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Unghern Kahn
26-07-09, 15:29
Ripubblico quì un vecchio ma sempre interessante articolo "Il Comunismo Aristocratico" di Maurizio Lattanzio, tratto dal sito di Avanguardia.

Cosa ne pensate? E' compatibile con l'idea eurasiatista?

Unghern Kahn
26-07-09, 15:33
Il comunismo aristocratico
Maurizio Lattanzio

Il progetto politico-culturale "Eurasia-Islam" non è solo il superamento del neofascismo (non ci è voluto poi molto ...) o delle sgangherate categorie destra-sinistra (è un vecchio ritornello stracciapalle ...), bensì dello stesso fascismo europeo, del quale attualizza le potenzialità rivoluzionarie irrisolte del radicalismo popolare antiplutocratico e le potenzialità tradizionali incomprese che attengono alla ierocrazia razziale comunistico-aristocratica ispirata all'Ordine di Sparta e trasferita, secondo conformi moduli espressivi, nell'epoca delle masse.

La Comunità Politica di Avanguardia
Un'organizzazione sociale, economica e finanziaria deve innanzitutto essere conforme ad un principio essenziale: l'elemento economico (attinente all'ordine dei mezzi, quindi caratterizzato dalla strumentalità) deve essere subordinato al principio politico (attinente all'ordine del fine).
Fatta questa premessa, è necessario ora tratteggiare le linee essenziali e le articolazioni strutturali inerenti all'organizzazione economica e sociale dello Stato.
Potrà sembrare strano che -mentre ci troviamo a fronteggiare l'esigenza primaria di garantire la sopravvivenza della nostra specie si indulga alla delineazione di modelli organizzativi economico-sociali.
Innanzitutto noi riteniamo necessario potenziare e irradiare totalmente lo spettro teorico che accoglie ed esprime la nostra alterità razziale, al fine, quanto meno, di tramandare incisivi e laceranti strumenti politico-culturali ai Camerati che ci seguiranno e che continueranno la nostra lotta perpetuando I'ontologia della comunità di popolo nella quale ci riconosciamo. Ma, cosa oggi forse più importante, è altrettanto necessario indicare degli orizzonti che, prescindendo dalla più o meno immediata attuabilità pratica, contribuiscano a rompere, a recidere le radici malate lungo le quali corre il riflesso condizionato che, consapevolmente o meno, può ancora indurci a prestare orecchio agli echi di parole d'ordine che furono e sono della destra.
Il modello organizzativo che fisseremo e che cercheremo soprattutto di motivare nelle sue valenze tradizionali, ha dunque una considerevole efficacia di «provocazione» politico-psicologica, pur non venendo meno ad una rigorosa conformità ed omogeneità rispetto alla cultura della tradizione.
L'organizzazione statuale si configura come Stato popolare, forma di comunismo aristocratico di tipo spartano e di ispirazione platonica, caratterizzato dall'abolizione della proprietà privata in ogni sua forma di manifestazione.
Non bisogna innanzitutto confondere l'organizzazione comunistica della sfera economica con il socialismo marxista, le cui proposizioni, a loro volta, possono benissimo esplicarsi anche nel quadro di una società che non sia nè integralmente nè strutturalmente comunistica. [1]
Di solito il termine «comunismo» si riferisce a ideologie che affermano concezioni fondate sulla statalizzazione del ciclo produzione-consumo; la terra e i mezzi di produzione sono proprietà dello Stato e possesso del popolo che ne usa in funzione degli obiettivi fissati dalle autorità centrali mediante lo strumento costituito dalla pianificazione dei bisogni e delle fruizioni.
Oggi il termine comunismo viene automaticamente associato all'ideologia marxista quale sua necessaria conseguenza nel dominio socio-economico. È una sorta di riflesso condizionato che induce a considerare il regime comunistico della proprietà e del diritto come monopolio esclusivo del marxismo. Tale riflesso è indubbiamente sollecitato dall'incontestabile rilevanza assunta dall'ideologia marxista, che, del resto, ha applicato questo schema sociale ed economico nel corso della sua vicenda storico-politica dell'ultimo secolo. Ma ciò non deve trarre in inganno: è bene sapere che elaborazioni teoriche ed applicazioni pratiche di tipo comunistico risalgono ad epoche ben anteriori rispetto alla nascita alla nascita del socialismo marxista.
Oltre al regime comunistico vigente nella Sparta dorica, va innanzitutto ricordato il «comunismo platonico» teorizzato appunto da Platone ne “Lo Stato”.
Ne “Lo Stato” di Platone il regime comunistico è addirittura un privilegio spettante -in armonia con la superiore funzione- ai custodi (fylakes), cioè ai primi due ceti formati dai sapienti e dai guerrieri, con rigida esclusione degli artigiani e dei contadini. Il regime comunistico spettante ai custodi non si riferisce solo alla proprietà, ma si estende anche alle famiglie, al fine di cementare l'assoluta coesione etica e l'altrettanto assorbente dedizione al bene comune dei membri del sodalizio aristocratico. I rapporti tra giovani e anziani -ognuno dei quali potrebbe essere rispettivamente il figlio o il padre dell'altro- saranno radicati su di un solido tessuto solidaristico alimentato dalla disindividualizzazione dei vincoli di sangue, integralmente estesi all'intera comunità degli aristocrati. Le unioni saranno disciplinate dallo Stato conformemente alle regole dell'eugenetica, mentre le donne (le femministe sono giunte in ritardo ...), che affideranno ben presto i loro figli ai modelli educativi impartiti nelle organizzazioni dello Stato, potranno riprendere la loro attiva partecipazione alla vita pubblica. È una ascesi verticale, un volo imperiale, un radicale superamento dell'intreccio soffocante fatto di possessivismo e gelosia, ipocrisie e convenzioni, che caratterizza i rapporti interpersonali nella decomposta e degradata famiglia borghese.
«Un giorno gli operai vivranno come i borghesi, ma al di sopra di essi, più povera e più semplice, la casta superiore. Essa possiederà la potenza». [2]
È un comunismo aristocratico ed ascetico, antidemocratico ed antiegualitario, che, comunque, non avrà più un completo riscontro nelle raffigurazioni di società comunistiche non marxiste o città ideali fiorite in periodo rinascimentale o in margine al cristianesimo originario.
Nel secondo libro della sua opera principale, “Utopia”, Tommaso Moro descrive i profili ideali della repubblica perfetta. È la repubblica di Utopia, nella quale è abolita la proprietà privata e l'uso dei beni è concesso ad ognuno conformemente ai propri bisogni. È soppresso anche l'uso del denaro, poichè i beni sono stimati per il loro intrinseco valore e non come merce di scambio; ciò al fine di evitare processi di tesaurizzazione e fenomeni di speculazione. Il lavoro è un dovere sociale per tutti, mentre le leggi sono poche, semplici e di facile interpretazione per chiunque. In Utopia ognuno professa liberamente la religione che vuole, ma tutti ammettono l'esistenza di un essere supremo, l'immortalità dell'anima, il premio per la virtù e il castigo per il vizio.
Alla Città del Sole -notevolmente influenzata dai modelli statuali di Platone e Tommaso Moro- Tommaso Campanella affida le sue aspirazioni relative alla politica «renovazion del secolo».
I solari vivono in una repubblica -la "Città del Sole"- retta da un re-sacerdote, il «Metafisico», e da tre magistrati (Pan, Sir, Mor), cioè potenza, sapienza e amore, simboleggianti i tre fondamentali attribuiti dell'Essere teorizzati nella "Metaphysica". I solari seguono una religione naturale ed hanno in comune la proprietà e le donne, mentre la procreazione dei figli è disciplinata da norme eugenetiche. Secondo Campanella l'educazione deve fondarsi sull'esperienza e su prove di selezione attitudinale e non sui libri, mentre la sua concezione politica si fonda su di una visione etico-religiosa e cosmico-magica dell'universo.
Nel XVIII secolo Morelly ritiene che la proprietà privata abbia rotto l'armonia dello stato di natura, della cui esistenza storica Morelly, al contrario di Rousseau, era convinto. Nello stato di natura regnano la più completa uguaglianza (con Morelly ci troviamo di fronte a una teorizzazione comunistica che, pur non essendo marxista, è comunque già egualitaria) e la comunità dei beni; l'introduzione della proprietà privata corrompe i costumi degli uomini e ne cancella le naturali disposizioni. Il nuovo stato di natura -la cui configurazione comunistica è tratteggiata nella Basiliade e nel Codice- sarà caratterizzato dalla valorizzazione dell'agricoltura e dell'artigianato, mentre leggi suntuarie impediranno l'eccessiva accumulazione di ricchezza e gli effetti corruttori del lusso. L'influenza di Morelly sarà notevole nei confronti dell'ala più radicale della rivoluzione francese e sul successivo socialismo utopistico.
Charles Fourier accusa filosofi e politici di venerare due scellerate istituzioni della società: il commercio privato e la famiglia. Entrambe sarebbero basate sull'incoerenza, ossia sulla frammentazione della società in piccoli nuclei ostili e concorrenti, nonchè sulla menzogna.
Il commercio è il cancro dell'economia in quanto rappresenta un'attività parassitaria e fraudolenta, atta a creare le condizioni favorevoli ad ogni attività e manovra speculativa, mentre l'anarchia della produzione e della circolazione, il cosiddetto «libero scambio», è causa delle crisi economiche mondiali.
Per quanto riguarda la famiglia borghese, basata sull'egoismo di coppia e sul matriarcato, essa è il ricettacolo dell'ipocrisia e della convenzione, della sterilizzazione delle passioni e della meschinità dei sentimenti (logico avvilente epilogo di una umoristica pretesa di eternità [sic!] fondata su di un «si» pronunciato davanti ad un prete o ad un sindaco). Ci si consenta di sottolineare che oggi la famiglia è questo, mentre, causa «mancanza di padri», è ormai estinta qualsiasi funzione educativa della famiglia nei confronti dei figli, ai quali si trasmettono solo egoismo, viltà e opportunismo. Essi non potranno essere che dei deboli. La famiglia borghese? Una carcassa in putrefazione ...
Per Fourier il «lavoro attraente» deve svolgersi all'interno di comunità denominate «falansteri», le quali saranno costituite da un numero di persone non superiore a 1600. Esse dovranno svolgere attività legate per lo più al territorio circostante, ma tali da prevedere anche una piccola parte di industria e di lavoro artigianale. Ostile ad ogni forma di socialismo egualitario e moralistico, Fourier pensava che non bisognasse sopprimere la proprietà privata e la disuguaglianza sociale (il reddito di ciascun societario è proporzionato al suo lavoro, al suo talento e ai capitali eventualmente investiti), ma ciò non avrebbe dovuto comportare il recupero di forme di concorrenza e sfruttamento legate alla proprietà privata borghese.

