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il Gengis
10-08-09, 15:40
apro questo thread per fare un po' di informazione seria sulla ru 486
purtroppo, con il rispetto per le opinioni di tutti, vedo molta disinformazione girare anche sulla rete

il Gengis
10-08-09, 15:41
RU486, Viale: finalmente! Una vittoria per le donne, ma la lotta continua.

31 luglio 2009

Silvio Viale, ginecologo radicale, che ha promosso la sperimentazione torinese sulla RU486 ed è attualmente responsabile del Servizio IVG dell’ospedale S.Anna di Torino, parla di vittoria, ma ammonisce che la vera battaglia non è finita e che la lotta continua.

Silvio Viale ha dichiarato: “Finalmente! Prima di tutto è una vittoria per le donne italiane, che da oggi sono più libere ed hanno un’opportunità in più. Poi, mi dispiace che sia giunta con venti anni di ritardo e credo che i politici italiani debbano chiedere scusa per questo.

Se un farmaco così innovativo avesse riguardato qualcos’altro, magari la prostata, non si sarebbe dovuto attendere così a lungo. Ma la lotta continua perché ora bisogna offrire l’aborto medico in tutta Italia. Dal punto di vista scientifico io sono sereno, confortato dalla letteratura scientifica e dal confronto diretto con i colleghi di altri paesi, ma so che si dovrà fronteggiare una guerriglia contro la RU486 nei vari ospedali. Sarà quindi fondamentale che i medici ed il personale coinvolti nelle IVG possano avere il supporto delle organizzazioni femminili, dei movimenti per le libertà e per i diritti civili, nonché dei politici “pro-choice, evitando il rischio che siano il bersaglio continuo dei gruppi antiabortisti e dei politici “pro-life”.

“La RU486 avrebbe dovuto essere autorizzata già nel 1988, quando la Mangiagalli partecipava agli studi dell’OMS, o al più tardi nel 1999, quando fu registrata in tutti paesi della UE con l’eccezione di Irlanda, Portogallo e Italia. In Irlanda l’aborto era allora vietato e lo è tuttora. In Portogallo l’aborto era allora illegale, ma ora la RU486 è registrata ed è il metodo più utilizzato. Ma in Italia, un paese ove l’aborto è legale dal 1978, si è dovuto attendere il 2001 perché un medico chiedesse di poterla usare all’Ospedale S.Anna di Torino. Tra polemiche, comitati etici, ispezioni ministeriali e inchieste della magistratura, nel 2005 fu avviato uno studio clinico, una sorta di moderno “Cavallo di Troia” in campo nemico. Subito molti altri colleghi si attivarono in tutta Italia e in questi anni una trentina di ospedali l’hanno importata almeno una volta nonostante gli ostacoli posti dal ministro Storace.

Un ricordo speciale va a due illustri colleghi scomparsi, il Dott. Franco Mascherpa, che condusse con me lo studio clinico torinese, e il Prof Umberto Nicolini che applicò l’aborto medico all’Ospedale Buzzi di Milano, ignorando i diktat di Formigoni. Le inchieste che li hanno riguardati sono state entrambe archiviate.

In questi anni oltre 4000 donne italiane hanno potuto utilizzare la RU486 legalmente in Italia”

“Tutto questo ha convinto la ditta produttrice a chiedere alla Francia di attivare anche per l’Italia la procedura europea di registrazione. Per ovvi motivi lo fece dopo che l’Agenzia europea del farmaco (EMEA), su richiesta della Francia, aveva proceduto ad una valutazione della sicurezza del farmaco alla luce delle segnalazioni di alcuni decessi in Nord America. La conclusione fu che il rapporto rischi/benefici dei medicinali contenenti mifepristone era positivo e che era escluso ogni nesso potenziale tra i decessi e l’impiego di mifepristone. Nel giugno del 2007 l’EMEA approvava la nuova scheda tecnica della RU486 e nel novembre del 2007 veniva chiesta la registrazione in Italia. Nel frattempo la FDA aveva concluso che le evidenze non stabilivano una relazione causale tra la RU486 e le sei morti segnalate, come viene ribadito in un report dell’agosto del 2008 al Senato americano.

