Fuori_schema
10-04-09, 13:24
Semplicemente illuminante. Assolutamente da leggere.
IL GRANDE GOLPE
DI MATT TAIBBI
rollingstone.com/
La crisi economica globale non è una questione di soldi, ma di potere. Ecco come i referenti politici di Wall Street stanno usando i "salvataggi" economici per fare una rivoluzione
È finita - siamo ufficialmente fottuti, fottuti alla grande.
Nessun impero può sopravvivere se diventa lo zimbello universale, il che è precisamente quello che è successo qualche settimana fa, quando i buffoni che hanno governato questo paese alla fine sono andati troppo oltre. È accaduto quando il Segretario al Tesoro Timothy Geithner è stato costretto ad ammettere che sarebbe stato obbligato, ancora una volta, a imbottire di miliardi di dollari dei contribuenti un gigante assicurativo moribondo di nome AIG, esso stesso simbolo pregnante del nostro declino nazionale - una corporation che è diventata ricca assicurando il cemento e l'acciaio dell'industria americana nei suoi anni migliori, solo per autodistruggersi a caccia di tesori fantasma sul tavolo verde di Wall Street, come un nobiluomo dissoluto di un Impero Britannico al tramonto che sperperasse al gioco il patrimonio di famiglia.
L'ultimo salvataggio si è avuto quando la AIG ha ammesso di aver appena registrato le perdite quadrimestrali più ingenti della storia delle imprese americane - qualcosa come 61,7 miliardi di dollari. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, questa compagnia perdeva più di 27 milioni di dollari all'ora. Sarebbero 465.000 dollari al minuto, il reddito medio di una famiglia americana ogni sei secondi, e all'incirca 7.750 dollari al secondo. E questo succedeva alla fine di otto anni in cui l'America si era dedicata senza sosta alla caccia frenetica di una fantasmatica minaccia terroristica, una caccia senza costrutto, otto anni passati a bloccare ogni singolo cittadino in ogni singolo aeroporto, perquisendo ogni borsetta, borsa, tasca o valigetta in cerca di succhi di frutta e dentifrici esplosivi. Eppure, a quanto pare, il nostro governo non aveva gli strumenti per perquisire i libri contabili di compagnie che detenevano un potere di vita o di morte sulla nostra società, ed era incapace di individuare, nella nostra economia, buchi grandi come la Libia (il cui intero PIL dell'anno scorso è stato meno ingente delle perdite che l'AIG ha avuto nel 2008).
Quindi è il momento di riconoscerlo: siamo dei buffoni, protagonisti di una specie di commedia granguignolesca che narra delle nozze tra avidità e idiozia. E la cosa peggiore è che ci rifiutiamo ancora di ammetterlo - continuiamo a credere che questo sia un qualche sfortunato incidente, non la creazione di un gruppo di psicopatici di Wall Street a cui abbiamo permesso di stuprare in massa il Sogno Americano. Quando Geithner ha annunciato il nuovo salvataggio da 30 miliardi, la linea ufficiale era che la povera AIG fosse solo vittima di una sfortuna nera - una cattiva annata per gli affari, si sa, con tutta la crisi finanziaria e il resto. Edward Liddy, amministratore delegato della compagnia, ha in effetti usato come termine di paragone il raffreddore: "Il mercato, ora come ora, ha una certa febbre," ha detto, "Quando il mondo si prende la polmonite, ce la prendiamo anche noi." Nel patetico tentativo di intorbidare le acque citando un paio di nomi importanti, si è perfino lagnato che l'AIG stesse soffrendo degli "stessi problemi che fanno precipitare i prezzi degli immobili, abbattuto i rendimenti delle liquidazioni e il portafoglio di Warren Buffet [1]."
Liddy fa sembrare l'AIG come l'orfanello in fila per un po' di zuppa, affamato e male in arnese a causa del clima finanziario creato da qualcun altro. Dimentica, molto convenientemente, di accennare che l'AIG ha passato più di dieci anni tramando per sfuggire ai controlli sia statunitensi sia internazionali, o anche che una delle cause della sua "polmonite" era data dalle mastodontiche scommesse da 500 miliardi di dollari, fatte con denaro che non aveva, in un mercato dei derivati tossico e del tutto privo di controlli.
Nessuno si è ricordato, inoltre, che quando l'AIG si è finalmente alzata dal tavolo del casinò di Wall Street, spennata e al verde nel livido mattino, doveva soldi a mezzo mondo - e che una grossa fetta del denaro dei contribuenti usato per questo particolare salvataggio truffaldino sarà usato per ripagare gli altri giocatori di quel tavolo. O che quello era un casinò davvero unico, un casinò in cui la classe media copre le puntate dei miliardari.
La gente è incazzata a causa della crisi e a causa di questi salvataggi, ma non è incazzata abbastanza. La realtà è che il tracollo economico mondiale e il salvataggio finanziario venuto dopo sono, messi insieme, una specie di rivoluzione, di colpo di stato. Concretizzano e rendono ufficiale una tendenza politica che si va affermando da decenni: la conquista graduale del potere di governo da parte di una piccola classe di insider ben ammanicati, che hanno usato il denaro per controllare le elezioni, acquistare influenza e indebolire sistematicamente i controlli sul sistema finanziario.
La crisi è stata il colpo di grazia. Avendo mano libera sull'economia, questi stessi insider hanno prima sfasciato il mondo della finanza, e poi si sono astutamente attribuiti poteri emergenziali quasi illimitati per ripulire lo scempio che avevano provocato. E così i giocatori patologici alla guida di compagnie come l'AIG non sono finiti al verde e in galera, bensì serrano la gola, con una stretta mortale tipo Alien, sia al Tesoro sia alla Federal Reserve - "i nostri partner nel governo," come ha detto Liddy, con sconvolgente naturalezza, dopo l'ultimo salvataggio.
L'errore che in molti fanno guardando alla crisi finanziaria è vederla in termini di soldi, uno schema mentale che può portare a vedere lo sfacelo in corso come una grossa pillola ammazza-bonus per quelli di Wall Street. Ma se la si osserva in un'ottica puramente machiavellica, ciò che si vedrà è una fenomenale presa di potere che minaccia di trasformare il governo federale in una specie di Enron al cubo - un'immane, impenetrabile scatola nera affollata di insider che fanno affari tra loro, allo scopo di assicurarsi un profitto individuale a spese di una moltitudine di ignari e involontari azionisti, precedentemente noti come contribuenti.