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Unghern Kahn
26-07-09, 15:34
Lo Stato popolare dovrà costituire il tessuto organizzativo-istituzionale che accompagni l'opera di formazione dell’«uomo nuovo», preziosa sostanza cellulare del mai estinto aureo filone della razza ario-europea. Occorrerà frantumare e sbriciolare i supporti politici, sociali ed economici che alimentano -in qualità di solide piattaforme- i processi di ricambio delle oligarchie borghesi e plutocratiche che egemonizzano i regimi democratico-parlamentari.
Legami clientelari -rigogliosamente e prepotentemente intessuti in società dove l'uomo è latitante ed il verme predominante- annodati intorno alle burocrazie di Stato, di partito e di sindacato; consolidati status sociali borghesi (poichè si ha un bel dire che la borghesia è prima di tutto una mentalità -e su questo siamo d'accordo- ma non è solo questo, poichè essa si esprime simultaneamente anche nella detenzione del potere e del privilegio da parte di stratificazioni sociali ben definite, concrete e socio-economicamente individuate); potenti e condizionanti concentrazioni di ricchezza economico-finanziaria comunque acquisite, sono le batterie nelle quali e attorno alle quali (ci sono anche e soprattutto i pesci-pilota) vengono allevati e dalle quali, successivamente, incastrati all’ingrasso all'interno delle strutture dello Stato democratico, gli affermatori o, meglio, i servi che assicureranno l'egemonia sociale del partito unico della borghesia.
Si tratta di gregariato spacciato fraudolentemente per classe dirigente, la cui unica opacissima parvenza di identità è conferita artificiosamente dall'adesione alle convenzioni sociali, alle parole d'ordine delle mode culturali e a quel dominio dell'apparenza nel quale consiste e trova sanzione e riconoscimento la micromorale utilitarista e i criteri di valutazione quantitativi e materialistici dell'«ultimo uomo». E qui ci riferiamo all'insetto travestito con grottesche maschere sociali, che, nella società borghese, sia pure tra mille sforzi, sembrano conferirgli un sembiante più o meno umano.
Nello Stato popolare la formazione dell'aristocrazia politica fluisce al di fuori di qualsiasi condizionamento economico e sociale promanante dalla società civile. La qualità dell'uomo andrà commisurata alla capacità di adesione ad una visione del mondo centrata su valori etici e, ove si pongano le condizioni spirituali.
AI rapporto borghesia-società, cioè alla relazione intercorrente tra occupante e spazio di occupazione, si sostituirà il rapporto Stato-Comunità di Popolo, laddove il primo è I'evocatore e la seconda è l'ambito sociale a cui si rivolge la chiamata dello Stato, alla quale solo una minoranza di eletti risponderà, anzi, meglio, potrà rispondere, al fine di assicurare il necessario, fisiologico, ricambio organico all'aristocrazia politica del popolo.
Inseriti nelle organizzazioni popolari dello Stato, i membri della comunità, fin dalla prima infanzia, sono posti su di una posizione di parità di condizioni sulle quali non incidono, in una parola non pesano, precostituiti status economico-sociali più o meno favorevoli o posizioni di privilegio comunque acquisite. L'impossibilità tecnica -garantita dall'ordinamento comunistico, che, però, deve coniugarsi con la nascita di un nuovo tipo umano- di accumulare individualmente beni economici strumentali e di consumo, impedisce che i membri dello Stato popolare definiscano il loro rango nell'ambito delle strutture statuali sulla base del possesso di ricchezze materiali. Si svilupperà quindi un processo di differenziazione gerarchica, radicata sulla diversa natura fisica, intellettuale, etica e spirituale (meglio ancora: razziale) di ognuno. Non offensive disuguaglianze basate sulla ricchezza e sulla provenienza sociale, ma autentiche gerarchie qualitative fondate su di una diversa morfologia ontologica.
L'organizzazione comunistica dello Stato popolare dovrà costituire spazi assolutamente liberi rispetto ai meccanismi e alle dinamiche contrattuali e mercantili che caratterizzano la società borghese, ovvero dovrà suscitare i presupposti tecnico-strutturali idonei ad integrare l'opera di disintossicazione con cui l'uomo sarà liberato dai veleni inoculati dall'etica mercantile giudeo-borghese. Necessario l'abbattimento dei pilastri sui quali I'«era economica» si è consolidata e ha prosperato, individuando e distruggendo le istituzioni economiche e sociali che, oggettivamente, hanno costituito I'humus nel quale il partito unico della borghesia ha articolato la propria dittatura egemonica.
Uno Stato che voglia realizzare la sua essenza aristocratica e gerarchica al fine di consentire ai suoi membri di vivere un'esistenza organica, non può prescindere da soluzioni radicali che, situandosi oltre il nichilismo, cancellino le formule economiche mercantili: «... deve essere isterilito I'ambiente da cui il borghese trae vita: ecco il motivo di un ordinamento economico comunistico!». [3]

Unghern Kahn
26-07-09, 15:34
Il regime comunistico dei beni avrà il compito di eliminare il diaframma economico e contrattuale che, dopo l'affermazione della borghesia, è l'unico nesso di collegamento che ponga in relazione un uomo con un altro. La soppressione delle articolazioni strutturali del capitalismo, una volta confinata l'economia in un'area marginale ed inessenziale (dunque: strumentale), creerà uno spazio libero tale da consentire all'uomo di raccogliere ed esprimere la sua reale dimensione etico-spirituale. L'inesistenza di fini individualistici estranei allo Stato, renderà naturale e conseguenziale l'abolizione del regime di titolarità privata dei mezzi di produzione, della ricchezza immobile e della concentrazione finanziaria, elementi e interessi oggettivamente estranei rispetto ai fini dello Stato.
Si dovrà però convenire che la funzione esercitata dalla proprietà privata nella civiltà classica o in quella romano-germanica medioevale [4] non fosse quella attribuitale nelle società borghesi: cioè di una entità economica e quantitativa oggetto di sfruttamento produttivo, procacciatrice di benessere materiale e denaro, passaporto che permette di arrampicarsi sulla scala dei cosiddetti (sic!) «livelli sociali». Inoltre non si può negare che il quadro economico, qualificato da un equilibrato rapporto tra produzione e consumo, non fosse certo quello dell'odierna «demonia produttivistica», ma, invece, presentasse singolari analogie e sintonie con quello che, oggi, potrebbe attuarsi anche nel quadro di una economia comunistica.
La proprietà privata, se non per il pensiero liberaldemocratico (vedi Locke), non ha mai rappresentato un valore a se stante: non ha mai avuto un crisma di «sacralità» e di inviolabilità; non ha mai posseduto un'autonoma, intrinseca essenza tale da conferirle un valore che la innalzi oltre la destinazione meramente strumentale. Che sia ben chiaro: noi nichilisti-rivoluzionari non abbiamo feticci da idolatrare, e la proprietà privata è senz'altro uno degli idoli del mondo borghese. Essa è oggi la proiezione organizzativa e strutturale del frazionismo individualistico-borghese. Per noi il regime giuridico a cui sono assoggettati i beni materiali è funzione dipendente, -dunque: relativa e strumentale- della categoria del Politico, la quale non ammette e non tollera l'esistenza di grandezze assolute e intoccabili sul piano contingente della sfera socio-economica.
«Sul principio si avevano beni perchè si era potenti. Ora si è potenti perchè si ha denaro. Solo il denaro innalza lo spirito su di un trono. Democrazia significa identità perfetta tra denaro e potere». [5]
Prima proprietà e ricchezza seguivano posizioni di potere qualificate da forme di grandezza interiore; ora le posizioni di potere seguono la consistenza del patrimonio economico e finanziario, acquisibile con le doti tipiche della mentalità bottegaia giudeo-borghese.
Esisteva dunque un organico e immateriale legame tra personalità e proprietà, tra funzione svolta e ricchezza, tra la dignità personale e il possesso dei beni. Ciò, conferendo all'economia un senso che la trascendeva, le impediva di autonomizzarsi e di costituirsi ragione a se stessa, cioè obiettivo che sovrasta, soffoca e irride ogni forma di dignità, di aspirazione e di sensibilità.
Queste osservazioni dovrebbero essere sufficienti a dimostrare l'infondatezza di eventuali contestazioni mosse da chi dovesse ravvisare nell’utopia comunistico-aristocratica dello Stato popolare una goffa imitazione dei regimi socialisti, più o meno reali, di ispirazione marxista.
Ma, per rigore espositivo, è bene intendersi sul termine comunismo.
Comunismo, nell'accezione marxista, non è comproprietà, poichè questa è un modo di essere della proprietà privata, assimilabile al concetto di «communio» elaborato dal diritto romano. Solo una persona o una comunità di persone o un'entità avente contenuto ontologico [6] possono essere titolari di una proprietà.
Lo stato socialista, che, secondo, Lenin, è destinato a finire «nella spazzatura della storia», non può essere titolare dei beni della nazione, poichè esso è una mera sovrastruttura, priva di un'essenza che possa farne una realtà ideale di tipo platonico. Per i marxisti lo stato è un apparato burocratico-repressivo, uno strumento utile durante la fase di transizione nel corso della quale dovrebbe avvenire il passaggio dal socialismo al comunismo. Quindi, nelle società marxiste, l'abolizione della proprietà privata è in realtà espropriazione della proprietà del popolo a vantaggio dell'oligarchia tecnico-burocratica, nelle cui mani si realizza la coincidenza tra potere politico e potere patrimoniale. Infatti proprietà senza proprietario non esiste: essa è del popolo o dell'oligarchia: la proprietà attribuita a strumenti o a fantasmi giuridici carenti di contenuto umano o ontologico (lo stato marxista) è soltanto un paravento che nasconde la spoliazione del popolo da parte del potere oligarchico, il quale concentra nelle sue mani il monopolio discrezionale dei beni di una nazione.
Nelle concezioni tradizionali, invece, lo Stato è il luogo delle forme ideali, degli archetipi ontologici preesistenti e superiori alla realtà concreta che su di essi è stata modellata. Lo Stato, dunque, «è», non costituisce uno strumento ma un centro reale di potenza che può, di conseguenza, essere titolare della proprietà dei beni della nazione, dei quali concede il possesso ai membri della comunità di popolo, che debbono usarne in conformità al bene comune.

* * *
L'unicità della Tradizione informale [7] si esprime sul piano storico nel quadro di forme tradizionali diverse e molteplici, le quali possono presentare fra loro anche dei caratteri apparentemente contrastanti. Non è quindi escludibile a priori che l'organizzazione economica di un assetto politico ispirato ai valori della Tradizione possa configurarsi in termini comunistici.
Una volta fissata la distinzione fra piano dei Politico e piano dell'economico, quest'ultimo potrà assumere le connotazioni organizzative più diverse. L'essenza spirituale della Tradizione non comporta necessariamente la sua concreta manifestazione in un quadro economico istituzionalmente e organizzativamente determinato a priori. Anche un quadro economico strutturalmente comunistico potrà essere sorretto e alimentato, permeato e informato dai valori tradizionali. La vita economica sarà caratterizzata da rapporti gerarchici e solidaristici, dalla coincidenza tra vocazione e professione, e dalla serena consapevolezza di seguire un'esistenza organicamente correlata con il Tutto e conforme alla propria natura, la quale, a sua volta, permette un cosciente e responsabile apporto al conseguimento dei fini dello Stato.
Lo Stato non è capitalista nè comunista, poichè, riconnettendosi ad un piano di valori trascendenti lo spazio economico, non si identifica nè può essere ricondotto, condizionato o definito da una determinata forma economica organizzata. La differenziazione qualificante va invece ricercata nell'influenza che il principio economico esercita in una società, nell'autonomia decisionale e operativa e nella capacità di controllo che lo Stato detiene rispetto all'economia. Non va certo ricercata nelle diversità di carattere tecnico-organizzativo.
«L'antitesi vera non è dunque quella tra capitalismo e marxismo, ma è quella esistente tra un sistema nel quale l'economia è sovrana, quale pure sia la forma che essa riveste, e un sistema nel quale essa è subordinata a fattori extraeconomici entro un ordine assai più vasto e più compiuto, tale da conferire alla vita umana un senso profondo e di permettere lo sviluppo delle possibilità più alte di essa». [8]
Non c'è conflitto tra sistemi economici tecnicamente considerati ma tra le differenti posizioni che l'economia occupa in una società e tra le diverse strutture interiori dei tipi umani che si pongono di fronte ad essa. Risulta così fittizia la distinzione tra diversi sistemi di produzione e distribuzione dei beni e della ricchezza -riducendosi essa al semplice dominio organizzativo-strumentale- quando il benessere delle masse risulti l'obiettivo ultimo attorno al quale questi sistemi fanno convergere i loro sforzi.
Respingere consapevolmente e non epidermicamente il dogma del determinismo marxista, con cui si pretende di modellare l'uomo e le sue culminazioni spirituali, culturali e politiche sulla base dei rapporti di produzione, significa attribuire fondamentale importanza non alla sfera economica in sè considerata, ma alla posizione da essa occupata, all'influenza da essa esercitata e all'attitudine con cui il singolo si pone di fronte al fatto economico.
Consideriamo dunque il progetto comunistico-aristocratico dello Stato popolare ormai acquisito nel patrimonio culturale tradizionalistico; anzi, riteniamo auspicabile una elaborazione culturale che conferisca ulteriore spessore teorico a questa soluzione organizzativa.
Non bisogna porre alcuna pregiudiziale nei confronti delle forme economiche che assumerà la futura Restaurazione tradizionalista; al suo interno, anche lo schema organizzativo dello Stato popolare potrà proporsi come soluzione funzionale.