Venti anni di polemiche hanno impedito la ricerca su altre centinaia di molecole sintetizzate e la RU486 si è consolidata come l’unico farmaco con proprietà antiprogestiniche, antiandrogene e antiglucorticoidi, utilizzato ampiamente nell’uomo, in realtà prevalentemente nella donna. Così in tutte le ricerche in cui si cerca questo effetto si utilizza la RU486: in molti tumori, nei meningiomi, nella sindrome post-stress, in endocrinologia, nei miomi, nell’endometriosi, nella depressione, nell’Alzheimer, nella sclerosi multipla,in ostetricia e in altre patologie.

In conclusione, l’introduzione della RU486 è un passo avanti in molte direzioni, non solo nel campo dell’aborto.”

31 luglio 2009

il Gengis
10-08-09, 15:46
Intervista a Emma Bonino: "le interferenze clericali hanno ritardato il sì di 20 anni"

• da Il Sole 24 Ore del 31 luglio 2009, pag. 7

di Carlo Marroni

Emma Bonino, vice presidente del Senato, storica leader radicale, è stata protagonista di molte battaglie sui diritti delle donne.

È arrivato il via libera: in presenza di aborti in calo è un farmaco necessario?

Arriva con venti anni di ritardo rispetto alla Francia, Svezia e Regno Unito, con dieci rispetto agli Usa. E questo grazie alle continue interferenze politiche, e non, che si sono viste in Italia. A questo punto la decisione dell’Aifa è al limite un atto dovuto visto che l’Emea, l’Agenzia europea del farmaco, ha approvato già nel 2007 la nuova scheda tecnica della Ru486.

Il Governo, molto attento alle istanze della Chiesa, ha assicurato di non toccare la legge 194...

Infatti non c’è nulla da toccare, perché la legge già prevede che gli enti ospedalieri devono essere "aperti" a nuove eventuali tecniche meno intrusive.

La sperimentazione ha fatto dal 1988 29 vittime accertate: non è un rischio troppo alto?

La questione delle morti e della "presunta connessione" con la Ru486 sembra valere solo in Italia. In nessun altro paese questo ha rappresentato un ostacolo alla registrazione del farmaco. In più tutto è noto e comunicato alla agenzia europea.

La decisione riaccende lo scontro tra cattolici militanti e laici: la storia italiana sui diritti non finirà mai?

L’Italia è davvero un paese bizzarro dove la politica entra in settori che non dovrebbero riguardarla. Finché il dibattito rimarrà ideologizzato sarà difficile uscirne fuori. E infatti questo farmaco è stato vietato in Italia proprio per veti della politica di, stampo più clericale.

Oppure dietro a tutto c’è il rischio che alla fine prevalgano gli interessi economici di chi produce?

Quello che è certo è l’industria farmaceutica pensa al suo profitto. Ma questo vale sempre, non soltanto per la Ru486. E mi permetto di dire che la Ru486 non è poi un prodotto così economicamente allettante.

L’introduzione della Ru486 potrebbe ridurre gli squilibri geografici per l’interruzione di gravidanza, ma potrebbe anche rendere tutto più pericoloso e senza controlli?

La strada maestra per ridurre ulteriormente il ricorso all’aborto è quella di promuovere la contraccezione e i metodi per la procreazioneresponsabile, realizzando specifiche campagne informative e pubblicitarie sui sistemi contraccettivi.

Dopo questa, quali altrebattaglie vede sullo sfondo?

