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Spetaktor
01-08-09, 23:16
Con il termine Juche si indica l'ideologia ufficiale della Corea del Nord, nonché il sistema politico su cui si basa. Letteralmente ha più significati: "soggetto principale", "spirito di auto-realizzazione".

Teoria
Kim Il-Sung avviò l'idea di Juche il 28 dicembre 1955 nel discorso Sull'eliminazione del dogmatismo e del formalismo e della instaurazione di Juche nel lavoro ideologico.

L'idea Juche è un amalgama di Neo-confucianesimo e di stalinismo, che mira a creare una società di stampo comunista, al contempo permeata dal culto tipico dell'autorità e degli antenati. Negli anni l'idea ha preso sempre più forma, divenendo allo stato attuale una vera e propria ideologia.

Juche ha ufficialmente rimpiazzato tanto le religioni tradizionali quanto l'ideologia marxista, portando ad un culto della personalità e ad un autoritarismo che non hanno pari in alcuna altra parte del mondo. Oggetto di questo culto sono stati prima il "presidente eterno" Kim Il-Sung e poi suo figlio, il "caro leader" Kim Jong-Il. Forte è l'accento su un'assoluta fedeltà al partito e ai suoi leader (entrambi di natura divina): Kim Il-Sung e suo figlio Kim Jong-Il sono visti entrambi come guide assolute ed infallibili.

Calendario
La Corea del Nord ha assunto una variante del calendario Gregoriano basata sul Juche. Tale variante prevede che l'anno 1 parta dall'anno di nascita di Kim Il-Sung e cioè il 1912 (ufficialmente non esiste una data di morte, in quanto il "Grande Leader" e presidente per l'eternità non è mai morto, ma solo asceso in cielo). Tale calendario è stato assunto nel 1997. In genere, però, il calendario Juche è utilizzato a fianco di quello gregoriano. L'anno viene perciò talvolta indicato in questo modo: Juche 98 (2009). Kim Il Sung è morto nel Luglio 1994, pochi giorni prima di uno storico incontro programmato con il Presidente della Corea del Sud. A causa di vicissitudini politiche l'incontro ufficiale tra le due Coree è avvenuto soltanto nel 2000 e nell'Agosto 2007. Dopo la sua morte, il faraonico palazzo del "Grande Leader", nel centro della capitale, è stato trasformato -- sotto la puntigliosa supervisione del figlio Kim Jong Il -- in un mausoleo assolutamente unico al mondo per dimensioni e megalomania. Il feretro imbalsamato, posto al centro di una enorme sala di marmo rosso scuro, è visitabile sia dai Nord Coreani che dai turisti.

Juche - Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Juche)

Spetaktor
01-08-09, 23:17
La Filosofia Juche

Ultimamente sto soffermandomi sull’analisi della Corea Del Nord e sul ruolo del suo dittatore Kim Jong Il. L’attenzione che sto dedicando a questo paese e al suo massimo rappresentante è dovuta principalmente al comportamento fuori dagli schemi del "politically correct" e, spesso e volentieri, dalla logica tradizionale utilizzata in politica internazionale. Kim Jong Il viene rappresentato, dai media ufficiali mondiali, come un tiranno con poco senso del controllo e scarse capacità relazionali. Viene rappresentato come un uomo nero nero capace di gettare il mondo nello sconforto e nella distruzione con pochi e semplici passaggi retorici mal condotti.

Questo, come spesso accade, non è del tutto vero, anzi si discosta nettamente dalla particolare e multivariegata personalità del dittatore. Per fare alcuni esempi, sapevate che Kim Jong Il è il figlio di Kim Il Sung autore di numerosi testi filosofici e portavoce ufficiale di una teoria filosofica chiamata Juche? Come suo erede diretto Kim Jong ha buttato anima e corpo nella strenua difesa di questa filosofia e nel tentativo di una corretta interpretazione da parte di tutti gli abitanti, in primis, della Nord Corea e, per ultimi, tutti coloro che siano realmente interessati ad una filosofia socialista che si dichiara rivoluzionaria e definitiva.


Sul sito ufficiale della Corea Del Nord, abbiamo la possibilità di scaricare molti e-books scritti da Kim Il Sung e dallo stesso Kim Jong Il. Ovviamente, considerando la scarsa possibilità che questi testi vengano pubblicati al di fuori della patria coreana vengono messi a disposizione gratuitamente su internet nel tentativo, dal loro punto di vista, di dimostrare come la loro terra sia tutt’altro che chiusa alle speculazioni filosofiche e quindi pratiche ma, viva e vegeta e per di piu produttiva al massimo.

L’ultimo e-books che ho scaricato è un discorso pubblicato in Kulloja, un Magazine di teoretica del partito della Corea, dal titolo "The Juche Philosophy Is An Original Revolutionary Philosophy" che tradotto suona " La filosofia Juche è una filosofia rivoluzionaria e originale.

Il discorso ha come scopo la forte difesa della filosofia Juche male interpretata da scienziati socialisti che ne sviliscono il valore e per di più ne mettono in dubbio persino l’originalità.

Kim Jong Il quindi si trova costretto ad una spiegazione della stessa ed inevitabilmente ad una critica della filosofia precedente su cui, volente o nolente, la Juche si basa e trova i piedistalli fondamentali.

La filosofia Juche parte dalla corretta critica della filosofia Marxista Leninista che considera l’uomo come un ingranaggio della società economica, l’uomo inteso come forza produttiva che, quindi, inserito in una realtà materialistica è connesso alla natura e alle leggi che la guidano.

La differenza sostanziale fra il Marxismo Leninismo e la filosofia Juche è appunto, secondo Kim Jong Il, il ruolo che queste danno all’essenza umana.

La Prima definisce l’essenza dell’uomo come la combinazione delle relazioni sociali, basando la spiegazione dei principi dei movimenti sociali sulla base delle leggi generali sullo sviluppo del mondo materiale.

La seconda, invece, definisce l’uomo come "essere sociale" dotato di Indipendenza, creatività e consapevolezza. Definisce il mondo in funzione umana come un qualcosa che deve essere modificato, controllato, domato dalle qualità essenziali le quali definiscono l’essere umano e, quindi, lo differenziano da tutti gli esseri naturali e materiali.

La filosofia Juche non è altro che Antropocentrica, ponendo l’uomo come il sommo essere sulla piramide del mondo capace di modificare, grazie alle sue qualità intrinseche, tutta la realtà circostante, riuscendo, così, ad organizzare una società socialista perfetta.

Ovviamente anche in questo scritto come in tutti gli scritti filosofici e pseudofilosofici non mancano gli errori che denotano una piccola ignoranza del passato filosofico occidentale.

Per fare un piccolo esempio pratico:

Secondo la filosofia Juche solo l’uomo possiede l’Indipendenza la creatività e la consapevolezza.

Ora, non consideriamo l’indipendenza e la creatività (anche se se ne potrebbe discutere) ma, analizziamo la consapevolezza. La coscienza di se stessi a detta di Kim Jong Il è preclusa a qualunque animale che viva sulla faccia della terra. Per dimostrare l’inattendibilità di questo asserto basta prendere una frase di Schopenhauer che, più o meno, adattandola al caso, reciterebbe cosi:

""Se Kim Jong Il si trovasse fra le grinfie di una tigre capirebbe immediatamente quanto essa comprenda immediatamente e perfettamente la differenza fra il suo io e l’altro.""

Non sto qui a discutere sulla qualità dello scritto di Kim Jong Il (Ci sarebbe tanto da dire sulla non originalità di questa teoria) quanto, mostrare al mondo che, in ogni caso, dietro una persona e dietro un determinato modo di porsi sussistono delle variabili che vanno considerate e analizzate.

Kim Jong Il non è un cattivone senza cultura Wall Disneyano ma un personaggio complesso che, a volte, sorprende perfino positivamente ( e con questo ho detto tutto…)

La Filosofia Juche | SmokeAndThink (http://smokeandthink.com/blog/?p=606)

Spetaktor
01-08-09, 23:19
L’ideologia Juche

Giovedì 30 Luglio 2009 – 8:16 – Antonio Rossiello


Nel 1921 a Shangai in Cina fu fondato il Partito comunista coreano, in opposizione alla dominazione nipponica sulla penisola coreana. Il suo fondatore era Yi Tong-hwi, un fervente studente leninista che aveva già cercato di organizzare un partito comunista nel 1918, senza riuscirvi.
Contemporaneamente in Urss nacque una sezione per i rifugiati coreani nel partito bolscevico. Poi il Partito si sciolse per divergenze interne. Nel 1925, un gruppo di rifugiati coreani fondò a Mosca il Partito comunista di Corea, partito a cui si unì lo stesso Kim Il Sung nel 1931.
Le operazioni militari di guerriglia del PcdC ebbero inizio negli anni Trenta, quando cominciò a combattere nelle montagne settentrionali della penisola coreana al fianco dei guerriglieri del Partito comunista cinese, con cui si intrecciarono subito forti relazioni. Durante la seconda guerra mondiale, i due maggiori dirigenti del Partito, Pak Hong-Yong e Kim Il Sung, diressero la lotta da due fronti diversi: Pak si impegnò in patria, organizzando il Partito a Seul, mentre Kim divenne un capitano dell’Armata Rossa e fece ritorno in patria al fianco delle truppe sovietiche.
Cacciati i giapponesi nell’agosto 1945, l’Unione sovietica aveva occupato la parte settentrionale della penisola, mentre gli Usa quella meridionale. Mentre si venivano a creare i primi contrasti, i sovietici contribuirono alla formazione di un governo provvisorio nella zona occupata, in attesa della riunificazione nazionale. Il 13 ottobre fu formato l’Ufficio Politico del Partito Comunista di Corea, di cui Kim Il Sung divenne presidente in dicembre. Il problema del PcdC era che molti suoi quadri, compresa la sua sede operativa, si trovavano a Seul, nel sud occupato dagli americani. Nel 1946, nacquero così il Partito comunista della Corea del nord, guidato da Kim Il Sung, e il Partito comunista della Corea del sud, guidato da Pak Hong-Yong.
In Cina venne fondato il Nuovo Partito del Popolo. I tre partiti ebbero il compito di coordinare i comunisti coreani nella loro zona, sotto una direzione centrale che era situata nella parte settentrionale della Corea. Nel medesimo anno, il Partito comunista della Corea del nord e il Nuovo Partito del Popolo si allearono ad altre forze politiche minori nel Fronte democratico per la riunificazione della Patria, tutt’ora esistente. Il 29 luglio, i Comitati centrali di entrambi i partiti decisero di unirsi in una singola entità, divenendo il Partito dei Lavoratori della Corea del Nord. Kim Tu-bong divenne il primo presidente del Partito, benché lo stesso Kim Il Sung, capo del governo ad interim della parte settentrionale della penisola, avesse una grande influenza sulla dirigenza. Contemporaneamente, nel sud fu creato il Partito dei Lavoratori della Corea del Sud, che dovette presto riparare a Pyonyang a seguito di una feroce repressione anti-comunista attuata dal governo in carica. Nel 1948, quando non vi fu più speranza di riunificare pacificamente la penisola, nacquero la Repubblica Democratica Popolare di Corea e la Repubblica di Corea. Un anno dopo, i partiti comunisti di entrambi gli Stati formarono il Partito dei Lavoratori di Corea. Kim Il Sung ne venne eletto Segretario generale.

La divisione della Corea

La Corea fu divisa in due parti, come la Germania o il Viet Nam, in questo caso separate dal 38° parallelo nel 1949; il nord comunista guidato da Kim Il Sung, con capitale Pyongyang, ed il sud capitalista e filoamericano, con capitale Seul.
Nel 1949 truppe nordcoreane e brigate comuniste cinesi inviate da Mao Tse-Tung, dotate di armamenti sovietici russi, invasero la Corea del Sud, determinando lo scoppio di una lunga guerra civile conclusasi nel 1953 con oltre 3 milioni di morti; gli immancabili Stati Uniti diedero l’apporto concreto di uomini e armi al Sud Corea, un paese nato in provetta liberaldemocratico e filo-occidentale, appoggiato dall’Onu (non si giunse allo scontro frontale tra Usa ed Urss: Mosca, a differenza degli yankee, non si fece coinvolgere direttamente nel conflitto).
Nel tardo 1953, con la Guerra di Corea al termine, all’interno del Partito si ebbe uno scontro fra la fazione legata a Kim Il Sung e quella legata a Park Hong-Yong. A quest’ultima erano legati molti dei militanti che erano rimasti in Corea durante l’occupazione giapponese e che, successivamente, avevano combattuto nella corea del Sud contro il governo filo-Usa. A seguito dell’armistizio, si mormorò che la fazione di Pak tramasse un colpo di Stato. Nel 1955, lui e il ministro del controllo di Stato, Yi Sung-yopo, furono arrestati per tradimento e sabotaggio e Pak venne condannato a morte. Questo portò, fra le altre cose, alla caduta ed epurazione della “fazione sudcoreana” e al consolidamento del potere della fazione marxista-leninista di Kim all’interno del Partito. Nel 1956, il Segretario generale del Pcus, Nikita Krusciov, pronunciò il noto rapporto al XX Congresso del Pcus nel quale denunciava i crimini di Stalin e apriva una campagna contro il culto della personalità. La fazione filo-sovietica all’interno del PlC guidata da Pak Chang-ik, progettò di attaccare e deporre Kim al plenum del Comitato Centrale, che si sarebbe dovuto tenere al ritorno del segretario generale da Mosca, dove si trattenne per ben sei settimane e dove aveva avuto colloqui con Krusciov. Il 30 agosto avvenne il plenum. Pak accusò Kim di non aver corretto la sua dirigenza secondo le direttive di Mosca, di praticare un culto della personalità, di distorcere il principio leninista della direzione collettiva e di “distorsione della legalità socialista”. La maggioranza del Comitato Centrale rimase fedele a Kim, benché anche la fazione filocinese avesse avallato alcune delle mozioni della fazione filosovietica. Pak e Choe Chang-ik, un dirigente della fazione filo-cinese, vennero espulsi dal Partito.
Si avviarono subito le purghe che colpirono il ‘’gruppo anti-partito’’, composto dai sostenitori di Pak e Choe. Lo stesso Kim Tu-bong, Presidente della RdpC. e leader dei filocinesi, fu accusato di aver complottato contro Kim Il Sung e, destituito, “scomparve”. La repressione si fermò solo nel settembre 1956, quando una delegazione cino-sovietica esortò Kim a fermare le sue purghe. La repressione poliziesca si fermò, ma al plenum del Comitato Centrale di settembre Kim aveva cacciato ed epurato gran parte dei dirigenti filo-sovietici e filo-cinesi.
In seguito, negli anni Sessanta, la Corea del Nord ricevette sostanziosi aiuti dall’Unione Sovietica che permisero l’avanzamento della sua economia. Con la crisi cino-sovietica, derivata dal rinnegamento di Stalin da parte di Krusciov, Kim Il Sung poté rendersi assolutamente indipendente da Mosca e da Pechino. All’inizio degli anni Sessanta il Pcl appoggiò il Partito comunista cinese (Pcc). Nel 1962 la delegazione nordcoreana al XXII Congresso del Pcus difese il Pcc dagli attacchi rivoltigli dalla dirigenza sovietica, e successivamente appoggiò la Cina contro l’invasione dell’India (non denunciata dall’Urss che aveva legami con quest’ultimo paese) e criticando il “capitolazionismo kruscioviano” nella crisi dei missili di Cuba. Kim firmò un trattato di amicizia e cooperazione con il primo ministro cinese Zhou Enlai. L’annullamento degli aiuti sovietici fu un grave colpo all’economia della RdpC. Poco dopo la crisi, Kim dovette rompere anche con la Cina, denunciando il “dogmatismo” di Mao e attaccando la Rivoluzione culturale, definendola una forma della teoria trozkista della rivoluzione permanente. Le Guardie Rosse criticarono la leadership di Kim Il Sung ed i rapporti fra il PlC e il Pcc si gelarono. Nel 1968 la moglie di Mao, Jiang Qing, vicepresidente del Pcc e leader del gruppo dei quattro, detto di Shangai, definì Kim un “grasso revisionista”.
Il massimo organismo del PlC è il Comitato centrale, i cui membri sono eletti, rinnovati e deposti dal Congresso nazionale del Partito. Alla guida del Comitato centrale e del Partito vi è il Segretario generale. Il Cc si riunisce ogni sei mesi. È di sua competenza, oltre la direzione del partito, l’elezione dei membri dell’Ufficio politico, del Comitato permanente, della Commissione militare e della Commissione d’ispezione. Questi organismi secondari che hanno un dirigente responsabile, ma de jure il dirigente generale è il segretario. Il Congresso Nazionale del PlC prende le maggiori decisioni che riguardano il partito e dovrebbe riunirsi ogni cinque anni, ma non è stato più convocato dal 1980 senza motivazioni precise.
L’eredità alla dirigenza del partito è diventata, nel volgere degli anni, dinastica. Dopo la sua salita al potere, Kim Jong Il aveva designato suo figlio Kim Nam Jong come suo successore, ma lo aveva rimosso da ogni incarico dopo aver scoperto che era alcolizzato. Il probabile successore era stato sostituito con l’altro figlio, Kim Jong-chul.

Il PlC o Choson’gul o Hanja in coreano, è il partito dominante ed unico della Repubblica Democratica Popolare di Corea. Secondo la costituzione statale e del Partito stesso, il PlC è un partito che attinge al marxismo-leninismo e all’idea dello Juche. Ha avuto due segretari generali, Kim Il Sung e suo figlio Kim Jong Il, che in Corea sono chiamati rispettivamente “Grande leader” e “Caro leader”.
Ebbe altri segretari in altri periodi della sua esistenza. I critici di destra della RdpC sostengono che il PlC sia un partito stalinista ortodosso, mentre al contrario i critici di sinistra, pur ammettendo che abbia avuto una storia gloriosa, lo considerano revisionista, perché valuta lo Juche assai più importante del marxismo-leninismo: dagli anni Ottanta Kim Il Sung disse che l’intera società andava modellata sullo Juche, per cui quasi tutti i riferimenti al marxismo-leninismo sono stati rimossi.

La Repubblica Democratica Popolare di Corea è infatti considerata falsamente l’ultimo bastione del comunismo staliniano vecchio stile, sotto il controllo dell’autocrate Kim Jong Il, figlio del padre della patria, Kim Il Sung, morto nel 1994. In realtà la Corea del Nord ha da tempo adottato l’ideologia ufficiale ed il sistema politico dello Juche, che letteralmente significa “soggetto principale”, “spirito di auto-realizzazione”.
Kim Il –Sung avviò l’idea di Juche il 28 dicembre 1955 nel discorso “Sull’eliminazione del dogmatismo e del formalismo e dell’instaurazione di Juche nel lavoro ideologico”.
Quando la Corea del Nord iniziò a criticare la Cina dopo il 1965, Kim Il Sung colse l’occasione per dare alla Corea un proprio partito, un proprio Stato e una propria ideologia. Creò l’idea dello Juche, che venne enfatizzata dai media nordcoreani come la linea della rivoluzione coreana. In questo periodo crebbe il culto della personalità di Kim, che venne abitualmente chiamato “Grande leader”, “grande ideatore dello Juche” e altri appellativi. Con la rottura con la Cina, poi, Kim epurò gli ultimi filo-cinesi nel Partito, saldando il suo controllo.
Nel 1972, gran parte della nuova Costituzione della Repubblica era incentrata su questo campo. Lo Juche rimpiazzò il marxismo-leninismo in quasi tutti i riferimenti politici; questa rottura ideologica divenne completa nel 1990, quando, nel suo discorso “Il socialismo del nostro paese è il socialismo nel nostro stile come parte dell’idea dello Juche”, Kim Jong Il, ormai già designato delfino del padre, disse: “Non possiamo accettare alla lettera la teoria marxista che è stata superata dalle caratteristiche socio-economiche dei paesi capitalisti europei sviluppati, o la teoria leninista presentata in Russia dove il capitalismo era sviluppato al secondo grado. Noi abbiamo trovato una soluzione a tutti i problemi della rivoluzione…dal punto di vista dello Juche”.
L’idea di Juche è un amalgama di neo-confucianesimo e di nazionalcomunismo, volto a creare una società di stampo socialista, al contempo permeata dal culto dell’identità, dell’autorità e degli antenati. Ricorda molto il culto della personalità di Mao-Tze Tung e le sue commistioni con il tradizionalismo confuciano.
Una sintesi tra giustizia sociale e libertà nazionale conosciuta anche in Europa, dove, tra il 1968 e il ‘74 si espresse nelle frazioni nazionali del movimento politico Lotta di popolo o Lutte du Peuple, volgarmente definito nazi-maoismo.
In Corea del Nord, negli anni l’idea prese forma, divenendo allo stato attuale una vera e propria ideologia. Lo Juche ha ufficialmente rimpiazzato le religioni tradizionali e l’ideologia marxista, portando ad un culto dell’autorità e a un sistema di equità sociale che non hanno pari in alcuna altra parte del mondo.
Oggetti di culto dello Juche sono stati prima il “presidente eterno” Kim Il-Sung e poi suo figlio, il “caro leader” Kim Jong-Il. Forte è l’accento sulla necessaria assoluta fedeltà al partito e ai suoi leader: Kim Il –Sung e suo figlio Kim Jong-Il, che sono visti entrambi come guide totali.
La Corea del Nord ha anche assunto una variante del calendario gregoriano basata sullo Juche. Variante che prevede che l’anno primo parta dall’anno di nascita di Kim Il-Sung, il 1912. Tale calendario è stato adottato nel 1997. Il calendario Juche – come accadeva in Italia per “era fascista” - è utilizzato a fianco di quello gregoriano. L’anno viene perciò indicato in questo modo: Juche 98 (2009).
Kim Il Sung è morto nel luglio 1994, pochi giorni prima di uno storico incontro programmato con il presidente della Corea del Sud.
A causa di vicissitudini politiche l’incontro ufficiale tra le due Coree è avvenuto poi solo nel 2000 e nell’agosto 2007; nella tensione ultra decennale, per lo più dialettica, tra i due paesi che hanno militarizzato il confine ed intrapreso una corsa agli armamenti.
Recentemente la Corea del Nord si è dotata di armamenti nucleari, per controbilanciare questa carenza di fronte all’equipaggiamento nucleare delle grandi potenze mondiali, che usurpano con tali pretese il titolo di portatori di ordine, pace e libertà. Dove c’è un conflitto, manco a farlo apposta, ci sono gli atlantici nuclearizzati. La Corea del Nord è povera, ma molto ordinata ed efficiente. Le sue condizioni economiche mediocremente floride (scarse ricchezze di materie prime), hanno provocato decine di migliaia di morti a causa di ricorrenti carestie, cui solo Cina ed Urss alleviarono le conseguenze catastrofiche.
Al contrario, la Corea del Sud è una terra di delocalizzazioni – finanziarie e produttive – delle economie occidentali e gode il riflesso di una certa ricchezza ed industrializzazione. Seoul è comunque all’apice di continui conflitti sociali e studenteschi, dovuti prima alle dittature anticomuniste militari e non, poi ai presidenzialismi autoritari filoamericani che restringono il benessere delle classi lavoratrici meno abbienti.
Nel 2000 i presidenti delle due Coree per la prima volta si sono incontrati in un summit per discutere una futura riunione, cui la guerra fredda di ieri e di oggi è ostile e non è favorevole.
Le stesse accuse rivolte ad ogni piè sospinto alla Corea del Nord quale vettore di instabilità politica nel sud-est asiatico potrebbero applicarsi alla Cina, alla Russia o agli Usa… ma ognuno fa la sua parte nel teatrino della Storia.
Le relazioni di Pyongyang con il Partito comunista cinese ripresero negli anni Settanta, ma tornarono strette solo con l’avvento al potere di Deng Xiaoping. Le prime divergenze serie si ebbero nel 2006, con il programma nucleare nordcoreano, al quale il governo cinese – come portavoce degli altri membri dell’oligopolio nucleare mondiale - si oppose. Dal 1980 si è cominciato a presentare il problema della successione alla guida del Partito.
Siccome la democrazia interna era praticamente assente, era evidente che sarebbe stato Kim Il Sung a scegliere il proprio delfino. Il più probabile candidato, il primo ministro Kim Il, morì nel 1984, la sua morte permise dunque al ministro della Difesa Oh Jin-wu di emergere. Benché anche Oh fosse un possibile candidato, Kim scelse suo figlio Kim Jong Il, cui aveva assegnato molti poteri nell’esercito dal 1974. Nel 1980 egli ricevette posizioni di potere anche all’interno del Partito, entrando nel Comitato Centrale, e dopo la morte del padre nel 1997 venne eletto Segretario generale.
http://www.rinascita.info/cc/RQ_Analisi/EkulAulAykGnVSWiBH.shtml

Spetaktor
02-08-09, 01:14
Understanding North Korea







Global Research, November 12, 2006

What's Left

Understanding North Korea




By Stephen Gowans


"Che Guevara visited Pyongyang around (1965) and told the press that North Korea was a model to which revolutionary Cuba should aspire.” (Bruce Cumings) (1)



North Korea is a country that is alternately reviled and ridiculed. Its leader, Kim Jong-il, is demonized by the right and -- with the exception of Guevera in 1965 and many of his current admirers -- mocked by the left. Kim is declared to be insane, though no one can say what evidence backs this diagnosis up. It’s just that everyone says he is, so he must be. If Kim had Che’s smoldering good looks he may have become a leftist icon, leader of “the one remaining, self-proclaimed top-to-bottom alternative to neo-liberalism and globalization,” as Korea expert Bruce Cumings puts it. (2) Instead, the chubby Kim has become a caricature, a Dr. Evil with a bad haircut and ill-fitting clothes. The country he leads, as befits such a sinister character, is said to be a danger to international peace and security, bent on provoking a nuclear war. And it’s claimed that years of economic mismanagement have reduced north Korea to an economic basket-case and that its citizens, prisoners at best, are starved and repressed by a merciless dictator.

While many people can recite the anti-north Korea catechism – garrison state, hermit kingdom, international pariah – they’ll admit that what they know about the country, apart from the comic book caricatures dished up by the media, is fuzzy and vague. But this has always been so. As early as 1949, Anna Louise Strong could write that “there is little public knowledge about the country and most of the headlines distort rather than reveal the facts.” (3) Cumings dismisses US press reports on north Korea as “uninformative, unreliable, often sensationalized” and as deceiving, not educational.

One of the reasons the headlines distort, even today, especially today, can be summed up in a syllogism. World War II, as it was waged in the Pacific, was in large part a struggle between the dominant economic interests of the United States and the dominant economic interests of Japan for control of the Pacific, including the Korean peninsula. Japan had occupied Korea from 1910 to 1945, until it was driven out by the Korean resistance, one of whose principal figures was north Korea’s founder, Kim Il-sung, and the entry of the Soviet Union into the Pacific war. After Tokyo’s surrender, the US tried to assert control over Japan’s former colonial possessions, including Korea. Kim’s guerilla state upset those plans. The corporate rich and hereditary capitalist families that dominate both US foreign policy and the mass media recognize north Korea to be a threat to their interests. The DPRK condones neither free trade, free enterprise nor free entry of US capital. Were it allowed to thrive, it would provide a counter-example to US-enforced neo-liberalism, a model other countries might follow, a model revolutionaries, like Che, have found inspiration in. The headlines deceive, rather than educate, because north Korea is against the interests of those who shape them.

My perspective is not that of the mainstream or of the investors, bankers and wealthy families who, in multifarious ways, define it. I am not for subjugating north Korea, nor for sanctions or war or forcing north Korea to disarm, and I am certainly not for what John Bolton, US ambassador to the UN, once called Washington’s policy toward north Korea. Asked by the New York Times to spell out Washington’s stance toward the DPRK, Bolton "strode over to a bookshelf, pulled off a volume and slapped it on the table. It was called 'The End of North Korea.'" "'That,' he said, 'is our policy.'" (4) I do not believe that Kim Jong-il is insane. The insanity slur is a way of giving some substance to the perfectly ludicrous claim that north Korea is a danger to the world. It is not. The only threat north Korea poses is the threat of a potential self-defense to long-standing US plans to dominate the Korean peninsula from one end to the other.

Pre-WWII roots of conflict

Japan colonized Korea in 1910. For the next 35 years Korea became a source of immense profits for Japanese industrialists and financiers, extracted in the blood and suffering of Koreans. Numberless Koreans were forcibly shipped to Japan as forced laborers or as sexual slaves known as “comfort women.” But Japan could not plunder the peninsula alone. It had the help of wealthy Korean landowners and industrialists, who, just as they had found favor with their Japanese masters, would find favor with the US occupation government and later fill key positions in the south Korean state.

While Pearl Harbor marked the formal beginning of armed hostilities between Japan and the United States, the two countries were locked in conflict well before Pearl Harbor. Both sought to dominate the countries of the Pacific Rim, to secure their riches, on a monopoly basis. Tokyo followed an aggressive and expansionary foreign policy, backed by the gun, to drive other imperialist powers from the region. The US, already with a dominant position in the Philippines, Guam, Hawaii and Samoa, sought an open door for its exporters and investors in China. With both sides seeking a dominant role, it was inevitable they would sooner or later come to blows.

Once formal war broke out, Washington was faced with a tantalizing prospect. If Japan were defeated, its colonies would pass to the United States, perhaps not as outright colonies, but as territories in which the US would have a dominant voice. In other words, a successful conclusion to the war would present the US with everything it had sought before the war.

Soon after Pearl Harbor, the US State Department began toying with the idea of establishing a post-war trusteeship in Korea. Debate raged over whether a trustee arrangement would give Washington enough influence in post-war Korean affairs. The idea of a multilateral trusteeship of Korea was presented to the British and French in 1943, but both countries declined, fearing the arrangement would weaken their own empires.

An American-authored division

It wasn’t Koreans who bisected the Korean peninsula at the 38th parallel. It was the Americans. On August 10th 1945, with the Soviets having crossed into the Korean peninsula from the north two days earlier, two US Colonels, Dean Rusk and Charles Bonesteel, were ordered to divide Korea into two occupation zones: one American and one Soviet. They chose the 38th parallel as the dividing line. It would give the US control of the capital, Seoul. The Soviets accepted the division, demanding a Soviet occupation zone in the north of Japan, upon Tokyo’s surrender. The US refused.

A government organized by Koreans for Koreans, headquartered at Seoul, was founded within weeks of Japan’s surrender. It called itself the Korean People’s Republic, born of the Committee for the Preparation of Korean Independence, and the People’s Committees rooted in the countryside. Despite its pretensions to be a champion of democracy, the United States refused to recognize the government and actively worked to repress it. For the Americans, the Korean People’s Republic had two strikes against it: (a) it wasn’t answerable to Washington; (b) it had strong communist influences.

Instead of allowing the newly created indigenous government to flourish, the United States established what it had been planning from 1943: a US military occupation regime. The government, which lasted until 1948, was overwhelmingly opposed by local residents, who were tired of foreign occupation and wanted an independent, unified Korea, not an artificially bisected one occupied in the south by a foreign power that was going to insist on having a major voice in Korean affairs.

Unwelcome guests

Three months into the occupation, the US military governor, General John Hodge, noted that resentment against the Americans was growing, and that the south Koreans wanted their independence -- not later, but now. “Pro-American,” he said, had become a byword for “pro-Japanese,” “pro-traitor” and “pro-collaborationist.” While regrettable, the Koreans’ anti-American resentment would have to be ignored. The south was fertile ground for communism, Hodge warned. And increasingly, the Koreans were looking to the Soviet Union for inspiration.

Hodge’s views were echoed by Edwin Pauley, a friend of US President Harry Truman. Truman sent Pauley to Korea in 1946 to scout around and report back on what he found. Pauley was alarmed. Communism “could get off to a better start [here] than practically anywhere else in the world,” he told Truman. Unlike the Soviets, who had to go through a painful period of industrialization to transform a runt industrial economy into an industrial colossus, the communist-leaning People’s Committees could expropriate Japanese built factories, railways, public utilities and natural resource industries and run them for the benefit of everyone, from day one. An industrialized economy in the hands of the communists would serve as a potential testament to the merits of socialism, but more importantly, would deprive US investors of access to these same assets. What was the point of routing the Japanese, if you couldn’t enjoy the spoils of war?

Japanese colonialism without the Japanese

The US spent the first year of its occupation suppressing the locally formed People’s Committees. Hodge recruited Koreans who had served in the Japanese Imperial Army to staff an English language officers’ school. By 1948, a south Korean army was in place, comprising six divisions, led, to a man, by officers who served in the Japanese Imperial Army. One of the officers, Kim Sok-won, had been decorated by Hirohito for leading campaigns against Korean guerillas in Manchuria. Hodge also put together a police force, 85 percent of whose personnel were former members of the colonial police, and set them to work in smashing the government of the locally formed Korean People’s Republic. After Mussolini was toppled in Italy, the Americans installed a collaborator who carried on many of Mussolini’s policies. The Italians called the new, American-installed regime, fascism without Mussolini. Likewise, in the south of the Korean peninsula, the Americans had ushered in Japanese colonialism without the Japanese.

Rebellion in the south

A wide-spread rebellion soon followed, along with a significant guerilla movement. By 1948, most villages in the interior were controlled by the guerillas, who enjoyed wide-spread popular support. In October 1948, the guerillas liberated Yosu, sparking rebellions in other towns. The People’s Committee was restored, the north Korean flag was raised, and allegiance was pledged to the north. A rebel newspaper called for land redistribution, the purge of Japanese collaborators from official positions, and a unified Korea.

While the US military government nominally allowed membership in left-wing organizations, the police regarded rebels and leftists as traitors who were best imprisoned or shot. In 1948, the draconian National Security Law was used to round up 200,000 Koreans sympathetic to the north and communism. By 1949, 30,000 communists were in jail, and 70,000 were in concentration camps, euphemistically dubbed guidance camps. The south, in its repression of leftists, was beginning to resemble Italy of the 20’s and Germany of the 30’s. The resemblance would soon grow stronger.

A crackdown on the rebellion was organized by the US, whose formal control over the south Korean military had, by this time, been ceded. However, by secret agreement, command of the south Korean military remained in US hands. Even today, command of the ROK military remains with the US in the event of war.

Washington recruits an anti-communist strongman

Korea had been a severely class divided society, with a small landed elite, that collaborated with the Japanese occupation, and a large population of poor peasants. The United States intervened on behalf of the landed elite and against the majority of the population, perpetuating the elite’s privileges.

The CIA noted in a 1948 report than south Korea had become divided by conflict between a “grass-roots independence movement, which found expression in the establishment of the People’s Committees” led by “communists who based their right to rule on the resistance to the Japanese,” and a US-supported right-wing that monopolized the country’s wealth and collaborated with Imperial Japan.

Owing to the right-wing’s unpopularity, it was impossible to put forward its representatives for election. So the US looked to non-communist exiles, whose absence from the country had allowed them to escape the taint of collaboration. The fiercely anti-communist Syngman Rhee was eventually brought to power. Rhee had lived in the US 40 years, earned a Ph D from Princeton and married an American wife, a background very different from that of Kim Il-sung, north Korea’s founder, who was active from the early 30s as a prominent leader of the resistance to Japanese occupation.

Cumings notes that “for nearly four decades (south Korea was) run by military officers and bureaucrats who served the same Japanese masters that Kim and his friends spent a decade fighting in the 1930s.” (5)

The maximal guerilla leader

Kim scorned Korea’s inability to resist foreign domination. The Japanese regarded him as a highly able and dangerous guerilla leader, going so far as to establish a special anti-Kim insurgency unit to hunt him down. The guerillas were an independent force, inspired by a desire to reclaim the Korean peninsula for Koreans, and were controlled by neither the Soviets nor Chinese. While they often retreated across the border into the Soviet Union to evade Japanese counter-insurgency forces, they received little material help from the Soviets.