I - IL PAZIENTE ZERO
Per comprendere la crisi finanziaria il modo migliore è comprendere il tracollo che ha travolto l'AIG. L'AIG mostra quello che succede quando tizi piccoletti e pelati, manager di tediose burocrazie finanziarie, cominciano a vedere nello specchio Brad Pitt. L'AIG è una compagnia che nel corso di più di un secolo si è costruita un'enorme fortuna scommettendo sugli assicurati coscienziosi - gente che allaccia la cintura di sicurezza e costruisce case su terreno rialzato - per dilapidarla in un anno o due, perché hanno affidato il loro intero bilancio nelle mani di un tizio che si comportava come se a fare grosse scommesse coi soldi degli altri gli venisse un uccello sempre più grande.
http://localhostr.com/files/79877c/Joe%20Cassano.jpg
Quel tizio - il Paziente Zero del crollo economico globale - era un certo Joseph Cassano [foto sopra], dirigente di una piccola sezione (400 impiegati) all'interno di una compagnia di nome AIG Financial Products (AIGPF). Cassano, un laureato del Brooklyn College cicciottello e stempiato, dagli occhietti penetranti e la fronte fin troppo ampia, si era fatto le ossa negli anni 80 lavorando per Mike Milken, il nonno dei moderni alchimisti del debito di Wall Street. Milken, che fece da battistrada per l'uso creativo dei titoli spazzatura, contava sul suo genio messianico, insieme a un intero arsenale di trucchi da insider, per evitare di essere scoperto nella sua opera di devastazione finanziaria. Cassano, invece, era solo una piccola merda rapace con un'inclinazione per la contabilità creativa, che ha condotto la sua frode in piena luce, grazie alle deregulation del casinò di Wall Street fatte da Washington. "Riguarda tutto il contesto delle regolamentazioni," ha detto un esponente del governo che si occupa del salvataggio dell'AIG. "Questi tizi cercano le falle nel sistema, modi per fare affari senza l'interferenza del governo. Se si trova un punto privo di regolamentazione, è lì che si ammucchiano."
Il macello creato da Cassano ha le sue origini in un boom di investimenti scatenato in parte da un nuovo genere di strumento finanziario chiamato "obbligazione collateralizzata di debito" [collateralized-debt obligation] [2]. Una CDO [3] è come una scatola piena di un guazzabuglio di titoli. Ci può essere dentro di tutto: ipoteche, prestiti aziendali, mutui di compagnie aeree, prestiti sulle carte di credito, perfino altre CDO. Così, finché X paga la rata dell'ipoteca, finché Y paga il debito dell'azienda, e finché Z paga le rate della sua carta di credito, i soldi continueranno ad affluire nella scatola.
L'idea alla base delle CDO è che ci sarà sempre un po' di denaro dentro la scatola, non importa quanto siano aleatori i titoli al suo interno. Ma non importa con che angolazione si guarda a uno scapolo, ex detenuto e disoccupato, che cerca di pagare una casa con sei camere da letto: sembrerà comunque un pessimo investimento. Ma scaricate il suo mutuo nella scatola, mischiandolo con uno spezzatino di rate dell'auto, debito di carte di credito, obbligazioni societarie e altra monnezza, e potrete essere ragionevolmente sicuri che qualcuno finirà per pagare. Diciamo che il flusso di denaro nella scatola debba essere di 100 dollari al mese. Anche se cascasse il mondo e il 90% dei pagamenti andasse in protesto, prendereste comunque il restante 10%. Quello che gli inventori della CDO hanno fatto è stato dividere la scatola tra gruppi di investitori e mettere quel 10% in un livello tutto suo, o "tranche" [4]. Poi hanno convinto le agenzie di rating come Moody's e S&P ad attribuire a quella tranche (la migliore) la valutazione più alta (AAA) - implicando che fosse quasi a rischio zero.
Di colpo, grazie a questo sigillo finanziario di approvazione, le banche ebbero modo di trasformare i loro mutui più cessi, insieme ad altra monnezza finanziaria, in forme di investimento, e di venderli a investitori istituzionali come fondi pensione o compagnie assicurative, obbligati dalla legge a tenere il loro portafoglio titoli il più al sicuro possibile. Dato che le CDO offrivano tassi di rendimento più alti di titoli veramente sicuri come i buoni del tesoro, non c'era proprio partita. Le banche fecero una fortuna vendendo le CDO, e i grandi investitori ne fecero ancora di più detenendole.
Il problema era che tutto questo non aveva alla base niente di reale. "Le banche sapevano di vendere spazzatura," dice un operatore londinese di una delle società salvate dal governo. Per ottenere un rating di classe AAA, le CDO non si basavano sui titoli che contenevano veramente, ma su formule matematiche demenziali che le banche si inventavano per far sembrare l'investimento più sicuro di quanto lo fosse in realtà. "Avevano da qualche parte un sottoscala dove un gruppo di indiani, che da dio sa quanti anni non facevano che calcoli matematici, ogni tanto veniva fuori con un qualche modello che diceva che questa o quella combinazione di debitori avrebbe dichiarato fallimento una volta ogni diecimila anni," dice un giovane operatore che vendeva CDO per una grande banca d'investimento. "Era una follia."
Ora che perfino i mutui più fetidi potevano essere venduti a investitori tra i più prudenti, le CDO incoraggiarono un'enorme esplosione di prestiti irresponsabili e predatorî. Di fatto, la ressa per sottoscrivere CDO era tale che divenne difficile reperire abbastanza mutui subprime - intendi: abbastanza spacciatori disoccupati desiderosi di comprare case da milioni di dollari senza anticipo - per accontentare tutti. Man mano che banche e investitori di ogni genere acquisivano sempre più CDO e strumenti analoghi, ebbero bisogno di una qualche maniera di proteggere le loro enormi scommesse - qualche tipo di polizza assicurativa, nel caso la bolla immobiliare scoppiasse e tutto quel debito migrasse in massa verso mercati più caldi. Questo valeva in particolar modo per le banche d'investimento, molte delle quali rimasero incastrate a fare da deposito per più CDO di quante riuscissero a venderne. Ed è qui che entra in scena Joe Cassano.
Noto per la sua sfacciataggine e arroganza, Cassano giunse a capo dell'AIGFP nel 2001. Era il favorito di Maurice "Hank" Greenberg, il capo dell'AIG, che ammirava i suoi modi decisi, anche se né lui né i suoi successori capivano completamente cosa facesse Cassano. Secondo una fonte che ha familiarità con le procedure interne all'AIG, quello che in sostanza Cassano disse ai soci anziani fu: "Voi conoscete le assicurazioni, io conosco gli investimenti, perciò voi fate quello che fate e io farò quello che faccio - lasciatemi lavorare." Avuta mano libera da parte della compagnia, Cassano partì dal suo ufficio di Londra con l'obbiettivo di vendere una redditizia forma di "assicurazione" a tutti quegli investitori coi portafogli strapieni di CDO. Il suo strumento di elezione fu un ennesimo marchingegno finanziario conosciuto col nome di credit-default swap, o CDS [5].