Maurizio Lattanzio

Unghern Kahn
26-07-09, 15:35
Note:
1) Il pensiero marxiano mira alla costruzione di un sistema socio-economico basato sull'attribuzione indifferenziata ed egualitaria del benessere materiale (benessere di cui, all'epoca della speculazione di Marx, nelle società borghesi godevano solo alcune classi sociali) all'intera società civile, nella prospettiva dell'estinzione dello Stato, della completa omogeneizzazione sociale e dell'eguaglianza economica ... In Svezia, Norvegia, Danimarca, ad esempio, si è realizzato -in quadro strutturalmente diverso da quello immaginato da Marx- il sogno messianico della «società senza classi» vagheggiata dall'intellettuale giudeo. In queste queste società sono praticamente scomparse le differenze sociali o di classe, mentre il godimento generalizzato dei beni materiali e dei servizi sociali ha largamente valicato il confine del superfluo, nell'ambito di un sistema sociale caratterizzato dalla presenza di una sterminata, grassa e soddisfatta (anche se I'alcoolismo e i suicidi hanno una rilevante incidenza) borghesia di massa, irretita e ottusa da un narcotizzante materialismo pratico che non è certo così assorbente nelle società del cosiddetto «socialismo reale». Non esiste una questione sociale, mentre la religione protestante, lungi dall'essere I'«oppio dei popoli», è il lievito che permette alle masse borghesi di sublimare nei Vangeli la visione mercantile, utilitarista e materialista della vita ... Marx avrebbe potuto desiderare di più?
2) Friedrich Nietzsche, “La volontà di potenza”;
3) F. G. Freda, “La disintegrazione del Sistema”, Ed. di Ar, Padova 1980. L'ambiente è l'insieme delle condizioni fisiche, chimiche, biologiche in cui si sviluppa la vita di una comunità di organismi. Nella società democratica, I'ambiente è l'insieme delle condizioni o circostanze istituzionali e strutturali, dei meccanismi economici e sociali, che consentono al borghese di agitarsi coerentemente con la propria mentalità mercantile. Banche e industrie private, contratti e usura, libera iniziativa economica e proprietà privata, rappresentano i veicoli giuridico-istituzionali strutturalmente e funzionalmente adeguati all'espansione infettiva e all'attuazione operativa della forma mentis borghese-capitalista. La soppressione di queste istituzioni economiche e di queste formule giuridiche determinerà il disarmo materiale del borghese, privandolo del supporto strumentale idoneo ad attivare le sue potenzialità mercantili. É, insomma, la sterilizzazione dell'ambiente, alla quale, però, dovrà organicamente accompagnarsi un'efficace terapia volta a debellare la mentalità borghese, favorendo, nel contempo, la nascita e l'affermazione dell'«uomo nuovo».
4) Tra gli antichi Germani, così come nella civiltà classica e in quella romano-germanica medioevale, la proprietà -permeata da valori spirituali, religiosi ed etici ed organicamente integrata nel tessuto sociale- concorre funzionalmente alla conservazione dell'equilibrio economico della comunità del popolo.
La Sippe (corrispondente alla gens romana) degli antichi Germani, conosciuti e descritti da tacito nel suo “De origine, situ, moribus et populis Germaniae”, riunisce in un quadro di rapporti sociali solidaristici un gruppo organico di famiglie discendenti da comuni antenati di stirpe divina. All'interno della Sippe il singolo non esiste quale soggettività individualistica di diritto, ma radica la propria identità individuale nel gruppo di cui è parte organica integrante. I membri del gruppo gentilizio coltivano gli appezzamenti di terra circostanti, i quali non costituiscono una proprietà individuale ma appartengono solidalmente, come del resto le foreste e i pascoli, alla Sippe. Fustel De Coulanges (“La città antica”, Sansoni ed.) scrive: «Noi conosciamo il diritto romano dell'epoca delle XII Tavole; è chiaro che in quest'epoca l'alienazione della proprietà era permessa. Ma ci sono le ragioni le quali fanno pensare che, con riferimento all'epoca originaria della Romanità, la terra fosse sottoposta ad un regime giuridico di inalienabilità». Il proprietario di un bene fondiario non è mai un singolo, ma una famiglia o una stirpe: «L'individuo -scrive De Coulanges- riceve la terra solo in possesso: essa infatti appartiene anche a quelli che sono morti e a quelli che nasceranno». Nel Medioevo romano-germanico il regime della proprietà è fondato sul beneficio, il quale è la concessione di un determinato territorio da parte del signore feudale o del sovrano ad un vassallo a lui subordinato, nel quadro di un ordine gerarchico piramidale a contenuto spirituale ed etico. Questa concessione non riguarda diritti di proprietà ma solo l'usufrutto del bene (terre e castelli). In cambio il vassallo -oltre a fornire determinati contributi di carattere economico (prodotti della terra ecc.)- giura fedeltà personale al suo signore per il quale si impegna a combattere in caso di guerra.
5) Oswald Spengler, “II tramonto dell'Occidente”, Mondadori, Milano 1970.
6) «Ontologia» è un termine introdotto nel vocabolario filosofico a partire dal XVII secolo per indicare la «scienza dell'essere», compito che Aristotele assegna alla filosofia prima o metafisica. L'espressione «contenuto ontologico» può essere riferita ad un'entità che «è» in quanto oggetto di studio da parte dell'«ontologia». L'essenza -dunque: la realtà- può costituire il fondamento della titolarità di un bene economico. La proprietà di un bene non è dunque prerogativa esclusiva di una persona fisica o di una comunità di persone, ma può essere attribuita ad ogni entità che -al di là della fictio iuris della persona giuridica (sic!)- abbia un'essenza e, quindi, «contenuto ontologico».
7) La Tradizione informale, il cui piano si situa in una dimensione cosmica trascendente, è costituita da un'unica essenza; essa si manifesta, svolge e attualizza sul piano storico nel quadro di forme tradizionali organicamente differenziate, e, quindi, adeguate alla mentalità e alle disposizioni spirituali delle comunità a cui essa si rivolge. La Tradizione informale è il Principio metafisico non-manifestato o totalità della Possibilità Universale. La manifestazione del principio metafisico comporta un processo di determinazione nel quadro di una forma spazialmente, temporalmente e storicamente delimitata. La Tradizione informale si differenzia e formalizza nel modo di espressione, ma è unica nell'essenza trascendente.
8) Julius Evola, “Gli uomini e le rovine”, Ed. Volpe, Roma 1972.

Spetaktor
27-07-09, 18:33
Grazie di averlo postato, l'ho riletto con piacere.
Posso dire solo che per quanto "fascinoso" e "dottrinariamente giusto" la trovo una soluzione poco praticabile, se non in tempistiche millenarie.
Vedo molto più praticabile, nei tempi moderni, il nazionalcomunismo di Terracciano, d'acciaio, "numeroèpotenza", lucido geopoliticamente.

amerigodumini
27-07-09, 20:24
http://www.opinionepubblica.com/images/site/forattini.jpg

Unghern Kahn
15-01-10, 14:11
http://www.opinionepubblica.com/images/site/forattini.jpg


mah :conf: Persa una buona occasione per non postare :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 16:45
C'è un pregiudizio verso Marx (e dunque anche Engels, mai espressamente chiamato in causa comunque) che onestamente mi lascia perplesso. Non l'avevo mai letto e non pensavo fosse così forzato sul piano politico. Diciamo che è corretto e integrativo lo scopo, ma c'erano ancora strascichi "evoliani" e "destrorsi" nel suo sviluppo. Per fortuna oggi Lattanzio non dice proprio le stesse identiche cose che diceva allora.

Unghern Kahn
15-01-10, 18:03
Se proprio devo dirtela tutta a me personalmente Marx (e pure Engels) hanno sempre fatto venire due palle grosse così. Loro e tutti i teorici marxisti successivi. Comunque poco cambia: erano due ricchi benestanti tedeschi dell'ottocento che si sono divertiti a giocare con le sofferenze della classe proletaria idealizzando una rivoluzione che, a leggere i loro scritti, doveva avvenire principalmente nelle società a capitalismo avanzato (cioè Gran Bretagna e Germania dell'epoca) e che invece avverrà nella Russia mezzo feudale e arretrata a livello industriale e tecnologico degli zar. Per me valgono, in due, meno di niente. Parere personale.

Stalinator
15-01-10, 18:28
Se proprio devo dirtela tutta a me personalmente Marx (e pure Engels) hanno sempre fatto venire due palle grosse così. Loro e tutti i teorici marxisti successivi. Comunque poco cambia: erano due ricchi benestanti tedeschi dell'ottocento che si sono divertiti a giocare con le sofferenze della classe proletaria idealizzando una rivoluzione che, a leggere i loro scritti, doveva avvenire principalmente nelle società a capitalismo avanzato (cioè Gran Bretagna e Germania dell'epoca) e che invece avverrà nella Russia mezzo feudale e arretrata a livello industriale e tecnologico degli zar. Per me valgono, in due, meno di niente. Parere personale.

La tua rilettura è profondamente qualunquista e sinceramente mi lascia perplesso. Credo che sia a destra che a sinistra pochi abbiano letto veramente i testi fondamentali del marxismo, buttandosi a piene mani nelle riletture (spesso fallaci) posteriori del Novecento, specialmente in Europa Occidentale.

José Frasquelo
15-01-10, 18:30
http://www.opinionepubblica.com/images/site/forattini.jpg

Amerigo che diavolo è sto fumetto? :-D

José Frasquelo
15-01-10, 18:32
Se proprio devo dirtela tutta a me personalmente Marx (e pure Engels) hanno sempre fatto venire due palle grosse così. Loro e tutti i teorici marxisti successivi. Comunque poco cambia: erano due ricchi benestanti tedeschi dell'ottocento che si sono divertiti a giocare con le sofferenze della classe proletaria idealizzando una rivoluzione che, a leggere i loro scritti, doveva avvenire principalmente nelle società a capitalismo avanzato (cioè Gran Bretagna e Germania dell'epoca) e che invece avverrà nella Russia mezzo feudale e arretrata a livello industriale e tecnologico degli zar. Per me valgono, in due, meno di niente. Parere personale.

Concetto un po' estremizzato, ma tutto sommato condivisibile. Marx lo trovo utile per le analisi socio-economiche, ma come teorico politico lo si può benissimo lasciar perdere.

Unghern Kahn
15-01-10, 18:33
La tua rilettura è profondamente qualunquista e sinceramente mi lascia perplesso. Credo che sia a destra che a sinistra pochi abbiano letto veramente i testi fondamentali del marxismo, buttandosi a piene mani nelle riletture (spesso fallaci) posteriori del Novecento, specialmente in Europa Occidentale.

E difatti ho espresso semplicemente un parere personale. Comunque, se proprio vuoi che te lo dica, di leggermi Marx e quell'altro onestamente neanche mi passa per il cervello. Non l'ho letto a 18 nè inizierò a leggerlo a 28 anni per due motivi: sono teorie sorpassate e inattuali in massima parte e poi sono un ex fiammista quindi la mia preparazione politica è decisamente diversa da chi, come te, ha scelto marx, engels e tutto il resto dei fossili marxisti.

Questo ovviamente non pregiudica che possiamo andare d'accordo su molte questioni di politica internazionale (quella attuale non quella dell'epoca di marx, di lenin o di stalin ovvio :D ) nè che possiamo definirci entrambi a favore di un impero eurasiatico. :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 18:41
E difatti ho espresso semplicemente un parere personale. Comunque, se proprio vuoi che te lo dica, di leggermi Marx e quell'altro onestamente neanche mi passa per il cervello. Non l'ho letto a 18 nè inizierò a leggerlo a 28 anni per due motivi: sono teorie sorpassate e inattuali in massima parte e poi sono un ex fiammista quindi la mia preparazione politica è decisamente diversa da chi, come te, ha scelto marx, engels e tutto il resto dei fossili marxisti.

Questo ovviamente non pregiudica che possiamo andare d'accordo su molte questioni di politica internazionale (quella attuale non quella dell'epoca di marx, di lenin o di stalin ovvio :D ) nè che possiamo definirci entrambi a favore di un impero eurasiatico. :ciaociao:

Allora sono un tuo ex collega.
Se sono teorie sorpassate dovresti prima stabilirlo andandole a leggere.
Comunque il CPE vedo che sta rischiando di raccogliere il testimone di Tilgher e di Avanguardia: superamento a chiacchiere, irretimento nelle amenità destroidi nei fatti

Unghern Kahn
15-01-10, 18:41
Concetto un po' estremizzato, ma tutto sommato condivisibile. Marx lo trovo utile per le analisi socio-economiche, ma come teorico politico lo si può benissimo lasciar perdere.