Nell’immediato certamente il testamento biologico, quando l’incredibile testo "etico" varato dal senato dovrà affrontare il passaggio alla camera dei deputati nella speranza che questo periodo di "pausa" abbia portato un pò di buonsenso in molti, e un rinnovata attenzione alla libertà di scelta dei nostri concittadini.

il Gengis
10-08-09, 15:47
Vogliono colpire i diritti delle donne

• da L'Unità del 31 luglio 2009, pag. 15

di Emma Bonino

E se si fosse trattato di un farmaco innovativo per la cura della prostata anziché della RU486, avremmo avuto tutto questo fuoco di sbarramento? Credo proprio di no. Ma quando si tratta della donna, allora predomina ancora una cultura che impone per noi dolore e sofferenza fisica. Come nel caso dell’aborto, nonostante la legge 194 già prevedesse per gli enti ospedalieri di tener conto del progresso tecnologico e delle nuove tecniche meno intrusive e violente. L’Italia è davvero un paese bizzarro. La politica entra in settori che non dovrebbero riguardarla. Ed infatti questo farmaco è stato vietato in Italia proprio per veti della politica di stampo più clericale, quella che si arroga il diritto per esempio di stabilire se si possono e devono impiantare 3 o 5 ovociti, se idratazione e alimentazione forzata siano un intervento sanitario o meno... In questo caso, per condizionare l’Agenzia del farmaco si è risorti pure ad una discutibile contabilità dei morti, la cui "presunta connessione" con la RU486 sembra valere solo in Italia. In nessun altro paese questo ha rappresentato un ostacolo alla registrazione del farmaco e il dossier completo è noto da tempo. Insomma invece di limitarsi a stabilire il quadro normativo, la politica entra nel merito delle cure o delle terapie, normalmente nel tentativo di svuotar- ne i contenuti e comunque di limitare la libertà di scelta delle persone e delle donne in particolare. Il risultato di tante interferenze politiche, e non, è che il via libera alla RU486 arriva in Italia con venti anni di ritardo rispetto a Francia, Svezia e Regno Unito, con dieci rispetto agli Usa. L’EMEA, l’Agenzia europea del farmaco, ha approvato già nel 2007 la nuova scheda tecnica della RU486: a questo punto la decisione dell’Aifa è al limite un atto dovuto. Se si vuole ridurre davvero il ricorso all’aborto allora la strada maestra è quella di promuovere la contraccezione e i metodi per la procreazione responsabile, realizzando specifiche campagne informative e pubblicitarie. Certo, se poi c’è chi si oppone anche a questo, compresa la pillola del giorno dopo, allora la strada diventa tutta in salita. Insomma ogni giorno peggio, scomunica compresa. Bisogna quindi reagire riprendendo con forza le battaglie laiche (e per questo profondamente religiose) per la libertà di scelta delle persone compresa quella di cura e di terapia. A partire dall’imminente passaggio alla Camera dell’incredibile testo "etico" varato dal Senato. O si appresta il PD a ripetere le contorsioni già viste in base all’ "opinione prevalente" delegando ai radicali un’appassionata e netta battaglia parlamentare?

il Gengis
10-08-09, 15:48
Ru486, l'Aifa dà via libera alla pillola

• da La Repubblica del 31 luglio 2009, pag. 11

di Michele Bocci

La Ru486 entra nel prontuario farmaceutico italiano e tra pochi giorni, dopo che la registrazione sarà pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale, potrà essere somministrata negli ospedali italiani. Ieri il Cda dell’Agenzia italiana per il farmaco ha dato il via libera all’ammissione nel nostro sistema sanitario della pillola abortiva prodotta dalla Exelgyn, al centro negli ultimi anni di violenti scontri ideologici. Si è trattato dell’ultimo atto ed era largamente atteso, essendo stato preceduto da una serie di pareri positivi dei tecnici dell’Aifa. Non è mai successo che un farmaco fosse bloccato dal Cda all’ultimo momento. Il Consiglio di amministrazione si è espresso a maggioranza di quattro contro uno dopo una riunione fiume, oltre 6 ore, in cui si sarebbe anche valutata la possibilità un rinvio della decisione a settembre. L’ipotesi poi è tramontata ed è arrivato il via libera con il solo voto contrario di Romano Colozzi, assessore alle Finanze della Regione Lombardia. È stata decisa anche una modifica al regolamento che detta la somministrazione: la pillola andrà presa entro la settima settimana di gestazione.