Il CDS venne reso popolare dalla JP Morgan, in particolare da parte di un gruppo di giovani e creativi banchieri che in seguito divennero noti come la "Mafia di Morgan", visto che molti di loro proseguirono nel conquistare posti di spicco nel mondo della finanza. Nel 1994, tra un cicchetto e una partita di tennis in uno stabilimento turistico di Boca Raton, in Florida, la gang di Morgan escogitò un sistema per incrementare gli introiti della loro banca. Uno degli obbiettivi era quello di trovare un sistema per fare più prestiti, aggirando i regolamenti che imponevano di accantonare un certo ammontare di contanti che facesse da garanzia per i mutui erogati. Quello con cui vennero fuori era una primitiva versione del credit-default swap.
Nella sua forma più semplice il CDO è la scommessa su un risultato. Diciamo che la Banca A concede un mutuo ipotecario di un milione di dollari al Papa, per una residenza nel West Village. La Banca A vuole ridurre il suo rischio, nel caso il Papa non ce la faccia a pagare tutti i mesi, così acquista un CDO a protezione dalla Banca B, nel quale accetta di pagare alla Banca B un premio di 1000 dollari al mese per cinque anni. In cambio, la banca B accetta di pagare alla Banca A l'intero milione a cui ammonta l'ipoteca del Papa, nel caso questi vada fallito. In teoria, se il Papa si abboffasse di crack e perdesse il lavoro, la Banca A sarebbe coperta.
Quando i banchieri della Morgan presentarono i loro piani per i credit swap alle autorità di controllo, argomentarono che se avessero acquistato abbastanza CDS a protezione per il loro portafoglio investimenti, avrebbero di fatto eliminato il rischio dai loro registri. Di conseguenza, affermavano, gli si sarebbe dovuto permettere di erogare più prestiti, senza dover accantonare altro denaro come riserva di garanzia. Un'intera schiera di istituzioni - dalla Federal Reserve all'Office of the Comptroller of the Currency - accettarono l'argomentazione, e la Morgan fu autorizzata a mettere in circolazione più denaro.
Quello che fece Cassano fu di trasformare il credit swap che la Morgan aveva reso popolare nella più cospicua scommessa sul boom immobiliare dell'intero pianeta. In teoria non c'è niente di sbagliato nell'acquistare un CDS per proteggere i propri investimenti. Gli investitori pagavano un premio alla AIGFP, e in cambio la compagnia prometteva di pagare il conto se per caso i CDO pieni di mutui fossero andati in malora. Ma nel momento in cui Cassano cominciò una frenetica campagna di vendita, i contratti che stipulava si differenziavano dalle tradizionali assicurazioni sotto parecchi aspetti importanti.
Per prima cosa, la parte che vendeva il CDS a protezione non doveva anticipare nemmeno un centesimo. Quando si vende un'obbligazione societaria da 100 dollari, ad esempio, qualcuno deve tirar fuori i 100 dollari e far vedere che ce li ha veramente. Ma se si vende una garanzia CDS da 100 dollari, non bisogna sventolare nemmeno un soldo. In questo modo Cassano poté vendere alle banche d'investimento miliardi in polizze, pur non avendo niente a copertura.
Seconda cosa, Cassano vendeva dei cosiddetti CDS "nudi" [6]. In un CDS "nudo" nessuno dei due contraenti detiene effettivamente le ipoteche in questione. In altre parole, la Banca B non solo vende CDS a protezione alla Banca A (per il mutuo concesso da quest'ultima al Papa), ma rivende la stessa polizza alla Banca C, per la stessissima ipoteca. La cosa può andare avanti ad nauseam: può succedere che la Banche dalla D alla Z scommettano anch'esse sul mutuo concesso dalla Banca A. Diversamente dalle assicurazioni tradizionali, Cassano stava offrendo agli investitori l'opportunità di scommettere che la casa di qualcun altro sarebbe andata a fuoco, o di stipulare una term life policy [polizza temporanea caso morte] [7] a nome di quel tizio con l'AIDS che vive in fondo alla strada. Praticamente era gioco d'azzardo, la versione di Wall Street di un'accozzaglia di giovinastri che scommette se Jay Feely riuscirà a fare un calcio centrato. Cassano piazzava scommesse per ogni banca che scommettesse sul breve periodo nel mercato immobiliare, ma non aveva il denaro per pagare nel caso il tiro fosse andato fuori.
In un intervallo di soli sette anni, Cassano vendette qualcosa come 500 miliardi di CDS a protezione, con almeno 64 di quei miliardi legati al mercato dei mutui subprime. L'AIG non aveva nemmeno una minima parte dei soldi necessari per coprire le sue scommesse, ma del resto non si aspettava nemmeno di averne mai bisogno. Finché l'insolvenza delle garanzie in questione restava un'eventualità altamente improbabile, l'AIG in definitiva stava riscuotendo premi sostanziosi e in continua crescita, vendendo assicurazioni contro un disastro che riteneva non sarebbe mai avvenuto.
All'inizio, almeno, i ricavi erano enormi: i profitti dell'AIGFP salirono dai 737 milioni del 1999 ai 3,2 miliardi del 2005. Nel corso degli ultimi sette anni, ai 400 impiegati di quella sussidiaria venne pagato un totale di 3,5 miliardi di dollari; lo stesso Cassano intascò almeno 280 milioni di compensi. C'erano quattrini per tutti - ma poi tutto andò a puttane.
II - I CUSTODI DELLE REGOLE
Quelle scommesse demenziali non sarebbero state possibili, se Cassano non avesse avuto la fortuna di arrivare a capo dell'AIGFP proprio nel periodo in cui il Senatore Phil Gramm [foto a fianco] - un ghignante ideologo del laissez-faire venuto dal Texas - finiva di architettare la più drammatica deregolamentazione del sistema finanziario da quando l'Imperatore Hien Tsung inventò la carta moneta nell'806 D.C. Per anni, Washington aveva tenuto accuratamente d'occhio le banche della nazione. Sin dalla Grande Depressione alle banche commerciali - quelle che tengono in deposito il denaro di individui e società - non veniva permesso di agire anche come banche d'investimento, quelle che raccolgono denaro emettendo e vendendo titoli. Il Glass-Steagall Act, varato durante la Depressione, impediva inoltre alle banche di qualsiasi genere di entrare nel settore assicurativo.
Ma alla fine degli anni 90, qualche anno prima che Cassano prendesse il comando all'AIGFP, tutto questo cambiò. I Democratici, stufi di fare da tappetino ai Repubblicani nell'arena delle raccolte fondi, decisero di sbarazzarsi della loro dipendenza da sindacati e gruppi di pressione, e diventare un po' più business-friendly. Wall Street rispose sommergendo Washington di quattrini, comprandosi alleati in entrambi i partiti. Durante la decade iniziata col 1998, le compagnie finanziarie spesero 1,7 miliardi di dollari in contributi alle campagne elettorali, e altri 3,4 miliardi in azioni di lobbying.