Un pò come, per certi aspetti, alcune prese di posizione di Evola che però, a mio avviso, rimane pur sempre uno dei più importanti teorici europei del Novecento (anche qui come studioso della Tradizione e un pò meno come "politico" vero e proprio) :giagia:

Unghern Kahn
15-01-10, 18:48
Allora sono un tuo ex collega.
Se sono teorie sorpassate dovresti prima stabilirlo andandole a leggere.
Comunque il CPE vedo che sta rischiando di raccogliere il testimone di Tilgher e di Avanguardia: superamento a chiacchiere, irretimento nelle amenità destroidi nei fatti

Guarda posso solo risponderti che, a quanto avevo capito, questo doveva essere il forum eurasiatista. Ora non mi sembra che sia un mistero per nessuno che l'editore di questa rivista, Eurasia, sia Claudio Mutti e che molti fra i redattori e anche gli ex siano stati o abbiano militato in ambienti dell'estrema destra. Puntualizzo questa cosa non per pignoleria nè mi piace fare il saccente e distribuire patenti di neo/post/a o anti "fascismo" a chicchesia però credo che, al di fuori di quest'area e tranne qualche collaboratore teorico (Preve, La Grassa, Moffa) vi sia stata pochissima adesione tra le file dell'altra sponda politica.
Questo non inficia nè svalorizza l'apporto che ognuno ha dato negli anni a questa ottima rivista di geopolitica nè tantomeno le ottime analisi prodotte.
L'eurasiatismo deve essere il superamento sia della destra che della sinistra. Poi se io ti sono ameno puoi sempre evitare di rispondermi e comunque, ti faccio notare, che questo forum si chiama EURASIATISTI.
Quando e se si chiamerà forum COMUNISTA, NAZIONALCOMUNISTA O NAZIONALBOLSCEVICO allora basta cambiarne il nome e vedrai che non leggerai mai più nessun post del sottoscritto. :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 18:55
Guarda posso solo risponderti che, a quanto avevo capito, questo doveva essere il forum eurasiatista. Ora non mi sembra che sia un mistero per nessuno che l'editore di questa rivista, Eurasia, sia Claudio Mutti e che molti fra i redattori e anche gli ex siano stati o abbiano militato in ambienti dell'estrema destra. Puntualizzo questa cosa non per pignoleria nè mi piace fare il saccente e distribuire patenti di neo/post/a o anti "fascismo" a chicchesia però credo che, al di fuori di quest'area e tranne qualche collaboratore teorico (Preve, La Grassa, Moffa) vi sia stata pochissima adesione tra le file dell'altra sponda politica.
Questo non inficia nè svalorizza l'apporto che ognuno ha dato negli anni a questa ottima rivista di geopolitica nè tantomeno le ottime analisi prodotte.
L'eurasiatismo deve essere il superamento sia della destra che della sinistra. Poi se io ti sono ameno puoi sempre evitare di rispondermi e comunque, ti faccio notare, che questo forum si chiama EURASIATISTI.
Quando e se si chiamerà forum COMUNISTA, NAZIONALCOMUNISTA O NAZIONALBOLSCEVICO allora basta cambiarne il nome e vedrai che non leggerai mai più nessun post del sottoscritto. :ciaociao:

Stavo solo contestando il fatto che l'evolomania ha rappresentato una piaga per un ambiente intero, che per decenni ha visto "massoni" e "complotti" ovunque, senza contare che nel suo stesso mondo si muovevano i peggiori individui legati alla Cia e al sionismo internazionale. La tua risposta su Marx ed Engels (non li vuoi leggere, non l'hai mai fatto e riesci a considerarli vecchi e inutili in tutto e per tutto....magia!) è un tipico segnale di questa tendenza molto triste.
E' chiaro che il CPE sia composto da persone di divere estrazione, ma sono tutte persone che hanno compreso una certa idea di superamento che gli consente di aprirsi mentalmente a tutto. Non mi pare che Mutti abbia deciso di pubblicare un testo di Zjuganov per caso, non conoscendone il ruolo. O no?
Il forum è VOSTRO e io ho massimo rispetto. Temo solo per le giovanissime presenze o le presenze più "webbiane", che potrebbero fraintendere il progetto con un porto di mare per delusi ma nostalgisti dalla destra radicale.

José Frasquelo
15-01-10, 18:58
Allora sono un tuo ex collega.
Se sono teorie sorpassate dovresti prima stabilirlo andandole a leggere.
Comunque il CPE vedo che sta rischiando di raccogliere il testimone di Tilgher e di Avanguardia: superamento a chiacchiere, irretimento nelle amenità destroidi nei fatti

superare la dicotomia non significa mica glorificare Marx :gratgrat:

José Frasquelo
15-01-10, 19:01
Il forum è VOSTRO e io ho massimo rispetto. Temo solo per le giovanissime presenze o le presenze più "webbiane", che potrebbero fraintendere il progetto con un porto di mare per delusi ma nostalgisti dalla destra radicale.

Guarda che Unghern Kahn è un utente come gli altri, nessuno qui parla a nome del CPE, ma ognuno esprime la propria personale opinione. Al massimo dovresti rivolgerti al moderatore del forum, per simili osservazioni.

Stalinator
15-01-10, 19:01
superare la dicotomia non significa mica glorificare Marx :gratgrat:

Nemmeno scartarlo a priori senza nemmeno averlo letto, però. Fossi rimasto a ciò che i mentori destroidi inculcano a riguardo del comunismo, a quest'ora anche io avrei continuato a partecipare al videogioco degli opposti estremisti.

José Frasquelo
15-01-10, 19:02
Un pò come, per certi aspetti, alcune prese di posizione di Evola che però, a mio avviso, rimane pur sempre uno dei più importanti teorici europei del Novecento (anche qui come studioso della Tradizione e un pò meno come "politico" vero e proprio) :giagia:

La gente non sa leggere, non sa pensare con la propria testa, non sa contestualizzare le letture e se la prende con Evola.

José Frasquelo
15-01-10, 19:05
Nemmeno scartarlo a priori senza nemmeno averlo letto, però. Fossi rimasto a ciò che i mentori destroidi inculcano a riguardo del comunismo, a quest'ora anche io avrei continuato a partecipare al videogioco degli opposti estremisti.

Essere contrari al pensiero di Marx non significa che lo si fa, perché si è di Destra. Lo si fa perché lo si giudica obiettivamente, poi ci si può anche sbagliare, ma onestamente non credo.

Stalinator
15-01-10, 19:05
La gente non sa leggere, non sa pensare con la propria testa, non sa contestualizzare le letture e se la prende con Evola.

Sì va be, su Mao, sull'Urss, sul waabitismo e su Nasser scrisse certe stronzate che lasciamo stare.
Di Evola va salvato il ruolo quasi unico di traduttore di Nietzsche e Spengler in Italia, la filosofia della storia (comunque nulla di particolarmente originale) e lo studio delle tradizioni legate all'Asia.

Stalinator
15-01-10, 19:07
Essere contrari al pensiero di Marx non significa che lo si fa, perché si è di Destra. Lo si fa perché lo si giudica obiettivamente, poi ci si può anche sbagliare, ma onestamente non credo.

Se hai studiato il marxismo e ne hai tratto queste conclusioni potresti comunque argomentare la tua contrarietà. Altrimenti si finisce come d'incanto sul piano dell'anti-fascismo/anti-comunismo.

José Frasquelo
15-01-10, 19:08
Sì va be, su Mao, sull'Urss, sul waabitismo e su Nasser scrisse certe stronzate che lasciamo stare.

Sempre posizioni dettate dall'essere missino e dal considerare certi soggetti politici da Destra. Bisogna saper contestualizzare, se fosse vissuto oggi non credo avesse avuto le stesse idee.


Di Evola va salvato il ruolo quasi unico di traduttore di Nietzsche e Spengler in Italia,

Mah..


la filosofia della storia (comunque nulla di particolarmente originale) e lo studio delle tradizioni legate all'Asia.

Mah (2).

Stalinator
15-01-10, 19:10
Sempre posizioni dettate dall'essere missino e dal considerare certi soggetti politici da Destra. Bisogna saper contestualizzare, se fosse vissuto oggi non credo avesse avuto le stesse idee.



Mah..



Mah (2).

Mah? Che vuol dire? Santificare Evola onestamente non ha alcun senso. La filosofia in Italia ha conosciuto personaggi molto piu incisivi. Non scherziamo.

José Frasquelo
15-01-10, 19:16
Se hai studiato il marxismo e ne hai tratto queste conclusioni potresti comunque argomentare la tua contrarietà. Altrimenti si finisce come d'incanto sul piano dell'anti-fascismo/anti-comunismo.

Scusa, ma come si fanno a difendere ancora: materialismo storico, egualitarismo, giudizio razionalistico ed economicista di qualsiasi evento storico e politico, abolizione della proprietà privata, lotta di classe, internazionalismo proletario, abolizione dello Stato?

Mi sembra che un "movimento" come l'eurasiatismo che si pone, citando le parole di Terracciano a una delle prime conferenze di Eurasia, tra Tradizione e Modernità, non possa che rigettare, almeno tendenzialmente queste idee.
Che poi si faccia un revisionismo in senso nazionalistico e comunitarista del socialismo reale è un altro discorso, ma ha da offrire ben poco dal punto di vista "dottrinario" se non a mio parere la consapevolezza di quanto fossero lontano dalla Realtà le idee politiche di certo socialismo e pensare che Marx tacciava della stessa "colpa" i propri avversari nella dottrina socialista.

Combat
15-01-10, 19:17
Rispondo per sottolineare per l'ennesima volta che qui di "destra", "sinistra" ce ne freghiamo altamente... semmai può usare queste categorie un Dugin quando parla di metafisica, ma sono cose del tutto diverse, ci si confonde solamente.

Ripeto che fra gli eurasiatiti ci sono persone di diversissima provenienza...e anche quelle che citate perchè vengono da "destra" non c'entrano una mazza con il neofascismo e simili cose...(Pensate a Jnana Tapas che l'abbiamo raccattato ad un gay pride)

Poi per quanto riguarda Marx, Evola ecc.. ma possibile che si debba per forza essere pro o contro? Non negate il valore "culturale" di Evola e lo stesso non credo che nessuna persona sana di mente possa disprezzare i magistrali studi di Marx sull'"economia politica" ..... Non vedo il problema...

José Frasquelo
15-01-10, 19:23
Mah? Che vuol dire? Santificare Evola onestamente non ha alcun senso. La filosofia in Italia ha conosciuto personaggi molto piu incisivi. Non scherziamo.

Infatti non è per la filosofia che bisogna leggere Evola. Evola va letto da un punto di vista politico-esistenziale, meta-politico e tradizionalista. Guarda che il Barone aveva una grande preparazione culturale e filosofica (scriveva riassunti imparandoli a memoria di qualsiasi cosa leggesse, la sua cultura fu riconosciuta da tutti già in età giovanile quando scrisse "La Tradizione Ermetica"), ma credo che a parte il periodo giovanile fortemente influenzato dalla lettura di Nietzsche, dell'idealismo magico e dell'individualismo assoluto non abbia mai sviluppato, e volutamente, nessun sistema filosofico cui fare riferimento, non credendo in valori assolutamente moderni come l'originalità individuale delle idee.

José Frasquelo
15-01-10, 19:25
Non negate il valore "culturale" di Evola e lo stesso non credo che nessuna persona sana di mente possa disprezzare i magistrali studi di Marx sull'"economia politica" ..... Non vedo il problema...

È quello che sto dicendo da mezz'ora. :-D

Stalinator
15-01-10, 19:29
Scusa, ma come si fanno a difendere ancora: materialismo storico, egualitarismo, giudizio razionalistico ed economicista di qualsiasi evento storico e politico, abolizione della proprietà privata, lotta di classe, internazionalismo proletario, abolizione dello Stato?

Mi sembra che un "movimento" come l'eurasiatismo che si pone, citando le parole di Terracciano a una delle prime conferenze di Eurasia, tra Tradizione e Modernità, non possa che rigettare, almeno tendenzialmente queste idee.
Che poi si faccia un revisionismo in senso nazionalistico e comunitarista del socialismo reale è un altro discorso, ma ha da offrire ben poco dal punto di vista "dottrinario" se non a mio parere la consapevolezza di quanto fossero lontano dalla Realtà le idee politiche di certo socialismo e pensare che Marx tacciava della stessa "colpa" i propri avversari nella dottrina socialista.

