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Visualizza Versione Completa : A Ricordo di Franceco Tabladini



sentenza53
05-08-09, 09:56
Certo che come leghisti non ricordare Francesco mi sà tanto di vergogna.

Juv
05-08-09, 12:17
Scopro solo adesso che è morto.

Brescia. L'ennesima prova della sua tempra di combattente Francesco Tabladini l'aveva data nel dicembre scorso, quando aveva deciso di raccontare a Bresciaoggi la sua battaglia contro il tumore che l'aveva colpito allo stomaco.
Stanco delle mezze parole, delle frasi di commiserazione di amici e conoscenti, il «Tabla» aveva voluto mettere in pubblico il dramma che aveva affrontato, le sofferenze patite, ma anche la sua voglia contagiosa di lottare e di vivere. Una testimonianza che aveva commosso amici e avversari politici, e aveva dato a tanti ammalati la voglia di lottare ancora. Come lui.

IERI MATTINA, in una stanzetta del Civile, la battaglia di Francesco Tabladini è finita. Ora la salma dell'ex senatore della Lega Nord, scomparso a 67 anni, è nell'obitorio dell'ospedale cittadino: è possibile renderle omaggio oggi e domani. Poi si svolgeranno i funerali che la famiglia intende celebrare in forma strettamente privata.
Tabladini lascia la moglie Giuseppina Damiani, suo faro e suo sostegno, e gli amatissimi figli Alessandro, che lavora in un'azienda bresciana, ed Elena, avvocatessa.

UN'INCREDIBILE concomitanza di circostanze ha portato Tabladini alla morte. Il suo male era sotto controllo, ma il quadro generale aveva suggerito un nuovo ciclo di terapie che l'aveva debilitato. Per ritemprarsi aveva scelto di trascorrere alcune giornate a San Felice. Lì, come centinaia di altri villeggianti, era stato colpito dal batterio «clostridium» contenuto nell'acquedotto. Ma l'infezione, sul suo corpo con poche difese immunitarie, è diventata setticemia. E non gli ha dato scampo.

FRANCESCO TABLADINI era nato a Brescia il 14 maggio del 1942. La famiglia era originaria di Collio, ma s'era trasferita a Brescia da generazioni. Il padre aveva una rivendita di materiale edile. Francesco si diploma geometra, si laurea in geologia: affianca la libera professione all'insegnamento nelle scuole medie della provincia. Conosce Giuseppina, insegnante anche lei, e si sposa. Tabladini si appassiona alle vicende cittadine, al giornalismo. In una stagione in cui la redazione di Bresciaoggi è crocevia di impegno e passione lui trascorre molte serate discutere con i colleghi delle pagine nazionali di allora, come Odoardo Rizzotti, Giorgio Piglia e Roberto Balzani. Alla città si appassiona anche in altre forme: nell'85 è candidato, senza fortuna, nelle liste dei Verdi per la Loggia. Intanto continua a polemizzare dalle pagine dei giornali e nelle assemblee della Banca San Paolo dove dà voce al malumore dei piccoli azionisti, attirandosi la fama di guastatore d'assemblea.
Nella primavera del 1989, prima dell'exploit leghista alle Europee, il «Tabla» si affaccia in contrada del Mangano, nella sede da carbonari della Lega. Il segretario di allora, Corrado Della Torre, gli stacca la tessera numero 14 o 15 del movimento bresciano. La prova-fedeltà non consiste nel pronunciare discorsi forbiti, ma nel girovagare di notte a fare scritte con lo spray. L'indole goliardica di Tabladini si scatena. Suo il copyright di alcune scritte che fecero epoca, come «I meridionali in giacca, i nostri figli in tuta». Un'altra apposta sul monumento di Garibaldi («In vendita») gli costa la prima denuncia. Un'altra ancora in occasione di una sentenza della magistratura bresciana sarà all'origine di una lunga querelle legale.