Ben presto ottennero quello per cui avevano pagato.
Nel 1999, Gramm partecipò alla formulazione di una legge che abrogava alcuni punti chiave del Glass-Steagall Act, spianando la strada alla creazione di mega-gruppi finanziari come Citigroup. Questa mossa spazzava via i meccanismi di garanzia forniti dalle banche più piccole. Ai vecchi tempi, un banchiere locale conosceva personalmente gli intestatari dei mutui che aveva sui libri contabili. Non avrebbe mai concesso un mutuo milionario a un tossicodipendente senza fissa dimora, perché quel prestito se lo sarebbe ritrovato nei libri. Ma se un enorme conglomerato bancario avesse la possibilità di contabilizzare quel prestito e poi rivenderlo a qualche fesso in Cina, a chi importerebbe?
L'anno seguente, Gramm rese la situazione ancora più grave scrivendo una nuova, radicale proposta di legge chiamata Commodity Futures Modernization Act che rendeva impossibile imporre regole sui credit swap così come sul gioco d'azzardo sui titoli. Le banche commerciali - che grazie a Gramm ora andavano in cerca degli stessi clienti delle banche d'investimento - furono portate a allentare i cordoni della borsa in cerca di rendimenti più alti. "Decretando che i credit-default swap non erano né una forma di scommessa né una garanzia, si è aperta la strada a una crescita del mercato," disse Eric Dinallo, capo del New York State Insurance Department.
Quella franchigia totale voleva dire che adesso Cassano avrebbe potuto vendere tutti i contratti di CDS che voleva, senza che nessuno nel governo potesse metterci becco. "Ricordate una cosa: le banche d'investimento non si occupano di fare grosse scommesse sull'andamento dei titoli," dice una fonte governativa che opera al salvataggio dell'AIG. Quando le banche d'investimento sottoscrivono contratti di CDS, li coprono. Ma le compagnie assicurative non devono farlo. E così si comportò l'AIG. "Fecero un'enorme scommessa a lungo termine sul mercato immobiliare," continua la fonte. "Miliardi e miliardi."
Per aggiungere beffa a beffa, gli intrallazzi di Cassano erano sottoposti al controllo dell'Office of Thrift Supervision, un'agenzia che avrebbe dimostrato scarsissimo interesse nel controllare quelle operazioni. Come fosse possibile che un colosso come l'AIG finisse sotto la responsabilità di controllo di questo OTS, poco conosciuto e relativamente minuscolo, è l'ulteriore trionfo dello spirito deregolatorio. Secondo un'altra legge approvata nel 1999, un certo tipo di holding finanziaria avrebbe potuto scegliere l'OTS come proprio controllore, purché possedessero uno o più istituzioni di risparmio [thrift] (meglio note come casse di risparmio e credito [saving-and-loan]). Dato che l'OTS era ritenuta più accomodante della Federal Reserve o della Securities and Exchange Commission, le compagnie finanziarie fecero a gara per riclassificarsi come istituzioni di risparmio. Nel 1999, l'AIG acquisì un istituto di risparmio del Delaware, e riuscì a ottenere di avere l'OTS come controllore per l'insieme delle sue attività.
Aggiungendo ironia ad ironia, l'AIGFP - la sussidiaria londinese di una compagnia di assicurazioni americana - avrebbe dovutto essere sottoposta al controllo di uno degli organismi più rigidi d'Europa, come la britannica Financial Service Authority. Ma l'OTS riuscì a convincere gli europei di avere la capacità di controllare quelle compagnie gigantesche. Arrivati al 2007, l'Unione Europea aveva legittimato il controllo da parte dell'OTS su tre colossi finanziari - General Electric, AIG e Ameriprise.
Lo stesso anno, mentre la crisi dei subprime stava esplodendo, il Government Acccountability Office criticò l'OTS, sottolineando una "disparità tra le dimensioni dell'ufficio e delle varie ditte che supervisiona". Tra le altre cose, il GAO riferiva che l'OTS aveva in organico un solo esperto di assicurazioni - a dispetto del fatto di essere l'organismo di controllo della più grande assicurazione del mondo!
"Circola l'idea che gli organismi di controllo non potessero fare nulla per bloccare l'AIG," dice un funzionario che ha partecipato al salvataggio. "Cazzate. Dovete capire che questi organismi hanno un potere inappellabile. Possono mandarvi una lettera che dice 'non esistete più', e il gioco è fatto. Non devono nemmeno accampare una giusta causa. L'OTS avrebbe potuto dire [all'AIG] 'ti revochiamo la concessione, ti ritiriamo la licenza, e i portiamo in tribunale...' Ed essere citati dall'organismo che ti supervisiona è un vero bacio della morte".
Quando alla fine l'AIG ha fatto crac, il funzionario ufficialmente incaricato di supervisionare il gigante assicurativo - un certo C. K. Lee - ammise in sostanza di aver combinato un casino. Il suo errore, disse Lee, era stato di credere che tutti quei credit swap nel portafoglio di Cassano fosse prodotti finanziari "piuttosto buoni". Perché? Perché glielo aveva detto la compagnia. "A giudizio della compagnia non c'erano grossi rischi creditizi" spiegò Lee. (Lee adesso lavora come dirigente del settore Midwest dell'OTS; l'agenzia non lo ha reso disponibile per un'intervista)
All'inizio di marzo, dopo l'ultimo salvataggio dell'AIG, il Segretario al Tesoro Timothy Geithner diede quello che sembrava uno schiaffo appena trattenuto all'OTS, parlando dell'AIG come di "una enorme, complessa compagnia globale di assicurazioni connessa a un sistema molto complicato di investimenti in derivati, a cui è stato permesso di espandersi senza una supervisione responsabile [adult supervision]." Ma anche senza quella "supervisione responsabile" l'AIG avrebbe potuto godere di ottima salute, se non fosse stato per una complessa mancanza di controlli interni. Nei sei mesi prima del suo tracollo, secondo testimoni interni all'azienda, la compagni andò alla ricerca di un dirigente a tempo pieno per il settore finanziario e uno per il settore valutazione rischi, ma finì per non assumere nessuno. Significava che la diciottesima compagnia più grande del mondo non aveva nessuno che controllasse che i suoi bilanci fossero a posto e nessuno che verificasse quanti liquidi e titoli la ditta avesse a disposizione. La situazione era talmente grave che quando vennero chiamati dei consulenti esterni, poche settimane prima del salvataggio, i dirigenti anziani furono incapaci di rispondere perfino alle domande più semplici riguardo la loro compagnia - ad esempio, di quanto fosse esposta la ditta nel mercato dei mutui immobiliari.
