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Visualizza Versione Completa : Il Baratto - libro pubblicato dalla Kaos



Gianluca
27-11-09, 14:42
Non mi risultano denunce all'autore quindi la cronologia e i fatti dovrebbero essere essenzialmente corretti. Vogliamo approfondire e verificare?

Cronologia

1974

1974, luglio: la Corte costituzionale conferma il monopolio statale delle teletrasmissioni via etere (p. 25)

1974, settembre: a Segrate (Milano) entra in funzione la tv condominiale Telemilano, che trasmette informazioni di servizio via cavo agli abitanti di Milano 2 (p. 26).

1975

1975, notte fra il 1° e il 2 novembre: viene assassinato Pier Paolo Pasolini.

1976

1976, giugno, elezioni politiche: Telemilano fa propaganda per Roberto Mazzotta e Massimo De Carolis (destra Dc) e per Bettino Craxi (p. 27).

1976, 15 luglio: Craxi diventa segretario del Psi. La Corte costituzionale ribadisce il monopolio Rai, ma dichiara legittime anche le tv private purché trasmettano solo in ambito locale (p. 27).

1976, 21 dicembre: finanziati da Berlusconi, 17 deputati e 8 senatori del Movimento sociale italiano lasciano il partito e fondano Democrazia nazionale (p. 28).

1978

1978, 26 gennaio: Berlusconi formalizza la sua affiliazione alla Loggia massonica segreta Propaganda 2 (P2) (p. 29).1978, 16 marzo: le Brigate Rosse rapiscono Aldo Moro.

1978, 8 giugno: due fiduciarie della Banca Nazionale del Lavoro infiltrata dalla P2 fondano, per conto di soci anonimi, la Fininvest Roma s.r.l. (p. 31).

1979

1979, 20 marzo: assassinio del giornalista Mino Pecorelli.

1979, 4 agosto: primo governo Cossiga, comprendente 2 ministri e 3 sottosegretari che risulteranno iscritti alla P2 (p. 31).

1979, 12 novembre: la Fininvest origina canale 5 s.r.l. (pp 31 – 32).

1979, 15 dicembre: cominciano le trasmissioni di Rai 3 (p. 32).

Primi anni ’70: Pier Paolo Pasolini mette pubblicamente in difficoltà un giovanissimo Walter Veltroni.

Primi anni ’70: Pier Paolo Pasolini mette pubblicamente in difficoltà un giovanissimo Walter Veltroni.

1980

1980: per aggirare il Codice postale e la sentenza 202 della Corte costituzionale, Berlusconi fa trasmettere a ciascuna tv locale del network Fininvest, con minime differenze di orario rispetto alle altre, gli stessi programmi di Telemilano-Canale 5 e la stessa pubblicità (p. 43).

1980, 4 aprile e 18 ottobre: nel secondo governo Cossiga e nel successivo governo Forlani ci sono 6 ministri e 10 sottosegretari affiliati alla P2 (p. 44).

1980, 22 aprile: Berlusconi scrive a Bettino Craxi per chiedergli di fermare una imminente ispezione della Guardia di finanza al gruppo Fininvest (p. 44).

1980: diretta da Walter Veltroni nasce la Net – Nuova emittenza televisiva , una catena di 18 tv gestita da esponenti della Fgci romana (pp 44 – 46).

1980, 31 ottobre: il Banco Ambrosiano (controllato dalla P2 e in rapporti con lo Ior, l’Istituto opere di religione, la banca vaticana, e con quasi tutti i partiti, compreso il Pci) fa un primo accredito di 3,5 milioni di dollari sul conto cifrato svizzero Protezione (p. 46).

1980, 20 novembre: la Fininvest si assicura i diritti televisivi europei del Mundialito, un torneo calcistico internazionale organizzato a Montevideo dalla giunta militare che ha preso il potere in Uruguay con un sanguinoso colpo di Stato. Il venerabile Licio Gelli è di casa a Montevideo, e in Italia la loggia segreta si adopera affinché Canale 5 possa utilizzare il satellite Rai per la teletrasmissione in diretta delle partite. Mentre prende il via una campagna di stampa contro la Rai, accusata di voler impedire agli sportivi italiani di assistere al torneo…, il governo Forlani (formato dalla destra Dc e dal Psi craxiano) sollecita la tv di Stato a comperare dalla Fininvest i diritti televisivi europei del Mundialito… L’accordo Fininvest-Rai rompe di fatto il monopolio della tv di Stato e in pratica legittima il network di Berlusconi…