Unlike the US, which imposed a military government and repressed the People’s Committees, the Soviets took a fairly hands-off approach to their occupation zone, allowing a coalition of nationalist and communist resistance fighters to run their own show.

Within seven months, the first central government was formed, based on an interim People’s Committee led by Kim Il-sung. Contrary to popular mythology, Kim wasn’t handpicked by the Soviets. He enjoyed considerable prestige and support as a result of his years as a guerilla leader and his commitment to national liberation. In fact, the Soviets never completely trusted him.

Eight months into the occupation, a program of land reform was begun, with landlords dispossessed of their land without compensation, but free to migrate to the south or work plots of size equal to those allocated to peasants. After a year, Kim’s Workers Party became the dominant political force. Major industries, most owned by the Japanese, were nationalized. Japanese collaborators were purged from official positions.

The DPRK was proclaimed on September 9, 1948, three weeks after the Republic of Korea was founded in the south. By the close of the year, Soviet troops were gone. By comparison, there has been an unbroken US military presence of either advisors or combat troops in the south from 1945. Today, some 30,000 US troops remain on Korean soil.

The Soviet influence on the DPRK was never strong, and was balanced by Chinese influence. It’s estimated that the number of Soviet advisors in the north totaled no more than 30 in 1947. And the participation of Korean guerillas on the side of Mao’s peasant army in the Chinese civil war created important links between the north and China.

By contrast, the Republic of Korea was run by Japanese collaborators, a comprador elite, and a president hand-picked by Washington for his ardent anti-communism, whose connections to Korea were 40 years out of date. Rhee’s attractions to the US were two-fold: (1) He was free from collaborationist taint, and therefore more acceptable to the Koreans than the other right-wing candidates it favored; (2) His anti-communist credentials were impeccable. The US had simply picked up from the Japanese as overlord, employing Rhee as their strongman, in the characteristically American imperialist mode of exercising control through a local elite.

The Korean War, 1945 to 1953

Conventional histories of the Korean War mark the war’s beginning as 1950. But when Hugh Deane wrote his history of the war, he titled it “The Korean War, 1945-1953.” “For Americans,” wrote Cumings, who Deane quoted at the beginning of his book, “the war began with a thunderclap in 1950. For Koreans, it began in 1945,” the year the Americans arrived, and began to smother the nascent local government. (6)

Both sides wanted war, but for different reasons. For the north, war was simply the next step in the struggle for independence and liberation from foreign domination. War had begun in 1945 when the US landed at Inchon and began to repress the newly formed Korean People’s Republic. Or, to put it another way, the war had started in 1910 with colonization by the Japanese. 1945 simply marked a change in the occupation regime. For the south, the reason for war was to drive to the north, to rollback the encroachments Kim’s Workers’ Party had made on the traditional elite, and to bring the whole of the peninsula under US suzerainty (the project that had stretched back to the pre-war years when the US and Japan had locked horns over the question of who would dominate the Pacific.)

Both sides had launched incursions across the artificial dividing line the Americans had drawn, and the Soviets had accepted, at the 38th parallel. But to say these represented violations of an internationally recognized frontier would be absurd. Could Koreans invade Korea?

Richard Stokes, the British Minister of Works, pointed out the absurdity in a letter to Ernest Bevan.

“In the American Civil War the Americans would never have tolerated for a single moment the setting up of an imaginary line between the forces of north and south, and there can be no doubt as to what would have been their reaction if the British had intervened in force on behalf of the south. This parallel is a close one because in America the conflict was not merely between two groups of Americans, but was between two conflicting economic systems as is the case in Korea.”

The conflicting economic systems comprised one, based in the south, which perpetuated the wealth and power of a tiny class of landlords, compradors and Japanese collaborators, and another, based in the north, which launched far-reaching reforms on behalf of the vast majority. To reduce the conflict to one between competing economic systems, however, is to miss part of the story. It was also a conflict between national liberation and neo-colonialism.

As soon as the war reached a new phase in 1950, with the push of the northern forces into the south, Kim Il-sung called for the restoration of the People’s Committees. The north’s forces met no popular resistance. When Seoul fell, the People’s Committee was quickly re-formed, led by residents of the south. People’s Committees sprang up everywhere, as they had five years earlier, and began embarking on the project of radical land reform.

The liberation of the south lasted only a short time. With the Soviet Union boycotting the United Nations in protest over the latter’s refusal to give China’s Security Council seat to the Red Chinese, the US managed to secure UN backing for a “police action.” By 1953, some three million Koreans were dead in fighting, and every structure over one-storey in the north was in pieces, razed by US bombs. The survivors lived in caves.

It’s significant, though rarely remarked upon, that the aerial bombing of civilians has been the characteristic mode of warfare employed by imperialist powers, and since the Second World War, by the United States. The first significant use of aerial bombing was by the British Labor government in 1924, against Iraqi villages. (7) The Nazi’s bombing of Guernica during the Spanish Civil War ushered in the massive bombing campaigns of Germany, Britain and the United States in World War II. And since World War II, the United States has dropped ton after ton of explosives on civilian areas. During its “police action” in Korea, the US dropped more bombs than all the bombs dropped in Europe during World War II on both sides. And US warplanes dropped more napalm on Koreans than they did later on Vietnamese.

Fighting eventually bogged down around the 38th parallel, and a ceasefire was agreed to, but not before the US razed irrigation dams that provided water to 75 percent of the north’s agricultural production, a blatant war crime. A formal end to the conflict was never declared, and the US and the north remain technically at war. Pyongyang has importuned Washington on many occasions to normalize relations, but its overtures of peace have either been rebuffed (then US secretary of state Colin Powel told north Korea in 2003 that “We won't do nonaggression pacts or treaties, things of that nature," (8)) or have been agreed to, but ignored. Washington left a deal worked out between the two sides in 1994 to gather dust, failing to establish an embassy to the DPRK and declining to end its formal state of war with the country, despite its pledges to do so.

North Korea’s economy steams ahead

Laying aside the war years and the three-year period of recovery that followed, north Korea grew at a faster pace than the south from the 1940’s to the mid-60s. So impressed was Che Guevera after a visit to Pyongyang, he declared north Korea to be a model to which Cuba should aspire.

Industry in the north grew at 25 percent per annum in the 10 years following the Korean War and at 14 percent from 1965 to 1978. US officials were greatly concerned about south Korea’s economy, which lagged far behind, raising doubts about the merits of Washington’s right-wing, pro-capitalist, neo-colonial project in Korea. By 1980, the north Korean capital, Pyongyang, was one of the best run, most efficient cities in Asia. Seoul, on the other hand, was a vast warren “of sweatshops to make Dante or Engels faint,” complete with a teeming population of homeless.

Eager to present the south’s economic system as superior to the north’s, Washington allowed the ROK to pursue a vigorous program of industrial planning behind a wall of tariffs and subsidies, while, at the same time, offering south Korean industry access to the world market. To help matters along, huge dollops of aid were poured into the country. Japan delivered $800 million in grants and loans as compensation for 35 years of colonial domination, at a time south Korea’s exports were only $200 million. And in return for dispatching 50,000 soldiers to fight and die on the US-side in Vietnam, Washington handed over $1 billion in mercenary payments from 1965 to 1970, equal to eight percent of the south’s GDP. South Korean engineering firms were given contracts with the US military, and Vietnam soaked up almost all of the south’s steel exports (produced by an integrated steel mill built with the $800 million aid injection from Japan.)

At the same time, the north was hobbled by miscalculations. Pyongyang angered the Soviets in the early 60s by siding with China in the Sino-Soviet split. Moscow cut off aid in retaliation. While Soviet aid had never been as generous as the aid the US and Japan had showered upon the south, it had made a difference, and its interruption (it was later restored) slowed the north’s economic growth. Then, in the 70s, Pyongyang ran into debt trouble when it began buying turnkey factories from the West.

As a result of the south’s industrial planning, its import-substitution model, its high-tariff barriers, and injections of aid from the US and Japan, the ROK economy was steaming ahead of the north’s by the mid-80s.

Still, while growth had slowed in the north, the difference in standard of living between the average south Korean and the average north Korean was never as great as south Korea’s backers would have you believe. And the north had its attractions. While consumer goods were scarce, daily necessities were available in abundance at subsidized prices. Cumings points to a CIA report that acknowledges (almost grudgingly, he says) the north’s various achievements: “compassionate care for children in general and war orphans in particular; ‘radical change’ in the position of women; genuinely free housing, free health care, and preventive medicine; and infant mortality and life expectancy rates comparable to the most advanced countries until the recent famine.”

Spetaktor
02-08-09, 01:15
South Korea: The strong (fascist?) state

The south had as strong a left-wing, anti-colonial, anti-imperialist movement as the north did. The only difference was that the Soviets allowed it to flourish in their occupation zone, and grow into a state form, while the US, and the puppets it kept in power in Seoul, actively worked to suppress it. In fact, the history of politics in the south through most of the post-war period can be understood as the politics of keeping the left down, by the same methods Mussolini in the 20s and Hitler in the 30s used to roll back challenges from the left in their own countries.

Syngman Rhee was forced to flee after university students and professors rose up in 1960. Following his departure, Western-style elections were held for the first time. By this point, the north’s economy was surging far head of the south’s and Kim Il-sung was calling for a confederal Korea. His proposal commanded considerable popular support in the south and leftism, after Rhee’s repressions, was once again on the rise and threatening to topple the collaborationist-tainted, pro-US neocolonial regime.

A year later, Park Chung Hee organized a military coup to put leftism back in its cage, inaugurating a three-decades-long military dictatorship to keep the south safe for the economic system the US backed and the comprador class it doted upon. The elected government beseeched the US to put down the coup, but its cries for help fell on deaf ears. Rather than intervening, Washington immediately recognized the new military regime, and showered it with aid.

Park banned all political activity, closed the parliament and adopted a truculent official anti-communism. An anti-communist law was promulgated and all socialist countries, the DPRK most especially, were declared to be enemy states. This harkened back to the old anti-Comintern Pact of Nazi Germany, fascist Italy and militarist Japan. So extreme was the regime’s anti-communism that censors were ordered to blot out photos of north Korea’s leader that appeared in international editions of Time. At the same time, a program of anti-communist indoctrination was begun in the schools, aimed at inoculating future generations against communist and DPRK-sympathies. The north, its leaders, and its political system were demonized. Commented the New York Times in 2005 on south Koreans working with north Koreans at a south Korean owned industrial park at Kaesong: “Some south Koreans say they may have…trouble working with the North Koreans…because South Korea’s fiercely anti-Communist education taught them for decades that North Koreans were dangerous and evil. In North Korea, by contrast, government education programs taught that while South Korea’s government was an American puppet, its people were brothers and sisters.” (9)

In the north, there was emphasis on pro-social solidarity with Korean compatriots of the south, as well as free housing, free health care and equal rights for women; in the south, there was no health insurance, no social safety net, the longest working hours in the industrial world, miserably low wages, and indoctrination into a cult of hatred and fear of Korean compatriots of the north. In the north, the landlords and Korean lieutenants of the Japanese occupation had long been purged from positions of power; in the south, the same class of collaborators that had served the Japanese was still on top. In January 2005, Roh Moo Hyun, the ROK president, could complain of the south being unable to rid itself “of the historical aberration that the families of those who fought for the independence of the nation were destined to face poverty for three generations, while the families of those who sided with Imperial Japan have enjoyed success after three generations.” (10)

The north’s economic troubles

The collapse of the north’s export markets with the demise of the socialist bloc, a series of natural disasters, Washington’s unremitting economic stranglehold, and the diversion of scarce resources into the military, have severely weakened the DPRK economy since the fall of the Berlin Wall.

Under Gorbachev, the Soviets pursued a foreign policy that sought an accommodation with the US. Part of the accommodation involved abandoning old allies. Soviet trade with north Korea was cut in half from 1988 to 1992 and shipments of oil were severely cut back in 1991.

With Gorbachev’s wrecking-ball policies disrupting the economies of the socialist states, the socialist bloc was plunged into chaos, and eventually, oblivion. The north’s export markets dried up, depriving Pyongyang of the foreign exchange it needed to import coal and petroleum. With insufficient petroleum, farm machinery was idled and the country’s chemical industry suffered. With the chemical industry on the skids, fertilizer production suffered. Agriculture was hit hard and food scarcity became a problem, worsening when a series of floods and droughts hit in the mid-90s.

Cut-off from export markets -- a problem exacerbated today by UN Security Council sanctions and maneuvering by Washington to isolate north Korea from the world’s financial system -- the DPRK became a major exporter of ballistic missiles, to earn foreign exchange to pay for essential imports.

With farm machinery and factories running below capacity, Pyongyang struggled to meet the demands of mounting a credible defense against unremitting threats from the US. The Pentagon had introduced nuclear weapons into the south after 1953, stockpiling them for use in the event the Korean conflict heated up. Tens of thousands of US combat troops remained on the Korean peninsula and tens of thousands more were stationed in nearby Japan, readily deployable to the Korean peninsula if needed to wage war against the north. American warships patrolled the waters outside the DPRK’s territorial limits, nuclear bombers practiced simulated bombing runs and spy planes menaced north Korea’s airspace.

With the end of the Cold War, the threats increased. Colin Powell, then the United States’ top soldier, complained that he was running out of demons. He was down to Castro and Kim Il-sung, he said. Under the weight of incessant US threats, Pyongyang was channeling a crushing 30 percent of its budget into defense.

The nuclear crisis of 1993

In 1987, the north built a 30 megawatt nuclear reactor at Yongbyon. The idea was to substitute nuclear power for coal and imported oil, relying on the north’s substantial uranium deposits. The south and Japan were building nuclear reactors too, and were also seeking to reduce dependency on oil imports. For half a decade no one in Washington expressed concern – until the Soviet Union exited the stage as the chief US demon, leaving north Korea and Cuba to be promoted to Powell’s rogues' gallery. Both countries were now to provide the pretext needed to keep the US military bulked up and on an unflagging war footing in order to keep profits rolling into the corporate titans of the US war industry and the world safe for the corporate directors, bankers and hereditary capitalist families that depended on foreign investment and exports to keep their profits rolling in.

“For Americans,” observes Cumings, “the nuclear crisis on the Korean peninsula came in March, 1993, when Pyongyang announced it was withdrawing from the Nuclear Non-Proliferation Treaty. But for the North Koreans, it came in February 1993, when Lee Butler, head of the US Strategic Command, announced he was retargeting weapons meant for the old Soviet Union on North Korea.”

Pyongyang’s alarm heightened when James Woolsey, head of the CIA, declared north Korea to be Washington’s gravest concern. Matters weren’t helped when, in March, tens of thousands of US combat troops took part in war games along the north’s borders, complete with B-1 bombers, B-52s and warships carrying cruise missiles. It was then that Pyongyang decided that if it was going to be Washington’s new foreign policy bete noir, it had better pull out of the non-proliferation treaty, and think about how it was going to deter the United States from launching a nuclear strike.

Washington immediately set to work to undermine Pyongyang’s plans. Just as Israel had launched a bombing raid to destroy the Osirak nuclear reactor in Iraq in 1981 to prevent Saddam Hussein’s government from developing nuclear weapons, the United States would dispatch bombers or launch cruise missiles to take out the Yongbyon facility. Not only would the north be prevented from acquiring the spent fuel it needed to make a nuclear device, Pyongyang’s plans to redress its vulnerabilities in energy production by operating a civilian nuclear energy capability would be scuttled. One strike would achieve two goals: (1) north Korea would be weakened economically; (2) Pyongyang would be deprived of an effective means of self-defense.

The trouble was it was unlikely that the destruction of the north’s nuclear facilities would be met by north Korean quiescence. The north would inevitably strike back. With its extensive deployment of heavy artillery along the 38th parallel, not only would Seoul be devastated, the casualty rate among the 40,000 US combat troops stationed in the south would be intolerably high.

In the end, the crisis was averted when former US president Jimmy Carter flew to Pyongyang to work out a deal with Kim Il-sung. The deal, called the Agreed Framework, would see the north re-enter the non-proliferation treaty and shut down Yongbyon, in return for the US pledging to normalize relations, build two proliferation-safe light water reactors, and, in the interim, provide shipments of fuel oil to tide the north’s energy requirements over.

While this seemed like a workable basis for a long-term peace, the agreement offered a respite only. Washington had no interest in a modus vivendi with north Korea. US officials believed it was only a matter of a few years before the accumulated effects of its economic sanctions, Pyongyang’s crippling defense expenditures, and the collapse of the north’s export markets, would bring the Korean experiment in anti-imperialist self-sufficiency crashing down. According to the CIA’s projections, north Korea would be toast by 2002. (11) If the US could drag its feet, it wouldn’t have to honor its side of the pact.

Washington’s machinations were revealed in the New York Times.

“The belief that the North Korean economy was collapsing helped shape White House thinking in 1994 when it promised to deliver light-water reactors to North Korea by 2003 in exchange for Pyongyang” signing back onto the non-proliferation treaty. “Senior Clinton administration officials said privately at the time that they did not expect Mr. Kim’s government to be in power by the time the United States had to make good on its pledge.” (12)

But with the clock ticking down on the agreed completion date for the reactors, Kim’s Workers’ Party was, against all expectations, still in power, and there were no signs of an imminent collapse. Recognizing an implosion in the north wasn’t about happen, Washington simply invented an out. Pyongyang, US officials charged, was secretly operating a nuclear weapons program in violation of the pact, and the deal would have to be called off. Delivery of fuel oil, practically the only part of the agreement the US had lived up to, was terminated, plunging north Korea into another energy crisis, and making the re-opening of the reactor at Pyongyang necessary if the north was to deal with its energy woes.

US policy remains the same

With no collapse forthcoming, Washington turned up the heat, borrowing a page from its Cold War playbook. Robert McNamara, president of Ford Motor Company, and later Kennedy’s and Johnson’s secretary of defense, explained that Washington’s analysis of the Soviet options in the years following WWII envisaged Moscow pursuing three goals, in order of most to least important: (1) to rebuild its war-shattered economy; (2) to rebuild its greatly weakened military, to protect itself from a stalking capitalist world; and (3) to make friends in Eastern Europe and the Third World. If Washington could force the Soviets to elevate the second goal, such that it took precedence over the first, the Soviet march to communism would be blocked. Economic development would be slowed, the Soviet people would become disillusioned, and attachment to Marxism-Leninism would be weakened in the Kremlin itself. The key was to ratchet up the military threat, forcing the Soviets into an escalating arms race that, at the very least, would create major distortions in the Soviet economy, and possibly bring the whole Soviet experiment crashing to the ground. (13)

Following 9/11, Washington declared war on an “axis of evil,” Iraq, Iran, and the DPRK. North Korea had been included as part of the axis at the last minute, said Bush speechwriter, David Frum, because the Bush administration wanted Pyongyang to “feel a stronger hand.” (14) To ensure the pressure was felt intensely, the Pentagon prepared a new nuclear strategy, which endorsed the targeting of non-nuclear states, and reserved the right to launch preventive attacks. North Korea was singled out. Next, John Bolton, at the time undersecretary of state for arms control, used the occasion of the US invasion of Iraq to issue a warning that north Korea (and Syria and Iran, too) should “draw the appropriate lesson.” (15) The US was exercising a renewed, unabashed, military imperialism and the DPRK should either capitulate or watch out.

Felix Greene pointed out that the publicly pronounced policy of the US has always been to destroy revolutionary governments. The US has sought to do this by imposing embargoes, and pressuring other countries to abide by them. It arms and finances the enemies of communist states, harasses their borders, threatens them with nuclear war, and blares anti-socialist and pro-capitalist propaganda at their populations. Having spared no effort to disrupt these countries’ efforts to build non-exploitative, prosperous and independent societies; having blocked essential goods from reaching them; and having imposed upon them the necessity of shouldering crippling defense expenditures, they present the inevitable economic difficulties as proof of mismanagement and the inherent inadequacies of revolutionary socialism. (16)

A product of its history

North Korea is the product of its history, of its colonization by the Japanese, the guerilla wars of the 30s, its attempts to unify the country and drive the post-WWII occupation regime out the south, the holocaust the United States delivered upon it under a UN flag in the early 50s, and its daily struggle with the United States for survival, now intensified in the wake of the dismantling of the Soviet Union and Washington’s quest for world domination. North Korea has fought for, indeed, has formalized, what those on the left profess to hold dear: economic justice, equality, rights for women, freedom from domination by outside powers. But it has, every inch of the way, had to face the determined resistance of the United States, and has often done so without the support, indeed, frequently in the face of the open hostility, of the greater part of the left in the advanced capitalist countries.

To many on the left, north Korea is disreputable and repugnant, its failings, both real and imagined, misunderstood to be immanent features of the country’s economic and political system, without connection to surrounding events. Slurs hurled at the country seem to mesh neatly with longstanding prejudices. Pyongyang’s recently being accused of drug smuggling and counterfeiting fit expectations that follow from the reprobate status handed the country by the Western media. But it’s unclear whether these charges are true. They may be, but they are often considered free from context and are invested with an instant credibility their source (the US government) does not warrant.

Consider context. If you block a person from earning a living legitimately, he will have no choice but to turn to illegitimate means to survive. US efforts to cut north Korea off from legitimate trade with the rest of the world may, indeed, have forced Pyongyang into drug smuggling and counterfeiting as a means of survival. On the other hand, it’s strikingly easy to alienate a country of outside support by hurling false accusations at it. Damning charges made by the White House are guaranteed to be trumpeted instantaneously throughout the world by the mass media. Given an undeserved instant credibility, they will, in short order, become received truths. Washington could make perfectly absurd claims about Iraq possessing caches of undeclared weapons of mass destruction, despite a decades-long inspection regime, and have those claims treated as beyond doubt by commentators on both the right and left in the run-up to the invasion of Iraq. That they were later acknowledged to be untrue was too little, too late. Turning north Korea into an ugly, disreputable house of horrors, which no sane person would ever think of uttering a kind word about, is firmly within the competence of Washington’s masters of propaganda. Failing to recognize that any government that seriously challenges capitalism or imperialism will be subjected to an unrelenting campaign of vilification by “reputable” sources and “serious” commentators, leaves one vulnerable to manipulation.

Common interests

It’s clear why north Korea’s fight for sovereignty and economic rights is opposed by the ruling class-dominated foreign policy of the United States. The interests of the two clash. But there is no comparable clash of interests between north Korea and the bulk of people who live in the advanced capitalist countries. The coolness, if not outright hostility, of the greater part of the left in these countries, requires explanation.

Patriotic intoxication and lack of class consciousness – the idea that we have more in common with the ruling class that dominates foreign policy in our own country than with Koreans, of the south and north, who fight for sovereignty and economic justice – is part of it. So too is the regular, law-like propensity of the leaders of the soft left to barter away principle for votes and respectability, to sacrifice fundamental goals for immediate gains, a reason for self-defeating coolness toward the DPRK.

Ignorance is a part of the explanation too, both of the history and of the government in the north, but also of the distorting, unpleasant and dystopian effects of the policies of war, intimidation, and economic strangulation the United States has pursued to bring an end to north Korea. It’s not pleasant to have too little to eat, to be conscripted into the army for an extended period of your life and to be forced to live your whole life under a nuclear sword of Damocles, but these are not conditions north Koreans have freely chosen for themselves. They have been imposed from the outside as punishment for striving for something better than what is offered by colonialism, capitalism and imperialism. Those striving for the same elsewhere, at the very least, owe north Korea some understanding.

It’s clear why Che Guevara, and other revolutionaries, considered north Korea of the 60’s, 70’s and even early 80’s, to be an inspiration. Emerging from the womb of the guerilla wars of the 30s, the north had fought two imperialisms. It had won against the Japanese and held the US to a standstill. It was building, in the face of unremitting US hostility, a socialist society that was progressing toward communism. The country offered free health care, free education, virtually free housing, radical land reform and equal rights for women, and its industry was steaming ahead of that of the south. By contrast, the neo-colony Washington had hived off for itself below the 38th parallel was a vast warren of sweatshops reminiscent of England’s industrial revolution. People lived harsh, miserable, uncertain lives, in incessant struggle with a military dictatorship backed by the US, bearing an uncomfortable resemblance to Europe’s pre-war fascist regimes.

Would Che be inspired by the north Korea of today, an impoverished country that struggles with food scarcity? Probably. What have changed are the circumstances, not the reasons to be inspired. The projects north Korea has set for itself – sovereignty, equality, socialism – have become vastly more difficult, more painful, more daunting to achieve in the face of the void left by the counter-revolution that swept the Soviet Union and Eastern Europe and China’s breakneck sprint down the capitalist road. Would Che have soured on north Korea, because the adversity it faces has grown tenfold? I doubt it. A revolutionary, it’s said, recognizes it is better to die on your feet than live on your knees. North Korea has never lived on its knees. I think Che would have liked that.

Notes

1. Bruce Cumings, “Korea’s Place in the Sun: A Modern History (Updated Edition),” W.W. Norton & Company, 2005; p. 404. All historical references and unfootnoted quotations come from Cumings above or Bruce Cumings, “North Korea: Another Country,” The New Press, 2004.

2. Cumings is the Norman and Edna Freehling Professor of History at the University of Chicago.

3. Anna Louise Strong, “In North Korea: First Eye-Witness Report,” Soviet Russia Today, New York, 1949.

4. “Absent from the Korea Talks: Bush's Hard-Liner," The New York Times, September 2, 2003.

5. Bruce Cumings, “We look at it and see ourselves,” London Review of Books, December 15, 2005.

6. Hugh Deane, “The Korean War: 1945-1953,” China Books & Periodicals, San Francisco, 1999.

7. R. Palme Dutt, “Problems of Contemporary History,” International Publishers, New York.

8. New York Times, August 13, 2003.

9. New York Times, February 8, 2005.

10. New York Times, January 5, 2005.

11. “In ’97, U.S. Panel Predicted a North Korea Collapse in 5 Years,” New York Times, October 27, 2006.

12. Ibid.

13. Bahman Azad, “Heroic Struggle, Bitter Defeat: Factors Contributing to the Dismantling of the Socialist State in the USSR,” International Publishers, New York, 2000, p. 138.

14. David Frum, “The Right Man: An Inside Account of the Bush White House,” excerpted in the National Post, January 8, 2003.

15. Cited In Workers World, October 9, 2006.

16. Felix Greene, “The Enemy: What Every American Should Know About Imperialism,” Vintage Books, New York, 1971.

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Spetaktor
02-08-09, 01:19
Kim Jong Il - Per una corretta comprensione del nazionalismo (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page6/files/page6_sidebar_2.pdf)

Kim Jong Il - Applicare fino in fondo il sistema di direzione del partito (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page6/files/page6_sidebar_2.pdf)

Kim Il Sung - 1°anniversario della morte di Che Guevara (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page6/files/page6_sidebar_4.pdf)

Kim Il Sung - Intervista su L'Unità (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page6/files/page6_sidebar_5.pdf)

Spetaktor
02-08-09, 01:22
Sprazzi di luce su Pyongyang
di Ulisse Spinnato Vega
COREA DEL NORD - “Stato canaglia” sì o “stato canaglia” no? “Stato canaglia” forse, in attesa che l’amministrazione americana decida sul da farsi. Obama ne auspica il “pieno reintegro” nella comunità internazionale, ma al tempo stesso avverte: “Siamo pronti a fronteggiare l’eventuale lancio di un missile nord-coreano nel Pacifico”. Repubblica popolare democratica della Corea del Nord da una parte, tutto il mondo (o quasi) dall’altra. In mezzo i programmi nucleari e i test missilistici di Pyongyang, ma anche la risoluzione 1874 e il giro di vite Onu sul fronte del traffico navale e dei flussi finanziari.

“La Nord Corea venne cancellata dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo meno di un anno fa, adesso si parla, dopo il test nucleare, di ripristinare il controllo sulle navi e di un possibile reinserimento nella famigerata lista. Cosa c’entra il terrorismo internazionale? I metodi terroristici sono tradizionalmente avversati da tutti i Paesi socialisti”. A parlare è Flavio Pettinari, delegato ufficiale per l’Italia della Kfa, la Korean friendship association, un ente con iscritti in circa cento Paesi, registrato in Spagna e riconosciuto da Pyongyang, che si sobbarca il non facile compito di promuovere scambi culturali e commerciali tra il regime di Kim Jong Il e il resto del pianeta.

“Facciamo il possibile per migliorare la conoscenza della Nord Corea nel mondo – spiega il 32enne di Fermo – In Italia stiamo muovendo i primi passi per scambi tra università dei due Paesi. Inoltre forniamo supporto a tutti quelli che ne vogliono sapere di più, a cominciare dai laureandi”. Infine c’è il capitolo viaggi, quello più delicato e importante quando si parla di un Paese pressoché impenetrabile. “La Kfa li organizza spesso perché rappresentano il modo più concreto e diretto per conoscere la Repubblica Popolare di Corea”, dice Pettinari. E assicura: “Si tratta di visite che poco hanno a che fare con i classici percorsi turistici”.

La stretta delle Nazioni unite sul regime nord-coreano riguarda soprattutto il presunto traffico navale di armi. Tema che al delegato italiano Kfa sembra “un vecchio pezzo di repertorio, tirato fuori per giustificare le nuove minacce di sanzioni”. Eppure non è facile giustificare la presa di posizione di Cina e Russia, storici alleati della Corea del Nord oggi talmente perplessi per l’atteggiamento di Pyongyang da decidere di appoggiare l’ultima risoluzione Onu. “È vero, e la risposta nord-coreana è stata dura verso l’intero Consiglio di sicurezza – replica Pettinari – Tuttavia, considerare il missile vettore che ha messo in orbita il satellite Kwangmyongsong-2 come un razzo a lunga gittata sembra una forzatura ad hoc per rispolverare la precedente risoluzione. Si vorrebbe vietare ai coreani di avere in orbita dei satelliti per scopi pacifici e di ricerca, e adesso si vorrebbe impedire loro di sviluppare il nucleare, mentre altri Paesi, e si tratta di Paesi considerati a rischio, stanno facendo i loro comodi. È paradossale – aggiunge – che la quasi totalità degli oltre 2mila test nucleari finora effettuati sia stata condotta dai membri del Consiglio di sicurezza, e che gli stessi poi vogliano vietare ad altri di sviluppare questa tecnologia. Io sono avverso al nucleare per uso civile e soprattutto militare. E credo che la denuclearizzazione della penisola di Koryo sia un elemento chiave anche per la riunificazione del Paese: ma i passi in questo senso vanno compiuti insieme, da Pyongyang, da Seul e anche da Washington, data la massiccia presenza militare statunitense in Corea del Sud”.

Tra diffidenze da Guerra Fredda e aspirazioni all’unità, il rapporto con i “fratelli” dell’altra Corea è il vero tasto dolente. “Il riavvicinamento – spiega Pettinari – dipende, in questo momento, prima di tutto dal governo di Seul, in quanto è stata la presidenza Lee ad allontanarsi dallo spirito e dagli impegni concreti della Dichiarazione Congiunta Nord Sud del 15 Giugno 2000. Lee Myoung Bak è sempre stato contrario alla Sunshine Policy (la politica di dialogo “del sole splendente” avviata nel 1998 da Kim Dae Jung, ndr) e il suo incarico come capo di Stato ha fatto precipitare la situazione. Il governo della Rpdc alza la voce poiché è stanco delle provocazioni che provengono dal Sud e poiché non vede dalla nuova amministrazione Usa nessun miglioramento nei rapporti rispetto all’era Bush. È paradossale chiedere ai nord-coreani di smantellare anche il nucleare civile, mentre il Sud della penisola ospita decine di testate”.

Eppure di recente i rapporti con l’Occidente si erano fatti via via più distesi, sembrava ormai imboccata la strada della denuclearizzazione e della collaborazione fattiva, con episodi importanti come quello della nave Taehongdan. Pettinari conferma: “Sì, così come ci furono in precedenza altri atti concreti di distensione: penso alla storica visita della Albright a Pyongyang durante l’amministrazione Clinton e a tutta l’era della Sunshine Policy, persino durante gli anni di Bush. Purtroppo con l’elezione di Lee a Seul sono a mano a mano venute a mancare le basi per procedere sulla via tracciata dai predecessori Kim Dae Jung e Roh Moo Hyun. Sulle responsabilità di Bush e di Lee si potrebbe discutere a lungo. Meno noto è l’atteggiamento di Lee verso Pyongyang: purtroppo ogni volta che si accendono i riflettori dell’informazione sulla Corea, o per il satellite o per i test nucleari, non si parla mai del contesto. Tuttavia, il governo sud-coreano commette continue provocazioni ai danni del Nord. Se si vuole tornare al tavolo a sei dei negoziati, le parti in causa spingano anche Seul al rispetto dei patti presi dal 2000 in poi. Solo in questo modo ci saranno discussioni alla pari e i risultati non tarderanno”.

Dietro la cortina delle opposte propagande e degli equilibri geopolitici, si consumano i drammi di milioni di persone. Tra le tante tragedie che colpiscono la Penisola di Koryo, ce n’è una che ha tutto il sapore della Guerra Fredda, quella delle famiglie dilaniate dai mancati ricongiungimenti. “È il tema principale nella contrapposizione Nord-Sud. I predecessori di Lee, nonostante l’ingombrante peso politico di Bush, portarono avanti quanto stabilito nella Dichiarazione Congiunta, che aveva proprio i ricongiungimenti familiari come tema centrale. La riunificazione della Penisola, anche soltanto in forma federata, e la denuclearizzazione della stessa sono un desiderio di tutti i coreani”.

Nel lavoro della Kfa all’aspetto culturale si affianca quello economico, che fa capo all’Ikbc (International korean business center), una sorta di costola dell’associazione. Pettinari in persona si preoccupa di preparare il terreno alle missioni di imprenditori, circa 5-6 l’anno, che partono alla volta di Pyongyang. “Sono delegazioni internazionali – rivela – e spesso ne fanno parte anche cittadini statunitensi”. Naturalmente lo spazio di manovra per la libera impresa è nullo considerando che il sistema nord-coreano è totalmente collettivizzato. Tuttavia non manca l’interesse per gli investimenti stranieri (regolati da un apposita legge del 1992) sotto forma di joint ventures con le compagnie statali nord-coreane. La Rpdc non fornisce dati ufficiali, eppure il Dipartimento statistico della Banca centrale della Corea del Sud prova a stimare ciò che accade aldilà del 38esimo parallelo: le cifre parlano di un Pil 2007 pari a circa 20miliardi di dollari, che avrebbe fatto segnare una leggera flessione sia nel 2006 sia l’anno successivo dopo un periodo di timida crescita dall’inizio del decennio. Il Pil è un parametro improprio per le economie pianificate, ma secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap il volume degli scambi di Pyongyang con l’estero, Sud Corea esclusa, ha raggiunto nel 2008 il livello record di 3,8miliardi di dollari. Pettinari conferma: “Sono stato in Corea lo scorso ottobre. L’impressione è quella di un Paese che ha ripreso la via dello sviluppo. La capitale è tutto un cantiere. Nei negozi, oltre ai prodotti che fanno parte della distribuzione socialista, si trovano piccoli elettrodomestici e beni di consumo”. Restano in piedi il grave problema della carenza alimentare e quello della mancata autosufficienza energetica. I black-out sono frequenti e nelle campagne la trazione animale resta fondamentale. “Sì, ma non esistono i villaggi Potemkin a uso e consumo dei turisti – chiude Pettinari – Anzi, invito chiunque a visitare la Rpdc per averne conoscenza diretta”.