--segue
IL GRANDE GOLPE
DI MATT TAIBBI
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La crisi economica globale non è una questione di soldi, ma di potere. Ecco come i referenti politici di Wall Street stanno usando i "salvataggi" economici per fare una rivoluzione
È finita - siamo ufficialmente fottuti, fottuti alla grande.
Nessun impero può sopravvivere se diventa lo zimbello universale, il che è precisamente quello che è successo qualche settimana fa, quando i buffoni che hanno governato questo paese alla fine sono andati troppo oltre. È accaduto quando il Segretario al Tesoro Timothy Geithner è stato costretto ad ammettere che sarebbe stato obbligato, ancora una volta, a imbottire di miliardi di dollari dei contribuenti un gigante assicurativo moribondo di nome AIG, esso stesso simbolo pregnante del nostro declino nazionale - una corporation che è diventata ricca assicurando il cemento e l'acciaio dell'industria americana nei suoi anni migliori, solo per autodistruggersi a caccia di tesori fantasma sul tavolo verde di Wall Street, come un nobiluomo dissoluto di un Impero Britannico al tramonto che sperperasse al gioco il patrimonio di famiglia.
L'ultimo salvataggio si è avuto quando la AIG ha ammesso di aver appena registrato le perdite quadrimestrali più ingenti della storia delle imprese americane - qualcosa come 61,7 miliardi di dollari. Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, questa compagnia perdeva più di 27 milioni di dollari all'ora. Sarebbero 465.000 dollari al minuto, il reddito medio di una famiglia americana ogni sei secondi, e all'incirca 7.750 dollari al secondo. E questo succedeva alla fine di otto anni in cui l'America si era dedicata senza sosta alla caccia frenetica di una fantasmatica minaccia terroristica, una caccia senza costrutto, otto anni passati a bloccare ogni singolo cittadino in ogni singolo aeroporto, perquisendo ogni borsetta, borsa, tasca o valigetta in cerca di succhi di frutta e dentifrici esplosivi. Eppure, a quanto pare, il nostro governo non aveva gli strumenti per perquisire i libri contabili di compagnie che detenevano un potere di vita o di morte sulla nostra società, ed era incapace di individuare, nella nostra economia, buchi grandi come la Libia (il cui intero PIL dell'anno scorso è stato meno ingente delle perdite che l'AIG ha avuto nel 2008).
Quindi è il momento di riconoscerlo: siamo dei buffoni, protagonisti di una specie di commedia granguignolesca che narra delle nozze tra avidità e idiozia. E la cosa peggiore è che ci rifiutiamo ancora di ammetterlo - continuiamo a credere che questo sia un qualche sfortunato incidente, non la creazione di un gruppo di psicopatici di Wall Street a cui abbiamo permesso di stuprare in massa il Sogno Americano. Quando Geithner ha annunciato il nuovo salvataggio da 30 miliardi, la linea ufficiale era che la povera AIG fosse solo vittima di una sfortuna nera - una cattiva annata per gli affari, si sa, con tutta la crisi finanziaria e il resto. Edward Liddy, amministratore delegato della compagnia, ha in effetti usato come termine di paragone il raffreddore: "Il mercato, ora come ora, ha una certa febbre," ha detto, "Quando il mondo si prende la polmonite, ce la prendiamo anche noi." Nel patetico tentativo di intorbidare le acque citando un paio di nomi importanti, si è perfino lagnato che l'AIG stesse soffrendo degli "stessi problemi che fanno precipitare i prezzi degli immobili, abbattuto i rendimenti delle liquidazioni e il portafoglio di Warren Buffet [1]."
Liddy fa sembrare l'AIG come l'orfanello in fila per un po' di zuppa, affamato e male in arnese a causa del clima finanziario creato da qualcun altro. Dimentica, molto convenientemente, di accennare che l'AIG ha passato più di dieci anni tramando per sfuggire ai controlli sia statunitensi sia internazionali, o anche che una delle cause della sua "polmonite" era data dalle mastodontiche scommesse da 500 miliardi di dollari, fatte con denaro che non aveva, in un mercato dei derivati tossico e del tutto privo di controlli.
Nessuno si è ricordato, inoltre, che quando l'AIG si è finalmente alzata dal tavolo del casinò di Wall Street, spennata e al verde nel livido mattino, doveva soldi a mezzo mondo - e che una grossa fetta del denaro dei contribuenti usato per questo particolare salvataggio truffaldino sarà usato per ripagare gli altri giocatori di quel tavolo. O che quello era un casinò davvero unico, un casinò in cui la classe media copre le puntate dei miliardari.
La gente è incazzata a causa della crisi e a causa di questi salvataggi, ma non è incazzata abbastanza. La realtà è che il tracollo economico mondiale e il salvataggio finanziario venuto dopo sono, messi insieme, una specie di rivoluzione, di colpo di stato. Concretizzano e rendono ufficiale una tendenza politica che si va affermando da decenni: la conquista graduale del potere di governo da parte di una piccola classe di insider ben ammanicati, che hanno usato il denaro per controllare le elezioni, acquistare influenza e indebolire sistematicamente i controlli sul sistema finanziario.
La crisi è stata il colpo di grazia. Avendo mano libera sull'economia, questi stessi insider hanno prima sfasciato il mondo della finanza, e poi si sono astutamente attribuiti poteri emergenziali quasi illimitati per ripulire lo scempio che avevano provocato. E così i giocatori patologici alla guida di compagnie come l'AIG non sono finiti al verde e in galera, bensì serrano la gola, con una stretta mortale tipo Alien, sia al Tesoro sia alla Federal Reserve - "i nostri partner nel governo," come ha detto Liddy, con sconvolgente naturalezza, dopo l'ultimo salvataggio.
L'errore che in molti fanno guardando alla crisi finanziaria è vederla in termini di soldi, uno schema mentale che può portare a vedere lo sfacelo in corso come una grossa pillola ammazza-bonus per quelli di Wall Street. Ma se la si osserva in un'ottica puramente machiavellica, ciò che si vedrà è una fenomenale presa di potere che minaccia di trasformare il governo federale in una specie di Enron al cubo - un'immane, impenetrabile scatola nera affollata di insider che fanno affari tra loro, allo scopo di assicurarsi un profitto individuale a spese di una moltitudine di ignari e involontari azionisti, precedentemente noti come contribuenti.