L'egualitarismo, il razionalismo, l'abolizione dello Stato, l'abolizione della proprietà che c'entrano col marxismo?
Il problema è chiarire che il materialismo dialettico è un metodo di analisi che differisce completamente da qualunque fissità e da ogni idea positivistica della realtà: il materialismo meccanicistico fissa schemi e condizioni entro cui incartare il mondo, il materialismo storico analizza in senso logico le cause e le conseguenze all'interno delle società umane.
L'egualitarismo non esiste e Engels ci ha scritto anche un libro sopra (l'Anti-Duhring) ed è l'utopia irreale che pretende di estendere a tutto l'insieme dei piani, ciò che secondo il principio comunista vale SOLO per l'abbattimento delle classi sociali.
L'abolizione della proprietà privata riguarda i mezzi di produzione e non i beni di consumo o personali.
Lo Stato fra l'altro non viene abolito, ma semplicemente si esaurirà, si "estinguerà" da solo, secondo le previsioni di Marx ed Engels.
Chiaro che l'ultima fase del processo rivoluzionario, il passaggio al comunismo, presenti ampi spazi di arbitrarietà (essendo stato trattato in modo incerto) e dunque abbia nei decenni dato il fianco a tutte le letture più fuorvianti. Ed è proprio questo che va adattato alla realtà secondo il metodo del marxismo creativo, sulla linea espressa da Lenin e Stalin.
Come ogni previsione empirica, l'avvento del comunismo non ha nulla di finalistico-escatologico (come invece ritengono i dogmatici), ma semplicemente ipotetico.
Ad ogni modo, anche senza Stato (concetto che comunque va specificato, è da intendersi come manutentore del privilegio e della divisione di classe, dunque come stato borghese non come Stato in senso ampio) è chiaro che per Marx ed Engels una qualunque forma organizzativa avrebbe dovuto reggere il Continente Europeo, unico in grado di applicare la trasformazione della società da capitalista a socialista.

Unghern Kahn
15-01-10, 19:33
È quello che sto dicendo da mezz'ora. :-D

Infatti mi sembra che diciamo più o meno la stessa cosa. :D

Se non ti saluto ti offendi? :crepapelle:

Unghern Kahn
15-01-10, 19:36
Essere contrari al pensiero di Marx non significa che lo si fa, perché si è di Destra. Lo si fa perché lo si giudica obiettivamente, poi ci si può anche sbagliare, ma onestamente non credo.

Personalmente non mi dichiaro più da un pò di "destra" ma neanche di sinistra e Marx non è la bibbia.

Stalinator
15-01-10, 19:37
Ma io sono daccordo a considerare (e l'ho detto anche) Evola o Eliade. Ci mancherebbe. Tutto è iniziato da quando è stato affermato che il marxismo è una teoria inutile e vuota, da scartare.

Unghern Kahn
15-01-10, 19:39
Nemmeno scartarlo a priori senza nemmeno averlo letto, però. Fossi rimasto a ciò che i mentori destroidi inculcano a riguardo del comunismo, a quest'ora anche io avrei continuato a partecipare al videogioco degli opposti estremisti.

Guarda per non partecipare al videogioco degli opposti estremismi basta iscriversi all'UDC di Casini. Poi se vuoi proprio che uno si prenda la briga di leggersi Marx e dopo darti ragione fai pure...onestamente a me di leggermi Marx proprio non va giù. :ciaociao:

Unghern Kahn
15-01-10, 19:40
Ma io sono daccordo a considerare (e l'ho detto anche) Evola o Eliade. Ci mancherebbe. Tutto è iniziato da quando è stato affermato che il marxismo è una teoria inutile e vuota, da scartare.

No. Ho detto che Marx mi fa due palle così... rileggi. E comunque è superata. E non c'entra con l'eurasiatismo più di quanto, a questo punto, ci potrebbe entrare Seneca, Giovenale o Platone. :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 19:41
Guarda per non partecipare al videogioco degli opposti estremismi basta iscriversi all'UDC di Casini. Poi se vuoi proprio che uno si prenda la briga di leggersi Marx e dopo darti ragione fai pure...onestamente a me di leggermi Marx proprio non va giù. :ciaociao:

Quello che non comprendi è che a me di avere ragione non interessa. Vorrei solo che si avesse più obiettività e che si cominciasse a RIPENSARE tutti i grandi autori che nella storia diedero un contributo focale nell'elaborare e studiare concetti in grado di costituire un insieme di mattoni di un edificio da contrapporre al Liberalismo.

Stalinator
15-01-10, 19:43
Guarda per non partecipare al videogioco degli opposti estremismi basta iscriversi all'UDC di Casini. Poi se vuoi proprio che uno si prenda la briga di leggersi Marx e dopo darti ragione fai pure...onestamente a me di leggermi Marx proprio non va giù. :ciaociao:

Con Casini ci andrai te, io non ci vado di sicuro.

José Frasquelo
15-01-10, 19:49
L'egualitarismo, il razionalismo, l'abolizione dello Stato, l'abolizione della proprietà che c'entrano col marxismo?

La Dittatura del proletariato e l'assoggettamento della classe borghese, non può che portare a un appiattimento della gerarchia sociale, dunque all'egualitarismo.

Il razionalismo è alla base del pensiero di Marx, altrimenti il materialismo non sarebbe possibile, sono due cose quasi inscindibili l'una dall'altra.

L'abolizione dello Stato? Lo scrivi tu in basso, associare lo Stato allo Stato Borghese è un errore di marx, non il nostro.

L'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, beh spiegami come si fa a sostenerla e perché. È vero che la politica deve essere al disopra dell'economia, ma ciò non si ottiene rendendo cosa pubblica i mezzi di produzione prima di tutto, e poi ciò andrebbe in contrasto con la previsione dell'abolizione di uno Stato.
In seconda battuta, al giorno d'oggi ragionare soltanto attraverso la produzione industriale porta ad analisi errate, ti ricordo che siamo in epoca post-fordista e post-moderna dove la società capitalista ha assunto una struttura molto più complessa che ai tempi di Marx.
Oggi assistiamo all'ascesa di un capitalismo di tipo usuraio, che non produce e che ha prodotto una nuova classe superiore anche alla vecchia borghesia, questo, secondo mio modesto parere, porta gli schemi del marxismo ad essere ampiamente superati.


Il problema è chiarire che il materialismo dialettico è un metodo di analisi che differisce completamente da qualunque fissità e da ogni idea positivistica della realtà: il materialismo meccanicistico fissa schemi e condizioni entro cui incartare il mondo, il materialismo storico analizza in senso logico le cause e le conseguenze all'interno delle società umane.


Appunto fissa degli schemi non dando mai una visione totale della realtà, è giunta l'ora di passare avanti.

Unghern Kahn
15-01-10, 19:55
Quello che non comprendi è che a me di avere ragione non interessa. Vorrei solo che si avesse più obiettività e che si cominciasse a RIPENSARE tutti i grandi autori che nella storia diedero un contributo focale nell'elaborare e studiare concetti in grado di costituire un insieme di mattoni di un edificio da contrapporre al Liberalismo.

Come vuoi ma se è solo questo, contrapporre un insieme di pensatori diversi, quello che intendi per eurasiatismo mi sembra che siamo un pò lontani. Nemmeno a me interessa avere ragione però continuo a non capire una volta letto obbiettivamente Marx cosa mi cambia nel 2010?

Unghern Kahn
15-01-10, 19:57
Con Casini ci andrai te, io non ci vado di sicuro.

Era una battuta! :piango:

Stalinator
15-01-10, 19:57
La Dittatura del proletariato e l'assoggettamento della classe borghese, non può che portare a un appiattimento della gerarchia sociale, dunque all'egualitarismo.

Il razionalismo è alla base del pensiero di Marx, altrimenti il materialismo non sarebbe possibile, sono due cose quasi inscindibili l'una dall'altra.

L'abolizione dello Stato? Lo scrivi tu in basso, associare lo Stato allo Stato Borghese è un errore di marx, non il nostro.

L'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, beh spiegami come si fa a sostenerla e perché. È vero che la politica deve essere al disopra dell'economia, ma ciò non si ottiene rendendo cosa pubblica i mezzi di produzione prima di tutto, e poi ciò andrebbe in contrasto con la previsione dell'abolizione di uno Stato.
In seconda battuta, al giorno d'oggi ragionare soltanto attraverso la produzione industriale porta ad analisi errate, ti ricordo che siamo in epoca post-fordista e post-moderna dove la società capitalista ha assunto una struttura molto più complessa che ai tempi di Marx.
Oggi assistiamo all'ascesa di un capitalismo di tipo usuraio, che non produce e che ha prodotto una nuova classe superiore anche alla vecchia borghesia, questo, secondo mio modesto parere, porta gli schemi del marxismo ad essere ampiamente superati.



Appunto fissa degli schemi non dando mai una visione totale della realtà, è giunta l'ora di passare avanti.

Ti ho spiegato ma ci vorrebbe TROPPO tempo. La riduzione del materialismo dialettico ad una forma di positivismo è assurda. Non ha fondazione teoretica e la si spiega solo con una scarsa capacità di assemblare i termini della metafisica.
L'analisi del capitalismo ha attraversato marxianamente due secoli, con Lenin (che parlava di capitalismo finanziario PRIMA di chiunque altro e molto meglio di Dannunzi o Evola vari persi tra i mondi paralleli dell'eros o della magia), e dagli anni 70 con David Harvey (che analizza il capitalismo post fordiano).
Di certo non puoi pretendere che Marx analizzasse un capitalismo sotto una modalità di apparizione che ancora non esisteva. Nel marxismo ci sono dei termini di base sia economico-politici sia antropologici, che ancora oggi presentano una validità. E' chiaro che, per sua natura filosofica, il marxismo sia destinato all'adattamento e all'aggiornamento continuo. Altrimenti non sarebbe prassi coerente col materialismo dialettico.

PS: Lo socializzazione dei mezzi di produzione significa che le aziende e i mezzi appartengono al popolo, i beni prodotti vengono ripartiti individualmente in base alle necessità e al merito sociale.

Stalinator
15-01-10, 19:58
Come vuoi ma se è solo questo, contrapporre un insieme di pensatori diversi, quello che intendi per eurasiatismo mi sembra che siamo un pò lontani. Nemmeno a me interessa avere ragione però continuo a non capire una volta letto obbiettivamente Marx cosa mi cambia nel 2010?

L'argomento di questo dibattito NON è l'eurasiatismo. Avete postato un articolo di Lattanzio e io a quello mi riferisco. Comprendi?

Unghern Kahn
15-01-10, 20:00
. Diciamo che è corretto e integrativo lo scopo, ma c'erano ancora strascichi "evoliani" e "destrorsi" nel suo sviluppo. Per fortuna oggi Lattanzio non dice proprio le stesse identiche cose che diceva allora.

A proposito, Lattanzio non scrive più niente da almeno 5 anni. E su "Avanguardia" nei primi anni novanta parlava dei russi come "bestiame mongolo slavo" :D Non mi sembra abbia mai cambiato idea. :ciaociao:

Unghern Kahn
15-01-10, 20:02
L'argomento di questo dibattito NON è l'eurasiatismo. Avete postato un articolo di Lattanzio e io a quello mi riferisco. Comprendi?

Ho compreso perfettamente. E ti ho già risposto. Secondo me sei tu che non riesci a capirlo che Lattanzio non era comunista. Nè tantomeno marxista.

Stalinator
15-01-10, 20:03
A proposito, Lattanzio non scrive più niente da almeno 5 anni. E su "Avanguardia" nei primi anni novanta parlava dei russi come "bestiame mongolo slavo" :D Non mi sembra abbia mai cambiato idea. :ciaociao:

Mi risulta il contrario anche se non mi interessa. Io ho le mie idee senza dover seguire come una pecora gli altri.

Stalinator
15-01-10, 20:05
A proposito, Lattanzio non scrive più niente da almeno 5 anni. E su "Avanguardia" nei primi anni novanta parlava dei russi come "bestiame mongolo slavo" :D Non mi sembra abbia mai cambiato idea. :ciaociao:

Tu ti chiami UngernKhan e ti vanti di aver letto una cosa del genere? Ci ridi? Io avrei smesso di leggerlo Lattanzio se fosse vera questa cosa che naturalmente non lo è.

