chiamato da Lenin, che lo qualificò “giacobino proletario” a dirigere la Commissione Straordinaria di tutta la Russia (Čeka), creata dal Consiglio dei commissari del popolo per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e la speculazione. Dzeržinskij, in questo difficile compito, tenne fede a quelle che egli stesso indicava come le qualità indispensabili di un čekista: “un cuore ardente, mente fredda e mani pulite”. Nei i terribili e sanguinosi anni in cui l’intervento delle potenze imperialiste e la guerra civile misero in pericolo l’esistenza stessa del giovane Stato sovietico, Dzeržinskij impegnò tutte le sue energie gettando la sua organizzazione nella difesa dei confini, nella lotta contro le truppe mercenarie dei Bianchi, nella caccia allo spionaggio straniero. La stessa completa dedizione Dzeržinskij mise al servizio dei compiti del “tempo di pace” per risollevare la Russia sovietica dalle rovine, dalla carestia, dalla fame. Eletto alle più alte cariche del governo e del partito, egli e la sua organizzazione assunsero nuovi, importanti compiti: dall’assistenza e recupero fisico e morale dei bambini e degli adolescenti rimasti senza famiglia e senza casa, alla difficile organizzazione dei trasporti ferroviari, essenziale per l’approvvigionamento dell’immenso paese. Come presidente del Consiglio per l’economia popolare dell’URSS, Dzeržinskij condusse la lotta per la ricostruzione e lo sviluppo dell’industria metallurgica e dell’industria pesante, affinché – come aveva previsto Lenin – “la Russia della NEP si trasformasse nella Russia socialista”, indipendente economicamente e politicamente dalle potenze imperialiste. La morte prematura lo colse nel fuoco della sua ultima battaglia in difesa dell’unità del partito e della linea leninista, nel compimento di quello che egli considerava un dovere non imposto ma profondamente sentito come “una necessità organica”. Dovere a cui aveva deciso, fin dalla prima giovinezza, di dedicare la sua intelligenza, la sua volontà, le sue energie, sempre anteponendo l’interesse della classe operaia a qualsiasi sentimento ed esigenza personale.
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Red Shadow
27-11-12, 11:59
Un’appassionante e dettagliata biografia del grande rivoluzionario internazionalista. Dzeržinskij fu uno degli organizzatori della socialdemocrazia in Lituania e in Polonia. Dal 1906 membro del Comitato centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. La sua fede nella causa della classe operaia, e nel comunismo non venne mai meno malgrado le numerose carcerazioni, le condanne ai lavori forzati e all’esilio. Le sue audaci fughe dal confino lo restituivano nuovamente alla lotta: sulle barricate e in clandestinità, nel lavoro di elaborazione teorica, agitazione, propaganda, e organizzazione. Durante la rivoluzione d’Ottobre fece parte del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado e fu uno dei dirigenti dell’insurrezione. Fu chiamato da Lenin, che lo qualificò “giacobino proletario” a dirigere la Commissione Straordinaria di tutta la Russia (Čeka), creata dal Consiglio dei commissari del popolo per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e la speculazione. Dzeržinskij, in questo difficile compito, tenne fede a quelle che egli stesso indicava come le qualità indispensabili di un čekista: “un cuore ardente, mente fredda e mani pulite”. Nei i terribili e sanguinosi anni in cui l’intervento delle potenze imperialiste e la guerra civile misero in pericolo l’esistenza stessa del giovane Stato sovietico, Dzeržinskij impegnò tutte le sue energie gettando la sua organizzazione nella difesa dei confini, nella lotta contro le truppe mercenarie dei Bianchi, nella caccia allo spionaggio straniero. La stessa completa dedizione Dzeržinskij mise al servizio dei compiti del “tempo di pace” per risollevare la Russia sovietica dalle rovine, dalla carestia, dalla fame. Eletto alle più alte cariche del governo e del partito, egli e la sua organizzazione assunsero nuovi, importanti compiti: dall’assistenza e recupero fisico e morale dei bambini e degli adolescenti rimasti senza famiglia e senza casa, alla difficile organizzazione dei trasporti ferroviari, essenziale per l’approvvigionamento dell’immenso paese. Come presidente del Consiglio per l’economia popolare dell’URSS, Dzeržinskij condusse la lotta per la ricostruzione e lo sviluppo dell’industria metallurgica e dell’industria pesante, affinché – come aveva previsto Lenin – “la Russia della NEP si trasformasse nella Russia socialista”, indipendente economicamente e politicamente dalle potenze imperialiste. La morte prematura lo colse nel fuoco della sua ultima battaglia in difesa dell’unità del partito e della linea leninista, nel compimento di quello che egli considerava un dovere non imposto ma profondamente sentito come “una necessità organica”. Dovere a cui aveva deciso, fin dalla prima giovinezza, di dedicare la sua intelligenza, la sua volontà, le sue energie, sempre anteponendo l’interesse della classe operaia a qualsiasi sentimento ed esigenza personale.
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Chiedi all'utente Feliks da cosa deriva il suo nick