I - IL PAZIENTE ZERO
Per comprendere la crisi finanziaria il modo migliore è comprendere il tracollo che ha travolto l'AIG. L'AIG mostra quello che succede quando tizi piccoletti e pelati, manager di tediose burocrazie finanziarie, cominciano a vedere nello specchio Brad Pitt. L'AIG è una compagnia che nel corso di più di un secolo si è costruita un'enorme fortuna scommettendo sugli assicurati coscienziosi - gente che allaccia la cintura di sicurezza e costruisce case su terreno rialzato - per dilapidarla in un anno o due, perché hanno affidato il loro intero bilancio nelle mani di un tizio che si comportava come se a fare grosse scommesse coi soldi degli altri gli venisse un uccello sempre più grande.
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Quel tizio - il Paziente Zero del crollo economico globale - era un certo Joseph Cassano [foto sopra], dirigente di una piccola sezione (400 impiegati) all'interno di una compagnia di nome AIG Financial Products (AIGPF). Cassano, un laureato del Brooklyn College cicciottello e stempiato, dagli occhietti penetranti e la fronte fin troppo ampia, si era fatto le ossa negli anni 80 lavorando per Mike Milken, il nonno dei moderni alchimisti del debito di Wall Street. Milken, che fece da battistrada per l'uso creativo dei titoli spazzatura, contava sul suo genio messianico, insieme a un intero arsenale di trucchi da insider, per evitare di essere scoperto nella sua opera di devastazione finanziaria. Cassano, invece, era solo una piccola merda rapace con un'inclinazione per la contabilità creativa, che ha condotto la sua frode in piena luce, grazie alle deregulation del casinò di Wall Street fatte da Washington. "Riguarda tutto il contesto delle regolamentazioni," ha detto un esponente del governo che si occupa del salvataggio dell'AIG. "Questi tizi cercano le falle nel sistema, modi per fare affari senza l'interferenza del governo. Se si trova un punto privo di regolamentazione, è lì che si ammucchiano."
Il macello creato da Cassano ha le sue origini in un boom di investimenti scatenato in parte da un nuovo genere di strumento finanziario chiamato "obbligazione collateralizzata di debito" [collateralized-debt obligation] [2]. Una CDO [3] è come una scatola piena di un guazzabuglio di titoli. Ci può essere dentro di tutto: ipoteche, prestiti aziendali, mutui di compagnie aeree, prestiti sulle carte di credito, perfino altre CDO. Così, finché X paga la rata dell'ipoteca, finché Y paga il debito dell'azienda, e finché Z paga le rate della sua carta di credito, i soldi continueranno ad affluire nella scatola.
L'idea alla base delle CDO è che ci sarà sempre un po' di denaro dentro la scatola, non importa quanto siano aleatori i titoli al suo interno. Ma non importa con che angolazione si guarda a uno scapolo, ex detenuto e disoccupato, che cerca di pagare una casa con sei camere da letto: sembrerà comunque un pessimo investimento. Ma scaricate il suo mutuo nella scatola, mischiandolo con uno spezzatino di rate dell'auto, debito di carte di credito, obbligazioni societarie e altra monnezza, e potrete essere ragionevolmente sicuri che qualcuno finirà per pagare. Diciamo che il flusso di denaro nella scatola debba essere di 100 dollari al mese. Anche se cascasse il mondo e il 90% dei pagamenti andasse in protesto, prendereste comunque il restante 10%. Quello che gli inventori della CDO hanno fatto è stato dividere la scatola tra gruppi di investitori e mettere quel 10% in un livello tutto suo, o "tranche" [4]. Poi hanno convinto le agenzie di rating come Moody's e S&P ad attribuire a quella tranche (la migliore) la valutazione più alta (AAA) - implicando che fosse quasi a rischio zero.
Di colpo, grazie a questo sigillo finanziario di approvazione, le banche ebbero modo di trasformare i loro mutui più cessi, insieme ad altra monnezza finanziaria, in forme di investimento, e di venderli a investitori istituzionali come fondi pensione o compagnie assicurative, obbligati dalla legge a tenere il loro portafoglio titoli il più al sicuro possibile. Dato che le CDO offrivano tassi di rendimento più alti di titoli veramente sicuri come i buoni del tesoro, non c'era proprio partita. Le banche fecero una fortuna vendendo le CDO, e i grandi investitori ne fecero ancora di più detenendole.
Il problema era che tutto questo non aveva alla base niente di reale. "Le banche sapevano di vendere spazzatura," dice un operatore londinese di una delle società salvate dal governo. Per ottenere un rating di classe AAA, le CDO non si basavano sui titoli che contenevano veramente, ma su formule matematiche demenziali che le banche si inventavano per far sembrare l'investimento più sicuro di quanto lo fosse in realtà. "Avevano da qualche parte un sottoscala dove un gruppo di indiani, che da dio sa quanti anni non facevano che calcoli matematici, ogni tanto veniva fuori con un qualche modello che diceva che questa o quella combinazione di debitori avrebbe dichiarato fallimento una volta ogni diecimila anni," dice un giovane operatore che vendeva CDO per una grande banca d'investimento. "Era una follia."
Ora che perfino i mutui più fetidi potevano essere venduti a investitori tra i più prudenti, le CDO incoraggiarono un'enorme esplosione di prestiti irresponsabili e predatorî. Di fatto, la ressa per sottoscrivere CDO era tale che divenne difficile reperire abbastanza mutui subprime - intendi: abbastanza spacciatori disoccupati desiderosi di comprare case da milioni di dollari senza anticipo - per accontentare tutti. Man mano che banche e investitori di ogni genere acquisivano sempre più CDO e strumenti analoghi, ebbero bisogno di una qualche maniera di proteggere le loro enormi scommesse - qualche tipo di polizza assicurativa, nel caso la bolla immobiliare scoppiasse e tutto quel debito migrasse in massa verso mercati più caldi. Questo valeva in particolar modo per le banche d'investimento, molte delle quali rimasero incastrate a fare da deposito per più CDO di quante riuscissero a venderne. Ed è qui che entra in scena Joe Cassano.
Noto per la sua sfacciataggine e arroganza, Cassano giunse a capo dell'AIGFP nel 2001. Era il favorito di Maurice "Hank" Greenberg, il capo dell'AIG, che ammirava i suoi modi decisi, anche se né lui né i suoi successori capivano completamente cosa facesse Cassano. Secondo una fonte che ha familiarità con le procedure interne all'AIG, quello che in sostanza Cassano disse ai soci anziani fu: "Voi conoscete le assicurazioni, io conosco gli investimenti, perciò voi fate quello che fate e io farò quello che faccio - lasciatemi lavorare." Avuta mano libera da parte della compagnia, Cassano partì dal suo ufficio di Londra con l'obbiettivo di vendere una redditizia forma di "assicurazione" a tutti quegli investitori coi portafogli strapieni di CDO. Il suo strumento di elezione fu un ennesimo marchingegno finanziario conosciuto col nome di credit-default swap, o CDS [5].