Unghern Kahn
15-01-10, 20:10
Tu ti chiami UngernKhan e ti vanti di aver letto una cosa del genere? Ci ridi? Io avrei smesso di leggerlo Lattanzio se fosse vera questa cosa che naturalmente non lo è.

Guarda chi mi ha dato certe informazioni ne sa su Lattanzio molto più di te e francamente non ci ha mai pianto sopra. Appena saprò dove esattamente è stata scritta ti darò link o riferimenti. :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 20:22
Guarda chi mi ha dato certe informazioni ne sa su Lattanzio molto più di te e francamente non ci ha mai pianto sopra. Appena saprò dove esattamente è stata scritta ti darò link o riferimenti. :ciaociao:

Intanto a me di Alessandro Lattanzio interessa relativamente ai suoi libri così come un qualsiasi autore. Ad ogni modo, se leggi, ho contestato l'articolo proprio per il preconcetto anti-marxiano che si scorge. Mi sembra sbagliato e fuorviante cosi come lo era l'esaltazione di Pol Pot che fece suo fratello quattordici anni fa, con la storia della devastante estetica e dell'oggettiva prassi... scritto benissimo ma sinceramente al limite della pazzia. :D

Unghern Kahn
15-01-10, 20:25
Intanto a me di Alessandro Lattanzio interessa relativamente ai suoi libri così come un qualsiasi autore. Ad ogni modo, se leggi, ho contestato l'articolo proprio per il preconcetto anti-marxiano che si scorge. Mi sembra sbagliato e fuorviante cosi come lo era l'esaltazione di Pol Pot che fece quattordici anni fa, con la storia della devastante estetica e dell'oggettiva prassi... scritto benissimo ma sinceramente al limite della pazzia. :D

Tu haI scambiato MAURIZIO LATTANZIO per ALESSANDRO LATTANZIO. :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 20:27
Tu haI scambiato MAURIZIO LATTANZIO per ALESSANDRO LATTANZIO. :ciaociao:

No mi sono corretto. Ho capito. Ad ogni modo non so quanto possano essere anticomunisti entrambi e quanto sia anticomunista Aurora, che è la rivista di cui fa parte Alessandro se non vado errato.
Comunque resta la questione: tu ritieni che i russi siano bestiame mongolo?

Unghern Kahn
15-01-10, 20:31
No mi sono corretto. Ho capito. Ad ogni modo non so quanto possano essere anticomunisti entrambi.
Comunque resta la questione: tu ritieni che i russi siano bestiame mongolo?

A Berlino, nel 1945, incarnavano - ti piaccia o meno - l'antieuropa.
Attualmente la Russia (non comunista) è un polo di riferimento imprescindibile per l'eurasiatismo. Non ho mai scritto, rileggi pure, che IO ritengo che i russi siano bestiame mongolo-slavo ma che - chi mi ha dato quell'informazione (esatta come ti ho dimostrato) - lo scrivesse l'autore in questione (che è lo stesso di Comunismo Aristocratico peraltro e dell'articolo "pazzoide" come lo hai definito su Pol Pot e i khmer rossi).
Vedi di non mettermi in bocca parole non mie o frasi mai scritte. Grazie :ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 20:39
A Berlino, nel 1945, incarnavano - ti piaccia o meno - l'antieuropa.
Attualmente la Russia (non comunista) è un polo di riferimento imprescindibile per l'eurasiatismo. Non ho mai scritto, rileggi pure, che IO ritengo che i russi siano bestiame mongolo-slavo ma che - chi mi ha dato quell'informazione (esatta come ti ho dimostrato) - lo scrivesse l'autore in questione (che è lo stesso di Comunismo Aristocratico peraltro e dell'articolo "pazzoide" come lo hai definito su Pol Pot e i khmer rossi).
Vedi di non mettermi in bocca parole non mie o frasi mai scritte. Grazie :ciaociao:

Hitler invece incarnava l'Anti-Eurasia nel 1941... come la mettiamo? :chefico: :chefico:

José Frasquelo
15-01-10, 20:40
Ma state confondendo i Lattanzio mi sa :-D

Unghern Kahn
15-01-10, 20:40
Comunque resta la questione: tu ritieni che i russi siano bestiame mongolo?

E comunque deciditi: qual'è la questione di cui si parla?
Prima era l'articolo di MAURIZIO Lattanzio (Alessandro non c'entra un bel niente), poi è diventato Marx e il marxismo, dopo l'eurasiatismo e infine il bestiame mongolo slavo e il sottoscritto.

Mi pare tu abbia le idee un tantino confuse! :D:ciaociao:

Stalinator
15-01-10, 20:42
Ma state confondendo i Lattanzio mi sa :-D

Per errore non ho scritto che era Maurizio l'autore dell'articolo (folle) sul criminale Pol Pot (perchè tale era, ed era pure funzionale agli Usa contro il Vietnam di Ho Chi Min) ma poi mi sono corretto.
Quello che non capisco è come sia possibile sostenere posizioni hitleriane, anti-russe e razziste in modo così infame e al contempo definirsi eurasiatisti. E non parlo dell'utente UngernKhan ma in generale.

Stalinator
15-01-10, 20:43
E comunque deciditi: qual'è la questione di cui si parla?
Prima era l'articolo di MAURIZIO Lattanzio (Alessandro non c'entra un bel niente), poi è diventato Marx e il marxismo, dopo l'eurasiatismo e infine il bestiame mongolo slavo e il sottoscritto.

Mi pare tu abbia le idee un tantino confuse! :D:ciaociao:

Questo è il tuo artificio per sfuggire alla questione?

Unghern Kahn
15-01-10, 20:46
Hitler invece incarnava l'Anti-Eurasia nel 1941... come la mettiamo? :chefico: :chefico:

Questo lo pensi tu! E senza offesa ti stai un pò arrampicando sugli specchi e mi sembra non hai altre risposte valide da offrire.
Comunque Hitler non era affatto l'antieurasia. Se poi l'editore e la rivista Eurasia me lo scriveranno probabilmente ne prenderò atto...e magari smetto pure di leggerla. :D

Dimenticavo una cosa molto importante: tra Hitler e Stalin mi dispiace deluderti 6 MILIONI di volte Hitler! :D:D

Unghern Kahn
15-01-10, 20:47
Questo è il tuo artificio per sfuggire alla questione?

Ma quale questione? Ma che stai dicendo? Ma se sei tu che hai già cambiato venti volte tematica? :conf:

Stalinator
15-01-10, 20:49
Questo lo pensi tu! E senza offesa ti stai un pò arrampicando sugli specchi e mi sembra non hai altre risposte valide da offrire.
Comunque Hitler non era affatto l'antieurasia. Se poi l'editore e la rivista Eurasia me lo scriveranno probabilmente ne prenderò atto...e magari smetto pure di leggerla. :D

Dimenticavo una cosa molto importante: tra Hitler e Stalin mi dispiace deluderti 6 MILIONI di volte Hitler! :D:D

Ma te ragioni con la testa degli altri? :mmm: Il tradimento del Patto firmato nel 1939 non sarebbe un atto vigliacco e implicitamente filo-occidentale? Vogliamo parlare delle teorie di Himmler sui popoli slavi? O della fine che fece Haushofer (padre e figlio) grazie alla Gestapo?

Unghern Kahn
15-01-10, 20:52
Ma te ragioni con la testa degli altri? :mmm: Il tradimento del Patto firmato nel 1939 non sarebbe un atto vigliacco e implicitamente filo-occidentale? Vogliamo parlare delle teorie di Himmler sui popoli slavi? O della fine che fece Haushofer (padre e figlio) grazie alla Gestapo?

No veramente io ragionavo su Lattanzio teorico. E ora mi tiri fuori Himmler e Haushofer con la Gestapo... vabbuò che dirti...hai ragione te!

Guarda sul nazionalsocialismo probabilmente abbiamo le idee leggermente contrapposte, personalmente la penso come Lattanzio (MAURIZIO) e non ho niente altro da aggiungere. Poi cosa tutto questo c'entri o possa entrarci con l'eurasiatismo me lo devi ancora spiegare. Grazie

Unghern Kahn
15-01-10, 20:55
A proposito di teste altrui ti assicuro che io l'eurasiatismo lo concepisco come un superamento di destra e sinistra. Ma resto , almeno per quanto riguarda le analisi storiche sulla 2a guerra mondiale, dell'idea che i russi abbiano dimostrato cosa avrebbero fatto dell'Europa se avessero potuto arrivare fino a Lisbona.

Ma a voi nazionalcomunisti evidentemente piaceva la DDR.... a me francamente faceva schifo. E vorrei proprio che qualcuno di questi difensori del nazionalcomunismo ci fosse vissuto anche solo mezz'ora.

Stalinator
15-01-10, 20:56
No veramente io ragionavo su Lattanzio teorico. E ora mi tiri fuori Himmler e Haushofer con la Gestapo... vabbuò che dirti...hai ragione te!

Guarda sul nazionalsocialismo probabilmente abbiamo le idee leggermente contrapposte, personalmente la penso come Lattanzio (MAURIZIO) e non ho niente altro da aggiungere. Poi cosa tutto questo c'entri o possa entrarci con l'eurasiatismo me lo devi ancora spiegare. Grazie

Il filo logico c'è nella misura in cui mi hai parlato di
1) marxismo come teoria fallita (senza che ne abbia mai aperto un libro)
2) eurasismo come forma di anticomunismo
3) teorie di Lattanzio sui russi

li hai tirati fuori tu questi argomenti e io puntualmente ho cercato di evidenziare le palesi contraddizioni. è chiaro che se mi butti tanta carne al fuoco in poche righe devo rispondere a tutto e, se presi uno per uno, i miei post appaiano confusionari. Ma non è così se si segue bene il confronto.

Unghern Kahn
15-01-10, 21:01
Il filo logico c'è nella misura in cui mi hai parlato di
1) marxismo come teoria fallita (senza che ne abbia mai aperto un libro)
2) eurasismo come forma di anticomunismo
3) teorie di Lattanzio sui russi

li hai tirati fuori tu questi argomenti e io puntualmente ho cercato di evidenziare le palesi contraddizioni. è chiaro che se mi butti tanta carne al fuoco in poche righe devo rispondere a tutto e, se presi uno per uno, i miei post appaiano confusionari. Ma non è così se si segue bene il confronto.

Guarda parlando onestamente, e rileggendo i tuoi interventi, il filo logico, l'unico che si riesce a capire è:
1) di marxismo ne hai parlato tu, quell'articolo parlava di Comunismo Aristocratico;
2) l'eurasiatismo come forma di superamento di entrambi (comunismo/anticomunismo) mi può andare ; non mi va bene per niente invece l'adesione totale e spassionata alle idee di Marx e idolatri di marx;
3) visto che hai anche sbagliato persona sarebbe meglio che almeno prima di intervenire su una discussione dov'è postato un articolo ti informassi sull'autore dello stesso e sulla sua concezione generale politica e non;

Come vuoi. Sono io quello che ha fatto confusione adesso...si si...contento tu che ci credi anche a quello che scrivi ...per me ....ti do anche ragione! :ciaociao:

Unghern Kahn
15-01-10, 21:08
Un ultimissima considerazione che poi dovrei anche andare a cena: sugli ebrei (vedi altra discussione) ti consiglio di leggerti "Il governo mondiale ebraico" lo trovi linkato sul 3d degli scritti di Dagoberto Bellucci (già ...un altro 'pazzo'). E' lui che mi ha fornito tutte le informazioni su Maurizio Lattanzio.
E se l'articolo su Pol Pot per te era da "pazzoidi" (che novità!) mi sembra che sei in ottima compagnia perchè è quello che, praticamente, pensa l'intera estrema destra.

Gli opposti come vedi si toccano.

Spetaktor
15-01-10, 21:36
Hitler invece incarnava l'Anti-Eurasia nel 1941... come la mettiamo? :chefico: :chefico:

Lo scontro tra Unione Sovietica e Terzo Reich fu uno scontro per la conquista dell'egemonia politica e geopolitica nel continente euroasiatico.
Paradossalmente le due potenze avevano intenti simili (seppur motivati da condizioni politiche differenti, se non opposte, mi riferisco in particolare al germano-centrismo nazionalsocialista, su cui ebbe da ridire anche Drieu La Rochelle).
Nessuno dei due incarnava l'anti-qualcosa.
Il problema è che nello scontro si inserì qualcosa di "altro". E vinse.