Il Partito comunista sembra inconsapevole della pericolosità di quanto sta capitando nell’etere, e delle gravi implicazioni della scalata berlusconiana, che prosegue senza sosta e senza regole. A proposito della vicenda del Mundialito, il Pci si limita a parlare di “pessima figura che hanno già fatto dinanzi a tutta Europa sia la Rai sia il governo italiano… consentendo l’uso del satellite a un costruttore edile [sic!, nota di De Lucia] il cui stesso diritto a occupare frequenze è, in assenza di una regolamentazione legislativa, assai opinabile [sic!, nota di De Lucia]” (Rinascita, 9 gennaio 1981) (pp 47 – 48).

1981

1981, 13 aprile: in un rapporto della Criminalpol di Milano sulle propaggini mafiose in Lombardia dedite al riciclaggio di capitali sporchi, la polizia menziona il mafioso siciliano Vittorio Mangano e il palermitano Marcello Dell’Utri (p. 53).

1981, 20 maggio: scoppia lo scandalo P2, con la divulgazione dell’elenco degli affiliati alla loggia massonica segreta (in base ai documenti sequestrati poche settimane prima dalla magistratura milanese a Licio Gelli) (p. 55).

1981, 21 luglio: la Corte costituzionale, con una nuova sentenza in materia televisiva, conferma la legittimità del monopolio nazionale Rai e ribadisce la limitazione all’ambito esclusivamente locale dell’emittenza privata (p. 56).

1982

1982, gennaio: l’editore Rusconi vara il network Italia 1 (18 emittenti associate) e l’editore Mondadori il network Retequattro (23 emittenti) che cominciano a trasmettere programmi e spot pubblicitari a livello nazionale seguendo la tecnica del network di Berlusconi (p. 61).

1982, 1° febbraio: la Rai-tv (che finora non ha osteggiato Canale 5, anzi lo ha legittimato) inoltra alla magistratura romana un ricorso d’urgenza contro i tre network che trasmettono a livello nazionale violando le sentenze della Corte costituzionale (p. 61).

1982, 10 ottobre: a Milano, durante un convegno sull’emittenza televisiva privata organizzato dal Psi, i craxiani rivolgono un minaccioso avvertimento agli editori Rusconi e Mondadori: il Partito socialista pretenderà che la futura legge di regolamentazione dell’emittenza tv vieti alle case editrici di giornali il possesso di reti televisive (p. 65).

1982, novembre: Edilio Rusconi vende alla Fininvest il network Italia 1. “Canale 5 fruiva di un flusso di denaro illimitato,” dirà poi Rusconi, “e noi non potevamo fare concorrenza all’illimitato” (p. 65).

Intanto il Pci annuncia che in Emilia Romagna sta per nascere una emittente televisiva del partito sostenuta dall’azionariato popolare, e che sono in corso “iniziative analoghe in altre regioni.” L’iniziativa, precisano i comunisti, arriva “a conclusione di una fase di incertezza – nostra – sul fronte del rapporto pubblico e privato.” È una nuova tappa del progetto Net – Nuova emittenza televisiva, il circuito di tv locali del partito (o filocomuniste) diretto a Roma dal compagno Veltroni… (pp 65 – 66).

1983

1983, marzo: parlando al XVI Congresso del Partito comunista italiano, Enrico Berlinguer dichiara “esaurita la spinta propulsiva di una esperienza storica del socialismo, quella contrassegnata dal modello politico, statale e ideologico realizzato nell’Unione Sovietica.” A 28 anni, Walter Veltroni entra nel Comitato centrale del Pci e viene nominato responsabile della sezione Comunicazioni di massa del Dipartimento propaganda e informazione (pp 67 – 68).

Mentre Canale 5 spopola, il compagno Veltroni ha occhi solo per la Rai, e dice di temere che il servizio pubblico venga “pesantemente ridimensionato.” Certo, “noi comunisti non vogliamo partecipare alla spartizione dei posti,” ma il fatto è che “un preoccupante silenzio dei partiti di maggioranza sui problemi della Rai sembra accompagnare l’accentuarsi delle gravi difficoltà dell’ente radiotelevisivo.” Il responsabile delle Comunicazioni di massa del Pci è categorico: “È necessario sganciare la Rai dal controllo dei partiti, e renderne funzionante il consiglio di amministrazione.”