Il CDS venne reso popolare dalla JP Morgan, in particolare da parte di un gruppo di giovani e creativi banchieri che in seguito divennero noti come la "Mafia di Morgan", visto che molti di loro proseguirono nel conquistare posti di spicco nel mondo della finanza. Nel 1994, tra un cicchetto e una partita di tennis in uno stabilimento turistico di Boca Raton, in Florida, la gang di Morgan escogitò un sistema per incrementare gli introiti della loro banca. Uno degli obbiettivi era quello di trovare un sistema per fare più prestiti, aggirando i regolamenti che imponevano di accantonare un certo ammontare di contanti che facesse da garanzia per i mutui erogati. Quello con cui vennero fuori era una primitiva versione del credit-default swap.
Nella sua forma più semplice il CDO è la scommessa su un risultato. Diciamo che la Banca A concede un mutuo ipotecario di un milione di dollari al Papa, per una residenza nel West Village. La Banca A vuole ridurre il suo rischio, nel caso il Papa non ce la faccia a pagare tutti i mesi, così acquista un CDO a protezione dalla Banca B, nel quale accetta di pagare alla Banca B un premio di 1000 dollari al mese per cinque anni. In cambio, la banca B accetta di pagare alla Banca A l'intero milione a cui ammonta l'ipoteca del Papa, nel caso questi vada fallito. In teoria, se il Papa si abboffasse di crack e perdesse il lavoro, la Banca A sarebbe coperta.
Quando i banchieri della Morgan presentarono i loro piani per i credit swap alle autorità di controllo, argomentarono che se avessero acquistato abbastanza CDS a protezione per il loro portafoglio investimenti, avrebbero di fatto eliminato il rischio dai loro registri. Di conseguenza, affermavano, gli si sarebbe dovuto permettere di erogare più prestiti, senza dover accantonare altro denaro come riserva di garanzia. Un'intera schiera di istituzioni - dalla Federal Reserve all'Office of the Comptroller of the Currency - accettarono l'argomentazione, e la Morgan fu autorizzata a mettere in circolazione più denaro.
Quello che fece Cassano fu di trasformare il credit swap che la Morgan aveva reso popolare nella più cospicua scommessa sul boom immobiliare dell'intero pianeta. In teoria non c'è niente di sbagliato nell'acquistare un CDS per proteggere i propri investimenti. Gli investitori pagavano un premio alla AIGFP, e in cambio la compagnia prometteva di pagare il conto se per caso i CDO pieni di mutui fossero andati in malora. Ma nel momento in cui Cassano cominciò una frenetica campagna di vendita, i contratti che stipulava si differenziavano dalle tradizionali assicurazioni sotto parecchi aspetti importanti.
Per prima cosa, la parte che vendeva il CDS a protezione non doveva anticipare nemmeno un centesimo. Quando si vende un'obbligazione societaria da 100 dollari, ad esempio, qualcuno deve tirar fuori i 100 dollari e far vedere che ce li ha veramente. Ma se si vende una garanzia CDS da 100 dollari, non bisogna sventolare nemmeno un soldo. In questo modo Cassano poté vendere alle banche d'investimento miliardi in polizze, pur non avendo niente a copertura.
Seconda cosa, Cassano vendeva dei cosiddetti CDS "nudi" [6]. In un CDS "nudo" nessuno dei due contraenti detiene effettivamente le ipoteche in questione. In altre parole, la Banca B non solo vende CDS a protezione alla Banca A (per il mutuo concesso da quest'ultima al Papa), ma rivende la stessa polizza alla Banca C, per la stessissima ipoteca. La cosa può andare avanti ad nauseam: può succedere che la Banche dalla D alla Z scommettano anch'esse sul mutuo concesso dalla Banca A. Diversamente dalle assicurazioni tradizionali, Cassano stava offrendo agli investitori l'opportunità di scommettere che la casa di qualcun altro sarebbe andata a fuoco, o di stipulare una term life policy [polizza temporanea caso morte] [7] a nome di quel tizio con l'AIDS che vive in fondo alla strada. Praticamente era gioco d'azzardo, la versione di Wall Street di un'accozzaglia di giovinastri che scommette se Jay Feely riuscirà a fare un calcio centrato. Cassano piazzava scommesse per ogni banca che scommettesse sul breve periodo nel mercato immobiliare, ma non aveva il denaro per pagare nel caso il tiro fosse andato fuori.
In un intervallo di soli sette anni, Cassano vendette qualcosa come 500 miliardi di CDS a protezione, con almeno 64 di quei miliardi legati al mercato dei mutui subprime. L'AIG non aveva nemmeno una minima parte dei soldi necessari per coprire le sue scommesse, ma del resto non si aspettava nemmeno di averne mai bisogno. Finché l'insolvenza delle garanzie in questione restava un'eventualità altamente improbabile, l'AIG in definitiva stava riscuotendo premi sostanziosi e in continua crescita, vendendo assicurazioni contro un disastro che riteneva non sarebbe mai avvenuto.
All'inizio, almeno, i ricavi erano enormi: i profitti dell'AIGFP salirono dai 737 milioni del 1999 ai 3,2 miliardi del 2005. Nel corso degli ultimi sette anni, ai 400 impiegati di quella sussidiaria venne pagato un totale di 3,5 miliardi di dollari; lo stesso Cassano intascò almeno 280 milioni di compensi. C'erano quattrini per tutti - ma poi tutto andò a puttane.
II - I CUSTODI DELLE REGOLE
Quelle scommesse demenziali non sarebbero state possibili, se Cassano non avesse avuto la fortuna di arrivare a capo dell'AIGFP proprio nel periodo in cui il Senatore Phil Gramm [foto a fianco] - un ghignante ideologo del laissez-faire venuto dal Texas - finiva di architettare la più drammatica deregolamentazione del sistema finanziario da quando l'Imperatore Hien Tsung inventò la carta moneta nell'806 D.C. Per anni, Washington aveva tenuto accuratamente d'occhio le banche della nazione. Sin dalla Grande Depressione alle banche commerciali - quelle che tengono in deposito il denaro di individui e società - non veniva permesso di agire anche come banche d'investimento, quelle che raccolgono denaro emettendo e vendendo titoli. Il Glass-Steagall Act, varato durante la Depressione, impediva inoltre alle banche di qualsiasi genere di entrare nel settore assicurativo.
Ma alla fine degli anni 90, qualche anno prima che Cassano prendesse il comando all'AIGFP, tutto questo cambiò. I Democratici, stufi di fare da tappetino ai Repubblicani nell'arena delle raccolte fondi, decisero di sbarazzarsi della loro dipendenza da sindacati e gruppi di pressione, e diventare un po' più business-friendly. Wall Street rispose sommergendo Washington di quattrini, comprandosi alleati in entrambi i partiti. Durante la decade iniziata col 1998, le compagnie finanziarie spesero 1,7 miliardi di dollari in contributi alle campagne elettorali, e altri 3,4 miliardi in azioni di lobbying.