Stalinator
15-01-10, 21:38
Un ultimissima considerazione che poi dovrei anche andare a cena: sugli ebrei (vedi altra discussione) ti consiglio di leggerti "Il governo mondiale ebraico" lo trovi linkato sul 3d degli scritti di Dagoberto Bellucci (già ...un altro 'pazzo'). E' lui che mi ha fornito tutte le informazioni su Maurizio Lattanzio.
E se l'articolo su Pol Pot per te era da "pazzoidi" (che novità!) mi sembra che sei in ottima compagnia perchè è quello che, praticamente, pensa l'intera estrema destra.

Gli opposti come vedi si toccano.

Scusa ma esaltare il regime di Pol Pot a me non pare sano: ora non venire ad insegnare a me il Socialismo Reale. L'estrema destra contesterà il filo comunismo di Maurizio Lattanzio, io invece contesto il personaggio di Pol Pot. La confusione non esiste per conto mio, io ho solamente risposto ad inesattezze che trovo inaccettabili.

Del governo mondiale ebraico a questo punto fanno parte anche Rosenberg, Heydrich, l'MSI di Almirante/Caradonna, la Gladio, Pinochet e i colonnelli greci, devo osservare.. :crepapelle: Chissà se anche Sternberg con tale nome... :crepapelle: ma basta co sta fissazione razziale per favore..

Stalinator
15-01-10, 21:39
Lo scontro tra Unione Sovietica e Terzo Reich fu uno scontro per la conquista dell'egemonia politica e geopolitica nel continente euroasiatico.
Paradossalmente le due potenze avevano intenti simili (seppur motivati da condizioni politiche differenti, se non opposte, mi riferisco in particolare al germano-centrismo nazionalsocialista, su cui ebbe da ridire anche Drieu La Rochelle).
Nessuno dei due incarnava l'anti-qualcosa.
Il problema è che nello scontro si inserì qualcosa di "altro". E vinse.

Ma chi attaccò per primo? Dai su.. siamo onesti.. ve lo dice un grande estimatore del primo NazionalSocialismo che di certo non ha pregiudizi sulle idee...

Spetaktor
15-01-10, 21:40
Poi per quanto riguarda Marx, Evola ecc.. ma possibile che si debba per forza essere pro o contro? Non negate il valore "culturale" di Evola e lo stesso non credo che nessuna persona sana di mente possa disprezzare i magistrali studi di Marx sull'"economia politica" ..... Non vedo il problema...

Sara che sono un leccaculo e tu sei il moderatore, ma non potevi scrivere parole più sagge.

Spetaktor
15-01-10, 21:45
Ma chi attaccò per primo? Dai su.. siamo onesti.. ve lo dice un grande estimatore del primo NazionalSocialismo che di certo non ha pregiudizi sulle idee...

Cosa centra chi attaccò per primo?

Il Nazionalsocialismo cercava l'egemonia nel continente euroasitico.
Cosi come l'Unione Sovietica.
Questo ho detto.

La soluzione, secondo me, doveva essere un accordo di spartizione.

Lo scontro fu fatale. Per entrambi. E per l'Eurasia soprattutto.

Spetaktor
15-01-10, 21:47
Un ultimissima considerazione che poi dovrei anche andare a cena: sugli ebrei (vedi altra discussione) ti consiglio di leggerti "Il governo mondiale ebraico" lo trovi linkato sul 3d degli scritti di Dagoberto Bellucci (già ...un altro 'pazzo'). E' lui che mi ha fornito tutte le informazioni su Maurizio Lattanzio.
E se l'articolo su Pol Pot per te era da "pazzoidi" (che novità!) mi sembra che sei in ottima compagnia perchè è quello che, praticamente, pensa l'intera estrema destra.

Gli opposti come vedi si toccano.

Sugli ebrei consiglio il libro di Walt e Mersheimer.

Documentato e attendibile.
E' utile per capire che la storia non è un susseguirsi di complotti oscuri, orditi da cattivi ebrei.
La lobby ebraica esiste, si fa vedere ed è palese. Ed ha potere, molto potere.

Spetaktor
15-01-10, 21:48
Scusa ma esaltare il regime di Pol Pot a me non pare sano: ora non venire ad insegnare a me il Socialismo Reale. L'estrema destra contesterà il filo comunismo di Maurizio Lattanzio, io invece contesto il personaggio di Pol Pot. La confusione non esiste per conto mio, io ho solamente risposto ad inesattezze che trovo inaccettabili.



L'articolo su Pol Pot fu una provocazione. Va contestualizzato nel dibattito Avanguardia-Orion.

Comunque, personalmente, ritengo Pol Pot uno che aveva capito molte cose.
Peccato.

Stalinator
15-01-10, 21:53
Cosa centra chi attaccò per primo?

Il Nazionalsocialismo cercava l'egemonia nel continente euroasitico.
Cosi come l'Unione Sovietica.
Questo ho detto.

La soluzione, secondo me, doveva essere un accordo di spartizione.

Lo scontro fu fatale. Per entrambi. E per l'Eurasia soprattutto.

Scusa, chi stava rispettando il Patto e favorendo la soluzione di spartizione? Chi ha violato il patto e ha vilmente attaccato l'alleato?

Secondo me il passaggio storico è essenziale. E' chiaro che la responsabilità della Germania in senso distruttivo è evidente.

Spetaktor
15-01-10, 21:55
Comunque, per inciso, avrei sperato di non leggere discussioni del genere su un forum che si chiama "eurasiatismo".

Il richiamarsi al nazionalsocialismo o al sovietismo è oggi fuori dalla storia.

Per quanto affascinanti ed interessanti possano essere li studi su queste realtà (me ne interesso anche io e ho, privatamente, espresso le mie considerazioni positive sul lavoro di Stalinator), ritengo che facciano parte di un epoca storica ormai conclusa.

Anche lo stesso PCR, a cui spesso Stalinator fa riferimento, sa che un ritorno all'Unione Sovietica è assurdo ed antistorico, tant'è che appoggia in toto la politica estera putiniana e pungola il Cremlino solo nella politica sociale.

E fortunatamente i partiti che vedono il mondo come un continuo scontro razziale appartengono al gruppo dei prefissi telefonici (0,0...%).

Spetaktor
15-01-10, 21:56
Scusa, chi stava rispettando il Patto e favorendo la soluzione di spartizione? Chi ha violato il patto e ha vilmente attaccato l'alleato?

Secondo me il passaggio storico è essenziale. E' chiaro che la responsabilità della Germania in senso distruttivo è evidente.

Non ho fatto una questione di responsabilità.
O parlato di quali erano i fini.
E di quali potevano essere i miei auspici.

Stalinator
15-01-10, 21:58
Comunque, per inciso, avrei sperato di non leggere discussioni del genere su un forum che si chiama "eurasiatismo".

Il richiamarsi al nazionalsocialismo o al sovietismo è oggi fuori dalla storia.

Per quanto affascinanti ed interessanti possano essere li studi su queste realtà (me ne interesso anche io e ho, privatamente, espresso le mie considerazioni positive sul lavoro di Stalinator), ritengo che facciano parte di un epoca storica ormai conclusa.

Anche lo stesso PCR, a cui spesso Stalinator fa riferimento, sa che un ritorno all'Unione Sovietica è assurdo ed antistorico, tant'è che appoggia in toto la politica estera putiniana e pungola il Cremlino solo nella politica sociale.

E fortunatamente i partiti che vedono il mondo come un continuo scontro razziale appartengono al gruppo dei prefissi telefonici (0,0...%).

Ma io non hai mai affermato la necessità di legare l'Eurasismo al Sovietismo! Scherzi? Io qui parlo da ESTERNO. Sono intervenuto solo per difendere il marxismo da accuse assurde e per cercare di evidenziare le contraddizioni espresse dagli interlocutori. Ribadisco che l'argomento è "comunismo aristocratico" e che tutto è cominciato dalla mia legittima critica all'articolo da voi postato. Non ho preteso nulla.

Stalinator
15-01-10, 22:09
Non ho fatto una questione di responsabilità.
O parlato di quali erano i fini.
E di quali potevano essere i miei auspici.

Indubbiamente. Ma culturalmente il razzismo slavofobo della Germania avrebbe impedito l'eurasismo inteso come multipolarità, mentre in Unione Sovietica le cose andavano molto diversamente secondo un principio geopolitico che prevedeva una struttura gerarchica continentale secondo il principio della Russia come primo tra pari nell'ambito di un continente SOVRANO E LIBERO dalle imposizioni atlantiche, composto da Repubbliche unite ma autonome.
Non forzo la storia e non dico che l'Urss e l'Eurasismo sarebbero diventati magari un qualcosa di simile, ma indubbiamente le vostre teorie (molto interessanti) avrebbero trovato più spazio ed agibilità politica in URSS (alla lunga intendo non subito) che in Europa occidentale.
E se Ustrjalov e altri eurasisti non avessero aderito al Partito Fascista Russo o all'Armata Bianca filo-tedesca, sicuramente a guerra vinta, avrebbero avuto un ruolo probabile all'interno dell'Unione Sovietica.
Prendi Niekisch ad esempio in Germania nel governo della Repbblica Democratica Tedesca. E' chiaro.

Spetaktor
15-01-10, 22:36
Indubbiamente. Ma culturalmente il razzismo slavofobo della Germania avrebbe impedito l'eurasismo inteso come multipolarità,

Sarebbe stato un eurasiatismo unipolare (germano-centrico).

José Frasquelo
16-01-10, 06:08
Comunque, per inciso, avrei sperato di non leggere discussioni del genere su un forum che si chiama "eurasiatismo".

Il richiamarsi al nazionalsocialismo o al sovietismo è oggi fuori dalla storia.

Per quanto affascinanti ed interessanti possano essere li studi su queste realtà (me ne interesso anche io e ho, privatamente, espresso le mie considerazioni positive sul lavoro di Stalinator), ritengo che facciano parte di un epoca storica ormai conclusa.

Anche lo stesso PCR, a cui spesso Stalinator fa riferimento, sa che un ritorno all'Unione Sovietica è assurdo ed antistorico, tant'è che appoggia in toto la politica estera putiniana e pungola il Cremlino solo nella politica sociale.

E fortunatamente i partiti che vedono il mondo come un continuo scontro razziale appartengono al gruppo dei prefissi telefonici (0,0...%).

assafà..

Unghern Kahn
16-01-10, 10:16
Scusa ma esaltare il regime di Pol Pot a me non pare sano: ora non venire ad insegnare a me il Socialismo Reale. L'estrema destra contesterà il filo comunismo di Maurizio Lattanzio, io invece contesto il personaggio di Pol Pot. La confusione non esiste per conto mio, io ho solamente risposto ad inesattezze che trovo inaccettabili.

Del governo mondiale ebraico a questo punto fanno parte anche Rosenberg, Heydrich, l'MSI di Almirante/Caradonna, la Gladio, Pinochet e i colonnelli greci, devo osservare.. :crepapelle: Chissà se anche Sternberg con tale nome... :crepapelle: ma basta co sta fissazione razziale per favore..

Guarda per me puoi ridere e continuare a ridere a crepapelle quanto ti pare...Vedo che non vuoi rispondere nè tornare in tema cioè esprimere un tuo giudizio su Maurizio Lattanzio ed il suo articolo. In quanto a ciò che pensi tu di Pol Pot sono affaracci tuoi come lo sono ciò che io penso di Evola, Stalin e Marx.

A proposito di odio anti-slavo....rileggiti il tuo Marx cosa ne pensava dei popoli slavi e dopo ne parliamo. :ciaociao:

Unghern Kahn
16-01-10, 10:22
Ma chi attaccò per primo? Dai su.. siamo onesti.. ve lo dice un grande estimatore del primo NazionalSocialismo che di certo non ha pregiudizi sulle idee...

Era uno scontro ideologico con fini geopolitici di conquista del continente eurasiatico. Difficile capire che nè la Germania nazionalsocialista nè l'Unione Sovietica potevano tollerare la presenza di un regime simile al loro fianco? Difficile capire che prima o poi sarebbero venute meno a quei patti che furono solo contingenti di un periodo storico utile ad entrambe tra l'altro per spartirsi la Polonia? Difficile arrivare a capire che fin dal "Mein Kampf" Hitler aveva prospettato e poi pianificato un conflitto ad Est così come Stalin era pronto per scatenare i suoi mezzi contro l'Occidente?
mah...io avrò anche solo 28 anni e di politica ne masticherò poca però queste sono cose che davo per scontate a 16 anni....poi se pensi veramente che all'epoca Comunismo e Nazionalsocialismo/Fascismo in Eurasia potessero andare d'accordo allora dimentichi pure tre anni di guerra civile spagnola per non parlare degli aiuti sovietici ai governi francese (fronte di Blum) e ai vari partiti comunisti europei.