GEOPOLITICA.info - Approfondimento sugli assetti geopolitici mondiali - sviluppo e globalizzazione (http://www.geopolitica.info/Notizia.asp?notizia=555)

Spetaktor
02-08-09, 01:24
Interpretando la Nord Corea - Maurizio Scaini (http://www.aiig.it/Rivista/Numeri/2005/N03/Contributi/13-18.pdf)

contropotere
02-08-09, 09:42
PsAuF06BB5o&feature=PlayList&p=B4625D44ABC645E9&index=14

bEdmDVZaNyw&feature=PlayList&p=B4625D44ABC645E9&index=13

Anton Hanga
02-08-09, 11:55
Molto interessante, grazie per le informazioni.

Spetaktor
02-08-09, 23:22
e-Library (http://www.korea-dpr.com/lib/)

Spetaktor
02-08-09, 23:26
BIBLIOGRAFIA
I volumi seri e attendibili pubblicati in italiano sulla RPDC sono purtroppo scarsi, e pochi sono facilmente reperibili in commercio. La lista che segue è comunque abbastanza esauriente.

KIM IL SUNG
-10 punti per la riunificazione della patria, G.A.MA.DI., Roma.
-Opere Scelte di Kim Il Sung, due o cinque volumi secondo l'edizione, pubblicati dalla Associazione Italiana per i Rapporti Culturali con la R.P.D. di Corea.
-La costruzione della società socialista (antologia di scritti), Jaca Book, Milano, 1970.
-Sulla strategia antimperialista (antologia di scritti), Associazione Italiana per i Rapporti Culturali con la R.P.D. di Corea, Milano, 1977.
-Attraverso il secolo (memorie), Roma, 2005 (per ora ne sono stati pubblicati i primi due volumi).





Opere riguardanti il Grande Leader:
-Il presidente Kim Il Sung ha gettato le basi della Corea socialista, G.A.MA.DI., Roma.
-40° Anniversario dell’attività politica del dirigente Kim Jong Il, G.A.MA.DI., Roma.
-Kim Il Sung, Liberatore della Corea, GAMADI., Roma.
-Gloria eterna al partito di Kim Il Sung (1945 – 2005), G.A.MA.DI., Roma.
-Biografia di Kim Il Sung, di Baik Bong, tre volumi, ed. del Calendario, Milano, 1971.

KIM JONG IL
-La linea rivoluzionaria basata sul Songun è una grande linea rivoluzionaria della nostra era ed una bandiera sempre vittoriosa della nostra Rivouzione, a cura della KFA - Italia, 2008.
-A partire dagli ideali del Juche, G.A.MA.DI., Roma.
-Il Socialismo è scienza, C.I.S.I.S., Roma.
-Il socialismo è scienza, Edizioni Media Print.
-Il socialismo è scienza, edizioni Il Papiro, Sesto San Giovanni (MI).
-Preservare il carattere Juche e il carattere nazionale della rivoluzione e dell’edificazione, a cura del Comitato italiano per la riunificazione della Corea.
-La filosofia dello Juche è una filosofia rivoluzionaria originale, G.A.MA.DI., Roma.
-Il Partito del Lavoro di Corea è il Partito del Compagno Kim Il Sung, Edizioni AR.TI Verona.
-Realizziamo la riunificazione indipendente e pacifica del paese grazie alla grande unione di tutta la nostra nazione (lettera al colloquio organizzato a livello centrale in occasione del 50° anniversario della storica Conferenza Congiunta dei rappresentanti dei partiti politici e delle organizzazioni sociali del Nord e del Sud della Corea, 18 aprile 1998).
-Il Partito del Lavoro di Corea è il partito del compagno Kim Il Sung, pubblicato in italiano nel febbraio 1997 a cura del Comitato Italiano per la Pace e la Riunificazione della Corea.
-Sul Socialismo Coreano, ed. Laboratorio Politico, giugno 1994, pp 129. Contiene due saggi teorici del dirigente coreano: Sulle idee del Juche (1980) e Le calunnie contro il socialismo sono inaccettabili (marzo 1993).





Opere riguardanti il Caro leader:
-Kim Jong Il, il politico con una straordinaria arte del comando, G.A.MA.DI., Roma.
-Kim Jong Il, un dirigente dotato di straordinaria competenza politica, G.A.MA.DI., Roma.
-Kim Jong Il, un eminente comandante supremo, trad. di Miriam Pellegrini Ferri G.A.MA.DI., Roma.
-Kim Jong Il, compagno tra i compagni, GAMADI., Roma.
-9° Anniversario, Kim Jong Il Segretario Generale del PLC, di Miriam Pellegrini Ferri, G.A.MA.DI., Roma.
-La filosofia dello Juche di Kim Jong Il, di Miriam Pellegrini Ferri, G.A.MA.DI., Roma.
-L’adorato Kim Chong-il, biografia ufficiale del leader nordcoreano, ObarraO edizioni, Milano, 2005. Questa edizione della biografia del Segretario Generale del PLC è introdotta da due brevi saggi particolarmente rilevanti, il primo del coreanista Maurizio Riotto, il secondo dell’esperta di geopolitica Rosella Ideo.

Varie
-Costituzione Socialista della Repubblica Popolare Democratica di Corea, pubblicata dalla Associazione Italiana per i Rapporti Culturali con la R.P.D. di Corea.
-La vittoria del Juche, di Baik Man Kyeung, pubblicata dalla Associazione Italiana per i Rapporti Culturali con la R.P.D. di Corea.
-Il sistema politico della Repubblica Popolare Democratica di Corea (R.P.D.C.), di Dino Fiorot, Edizioni Cedam.
-Kim Il Sung e Kim Jong, di Miriam Pellegrini Ferri, G.A.MA.DI., Roma.
-Corea e la Riunificazione di Miriam Pellegrini Ferri, G.A.MA.DI., Roma.
-COREA, 5° Anniversario. della Dichiarazione Comune con la Corea del sud, G.A.MA.DI., Roma.
-La R. P. D. di Corea e la politica del Songun - 9 settembre 2004, G.A.MA.DI., Roma.
-Songun e la dignità della R.P.D. di Corea G.A.MA.DI., Roma.
-La lotta di liberazione nazionale nella Corea del Sud (aprile 1996), 32 pp., Edizioni Aginform. Contiene documenti programmatici del Fronte Democratico Nazionale della Corea del Sud e una documentazione sulla infame Legge di Sicurezza Nazionale della Corea del Sud.

Per chi conosce l’inglese, in questo sito è possibile leggere e scaricare volumi dalla e-library.

contropotere
02-08-09, 23:44
Vi invito a visitare questo sito (www.ambienteweb.org) in cui il signore dei video da me postati, Mario Albanesi, espone le sue originali posizioni sulla politica interna ed internazionale e vi invito ad abbonarvi al suo canale su youtube (http://www.youtube.com/user/ambienteweb).
Non condivido molte sue posizioni ma credo sia un giornalista davvero in gamba e coraggioso che merita più spazio di quello che gli viene finora concesso.

Combat
04-08-09, 11:49
ahah

contropotere
04-08-09, 12:09
ahah

:postridicolo:

Invece di ridertela sai dirmi dove è andato a finire il tuo compagno di merende massimo piacere già evergesia ?.

Stalinator
12-09-09, 00:22
Corea del Nord: ultimo baluardo socialista

http://3.bp.blogspot.com/_0aI4DHYBz9A/SmjTwOvMtoI/AAAAAAAAAWk/8IFKgaOzY7A/s320/DPRK

COMUNISMO “JUCHE” E PROSPETTIVE

Spesso, parlando dei regimi comunisti, l’attenzione si rivolge sempre verso Russia, Cina, Vietnam, Cambogia, senza troppo concentrare l’attenzione sulla Corea del Nord. Eppure la longevità con cui questo regime prosegue la sua incondizionata funzione di baluardo ideologico sorprenderebbe chiunque. Kim Il Sung e suo figlio, il momentaneo leader Kim Jong Il, rappresentano ancora oggi una importante novità nello scenario politico, costituendo un esempio caratteristico e probabilmente unico (anche se non certo totalmente inedito per provenienza o ispirazione) di via al Comunismo.

La vita di colui che ancora oggi viene ricordato come il Grandioso leader, Kim Il Sung, è in questo caso di fondamentale centralità: cresciuto sotto l’occupazione giapponese, durante gli anni Venti e Trenta, il giovane marxista-leninista Kim Sung Ju (come recita il suo nome natale) aveva forse più di chiunque altro, molto da recepire dalla lezione di Lenin a proposito della Liberazione Nazionale. Questo concetto sviluppato dal primissimo leader del PCUS contraddistinguerà il carattere ed il perno del diritto all’autodeterminazione, nell’epoca dell’Imperialismo, fase progressiva e invasiva, violenta, del capitalismo. Kim Il Sung, sin dal suo primo esilio cinese, e dalle fughe coercitive in Russia, manterrà una volontà chiarissima: l’indipendenza nazionale e la riunificazione di tutta la Corea.

Non solo, con perseveranza guidò la guerriglia contro l’invasione giapponese, ma in maniera indipendente e, a quanto pare, contro il parere di Stalin e Mao, sferrò un attacco contro Seul, nel tentativo di scacciare le forze atlantiche dalla zona Sud del Paese. La guerra di Corea, rappresenta ancora oggi uno dei momenti più tragici della guerra fredda, e forse il più audace esempio di resistenza anti-imperialista, successivo alla conclusione del conflitto globale nel ’45. La stabilizzazione successiva fu frutto di una serie di compromessi spesso richiesti dall’Onu, al fine di non ingigantire il conflitto, e mostrò una politica senz’altro innovativa. Stalin amava distinguere i marxisti dogmatici (antirivoluzionari) dai marxisti creativi, e senz’altro Kim e il governo della costituita Repubblica Popolare Nord Coreana apparteneva appieno a quest’ultima categoria.

Lo Juche, la dottrina dell’indipendenza e dell’autarchia nazionale, viene ancora oggi considerato un testo di primaria importanza culturale e politica, nella storiografia comunista.


IL CONTRIBUTO DI CONFUCIO E DEL BOLSCEVISMO

Poco si conosce nel mondo atlantico e secolarizzato, di Confucio e del suo antico umanesimo: un umanesimo particolare, non certo ricollegabile al nostro umanesimo occidentale, che segnò la svolta storiograficamente considerata portante del passaggio, a dire il vero non così netto e immediato, dal Medioevo all’Età dei Lumi.

L’idea di Confucio è quella della continua perfettibilità dell’uomo e, come ben enuclea Anne Cheng nei suo scritti sull’antropologia sacra, il Confucianesimo appare come una “rottura conservatrice”, come un principio di rinnovamento costante che, nella sua riproposizione, segue un culto e una continuità emblematicamente raffigurata dalla tradizione. L’antropologia delle tante dottrine orientali è spesso intrisa di una visione dell’uomo come raffigurazione centrale nella natura e nella comunità, ma che non domina e non sovrasta il mondo circostante, evitando con disinvoltura di sfociare nel dominio scellerato della volontà di potenza e del dominio della tecnica imputato da pensatori europei come Heidegger, Junger, lo stesso Spengler ed Evola quale leit motiv centrale della decadenza dell’Occidente.

Ren e Li, letteralmente “umanità” e “sacrificio”, sono due componenti che slanciano l’umanesimo orientale all’interno di un piano comunitario, nel quale lo junzi, l’uomo “consapevole”, cresce e si rinnova. Chiaramente questo carattere di infinita perfettiblità ben rimanda, seppur con le debite e lecite proporzioni, all'essere divenente che Nietzsche recupera dal pensiero arcaico greco, e da Eraclito stesso. L’ascesi, l’etica del dovere, la sensibilità verso i propri simili, e la continua ricerca del miglioramento individuale, rappresentano tutte le caratteristiche che politicamente e spiritualmente possono essere ricondotte alla disciplina orientale.

Lo Juche, ispirato da Kim padre, ed edito e sancito dal figlio, Kim Jong, intende in questo senso recuperare tali aspetti radicali della dottrina di Confucio, immergendoli in una filosofia politica che inquadra il marxismo-leninismo alla luce del nazionalismo e della difesa strenue dell’indipenenza e dell’autonomia della patria. In questo incontro tra socialismo, nazionalismo e culto del passato, condito da un notevole senso del dovere sia civico sia militare, Kim Jong Il ha in qualche maniera voluto superare il marxismo, almeno nella sua forma dogmatica, sostituendo alle dottrine europee e sovietiche, un impianto completamente immerso nella realtà coreana.



JUCHE, L’IDEA IMMORTALE
La prima vera elaborazione ebbe modo di apparire con l’edizione nel ’55 di un saggio/discorso dello stesso Kim Il Sung intitolato Eliminazione del dogmatismo e del formalismo e Della instaurazione di Juche nel lavoro ideologico: come visto, l’idea di fondo prende corpo da due delle più importanti riflessioni di Stalin. La separazione tra marxisti dogmatici e marxisti creativi, con la conseguente introduzione del carattere dinamico all’interno di una intuizione ormai satura d’ortodossia positivista e oggettivante, e la riflessione sulla Questione Nazionale sembrano quasi solenni muse ispiratrici, per un Regime notoriamente vicino molto più a Mosca che a Pechino persino in quegli anni Cinquanta pure distesi tra l’URSS e la Cina Maoista.

I filoni principali di Juche sono quattro e si suddividono nelle quattro teorie del leader rivoluzionario, della vita socio-politica, della grande famiglia socialista e della moralità rivoluzionaria. Le prime due teorie basano la loro argomentazione sull’importanza estrema della figura del leader, del costruttore del Paese, di colui che dà vita ad un gruppo sociale di persone, fino a renderlo un popolo coeso (tutti i coreani sono, secondo Juche, fratelli di “sangue”), unito e privo di differenze di classe, di ceto e di diritti e doveri. Il Leader viene riconosciuto come un padre, che, amorevolmente ma anche severamente qualora fosse opportuno, alleva il suo popolo e lo guida verso l’autarchia.

Questo rapporto familiare tra la figura del Leader e il Popolo, ci introduce alla terza teoria, propria della famiglia socialista, una categoria sociale ed etica, al cui interno, ognuno deve sentirsi inserito e messo a proprio agio, senza venire però mai meno al suo dovere di lavoratore e cittadino, secondo le condizioni di uguaglianza sociale create dalla Repubblica Popolare. Il legame familiare che intercorre tra il leader il suo popolo è però qualche cosa che travalica l’aspetto meramente sociale e politico, economico o costituzionale, ma perviene all’organismo statuale in una univocità ben precisa dove diritti, doveri, amore, intransigenza, prontezza e rispetto, convogliano: virtù etiche ineccepibili che costituiscono la base della quarta teoria, quella della moralità rivoluzionaria, e quella più presumibilmente ispirata al Confucianesimo e all’umanesimo orientale, evidente nelle parole di Kim, secondo il quale “l’uomo gioca un ruolo decisivo nel trasformare il mondo e nel condizionare il proprio destino”.

Trasformare il mondo e condizionare il proprio destino appaiono concetti prettamente riconducibili ad una visione antropocentrica ma non antropocentrista né tantomeno individualista; nei fatti molto diversa come vediamo, dall’umanesimo occidentale, proprio nel carattere “impersonale”, direbbe Julius Evola, indefinito e fondamentalmente indefinibile della “infinita perfettibilità” umana, nel continuo rimando ad un livello ulteriore di preparazione che non permette mai all’uomo di rimanere statico e chiuso in sé stesso, de-finendosi metafisicamente, così come non concede l’abbandono della tradizione e della continuità naturale e umana, emblema della comunità che ricomprende necessariamente gli individui.

E’ Kim Il Sung a scrivere: “Il Governo della Repubblica deve attuare tutte le azioni atte all’indipendenza, all’auto sostentamento e alla difesa per consolidare la politica del Paese (chaju), deve costruire le basi di un istituto nazionale di economia in grado di assicurare la completa unificazione, l’indipendenza e la prosperità della nostra Nazione (charip) e deve aumentare la capacità di difesa del Paese, in modo da salvaguardare la sicurezza della patria solamente con la nostra forza (chawi) così da portare l’idea dello Juche in tutti i campi della vita sociale e politica”.

Chaju, charip e chawi sono i tre modi secondo cui viene applicato il concetto di autarchia nazionale: indipendenza politica, indipendenza economica, indipendenza militare. L’ultimo modo è probabilmente anche il più importante per l’applicazione degli altri due: la difesa della Nazione, imperniata su una preparazione certosina e importante dell’Esercito nazionale, rappresenta l’inizio e la fine di un ipotetico circolo di indipendenza nazionale. Ancora Kim Il Sung disse: “La linea rivoluzionaria basata sullo Sungon (trad. ‘L’esercito prima di tutto’) è una grande linea rivoluzionaria della nostra era ed una bandiera sempre vittoriosa della nostra rivoluzione”.

Le forze militari non sono però assolutamente recepite come uno strumento di dominazione o di mero potenziamento: in esse convivono la tradizione combattente taekwon-do e la rivoluzione popolare. Un impressionante livello di addestramento, ed un imponente schieramento di mezzi bellici, sono strumenti esclusivamente ideati a scopo difensivo e con l’obiettivo storico e politico mai tramontato di riunificare le due parti in un’unica Corea, nell’idea immortale concepita dal padre, onorato in tutta la Corea del Nord attraverso una massiccia campagna di storicizzazione seguita alla sua tragica scomparsa avvenuta nel 1994.

Il figlio Kim Jong Il, attuale leader del partito dei Lavoratori, confermando le intuizioni del padre e riaffermandone la linea politica, viene osannato dal popolo ad ogni raduno e, come leader dell’Esercito, è espressamente citato nell’Inno Nazionale delle Forze Armate, quale elemento incontrastato di strenue lotta per l’affermazione della Corea del Nord e per la riunficazione patriottica della grande Corea. Voci di potere lo danno gravemente afflitto da un male terribile: gli Stati Uniti, storico nemico della Corea, speculano continuamente sulle notizie riguardanti la salute del Leader orientale, malgrado, mostrino sostanziale indifferenza nei confronti di un Paese non-allineato, eppure mai eccessivamente nominato dalle prime pagine. Ed è proprio questo a preoccupare e allo stesso tempo a infondere fiducia in Kim.



Andrea

pubblicato su: NUOVA DIMENSIONE - Windows Live (http://nuovadimensionesociale.spaces.live.com/)

Spetaktor
29-01-10, 20:07
L'Opinione intervista il Presidente della KFA
27/01/10 19:22 in: Attività della KFA | Approfondimenti
Roma, 27 gennaio. L’Opinione ha pubblicato oggi la seconda e ultima parte dell’intervista al Presidente della Korean Friendship Association, Alejandro Cao de Benos. Il quotidiano mette a disposizione in internet integralmente questa intervista:
L'Opinione intervista il Presidente della KFA | Attività della KFA, Approfondimenti | Repubblica Popolare Democratica di Corea (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/files/3ffefb1542f49880f0c96d0a02edb6ea-80.html)

Spetaktor
22-02-10, 00:54
11° Incontro dei Partiti Comunisti e Operai
New Delhi, 20-22 Novembre 2009



Contributo del compagno Pak Kyong Son,
Capo delegazione del Partito dei Lavoratori di Corea


Compagni,


Vorrei iniziare esprimendo le mie vive congratulazioni per questo 11° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai insieme al mio cordiale e fraterno saluto alle delegazioni e ai delegati dei vari Partiti comunisti e operai presenti a questo appuntamento.

Mi sia permesso inoltre di esprimere la mia sincera gratitudine al compagno Prakash Karat, Segretario generale del Comitato centrale del Partito Comunista dell'India (marxista) e al compagno AB Bardhan, Segretario Generale del Consiglio nazionale del Partito Comunista dell'India per il loro gentile invito alla delegazione del Partito dei Lavoratori di Corea in occasione di questo Incontro internazionale.

Compagni,

Oggi, il mondo intero sta attraversando una grave crisi che è conseguenza della irrazionalità e della sostanziale debolezza caratterizzanti il sistema economico globale capitalista sotto egemonia statunitense. Il tasso di crescita economica mondiale ha subito un rallentamento, mentre il tasso di crescita del reddito medio pro capite è sprofondato per metà del suo valore e la situazione economica è peggiorata in ben 168 paesi.



La caotica politica finanziaria degli Stati Uniti, volta a scongiurare le difficoltà finanziarie derivanti dalla sua "guerra al terrore", ha provocato il collasso del suo mercato immobiliare interno e una travolgente crisi finanziaria nel paese, e questa, a sua volta, si è subito trasformata in una crisi economica a livello mondiale in virtù della "globalizzazione". L'attuale panico economico generale è il peggiore "da 100 anni".
In un caotico scenario da legge della giungla, di cui è responsabile la "globalizzazione" voluta dal capitalismo, una grave minaccia senza precedenti si erge di fronte al genere umano, che vede la sua stessa sopravvivenza messa in gioco, scossa dal panico economico mondiale e resa più grave dalle diverse crisi alimentare, energetica e ambientale. Le statistiche indicano che le perdite dovute al panico economico globale in corso, nel periodo tra fine 2007 e 2010, sono stimate intorno ai 3.400 miliardi di dollari americani.

La crisi politica, economica e di sistema del capitalismo ha solo accentuato su scala globale la polarizzazione per cui "i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri", lasciando una popolazione di 1,4 miliardi di persone in estrema povertà, le quali oggi esprimono in modo forte e chiaro il loro punto di vista giudicando il socialismo l'unica alternativa al capitalismo.

Il 10° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, svoltosi a Sao Paulo in Brasile nel novembre scorso e a cui parteciparono i delegati di 65 partiti politici da 55 paesi, sottolineava la gravità della crisi politica ed economica affrontata dal mondo capitalistico e, all'unanimità, riconosceva il socialismo come l'unica strada per far cessare lo sfruttamento e l'oppressione delle masse popolari e per garantire loro diritti reali ed emancipazione. L'Incontro inoltre faceva appello ad una coraggiosa lotta per il socialismo, perché assicuri l'indipendenza dei popoli e li liberi dallo sfruttamento e l'oppressione di classe.

Il compagno Kim Jong Il, il grande leader del nostro Partito e del nostro popolo, ha dichiarato quanto segue:
"La causa del socialismo è la giusta causa per realizzare l'indipendenza delle masse popolari, e il movimento dell'umanità verso il socialismo è la legge che governa lo sviluppo inesorabile della storia".
Il socialismo è scienza. Ci possono essere curve e tornanti nel corso dello sviluppo del socialismo, ma la direzione del movimento della storia non cambia e non c'è assolutamente nulla che sarà in grado di fermare l'aspirazione dell'umanità al socialismo.
Oggi, il socialismo sta marciando in avanti trionfalmente e suonando le campane a morto per il capitalismo.

Il crollo del socialismo in alcuni paesi sul finire del secolo scorso è stato, infatti, il fallimento dell'opportunismo che ha corrotto il socialismo. Gli imperialisti e i reazionari, tuttavia, hanno capitalizzato questo avvenimento con una chiassosa campagna propagandistica per giustificare la loro asserzione secondo cui il socialismo era fallito definitivamente e che il socialismo stesso era stato un errore. Tutto ciò nel frenetico tentativo di convincere tutte le nazioni del mondo a farsi cingere dal capitalismo.

In particolare nella metà degli anni 1990, gli imperialisti statunitensi e i loro alleati hanno profuso enormi sforzi tentando ossessivamente di isolare e soffocare la Repubblica Democratica Popolare di Corea (RPDC), attraverso palesi pressioni militari e rafforzando ulteriormente il blocco economico, portando al culmine la loro offensiva contro la RPDC nella errata convinzione che il crollo del sistema socialista nel paese sarebbe stata solo una questione di tempo. A peggiorare la situazione, i molti anni consecutivi di calamità naturali hanno concorso ad aggravare i problemi, costringendo l'Esercito popolare coreano ed il popolo coreano ad intraprendere un "Arduo Cammino" senza precedenti e tappe forzate. Cessando di esistere il sistema socialista e le comunità economiche socialiste in tutto il mondo, la nostra unica risorsa consisteva nel portare avanti la nostra edificazione socialista in autonomia, senza contare su alcuna assistenza esterna.
Nonostante queste difficoltà, il Partito del Lavoratori di Corea ha superato con successo tutte le sfide presentate dagli imperialisti, difendendo e sostenendo con onore e promuovendo trionfalmente la causa del socialismo.

La RPDC di oggi ha levato con fermezza il suo profilo di potenza politico-ideologica, potenza militare e potenza scientifica e tecnologica, e al momento sta indirizzando tutti gli sforzi nella costruzione economica.
All'inizio di quest'anno, il Partito dei Lavoratori di Corea ha avviato la campagna di 150 giorni che si è conclusa vittoriosamente e ha invitato nuovamente l'intero Partito, l'intero paese e tutto il popolo coreano a dare vita ad una nuova campagna di 100 giorni in modo che le fiamme di una nuova ondata rivoluzionaria ardano ovunque nel paese, in onore del centenario della nascita del grande leader, il compagno Kim Il Sung, nel 2012, quando si saranno sicuramente aperte le porte ad una grande, potente e ricca Corea socialista.

Nel corso della campagna dei 100 giorni, sono stati ottenuti successi senza precedenti nella costruzione economica giacché l'economia nazionale nel suo complesso, sulla base della suo carattere indipendente, è in costante di ripresa.
Tutto ciò è frutto della guida del grande leader, il compagno Kim Jong Il, Segretario generale del Partito dei Lavoratori di Corea, che ha guidato la rivoluzione coreana nel corso della sua vittoriosa politica (e concezione militare) Songun.

La leadership rivoluzionaria Songun e la politica Songun del Partito dei Lavoratori di Corea sono il criterio guida della rivoluzione e la modalità della politica socialista. Esse danno priorità alle questioni militari sugli altri affari di Stato, difendono il paese, la rivoluzione e il socialismo, sulla base della disposizione rivoluzionaria e la capacità di lotta dell'Esercito popolare coreano e nel complesso portano avanti la costruzione del socialismo. Sono l'onnipossente e preziosa spada di una rivoluzione vittoriosa nella mutata situazione del mondo odierno.
La pratica rivoluzionaria e la realtà nella RPDC hanno testimoniato la correttezza e l'eccellenza dell'idea e della politica Songun del Partito dei Lavoratori della Corea, e la grande vitalità di questa particolare politica va manifestandosi con il passare del tempo.

Riconoscendo come valida la sempre vittoriosa e preziosa spada del socialismo, sulla base dell'idea Juche e Songun, la RPDC sta compiendo uno dopo l'altro dei veri miracoli storici nella sua progressiva marcia verso un brillante futuro, a dispetto delle attuali turbolenze a livello mondiale.
L'Esercito popolare coreano e il popolo coreano fanno affidamento alla loro incrollabile convinzione e fiducia nel futuro, nonché alla giustezza della causa del socialismo che essi stessi hanno scelto e che è scaturito dai loro sforzi. Essi sono anche carichi di determinazione rivoluzionaria nel proseguire lungo il percorso del socialismo sotto la guida del grande compagno Kim Jong Il.
Sotto la sua direzione, il Partito dei Lavoratori, l'Esercito popolare e il popolo coreano svolgono, come sempre, la loro sacra missione storica e il loro dovere nella giusta lotta per l'indipendenza e il socialismo contro l'imperialismo.

Vorrei approfittare di questa occasione per ribadire la mia sincera gratitudine ai vari Partiti comunisti e operai per il coerente sostegno e la solidarietà con il Partito dei Lavoratori di Corea, l'Esercito popolare e il popolo coreano nella loro lotta per la costruzione di una grande, potente e prospera Corea socialista e per realizzare la riunificazione della Corea.

Grazie.

Stalinator
22-02-10, 01:01
Riconoscendo come valida la sempre vittoriosa e preziosa spada del socialismo, sulla base dell'idea Juche e Songun, la RPDC sta compiendo uno dopo l'altro dei veri miracoli storici nella sua progressiva marcia verso un brillante futuro, a dispetto delle attuali turbolenze a livello mondiale.
L'Esercito popolare coreano e il popolo coreano fanno affidamento alla loro incrollabile convinzione e fiducia nel futuro, nonché alla giustezza della causa del socialismo che essi stessi hanno scelto e che è scaturito dai loro sforzi. Essi sono anche carichi di determinazione rivoluzionaria nel proseguire lungo il percorso del socialismo sotto la guida del grande compagno Kim Jong Il.

:chefico: :chefico:

Spetaktor
22-02-10, 01:03
da Korea Is One: United Korea economy may surpass Japan’s (http://www.korea-is-one.org/spip.php?article3183)
Traduzione dall'inglese per Resistenze.org - sito di controinformazione del C.C.D.P. - Via Reggio 14 - Torino (http://www.resistenze.org) a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

L’economia della Corea unita potrebbe superare quella del Giappone

Una Corea unita - mettendo insieme la quarta più grande economia dell’Asia con una delle più povere - potrebbe superare Germania o Giappone in potenza economica nei prossimi 30-40 anni, ha illustrato martedì scorso un rapporto della banca di investimenti statunitense Goldman Sachs.

Sebbene gli analisti esterni dicano che il sistema di economia pianificata della Repubblica Democratica Popolare di Corea (DPRK, Corea del nord) risulta essere debole, esso offre una grande e conveniente forza lavoro, una ricchezza di risorse minerarie che la scarsamente fornita Repubblica di Corea (ROK, Corea del sud) attualmente deve importare per alimentare la sua industria, la probabilità di aumenti in produttività e valuta una volta attuate le riforme economiche.

"Noi presupponiamo che in termini di PIL calcolato in dollari statunitensi una Corea unita potrebbe raggiungere la Francia, la Germania e probabilmente il Giappone in 30-40 anni” riportava il documento.

Le due Coree sono divise da più di mezzo secolo e devono ancora firmare un trattato di pace per porre fine formalmente alla guerra del 1950-53

Il costo della riunificazione è visto da molti come un rischio fra i più grandi che affronta l'economia della Corea del sud.

Molti analisti osservano che la crescita del Sud al livello di potenza economica regionale potrebbe essere annullato dall'effetto provocato dall’assimilazione del suo vicino, il cui reddito pro capite è approssimativamente del 5 percento.
Ma Goldman Sachs ha affermato che potrebbe essere conveniente attuando politiche appropriate e seguendo il modello di riunificazione Cina/Hong Kong, che permette a due sistemi politici ed economici di coesistere, con una migrazione inter-coreana limitata.

Il rapporto è stato scritto dall'economista della banca della Corea del sud, Goohoon Kwon, e include il contributo di alcuni fra gli economisti che alcuni anni fa hanno formulato l’autorevole previsione secondo cui le economie di Brasile, Russia, India e Cina - il cosiddetto BRIC – sarebbero destinate a diventare dominanti verso la metà del secolo.

Le forze della Corea del nord contano su una popolazione relativamente giovane, una forza lavoro ben istruita, una ricchezza di risorse minerarie, sugli investimenti potenziali dalla Corea del sud e sulla possibilità di grande produttività e apprezzamento di valuta che comunemente avvengono nelle “economie di transizione”, ha scritto Kwon.

Spetaktor
22-02-10, 01:04
da New Worker Online - The New Communist Party of Britain | Home Page (http://www.newworker.org) - in Solidarity Network Last UpDates: 12 03 meetings &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbsp &nbs (http://www.solidnet.org)
Traduzione dall'inglese per Resistenze.org - sito di controinformazione del C.C.D.P. - Via Reggio 14 - Torino (http://www.resistenze.org) a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Kim Il Sung: una vita dedicata al popolo

di Andy Brooks – Segretario generale del New Communist Party of Britain

Per lungo tempo la tradizione marxista elevava la vita dei compagni il cui lavoro quotidiano fosse stato un esempio per gli altri o avesse sviluppato e fatto avanzare la teoria marxista-leninista o avesse guidato la lotta per la liberazione. Kim Il Sung è stato tutto questo. Un combattente, un pensatore e un leader, Kim Il Sung è stato un grande comunista del ventesimo secolo, il cui nome sarà sempre ricordato come quello del fondatore del moderno movimento comunista coreano, iniziando nella gioventù patriottica di Corea quando era uno studente nel 1920.

Kim Il Sung è nato in un mondo dominato dalle grandi potenze coloniali di Europa, Stati Uniti e Giappone. In Corea, i vecchi governanti feudali erano stati estromessi dagli imperialisti giapponesi e la penisola trasformata in una colonia del Giappone.

Dovunque c'è oppressione c'è sempre resistenza e i patrioti coreani provarono a lottare in ogni modo possibile. Alcuni nazionalisti, quelli che rappresentavano i proprietari terrieri e gli elementi della borghesia cercarono aiuto dalla Cina nazionalista e dall’America. Altri furono ispirati dalla rivoluzione bolscevica del 1917.

Nel 1920 il movimento comunista coreano fu eroso dalle divisioni e si ritrovò isolato dalle masse. Kim Il Sung condannò coloro che semplicemente speravano di fare affidamento su forze esterne o coloro che s’impegnavano per ottenere il consenso di altri, come una vergogna per la nazione coreana.

Kim Il Sung vide l'inutilità dei settari, dei lacchè, dei dogmatici e dei faziosi che si definivano comunisti negli anni 20. Così decise di costituire un movimento comunista partendo dalla gioventù e dalla base dei villaggi e delle fabbriche.

Kim Il Sung rilevò che un movimento rivoluzionario non era qualcosa da portare avanti con il consenso degli altri, ma un lavoro da fare in conformità a una propria convinzione. I problemi devono essere risolti autonomamente, disse, e solo quando la lotta è stata ben combattuta gli altri vi si identificheranno.

Con parole attuali oggi come allora, Kim Il Sung, dichiarò: “Il settarismo è un prodotto dell’ideologia borghese e piccolo borghese, in particolare dell’auto eroismo, della ricerca di fama e del carrierismo. Non ha nulla in comune con le idee rivoluzionarie della classe operaia “. Da dirigente studentesco a comandante della guerriglia Kim Il Sung afferrò i principi fondamentali del marxismo e applicò la lezione della Grande Rivoluzione russa d’Ottobre alle concrete condizioni del popolo coreano, che era schiavo dell’Impero giapponese. Il “giovane generale”, come ben presto venne chiamato, si circondò di un gruppo di giovani comunisti, uomini e donne disposti a sfidare la potenza dell’esercito giapponese.

Nel corso degli anni il piccolo gruppo di eroi crebbe in un esercito popolare che umiliò l'esercito imperiale giapponese nel 1945: una vittoria che ha portato alla costituzione della Repubblica Democratica Popolare di Corea. E fu quell’Esercito Popolare che si scontrò contro l’imperialismo statunitense e i suoi lacchè portandolo ad un punto morto durante la Guerra di Corea e costringendo in ginocchio gli imperialisti americani a mendicare l'armistizio nel 1953.

Kim Il Sung è stato un grande comandante in guerra e un grande leader in pace. Nel nord della Corea, così brutalmente divisa dall’imperialismo, ha costruito un moderno movimento comunista dedicato al servizio dei lavoratori della Corea e ha guidato il popolo in una lotta di massa per costruire una nuova vita, dopo avere conquistato la libertà nel 1945.

Il Partito dei Lavoratori di Corea, con Kim Il Sung al timone, ha condotto la battaglia per la riforma agraria, l'istruzione e la costruzione socialista negli anni 50 e 60 e poi ha spinto in avanti i fronti ingegneristico, tecnico e scientifico per costruire una moderna repubblica socialista, dove ogni singolo lavoratore sia padrone della propria vita.