Da giorni i nemici della Ru486 si erano schierati compatti per convincere i cinque membri del Consiglio di amministrazione a bloccare l’approvazione, magari a rimandarla. Anche ieri pomeriggio, quando la riunione era già in corso, sono arrivati gli strali del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, del presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Elio Sgreccia, del Movimento per la vita e di Scienza e Vita. «La pillola uccide», «Fa soffrire le donne», «Aumenterà il numero degli aborti», «Chi la usa e chi la somministra sarà scomunicato». Nei giorni scorsi il direttore generale dell’Aifa, Guido Rasi, aveva promesso che il Cda non si sarebbe fatto condizionare. Già da alcuni mesi il Comitato tecnico dell’Agenzia aveva dato il via libera al farmaco ed era arrivata anche la fissazione del prezzo per il servizio pubblico: 14,28 euro per la confezione da una compressa, 42,80 per quella da tre.

Ieri pomeriggio è stato particolarmente duro monsignor Sgreccia, che ha minacciato la scomunica per chi dovesse prescrivere e per chi dovesse prendere la pillola: «Mi auguro che il Governo e i ministri competenti intervengano, questo non è un farmaco ma un veleno letale» ha aggiunto. In tarda serata, quando è arrivata la decisione, il deputato dell’Unione di centro Luca Volonté ha commentato: «Con la commercializzazione della pillola assassina trionfa la cultura della morte. Altro che ‘estremamente sicura’: la Ru486 non è un’aspirina per il mal di testa». Grande soddisfazione ha invece espresso L’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied), da dove si commenta: «Ci si allinea con i paesi europei, recuperando un ritardo che ha penalizzato le donne italiane». Dello stesso tenore la reazione di Silvio Viale, il ginecologo che per primo a sperimentato, a Torino, la Ru486: «Finalmente. Prima di tutto è una vittoria per le donne italiane, che da oggi sono più libere e hanno un’opportunità in più. Sono però dispiaciuto che la decisione sia arrivata, i politici per questo dovrebbero chiedere scusa. Adesso bisogna lottare per offrire l’aborto medico in tutta Italia».

La Ru486, utilizzata in Francia dall’88 e in gran parte degli altri paesi europei dalla fine degli anni Novanta, è un farmaco abortivo che blocca l’azione del progesterone, cioè l’ormone che sostiene l’evoluzione della gravidanza. In Italia si usa dal 2005, cioè da quando Viale, esponente dei Radicali, avviò una sperimentazione del farmaco al Sant’Anna di Torino. Altre regioni seguirono quell’esperienza, acquistando direttamente dalla casa produttrice il farmaco per il singolo caso.