Unghern Kahn
16-01-10, 10:25
Cosa centra chi attaccò per primo?
l

Lo scontro fu fatale. Per entrambi. E per l'Eurasia soprattutto.

Assolutamente d'accordo con te. Purtroppo alla fine chi ha maggiormente avuto vantaggi da quel conflitto furono gli anglo-americani delle democrazie, come si diceva un tempo, plutocratiche. :ciaociao:

Unghern Kahn
16-01-10, 10:38
[QUOTE=Spetaktor;813792]Comunque, per inciso, avrei sperato di non leggere discussioni del genere su un forum che si chiama "eurasiatismo".

Il richiamarsi al nazionalsocialismo o al sovietismo è oggi fuori dalla storia.

QUOTE]

Finalmente qualcosa di saggio. Completamente d'accordo che siamo lontani anni luce da quell'epoca, da quel periodo storico, da quelle ideologie peraltro oramai sepolte dalla storia. L'eurasiatismo può accogliere le diverse anime di chi si è riconosciuto ieri nell'una o nell'altra ideologia senza per questo denigrare o offendere l'altro. Quando ho parlato inizialmente di Marx ho espresso - e mi pareva di essere stato chiaro - semplicemente un parere personale. Niente di più che mie idee. Probabilmente Stalinator penserà le stesse cose su Hitler o su altri pensatori dell'estrema destra europea. Non mi offenderebbe se scrivesse di non apprezzare Mussolini direi che sarebbe conseguenziale di una sua idea politica. Questo non mette in discussione però che si possa essere eurasiatisti o pensare all'Eurasia di domani senza scontrarci.
Per questo, alla fine, penso che abbia ragione Combat quando scrive che stare ancora a dividersi sulle ideologie del passato non abbia senso.
Mi auguro che Stalinator non si sia arrabbiato o abbia frainteso quella che , in fondo, è solo una semplice polemica storica. :ciaociao:

Stalinator
16-01-10, 13:03
Stalin avrebbe attaccato l'Occidente ovvero Inghilterra e Usa, non l'Europa. Non avrebbe mai scatenato un'offensiva vigliacca e criminale contro la Germania o contro l'Italia per capirci.
Questo è il discorso.
La storia ha mostrato con certezza che la vigliaccata infame fu della Germania, sull'URSS potete solo IPOTIZZARE.

Unghern Kahn
16-01-10, 13:21
Stalin avrebbe attaccato l'Occidente ovvero Inghilterra e Usa, non l'Europa. Non avrebbe mai scatenato un'offensiva vigliacca e criminale contro la Germania o contro l'Italia per capirci.
Questo è il discorso.
La storia ha mostrato con certezza che la vigliaccata infame fu della Germania, sull'URSS potete solo IPOTIZZARE.

Addirittura ora i tedeschi sono vigliacchi e infami. :paura:

Onestamente stiamo delirando. Comunque ti ricordo che prima di quell'attacco contro l'URSS il Cremlino aveva sovvenzionato, finanziato e sostenuto in tutti i modi le rivoluzioni di stampo comunista in Germania, in Ungheria e i rossi in Spagna. Portandoli al potere in Francia.
Direi che abbia avuto ragione lo storico tedesco Nolte quando ha parlato di "guerra civile europea" tra il 1919 e il 1945. Una guerra ideologica che ha seminato morti in tutta l'Europa.

Stalinator
16-01-10, 13:24
Addirittura ora i tedeschi sono vigliacchi e infami. :paura:

Onestamente stiamo delirando. Comunque ti ricordo che prima di quell'attacco contro l'URSS il Cremlino aveva sovvenzionato, finanziato e sostenuto in tutti i modi le rivoluzioni di stampo comunista in Germania, in Ungheria e i rossi in Spagna. Portandoli al potere in Francia.
Direi che abbia avuto ragione lo storico tedesco Nolte quando ha parlato di "guerra civile europea" tra il 1919 e il 1945. Una guerra ideologica che ha seminato morti in tutta l'Europa.

E che vuol dire. Mica c'era un accordo di non belligeranza in quegli anni.

Unghern Kahn
16-01-10, 13:27
E che vuol dire. Mica c'era un accordo di non belligeranza in quegli anni.

Quindi per te quel patto, Ribbentrop-Molotov, aveva un valore che trascendeva le due rispettive ideologie dei firmatari? :chefico:

A parte che non è mai utile fare paralleli storici inutili, pensi che se domani facessero un patto di non belligeranza le due Coree, o India e Pakistan o - paradosso per paradosso - Iran o Siria e Israele non sarebbero pronte a scannarsi dopo mezz'ora? :chefico:

Unghern Kahn
16-01-10, 13:28
Ti faccio una domanda anche io molto chiara: ma tu davvero credi ai patti di non belligeranza?

Stalinator
16-01-10, 15:30
Ti faccio una domanda anche io molto chiara: ma tu davvero credi ai patti di non belligeranza?

Credo all'onore e alla dignità, specie in guerra. E' una follia farlo? Non mi interessa. Senza valori - non morali ma ontologici e naturali - di questo genere non avrebbe senso nulla nel mondo e potremmo restarcene anche a casa osservando l'ineluttabile destino occidentale.

Unghern Kahn
16-01-10, 18:30
[QUOTE=Stalinator;815903]Credo all'onore e alla dignità, specie in guerra. QUOTE]

Mi dispiace comunicartelo ma sembra che con l'avvento delle guerre moderne "onore e dignità" siano due termini banditi dal gergo militare. :D

Chiedere ai marines (Abu Ghraib - Guantanamo ecc ecc).

Purtroppo, fuori da ogni provocazione, oramai è così che funziona in guerra e non. Le relazioni internazionali tra Stati come tra i partiti sono nient'altro che "pezzi di carta" come diceva non mi ricordo più tra i generali dello Stato Maggiore tedesco nella 1.a guerra mondiale. :ciaociao:

Spetaktor
16-01-10, 19:14
A proposito di odio anti-slavo....rileggiti il tuo Marx cosa ne pensava dei popoli slavi e dopo ne parliamo. :ciaociao:

Su questo hai ragione.

Marx era infarcito di razzismo esclusivista anglo-mitteleuropeo.

José Frasquelo
16-01-10, 19:39
Credo all'onore e alla dignità, specie in guerra. E' una follia farlo? Non mi interessa. Senza valori - non morali ma ontologici e naturali - di questo genere non avrebbe senso nulla nel mondo e potremmo restarcene anche a casa osservando l'ineluttabile destino occidentale.

Su questo quoto, però bisogna anche rendersi conto della situazione attuale del mondo.

José Frasquelo
16-01-10, 19:40
Purtroppo, fuori da ogni provocazione, oramai è così che funziona in guerra e non. Le relazioni internazionali tra Stati come tra i partiti sono nient'altro che "pezzi di carta" come diceva non mi ricordo più tra i generali dello Stato Maggiore tedesco nella 1.a guerra mondiale. :ciaociao:

Von Clausewitz se non erro.

Stalinator
16-01-10, 22:22
Su questo hai ragione.

Marx era infarcito di razzismo esclusivista anglo-mitteleuropeo.

Alcuni popoli slavi per la precisione nemmeno tutti. Se guardassi quello dovrei anche odiare i negri.
Ad ogni modo il patto Molotov - Ribbentropp non era esattamente carta straccia: altrimenti sarebbe stato inutile redigerlo. Scommetto che a parti invertite, avreste parlato di Russia vigliacca e infame.

Spetaktor
16-01-10, 22:54
Alcuni popoli slavi per la precisione nemmeno tutti. Se guardassi quello dovrei anche odiare i negri.

Appunto.


Ad ogni modo il patto Molotov - Ribbentropp non era esattamente carta straccia: altrimenti sarebbe stato inutile redigerlo. Scommetto che a parti invertite, avreste parlato di Russia vigliacca e infame.

dici a me?

José Frasquelo
17-01-10, 00:19
Alcuni popoli slavi per la precisione nemmeno tutti. Se guardassi quello dovrei anche odiare i negri.
Ad ogni modo il patto Molotov - Ribbentropp non era esattamente carta straccia: altrimenti sarebbe stato inutile redigerlo. Scommetto che a parti invertite, avreste parlato di Russia vigliacca e infame.

:postridicolo: detto in un forum che si chiama eurasiatisti fa abbastanza ridere...

Stalinator
17-01-10, 16:46
Sì, ma l'Unione Sovietica fa parte dello stesso corso storico russo, Putin stesso e gran parte dell'apparato politico che voi stessi sostenete con ammirazione sono figli dell'Unione Sovietica, gran parte dell'Esercito e degli apparati sono sovietici. La Russia moderna è figlia per un verso o per l'altro dell'Unione Sovietica: non esiste un sostegno russo che possa prescindere dalla riconsiderazione almeno storica dei settanta anni di storia sovietica.
Sostenere che l'invasione (vigliacca e criminale) tedesca (che causò venti milioni di vittime in Russia) fu un "normale atto di real politik cinica e calcolante" a mio modo di vedere è una ricostruzione incompatibile con un atteggiamento filo-orientale. Vedo un eccessivo e gratuito tentativo di difendere ad ogni costo una scelta sbagliatissima e infame, contestata da molti ambienti del Reich tra l'altro.

Anton Hanga
17-01-10, 17:07
Sì, ma l'Unione Sovietica fa parte dello stesso corso storico russo, Putin stesso e gran parte dell'apparato politico che voi stessi sostenete con ammirazione sono figli dell'Unione Sovietica, gran parte dell'Esercito e degli apparati sono sovietici. La Russia moderna è figlia per un verso o per l'altro dell'Unione Sovietica: non esiste un sostegno russo che possa prescindere dalla riconsiderazione almeno storica dei settanta anni di storia sovietica.
Sostenere che l'invasione (vigliacca e criminale) tedesca (che causò venti milioni di vittime in Russia) fu un "normale atto di real politik cinica e calcolante" a mio modo di vedere è una ricostruzione incompatibile con un atteggiamento filo-orientale. Vedo un eccessivo e gratuito tentativo di difendere ad ogni costo una scelta sbagliatissima e infame, contestata da molti ambienti del Reich tra l'altro.


Ma stai scherzando o cosa?

Combat
17-01-10, 17:10
Cocordo che l'antislavismo e la guerra ad est della Germania fu una gran cazzata, che la germania ha pagata caro fra l'altro...

Stalinator
17-01-10, 17:29
Ma stai scherzando o cosa?

:mmm:

msdfli
19-01-10, 18:48
Stalin avrebbe attaccato l'Occidente ovvero Inghilterra e Usa, non l'Europa. Non avrebbe mai scatenato un'offensiva vigliacca e criminale contro la Germania o contro l'Italia per capirci.
Questo è il discorso.
La storia ha mostrato con certezza che la vigliaccata infame fu della Germania, sull'URSS potete solo IPOTIZZARE.

Stalin non avrebbe attaccato nemmeno l'Occidente...non ne aveva interesse...con la Germania cosi' forte.
Avrebbe cercato l'espansione ad ovest solo nel caso la Germania fosse rimasta quella pencolante di Weimar.
Sull'intenzione di Stalin di attaccare la Germania e' stato scritto molto ma io di documenti veri non ne conosco.
L'Operazione Barbarossa fu un'emerita caxxata strategica e militare, se si pensa ai gia' 10 fronti aperti contemporaneamente, poteva bastare il controllo dei balcani ed eventualmente cercare di puntare dritti sui giacimenti del sud della russia...ma puntare Mosca e Leningrado fu inutile.

Cmq fare finta che la Russia di oggi non abbia sulla schiena 70 anni di retaggi sovietici (nel bene e anche molto nel male) e' sbagliato...anche se la Russia di ora e' qualcosa di diverso...una potenza del nuovo millennio.

Cmq ripeto, il traditore del patto molotov-ribbentrop fu Hitler.

Nn si puo' giudicare con i se' e i ma...la prima mossa fu tedesca, senza nessun motivo plausibile (almeno contingente)