In Europa occidentale i comunisti compresero gli elementi economici del socialismo scientifico, ma ignorarono gli aspetti filosofici degli insegnamenti di Marx e di Engels. Anche se il ruolo dell’azione di massa è stato ben compreso, il ruolo dei singoli è spesso stato ignorato. Sebbene i risultati dell'Unione Sovietica guidata da Lenin e da Stalin siano stati studiati, spesso non sono stati compresi correttamente.

Kim Il Sung non solo afferrò il marxismo-leninismo, ma lo applicò alle concrete condizioni del popolo coreano. Egli sapeva che, una volta che le masse avessero compreso la propria forza sarebbero diventate inarrestabili. Sapeva che servire il popolo rappresentava la cosa più importante per i comunisti coreani e per il Partito dei Lavoratori di Corea che avviò nel 1945. Ha sviluppato il socialismo in stile coreano con l’idea Juché - che eleva i principi filosofici del marxismo-leninismo e la sua teoria economica - e si concentra sullo sviluppo di ogni singolo lavoratore, che può essere veramente libero solo come parte della volontà collettiva delle masse. Nel mondo occidentale Juché è semplicemente descritto come “la fiducia in sé”, ma è molto di più. Kim Il Sung disse che i lavoratori si sarebbero potuti emancipare concretamente soltanto reggendosi sulle proprie gambe. Ma l'idea Juché non nega l'internazionalismo proletario. Unione Sovietica, Cina Popolare e le democrazie popolari dell’Europa orientale si strinsero attorno alla Corea Democratica durante la Guerra di Corea. Il popolo coreano rispose con scambi commerciali e assistenza, mentre esperti e consulenti coreani aiutavano i vietnamiti, gli arabi e gli africani in lotta, allora come oggi, per spezzare le catene del colonialismo.

Nel movimento comunista mondiale Kim Il Sung mantenne una posizione attenta durante il conflitto ideologico cino-sovietico, restando in buoni rapporti con le due parti.

A differenza dei leader comunisti britannici nel passato, e di molti altri in Europa e nel mondo, Kim Il Sung ha sottolineato che il marxismo-leninismo va ben al di là di semplici formule economiche e del “modello” sovietico.

Kim Il Sung sapeva che la prosperità materiale e la forza ideologica sono di pari importanza per il popolo. Egli ha definito tale concetto come le torri gemelle. Sebbene non possano avanzare contemporaneamente, quando il progresso è realizzato per una, l’altra deve essere fatta avanzare per recuperare il tempo perduto.

Ciò è stato rilevato da Stalin nel 1930, quando disse agli stakanovisti (lavoratori super produttivi sovietici), che i lavoratori avevano beneficiato concretamente dalla rivoluzione. Tutte le rivoluzioni precedenti avevano fallito, ma: “La nostra rivoluzione proletaria è l'unica rivoluzione nel mondo che ha avuto l'opportunità di mostrare al popolo non solo risultati politici ma anche risultati materiali “, dichiarava Stalin.

“E’ una buona cosa, ovviamente, cacciare i capitalisti, cacciare i proprietari, cacciare gli scagnozzi zaristi, per conquistare il potere e raggiungere la libertà. Questo è molto buono. Ma purtroppo, la libertà da sola non è sufficiente. Se manca il pane, il burro e i grassi, se vi è carenza di prodotti tessili e se sono cattive le condizioni abitative, la libertà non vi porterà molto lontano. E’ molto difficile, compagni, vivere di sola libertà. Per vivere bene e con gioia, i vantaggi della libertà politica devono essere integrati da benefici materiali”, continuava Stalin.

Ma i successori revisionisti di Stalin abbandonarono la torre ideologica e fallirono anche nel conservare i benefici materiali per le masse sovietiche.

E dopo la controrivoluzione in Unione Sovietica e nei paesi socialisti dell'Europa orientale, che costituì un enorme passo indietro per il comunismo a livello mondiale, quando i partiti furono presi dallo sconforto e dal fallimento in tutto il mondo, Kim Il Sung arrestò questa disgregazione convocando una conferenza dei partiti comunisti e operai a Pyongyang nel 1992.

Quando Kim Il Sung morì, il suo successore, Kim Jong Il, disse al popolo coreano e al mondo che da lui non ci si poteva aspettare “alcun cambiamento” e con Kim Jong Il alla guida, negli ultimi anni il Partito dei Lavoratori di Corea ha conquistato grandi vittorie. Le catastrofi naturali sono state superate, l’isolamento diplomatico rotto, gli intrighi dell’imperialismo degli Stati Uniti disvelati e i razzi coreani raggiungono le stelle.

Kim Il Sung, il grande leader della rivoluzione coreana, è morto nel 1994, ma il suo lavoro vive nel Partito dei Lavoratori di Corea e nei colossali risultati della Repubblica Democratica Popolare di Corea odierna.

Spetaktor
22-02-10, 01:04
da "Agenzia d'informazione coreana"
Comitato per la pace e la riunificazione della Corea di Torino -Traduzione di Mauro Accastello

Un Paese dove tutto il popolo è armato


Il 25 aprile in Pyongyang, capitale della Repubblica Popolare Democratica di Corea, in occasione del 70° anniversario della fondazione dell’Esercito Popolare, si è svolta una solenne parata militare alla quale hanno partecipato le forze armate popolari riunite nella Guardia Rossa Operaio – Contadina (GROC).
Colonne della GROC di ogni provincia, della Guardia Rossa Giovanile, delle scuole rivoluzionarie e delle scuole militari dello EPC, hanno marciato in Piazza Kim Il Sung.
La sfilata è stata organizzata in questa forma per la prima volta, riuscendo a strappare esclamazioni emozionate alle centinaia di stranieri presenti. Ha molto colpito il livello di sincronia, la sicurezza nell’esecuzione delle evoluzioni, identico a quello delle forze regolari. Queste milizie popolari sono formate da operai, contadini, intellettuali ed impiegati, esse assumono il compito di difendere la patria quanto quello di costruire il socialismo. Sono forze addette alla protezione dell’industria del paese e di tutto il territorio nazionale, e dotate di buon equipaggiamento.
L’evoluzione dell’equipaggiamento, dieci anni fa all’avanguardia e resa pubblico in parata, in questa occasione non è stata rivelata per motivi di sicurezza, in conformità alla politica del momento.
Nel corso della sfilata, il maresciallo dell’EPC Kim Il Chol, vicepresidente del Comitato di Difesa Nazionale e ministro delle Forze Armate Popolari della RPD di Corea ha dichiarato:
“Se gli imperialisti nordamericani ed i loro alleati si azzarderanno a violare la terra, i mari o il cielo della nostra Repubblica, senza prendere in considerazione le nostre reiterate avvertenze, il nostro Esercito ed il nostro popolo, che pongono sulla stesso pino la vita e la dignità, la sovranità del paese e della nazione, li distruggeranno senza pietà, e porteranno a termine vittoriosamente la causa della riunificazione della Patria”.
Questa è un’avvertenza che non deve trascurare nessuno che abbia cattive intenzioni contro questa nazione.

Spetaktor
10-03-10, 19:43
I membri e i simpatizzanti della Sezione Italiana della Korean
Friendship Association, Associazione di Amicizia e Solidarietà Italia
- R.P.D. di Corea, esprimono la loro più dura condanna verso
l’ennesima provocazione ad opera delle truppe d’occupazione
statunitensi e dei collaborazionisti sudcoreani.

Le vaste esercitazioni militari congiunte che si svolgono in questi
giorni sono un nuovo schiaffo al cammino di distensione e pace nella
Penisola di Koryo, tanto più grave poiché dall’inizio dell’anno le
autorità della R.P.D.C. hanno varie volte teso la mano sia alla Corea
del Sud, sia agli Stati Uniti, per una soluzione pacifica delle
ostilità e per procedere alla denuclearizzazione della penisola.

La volontà provocatoria e arrogante delle esercitazioni dimostra la
sostanziale continuità tra la politica estera di Bush e quella di
Obama. Clinton inviò la Albright a Pyongyang, il Presidente sudcoreano
visitò la capitale della R.P.D.C., la situazione della Penisola di
Koryo sembrava avviata verso una pacificazione e, addirittura, una
riunificazione nazionale su base confederale. Bush interruppe il
processo inserendo la Corea socialista nell’asse dei “paesi del male”
e da allora la R.P.D.C. è nuovamente, costantemente, sotto il ricatto
delle sanzioni e delle provocazioni militari.

Nel 2010 si celebrano il 10° anniversario della pubblicazione della
Dichiarazione Congiunta Nord-Sud e il 30° Anniversario della proposta
della fondazione della Repubblica Federale Democratica di Koryo:
auspichiamo che la volontà popolare sintetizzata in questi documenti
possa finalmente prevalere sugli interessi degli imperialisti e dei
loro complici.

A questo proposito invitiamo i cittadini, le associazioni politiche
ed i partiti, i movimenti per la pace ecc. a sensibilizzare
l’opinione pubblica su quanto sta nuovamente accadendo in Corea.

La KFA - Italia è a disposizione per fornire informazioni e materiale
su questi ed altri argomenti.

9 marzo 2010

KFA-Italia
The Official Webpage of The Democratic People's Republic of Korea (DPRK) (http://www.korea-dpr.com)
KFA-Italia (http://www.korea-dpr.com/users/italy/)

Boris
10-04-10, 17:24
Uno dei migliori thread con notizie ufficiali provenienti direttamente da organi d'informazione nord-coreani. Davvero i miei complimenti all'autore della discussione.

Anton Hanga
15-04-10, 14:17
COREA NORD: FUOCHI ARTIFICIO PER 98 ANNI NASCITA KIM IL-SUNG PYONGYANG FESTEGGIA 'GIORNO DEL SOLE' TRA FIORI E SLOGAN
(ANSA) - SEUL, 15 APR - Gli spettacolari fuochi d'artificio, tanti da illuminare a giorno la notte di Pyongyang, hanno anticipato la lunga giornata in onore dei 98 anni dalla nascita del fondatore della Corea del Nord, il 'presidente eterno' Kim Il-sung, padre del 'supremo leader' Kim Jong-il. Un imponente show, quello della notte di mercoledi' che ha richiamato migliaia di cittadini e visitatori per la grande prova pirotecnica, quarta del suo genere per il fondatore della nazione. Assente, invece, Kim Jong-il, che era stato visto tra gli spettatori dell'analogo evento tenuto per l'anniversario del 2009. Le strade centrali di Pyongyang sono state addobbate a festa con le bandiere nordcoreane e cartelloni (sono comparsi
anche i display elettronici) con scritte inneggianti alla figura di Kim Il-sung (scomparso nel 1994), tra cui '15 Aprile', 'Immortalita'', 'vivremo per sempre con il nostro Presidente' e 'Giorno del Sole', come e' noto il giorno del compleanno dell'ex leader comunista. Grande folla di visitatori, molti con il vestito tradizionale della festa ('chogori' per le donne), all'esibizione floreale di 'Kimilsungia', dove sono stati messi in mostra 17.000 vasi con il fiore che prende il nome dal fondatore, mentre esiste anche una specie sviluppata per il figlio, la 'Kimjongilia'.
Secondo quanto riferito dall'agenzia statale Kcna, il presidente russo, Dmitry Medvedev, ha inviato un messaggio di auguri a Kim Jong-il, ricordando l'importante contributo del padre nel rafforzamento delle relazioni tra i due Paesi. ''Sono convinto che la cooperazione tra Russia e Repubblica Democratica Popolare di Corea - scrive l'agenzia nordcoreana citando le parole di Medvedev - vada a vantaggio dei rispettivi popoli e della pace, stabilita' e sicurezza della penisola coreana e del resto dell'Asia''. La Corea del Nord ha designato il 2012, il centenario della nascita di Kim Il-sung, come l'anno per diventare una 'Taeguk kangsong', una grande nazione, prospera e potente, una causa che e' ''la priorita' tra le priorita''' nell'agenda di Stato.(ANSA).

Stalinator
15-04-10, 14:23
rb7VWetCDRA

Anton Hanga
15-04-10, 19:49
Evidentemente i nordcoreani leggono questo forum:

Corea del Nord
Kim Jong-Il... vero simbolo della moda globale
Secondo il quotidiano di partito Rodung Sinmun
APCOM | DIARIO DEL WEB - 08/04/2010


http://archivi.diariodelweb.it/im/250/135407.jpg
Kim Jong-Il... vero simbolo della moda globale


LONDRA - Kim Jong-Il, il «Caro Leader» nordcoreano, può vantare una distinzione che neanche il padre e «Presidente perpetuo» Kim Il-Sung accumulò fra le sue onorificenze: quella di essere un simbolo della moda globale. O almeno, riporta il quotidiano britannico The Daily Telegraph, così sostiene il giornale di partito Rodung Sinmun: «Il motivo è che l'augusta immagine del Grande Generale, che indossa sempre un abito modesto anche mentre è occupato nei suoi compiti, lascia una grande impressione nella mente delle persone in tutto il mondo».
Il quotidiano ufficiale cita anche un - anonimo - esperto francese a detta del quale il diffondersi in tutto il mondo della moda lanciata da Kim Jong-Il «non ha precedenti nella Storia» del pianeta.
:sofico:

Spetaktor
15-04-10, 21:39
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc3/hs234.snc3/22144_1358060435893_1362966513_2104286_5959049_n.j pg

Spetaktor
15-05-10, 14:59
Il segreto della longevità politica
L’indecifrabile mistero della Corea del Nord lo “Stato-eremita”
di Maria R. Calderoni, su Liberazione del 21 aprile 2010, pag. 12

La «terribile» Corea del Nord. Praticamente sola - in compagnia dell’altro «terribile», l’Iran - nel recinto a prova di bomba (atomica) degli unici due “stati canaglia” sopravvissuti nel mondo. Corea del Nord, nemmeno Obama in versione pacifista la salva, il first strike d’ora in avanti non sarà più usato - promette - in nessun caso, tranne che per l’Iran e per il minuscolo Stato appeso appunto a nord del 38° parallelo: ci verrebbe da dire povera Corea. Ma è davvero una tigre asiatica, un paese “terrorista” che sostiene, incoraggia, pratica il terrorismo internazionale?

Lontana, silenziosa, misteriosa. A tratti in sonno, dimenticata. A tratti, e all’improvviso, assurta a Stato-pistola fumante, capace di mettere a repentaglio il pianeta e comunque di tenere in costante allarme nientemeno che la più formidabile potenza militare del pianeta. La sindrome della Corea del Nord, ultima versione del “pericolo giallo”. Allarme Corea: lo si è visto anche assai recentemente, quando mezzo mondo è entrato in fibrillazione per la vedetta della Sud Corea - quella “buona”, quella che piace tanto al Pentagono - aggredita e fatta colare a picco da un proditorio siluro nordcoreano. Subito venti di guerra, titoli sparati, allerta internazionale; peccato che ventiquattrore dopo, Lee Miyung Bak, l’attuale presidente sudcoreano - conservatore e niente affatto ben disposto verso Pyongyang - abbia ufficialmente e categoricamente «escluso ogni responsabilità della Corea del Nord nell’affondamento della nave». Pistola fumante rientrata, per il momento.

Il caso è servito, comunque, a riaccendere i riflettori, sia pure fugacemente, su quel “mistero inquietante” che è la Corea del Nord. Panorama le ha fatto l’onore di un reportage dal titolo psyco “Vietato amarsi”, dove si descrive «un Paese sfiancato», che non solo è un’appendice della Siberia, ma dove perfino «corteggiarsi o andare in bici (se sei donna) significa sfidare il controllo sociale». Un Paese tanto più inaccettabile in quanto «spacciato come un misterioso altrove glamour spartano», mentre «la Corea del Nord comincia dove finisce tutto il resto». Materiale base del servizio di Panorama, il libro di una giornalista americana che è andata nella patria di Kim Il Sung - va bene, lo chiamano il Leader Eterno - per scoprire «una realtà governata da leggi proprie», inaudito. Dove si pretende di affermare «Viviamo a modo nostro»; dove il corteggiamento ha «i tempi e i modi vittoriani»; dove «il pudore è assoluto e le violazioni della morale stalinianconfuciana semplicemente inconcepibili». Un Paese, tuttavia, dove «una normalità esiste, e noi non la conosciamo».

Buono a sapersi, non la conosciamo. Tranne forse quello, cioè che nel 1966 fu una inopinata squadra nordcoreana a far fuori l’Italia dai campionati mondiali in Inghilterra. Turismo micro, rete commerciale internazionale quasi zero, rapporti diplomatici all’osso, la descrivono come un “Paese eremita”, chiuso in se stesso, anzi sigillato. Case piccole, con arredi demodè e ridotti all’indispensabile, decoro anni Cinquanta: interni tanto modesti quanto spettacolare e monumentale è la grandeur esteriore.

Chi l’ha vista, descrive Pyongyang, la “Sung City”, come una visione ipnotica, incredibile. Intanto, è antichissima (la sua fondazione è datata 2334 avanti Cristo) e non è affatto una piccola città, contando oggi oltre 3 milioni di abitanti. Tutta riprogettata e ricostruita dopo quella che passa alla Storia come la disastrosa “guerra di Corea” (1950-1953), è dotata di «enormi viali, monumenti imponenti e grandiosi edifici monoblocco», ivi compresi «l’arco di trionfo, una replica più in grande dell’Arc de Trionphe di Parigi; l’edificio che diede i natali a Kim II Sung sulla collina di NMangyondae; la Torre del Juche; la Pyongyang Tv Tower; e due tra i più grandi stadi del mondo, lo Stadio Kim II Sung e il Rungnado May Day Stadium». Né si può dimenticare quello che è l’edificio più alto della città, lo stratosferico e “folle” Ryugyong Hotel, alto 330 metri, 105 piani, 360mila metriquadri totali e sette ristoranti girevoli previsti sul tetto. Anche il Ryungyong hotel - che una volta finito è destinato ad essere classificato come l’albergo più alto e il sesto più grande del mondo - ha una storia corean- comunista doc: interrotto per mancanza di fondi nei primi anni Novanta - quelli delle grandi calamità naturali e della tremenda carestia - i lavori sono testardamente ricominciati nel 2008; l’intento è di presentarlo bello e finito per il 2012, in tempo per il 100°anniversario della nascita di Kim II Sung, il super-venerato Kim II Sung.

Grandiosità simil-sovietica che è oggetto di scherno e caricature, persino di virtuoso sdegno; ma lei, la RDPC (che fa Repubblica Popolare Democratica di Corea) non fa una piega. Va per la sua strada. Più che impenetrabile, fiera di sé, orgogliosamente gelosa della propria diversità e senza “complessi” nei confronti dell’Occidente. Taciturna, poco esposta, per propria scelta, sulla ribalta internazionale, poco esibizionista: piccolo Paese di nemmeno 24 milioni di abitanti, malfamato come “dittatura comunista” (spietata, ovviamente, per definizione), spesso dimenticato. Dimenticato da tutti, ma non dagli Usa, che la tengono nel loro mirino da sessant’anni, senza mollare mai. Ma, come Cuba, la piccola, povera, dimessa Corea del Nord dà parecchio filo da torcere alla prima Potenza mondiale.

Certo che no, il Pentagono non la dimentica, la Corea del Nord; anzi la tiene sotto tiro. E i nordcoreani a loro volta non “dimenticano”: né di mantenere un esercito allenato; né di denunciare le provocazioni e le ravvicinate minacce costantemente messe in atto dai vari governi statunitensi, da sessant’anni a questa parte. Non più tardi di un mese fa, nel marzo di quest’anno, il governo nordcoreano, con un comunicato ufficiale, ha denunciato «come aggressione» le esercitazioni militari congiunte - americani e sudcoreani insieme - messe in atto al confine della Corea del Nord, quelle denominate “Key Resolve” e “Foal Eagle”: considerate né più né meno che manovre in vista di un attacco vero. E’ di almeno 40 mila soldati il contingente Usa tuttora distaccato in quella specie di colonia yankee che è l’attuale Corea del Sud (e cioé praticamente sui confini nordcoreani); senza contare che gli Stati Uniti «hanno dislocato numerosi gruppi di navi da guerra, inclusi cacciatorpedinieri armati con missili teleguidati, sottomarini nucleari e mezzi da sbarco sia ad est che a ovest e a sud del mare di Corea». Senza contare «i loro caccia bombardieri e gli aerei per il trasporto di truppe sempre in volo verso la Corea del Sud dalle basi del Giappone; e i mezzi del 7° gruppo dell’Aviazione statunitense impegnati in esercizi che simulano, pericolosamente, massicci operativi di attacco contro obiettivi situati in territorio nordcoreano». Un totale di 13.700 esercitazioni avvenute, se vi sembran poche.

Sessant’anni e tutti difficili, e anche drammatici. Impossibile dimenticare ciò che è costato la guerra, quei tre anni fratricidi fomentati da mano Usa iniziati quel 25 giugno 1950. I nordcoreani se lo ricordano bene. «Contro di noi gli Stati Uniti hanno impegnato un terzo delle loro forze, un quinto della forza aerea e la magggior parte della flotta nel Pacifico. Insieme alle truppe di 15 paesi, dell’esercito sudcoreano e dei resti dell’esercito giapponese, sono stati messi in campo più di 2 milioni di soldati; utilizzati 73 milioni di tonnellate di materiale bellico e speso 165 miliardi di dollari», una cifra enorme al tempo. Ma gli Usa non riuscirono a vincere e dovettero accettare l’armistizio; anche se il prezzo pagato furono milioni di morti, il paese devastato dai bombardamenti, l’economia rasa al suolo.

Difficile dimenticare anche il periodo pauroso, di pressoché totale abbandono, seguito al crollo dell’Urss e dell’intero sistema socialista: la stessa identica sorte toccata a Cuba. E poi sono venuti gli anni della fame, delle inondazioni, delle carestie. Già, il “Paese che non c’è” invece c’è.

Azione per azione, è uno dei motti preferiti della Corea del Nord. «E’ a causa delle infinite minacce di un’altra guerra in Corea, che la RPDC ha deciso di sviluppare la propria difesa nucleare», sostengono. Non senza far annotare che «dei 2.054 esperimenti nucleari avvenuti dal 1945, soltanto 2 sono stati effettuati dalla Corea del Nord». E questi sono i fatti sui quali «deve basarsi anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu». Lo Start 2 può andar bene anche alla Corea del Nord, sviluppi positivi potrebbero non essere impossibili. «La denuclearizzazione della penisola è l’obbiettivo della politica coerentemente perseguita dal governo della Repubblica per contribuire alla pace e alla sicurezza nell’Asia nord-orientale e alla denuclearizzazione del mondo. Ma se tra la RPDC e gli Stati Uniti deve essere costruita la fiducia, è indispensabile definire un trattato di pace per la riunificazione della Nazione», ha dichiarato il ministero degli Esteri nordcoreano in data 18 gennaio 2010. Un documento cauto, ragionevole, distensivo.
Dopotutto la Cina è vicina.

Combat
15-05-10, 16:14
(scusate se vado Ot, ma dovremmo organizzare un gruppo di studio sulla nazionale nord coreana e sostenerla durante i mondiali)

:D

Spetaktor
15-05-10, 18:02
(scusate se vado Ot, ma dovremmo organizzare un gruppo di studio sulla nazionale nord coreana e sostenerla durante i mondiali)

:D

Intanto abbiamo il primo gemellaggio:

CALCIO, MONDIALI: COREA NORD 'ARRUOLA' MILLE SOSTENITORI CINESI

Saranno pochi i nordcoreani, a parte il pool che accompagnerà la Nazionale, che potranno seguire la propria squadra ai Mondiali di calcio in Sudafrica, e così Pyongyang farà affidamento sul tifo di un migliaio di fan cinesi.
L'ufficio di Pechino del Comitato sportivo della Corea del Nord ha cominciato a distribuire i biglietti del torneo, in base a quanto riferito dall'agenzia Nuova Cina (Xinhua). La nazionale cinese ha mancato la qualificazione alla fase finale con forte disappunto nel Paese. Ma i suoi tifosi potranno andare in Sudafrica e dare man forte alla Corea del Nord nelle partite del girone di ferro che la vedranno opposta a Brasile, Portogallo e Costa d'Avorio.
Dalla Cina, principale benefattore e maggiore alleato, la Corea del Nord avrà abbigliamento e attrezzature sportive, forniti dalla Erke, così come accaduto due anni fa con la delegazione di Pyongyang alle olimpiadi di Pechino.
(15/05/2010) (Spr)

Spetaktor
15-05-10, 18:08
I 23 della Corea del Nord

Il c.t. della Corea del Nord Kim Jong-Hun ha ufficializzato la lista dei 23 convocati in vista dei Mondiali di calcio in Sudafrica. Questo l'elenco dei calciatori:
Portieri: Kim Myong-gil (Amrokgang), Kim Myong-won (Amrokgang), Ri Myong-guk (Pyongyang City);
Difensori: Cha Jong-hyok (Amrokgang), Nam Song-chol (25 Aprile), Pak Chol-jin (Amrokgang), Pak Nam-chol (Amrokgang), Ri Jun-il (Sobaeksu), Ri Kwang-chon (25 Aprile), Ri Kwang-hyok (Kyonggongop);
Centrocampisti: An Yong-hak (Omiya Ardija), Ji Yun-nam (25 Aprile), Kim Kyong-il (Rimyongsu), Kim Yong-jun (Pyongyang City), Mun In-guk (25 Aprile), Ri Chol-myong (Pyongyang City), Pak Nam-chol (25 Aprile), Pak Sung-hyok (Sobaeksu);
Attaccanti: An Chol-hyok (Rimyongsu), Choe Kum-chol (25 Aprile), Hong Yong-jo (Rostov), Jong Tae-se (Kawasaki Frontale), Kim Kum-il (25 Aprile).

Gli sfortunati nordcoreani sono stati inseriti nel girone G insieme a Brasile, Portogallo e Costa d'Avorio.

Spetaktor
15-05-10, 18:09
Ayent (Svizzera), 20:43
CALCIO, CT COREA NORD: IL NOSTRO GRUPPO NON E' COSI' DIFFICILE

Trapela un certo ottimismo dal ritiro della nazionale della Corea del Nord, che sta svolgendo uno stage di preparazione in Svizzera in vista del Mondiale, in cui dovrà affrontare Brasile, Portogallo e Costa d'Avorio. "Il gruppo G non è così difficile come dice la gente. Per me ogni squadra vale l'altra - afferma il ct Kim Jong-hun in conferenza stampa -. Il nostro obiettivo in Sudafrica è fare del nostro meglio e in particolare di qualificarci per la seconda fase, ovvero gli ottavi di finale. Inoltre vorremmo farlo giocando bene. Non c'è un team più debole degli altri e io non ho assolutamente la sensazione che siamo nel gruppo più duro. In ogni caso, abbiamo ancora un mese per prepararci ed analizzare i nostri avversari. Solo facendo così capiremo che tattica dovremo usare, se essere offensivi o agire soltanto di rimessa".
(14/05/2010) (Spr)

Spetaktor
15-05-10, 18:54
Intanto su Sport Italia c'è la diretta di Nord Corea-Paraguay

Spetaktor
15-05-10, 20:29
Intanto su Sport Italia c'è la diretta di Nord Corea-Paraguay

La Nostra Rappresentativa presenta alcuni elementi interessanti, su tutti il capitano Yong Jo, trequartista tutto pepe.
Tutti ben strutturati fisicamente, con una buona tecnica di base anche se spesso troppo leziosi.
Impongono alla manovra una velocità devastante, ma hanno grossi limiti in attacco. Avessero una buona punta...
Pagano la mancanza di una certa esperienza internazione.
Comunque tengono testa ad un discreto Paraguay e subiscono un vero e proprio furto a 5 minuti dal termine: rigore regalato e trasformato da Santa Cruz.

Spetaktor
15-05-10, 20:34
Aspettando i mondiali:

http://www.campanottoeditore.com/products/1252.jpg

Titolo: L'ALTRA KOREA Pyong Yang: a pranzo con Kim Il Sung

Autore: Giorgio Blasco
Collana: ZETA RIFILI
Codice ISBN: 88-456-0741-0
Pagine: 176
Prezzo: € 15

Descrizione:
Korea del Nord. A volercisi recare, non è certo sufficiente il decederlo così, di punto in bianco, svegliandosi una mattina con quest'idea nella mente.
Giorgio Blasco, che su invito delle autorità locali ha avuto la possibilità di visitare il Paese in occasione di alcune edizioni del Festival Internazionale dell’Amicizia e delle Arti di Pyong Yang, descrive senza prevenzioni e con sensilità da musicista -capace di cogliere particolari e sfumature apparentemente insignificanti -quella realtà lontana e ancora sconosciuta ai più,filtrandola attraverso le molte esperienze ed impressioni personali ricavate durante la sua permanenza in quello che, dopo la caduta del muro di Berlino, è rimasto uno degli ultimi caposaldi a regime comunista.
La narrazione, intervallata da una serie di riflessioni, si svolge in forma di cronaca di viaggio e propone -un flash dopo l’altro - episodi interessanti di vita quotidiana alternati a momenti, anche surreali ed a volte umoristici, di cui l’autore è stato diretto protagonista.
Il lettore ha l’opportunità, pagina dopo pagina, di entrare gradualmente in contatto con vari aspetti di un sistema totalmente diverso da quelli del mondo occidentale e di farsene in tale modo una proprio opinione.

Giorgio Blasco (Trieste, 1947), musicista e flautista, ha studiato Composizione e Lettere e Filosofia. Dedicatosi ad una brillante attività concertistica, ha suonato con grande successo in Europa, Asia (Giappone, Mongolia, Cina, Korea), America (U.S.A.e Canada) ed ha registrato per numerose emittenti radiotelevisive nazionali ed estere. Docente presso il Conservatorio Statale di Musica “G.Tartini ” di Trieste, dal 1986 al 1997 ne è stato Direttore. Tiene corsi e seminari in Italia e presso importanti istituzioni straniere, curando da molti anni gli scambi musicali tra l’Italia ed alcuni paesi asiatici. Per tale impegno, ha conseguito l’alto apprezzamento del Ministero Italiano della Pubblica Istruzione e quello di altri Governi. Studioso ed appassionato dell’area centroasiatica, dove si è recato molte volte per motivi artistici e di ricerca, è considerato grande esperto della cultura, la musica, le tradizioni e lo spettacolo della Mongolia. Collabora con varie testate editoriali ed è autore di numerosi servizi giornalistici e documentari sull’Asia e la Mongolia. Nel 2001 ha pubblicato “La Musica di Gengis Khan -Viaggio nella tradizione e la cultura della Mongolia ”(Campanotto Editore), il primo libro in lingua italiana sull ’argomento specifico, per il quale ha conseguito l’elogio del Ministro della Cultura della Repubblica di Mongolia.
Nel 2003 ha pubblicato “L ’imputato De Molay -Cavalieri Templari:Riesame di un processo illegittimo ”(Campanotto Editore), atto unico per il teatro, già rappresentato più volte con successo in varie sedi. Per la sua prestigiosa attività artistica internazionale, nel 1997 il Comune di Trieste gli ha attribuito, quale riconoscimento ufficiale, l’onorificenza del Sigillo Trecentesco della città.

Formato cm 17x24

Combat
15-05-10, 20:56
La Nostra Rappresentativa presenta alcuni elementi interessanti, su tutti il capitano Yong Jo, trequartista tutto pepe.
Tutti ben strutturati fisicamente, con una buona tecnica di base anche se spesso troppo leziosi.
Impongono alla manovra una velocità devastante, ma hanno grossi limiti in attacco. Avessero una buona punta...
Pagano la mancanza di una certa esperienza internazione.
Comunque tengono testa ad un discreto Paraguay e subiscono un vero e proprio furto a 5 minuti dal termine: rigore regalato e trasformato da Santa Cruz.

Grazie per il prezioso resoconto

sitoaurora
16-05-10, 10:06
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Druso
16-05-10, 11:04
La Nostra Rappresentativa presenta alcuni elementi interessanti, su tutti il capitano Yong Jo, trequartista tutto pepe.
Tutti ben strutturati fisicamente, con una buona tecnica di base anche se spesso troppo leziosi.
Impongono alla manovra una velocità devastante, ma hanno grossi limiti in attacco. Avessero una buona punta...
Pagano la mancanza di una certa esperienza internazione.

Io confido nell'infinita saggezza divina del Caro Leader che sarà più che sufficiente per condurre i nostri alla vittoria.



Comunque tengono testa ad un discreto Paraguay e subiscono un vero e proprio furto a 5 minuti dal termine: rigore regalato e trasformato da Santa Cruz.

E' stato certamente un complotto organizzato dalla sinarchia mondialista.

msdfli
17-05-10, 18:05
mi fate morire :D

pure il gruppo su faccialibro :crepapelle:

la domanda è: riusciranno a segnare ALMENO UN GOL ?

Druso
17-05-10, 20:03
mi fate morire :D

pure il gruppo su faccialibro :crepapelle:

la domanda è: riusciranno a segnare ALMENO UN GOL ?

Vinceranno la coppa del mondo ai rigori, il Caro Leader ci tiene allo spettacolo con suspanse.

Spetaktor
17-05-10, 22:22
mi fate morire :D

pure il gruppo su faccialibro :crepapelle:

la domanda è: riusciranno a segnare ALMENO UN GOL ?

Miscredente!

Combat
20-05-10, 19:30
Che significa "manse"?

José Frasquelo
20-05-10, 19:46
La Corea del nord minaccia Seul
"In caso di sanzioni sarà guerra"

Pyongyang si ribella all'accusa di aver affondato una corvetta del Paese vicino. "Solo bugie, risponderemo con un colpo di forza fisica senza pietà". Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone contro il regime comunista. Ban Ki-moon: "Fatti molto preoccupanti"

http://www.repubblica.it/images/2010/05/20/081604493-dcf0508a-424f-4bc4-8883-07c2377391a7.jpg Il leader nordcorean Kim Jong-il

SEUL - Tornano a soffiare forte i venti di guerra tra le due Coree. Oggi il governo di Seul ha ufficializzato che l'affondamento della corvetta Cheonan, costato la vita a 46 marinai, è stato causato da un siluro nordcoreano, e ha promesso un'azione forte. Pyongyang ha negato ogni addebito, e ha minacciato una "guerra generale" se Seul dovesse promuovere anche a livello internazionale l'adozione di nuove sanzioni.

Le accuse di Seul. L'affondamento della corvetta Cheonan, avvenuto il 26 marzo scorso, è la tragedia più grave nella storia della marina sudcoreana. "E' del tutto evidente che la nave sia affondata come risultato di un'esplosione esterna sotto il livello del mare, a seguito di un siluro della Corea del Nord", ha spiegato Yoon Duk-Yong, co-presidente del pool investigativo, arricchito di esperti internazionali, voluto dal governo di Seul per fare luce sulla sciagura. "Le prove schiaccianti raccolte - ha aggiunto Yoon nel corso di una attesissima conferenza stampa - portano a dire che il siluro sia stato lanciato da un sottomarino nordcoreano. Non ci sono altre spiegazioni plausibili". Tra gli elementi a supporto delle responsabilità di Pyongyang ci sarebbero parti di un siluro trovate sul luogo del naufragio, nel mar Giallo, su cui è stato possibile anche ritrovare un numero di serie.

Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak ha promesso una "azione forte" contro la Corea del Nord dopo la pubblicazione del rapporto del pool di esperti. "Misure forti - ha osservato Lee - saranno adottate contro la Corea Nord in modo che possa ammettere le sue responsabilità di fronte alla comunità internazionale".