…È come se l’esperto tv del Pci non capisse che Dc e Psi (i partiti-padroni della tv di Stato) mantengono volutamente la Rai in una situazione di precarietà per permettere alle tv berlusconiane di consolidarsi come monopolio privato. Da giovane politicante di belle speranze, il compagno Walter non esplicita quello che è il vero obiettivo della martellante offensiva polemico-propagandistica del partito: il terzo canale della Rai per i comunisti, un telegiornale controllato dal Pci, così come la Dc controlla Rai 1 e il Tg1 e il Psi Rai 2 e il Tg2 (p. 74).

1984

1984, 19 gennaio: la magistratura di Genova condanna la Fininvest per violazione della norma del Codice postale e delle telecomunicazioni che continua a riservare alla sola tv di Stato il diritto di trasmettere a livello nazionale… Ma l’esperto televisivo del Pci è troppo impegnato sul fronte della tv pubblica, per occuparsi dell’emittenza privata: “Occorre ripristinare la distinzione tra governo e gestione della Rai,” dichiara Veltroni al settimanale comunista Rinascita il 3 febbraio, “che si è offuscata, in questi anni, nella pratica di un consiglio di amministrazione che ha dilatato a dismisura le sue funzioni.” Quello comunista è un martello che batte ossessivo soprattutto sul chiodo della tv di Stato (p. 77).

1984, 7 giugno: muore Enrico Berlinguer.

1984, fine luglio: il pretore di Roma condanna i network Canale 5 e Retequattro per violazione della norma che vieta alle tv private di superare l’ambito locale.

1984, fine agosto: la Fininvest compra dalla Mondadori il network Retequattro… Il deficit accumulato da Retequattro per reggere la concorrenza col doppio network berlusconiano era così oneroso che stava mettendo a repentaglio la stessa Mondadori. Testimonierà il politologo Giorgio Galli: “Berlusconi era un competitore di tipo molto particolare. Me ne parlò Mario Formenton [presidente della Mondadori, nota di De Lucia] quando l’avventura di Retequattro volgeva ormai alla fine. Disse che il suo [di Formenton, nota di De Lucia] grande errore era stato quello di non avere compreso subito quanto grande fosse la sproporzione di risorse finanziarie tra la Mondadori e la Fininvest. Secondo lui, quella berlusconiana non era solo una holding di gestione televisiva: disponeva di fondi praticamente illimitati e di origine oscura… (p. 80).

1984, settembre: in un salotto di piazza Navona, Achille Occhetto (responsabile del settore Stampa e propaganda del Pci) e il suo vice, Walter Veltroni, incontrano in segreto Silvio Berlusconi per discutere di televisioni (pp 83 – 84).

1984, 16 ottobre: il pretore di Torino dispone la disattivazione e il sequestro degli impianti di interconnessione dei tre network Fininvest in Piemonte. Analogo provvedimento adottano il pretore di Roma e quello di Pescara nelle rispettive regioni (p. 85).

1984, 20 ottobre: con un decreto legge, il governo Craxi autorizza provvisoriamente le trasmissioni a carattere nazionale dei network Fininvest “fino all’approvazione della nuova disciplina del settore radiotelevisivo, e comunque per non oltre un anno da oggi” (p. 86).

All’inizio di dicembre, mentre la Fininvest diffonde un sondaggio secondo il quale il 92% degli Italiani sarebbe favorevole alla libertà di antenna senza limitazioni di nessun genere, la magistratura romana e quella torinese rinnovano il provvedimento di sequestro degli impianti di interconnessione dei tre network di Berlusconi, con la concreta prospettiva che ciò accada, a catena, anche nelle altre regioni. La Fininvest grida alla persecuzione, il Psi e la destra Dc attaccano la magistratura, il Pci fa l’equilibrista per bocca del compagno Veltroni: “Appare ora ancora più urgente la sollecita approvazione di norme che regolamentino il settore e consentano l’esistenza, in un regime di pluralismo, dell’emittenza pubblica e privata.”