il Gengis
10-08-09, 15:48
Pillola abortiva, via libera fra le polemiche

• da Il Messaggero del 31 luglio 2009, pag. 13

Arriva anche in Italia la pillola abortiva Ru486. Dopo sei ore di riunione il CdA dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) ne ha autorizzato l’immissione in commercio con quattro voti a favore e uno contrario. Il farmaco, già utilizzato in altri paesi europei, potrà essere impiegato solo in ospedale ed entro il 49’ giorno di gravidanza. Oltre questo termine si è ritenuto infatti che aumentino le complicanze rispetto all’aborto chirurgico. Il CdA dell’Aifa si è avvalso dei pareri del Consiglio superiore di Sanità e ha raccomandato ai medici «la scrupolosa osservanza della legge». La decisione, ha voluto sottolineare l’Aifa in una nota, «rispecchia il compito di tutela della salute dei cittadino che deve essere posto al di sopra e al di là delle convinzioni perso- nali di ognuno pur essendo tutte meritevoli di rispetto». Già nel pomeriggio di ieri, il possibile via libera alla pillola aveva innescato una netta reazione del Vaticano, che aveva parlato di «veleno letale» e di «delitto» che comporta «la scomunica» della Chiesa per chi la usa, la prescrive o partecipa a qualsiasi titolo «all’iter». «Non sono stati chiariti alcuni punti oscuri del metodo relativi alla sicurezza nell’utilizzo» della Ru486, è il primo commento del sottosegretario al Welfare. Eugenia Roccella, la quale chiede «chiarezza» all’Alfa. «Come ministero - aggiunge - dobbiamo garantire la compatibilità con la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e dobbiamo garantire la sicurezza delle donne». Soddisfatto invece il ginecologo torinese Silvio Viale (Radicali) uno dei primi ad avviare la sperimentazione: «Finalmente! Prima di tutto è una vittoria perle donne italiane, che da oggi sono più libere e hanno un’opportunità in più. Ma - aggiunge Viale - la lotta continua perché ora bisogna garantire l’aborto medico in tutta Italia». Tornando alla condanna del Vaticano, a parlare di «delitto da scomunica» è stato monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell’Accademia per la vita, auspicando «un intervento da parte del governo e dei ministri competenti». Perché - secondo Sgreccia - non «è un farmaco, ma un veleno letale» che mina anche la vita delle madri, come dimostrano i 29 casi di decesso. La Ru486 - afferma monsignor Sgreccia - è uguale, come la chiesa dice da tempo, all’aborto chirurgico: un «delitto e peccato in senso morale e giuridico» e quindi comporta la scomunica "latae sententia", ovvero automatica. Da parte sua il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella ha espresso il timore che con la pillola abortiva Ru486 si possa arrivare a una «clandestinità legalizzata» degli aborti. Il metodo dell’aborto farmacologico con la Ru486, ha affermato, «intrinsecamente porta la donna ad abortire a domicilio, proprio perché il momento dell’espulsione del feto non è prevedibile», in una sorta di «clandestinità legale». Ma in proposito l’indicazione dell’Aifa, che ha ripreso due pareri già espressi in passato dal Consiglio superiore di Sanità, è stata precisa: pillola abortiva sì, ma in ambiente ospedaliero. Lo ha spiegato, al termine della lunga riunione del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia del farmaco, Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e componente del Cda. Nelle disposizioni, ha detto Bissoni, c’è un «richiamo al massimo rispetto della legge 194 e all’utilizzo in ambito ospedaliero. Inoltre dopo una lunga istruttoria è stato raccomandato di utilizzare il farmaco entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana» perché entro questo termine le complicanze per l’uso del farmaco sono sovrapponibili aquelle dell’aborto chirurgico.

il Gengis
10-08-09, 15:49
Aifa dà il via libera alla pillola abortiva RU486. Mellano e Boni: una vittoria di Silvio Viale, una vittoria radicale
L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha autorizzato la commercializzazione in Italia della pillola abortiva RU486 (sarà usata solo in ospedale entro la settima settimana di gravidanza).

31 luglio 2009

• Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani) e Igor Boni (segretario Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

Si tratta della più grande affermazione in tema di diritti civili, in Italia, dal 1993, quando un referendum radicale permise l’abolizione delle pene detentive per i consumatori di droghe.

E’ una vittoria radicale; radicali erano i consiglieri regionali Carmelo Palma e Bruno Mellano che, nel lontano novembre 2000, interrogarono l’allora assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Antonio D’Ambrosio (AN), chiedendo “se esista una qualche direttiva regionale o nazionale che impedisce il ricorso generalizzato all'aborto farmacologico” (D’Ambrosio rispose negativamente); radicale è Silvio Viale, il ginecologo dell’Ospedale S. Anna di Torino che il 29 gennaio 2001 richiese al suo Ospedale la possibilità di attuare aborti con la RU486 e che nel settembre 2005, primo in Italia, iniziò a somministrare la pillola abortiva alle donne; l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (di cui Viale è presidente), fin dalla sua costituzione, ha supportato il Dr. Viale nella sua iniziativa, che, ricordiamolo, ha dovuto fronteggiare gli attacchi di due ministri della Sanità del centro-destra, prima Girolamo Sirchia e poi Francesco Storace.. e Viale è stato anche indagato dalla Procura della Repubblica di Torino, che ha accertato la correttezza del suo operato.