Le minacce del Nord. Ma Pyongyang nega ogni addebito e alza il livello dello scontro. In una nota diffusa dalla tv di stato, le conclusioni della commissioni di inchiesta sono state definite "imbottite di bugie". Subito dopo, un comunicato della Commissione nazionale di difesa letto dalla radio di Stato ha minacciato l'adozione di "misure forti", fino alla "guerra generale" in caso di rappresaglie da parte di Seul. Un portavoce non identificato della Commissione nazionale di difesa ha aggiunto che il Nord risponderebbe con un "colpo di forza fisica senza pietà".

Condanna di Usa, Gb e Onu. La comunità internazionale sembra intenzionata a mobilitarsi per isolare Pyongyang. Immediata la condanna degli Stati Uniti nei confronti delle minacce nordcoreane. La Casa Bianca ha dichiarato di appoggiare le conclusioni della commissione d'inchiesta internazionale che addossa alla Corea del Nord la responsabilità dell'affondamento della corvetta, e ha espresso pieno sostegno a Seul. "Questa aggressione - ha affermato Washington - è un altro caso dell'inaccettabile comportamento della Corea del Nord e del suo rifiuto di rispettare le leggi internazionali".

"Le azioni della Corea del nord acuiranno il discredito internazionale", secondo il ministro degli Esteri britannico William Hague. "L'attacco dimostra totale indifferenza nei confronti della vita umana e degli obblighi internazionali", ha aggiunto Hague, spiegando che il suo Paese lavorerà a stretto contatto con Seul per trovare "una risposta appropriata e multilaterale" all'affondamento della corvetta.

Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha espresso "grande preoccupazione". In una nota, Ban ha affermato di aver apprezzato gli sforzi di Seul per fare luce sulla tragedia della corvetta, e ha parlato di accertamenti condotti "in modo obiettivo e scientifico sia da esperti sia nazionali sia internazionali". I fatti contenuti nel rapporto "sono profondamente preoccupanti", ha concluso, promettendo che continuerà a seguire "gli sviluppi della vicenda da vicino".

Il premier giapponese, Yukio Hatoyama, ha definito "atto imperdonabile" l'affondamento della corvetta sudcoreana da parte della Corea del Nord. "Il nostro Paese sostiene pienamente la Corea del Sud", ha spiegato Hatoyama, in una nota letta dal portavoce del governo, Hirofumi Hirano. "Il gesto della Corea del Nord - inoltre - è imperdonabile e lo condanniamo nel modo più deciso".

Secondo il viceministro degli Esteri cinese Cui Tiankai, l'affondamento della corvetta Cheonan è stato "uno sfortunato incidente. Le persone di questa regione", ha aggiunto, condividono la speranza che questo incidente possa essere gestito in maniera appropriata, per garantire la stabilità della penisola". Da Pechino è arrivato anche un "appello alla moderazione" nei confronti di tutte le parti in causa.

José Frasquelo
20-05-10, 19:47
o/

Spetaktor
25-07-10, 19:00
1950/2010: 60° anniversario della guerra di Corea, devastata dagli USA anche con armi chimiche e batteriologiche.


Tratto da “L’Ernesto”

Di Sergio Ricaldone

Sessant’anni sono un lasso di tempo abbastanza lungo che consente anche ai ricordi più nefasti e alle emozioni più violente, vissute nel corso di eventi drammatici come la guerra, di decantare, stemperarsi, persino di farci diventare indulgenti verso chi ha commesso le più grandi atrocità. Sempre, beninteso, che il tempo trascorso abbia permesso ai due nemici di allora , Corea del Nord e Stati Uniti - il nano e il gigante - di trovarsi, parlarsi, capirsi, rispettarsi reciprocamente e vivere in pace.

Nel caso della Corea del Nord è successo l’esatto contrario: il tempo della pace vera non è mai arrivato e il piccolo nano ha dovuto vivere sei decenni con la pistola del gigante puntata alla tempia.

Malgrado tutto, chi arriva nella capitale Pyongyang (che nel 1953 aveva solo tre case in piedi) osserva una città pulita, ordinata, efficiente, dallo stile quasi scandinavo. Dalla culla alla bara, ogni coreano gode dei diritti garantiti dallo Stato, il lavoro e il cibo inanzitutto, l’assistenza medica è gratuita, la scuola è obbligatoria fino ai 17 anni. Gli appartamenti degli operai sono piccoli, ma comodi e confortevoli. La gente, memore delle atrocità subite durante la guerra, è sempre convinta di vivere oggi in uno dei migliori mondi possibili e appare decisa a difendersi dagli intrusi.

Lo hanno constatato sul posto visitatori non certo indulgenti verso il comunismo e tanto meno verso il regime di Kim Il Sung e quello attuale di Kim Jong Il. Tra questi, Tiziano Terzani, come sempre raffinato e coinvolgente nei suoi reportage raccolti nel volume “Asia”. Ma poi, quando i visitatori assistono alle spettacolari parate militari di un piccolo esercito armato ed equipaggiato con armi moderne, i pregiudizi si fanno barriera, scatta la sindrome di Orwell in “1984″, e la Corea del Nord appare come l’incubo di una società totalitaria, circondata da un muro invalicabile, ossia un mostro armato fino ai denti che minaccia la pace e la stabilità di tutto l’Estremo Oriente. Nessuno si domanda se, dopo essere stata rasa al suolo già una volta nel 1950, ed essere stata tenuta sotto tiro per più di mezzo secolo, dai missili e dai B52 americani, la Corea del Nord non abbia il sacrosanto diritto di difendersi come ogni paese sovrano minacciato di distruzione nucleare. Credo sia utile fare un po’ di cronistoria vera di quei giorni terribili. Ci aiuterà a capire la tragica continuità del dramma che si continua a vivere oggi in quella parte del mondo e dei pericoli veri che sessant’anni fa ha vissuto l’intero pianeta. E per colpa di chi.

Il mondo sull’orlo di una guerra mondiale nucleare.

25 giugno 1950. Era da poco passato mezzogiorno quando Arturo Colombi, segretario del PCI della Lombardia, mi chiama nel suo ufficio, insieme ad alcuni altri compagni. Dopo averci mostrato i dispacci delle agenzie di stampa Reuters e A.P. annuncianti che l’esercito “comunista” della Corea del Nord aveva varcato il 38° parallelo e stata invadendo il sud del paese controllato dagli americani, ci aggiorna sui primi allarmanti giudizi ricevuti dalla direzione del partito. Abituato a soppesare bene ogni parola le conclusioni di Colombi, “dobbiamo aspettarci il peggio”, alludono ai rischi di una possibile terza guerra mondiale. Questa volta nucleare.

E’ il preludio di un dramma che, sebbene si stia svolgendo alla distanza di 9 fusi orari, ci fa apparire il mondo molto più piccolo e molto più fragile. La soverchiante regia imposta dai media occidentali riesce in pochi giorni a gettare nel panico i benpensanti dell’intero pianeta. Ricorda lo storico francese Gerard A.Jaeger : “Da New York a San Francisco si costruiscono ovunque rifugi antiaerei. La grancassa mediatica sostiene che la Corea è stata scelta come laboratorio militare dai comunisti quale premessa ad una loro offensiva contro il resto del mondo. Nei porti europei le barche a vela di qualunque stazza si vendono come arche di Noè. Si fa incetta di benzina, di viveri, ci sono lunghe code davanti ai consolati dell’America latina per ottenere un visto” (1).

L’epicentro dello scontro tra est e ovest, spesso raccontato dai “noir” di John Le Carrè, si sposta ora dal Charlie Point di Berlino al 38° parallelo che divide in due la penisola coreana. Con un differenza non da poco rispetto alla Germania divisa in quattro zone di occupazione: il sud è controllato militarmente e politicamente dagli Stati Uniti e governato da un quisling di estrema destra, Syngman Rhee, mentre il nord è una repubblica popolare sovrana governata dai comunisti. La propaganda non esita un attimo ad emettere la sentenza: è iniziata una guerra di aggressione di Pyongyang che, col sostegno di Mosca e Pechino, vuole annettersi l’intera Corea. Ma, come vedremo più avanti, le cause e la responsabilità del conflitto stanno altrove, e la posta in gioco ha ben altre dimensioni.

La nascita della Cina popolare moltiplica le dimensioni del “campo socialista”.

Questo repentino allargarsi del confronto socialismo/imperialismo dall’Europa all’Asia non è casuale. E’ il continente nel quale pochi mesi prima era stata proclamata la nascita della Repubblica Popolare cinese. I rapporti di forza tra i due blocchi antagonisti sono perciò cambiati e questo viene giudicato insopportabile dagli strateghi di Washington ossessionati dall’idea che il comunismo stia dilagando e perciò disposti a tutto pur di impedirne l’espansione.

Il 1950 si era palesato fin dall’inizio come un anno piuttosto difficile per le ambizioni geopolitiche della Casa Bianca. Il 13 gennaio l’Unione Sovietica chiede l’ammissione all’ONU della Cina popolare. Il 31 gennaio il campo socialista riconosce il governo di Ho Ci Minh in lotta per l’indipendenza del Vietnam. Il 14 febbraio Stalin e Mao Tse Tung firmano a Mosca un trattato di alleanza e di amicizia che suscita viva inquietudine in Occidente. Il 22 febbraio i comunisti sono messi al bando negli Stati Uniti ed è l’inizio della caccia alle streghe. In contemporanea la Casa Bianca ordina ai fisici di Teller di accelerare la costruzione della bomba H. Il 18 marzo viene lanciato l’appello di Stoccolma contro l’uso militare dell’atomo. Il successo raccolto da questo appello è immenso : ovunque nel mondo, su iniziativa dei comunisti, si raccolgono in poche settimane oltre seicento milioni di firme, ossia ben oltre i confini politici e ideologici dei promotori. Il 5 giugno gli Stati Uniti impongono al Giappone la messa al bando di ogni attività comunista sul suo territorio.

L’estrema destra americana accende la miccia della guerra.

Ormai è chiaro che la politica del presidente USA, Harry Truman, è dettata dai falchi: Douglas Mac Arthur, Foster e Allen Dulles, Edgar Hoover, G. Taft, Joseph MacCarty, già all’epoca vengono definiti “il partito della guerra preventiva al comunismo”. Il Pentagono, la CIA, il Dipartimento di Stato, l’FBI sono sotto il loro controllo.

In quella torrida giornata di giugno la lobby guerrafondaia era riuscita nell’intento ordito da tempo: accendere la miccia di una possibile terza guerra mondiale addossandone la colpa agli “invasori comunisti della Corea del Nord”. Qualcosa di simile a Saraievo e Danzica, i noti pretesti serviti a scatenare i primi due conflitti mondiali.

Era infatti da mesi che reparti militari sudcoreani, comandati da “consiglieri” americani agli ordini di Mc Arthur, si spingevano con continue provocazioni armate oltre il confine mettendo a ferro e fuoco i villaggi di frontiera. Un vero e proprio stillicidio con lo scopo di provocare una reazione che rendesse evidente l’intenzione dei comunisti di aggredire la Corea del Sud rendendo la trama presentabile al mondo come una nuova Pearl Harbour.

Ma fin dal primo giorno della cosiddetta “invasione”, come racconta il giornalista americano I.F. Stone nel suo libro “The Hidden History of the Corean War” del 1952, la versione fornita ai giornalisti dai portavoce del Pentagono comincia a far acqua da tutte le parti. Uno di loro ammette che “gli Stati Uniti si attendevano l’attacco”. L’ammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter dichiara poi che “i servizi d’informazione americani erano a conoscenza che in Corea esistevano condizioni tali da poter provocare un’invasione quella settimana stessa o la successiva”. Insomma, tutto ben noto e calcolato, altro che una nuova Pearl Harbour.

A dissipare ogni dubbio ci pensa il governo di Pyongyang che documenta come nella notte del 24 giugno le forze sudcoreane avevano passato il parallelo in tre diversi punti ma erano state respinte. Dopo di che, esaurita la pazienza, Kim Il Sung ordina alle sue truppe di passare alla controffensiva. E per come si sono svolti i fatti successivi risulta chiaro che la decisione è stata presa senza consultare né Mosca né Pechino.

L’ONU delega il comando delle operazioni militari agli Stati Uniti.

Nel giro di poche ore, cogliendo al volo l’occasione offerta dalla volontaria assenza del delegato sovietico, gli Stati Uniti riescono ad ottenere dal Consiglio di sicurezza dell’ONU la condanna degli “aggressori” e la delega del comando di tutte le operazioni militari contro Pyongyang. Il colpaccio di immagine è notevole ed è dovuto ad una ingenuità diplomatica commessa dall’Unione Sovietica. Il delegato dell’URSS Malik aveva infatti abbandonato da circa sei mesi il proprio seggio al Consiglio di Sicurezza in segno di protesta per la mancata ammissione all’ONU della Cina popolare: un errore di tipo aventiniano (poi riconosciuto) compiuto per un eccesso di solidarietà con Pechino che lasciò nelle mani degli Stati Uniti la bandiera dell’ONU.

Ma ben presto la strategia militare del Quartier Generale di Tokio e il teatrale protagonismo del suo comandante in capo, generale Mc Arthur, toglie ogni dubbio sulle responsabilità e i veri scopi di quella guerra.

I.F.Stone, lo scrive apertamente nel libro sopra citato: “In una corte di giustizia si potrebbe sostenere che MacArthur stava cercando di trascinare gli Stati Uniti e le Nazioni Unite in una guerra con la Cina e la Russia. Egli tentava di provocare la terza guerra mondiale. Né Washington, né Parigi, né Londra avrebbero potuto pretendere di non essere state preavvisate”. Vengono altresì citate le deliranti parole del generale comandante dell’aviazione, Arvil Andersen : “Datemi l’ordine di farlo e in una settimana farò a pezzi i cinque depositi russi di bombe atomiche e quando mi trovassi davanti a Cristo potrei spiegargli che io ho salvato la civiltà“ (2).

La guerra divampa e investe tutta la penisola coreana. Ma la strategia iniziale del Quartier Generale di MacArthur, non manca di sollevare perplessità e interrogativi. Alcune delle più prestigiose firme del giornalismo americano - Walter Lippmann, James Reston, Hanson Baldwin, I.F. Stone - non nascondono stupore per la condotta delle operazioni militari che consente ai nordcoreani di dilagare nel sud del paese fino a rinchiudere in un piccola sacca attorno al porto di Pusan ciò che resta dell’esercito sudcoreano e del contingente americano. Qualcuno comincia a chiedersi se non si tratti di una nuova Dunquerke asiatica volutamente pianificata.

La sospetta strategia a perdere del Pentagono

Se non fosse che la guerra è sempre una faccenda tremendamente seria, oltre che oscena, lo spettacolo parrebbe una commedia dell’assurdo: infatti al largo delle coste coreane incrocia la più potente flotta da guerra del mondo, mentre dalla basi giapponesi centinaia di bombardieri B29 sono in grado di levarsi in volo e annientare la capacità di resistenza di un insignificante nano militare quale era all’epoca la Corea del Nord. Invece Marina e Aviazione USA si voltano dall’altra parte e lasciano che un mini esercito di 40 mila uomini, sicuramente motivati, ma armati in modo primitivo, tenga sotto scacco la potente America che ha appena sconfitto un gigante militare come l’Impero del Sol levante.

Il 7 luglio il NYT scrive che “le armi catturate ai nordcoreani includevano fucili della prima guerra mondiale” e aggiungeva che “né l’esercito né l’aviazione nord coreana possedevano alcuna arma sovietica del dopoguerra”. Ma il paradosso più evidente è quello politico/diplomatico: URSS e Cina popolare (ovviamente solidali con la Corea del Nord) denunciano le provocazioni americane, protestano, si indignano, lanciano allarmi e moniti, ma non mostrano alcuna intenzione di lasciarsi coinvolgere nel conflitto. Vogliono la pace e non fanno nulla per nasconderlo.

E i primi a capirlo sono gli americani in buona fede : “Il generalissimo Stalin con un calcio avrebbe potuto gettarci nel Mar di Corea, se solo l’avesse voluto. Ma stava diventando chiaro che Stalin non voleva aiutare i nordisti a darci questo calcio” scrive Hanson Baldwin sul NYT. Appariva dunque chiaro che i russi e i cinesi non intendevano intervenire nel conflitto per nessuna ragione e tanto meno entrare in una guerra a causa della Corea.

Ma è appunto a partire da questi due macroscopici paradossi che la guerra diventa dal luglio in poi un affare maledettamente serio. La lobby della “guerra preventiva al comunismo” rompe gli indugi e mostra i veri scopi di quella “strana” guerra pianificata da tempo. MacArthur non nasconde l’allarmante sintonia del suo pensiero con quello di Ciang Hai Shek che dal suo rifugio di Formosa farnetica di una imminente riconquista della Cina continentale anche a costo di una guerra mondiale nucleare.

L’imperialismo americano mostra le sue vere intenzioni.

Lo storico francese Gerard A. Jaeger scrive che di una terza guerra mondiale si era già iniziato a parlarne pochi mesi dopo la fine della seconda, e la Corea poteva essere “l’incidente perfetto” per regolare i conti con tutto l’universo comunista. “Stiamo scivolando verso la catastrofe” , scrive sul NYT, Walter Lippmann. “Una terza guerra mondiale è in preparazione” proclama Patrick Hurley, ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, mentre getta alle ortiche il suo bicorno da diplomatico. Più che esplicita la nota che il presidente Truman redige per il suo Segretario di Stato : “Se non mostriamo ai russi il nostro pugno di ferro una nuova guerra è in gestazione”.(3)

E’ appunto l’Unione Sovietica di Stalin e il potenziale propulsivo che esercita sul movimento operaio in Occidente a creare incubi sulle rive del Potomac. Un altro autore americano, I.A. Brown, citato da Jaeger, spiegherà poi nel suo libro “The US Plan war with the Soviet Union” l’esistenza di un piano “Dropshot“ mirante a “scaricare sull’URSS , nei primi trenta giorni di guerra, centotrenta bombe atomiche su settanta città sovietiche, di cui otto su Mosca e sette su Leningrado (….). Infine più di sei milioni di soldati dovevano occupare i territori comunisti liberati.” (4)

Dopo avere ostentato per un paio di mesi il ruolo di vittima aggredita, Washington ritiene sia giunto il momento di ristabilire le giuste proporzioni con il nano impertinente che ha osato sfidare la sua potenza militare.

L’imponente sbarco del 15 settembre ad Inchon, presso Seul, in perfetto stile D-Day, ripropone ai marines di MacArthur i giorni della guerra totale. Marina e aviazione USA si scatenano, città e villaggi nordcoreani (e la stessa Seul) sono ridotti ad un cumulo di macerie. La strategia USA è sempre quella insegnata a West Point fin dai tempi dello sterminio degli indiani d’America: fare terra bruciata e ridurre il nemico all’età della pietra..

La penisola è tagliata in due e le truppe nordcoreane intrappolate al sud sono date per accerchiate e disperse, benchè i prigionieri esibiti siano solo poche centinaia. Il Quartiere Generale di Tokio canta vittoria. La strada verso la frontiera della Manciuria e quella dell’URSS è aperta. E tanto per non essere frainteso MacArthur lancia provocatori attacchi aerei contro il territorio sovietico e quello cinese: l’8 ottobre un aeroporto nei pressi di Vladivostok viene attaccato in pieno giorno da caccia bombardieri americani. Il 7 novembre la città di Sinuiju, sul confine della Manciuria, di fronte ad Antung, viene rasa al suolo dai B 29. “Con questi mezzi i guerrafondai speravano di appiccare il fuoco al mondo”(5).

Le misurate reazioni di Mosca e Pechino e i loro ripetuti inviti al cessate il fuoco vengono scambiati per segni di debolezza.

Da settembre a fine ottobre sono per MacArthur i giorni della vittoria. Le truppe al suo comando proseguono l’avanzata verso est e verso nord : Pyongyan, Wonsan, Hungnam vengono devastate e occupate. L’avanzata si spinge pericolosamente e irresponsabilmente verso il fiume Yalu, la frontiera che separa la Corea dalla Manciuria. Le grandi dighe che alimentano la regione più industrializzata della Cina popolare vengono bombardate. Al nord le truppe ONU sono ormai a pochi chilometri dalla frontiera sovietica.

La “valanga gialla” e la minaccia atomica contro Cina e URSS

Nei primi giorni di novembre accade perciò l’inevitabile: volontari cinesi, veterani della “lunga marcia”, passano il fiume Yalù per combattere a fianco dei nordcoreani. Prende corpo quello che il cinema razzista di Hollywood dipingerà, moltiplicando le cifre per cento, come lo scatenarsi della “valanga gialla” e delle “orde mongole”. La guerra assume dimensioni che gli strateghi di Washington avevano incautamente ignorato. Arroganza e presunzione fanno commettere a MacArthur lo stesso errore di Custer a Little Big Horn. La sua promessa ai soldati americani “a Natale tutti a casa” si sta trasformando in una micidiale trappola : “Mai un generale mise così pienamente in luce la trappola in cui insisteva a voler cacciare le sue truppe, né mai informò così tanto il nemico di tenere la trappola pronta perché stava arrivando” (6).

Nel giro di qualche settimana la situazione sul campo si capovolge e i marines capiscono che quel Natale lo dovranno invece passare accerchiati sui gelidi campi di battaglia del nord subendo l’iniziativa di un nemico che non fa sconti agli invasori. Il loro morale lo si indovina leggendo i resoconti dal fronte del NYT riassumibili nel gesto di Achille che sconsolatamente guarda al suo tallone. E’ ormai chiaro che i cinocoreani stanno mettendo nei guai la più potente forza militare del pianeta.

Il 30 novembre, nel corso di una conferenza stampa il presidente Truman ufficializza le voci di un possibile impiego dell’arma atomica contro la Cina e l’URSS. Il 16 dicembre la Casa Bianca decreta lo stato di emergenza in tutto il territorio americano e richiama alle armi tre milioni e mezzo di soldati americani. In molti fanno notare che l’iniziativa era già stata presa all’inizio di due guerre mondiali. Francia e Gran Bretagna, fedeli alleati, ingoiano l’amara pillola ma cominciano a domandarsi cosa stia accadendo in Corea. La prima è alle prese con due grosse gatte da pelare in Indocina e Algeria. La seconda sta facendo i conti con il dissolvimento del proprio impero. Entrambe cercano di uscire col minor danno possibile dal vespaio coreano. La stessa coalizione dei paesi ONU che sostengono gli Stati Uniti, comincia ad incrinarsi.

Capovolte le sorti del conflitto.

Appaiono sempre più chiari due elementi nuovi di questa guerra : gli Stati Uniti la stanno perdendo sul campo di battaglia mentre i due principali antagonisti, URSS e Cina non vogliono umiliare militarmente l’aggressore ma bensì ristabilire lo status quo antecedente al conflitto. Nel mese di dicembre le sorti del conflitto si sono capovolte e i marines di MacArthur, accerchiati a migliaia nell’estremo nord, subiscono una grossa disfatta . Ma i cinocoreani non infieriscono e lasciano aperto un varco che permetta loro di iniziare la ritirata fin sotto il 38° parallelo. Il primo gennaio 1951, liberato il nord, i cinocoreani rimettono piede a Seul e ostentatamente si fermano. Nei tre mesi successivi le operazioni militari languono in attesa di soluzioni politiche e MacArthur cerca la rivincita sui giornali sparandole grosse. Si vanta di avere fatto 134.616 prigionieri in due mesi di disastrosa ritirata, più di quanti ne hanno fatto i sovietici nella vittoriosa battaglia di Stalingrado Ma le cifre di H.Baldwin sul NYT sono alquanto diverse: “Noi sapevamo di avere esattamente 616 comunisti cinesi prigionieri. Non molto contro gli 8531 americani prigionieri del nemico” (7). Cifre, quelle di MacArthur, ancor più ridicole se rapportate al numero dei volontari cinesi presenti in Corea: 75 mila secondo l’Associated Press, 50 mila secondo il NYT.

Il 24 marzo i cinocoreani si ritirano sul 38° parallelo con la chiara intenzione di restarci. Il 2 aprile il nuovo ministro degli esteri britannico, Herbert Morrison, dichiara che MacArthur deve essere rimosso e che devono iniziare conversazioni di pace. L’11 aprile, il presidente Harry Truman, considerato il rischio di lasciare un pericoloso piromane come MacArthur a gestire l’incendio coreano, lo licenzia dal comando delle truppe ONU sostituendolo col generale Ridgway.

La guerra avrebbe potuto finire lì con un risultato di parità. Gli Stati Uniti avrebbero salvato l’onore e la faccia, la Corea quel poco che era rimasto in piedi dopo i bombardamenti dei B 29. E invece durò ancora per quasi tre anni senza peraltro cambiare di un metro i risultati territoriali acquisiti sul campo. Ma erano gli anni della caccia alle streghe del senatore Mac Carty.

Si scatena il terrorismo chimico e batteriologico.

Lo spettro della “valanga gialla”, alimentato dalle sconfitte militari, dalla paranoia anticomunista e dall’intenso traffico di bare dei soldati caduti nel cimitero di Arlington in Virginia, indusse il presidente Truman a dare il via libera all’uso di armi chimiche, batteriologiche e nucleari contro la Cina e la Corea, il solo modo che restava alla superpotenza di consumare una feroce vendetta contro il piccolo popolo che l’aveva sfidata. Ma la Gran Bretagna e altre nazioni “alleate” si opposero apertamente all’uso delle bombe atomiche, temendo che l’Unione Sovietica, i cui bombardieri distavano due ore di volo da Londra, decidesse di rendere pan per focaccia. Gli Stati Uniti, sempre più soli militarmente, dovettero pertanto limitarsi a sperimentare in prima battuta la nuova tremenda miscela chimica chiamata napalm le cui bombe furono lanciate a migliaia sulla Corea del Nord.

Il terrorismo di massa praticato con l’arma aerea si scatena con tutta la sua micidiale potenza distruttiva contro gli esseri umani e quel poco che è rimasto ancora in piedi. Persino i fienili delle case contadine diventano, in mancanza d’altro, bersaglio dei cacciabombardieri USA.

Ma gli eroici difensori della civiltà occidentale fecero anche di peggio: alimenti infetti (cereali e altre “ghiottonerie”) furono disseminate su zone densamente popolate con l’intenzione di sterminare i civili affamati. I coreani che consumavano derrate infette morivano dopo avere sputato sangue per due/tre giorni.

I segreti di questa sporca guerra sono rimasti a lungo sotto chiave negli archivi top secret del Pentagono e il popolo americano ha sempre ignorato quello che le unità della guerra batteriologica hanno compiuto in Corea fino a che due storici americani dell’Università dell’Indiana, Stephen Endicott e Edward Hagerman, sono riusciti a documentarlo con prove schiaccianti. Nel loro libro - The Unided States and Biological Warfare - Indiana University Press, 1999, si legge di come il Pentagono, si sia servito dell’esperienza di un criminale di guerra giapponese, il generale Ishii, già responsabile della guerra batteriologica contro i cinesi, in Manciuria nel 1937. Reclutato e riciclato dal Pentagono alla causa del “mondo libero”, per la modesta cifra di 25 mila yen, il generale Ishii e alcuni suoi collaboratori furono trasferiti negli Stati Uniti con il grado di “consiglieri speciali” degli esperti americani del settore (8). Gli autori citano inoltre le testimonianze dei piloti americani che parteciparono direttamente alla guerra batteriologica (9).

Questo immane massacro compiuto con mezzi chimici, convenzionali e batteriologici è durato, con intensità più o meno maggiore, fino al giorno dell’armistizio, firmato a Panmunjon il 27 luglio 1953. Più di due milioni di morti su una popolazione inferiore ai venti milioni è il prezzo pagato dal popolo nordcoreano. E col paese ridotto ad un cumulo di macerie. Quali le ragioni che hanno scatenato un simile ondata di barbarie ? Perché sessanta anni dopo la fine di quella guerra lo scenario coreano presenta ancora analogie e prospettive altrettanto tenebrose e inquietanti ?

Sessant’anni di precario armistizio sul 38° parallelo.

Occorre innanzitutto ricordare che anche dopo la firma dell’armistizio gli Stati Uniti si sono ben guardati dal concludere una vera pace. E’ invece continuato uno stato di “non guerra”, ovvero di “guerra strisciante” accompagnata da tantissimi “incidenti”. Questi sei decenni sono stati, per la superpotenza, un infinito alternarsi di bugie, minacce, provocazioni militari, false promesse, finte aperture, fallimenti negoziali e ricatti ai paesi alleati.

La Corea del Nord è così diventata, giorno dopo giorno di violenti attacchi mediatici, il prototipo dello “stato canaglia”. Non occorre andare molto indietro nel tempo per riscoprire la ossessiva continuità delle ambizioni imperialiste di Washington verso questa piccola porzione di territorio dell’Estremo Oriente, insignificante per dimensioni, ma diventato il crocevia di traffici economici e politici di tre giganti economici, Cina, Russia e Giappone, destinati a diventare nell’immediato futuro, insieme a tutta l’Asia, il centro del mondo contemporaneo.

Secondo Gavan Mc Cormack, grande conoscitore della Corea e autore del libro: “Target North Korea: Pushing North Korea to the brink of nuclear castrophe”, Nation Books, New York, 2004, le ragioni che inducono Washington a tenere la pistola puntata alla testa di Pyongyang sono coerenti con le sue ambizioni imperiali: il pericolo nordcoreano, reale o inventato che sia, concorre a giustificare il dominio che gli Stati Uniti esercitano sul Giappone e la Corea del Sud sotto forma di una massiccia presenza militare e nucleare. Senza questa minaccia, afferma l’autore, “gli strateghi di Washington dovranno trovarsi altre ragioni per perpetuare le loro basi in questi due paesi e per la messa in opera del costosissimo sistema antimissile progettato per questa regione”, costruito a presidio di una postazione strategica avanzata di vitale importanza. La Corea è infatti una gigantesca portaerei terrestre che consente ai bombardieri e ai missili USA di raggiungere in pochi minuti sia la Cina che la Russia.

Sono dunque decenni che Washington aspira a rovesciare, in un modo o in un altro, il regime al potere a Pyongyang ma, paradossalmente, se questo dovesse succedere, sostiene Gavan Mc Cormack, i suoi alleati, Sud Corea e Giappone, non avrebbero più alcun motivo di restare subalterni agli Stati Uniti sul piano strategico. Anzi, un indebolimento dell’egemonia americana in Asia Orientale spingerebbe invece a rafforzare i legami tra i paesi della regione che, grazie al loro dinamismo economico sarebbero in grado di trascinare e integrare, dopo qualche riforma, anche la Corea del Nord. Che ne sarebbe allora del predominio americano in un area considerata dalla Casa Bianca un crocevia strategico di importanza planetaria ?

Certo, gli strateghi americani dispongono di un “nemico” di riserva in grado di rimpiazzare la Corea del Nord, ma le dimensioni di questo “nemico”, la Cina, sconsigliano qualsiasi replica di una politica basata sulle minacce militari come quella seguita contro Pyongyang.

Gli Stati Uniti devono comunque continuare ad avere un vero nemico per poter continuare a mantenere la rete di basi militari in Asia orientale e per giustificare la presenza di quasi centomila soldati, di cui 37 mila in sud Corea. Per mantenere efficiente questo dispositivo militare e per poterlo modernizzare senza sosta, specie quello nucleare, Washington non ha altra scelta che quella di perpetuare il confronto con Pyongyang, qualunque sia stato e sia il presidente in carica alla Casa Bianca: da Harry Truman a Barak Obama, nessuno escluso.(10)

Non è dunque senza ragione che il popolo del nord non abbia mai dimenticato i due milioni di morti massacrati dagli americani. I loro fantasmi sono sempre presenti nell’immaginario collettivo. Solo una normalizzazione pacifica dei rapporti nord-sud e l’avvio di un processo di riunificazione potrebbe farli dissolvere. Ma è appunto quello che la superpotenza americana teme di più e cerca in tutti i modi di impedirlo.

Rileggendo senza pregiudizi i fatti che hanno impietosamente segnato la lunga storia del conflitto tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti come è possibile credere alla ennesima provocazione del sommergibile fantasma che affonda la corvetta sudcoreana ? Ma per favore………

Note:

1 ) Gerard A: Jaeger “Les Rosemberg”, Edition du Felin, 2003

2 ) I.F. Stone “The Hidden History of the Corean War”, Monthly Review Press, New York, 1952.

3 ) Gerard A. Jaeger “Les Rosemberg”

4 ) Ibidem

5 ) I.F: Stone

6 ) Ibidem

7 ) ibidem

8 ) “Il progetto giapponese si basava essenzialmente sull’antrace ed era già stato testato su 1000 soggetti umani, tra cui 150 prigionieri di guerra americani. Nel 1945 i giapponesi avevano uno stock di 400 kg. di antrace. I germi erano stati lanciati sopra città cinesi dentro bombe speciali che si aprivano a un’altitudine programmata disseminando il loro contenuto su una superficie molto estesa. I giapponesi avevano inoltre osservato che gettando pulci infette sui campi di cereali i germi si diffondevano rapidamente veicolati dai roditori. (….) La tattica americana di guerra batteriologica contro la Corea del Nord è stata assai simila a quella del progetto giapponese “731″. Le bombe USA erano caricate con insetti e prodotti vegetali infettati ed erano trasportate da aerei pilotati da ufficiali superiori che volavano in coda alle formazioni di bombardieri. Le bombe batteriologiche venivano perciò sganciate dopo quelle “normali”. Dopo ogni attacco le squadre nordcoreane che arrivavano sul posto per curare i feriti e riparare i danni diventavano potenziali diffusori dei batteri.”

9 ) “Almeno 36 piloti americani catturati hanno confessato di avere lanciato bombe batteriologiche su obbiettivi coreani e cinesi. Le loro confessioni menzionano in dettaglio il luogo di fabbricazione delle armi (Terra Alta, Indiana), la struttura di comando della guerra batteriologica (Unita 406 di base in Giappone), i tipi di batteri usati e molti dettagli sulle tattiche dei bombardamenti. Questi ufficiali sono stati rimpatriati nel 1953 e, come era prevedibile, hanno ritrattato le loro confessione dopo essere stati minacciati di deferimento alla corte marziale. Analogamente, scienziati e giornalisti che avevano osato rivelare qualche sporco segreto sono stati ridotti al silenzio sotto minaccia di essere processati per tradimento”.

10 ) Bruce Cuming, esperto americano di politica asiatica dell’Universià di Chicago, ha scritto recentemente che nel giugno 1994 l’amministrazione Clinton, ben prima di Bush, si era trovata ad un passo dal lanciare un attacco preventivo contro i reattori nucleari nordcoreani di Yongbyon, a circa 60 km. dalla capitale Pyongyang. Quattro mesi più tardi , grazie all’intervento moderatore di Jimmy Carter, i nordcoreani furono convinti ad accettare l’accordo “frame work” negoziato con l’amministrazione Clinton.

sergio.ricaldone@libero.it

Causa Rivoluzionaria
25-07-10, 20:24
Presidente della Korean Friendship Association, Alejandro Cao de Benos.