Il presidente del Consiglio Craxi intende salvare il suo amico Berlusconi a tutti i costi, il Pci vuole approfittare della situazione per ottenere la Terza rete Rai e qualche altro beneficio. Ed ecco allora che tra la Dc, il Psi e il Pci comincia una febbrile trattativa “riservata”, una corsa contro il tempo. L’intesa di massima, alla fine, viene trovata: è un vero e proprio baratto da mercanti del potere, un baratto che per il Pci ha il pregio aggiuntivo di salvare le apparenze. (Ma il quotidiano La Repubblica dell’8 dicembre 1984 scrive di “accordo Dc-Pci.”)

Il 5 dicembre il governo Craxi vara un secondo decreto-Berlusconi, che contiene la sintesi della trattativa partitocratica: insieme al salvataggio del monopolio berlusconiano, stabilisce infatti una nuova normativa per il vertice della Rai-tv che asseconda in buona parte le richieste del compagno Veltroni; è il primo passo del percorso che porterà il Pci a impossessarsi della Terza rete della tv pubblica. In sostanza il secondo decreto-Berlusconi, frutto di un baratto partitico, è la base di una nuova spartizione dell’etere pubblico fra i tre maggiori partiti: Dc, Pci e Psi (pp 90 – 91).

1985

Il 10 gennaio 1985 la trattativa per il baratto entra nella fase finale: si incontrano un rappresentante del governo, alcuni della maggioranza, e il responsabile delle comunicazioni di massa del Pci Walter Veltroni… In cambio del controllo della Terza rete Rai con annesso Tg3, Veltroni garantisce che il suo partito permetterà alla maggioranza di approvare in tempo utile il decreto-Berlusconi; il Pci otterrà Rai 3 attraverso alcune modifiche dei poteri di nomina al vertice della tv di Stato.

È probabile che, in contemporanea con la trattativa partitica, sia in corso (o sia già avvenuta, o stia per aprirsi) anche una trattativa riservata Pci-Berlusconi di tipo affaristico-televisivo. Lo racconterà anni dopo il funzionario comunista Primo Greganti, amministratore del partito a Torino:

Siamo negli anni compresi tra il 1982 e il 1987… Lì [a Torino] avevamo messo in piedi una televisione, Videouno, e l’avevamo fatta diventare una televisione regionale. Poi c’era stato il progetto di legarla ad altre emittenti per creare una rete nazionale [Net, nota di De Lucia]… [Ma a un certo punto il sistema radiotelevisivo del Pci è entrato in crisi] perché è fallito il disegno di unificazione nazionale. Ed è fallito per tre motivi. Primo, perché non avevamo le risorse finanziarie necessarie. Secondo, perché la legislazione ha sempre penalizzato le emittenti locali. Terzo, perché al nostro interno c’era qualche ingenuità di troppo… Alla fine Berlusconi ha comprato alcune delle nostre reti, in giro per l’Italia, a mano a mano che sono entrate in crisi (David Grieco, Parla Greganti, Bompiani, 1995, pp 133 – 134).

Dunque il Pci non solo non ha contrastato con la necessaria fermezza il nascente monopolio berlusconiano della tv privata; non solo si appresta a legittimarlo permettendone il salvataggio a mezzo decreto-legge; ma addirittura lo alimenta vendendo emittenti locali del partito proprio alla Fininvest (pp 95 – 96).

L’ultimo baratto è recentissimo…

Con gli estratti da Il Baratto dobbiamo fermarci qui. Non solo per correttezza, ma perché speriamo che la curiosità, da noi inappagata, di sapere come il baratto sia continuato negli anni successivi (e prosegua ancora oggi) induca il visitatore di questa pagina ad acquistare il volume e a leggerselo tutto d’un fiato come abbiamo fatto noi. Per poi rileggerlo, magari (come noi stiamo facendo) perché Il Baratto non è “solo” una miniera di dati di straordinaria importanza per comprendere la vera storia d’Italia degli ultimi venticinque anni: è anche una sorta di matrioska (la bambola russa che ne contiene molte altre, via via più piccole) che all’interno offre altri libri al lettore non disattento – via via più “cifrati” e “fra le righe” – su persone, pubblicazioni, istituzioni e avvenimenti che non meno (o forse addirittura più) di Walter Togliattino Veltroni hanno contribuito a fare del Piccì-Pidièsse-Dièsse-Pidì la finta “sinistra” che oggi è sotto gli occhi di chiunque desista dal restare cieco.