Ben presto ottennero quello per cui avevano pagato.
Nel 1999, Gramm partecipò alla formulazione di una legge che abrogava alcuni punti chiave del Glass-Steagall Act, spianando la strada alla creazione di mega-gruppi finanziari come Citigroup. Questa mossa spazzava via i meccanismi di garanzia forniti dalle banche più piccole. Ai vecchi tempi, un banchiere locale conosceva personalmente gli intestatari dei mutui che aveva sui libri contabili. Non avrebbe mai concesso un mutuo milionario a un tossicodipendente senza fissa dimora, perché quel prestito se lo sarebbe ritrovato nei libri. Ma se un enorme conglomerato bancario avesse la possibilità di contabilizzare quel prestito e poi rivenderlo a qualche fesso in Cina, a chi importerebbe?
L'anno seguente, Gramm rese la situazione ancora più grave scrivendo una nuova, radicale proposta di legge chiamata Commodity Futures Modernization Act che rendeva impossibile imporre regole sui credit swap così come sul gioco d'azzardo sui titoli. Le banche commerciali - che grazie a Gramm ora andavano in cerca degli stessi clienti delle banche d'investimento - furono portate a allentare i cordoni della borsa in cerca di rendimenti più alti. "Decretando che i credit-default swap non erano né una forma di scommessa né una garanzia, si è aperta la strada a una crescita del mercato," disse Eric Dinallo, capo del New York State Insurance Department.
Quella franchigia totale voleva dire che adesso Cassano avrebbe potuto vendere tutti i contratti di CDS che voleva, senza che nessuno nel governo potesse metterci becco. "Ricordate una cosa: le banche d'investimento non si occupano di fare grosse scommesse sull'andamento dei titoli," dice una fonte governativa che opera al salvataggio dell'AIG. Quando le banche d'investimento sottoscrivono contratti di CDS, li coprono. Ma le compagnie assicurative non devono farlo. E così si comportò l'AIG. "Fecero un'enorme scommessa a lungo termine sul mercato immobiliare," continua la fonte. "Miliardi e miliardi."
Per aggiungere beffa a beffa, gli intrallazzi di Cassano erano sottoposti al controllo dell'Office of Thrift Supervision, un'agenzia che avrebbe dimostrato scarsissimo interesse nel controllare quelle operazioni. Come fosse possibile che un colosso come l'AIG finisse sotto la responsabilità di controllo di questo OTS, poco conosciuto e relativamente minuscolo, è l'ulteriore trionfo dello spirito deregolatorio. Secondo un'altra legge approvata nel 1999, un certo tipo di holding finanziaria avrebbe potuto scegliere l'OTS come proprio controllore, purché possedessero uno o più istituzioni di risparmio [thrift] (meglio note come casse di risparmio e credito [saving-and-loan]). Dato che l'OTS era ritenuta più accomodante della Federal Reserve o della Securities and Exchange Commission, le compagnie finanziarie fecero a gara per riclassificarsi come istituzioni di risparmio. Nel 1999, l'AIG acquisì un istituto di risparmio del Delaware, e riuscì a ottenere di avere l'OTS come controllore per l'insieme delle sue attività.
Aggiungendo ironia ad ironia, l'AIGFP - la sussidiaria londinese di una compagnia di assicurazioni americana - avrebbe dovutto essere sottoposta al controllo di uno degli organismi più rigidi d'Europa, come la britannica Financial Service Authority. Ma l'OTS riuscì a convincere gli europei di avere la capacità di controllare quelle compagnie gigantesche. Arrivati al 2007, l'Unione Europea aveva legittimato il controllo da parte dell'OTS su tre colossi finanziari - General Electric, AIG e Ameriprise.
Lo stesso anno, mentre la crisi dei subprime stava esplodendo, il Government Acccountability Office criticò l'OTS, sottolineando una "disparità tra le dimensioni dell'ufficio e delle varie ditte che supervisiona". Tra le altre cose, il GAO riferiva che l'OTS aveva in organico un solo esperto di assicurazioni - a dispetto del fatto di essere l'organismo di controllo della più grande assicurazione del mondo!
"Circola l'idea che gli organismi di controllo non potessero fare nulla per bloccare l'AIG," dice un funzionario che ha partecipato al salvataggio. "Cazzate. Dovete capire che questi organismi hanno un potere inappellabile. Possono mandarvi una lettera che dice 'non esistete più', e il gioco è fatto. Non devono nemmeno accampare una giusta causa. L'OTS avrebbe potuto dire [all'AIG] 'ti revochiamo la concessione, ti ritiriamo la licenza, e i portiamo in tribunale...' Ed essere citati dall'organismo che ti supervisiona è un vero bacio della morte".
Quando alla fine l'AIG ha fatto crac, il funzionario ufficialmente incaricato di supervisionare il gigante assicurativo - un certo C. K. Lee - ammise in sostanza di aver combinato un casino. Il suo errore, disse Lee, era stato di credere che tutti quei credit swap nel portafoglio di Cassano fosse prodotti finanziari "piuttosto buoni". Perché? Perché glielo aveva detto la compagnia. "A giudizio della compagnia non c'erano grossi rischi creditizi" spiegò Lee. (Lee adesso lavora come dirigente del settore Midwest dell'OTS; l'agenzia non lo ha reso disponibile per un'intervista)
All'inizio di marzo, dopo l'ultimo salvataggio dell'AIG, il Segretario al Tesoro Timothy Geithner diede quello che sembrava uno schiaffo appena trattenuto all'OTS, parlando dell'AIG come di "una enorme, complessa compagnia globale di assicurazioni connessa a un sistema molto complicato di investimenti in derivati, a cui è stato permesso di espandersi senza una supervisione responsabile [adult supervision]." Ma anche senza quella "supervisione responsabile" l'AIG avrebbe potuto godere di ottima salute, se non fosse stato per una complessa mancanza di controlli interni. Nei sei mesi prima del suo tracollo, secondo testimoni interni all'azienda, la compagni andò alla ricerca di un dirigente a tempo pieno per il settore finanziario e uno per il settore valutazione rischi, ma finì per non assumere nessuno. Significava che la diciottesima compagnia più grande del mondo non aveva nessuno che controllasse che i suoi bilanci fossero a posto e nessuno che verificasse quanti liquidi e titoli la ditta avesse a disposizione. La situazione era talmente grave che quando vennero chiamati dei consulenti esterni, poche settimane prima del salvataggio, i dirigenti anziani furono incapaci di rispondere perfino alle domande più semplici riguardo la loro compagnia - ad esempio, di quanto fosse esposta la ditta nel mercato dei mutui immobiliari.
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