Malaparte
27-11-12, 17:35
Chiedi all'utente Feliks da cosa deriva il suo nick

Quando era ancora un folle bolscevico rivoluzionario, coi suoi sogni di gioventù

Troll
27-11-12, 20:28
Quando era ancora un folle bolscevico rivoluzionario, coi suoi sogni di gioventù
lo è ancora

reazionario sono io che voglio narcotizzare le moltitudini col welfare dalla culla alla tomba

amaryllide
01-12-12, 08:26
lo è ancora

reazionario sono io che voglio narcotizzare le moltitudini col welfare dalla culla alla tomba

da quando il bolscevismo è contrario al welfare?

Troll
01-12-12, 09:45
da quando il bolscevismo è contrario al welfare?

il bolscevismo vuole proverbialmente il potere politico del proletariato

accrescere le possibilità di consumo delle persone che in questo modo possono permettersi gingilli e vacanze senza preoccuparsi di modificare i rapporti di dominio è la cosa più controrivoluzionaria che esista

amaryllide
06-12-12, 01:21
il bolscevismo vuole proverbialmente il potere politico del proletariato

accrescere le possibilità di consumo delle persone
il welfare state esiste solo per far consumare la gente? Fottuto capitalista di Stalin, che garantì al suo popolo un welfare state di primo livello! :D

Gianky
08-12-12, 11:22
il welfare state esiste solo per far consumare la gente? Fottuto capitalista di Stalin, che garantì al suo popolo un welfare state di primo livello! :D

Avercelo in eterno il Welfare che fa consumare la gente. Certe persone pensano a come era bello il "buon tempo antico" quando i consumi erano pochi e la gente crepava di fame.

Gianky
08-12-12, 11:23
Un’appassionante e dettagliata biografia del grande rivoluzionario internazionalista. Dzeržinskij fu uno degli organizzatori della socialdemocrazia in Lituania e in Polonia. Dal 1906 membro del Comitato centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo. La sua fede nella causa della classe operaia, e nel comunismo non venne mai meno malgrado le numerose carcerazioni, le condanne ai lavori forzati e all’esilio. Le sue audaci fughe dal confino lo restituivano nuovamente alla lotta: sulle barricate e in clandestinità, nel lavoro di elaborazione teorica, agitazione, propaganda, e organizzazione. Durante la rivoluzione d’Ottobre fece parte del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado e fu uno dei dirigenti dell’insurrezione. Fu chiamato da Lenin, che lo qualificò “giacobino proletario” a dirigere la Commissione Straordinaria di tutta la Russia (Čeka), creata dal Consiglio dei commissari del popolo per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e la speculazione. Dzeržinskij, in questo difficile compito, tenne fede a quelle che egli stesso indicava come le qualità indispensabili di un čekista: “un cuore ardente, mente fredda e mani pulite”. Nei i terribili e sanguinosi anni in cui l’intervento delle potenze imperialiste e la guerra civile misero in pericolo l’esistenza stessa del giovane Stato sovietico, Dzeržinskij impegnò tutte le sue energie gettando la sua organizzazione nella difesa dei confini, nella lotta contro le truppe mercenarie dei Bianchi, nella caccia allo spionaggio straniero. La stessa completa dedizione Dzeržinskij mise al servizio dei compiti del “tempo di pace” per risollevare la Russia sovietica dalle rovine, dalla carestia, dalla fame. Eletto alle più alte cariche del governo e del partito, egli e la sua organizzazione assunsero nuovi, importanti compiti: dall’assistenza e recupero fisico e morale dei bambini e degli adolescenti rimasti senza famiglia e senza casa, alla difficile organizzazione dei trasporti ferroviari, essenziale per l’approvvigionamento dell’immenso paese. Come presidente del Consiglio per l’economia popolare dell’URSS, Dzeržinskij condusse la lotta per la ricostruzione e lo sviluppo dell’industria metallurgica e dell’industria pesante, affinché – come aveva previsto Lenin – “la Russia della NEP si trasformasse nella Russia socialista”, indipendente economicamente e politicamente dalle potenze imperialiste. La morte prematura lo colse nel fuoco della sua ultima battaglia in difesa dell’unità del partito e della linea leninista, nel compimento di quello che egli considerava un dovere non imposto ma profondamente sentito come “una necessità organica”. Dovere a cui aveva deciso, fin dalla prima giovinezza, di dedicare la sua intelligenza, la sua volontà, le sue energie, sempre anteponendo l’interesse della classe operaia a qualsiasi sentimento ed esigenza personale.
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Un grande rivoluzionario. Tanto di cappello.