Un esempio? I brani in cui si accenna alla “destra tecnocratica e filo-craxiana del partito comunista, guidata da Giorgio Napolitano…” Eccoli:

Ad aprile del 1985 esce a Milano il primo numero de Il Moderno, mensile (poi settimanale) della corrente “migliorista” del Pci (cioè la destra tecnocratica e filo-craxiana del partito, guidata da Giorgio Napolitano). Animato da Gianni Cervetti… all’insegna dello slogan “l’innovazione nella società, nell’economia, nella cultura” (p. 104).

Intanto a Milano il numero di febbraio 1986 de Il Moderno (il mensile della corrente “migliorista” del Pci) scrive che “la rivoluzione Berlusconi [è] di gran lunga la più importante, cui ancora qualcuno si ostina a non portare il rispetto che merita per essere stato il principale agente i modernizzazione, nelle aziende, nelle agenzie, nei media concorrenti. Una rivoluzione che ha trasformato Milano in capitale televisiva e che ha fatto nascere, oltre a una cultura pubblicitaria nuova, mille strutture e capacità produttive” (p. 115).

Il numero di aprile 1987 del mensile comunista Il Moderno esce con un’intera pagina pubblicitaria della Fininvest. È la prima di una lunga serie di inserzioni pubblicitarie dalla misteriosa utilità per l’inserzionista, dato che il giornale è semi-clandestino e vende meno di 500 copie… Intanto uno dei fondatori del Moderno, l’onorevole Gianni Cervetti, alla metà di aprile è di nuovo a Mosca… E il 18 aprile l’agenzia Ansa da Mosca informa che in Urss, insieme al compagno Cervetti, c’è anche Canale 5… (pp 126 – 127).

Nello stesso mese di febbraio 1988 la destra del Pci, attraverso Il Moderno, difende il monopolio privato Fininvest polemizzando col compagno Veltroni… Poi il giornale della destra comunista inneggia al miracolo imprenditoriale di Berlusconi, proiettato anche all’estero (pp 136 – 137).

A giugno 1989 il settimanale comunista Il Moderno pubblica un megaservizio su Giocare al calcio a Milano. Con un panegirico sul Berlusconi miracoloso presidente milanista che “ha cambiato tutto: adesso la sua squadra è una vera e propria azienda,” e così via. Il giornale della corrente di destra del Pci è ormai un bollettino della Fininvest, e le pagine di pubblicità comprate dal gruppo berlusconiano ormai non si contano (p. 148).

Il 21 agosto 1989, a Roma, in occasione del 25° anniversario della morte del leader comunista Palmiro Togliatti, al cimitero del Verano si svolge una cerimonia commemorativa organizzata dal Pci. Tra i partecipanti: la presidente della Camera Nilde Iotti, il leader della destra “migliorista” Giorgio Napolitano, e Walter Veltroni…

Nel numero di fine settembre del 1989, Il Moderno pubblica l’inserto Milanesi a Mosca. Dall’ecologia agli spot nella città di Gorbaciov. Il settimanale della corrente di destra del Pci inneggia ancora e sempre al magico Berlusconi, stavolta capace di “mostrare ai sovietici cos’è la pubblicità” (pp 152 – 153).

Nell’inchiesta Mani pulite, al capitolo relativo alle “tangenti rosse,” ci sono il periodico Il Moderno e la Fininvest, nonché il compagno Cervetti (p. 185).

Il 9 marzo 1995 (governo Dini succeduto al primo governo Berlusconi, fatto cadere dalla Lega Nord, nota nostra) l’ex comunista Giorgio Napolitano, già leader della corrente “migliorista” capeggiata a Milano da Gianni Cervetti, viene eletto presidente della Commissione per il riordino del sistema radiotelevisivo (p. 195).

Eccetera, eccetera… Un consiglio: leggendo, tenere un segnalibro alle pagine dell’indice dei nomi…

Lollo87Lp
27-11-09, 15:14
cosa andrebbe approfondito o verificato? e da chi? :p

Gianluca
27-11-09, 15:18
le date, ricordo che ci furono delle contestazioni all'epoca quando usci' fuori il video di Funari.
Da chi non lo so...
come sapete io posso dare alcuni spunti ma poi bisogna vedere se abbiamo risorse per fare anche queste cose...
questo e' il laboratorio delle idee non mi aspetto mica che vengano sviluppate tutte, solo che vengano proposte, poi se si riesce bene