Sito personale (http://www.alejandrocaodebenos.com/blog/)

Canale di youtube con videi della tv ufficiale KCTV:

YouTube - rodrigorojo1 (http://www.youtube.com/user/rodrigorojo1)

Spetaktor
27-07-10, 21:24
intervista / NOTIZIE DALLA COREA DEL NORD « (http://rivistastrategos.wordpress.com/2010/07/27/intervista-notizie-dalla-corea-del-nord/)
A TU PER TU CON… FLAVIO PETTINARI

In un momento di tensione sempre più crescente nell’annosa contrapposizione tra la Corea del Nord, da un lato, e la Corea del Sud, coadiuvata dagli Stati Uniti dall’altro, abbiamo voluto ricevere notizie e aggiornamenti da Flavio Pettinari, responsabile della sezione italiana della K.F.A., Korean Friendship Association (disponibile al sito internet KFA-Italia (http://www.korea-dpr.com/users/italy)), che da anni si occupa di diffondere, attraverso un contatto diretto con Pyongyang, tutto le informazioni principali sulla Repubblica Democratica Popolare di Corea. E’ stata anche l’occasione per allargare la prospettiva a 360 gradi sul Paese asiatico.

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Ciao Flavio, in base al tuo filo-diretto con Pyongyang, attraverso la vostra KFA, cosa ci puoi dire a riguardo dell’ultima tensione riemersa sulle acque del Mar Giallo?

Purtroppo le tensioni vanno avanti da mesi ormai. Potrei dire, per quanto riguarda l’anno in corso, che le tensioni sono iniziate a febbraio, in vista delle esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud, che si sono poi tenute nel mese di marzo. Queste esercitazioni, per altro imponenti, denominate “Key Resolve” e “Foal Eagle”, costrinsero il Comando dell’Esercito Popolare ad alzare il livello di allerta. Successivamente, c’è stato l’affondamento della corvetta Cheonan mentre il 20 luglio il Ministro della Difesa sudcoreano ha annunciato le ennesime manovre di questi giorni, che vedono impiegati, oltre a migliaia di soldati, le portaerei “George Washington”, “McCanbell” e “John. S. McCain”, una ventina di navi da guerra, circa 200 aerei da guerra inclusi i caccia F-22A Raptor ecc. In questo contesto, che la Clinton parli di sanzioni contro la RPDC potrebbe scatenare una certa ilarità, se non ci fossero dei concreti rischi per la stabilità della regione. Dopo che è stata smascherata l’“operazione Cheonan”, gli USA e gli esponenti del Governo fantoccio di Seoul si sono probabilmente trovati in affanno ed
hanno tirato nuovamente fuori la necessità di sanzioni contro la Corea socialista.
I compagni della Missione di Pyongyang del Fronte Democratico Nazionale Anti-Imperialista (della Corea del Sud) mi hanno scritto esprimendo la loro preoccupazione in vista delle esercitazioni militari di questi giorni sottolineando le manie guerrafondaie di Seoul e degli statunitensi che potrebbero portare conseguenze
catastrofiche alle relazioni inter-coreane. Anche i coreani del Sud sembrano stufi della politica aggressiva di Lee, che di certo non può funzionare all’infinito per distogliere l’attenzione dalla crisi economica, dall’asfissiante presenza americana al di sotto del 38°
parallelo e dalle persecuzioni contro i sindacati e le associazioni studentesche operate dal Governo “democratico” di Seoul. Peccato: nell’Editoriale Congiunto del Nuovo Anno, uscito il 1 gennaio scorso, le autorità di Pyongyang avevano palesemente dichiarato la volontà di riprendere le trattative per la pace, addirittura per procedere alla firma dell’armistizio.

Negli ultimi anni si sono intensificati i rapporti tra Cina e Corea del Nord, di recente riavvicinatesi attraverso un incontro strategico a Pechino. In virtù dei summit più recenti e delle ultime decisioni prese dal governo, qual è attualmente la collocazione geopolitica di Pyongyang?
La Repubblica Popolare Democratica di Corea ha sempre avuto ottimi rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Anzi, ancor prima della fondazione dei rispettivi Stati, coreani e cinesi avevano lottato parallelamente (e in alcune aree anche insieme e con aiuto reciproco) per l’indipendenza nazionale. Molti “esperti” definiscono la RPDC una sorta di protettorato cinese: niente di più errato. La Cina è l’alleato più stretto e il primo partner commerciale della Corea del Nord, ma questo non incide sulle scelte politiche di Pyongyang che sono tutte basate sul Juché, ovvero sul principio di indipendenza e sovranità: ad esempio quando Cina e Russia appoggiarono la risoluzione ONU in occasione del lancio del satellite Kwangmyongsong-2, la RPDC rispose duramente contro tutto il Consiglio di Sicurezza. D’altronde anche la linea del Partito del Lavoro di Corea si differenzia da quella del Partito Comunista Cinese, soprattutto per quanto riguarda
le scelte economiche: ciò non mette però in discussione la base ideologica comune. Aggiungo che la Cina ha avuto un ruolo diplomatico di primo piano nel “tavolo a sei”, e deve muoversi con la massima cautela per preservare il suo ruolo nel processo di pace nella penisola di Koryo anche a costo, secondo me, di appoggiare risoluzioni ONU oggettivamente contrarie ai principi di aiuto reciproco tra Paesi socialisti.
Sin dalla fondazione, la RPDC ha scelto la via dell’autonomia e dell’indipendenza: non fece parte del Patto di Varsavia, dopo la rottura sino-sovietica, pur criticando il revisionismo di Chruščëv, continuò ad avere rapporti con tutti i paesi del campo socialista per tentare di riavvicinare i paesi socialisti e i non allineati allo scopo di unificare il fronte antimperialista. Dopo la fine del socialismo nei Paesi est europei, nel 1992 a Pyongyang si tenne la prima, grande assemblea internazionale dei partiti comunisti e operai per dire “Difendiamo e facciamo avanzare la causa del socialismo”. La Corea di oggi continua coerentemente su questa strada.

Da anni ormai ricorrono tensioni tra Stati Uniti e Corea del Nord, che sembrano non fermarsi e non presentare sostanziale discontinuità tra l’era Bush e l’era Obama. Perché e quali pensi possano essere, secondo te, gli interessi di Washington in Corea?
Effettivamente alcuni avvenimenti, come la visita di Bill Clinton per il rilascio delle due “giornaliste” statunitensi (agosto 2009) avevano fatto ben sperare: purtroppo però la politica estera di Obama non sembra molto diversa da quella del suo predecessore, e non solo nei confronti della Corea. La Corea socialista è una spina nel fianco poiché è la dimostrazione più concreta di come un popolo possa decidere il suo destino senza ingerenze di nessun tipo, resistendo agli attacchi armati, all’embargo, alle sanzioni di ogni genere: anzi, l’economia coreana cresce ed il centenario della nascita del Presidente Kim Il Sung, a detta dei coreani, significherà il raggiungimento della completa autosufficienza del Paese anche dal punto di vista energetico e alimentare. Poiché gli statunitensi sanno
che non riusciranno ad abbattere la RPDC e ad usufruire di tutta la penisola coreana come base strategica, puntano a mantenere viva la tensione in Corea. Mantenere viva la tensione in Corea serve infatti agli Stati Uniti come giustificazione per la loro presenza militare nell’Estremo Oriente (vicino a Russia e Cina), in Corea del Sud ma anche in Giappone. Il Partito Democratico giapponese vinse le elezioni anche grazie alla promessa di diminuire la presenza USA sul territorio nipponico: Yukio Hatoyama ha dovuto dimettersi poiché in seguito all’affondamento della Cheonan non ha potuto rispettare la promessa di spostare altrove le basi USA di Okinawa.

La vostra associazione ha il pregio di costituire un valido luogo di informazione su un Paese ancora molto sconosciuto in occidente e, anche per questo, spesso vittima di una evidente disinformazione basata su luoghi comuni spesso infondati. Quali sono le maggiori falsità cui ti sei trovato a dover controbattere?
Grazie per questa domanda. Mentre mi apprestavo ad andare per la prima volta in Corea, pensavo che i luoghi comuni avessero almeno un qualche fondamento… e ne sono stato smentito. Sulla Corea del Nord e sulla sua leadership si leggono cose farneticanti: dall’adorazione dei dirigenti Kim Il Sung e Kim Jong Il come se fossero delle divinità alla mancanza dei più elementari diritti della popolazione. Proprio qualche giorno fa ho letto un articolo in cui si diceva che in Corea del Nord si attribuiscono poteri soprannaturali al Segretario Generale del Partito! In occasione dei mondiali, che dovrebbero essere un’occasione anche per conoscere gli altri Paesi, oltre che sportiva, la stampa ha dedicato alla Corea del Nord delle infamità gratuite: l’ultima, quella sul presunto internamento dei calciatori (da cui sono stati risparmiati gli atleti ingaggiati dalle squadre estere?). Tuttavia queste facezie stanno più che altro a testimoniare la stupidità e l’ignoranza di chi le mette in giro e viene pagato da un editore per farci degli articoli. Le falsità più gravi che offendono profondamente i coreani (tutti i coreani, anche quelli del Sud e
quelli all’estero, poiché il popolo coreano è uno) sono quelle che riguardano la fame, la carestia, i “traffici”, gli esperimenti chimici su cavie umane e addirittura sui bambini. Se dite a un nordcoreano che la nostra stampa definisce il suo paese quale una dittatura dove i cittadini non sono liberi o che i calciatori vengono internati gli verrà spontaneo di farsi una risata. Se gli dite che i nostri media riportano che i bambini muoiono di fame o che la gente viene usata per gli esperimenti chimici vedrete un’espressione di disgusto e amarezza. Purtroppo stanno al gioco anche associazioni o enti che mettono la loro fama e spesso anche il loro prestigio nei confronti dell’opinione pubblica al servizio dell’imperialismo: il rapporto, recente, di Amnesty International sulla situazione sanitaria della RPDC è un pamphlet costruito come i libelli antisovietici ai tempi della guerra fredda. In realtà, dalla fine degli anni ’90 ad oggi la situazione alimentare e sanitaria del paese, che era drammatica, è migliorata di anno in anno: non certo grazie all’embargo e alle sanzioni, ai dispacci di Amnesty o ai report di questa o quella associazione dei “diritti umani” che hanno contribuito solo a preservare pregiudizi ideologici contro la Corea socialista e a giustificare la morsa e l’accerchiamento imperialisti.

Cosa ti senti di dire a tutti coloro i quali non riescono (e non vogliono, in sostanza) ad uscire dall’unipolarismo dell’informazione, ormai evidente mezzo di distorsione della realtà a vantaggio degli interessi di parte di chi qui in Occidente, direttamente o indirettamente, ne controlla i mezzi di diffusione?
I mezzi di diffusione delle informazioni in Occidente sono controllati generalmente da gruppi economici e finanziari che hanno interessi comuni (ad esempio, quello più ovvio, il mantenimento dell’ordine capitalistico) e che possono essere in contraddizione tra loro, come accade in Italia, quando a colpi di editoriale si sfidano i giornalisti pagati da Berlusconi e quelli pagati da De Benedetti: dalla foga con cui scrivono, sembrano proporre diverse visioni della società e del suo sviluppo, mentre in realtà sono una concreta manifestazione delle contraddizioni in seno al capitalismo e nient’altro. Per chi ha qualche nozione di marxismo-leninismo (o per chi avesse anche un minimo di buon senso…), si tratta dell’ABC! Purtroppo in Italia e in gran parte dell’Europa i partiti e le organizzazioni che in passato hanno avuto il ruolo di tenere viva la coscienza critica delle masse hanno perso loro stessi questa capacità di analisi, cosicché, paradossalmente, in un momento di crisi che potrebbe essere decisivo per prospettare una trasformazione radicale della società non solo manca un’organizzazione di massa e radicata per questa prospettiva, ma manca anche la capacità intellettuale di opporsi in maniera efficace. Dato che parliamo della Corea socialista, là il punto di vista è molto diverso: i mezzi di produzione sono pubblici quindi non esistono gruppi economici e tanto meno gruppi finanziari; attraverso i consigli all’interno dei luogo di lavoro, attraverso i comitati o le assemblee territoriali e le istanze dei vari partiti e sindacati ognuno partecipa alla vita politica (e aggiungerei alla pianificazione economica) del Paese, nomina o viene nominato a candidarsi alle elezioni di vario livello e il mandato può essere revocato dagli elettori. Il sistema socialista è avanzato, le contraddizioni esistenti all’interno della società non mettono in discussione il socialismo e anche il sistema dell’informazione è nelle mani del potere popolare, non di una “élite” separata dal popolo che opera con interessi diversi da quelli del popolo stesso. Tornando a noi, il web è sicuramente uno spazio da utilizzare, per aggirare i costi e le difficoltà burocratiche e di distribuzione necessari per uscire regolarmente ad esempio con un giornale di controinformazione o con una radio: il fatto che si vogliano mettere dei limiti alla libertà di informazione sul web è la “prova
provata” dell’efficacia dirompente che esso può avere nella diffusione di notizie e riflessioni che mettono in discussione quello che ai più sembra un ordine costituito e oramai immutabile. Quindi, il mio invito è quello di pensare con la propria testa, di dubitare di tutto, di non prendere nulla di quanto ci viene propinato per scontato o per “vero” anche quando le informazioni ci arrivano da fonti che per un qualche motivo riteniamo a noi più vicine. Sappiamo tutti che ciò è difficile, e sappiamo che ancor più
difficile è crearsi, dopo il dubbio e la critica, una coscienza propria: ma l’emancipazione dell’individuo e delle masse implica e passa attraverso questo sforzo. E ne vale senz’altro la pena.

Spetaktor
27-07-10, 21:30
Esercitazioni americane nel mar del Giapponei - Informazione becera

L'incubo sembrava finito o almeno, dalla mancanza di attacchi ad uno dei pochi paesi comunisti rimasti, si aveva la sensazione, che passati quattro mesi dalla mai dimostrata accusa alla Corea del Nord di aver abbattuto la corvetta sud coreana, la tensioni si fossero perlomeno placate, invece no! ulteriore doccia fredda da parte degli USA, la portaerei Washington si avvia alle esercitazioni militari nel mar del Giappone. A questo punto direi che stiamo rivedendo lo stesso film girato da George Bush negli anni passati, ovvero, l'America di Obama trova la scusa per prepararsi ad una nuova guerra. L'unica differenza la troviamo nel peso del movente, ieri "LE TORRI GEMELLE", oggi "UNA CORVETTA SUD-COREANA.
Continuando sul paragone delle due situazioni e facendo sforzo di memoria, ritorno alla sensazione di incubo che vivevamo nel periodo pre-attacco IRAQ dove il ruolo dei mezzi di informazione permane identico: "momenti di pausa e di annunci di terrorismo mediatico" ma senza nessuna analisi costruttiva finalizzata ad informare in maniera vera e reale l'opinione pubblica. Non tutti sanno per esempio, (poichè nessuno ne ha mai parlato) che da tempo la Corea del Nord si sta battendo per la riunificazione dei due paesi divisi dalla guerra del 1950 coinvolgendendo nelle trattative oltre le due Coree anche: Cina, Russia, USA e Giappone; fino a quando la Corea del Nord non venne accusata di avere abbattuto la citata corvetta le probabilità di unificazione erano evidenti, ma come è ormai noto tutto ciò che mette in pericolo il dominio degli Stati Uniti deve essere annullato, trasformando un processo di riunificazione in un evidente rischio di guerra nucleare.

Chi vi scrive è rientrato dalla Corea del Nord da poco meno di due mesi; si augura di ritornarci rivedendo lo stesso paese di gente tranquilla e pacata, e non un paese coperto di macerie con musei devastati e spogliati dai soldati americani per non parlare dell'orribile scena delle torture inflitte agli iracheni obbligati a masturbarsi e tutto ciò in nome dei diritti umani che Saddam Hussein negava al suo popolo.

La Corea del Nord decise di attrezzarsi di missili nucleari dopo la decisione di Bush di attaccare l'Iraq nonoscante le continue dichiarazioni da parte degli ispettori dell'Onu che esclusero la presenza di armi nucleari, parte dei media (almeno quelli italiani) il movente dei nord-coreani non viene considerato. Non possiamo derimerci dal guardare le testate che vengono definite di sinistra ma in realtà sono prive di qualsiasi fondamento culturare utile ad una reale informazione libera, vera e democratica, svolgendo al contrario il ruolo di complice. Affermando ciò ripenso alla recente mia visita in Corea dove casualmente mi trovai accompagnato dal giornalista Oliviero Bergamini ed il suo cameramen Gianni Botta quali appartenenti allo staff di Bianca Berlinguer (e il nome del capo redattore la dice lunga) che spacciatosi come innocqui visitatori (pur affermando la loro professione) non mancarono al ritorno in Italia, a fomentare disinformazione con tre servizi giornalistici: il primo intitolato"missili e fame"; il secondo "il paese prigione"; e l'ultimo infine "al lavoro per amore del caro lider". Vedendoli e rivedendoli più sul sito web di mamma RAI ho avuto la sensazione di ritornare indietro nel tempo, quando i vecchi comunisti raccontavano di persone prive di cultura, e martellate da propaganda anticomunista (dopo anni finita in barzelletta) credeva che in Unione Sovietica i russi mangiavano i bambini.

Concludendo vorrei far notare che se signor Bergamini avesse usato più coerenza nella descrizione dei fatti si sarebbe reso conto della banale contraddizione nei servizi "il paese prigione" e "al lavoro per amore del caro lider"; dove nel primo sostiene che chi si oppone finisce in carcere, mentre, nel secondo ironizza con quella popolazione coreana che a turnazione lavora anche la domenica, fiera di farlo per il bene del loro paese.

Alido Contucci

Causa Rivoluzionaria
27-07-10, 23:12
Spero che vi interessi benché sia scritto in spagnolo.

61 anni di rivoluzione in Corea del Nord:
http://www.kaosenlared.net/media/15/15519_1_61_anos_de_revolucion_en_.pdf

Spetaktor
28-07-10, 00:28
Che significa "manse"?

"E' grande"

Spetaktor
28-07-10, 00:29
Spero che vi interessi benché sia scritto in spagnolo.

61 anni di rivoluzione in Corea del Nord:
http://www.kaosenlared.net/media/15/15519_1_61_anos_de_revolucion_en_.pdf

Puoi postare gli ebook nella discussione apposita!:ciaociao:

Spetaktor
18-08-10, 19:52
La RPDCorea sbarca su Youtube:
http://www.youtube.com/user/uriminzokkiri#p/a

Anton Hanga
18-08-10, 20:16
La RPDCorea sbarca su Youtube:
http://www.youtube.com/user/uriminzokkiri#p/a


Spettacolare! Se non ho capito male hanno caricato un film sulla vita di kim il sung. Mi pare di aver letto che hanno aperto anche una pagina ufficiale su facebook.

Anton Hanga
18-08-10, 20:23
Mitico:

rimV17PAEFE

(notare il pezzo dove marciano con i panzerfaust in mano) :gluglu:

Spetaktor
18-08-10, 21:47
Spettacolare! Se non ho capito male hanno caricato un film sulla vita di kim il sung. Mi pare di aver letto che hanno aperto anche una pagina ufficiale su facebook.

Twitter mi sembra

Spetaktor
20-08-10, 17:21
Comunicato della KFA - Italia.
pubblicata da KFA - Italia il giorno giovedì 19 agosto 2010 alle ore 21.05

Mentre scriviamo, stanno avendo luogo in Corea del Sud delle esercitazioni militari congiunte denominate “Ulji Freedom Guardian”. Queste esercitazioni, che vedono impegnate le forze d’occupazione statunitensi assieme alle forze armate di Seoul, hanno avuto inizio il 16 agosto e termineranno il 26 agosto. Esse seguono a ruota le esercitazioni navali nel Mare Orientale di Corea dello scorso luglio e quelle ancor più recenti tenutesi dal 5 al 9 agosto nel Mare Occidentale.



Dal mese di marzo gli Stati Uniti e le forze armate sudcoreane sono impegnate a cadenza regolare in provocazioni militari contro la Repubblica Popolare Democratica di Corea: tra queste provocazioni rientra anche l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheonan, episodio che viene mestamente insabbiato dagli imperialisti e dalla propaganda a mano a mano che si fa luce sulla loro piena responsabilità in questa clamorosa montatura che ricorda sinistramente l’Incidente del Golfo del Tonchino.



La strategia statunitense che ha mirato finora a mantenere alta la tensione nell’area (nonostante le richieste di dialogo avanzate dal Governo di Pyongyang e la recente dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU datata 9 luglio 2010) potrebbe verosimilmente sfociare nella guerra aperta contro la Corea socialista. Proprio ieri, il Ministero degli Esteri della RPDC ha ribadito che la Repubblica Popolare Democratica di Corea è pronta al dialogo, ma anche alla guerra ed è dotata di tutti i mezzi per difendersi.



La nostra Associazione, che annovera tra i suoi principali obiettivi l’impegno concreto per la riunificazione della Penisola di Koryo, invita le associazioni antimperialiste, i partiti, i movimenti progressisti e i singoli cittadini a mobilitarsi per rendere note e condannare le operazioni aggressive degli Stati Uniti e le loro pretese imperialiste contro la Corea socialista a danno non solo del popolo coreano, ma di tutti i popoli che aspirano all’indipendenza e all’autodeterminazione.



KFA - Italia

Associazione di Amicizia e Solidarietà con la R.P.D. di Corea

19 agosto 2010

Spetaktor
22-08-10, 23:01
il pastore sudcoreano HAN SANG RYOL, attivista per la pace e la riunificazione della Corea, dopo una visita nella Repubblica Popolare Democratica (dove era arrivato via Pechino lo scorso giugno), è stato arrestato da agenti in borghese sudcoreani, sotto stretta sorveglianza USA, mentre attraversava il confine col Sud presso Panmunjom. Durante l'arresto, il religioso aveva in mano la bandiera della Corea unita, che veniva sventolata alle sue spalle dai cittadini nordcoreani di fronte alle milizie imperialiste.

http://www.youtube.com/watch?v=6KAwHBXy034

Le immagini dell'arresto sono state trasmesse (con commento in spagnolo) anche da Telesur al link Multimedia TeleSUR TV - Programas - Dossier (http://multimedia.telesurtv.net/programas/dossier/)
dal min. 14.25 (tutta la notizia dal min. 9.30, video in spagnolo di TeleSur - dossier del 20 agosto).

Spetaktor
22-08-10, 23:03
Intervista al reverendo Han Sang Ryol | Unificazione, Approfondimenti | Repubblica Popolare Democratica di Corea (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/files/6f16befa160ad87fb4be8ce047c0e398-104.html)
Intervista al reverendo Han Sang Ryol
24/06/10 16:05 in: Unificazione | Approfondimenti
HanSangRyol
Pyongyang, 22 Giugno. Il reverendo Han Sang Ryol, un personaggio molto in vista in Sud Corea per quanto concerne il processo di riunificazione ha rilasciato martedì un’intervista al Palazzo della Cultura Popolare di fronte a vari esponenti dei media e corrispondenti della stampa estera.

Come osservatori erano presenti anche membri del Comitato Nazionale per il rafforzamento della Dichiarazione Congiunta del 15 Gugno, esponenti locali dell’Alleanza per la Riunificazione così come componenti di associazioni studentesche e giovanili.

Il reverendo Han Sang Ryol nel suo discorso ha espresso come egli sia giunto a comprendere che la missione storica della nostra nazione sia il raggiungimento di democrazia, indipendenza e riunificazione. Egli quindi ha compiuto il proprio viaggio a Pyongyang come invito alla riconciliazione alla pace ed alla riunificazione, testimoniando come tali valori siano al momento totalmente disattesi e rovesciati dalle azioni dell’attuale governo sud coreano.

La pubblicazione della Dichiarazione Congiunta Nord-Sud nel 2000 segnò un passo fondamentale sollevando una pesante cortina di sfiducia e ponendo fine all’epoca oscura della divisione, aprendo la strada alla luminose era della riunificazione e della pace, ha sottolineato in un suo passo. “Non temo l’imminente scoppio di una guerra, anzi il giorno della definitiva pace e riunificazione arriverà prima o poi, se la Dichiarazione Congiunta del 15 giugno e quella del 4 Ottobre saranno seguite punto per punto”. Purtroppo oscure nubi di conflitto tolgono luce e speranza a questo paese – ha aggiunto – accusando il gruppo Lee Myung Bak di ostacolare l’attuazione della dichiarazione congiunta e di commettere varie e subdole attività criminose volte a spezzare le relazioni intercoreane.

Per quanto concerne l’affondamento della nave da guerra “Cheonan”, egli ha chiarito che si tratta di un piano ordito dagli Stati Uniti e dal Lee Myung Bak. Gli Stati Uniti stanno tentando di prendere in mano l’iniziativa politico-militare in sud Corea stringendo legami di alleanza fra quest’ultima, gli USA stessi ed il Giappone, mentre il Lee Myung Bak intende sfruttare la situazione per vincere le elezioni.
Un punto su cui ha particolarmente insistito è cheal popolo sud coreano orai è richiesto un vigoroso sforzo per rendersi indipendente dagli Stati Uniti e per la riunificazione.
Alla fine dell’incontro, prima del question time, ha recitato il poema “Oggi è il 15 giugno”, una sua composizione.

Il programma del reverendo Han Sang Ryol prevede, prima del rientro al Sud attraverso Panmunjom il 15 agosto, un prolungato viaggio al Nord per incontrare il maggior numero possibile di compatrioti e celebrare il messaggio della dichiarazione del 15 giugno, in modo da prevenire la guerra e diffondere un messaggio di pace.

Anton Hanga
23-08-10, 15:38
il pastore sudcoreano HAN SANG RYOL, attivista per la pace e la riunificazione della Corea, dopo una visita nella Repubblica Popolare Democratica (dove era arrivato via Pechino lo scorso giugno), è stato arrestato da agenti in borghese sudcoreani, sotto stretta sorveglianza USA, mentre attraversava il confine col Sud presso Panmunjom. Durante l'arresto, il religioso aveva in mano la bandiera della Corea unita, che veniva sventolata alle sue spalle dai cittadini nordcoreani di fronte alle milizie imperialiste.

http://www.youtube.com/watch?v=6KAwHBXy034

Le immagini dell'arresto sono state trasmesse (con commento in spagnolo) anche da Telesur al link Multimedia TeleSUR TV - Programas - Dossier (http://multimedia.telesurtv.net/programas/dossier/)
dal min. 14.25 (tutta la notizia dal min. 9.30, video in spagnolo di TeleSur - dossier del 20 agosto).


Che schifo, i servi degli USA lo trattano come un volgare delinquente.
Qui ci sono altre immagini del suo viaggio in Nord Corea prima dell'arresto:
TMmeQjMP_es

Spetaktor
23-08-10, 18:00
Che schifo, i servi degli USA lo trattano come un volgare delinquente.
Qui ci sono altre immagini del suo viaggio in Nord Corea prima dell'arresto:
TMmeQjMP_es

Ma i religiosi non sono TUTTI perseguitati?? Oh, dio mio... :piango:

Spetaktor
23-08-10, 18:06
Chiediamo alle organizzazioni politiche, alle associazioni, ai singoli
compagni di dare il massimo risalto alla seguente notizia, che è stata
pressoché ignorata dai media italiani.
Presto potrete trovare sul nostro sito la sequenza fotografica
dell'arresto, alla pagina Notizie e pubblicazioni (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/page19.html)
mentre il filmato della KCTV lo trovate all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=6KAwHBXy034

Grazie,
Flavio Pettinari
KFA - Italia, Associazione di amicizia e solidarietà con la RPD di
Corea.
KFA-Italia (http://www.korea-dpr.com/users/italy)
___
Il reverendo Han Sang Ryol, rientrando in Corea del Sud dopo la sua
visita nella Repubblica Popolare Democratica di Corea, è stato
arrestato dagli agenti sudcoreani, sotto il diretto controllo dei
militari statunitensi, appena attraversata a piedi la linea di confine
a Panmunjom, il 20 agosto alle 3 del pomeriggio.
Il religioso, che aveva in mano la bandiera bianca della Corea unita,
la stessa che veniva sventolata dai cittadini nordcoreani che lo hanno
accompagnato fino al confine, prima di venire prelevato aveva lanciato
degli slogan a favore dell’unificazione del paese: le immagini
dell’arresto e di tutta l’operazione poliziesca non sono state
trasmesse, per ordine delle autorità fantoccio, dalla TV o dalle
agenzie sudcoreane che in un primo momento si sono limitate a riferire
quanto riportato dal Ministero per l’Unificazione di Seul. Tuttavia,
le immagini della KCTV (la rete televisiva di Stato della RPDC) hanno
fatto presto il giro del mondo mostrando ancora una volta, per chi
ancora avesse dei dubbi, la ferocia e la stupidità del regime di Lee e
degli imperialisti americani nonché la natura antinazionale dei
reazionari che governano la parte sud della penisola.
Secondo le agenzie sudcoreane, Han risulterebbe indagato per la
violazione degli articoli 6, 7 e 8 della Legge per la Sicurezza
Nazionale ovvero: “ingresso da / in luogo governato da organizzazioni
anti-statali”, “accordo, elogio, propaganda di organizzazioni anti-
statali”, “incontro e scambio di informazioni con membri di
organizzazioni anti-statali o individui da esse istruiti”.
L’arresto del reverendo Han, campione del movimento pacifista e pro-
unificazione, stimato dai coreani che vivono in patria e da quelli
emigrati, è un fatto gravissimo che si aggiunge alle provocazioni
militari che USA e Corea del Sud stanno portando avanti dallo scorso
marzo, provocazioni che includono l’affondamento della corvetta
sudcoreana Cheonan. Si tratta anche di un ennesimo schiaffo alla
Dichiarazione Congiunta del 15 Giugno, documento di portata storica
redatto nel 2000, che avrebbe aperto la strada alla riunificazione
della Corea, firmato dal Leader Kim Jong Il e dal Presidente Kim Dae-
jung.

_______________________________________________
KFA-Italy mailing list
KFA-Italy@korea-dpr.com
KFA-Italy Info Page (http://lists.korea-dpr.com/mailman/listinfo/kfa-italy)

Spetaktor
26-08-10, 18:51
Corea Nord: Kim Jong-il in Cina con il terzogenito
Lo ha confermato un funzionario dell'ufficio presidenziale di Seul
Ansa.it

SEUL - Il leader nordcoreano Kim Jong-il, partito secondo fonti del governo sudcoreano per la Cina nelle prime ore del mattino su un treno speciale, e' accompagnato dal terzogenito Kim Jong-un, considerato il suo successore. Lo riferisce la tv di Seul Ytn, citando fonti della presidenza sudcoreana.

La visita a sorpresa di Kim - non ancora confermata in via ufficiale - giungerebbe dopo che l'ex presidente statunitense Jimmy Carter e' arrivato a Pyongyang mercoledi' per ottenere il rilascio di Aijalon Mahli Gomes, il cittadino Usa di 30 anni arrestato il 25 gennaio per ingresso illegale e condannato a 8 anni di lavori forzati.

Spetaktor
05-09-10, 01:56
Video interessanti da Youtube:

El enigma de Corea del Norte (documentario di Russia Today, in spagnolo):
http://www.youtube.com/watch?v=12rB7k8iA3A&feature=player_embedded


The Game Of Their Lives (film documentario sulla storia della mitica Nazionale Coreana di calcio del 66):
http://www.youtube.com/watch?v=2Du92VFNxWI

Friends of Kim (documentario sulla KFA):
http://www.youtube.com/watch?v=C76HqPaA6kw

Anton Hanga
05-09-10, 10:15
Video interessanti da Youtube:
Friends of Kim (documentario sulla KFA):
http://www.youtube.com/watch?v=C76HqPaA6kw


Qualcuno e' in contatto con questo spagnolo?

Spetaktor
05-09-10, 12:22
Qualcuno e' in contatto con questo spagnolo?

La Korean Friendship Association ha una "filiale" italiana. Il responsabile è Flavio Pettinari. Lo conosce Stalinator, gli ha appena fatto un'intervista per Strategos.

Anton Hanga
05-09-10, 19:26
La Korean Friendship Association ha una "filiale" italiana. Il responsabile è Flavio Pettinari. Lo conosce Stalinator, gli ha appena fatto un'intervista per Strategos.


Scommetto che questi della filiale italiana sono i soliti fanatici settari che non tollerano il dialogo con chi e' "diverso"... in caso contrario se ne puo' parlare, conoscono Eurasia?

Stalinator
05-09-10, 20:38
Scommetto che questi della filiale italiana sono i soliti fanatici settari che non tollerano il dialogo con chi e' "diverso"... in caso contrario se ne puo' parlare, conoscono Eurasia?

Pettinari lo conosco io ed è una persona in gamba. Se vuoi ti ci metto in contatto.

Anton Hanga
05-09-10, 21:11
Pettinari lo conosco io ed è una persona in gamba. Se vuoi ti ci metto in contatto.


Prima voglio leggere l'intervista sul tuo blog, poi ti faccio sapere.

Grazie per la disponibilita'. :)

Spetaktor
05-09-10, 22:00
Corea del Nord, pronta la riunione di partito per la successione del “caro leader” Kim Jong-il

Il nodo della successione alla guida della Corea del Nord, con l’attesa investitura del terzogenito Kim Jong-un da parte del padre, il ”caro leader” Kim Jong-il, potrebbe entrare già da domani nella sua fase più delicata.

I tempi sembrano ormai maturi: i media sudcoreani hanno parlato alcuni giorni fa dell’arrivo di reparti militari nelle immediate vicinanze di Pyongyang in quelli che appaiono i preparativi di una imponente manifestazione e dato conto delle patriottiche canzoni intonate dagli scolari in onore del ‘giovane capitano’, il delfino di 27-28 anni.

Il ‘caro leader’ ha poi effettuato nei giorni scorsi con Kim Jong-un, una visita in Cina nei luoghi vicini alla memoria del padre Kim Il-sung, a dare così una sorta di continuità ideale alla rivoluzione nordcoreana, e per rinnovare i legami con l’alleato più stretto, anche in funzione della ripresa del dialogo a Sei sul nucleare.

L’Ufficio politico (Politburo) del partito dei Lavoratori ha annunciato il 26 giugno scorso che avrebbe convocato ai primi di settembre una conferenza del partito o un’importante riunione di tutti i suoi rappresentanti, che potrebbero – secondo fonti sudcoreane sentite dall’ANSA – avere inizio proprio domani e terminare mercoledì 8 o giovedì 9 settembre, giorno del sessantaduesimo anniversario della nascita dello stato nordcoreano.

Nessuna indicazione a tal proposito è stata data dai media ufficiali di Pyongyang, a conferma della grande importanza dell’evento (”sarà un passaggio storico”, hanno spiegato alcune fonti), mentre secondo quanto comunicato dal Politburo a giugno, la grande riunione, la prima del suo genere negli ultimi 44 anni, ha due punti certi in agenda: la riforma dello statuto del partito (‘importanti compiti rivoluzionari per il suo sviluppo’) e i componenti del Comitato Centrale (‘una conferenza per eleggere il suo organo più di alto grado’).

Un gruppo sudcoreano, Good Friends, citando fonti del Nord, ha addirittura ipotizzato che il congresso possa aver avuto inizio già ieri, giorno del settimo anniversario della riconferma di Kim Jong-il alla presidenza della Commissione nazionale di Difesa Nazionale, la posizione più alta del regime.

Di sicuro, i rapporti già minimi con il mondo dell’isolato paese comunista, l’ultimo regime stalinista sul pianeta, si sono ancora ridotti. E, nonostante la tensione sia alta nella penisola di Corea, l’agenzia nipponica Kyodo, tra le poche ad avere un ufficio a Pyongyang, ha riferito di un boom di visitatori al Parco della Gioventù Kaeson, un luna park rinnovato in primavera con sei nuove attrazioni grazie anche alla Zamperla, un’azienda specializzata nel settore di Altavilla Vicentina.