GLI AMICI militanti della prima ora sono quelli con cui mantiene i rapporti più stretti fino alla fine. Giulio Arrighini ricorda: «Insieme abbiamo condiviso i primi passi della Lega a Brescia e le nostre prime esperienze politiche in una stagione straordinaria, che è coincisa con il passaggio dalla Prima alla Seconda repubblica. Francesco aveva un piglio goliardico, ma aveva anche una grande serietà e convinzione nelle cose che faceva. E pensare che quando lo pizzicarono a scrivere sulla statua di Garibaldi fu colpa nostra: l'avevamo preso in giro dicendo che la sua scritta non si leggeva. E lui, per non essere da meno, tornò a ricalcarla». Corrado della Torre, suo primo segretario, ricorda: «Fra noi s'era creato un rapporto personale stretto, anche fuori dalla politica. Era una persona di profonda umanità, ed era molto paterno nei confronti del nostro gruppo formato da ragazzi molto giovani. Il tratto caratteristico del Tabladini politico era la verve polemica, ma le dinamiche della politica le comprendeva bene. Come capogruppo in Senato ha dato buona prova di sé. Della politica amava anche la teatralità, e anche per questo sentiva la mancanza del palcoscenico».

IL VIAGGIO di Tabladini nelle istituzioni inizia dai banchi della Loggia, nel 1990. Boninsegna è sindaco, Francesco Cavalli capogruppo della Lega, ma il più anziano del gruppo è Tabladini che diviene ben presto l'interlocutore obbligato in un'assemblea in cui siedono Boni, Padula, Savoldi, Conti e Corsini. Nel '91 il Tabla è rieletto: sindaci sono Panella prima e Corsini poi, e Tabladini è attore dei primi infruttuosi tentativi di arrivare a un accordo fra l'area moderata e i «descamisados» del Carroccio. Non se ne farà nulla. Non fino all'anno scorso, alle Comunali 2008.
NEL '92 c'è il voto anticipato per le Politiche: Tabladini è ormai una bandiera della Lega che lo candida al Senato, collegio Brescia e Valtrompia, con un avversario come Mino Martinazzoli. Entrambi sono eletti: Martinazzoli diviene segretario della Dc e fonda il Ppi, il «Tabla» è un semplice senatore. Ma nel '94, dopo l'elezione nel nuovo collegio delle Tre Valli, diventa presidente dei senatori leghisti: deve reggere il ribaltone deciso da Bossi che fa cadere il primo governo Berlusconi, è uno dei capigruppo di maggioranza più influenti durante il governo Dini. Nel '96 la terza elezione a Palazzo Madama. Il Tabla è membro della Commissione Esteri, del Consiglio d'Europa, della Nato parlamentare. Arriva la rottura con Bossi quando nella guerra in Kosovo il senatùr decide di appoggiare Milosevic e Tabladini dissente. La sua capacità di dire «no» al leader gli costa però cara. Nel 2000 non viene ricandidato e nel 2002 viene espulso dalla Lega con l'accusa di lavorare a una «rifondazione leghista». La candidatura a sindaco di Brescia con una lista autonoma, nel 2003, è una rentrèe malinconica. Da allora Tabladini lascia la politica attiva, si dedica agli amati viaggi nel deserto sahariano e alle memorie. Il suo libro «Bossi la grande illusione» rivela il retroscena di una pagina della storia d'Italia. Nel voto segreto sul rinvio a giudizio di Bettino Craxi i leghisti - con perfetto doppiogioco - votarono per il «no», ma subito dopo accusarono i partiti romani di aver salvato il ras socialista. Dando così una spallata forse decisiva alla Prima Repubblica.
TABLADINI aveva iniziato anche a scrivere la sua odissea medica. Non ha fatto a tempo a vedere pubblicato quel lavoro. Avrebbe dovuto intitolarsi «La vita in affitto». Uno sfratto, prematuro e doloroso, è arrivato ieri mattina. Lasciando nel dolore i familiari e noi, orfani di un amico.
Addio, caro vecchio Tabla.

Bresciaoggi.it - Home (http://www.bresciaoggi.it/stories/Home/74944_si__arreso_tabladini_leghista_della_prima_or a/)

kappa
05-08-09, 19:01
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halexandra
05-08-09, 23:47
Pace all'anima sua, riposi in pace e condoglianze ai familiari. Va ricordato quello che di positivo aveva fatto quando era in Lega. Però io non riesco ad assimilare quell'atteggiamento così tipicamente italiano per cui i morti vanno comunque santificati. Mi rattrista non potere dimenticare che negli ultimi anni ha purtroppo mantenuto un atteggiamento così duro e sprezzante contro i leghisti quando per esempio andava in televisione qui in Veneto. Mi auguro che negli ultimi momenti possa aver trovato una visione più serena.

Freezer
14-08-09, 23:35
R.I.P.