Corea del Nord, pronta la riunione di partito per la successione del “caro leader” Kim Jong-il (http://www.blitzquotidiano.it/politica-mondiale/corea-nord-successione-kim-jong-il-532773/)

Spetaktor
05-09-10, 22:01
Nord Corea verso rafforzamento rapporti militari con Cina

PECHINO (Reuters) - La Corea del Nord ha promesso oggi di rinsaldare i propri rapporti militari con la Cina a pochi giorni dalla visita del leader nordcoreano Kim Jong-il in terra cinese. La seconda economia al mondo è l'unico grande paese che appoggia il vicino stato asiatico.

Le dichiarazioni di Kim Yong-nam, seconda carica della Corea del Nord, hanno sottolineato gli sforzi di Pyongyang e di Pechino per migliorare le loro relazioni in un momento di crescenti tensioni nella regione.

Usa e Corea del Sud hanno in programma di tenere delle esercitazioni militari congiunte sulla costa orientale della penisola coreana, manifestando l'impegno americano a proteggere e assistere Seul.

Nel 1961, Pechino e Pyongyang hanno firmato un trattato che prevede il mutuo soccorso nel caso uno dei due paesi venisse attaccato. Anche se il trattato è ancora in vigore non sono chiari i possibili ambiti d'applicazione.

Nord Corea verso rafforzamento rapporti militari con Cina | Prima Pagina | Reuters (http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE68002I20100901)

Spetaktor
05-09-10, 22:20
Pettinari lo conosco io ed è una persona in gamba. Se vuoi ti ci metto in contatto.

Facci da ambasciatore!

Spetaktor
05-09-10, 22:20
Comunque io dovrei essere iscritto alla KFA.

Stalinator
06-09-10, 00:11
Prima voglio leggere l'intervista sul tuo blog, poi ti faccio sapere.

Grazie per la disponibilita'. :)

E' comunista, iscritto al PdCI, ma non legato necessariamente alla linea ufficiale di partito. Persona affabile e disponibile, umile, molto autocritica e peparatissimo, come interprete e persona di grande cultura. Credo che gli faccia molto piacere poter essere intervistato da Eurasia. Al più presto vi metterò in contatto.

Spetaktor
08-09-10, 19:45
Seven Days in North Korea:

http://www.youtube.com/watch?v=2OI5Yq24Dl4

ReazioneNera
08-09-10, 22:57
Onore alla Nord Korea!

Spetaktor
10-09-10, 22:48
In occasione del 65° Anniversario della fondazione del Partito del Lavoro di Corea, la Sezione Italiana della Korean Friendship Association ha deciso di tradurre e diffondere, in opuscolo e attraverso questa pagina web, il seguente scritto del Presidente Kim Il Sung, fondatore del Partito Comunista e della Repubblica Popolare Democratica di Corea.

65° Anniversario del Partito del Lavoro di Corea (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page24/page24.html)

Spetaktor
10-09-10, 22:48
http://www.korea-dpr.com/users/italy/page24/files/banner_plc.png

Spetaktor
19-09-10, 21:54
Venerdì 1° ottobre 2010 – ore 18,00
presso la sede del G.A.MA.DI.
in via di Casalbruciato 15


per festeggiare il 65° anniversario della fondazione del Partito del Lavoro di Corea



Incontro con:

Han Tae Song ambasciatore in Italia della Repubblica Popolare Democratica di Corea



Interverranno:

Miriam Pellegrini Ferri - presidente del G.A.MA.DI.

Fabio Cutaia - studioso filosofia del Joutchè




Al termine dell’incontro sarà offerta una cena coreana



Per informazioni: cell 3332847308



Fabio Cutaia è coautore del libro su Stalin Il sangue e l'acciaio, con Carlo Terracciano.

El massariol cortese
20-09-10, 07:40
studentesse in tacchi alti e munite di cellulare:
è°�说æœ�鲜穷 ä¸*å°�å*¦ç”ŸçŽ©æ‰‹æœºç©¿é«˜è·Ÿéž‹å¾ˆæ™®é�� - 雅虎旅游 (http://travel.cn.yahoo.com/yxk/20100920/4cau.html)

qui invece interessante l'amplificatore Fender (U$A):
网å�‹å®žæ‹�æœ�鲜å…*ä¹�ä¸*å*¦æ–‡è‰ºè¡¨æ¼”_é›…è™Žç ”»æŠ¥ (http://news.cn.yahoo.com/newspic/news/8581/9/)

Spetaktor
20-09-10, 18:42
studentesse in tacchi alti e munite di cellulare:
è°�说æœ�鲜穷 ä¸*å°�å*¦ç”ŸçŽ©æ‰‹æœºç©¿é«˜è·Ÿéž‹å¾ˆæ™®é�� - 雅虎旅游 (http://travel.cn.yahoo.com/yxk/20100920/4cau.html)

qui invece interessante l'amplificatore Fender (U$A):
网å�‹å®žæ‹�æœ�鲜å…*ä¹�ä¸*å*¦æ–‡è‰ºè¡¨æ¼”_é›…è™Žç ”»æŠ¥ (http://news.cn.yahoo.com/newspic/news/8581/9/)

E quindi?

Malaparte
20-09-10, 18:49
E quindi?

Avrà una sorta di virus che gli fa pubblicare link a cazzo...

El massariol cortese
21-09-10, 03:44
E quindi?

Vista la foto sull'album del mio profilo?

Spetaktor
21-09-10, 22:27
Vista la foto sull'album del mio profilo?

Non capisco cosa stai scrivendo.
Ma soprattutto: è un peccato essere belle ragazze? Non ho capito.

Spetaktor
01-10-10, 19:50
http://www.ansa.it/webimages/large/2010/9/30/0100930100332982_20100930.jpg


http://www.ansa.it/webimages/large/2010/9/30/0100930090329270_20100930.jpg

http://www.ansa.it/webimages/large/2010/9/30/0100930100332984_20100930.jpg

Spetaktor
08-10-10, 18:26
Vi rendo partecipi del mio ultimo acquisto:

http://img87.imageshack.us/img87/5522/moneta.jpg

:gluglu::gluglu::gluglu:

Spetaktor
10-10-10, 20:16
http://www.youtube.com/watch?v=PhecHQeAgyg

Spetaktor
11-10-10, 17:57
La posizione internazionale di Pyongyang | eurasia-rivista.org (http://www.eurasia-rivista.org/6406/la-posizione-internazionale-di-pyongyang)

sitoaurora
12-10-10, 12:25
Il congresso del Partito dei Lavoratori di Corea: riassumendo l’evento storico | Aurora (http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=402)

Spetaktor
12-10-10, 17:10
Cosa vuole la Russia dalla Corea del Nord?

Claudia Astarita, 30 anni, lavora da quattro come ricercatrice presso il Centro di Studi Asiatici della prestigiosa Hong Kong University. È sposata con un diplomatico italiano in Cina.

Pur facendo parte dei Six-party talks, il tavolo negoziale nato su iniziativa di Pechino con cui i paesi dell’Asia del Nord e gli Stati Uniti cercano da anni di trovare un accordo per far accettare la denuclearizzazione a Pyongyang, la Russia non è mai stata un attore determinante in questa regione del mondo.

Come Pechino e Seul, Mosca ha sempre mantenuto la linea dell’approccio ‘progressivo’ nei confronti di Pyongyang, vale a dire la predisposizione a concedere aiuti al regime ogni volta che fosse stata completata una nuova tappa nel processo di disamo nucleare. La Russia ha poi giocato un ruolo chiave nella nota vicenda del congelamento dei fondi coreani -circa 25 milioni di dollari americani- nel Banco Delta Asia di Macao.

Oggi, però, in corrispondenza di un importante cambiamento di leadership a Pyongyang, Mosca sembra essere intenzionata a dismettere i panni dell’attore marginale in Asia del Nord. Per la prima volta, la Russia ha dichiarato di aver preso ‘tutte le precauzioni necessarie a far fronte a un’escalation militare nella penisola coreana’ e di preferire, come soluzione di lungo periodo, una riunificazione che trasformi la nuova Corea in ‘uno stato neutrale, pacifico e, soprattutto, sprovvisto di truppe militari straniere sul territorio nazionale’.

Per la Russia l’occupazione militare della Corea -anche se decisa a fini di sicurezza e stabilità per l’intera penisola- da parte di uno stato terzo sarebbe una catastrofe. E non tanto per la Cina, ma per le ambizioni americane nella regione, spiega un esponente del governo russo. Mosca teme che possa essere Washington ad avere il sopravvento nella penisola: la Cina, per prossimità geografica e interessi consolidati, è già molto forte sia al Nord che al Sud, ma gli spazi di manovra che potrebbero crearsi dopo un’ipotetica riunificazione è opportuno che li conquisti la Russia. Ecco perché non è disposta ad approvare sanzioni contro Pyongyang: in questo modo non farebbe altro che presentarsi come potenza ostile.

Per Mosca è più urgente risolvere la questione del debito di Pyongyang nei suoi confronti e migliorare i rapporti bilaterali tra i due paesi. Come? Collegando la Transiberiana alla rete ferroviaria della Corea del Nord (per poi riuscire, da qui, a creare una rete di comunicazioni dirette con il Sud, visto che il commercio bilaterale tra Russia e Corea del Sud sta crescendo molto velocemente); aiutando Pyongyang a costruire le infrastrutture necessarie per il trasporto di elettricità e gas (magari collegando anche queste condutture al territorio russo); e, sul piano culturale, promuovendo corsi di lingua e cultura russa nelle scuole (per evitare che, in Corea, la seconda lingua diventi il cinese).
Cosa vuole la Russia dalla Corea del Nord? - Mondo - Panorama.it (http://blog.panorama.it/mondo/2010/10/11/cosa-vuole-la-russia-dalla-corea-del-nord/)

Stalinator
12-10-10, 19:10
Il congresso del Partito dei Lavoratori di Corea: riassumendo l’evento storico | Aurora (http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=402)

Questo articolo è pieno di informazioni farlocche. In Corea del Nord non manca nè l'elettricità nè l'acqua.

sitoaurora
12-10-10, 21:05
Si lo sappiamo che è il paradiso in terra.
Eppure il tizio che ho conosciuto, affiliato a un'associazione di amicizia con la Korea del Nord, mi aveva raccontato che quando andò a Pyongyang, vide che la sera, i ragazzi si mettevano sotto i lampioni per poter leggere...
Sì, in effetti non si può dire che la luce mancasse.

Spetaktor
12-10-10, 23:08
Si lo sappiamo che è il paradiso in terra.
Eppure il tizio che ho conosciuto, affiliato a un'associazione di amicizia con la Korea del Nord, mi aveva raccontato che quando andò a Pyongyang, vide che la sera, i ragazzi si mettevano sotto i lampioni per poter leggere...
Sì, in effetti non si può dire che la luce mancasse.

Ma a cosa serve la luce di notte? Di notte si dorme. Il giorno dopo bisogna servire freschi e riposati il proprio paese.
La luce di notte può servire solo per motivi tattici (emergenze).

José Frasquelo
12-10-10, 23:19
Ma a cosa serve la luce di notte? Di notte si dorme. Il giorno dopo bisogna servire freschi e riposati il proprio paese.
La luce di notte può servire solo per motivi tattici (emergenze).

dai...

Spetaktor
12-10-10, 23:34
dai...

Ma secondo te i coreani hanno tempo di andare a cazzeggiare per strada di notte? Fanno lo spritz? Gli happy Hour?

Spetaktor
12-10-10, 23:49
Forse meglio così:
http://www.reisefotos.de/weblog/Bild1.jpg

José Frasquelo
13-10-10, 00:22
Ma secondo te i coreani hanno tempo di andare a cazzeggiare per strada di notte? Fanno lo spritz? Gli happy Hour?

Ma che c'entra il cazzeggiare di notte? Se manca luce nelle case, non puoi né leggere, né studiare, né fare alcunché. E siccome volenti o nolenti non siamo più nel medioevo e non si va a dormire dopo il tramonto, certe cose sono necessarie anche se sei il Nord Corea.

Stalinator
13-10-10, 02:18
Si lo sappiamo che è il paradiso in terra.
Eppure il tizio che ho conosciuto, affiliato a un'associazione di amicizia con la Korea del Nord, mi aveva raccontato che quando andò a Pyongyang, vide che la sera, i ragazzi si mettevano sotto i lampioni per poter leggere...
Sì, in effetti non si può dire che la luce mancasse.

Strano, però, come per certi Paesi, vedi Iran, Palestina ecc.., sia sempre tutto menzogna imperialista occidentale, mentre per la Corea del Nord sia tutto vero. A me non risulta, dalle informazioni giunte dalla stessa KFA e dalle immagini video della vita quotidiana del Paese. Non è un paradiso, e nei primi anni duemila c'è stata una crisi. Ma da qui a dire che mancano i beni primari ce ne passa.

Spetaktor
13-10-10, 17:05
Ma che c'entra il cazzeggiare di notte? Se manca luce nelle case, non puoi né leggere, né studiare, né fare alcunché. E siccome volenti o nolenti non siamo più nel medioevo e non si va a dormire dopo il tramonto, certe cose sono necessarie anche se sei il Nord Corea.

Ma non hanno mica energie da sperperare.

Spetaktor
13-10-10, 17:06
Fra Russia e Corea del Nord il rapporto è molto ortodosso

Fra Russia e Corea del Nord il rapporto è molto ortodosso - rivista italiana di geopolitica - Limes (http://temi.repubblica.it/limes/fra-russia-e-corea-del-nord-il-rapporto-e-molto-ortodosso/15362)

di Alessandro Milani
La chiesa ortodossa di Pyongyang ha un valore politico più che religioso: suggella la ritrovata amicizia fra Russia e Corea del Nord, dopo le incomprensioni post-sovietiche. La regione di Rajin-Sonbong interessa anche ai cinesi.

La Corea del Nord ha fatto edificare una chiesa ortodossa russa tra il 2002 ed il 2006. La dedicazione, svoltasi nell’agosto del 2006, è stata presieduta dall’attuale patriarca Kirill, allora influente metropolita di Smolensk, alla presenza di alti papaveri del regime dei Kim.



Fonti governative affermavano che il governo intendeva così rispondere alle esigenze cultuali dei fedeli ortodossi. L'inusuale gesto proveniva da un regime comunista che in sessant’anni di esistenza ha estirpato i culti tradizionali con eccidi e deportazioni.


Non esistono statistiche sui fedeli delle religioni tradizionali e le notizie che filtrano riguardano zelatori messi a morte per aver distribuito copie della Bibbia. Il popolo è invece “incoraggiato” ad aderire allo Juche, dottrina di Stato dagli anni ’50, che mescola confucianesimo e stalinismo, stabilendo un’origine divina per il fondatore della Repubblica, Kim Il Sung “il Grande”, e quindi dell’attuale “caro leader" Kim Jong Il, suo figlio.


In tale contesto il cristianesimo ortodosso è stato storicamente più che marginale. Vi fu una cappella presso l’ambasciata russa nel XIX secolo, ma curava i mercanti russi di Seoul e qualche famiglio locale convertito, tutti in seguito dispersi dall’occupazione nipponica dell’isola.


Dopo la guerra si è riformata una comunità ortodossa nella Corea del Sud, eretta in eparchia (corrispondente della diocesi per le chiese cristiane d'Oriente) appena nel 1993 e legata al Patriarca di Costantinopoli, cui afferiscono per lo più cittadini statunitensi di fede ortodossa.


Più fruttuoso fu il proselitismo, in tutta la Penisola, di presbiteriani e cattolici, i quali ottennero tali e tante conversioni a Pyongyang da soprannominarla, tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, la “Gerusalemme dell’Estremo Oriente”.


Tra il 1948 ed il 1991 la Corea del Nord ospitò migliaia di russi: tecnici, consulenti strategici e diplomatici sovietici. Questi, un po’ per i ruoli ricoperti, un po’ per l’orientamento politico dei paesi per cui lavoravano, erano privi di afflato religioso.


Oggi, benché l’ortodossia sia tornata in auge nella Russia post-sovietica, non pare che i pochi businessmen russi in Corea del Nord abbiano mai sentito il bisogno di un luogo di culto. Piuttosto, la chiesa dai tetti a cipolla è il monumento che suggella la ritrovata amicizia tra la Russia di Putin ed il regime di Kim Jong Il, dopo il gelo degli anni ‘90.


Già l’URSS gorbaceviana era interessata a costruire un rapporto più equilibrato con i due Stati della penisola coreana e nel 1988, anno delle olimpiadi a Seoul, inaugurò la propria rappresentanza diplomatica nella capitale sudcoreana, seguita da Pechino nel 1992. Pyongyang si ritrovava improvvisamente isolata.


Kim Il Sung aveva sempre utilizzato la Cina come una camera di compensazione quando le relazioni con l’URSS si facevano troppo obbliganti, avendo comunque cura di non rompere mai.


La storia nordcoreana degli anni ‘90 fu scandita da una sequela di sciagure che videro Mosca latitante. Nel 1993 Kim Il Sung denunciò il trattato di non proliferazione (1985) e quello “di base” di non aggressione con la Corea del Sud del 1988, dando origine alla prima crisi nucleare, risolta nel 1994 - l’anno della morte del Grande leader - per intervento dell’allora presidente Clinton.


Per la prima volta, il Cremlino non aveva avuto alcun ruolo. Lo stesso accadde in occasioni successive, come le alluvioni del 1995 e la carestia del 1997, che misero la Corea del Nord in ginocchio.


Lungi dal distinguersi negli aiuti umanitari, Mosca recitò piuttosto la parte del creditore spazientito, intimando a Pyongyang l’immediata restituzione dei debiti.



Questo voltafaccia era in parte frutto di una certa improvvisazione dei nuovi governanti, troppo frettolosi nella loro smania di liquidare i “vecchi arnesi” della guerra fredda.


Due elementi andavano però a loro parziale discolpa. Da una parte la Russia si stava reinventando in uno spazio incognito come quello dell’economia di mercato, e cercava partner affidabili: di qui un rafforzamento delle relazioni “atlantiche” e con le tigri asiatiche.


Dall’altra molti osservatori, non solo russi, ritenevano prossima la caduta del regime di Pyongyang per l’ostracismo internazionale e il logoramento dovuto alla pessima gestione delle emergenze alimentari.


Con l’avvicendamento tra Eltsin e Putin ci fu un’inversione di rotta, simboleggiata dalla visita di Putin a Pyongyang nel luglio del 2000, una delle prime del nuovo presidente.


L’incontro seguiva di un mese i negoziati intercoreani, da cui avrebbero avuto origine otto anni di sunshine policy, un’ondivaga ostpolitik sudcoreana, poi accantonata dall’avvento dei conservatori a Seoul.


Il viaggio di Putin a Pyongyang significava appoggio alla sunshine policy e apertura di credito al leader nordcoreano, consolidata dalle due visite di Kim Jong Il in Russia tra il 2001 ed il 2002. Al riavvicinamento contribuì molto la decisione di Washington di includere la Corea del Nord nella lista degli Stati-canaglia nel 2002, cui Pyongyang rispose nel 2003 innescando una nuova crisi nucleare.


Seguirono dei negoziati tra le due Coree e le potenze della regione, Stati Uniti, Cina, Giappone e - su richiesta del leader nordcoreano - la Russia, che riacquistava peso nella vicenda. I cinque incontri che si tennero tra il 2003 ed il 2007, delinearono politiche di commercio e aiuti in favore della Corea del Nord.


Tuttavia quest’ultima mandò all’aria i negoziati sostenendo di non aver ottenuto quanto pattuito dagli Stati Uniti. Il 2009 è stato poi l’anno dell'abbandono delle trattative da parte dei nordcoreani, in seguito al fallito lancio del satellite Kwangmyŏngsŏng 2, atto condannato dall’ONU che lo riteneva un miissile puntato contro gli Usa.


A giustificazione delle mattane di Kim Il Sung, la Russia putiniana ha spesso addotto il diritto alla difesa, tesi peraltro sostenuta anche dalla Cina. Entrambi i colossi regionali sono interessati a non rompere con Pyongyang perchè al centro delle loro mire economiche.


Il punto di intersezione è costituito dalla regione speciale nordcoreana di Rajin-Sonbong, un diaframma che permette a Pyongyang di confinare con la Russia, inibendo al contempo l’accesso diretto al mare delle popolose e fiorenti regioni del nordest cinese. In questa zona sorge il porto di Rajin, tra i pochi a non ghiacciare d’inverno nel nordest asiatico.


Rajin è appetita dai cinesi, che vorrebbero farne una piattaforma logistica per le esportazioni e per attrarre il traffico dei container del Pacifico settentrionale, ma anche dai russi. Questi la vedono come snodo strategico di gasdotti che convoglierebbero le risorse della Siberia orientale verso il porto sudcoreano di Pusan.


Oggi la Russia putiniana continua ad avere nella Corea del Sud un partner economico privilegiato. Rispetto all’epoca eltsiniana, vi è solo maggiore consapevolezza di come la Corea del Nord continui ad essere un irriducibile botolo ringhioso cui allungare di quando in quando qualche ossicino per evitare che questo rovesci il tavolo dei lauti affari che legano Mosca a Seoul, la piattaforma da cui smistare agevolmente nell’area pacifica le risorse siberiane.


Tecnici russi e sudcoreani hanno studiato vari progetti nel corso degli ultimi anni, ma la loro fattibilità passa per la non ostilità di Pyongyang.
(12/10/2010)

Anton Hanga
13-10-10, 17:29
Dai non litighiamo per queste cavolate... :gluglu:

E' fuori di dubbio che qui tutti supportano la Corea del Nord contro l'arroganza e la prevaricazione dell'Occidente e che la Corea del Nord rappresenta oggettivamente un bastione eurasiatico contro l'avanzata dell'Occidente (inteso anche in senso culturale e sociale). Non mi pare sensato dividersi tra fanatici sostenitori dello Juche e semplici sostenitori della CdN in chiave puramente tattica ma senza amare quel tipo di modello sociale. Effettivamente lo stesso discorso si puo' fare per l'Iran (si puo' anche non non amare l'islam sciita o persino odiarlo, non e' un pacchetto che si prende tutto incluso) eppure e' scontato che l'Iran deve essere supportato e apprezzato per la sua funzione anti-occidentale e antimondialista a prescindere dall'ideologia o religione che li si pratica.

Comunque sono anche io d'accordo che l'articolo incriminato mescola cose vere a menzogne propagandistiche. Non e' vero che in Corea del Nord si muore di fame o addirittura manchino tutti i generi primari come l'acqua. E' pero' vero che e' una nazione estremamente povera se paragonata agli standard opulenti e consumistici dell'occidente. Tolta la capitale e le citta' principali ci sono sicuramente problemi di approvvigionamento elettrico e dei beni non strettamente necessari alla sopravvivenza, dire questo non e' propaganda anti-nordcoreana, visto che sappiamo tutti che la colpa e' dell'occidente stesso che tiene questa nazione in isolamento da decenni.
Lo stesso discorso vale per Gaza, e' un lager a cielo aperto dove manca tutto e la gente muore anche per assenza dei generi primari, ma nessuno qui, se non i sionisti, si sogna di incolpare Hamas, visto che Gaza viene tenuta isolata dal mondo e sotto assedio dagli occupanti. Stessa cosa per Corea del Nord che puo' contare solo su Cina e Russia e pochi altri.

Stalinator
13-10-10, 19:10
che puo' contare solo su Cina e Russia e pochi altri.

Te paresse poco :chefico:

José Frasquelo
14-10-10, 01:12
Lo stesso discorso vale per Gaza, e' un lager a cielo aperto dove manca tutto e la gente muore anche per assenza dei generi primari, ma nessuno qui, se non i sionisti, si sogna di incolpare Hamas, visto che Gaza viene tenuta isolata dal mondo e sotto assedio dagli occupanti. Stessa cosa per Corea del Nord che puo' contare solo su Cina e Russia e pochi altri.

Non sono contesti paragonabili. Ma il discorso non era quello dell'economista, che non aspetta altro che trovare i difetti del regime x per criticarlo. Ma un sistema in qualche modo alternativo che si dichiara anche socialista non può limitarsi soltanto a un discorso di Stato e potenza, altrimenti siamo punto e da capo. Tanto vale gli originali che magari ti danno pure il benessere della civiltà euro-atlantica.
Paesi come l'Iran hanno non solo una politica estera, ma anche una politica interna che è basata su valori irreprensibili (pur con tutti i difetti della corruzione varia) e che assicura alla sua gente sanità e istruzione come pochi paesi al mondo. In Russia non si manca di dire che bisogna fare ancora molto per ottenere risultati dal punto di vista sociale ed economico. Non mi sembra che riconoscendo questo si faccia un favore alla propaganda occidentale.
Lo scopo dell'eurasiatismo sarebbe anche quello di lasciare da parte l'analisi sistemica e limitata a un solo punto di vista delle classiche ideologie, ma a volte mi sembra che si assista ad un ideologismo di ritorno, per cui la Korea è preferibile all'Iran perché la prima è socialista e l'altro teocratico. Va bene che ognuno abbia le proprie preferenze personali, ma che queste non inficino le analisi che vengono fatte altrimenti si faccia ognuno il movimentino secondo i propri gusti e buonanotte.

Spetaktor
23-11-10, 23:55
Lo "scenario del diavolo" è sembrato materializzarsi questa notte intorno al 38°
parallelo che dalla guerra del 1953 divide le due Coree.
La zona dove sono avvenuti gli scambi di artiglieria tra le due Coree è contesa
da molti anni tra i due paesi - che non hanno mai firmato un trattato di pace
dall'armistizio del 1953 che mise fine alle ostilità - e già nel passato è stata
teatro di scontri. Almeno 50 colpi d'artiglieria nordcoreani hanno raggiunto il
bersaglio: l'obiettivo principale, era la base militare sull'isola che ospita
almeno 600 marines e altre decine di militari di altri reparti. Ieri La Corea
del Sud aveva dato avvio al "Hoguk Exercise", una delle tre principali
esercitazioni annuali di difesa che coinvolgono circa 70.000 militari, mentre
oggi a Pechino è arrivato l'inviato speciale americano per la Corea del Nord
Stephen Bosworth, nell'ambito dei colloqui sul dossier di Pyongyang in programma
in questi giorni. L'attacco arriva pochi giorni dopo la rivelazione da parte di
uno "scienziato USA" dell'esistenza di un sofisticato impianto per
l'arricchimento dell'uranio in Corea del Nord, un sito dove i tecnici
nordcoreani potrebbero fabbricare armi nucleari. Washington ha parlato di aperta
sfida, Seul si è detto "molto preoccupata" e Tokyo ha definito la situazione
"totalmente inaccettabile".

Il governo cinese si è già detto molto preoccupato e ha invitato le parti a
tornare alla ragionevolezza, invocando allo stesso tempo una rapida ripresa dei
colloqui a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Cina, Giappone, Russia e Stati
Uniti), partiti nel 2003.
Il 17 novembre, il quotidiano nordcoreano "Rodong Sinmun" aveva pubblicato un
commento, affermando che la Corea del Nord è ormai pronta a rilanciare i
negoziati a sei sul problema nucleare e che il fallimento del suo riavvio deve
essere imputato agli Usa e alla Corea del Sud. Il commento critica gli Usa e la
Corea del Sud per avere stabilito le condizioni del rilancio dei negoziati a
sei, osservando che l'obiettivo dei negoziati è realizzare la denuclearizzazione
dell'intera penisola coreana, e non quello di imporre doveri ad una sola parte
( la Corea del Nord).
. Il premier giapponese, Naoto Kan, ha riferito di aver detto ai suoi ministri
di tenersi pronti ad ogni eventualita'. "Ho ordinato (ai ministri) di tenersi
pronti in modo che possiamo reagire in maniera ferma, qualunque imprevisto
accada", ha detto ai giornalisti dopo una riunione d'emergenza con i ministri
presso la sua residenza. "Ho detto loro di far di tutto per raccogliere
informazioni", ha aggiunto. Anche la Russia ha invitato a evitare un'escalation.
Il problema è che il rischio di una escalation esiste realmente, soprattutto
perchè in Asia i contrasti tra le varie potenze stanno subendo una accelerazione
senza precedenti.

CONTROPIANO (http://www.contropiano.org)

Spetaktor
23-11-10, 23:56
comunicato del Supremo Comando del KPA (Korean People’s Army)

23 novembre 2010- Pyongyang (KCNA)-

Questo martedì, il commando supremo del Korean Peopole’s Army ha rilasciato il
seguente comunicato:


Il governo burattino della Corea del Sud ha insistito con la sua sconsiderata
esercitazione militare con i colpi di proiettili sparati nelle acque territoriali
della Repubblica democratica Popolare di Korea (DPRK) intorno a Yonphyong, una
isola nel mare occidentale della Korea. Dalle 13.00 del 23 Novembre, nonostante
i ripetuti avvertimenti della DPRK per la messa in scena di una guerra di
aggressione, al grido del nome in codice Hoguk si è scatenata la tensione in
tutta la penisola Koreana.

Queste provocazioni militari sono parte di un piano posto in essere dalla Korea
del Sud in difesa della “linea di confine settentrionale”, come le continue
infiltrazioni nelle acque territoriali Nord- Koreane giustificate con il
pretesto di intercettare i pescherecci.
Le forze rivoluzionarie armate della Repubblica Democratica Popolare di Korea che
fedelmente sono di guardia alle inviolabili acque territoriali del Paese hanno
preso oggi una decisione militare forte, in risposta alle provocazioni militari
di un governo burattinaio, con un potente contro attacco.

Si tratta a tutti gli effetti della tradizionale contro risposta dell’esercito
nord Koreano, che respinge così ogni attacco dei provocatori.
Ogni volta che il governo Sud Koreano sfiderà le acque territoriali della
Repubblica Democratica Popolare di Korea anche solo per 0.001 mm , le forze
armate rivoluzionarie di Nord Korea non esiteranno più a sferrare un contro
attacco contro di esso.

Sia ben chiaro che questo solenne avvertimento delle forze armate Nord-Koreane
rappresenta una chiara dichiarazione e che queste parole non sono dette invano.
Nel mare occidentale di Korea esiste solo una linea di demarcazione della marina
militare, la marina della Repubblica Democratica Popolare di Korea.

Spetaktor
24-11-10, 23:56
Notizia del 16/11:
Confermata da parte degli Usa la volontà di invadere la RPDC. | Politica estera | Repubblica Popolare Democratica di Corea (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/files/ecbb14aeda5bc111b70c2330bd5040df-115.html)

Spetaktor
24-11-10, 23:57
Corea del Nord: cosa sta accadendo?

Corea del Nord: cosa sta accadendo? (http://www.agenziastampaitalia.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1066:corea-del-nord-cosa-sta-accadendo&catid=3:politica-estera&Itemid=35)

Politica - Politica Estera
Flavio Pettinari (KFA) in esclusiva per ASI

(ASI) Dopo la grave tensione riesplosa sul Mar Giallo tra la Corea del Nord e la Corea del Sud, abbiamo deciso di raggiungere Flavio Pettinari, responsabile della KFA (Korean Friendship Association) in Italia e grande conoscitore della Repubblica Popolare Democratica di Corea, per capire meglio gli scenari della situazione in essere.


Egregio Dott. Pettinari, salve e benvenuto. Scoppia di nuovo la polemica tra le due Coree. I telegiornali di mezzo mondo hanno mostrato le coste fumanti dell'Isola di Yeon Pyeong, dopo il bombardamento di alcuni reparti militari della RPDC. Come al solito, Pyongyang e Seoul hanno fornito due versioni quasi diametralmente opposte dell'accaduto, accusandosi a vicenda e attribuendosi reciprocamente le responsabilità nell'avvio delle ostilità. Cosa è accaduto, nel dettaglio, martedì scorso?

Anche questa volta i media occidentali hanno dato un’immagine estremamente parziale dell’incidente, evitando di parlare del contesto, che è quello delle esercitazioni militari congiunte USA-Corea del Sud denominate “Hoguk”, previste inizialmente dal 22 al 30 novembre, nella zona di confine ovest tra i due paesi. Dal 2008, queste esercitazioni si tengono con lo scopo preciso di testare e sviluppare le capacità di combattimento aereo, su terra e mare. Per dare una cifra, Hoguk 2010 vede impiegati 70.000 soldati. Le autorità nordcoreane avevano invitato a desistere dall’eseguire le manovre militari a ridosso del confine, anche perché negli ultimi mesi sono riprese, pur ancora in forma “leggera”, le relazioni intercoreane attraverso i colloqui delle organizzazioni della Croce Rossa e gli incontri tra le famiglie separate dopo la fine della Guerra di Corea. Negli ultimi mesi si sono anche tenuti incontri tra delegazioni militari, in preparazione di un vertice di alto livello. Il Comando Supremo dell’Esercito Popolare Coreano, in un comunicato diramato dopo l’incidente, ha denunciato la violazione dei confini della RPDC ed ha risposto al fuoco. A vedere le notizie della KCNA, sembra quasi che quanto accaduto il 23 sia considerata una cosa di “routine”: vedremo nei prossimi giorni se al rafforzamento delle truppe a sud del 38° parallelo corrisponderà una mobilitazione anche a nord. Di certo la situazione è molto tesa e sarebbe auspicabile una iniziativa neutrale del coreano Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite.


L'innalzamento del livello di tensione sulle acque del Mar Giallo non giova di certo alla Corea del Nord, che, proprio in questo momento, sta avviando una nuovissima centrale atomica, composta - pare - da centinaia e centinaia di centrifughe, ad altissima tecnologia, che ha letteralmente stupito il tecnico statunitense Sigfried Hecker, in visita nel Paese Asiatico. Il Generale Ammiraglio dello Stato Maggiore Usa, Mike Mullen, e il Segretario alla Difesa della Presidenza Barack Obama, Robert Gates, avevano immediatamente puntato il dito contro Pyongyang, accusando la Corea del Nord di voler minacciare la stabilità nella regione centro-asiatica del Pacifico, riecheggiando le preoccupazioni espresse sia da Tokyio che dalla stessa Seoul. Al di là del punto di vista occidentale, in cosa consiste il programma di lavorazione dell'uranio presso la centrale nucleare di Yongbyon?

Hecker ha riportato di aver visto 2.000 centrifughe: il report completo della visita dello scienziato statunitense dell’Università di Stanford è consultabile in rete. La centrale di Yongbyon è quella che divenne famosa attraverso i media nel giugno del 2008, quando in seguito agli accordi con gli USA venne demolita la torre di raffreddamento e le immagini della demolizione vennero trasmesse in tutto il mondo (la centrale era stata comunque disattivata circa un anno prima durante i colloqui “a sei”). Nell’agosto dello stesso anno però le autorità nordcoreane minacciarono di riattivare la centrale poiché non erano stati rispettati accordi che avrebbero dovuto portare alla cancellazione della RPDC dalla lista degli stati sponsor del terrorismo, cosa che avvenne a ottobre con l’impegno da parte coreana di cooperare e facilitare la verifica dello smantellamento della centrale. Le attività della centrale sono riprese nella primavera del 2009, dopo la condanna (seguita dalle consuete sanzioni) della cosiddetta “comunità internazionale” del lancio del satellite Kwangmyŏngsŏng-2.
Ovviamente non conosco il programma della centrale, il report scritto da Hecker (che ha visitato Yongbyon per la quarta volta) può fornire comunque tutte le informazioni a chi è interessato. Noto è che dal 2009 a Yongbyon si sta sviluppando un reattore coreano ad acqua leggera che, a differenza di quelli ad acqua pesante, rende molto difficile la realizzazione di armi nucleari. La costruzione di questo genere di reattori era oggetto di negoziazione con gli USA sin dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso: quindi non è un caso che venga mostrato proprio a degli scienziati statunitensi. Semmai ciò che stupisce è la reazione scomposta di alcuni esponenti USA, dato che la fornitura di questa tecnologia detta "proliferazione-resistente" alla Corea era appunto un'idea americana.


Russia e Cina sono le due potenze per ora più caute sull'intera vicenda di contrapposizione. Quali sono i rapporti della Corea del Nord con queste due nazioni e quali prospettive attendono il Paese, anche alla luce dell'investitura di Kim Jong Un, probabile prossimo successore del padre Kim Jong Il, alla guida della Repubblica Popolare Democratica di Corea?

Russia e Cina sono i paesi più vicini alla Corea socialista. La Federazione Russa, a differenza dell’URSS che (pur con dei necessari distinguo interni al campo socialista) aveva anche motivazioni politico-ideologiche, mantiene rapporti di buon vicinato con Pyongyang, è un importante partner commerciale e al “tavolo a sei” dei negoziati sedeva (e sederà se i negoziati riprenderanno) affianco alla Cina. Nello scacchiere geopolitico, per la Federazione Russa la Corea del Nord rimane di fondamentale importanza anche in contrapposizione alle mire USA nell’Estremo Oriente. Per quanto riguarda la Cina, ai tradizionali rapporti di amicizia, o meglio direi di “fratellanza”, per usare un loro termine, l’anno in corso ha visto una intensificazione di contatti di alto livello: i viaggi del leader Kim Jong Il in Cina ne sono l’esempio più eclatante. Quasi settimanalmente ci sono delegazioni che visitano l’altro paese, in questa settimana ad esempio una delegazione del Ministero del Commercio cinese si trova a Pyongyang per la firma di un accordo di cooperazione tecnica e commerciale. L’economia del Paese sta avendo uno sviluppo teso alla copertura della domanda interna, soprattutto per quanto riguarda il fabbisogno energetico e quello alimentare: più che prospettive, si tratta di obiettivi che i governanti coreani si sono prefissi in vista del centesimo anniversario della nascita del Presidente Kim Il Sung (2012). A proposito invece del Partito del Lavoro, lo scorso settembre si è tenuta la Conferenza dei Delegati che ha visto l’elezione del nuovo Comitato Centrale e degli organismi dirigenti. Kim Jong Un è entrato a far parte del Comitato Centrale e della Commissione Militare Centrale (di cui è vice-presidente assieme a Ri Yong Ho). Ciò rappresenta, a mio avviso, l’inizio del ricambio generazionale ai vertici del Partito senza mettere in discussione le linee guida dell’edificazione socialista coreana: indipendenza (ad ogni livello) e sovranità.

sitoaurora
26-11-10, 21:06
La ‘Crisi’ in Corea made in Washington | Aurora (http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=650)

Spetaktor
26-11-10, 21:38
Dichiarazione del Portavoce del Ministro degli Esteri della RPDC.
26/11/10 13:53 in: Politica estera | Comunicati
Pyongyang, 24 novembre. Lo scorso mercoledì 24 novembre, un portavoce per il Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea RPDC ha rilasciato il seguente comunicato:

Come già riportato dal Comando Supremo dell’Esercito Popolare Coreano, le forze armate rivoluzionarie della RPDC lo scorso 23 novembre hanno dovuto assumere decivise misure di autodifesa per fronteggiare la sconsiderata provocazione militare in cui è stata bombardata un’area all’interno delle acque territoriali della RPDC, attorno all’isola di Yonphyong, nel Mare Occidentale della Corea.

Le forze armate della RPDC avevano già avvertito diverse volte che se anche un solo colpo fosse stato sparato contro le acque territoriali della RPDC si avrebbe avuto una risposta decisa, in conseguenza del bombardamento effettuato dall’Isola di Yonphyong mentre si stavano svolgendo la famosa esercitazione militare comprendente manovre di aggressione contro la RPDC, con il nome in codice ”Hoguk”.

Alle 8:00 del mattino del 23 novembre, il giorno in cui è avvenuto l’incidente, il capo delegazione per la RPDC ai colloqui militari intercoreani, ha telefonato al suo omologo del lato avversario, rinnovando l’invito di cancellare urgentemente il piano di effettuare la sopra citata esercitazione militare nelle acque attorno all’isola, una zona altamente sensibile.

Nonostante ciò, il nemico ha voluto perseguire il suo intento compiendo un’improvvisa quanto avventata provocazione militare, lanciando dozzine di colpi dall’isola verso l’interno delle acque territoriali della RPDC, a partire dalle 13 del pomeriggio.

Il nemico ha voluto a tutti i costi sparare dall’isola, nonostante questa si trovi in prossimità del confine con la RPDC, tanto che i rispettivi soldati possono guardarsi senza bisogno di cannocchiali e nonostante ci siano così tante altre montagne e fiumi e mari ed isole in Corea del Sud.

Il nemico asserisce che loro avrebbero sparato verso sud per non provocare la RPDC ma l’isola di Yonphyong si trova abbondantemente nelle acque territoriali della RPDC, lontano dalla line marittima di demarcazione militare. Se loro hanno sparato dall’isola, non c’è dubbio che i colpi siano caduti dentro le acque territoriali della RPDC, per la stessa configurazione geografica della zona interessata.

Un'altra delle principali chiacchiere usate dal nemico come argomentazione è di voler dare l’impressione che la RPDC voglia far credere che le acque lontane dall’isola siano “acque territoriali, nel caso in cui non c’era ragione di una controreazione fisica.

Qui si rivela la natura scaltra e maligna della provocazione nemica.

L’esercito della RPDC ha dovuto assumersi la decisione di una tale misura autodifensiva, colpendo rapidamente e con forza le posizione d’artiglieria nemica da cui sono stati sparati i colpi, per far comprendere che i suoi avvertimenti non erano parole al vento.

Questo incidente è stata finora la più pericolosa delle conseguenze prodotte dall’illegale “frontiera settentrionale” fissata unilateralmente dal capriccio del comandante delle forze ONU Clark il 30 agosto del 1953, dopo la firma dell’Accordo di Armistizio Coreano.

Gli Stati Uniti, i suoi complici ed alcuni dei capi delle istituzioni internazionali dovrebbero perdere la cattiva abitudine di lanciare accuse insensate senza prima conoscere la verità su quanto avvenuto.

Se loro perseguiranno a proteggere la Corea del Sud, criminali senza remore, solo per il fatto di essere alleati, non faranno che gettare benzina sul fuoco.

La RPDC, animata dalla volontà di assicurare la pace e la stabilità nella Penisola Coreana, sta dimostrando una pazienza sovraumana ma i pezzi di artiglieria dell’esercito della RPDC, difensore della giustizia, rimangono pronti a fare fuoco.
Notizie e pubblicazioni (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/page19.html)

Spetaktor
26-11-10, 21:39
Notizie e pubblicazioni (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/files/category-societ00e0.html)
La RPDC e le favole spacciate dai media occidentali.
10/11/10 13:43 in: Società | Approfondimenti
Riguardo all’ ”ondata di diserzioni” e “agli esperimenti capitalistici” nella Repubblica Popolare Democratica di Corea.

di Alejandro Cao de Benos de Les y Perez, Presidente della Korean Friendship Association (KFA), Delegato Speciale del Comitato per le Relazioni Culturali con i Paesi Stranieri – Governo della RPDC.

Sin da quando è sorta la Repubblica Popolare Democratica di Corea le agenzie d’intelligence degli Stati Uniti, insieme alle organizzazioni da loro sponsorizzate in Sud Corea, continuano nei loro tentativi di isolare e distruggere l’immagine pubblica di questo paese orchestrando una macchinosa campagna informativa. Questi gruppi fabbricano in continuazione false notizie che distorcono la realtà, con il principale obbiettivo di diffondere confusione tra la gente. A seguire vengono riportati alcuni punti che mostrano come i mezzi d’informazione imperialisti riescano a manipolare le menti ed influenzare l’opinione pubblica che non possiede la necessaria conoscenza sulla reale situazione in Corea del Nord.

La messa in scena dei rifugiati
In merito alle notizie che riferiscono di una presunta fuga in massa di “rifugiati” attraverso il confine che separa la Cina e la RPDC: questa informazione è una completa assurdità e solo un lettore che ignora la questione può credere a simili notizie. Non è altro che vacua propaganda. Infatti i controlli alla frontiera sono sempre molto rigidi ma in ogni caso è possibile passare in Cina, come riportato in questi articoli. In realtà questi falsi “rifugiati”, come da loro stessi dichiarato, vivono in Cina già da 4 anni, a dimostrazione che non si tratta di una fuga disperata dal Nord ma di una messinscena ben pensata e preparata. Un altro elemento è che questi presunti “rifugiati” non possiedono nessun passaporto né altro documento che possa dimostrare la loro nazionalità nordcoreana.

Il “Caso Norbert”
Norbert Vollersten è un medico tedesco e uno dei principali animatori di questo inganno.
Usando la copertura della nota ong “Cap Anamur”, è entrato in Corea del Nord con la scusa di portare soccorso alle persone colpite dai disastri naturali, ma in realtà il suo scopo era un altro: ovvero raccogliere più informazioni possibili e collaborare con la CIA e la Corea del Sud per preparare la campagna che stanno portando avanti.
I viaggi in Asia non sono economici, anche per un dottore (come sil sig. Vollersten).
Da dove proviene la sua disponibilità economica? Si sposta in continuazione tra Seoul e Washington e talvolta si è recato anche a Pechino e recentemente in Mongolia, dove ha voluto aprire un campo per rifugiati nordcoreani…(certamente resterà l’unico a riseidere in questo campo). Chi paga per i suoi numerosi viaggi, per i suoi pasti, per gli hotel e tutte le sue spese? La risposta più logica è che a pagare siano i governi degli Stati Uniti e della Corea del Sud.
Il dottore ha dichiarato di essere stato decorato con la “Medaglia dell’Amicizia” per il suo aiuto alla popolazione…ma in realtà lui ha mentito ed ingannato tutti fin dal primo momento in cui ha messo piede in RPDC. Infatti non ha mai ottenuto una simile onorificenza e invece ha sempre avuto una doppia faccia. Nelle interviste ha detto di essere stato il “primo straniero” ad essere insignito con la “Medaglia dell’Amicizia”, cosa che è totalmente falsa. Punto primo: la “Medaglia dell’Amicizia” è il meno importante tra tutti i riconoscimenti assegnati a stranieri e, punto secondo, molti altri stranieri prima di lui sono stati fregiati da questa medaglia e speso anche da riconoscimenti più alti ( Medaglia d’Oro per l’Ordine di Amicizia di 1° Classe e Medaglia d’Argento per la 2° Classe).
Con le sue stesse dichiarazioni ha dimostrato tutta la sua scarsa conoscenza della RPDC e ha svelato il suo inganno. Questo personaggio è colui che insieme ad Ong statunitensi e sudcoreane elargisce somme di denaro a gruppi di persone per manifestare di fronte alle Ambasciate. Guarda caso pochi attimi prima che i “rifugiati” riuscissero ad attraversare il cancello dell’ambasciata, le telecamere delle agenzie di tutto il mondo erano già pronte per riprendere l’intera scena. Come è possibile che un gruppo di persone “disperate” stia in attesa del segnale dei cameraman per invadere l’ambasciata? Allora la verità è che non si tratti del servizio giornalistico serio, ma solamente un filmato di bassa qualità con attori improvvisati ma ben pagati. Ci piacerebbe sapere chi ha telefonato alla Agence France-Presse AFP, all’Agenzia Reuters e alle altre agenzie stampa dicendo: “Salve, alle 17:32 abbiamo un gruppo di rifugiati che aspettano voi per lanciarsi spontaneamente dentro l’Ambasciata, vi interessa?“.

Le attività segrete di Mr Vollersten hanno ricevuto un grande aiuto durante la 3 Conferenza Internazionale sui Dritti Umani e I Rifugiati in Nord Corea, che si è tenuta a Tokyo nel febbraio del 2002. Curioso è che la Conferenza di Tokyo abbia ricevuto i fondi dalla National Endowment for Democracy, meglio conosciuta come NED, una fondazione costituita per volontà del Congresso degli Stati Uniti e di cui uno dei principali portavoce era James Lilley, diplomatico e uomo della CIA con la qualifica di analista. Come mai un’agenzie stampa accetta di pubblicare notizie di questo genere? Semplice, loro vivono di notizie quindi più la notizia è spettacolare (anche se falsa) più remunerativi saranno gli spazi pubblicitari che ospiterà e di conseguenza maggiori gli utili che potranno ottenere. E’ solo una questione d’affari per loro. E anche se si denuncia la mondo che si tratta di falsità poco importa, basta guardare quante emittenti televisive, a livello mondiale, hanno acquistato i diritti per poter trasmettere quei due minuti di filmato.
La conclusione è chiara: le fughe non sono reali, non possono essere provate e non sono riconosciute dalle istituzioni della RPD di Corea. A seguire dei brevi stralci riguardo a come l’informazione è usata, specialmente nei paesi occidentali per alimentare questa grande menzogna. Inoltre è interessante notare, rileggendo le stesse notizie alcuni anni dopo, la differenza tra ciò che è realmente successo e ciò che è stato scritto.

Istituto della Pace – USA, Ottobre 1996: La crisi alimentare ed energetica hanno accresciuto la gravità delle questioni riguardanti la necessità di predisporre piani contro gli eventuali imprevisti che potrebbero verificarsi in caso d’improvvisi cambiamenti in Nord Korea, a causa dela mancata realizzazione di riforme. Allo stesso modo sono necessari allestire in anticipo i preparativi necessari per il flusso di rifugiati che potrebbe essere provocato dal declino economico e dalla vasta carestia in Corea del Nord?

Maggiore David S Maxwell – Forze Speciali degli Stati Uniti, 1996: E’ probabile che la Corea del Nord sia vicina al collasso. Recenti resoconti di alti ufficiali dimotrano come la dirigenza nazionale degli Stati Uniti e della ROK si stiano sempre più convincendo di questa possibilità, sebbene l’attenzione resta puntata sull’eventualità che tale disgregazione potrebbe condurre ad un attacco disperato. In un recente articolo nel periodico Jane’s Defense Weekly , il Direttore della Defence Intelligence Agency, il Luogotenente Generale Kenneth Minihan ha scritto che: “ la Corea del Nord è prossima al collasso economico. La Corea del Nord sta andando incontro ad una situazione di implosione ed esplosione, contemporaneamente.
Sono trascorsi sei anni eppure questi “repentini cambiamenti” non si sono verificati, ma di sicuro molti lettori si sono convinti che la Corea del Nord rappresenti un grave pericolo. L’articolo cerca di usare la paura per dare consistenza alle sue frottole. Questa è la stessa paura con cui il Presidente Bush Jr cerca di giustificare la creazione della Difesa Nazionale Missilistica ed installarla in Sud Corea. La stessa scusa viene anche utilizzata per continuare a giustificare la presenza di oltre 40 mila soldati statunitensi e oltre 1000 armi nucleari in prossimità del 38° parallelo.

Canale New Asia – Giugno 2002: Il Giappone ha iniziato le operazioni necessarie per recuperare il relitto di una presunta nave spia Nord Coreana, dal fondo del Mare Cinese Orientale, con il permesso di Pechino. Il Giappone ha dichiarato che è necessario recuperare il relitto per verificare la provenienza della nave stessa.
Anche in questa occasione possiamo renderci conto di come agisce la manipolazione dell’informazione. Infatti il Giappone non conosce la reale identità della nave, eppure fin dall’inizio ha accusato, davanti alla comunità internazionale, la Corea del Nord. Sebbene siano passati due mesi da questa notizia, non si hanno più commenti o comunicazioni su sull’espisodio della nave-spia e non è stata mostrata alcuna prova che la colleghi alla Corea del Nord. Lanciano il sasso e poi nascondono la mano? E’ il tipico atteggiamento dei mezzi d’informazione capitalistici che non sono soliti compiere serie indagini.

The Guardian, Inghilterra - Maggio del 2001: Kim Jong Nam (figlio del Presidente Kim Jong Il), sua moglie, suo figlio ed alcuni familiari, sono stati trasferiti all’aeroporto di Pechino dopo essere stati trattenuti per tre giorni nei locali dell’ Immigrazione dell’aeroporto Marita di Tokyo, per aver tentato di entrare in Giappone con passaporti falsi.
L’unica prova di questa notizia era una foto del presunto “Kim Jong Nam” all’interno dell’aeroporto. La persona ritratta nella foto, in realtà, non assomiglia per niente al figlio del Presidente Kim Jong Il. Eppure la notizia ha avuto diffusione mondiale e non è mai stata messa in dubbio. In questo caso è stato semplice costruire questa ennesima bufala giornalistica: infatti il 98% dei lettori non ha idea di quale sia l’aspetto del figlio del Caro Leader, ma io lo so e non era certamente colui che era ritratto nella foto.

La Corea del Nord si sta aprendo al capitalismo (o della questione della crescita del rapporto tra Prezzi e Salari)?

CERTAMENTE NO.

Fandonie come queste si sono ripetute sistematicamente nel corso degli anni. Basta dare un’occhiata ai giornali di qualche anno fa per rendercene conto. Infatti sin da quando sono avvenuti delle aperture verso il capitalismo da parte di alcuni paesi socialisti ( stiamo parlando di circa 20 anni prima), i mezzi di comunicazione mondiali argomentavano che la Corea del Nord non sarebbe sopravissuta che qualche mese e che si poteva prevedere una fuga in massa di rifugiati e addirittura lo scoppio di una guerra civile.
Dal 2002, dopo aver superato il difficile periodo chiamato dell’ “ardua marcia”, il paese si sta riprendendo velocemente e sta diventando più forte di prima, come si spiegano le dichiarazioni di “prestigiosi accademici autonominatosi specialisti” in materia? Adesso invece sono più cauti nei loro giudizi e iniziano a dichiarare che “potrebbe essere che siano necessari alcuni anni prima che la Corea del Nord adotti il sistema di mercato” ed altre stupidaggini come quelle secondo cui il Presidente Kim Jong Il abbia visitato Shangai per studiare le riforme, sul modello cinese, da introdurre nel suo paese.
Il Presidente Kim Jong Il ha visitato l’estrema propaggine orientale della Russia per studiare la transizione al capitalismo? Per alcuni di questi commentatori è davvero facile giocare a fare gli esperti di questioni nordcoreane mentre sorseggiano un caffè nei loro uffici di Harvard, cercando d’indovinare il futuro del paese, come se questo dipendesse dal tempo. Ma curiosamente, la maggior parte di questi non hanno mai messo piede a Pyongyang oppure parlano sulla base dei ricordi di una visita guidata di una settimana fatta dieci anni prima.
La verità è che il governo della Repubblica Popolare Democratica di Corea non ha alcuna intenzione di mutare il sistema socialista basato sull’Idea Juche, elaborata dal Grande Leader Kim Il Sung ed attualmente sviluppata dal Caro Leader Kim Jong Il. Le recenti riforme economiche sono state effettuare all’interno del percorso dell’economia socialista con l’unico scopo di incrementare la produzione. Il Sistema di Libero Mercato ( leggasi Capitalismo) non invaderà il paese e la RPDC non seguirà “la transizione di altri paesi socialisti”, come riportato nei giornali.
“Dovranno ucciderci uno dopo l’altro se i capitalisti pretendono di calpestare il suolo socialista con il loro sistema di libero mercato, sacrificheremo ogni goccia del nostro sangue e non ci arrenderemo mai neanche quando affronteremo le condizioni più difficili…”: queste sono le frasi che io ho ascoltato nelle università, nei villaggi e dai rappresentanti del governo. Il vigore e la forza dei principi dei cittadini della RPDC è immutata e qualsiasi riferimento a fantomatici cambiamenti verso il capitalismo sono solo favole per bambini.
E’ fuori discussione che l’intero sistema sociale ( asili nido, scuole, università, biblioteche, ospedali e servizi medici, centi culturali, abitazioni, centri di svago, etc…) continuerà ad essere fornito, garantito e pagato governo, assicurando in questo modo la dignità e la qualità di vita di tutti i cittadini che vivono nella RPDC sotto la guida del Partito del Lavoro di Corea. Chiunque visiti la RPDC può rendersi conto di tutto ciò. Tutto il resto sono solo le fantasie dei sognatori del Pentagono.

sitoaurora
26-11-10, 22:08
Come iniziò la guerra di Corea | Aurora (http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=655)

Anton Hanga
27-11-10, 12:15
AjyuTeeXTYA

:chefico:

sitoaurora
27-11-10, 23:46
Gli USA incrementano la pressione militare sulla RPDC | Aurora (http://sitoaurora.xoom.it/wordpress/?p=659)

Spetaktor
21-12-10, 23:22
http://sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc4/hs887.snc4/72086_1628587188617_1054680635_31504288_138021_n.j pg

Spetaktor
04-01-11, 21:51
Chollima Football Fans (http://calciocorea.splinder.com/)

Spetaktor
15-01-11, 14:53
Coree: Cina invia le sue truppe in Corea del Nord


http://img.timeinc.net/time/daily/2007/0703/chinese_military0305.jpg

Coree: Cina invia le sue truppe in Corea del Nord
PECHINO - Citando un funzionario presso la presidenza Blue House che ha voluto rimanere in anonimato, il quotidiano sud-coreano Chosun Ilbo ha rivelato che le truppe cinesi "avrebbe protetto strutture portuali della Cina" situate nella zona Rason vicino al Mar del Giappone, perchè questo è una delle zone economiche più rilevanti per la Cina. "La Corea del Nord e la Cina hanno esaminato la questione di stazionamento un piccolo numero di truppe cinesi per proteggere la Cina-ha investito gli impianti portuali," il funzionario anonimo ha detto al giornale. "La presenza di truppe cinesi potrebe proteggere le strutture e cittadini cinesi", ha aggiunto il funzionario. Lo riferisce Press TV precisando che alcuni funzionari e osservatori della politica internazionale sono del parere che la presenza di truppe cinesi permetteranno loro di intervenire in caso di qualsiasi instabilità nella Corea del Nord. "In peggiore dei casiil Pechino con la sua presenza militare nella zona eviterebbe una situazione potenzialmente insicura nei suoi confini a nord-est, la cui potrebbe essere creata dal massiccio afflusso dri rifugiati nordcoreani". Gli Stati Uniti e la Corea del Sud recentemente hanno organizzato una serie di manovre militari congiunte, i quali sono state definite dal Corea del Nord Nord una provocazione.

http://italian.irib.ir/notizie/politica/item/88160-coree-cina-invia-le-sue-truppe-in-corea-del-nord

Spetaktor
01-02-11, 19:43
Han Sang Ryol condannato a 5 anni di detenzione per il suo viaggio nella RPDC.

Han Sang Ryol condannato a 5 anni di detenzione per il suo viaggio nella RPDC. | Riunificazione, Società | Repubblica Popolare Democratica di Corea (http://www.korea-dpr.com/users/italy/page19/files/b30875e79d10e39a591990a2be0a7d2d-150.html)
Seul, 21 gennaio (Yonhap). Venerdì 19 gennaio una corte di Seul ha emesso un verdetto di condanna di 5 anni contro un religioso progressista sudcoreano per aver compiuto un viaggio non autorizzato in Corea del Nord, durante il quale ha elogiato il governo di Pyongyang.

L’accusa aveva richiesto una condanna di detenzione di 10 anni.

Il reverendo Han Sang Ryol, attivista per la riunificazione, era stato arrestato ed immediatamente incarcerato la scorsa estate, appena aveva attraversato la fortificata frontiera con il Sud. Durante la sua permanenza di oltre due mesi nello stato comunista, il religioso sessantunenne ha pronunciato diversi discorsi pubblici in cui elogiava il governo e denunciava l’amministrazione del Sud guidata da Lee Myung-bak.

La Legge di Sicurezza Nazionale della Corea del Sud proibisce ai cittadini di recarsi al Nord senza una precedente autorizzazione e di partecipare a qualsiasi manifestazione di simpatia con Pyongyang.

“L’imputato si è recato al Nord senza l’autorizzazione del Ministro dell’Unificazione ed era consapevole che le sue attività sarebbero state ampiamente pubblicizzate dai media del Nord per la propaganda del regime” ha dichiarato la Corte Distrettuale Centrale di Seul in un comunicato.

“Come riportato dai fatti, ha sostenuto il regime del Nord e ha lodato i principi del pensiero Juche e la politica del Songun, che costituiscono i pilastri portanti dell’ideologia di Pyongyang.

Le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra dopo che il conflitto del 1950-53 si è fermato in seguito ad un cessate il fuoco e non ad un trattato di pace.

Il sacerdote Han era atterrato a Pyongyang il 12 giugno ed è ritornato il 20 agosto attraversando la frontiera nel villaggio di Panmunjom. Il suo viaggio si era svolto mentre le relazioni tra le due Coree si trovavano al livello più basso dopo anni, in seguito alla condanna da parte del Sud nei confronti del Nord per le vittime provocate dall’affondamento della nave da guerra Cheonan avvenuto lo scorso marzo.

Nell’aula gremita Han, che si è presentato con la testa rasata e la barba, ha gridato sorridendo: ”Viva l’unificazione della Corea”, a cui il presidente Kim Yong-dae ha risposto: “Questo l’abbiamo capito”.

Coerentemente con la sentenza contro il religioso, la stessa corte ha condannato il cinquantaquattrenne fratello di Han ad un’anno e mezzo di prigione, pena sospesa con la condizionale, per la sua attività anti Stati Uniti e per aver simpatizzato con la nazione comunista.

Han Choong-mok, co-fondatore insieme al sacerdote di un gruppo di attivisti pro-unificazione, era stato denunciato lo scorso Agosto con l’accusa di aver guidato dozzine di manifestazione che chiedevano il ritiro delle truppe degli U.S.A in Sud Corea, la rimozone della statua del generale statunitense Douglas MacArthur che era stato al comando delle forze Onu nel Sud durante la Guerra di Corea ed aver distribuito informazioni a favore dei test nucleari di Pyongyang e dei lanci missilistici avvenuti tra il 2005 ed il 2009.

Attualmente circa 28 mila e cinquecento soldati nordamericani stazionano in Sud Corea per contrastare le minacce provenienti dal Nord. Articolo di Kim Eun-jung

Spetaktor
09-03-11, 20:32
James Joseph Dresnok

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/thumb/f/fb/James_Joseph_Dresnok.jpg/250px-James_Joseph_Dresnok.jpg

James Joseph Dresnok (born 1941) is an American defector to North Korea, one of six American soldiers to defect after the Korean War. He was featured on the CBS magazine program 60 Minutes on January 28, 2007, as the last United States defector alive in North Korea and was the subject of a documentary film entitled Crossing the Line.

He calls himself Joe Dresnok and is referred to as both James Dresnok[1][2][3] and Joe Dresnok in news reports, sometimes as both in the same report.[4]


Early life

Dresnok was born in Richmond, Virginia. His father was Joseph Dresnok I (1917–1978).[5] His parents divorced when he was ten years old, and he was briefly raised by his father in Pennsylvania; his mother and younger brother Joseph Dresnok II never again came into contact with them.[6] Dresnok was placed in a foster home, dropped out of high school, and joined the Army one day after his 17th birthday.


Defection

Dresnok's first military service was two years in West Germany. After returning to the United States to find that his wife there had left him for another man, he re-enlisted and was sent to South Korea. He was a Private First Class with a U.S. Army unit along the Korean Demilitarized Zone between North and South Korea in the early 1960s. Soon after his arrival, he found himself facing a court martial for forging signatures on paperwork that gave him permission to leave base and which, ultimately, led to him being AWOL (Absent Without Leave). Unwilling to face punishment, on August 15, 1962, while his fellow soldiers were eating lunch, he ran across a minefield in broad daylight into North Korean territory, where he was quickly apprehended by enemy soldiers. Dresnok was taken by train to Pyongyang, the North Korean capital, and interrogated.[4]


Life in North Korea

"I was fed up with my childhood, my marriage, my military life, everything. I was finished. There's only one place to go," Dresnok told 60 Minutes in their interview. "On August 15th, at noon in broad daylight when everybody was eating lunch, I hit the road. Yes I was afraid. Am I gonna live or die? And when I stepped into the minefield and I seen it with my own eyes, I started sweating. I crossed over, looking for my new life.” [4]

Dresnok met Larry Allen Abshier, another American defector soon after his arrival. Eventually there were four of them: Abshier, Jerry Parrish, Charles Robert Jenkins, and Dresnok. The men lived together and participated in several propaganda efforts on behalf of the North Korean government. They appeared on magazine covers and used loudspeakers to try to persuade more American soldiers at the border to defect. However, at first, they did not wish to remain in North Korea indefinitely. In 1966, the four men tried to leave North Korea by seeking asylum at the Soviet embassy in Pyongyang, but were immediately turned over to North Korean authorities by the embassy.[4] Afterwards, Dresnok decided to settle in North Korea and assimilate.

Beginning in 1978, he was cast in several North Korean films, including the 20-part series Unsung Heroes, as an American villain, and became a celebrity in the country as a result. He is called "Arthur" by his Korean friends, as that is the name of the character he played in the series. He also translated some of North Korean leader Kim Il-sung’s writings into English.[4][7]

According to Jenkins's book, The Reluctant Communist, Dresnok was something of a bully, betraying the other Americans' confidences to the North Koreans, and enthusiastically beat up Jenkins 30 or more times upon the orders of their Korean handlers.[8] In Crossing the Line, Dresnok vehemently denies these allegations.


Marriages and family

In the United States

In the documentary Crossing the Line he explains that after marrying an American woman at a young age, he was deployed in West Germany for two years while she remained in the U.S. He prided himself on "truly loving her and being loyal to her". But when he returned, he found she was already in another relationship. He was quoted as saying, "The good thing was that she did not get pregnant by me because I had promised that I would never abandon my children."

In North Korea

He has been married twice more since defecting to North Korea. The first was to a Romanian woman named Doina Bumbea (referred to as "Dona" in Jenkins's autobiography), with whom he has two sons, Ted and James. Bumbea supposedly worked at the Romanian Embassy; some accounts claim that she never worked at the embassy and was an abductee, taken by the North Korean secret service.[9] [10] Jenkins's book also mentions this, but also claims that she was abducted to be the wife of one of the American deserters. The website of the Romanian Foreign Office says Romania asked North Korea in 2007 to explain the abduction of Bumbea, but did not receive any answers.[11][12] Bumbea died of lung cancer.

After Bumbea's death, Dresnok married his third wife, the daughter of a North Korean woman and a Togolese diplomat. They had a son in 2001. The family lives in a small apartment in Pyongyang; it was provided along with a monthly stipend by the North Korean government. Today, Dresnok is in failing health, with a bad heart and liver (Dresnok describes his liver as "full of fat"), which he attributes to smoking and drinking too much.[4]

His eldest son from his second marriage, James Dresnok, was a student at Pyongyang University of Foreign Studies, where his father taught English in the 1980s. James speaks English with a Korean accent and considers himself Korean although he reportedly does not wish to marry a Korean woman. James intends to enter the diplomatic service.[4]

Dresnok has stated that he intends to spend the rest of his life in North Korea, and that no amount of money could entice him back to the West. Currently in retirement, Dresnok occasionally gives lectures in North Korea and spends his time fishing “just to pass the time.”[4]


Documentaries

Dresnok is the subject of a documentary film entitled Crossing the Line by British filmmakers Daniel Gordon and Nicholas Bonner, which was shown at the 2007 Sundance Film Festival.[13]

He was also featured in An American in North Korea, a 2007 segment on 60 Minutes by Robert G. Anderson and Casey Morgan.[4]


Film credits

* Unsung Heroes (a.k.a. Nameless Heroes) (1978)[7]
* Crossing The Line[7]





1 ^ Frederick, Jim; “In from the Cold”, Time (magazine), November 4, 2004. Accessed January 28, 2007.
2^ Russell, Mark (October 19, 2006), An American in North Korea, Pledging Allegiance to the Great Leader, New York Times, http://www.nytimes.com/2006/10/19/movies/19cros.html, retrieved January 28, 2007
3 ^ Full Cast and Crew for Crossing the Line, IMDb profile. Accessed January 28, 2007.
4 ^ a b c d e f g h i Anderson, Robert G.; Casey Morgan (January 28, 2007). "An American in North Korea.". 60 Minutes. Joe Dresnok: An American In North Korea - 60 Minutes - CBS News (http://www.cbsnews.com/stories/2007/01/25/60minutes/main2398580.shtml). Retrieved 2007-08-21.
5 ^ Joseph Dresnok I (1917–1978) was born on February 3, 1917 and died in March 1978 according to the Social Security Death Index
6 ^ Man Hopes His Brother Alive; Thursday, January 18, 1996
7 ^ a b c Spiller, Penny (2007-01-23). "Last US defector in North Korea". BBC News. BBC NEWS | Asia-Pacific | Last US defector in North Korea (http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/asia-pacific/6267645.stm). Retrieved 2009-05-01.
8 ^ Charles Robert Jenkins, The Reluctant communist, page 64
9 ^ “Romanian Woman Kidnapped by N.Korea in 1978”, The Chosunilbo, March 22, 2007. Accessed November 13, 2010.
10 ^ “Romanian brother of Pyongyang abductee visits”, The Japan Times, April 21, 2007. Accessed November 13, 2010.
11 ^ Romanian Foreign Office
12 ^ Realitatea
13 ^ World Documentary Competition, “Crossing the Line” (2006) 2007 Sundance Film Festival. Accessed January 28, 2007

http://en.wikipedia.org/wiki/James_Joseph_Dresnok#cite_ref-9

Spetaktor
09-03-11, 20:32
JdhIewqSHVo

Spetaktor
08-08-11, 00:24
Dentro la Corea del Nord (http://www.corriere.it/gallery/esteri/08-2011/nord-korea/1/dentro-corea-nord_3c06c6dc-c00e-11e0-a13e-1a638a1f4d09.shtml#22)

Spetaktor
16-11-11, 21:14
RPDC - Giappone 1-0: una vittoria per la Storia!

Il Popolo di Pyongyang ringrazia i suoi Eroi | Chollima Football Fans (http://calciocorea.splinder.com/post/25760208/il-popolo-di-pyongyang-ringrazia-i-suoi-eroi)

RPDC - Giappone: il video completo della partita e altre immagini | Chollima Football Fans (http://calciocorea.splinder.com/post/25760098/rpdc-giappone-il-video-completo-della-partita-e-altre-immagini)


http://files.splinder.com/ec15622c0ee6fc91e3d0be4777920418_medium.jpg

Anton Hanga
16-11-11, 22:31
Dove si compra il libro?


:gluglu:

Spetaktor
16-11-11, 23:30
Dove si compra il libro?


:gluglu:

A breve sarà disponibile e fornirò tutti gli estremi per l'acquisto.

gerty80
17-11-11, 09:46
Spetaktor, vista la tua conoscenza del mondo nord coreano, ti chiedo gentilmente, se vuoi ovviamente, di postare articoli e notizie anche nel thread sulla corea del nord del forum marxismo-leninismo.

Spetaktor
17-11-11, 19:03
Spetaktor, vista la tua conoscenza del mondo nord coreano, ti chiedo gentilmente, se vuoi ovviamente, di postare articoli e notizie anche nel thread sulla corea del nord del forum marxismo-leninismo.

QUalcosina mi sembra di aver già messo...

ma lo seguite il blog??? :D

Spetaktor
22-11-11, 23:20
Disponibile il libro:

http://calciocorea.splinder.com/post/25770994/con-lo-spirito-chollima-e-disponibile-il-libro