31 anni dopo l’approvazione della legge 194 che ha legalizzato l’aborto in Italia (grazie anche alle lotte delle radicali Adelaide Aglietta, Emma Bonino ed Adele Faccio), 10 anni dopo l’introduzione della RU486 nella maggioranza dei Paesi dell’Unione Europea, questa notte, finalmente, dopo un’accesa discussione, l’AIFA ha preso atto di quello che fino all’ultimo, anche adesso, un sottosegretario di Stato, Eugenia Roccella, si rifiuta di ammettere, facendo del vero e proprio terrorismo verbale: l’aborto farmacologico è una valida alternativa a quello chirurgico, è sicuro, è meno costoso, è meno invasivo (evitando sia l’intervento che l’anestesia), responsabilizza maggiormente la donna.

Da domani inizieremo a lottare affinché le Regioni, tutte le Regioni, adottino gli opportuni provvedimenti per rendere effettivamente disponibile in tutti gli ospedali la pillola abortiva RU486; oggi, consentiteci di fare solamente un grande ringraziamento a Silvio Viale e a tutti i militanti radicali che hanno reso possibile questa grande vittoria, che ridà slancio e speranza in un periodo in cui le forze clericali sono all’offensiva, come dimostrato, senza tema di smentite, dal “caso Englaro” e dal successivo disegno di legge del governo “contro” il testamento biologico.

Per approfondimenti:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

il Gengis
10-08-09, 15:49
Ru486, Bolognetti: Mahmud Lapenna il fustigatore

Potenza, 31 luglio 2009

• Dichiarazione di Maurizio Bolognetti, Segretario Associazione Radicali Lucani e Consigliere Associazione Coscioni

Che differenza c’è tra Mahmud Ahmadinejad e Sergio Lapenna? Dopo aver letto le dichiarazioni di Lapenna sulla ru486, verrebbe da affermare: nessuna. Entrambi non riescono a distinguere tra Stato e Chiesa. Anzi, a dire il vero, se abbiamo letto bene, Lapenna si erge addirittura a consigliere di Santa Romana Chiesa quando afferma “ma in questo la chiesa deve avere un ruolo di primo piano a schierarsi apertamente per difendere il diritto alla vita.”

Insomma, Lapenna non è soddisfatto delle posizioni Vaticane e invita la Cei alla crociata. Sembra incredibile, ma le cose stanno proprio così.

Sono certo che la Cei e il Papa farebbero volentieri a meno delle esortazioni di Sergio il crociato; ma Lapenna è fatto così: ha bisogno di essere rassicurato, di ricevere una pacca sulla spalla.

Non di solo aborto si occupa Mahmud Lapenna; egli, nel suo furore, tocca anche il tema del divorzio, e lo fa senza un minimo di pudore, considerando il fatto che all’interno della sua coalizione i divorziati, ad iniziare dal Presidente del Consiglio, non si contano.

Forse Lapenna vorrebbe tornare all’Italia descritta da Pietro Germi in “Divorzio all’Italiana”, al delitto d’onore, all’Italia dei cucchiai d’oro e delle mammane.

Gioverà ripetere che è proprio grazie alla legalizzazione che gli aborti in Italia sono diminuiti e ancor più calerebbero se, a partire dalle scuole, si avviasse una seria campagna di informazione sessuale e contraccettiva, ma forse Ahmadinejad Sergio è contrario anche all’uso degli anticoncezionali.

L’avvocato Mahmud Lapenna riuscirà mai a capire che le legittime opinioni delle gerarchie vaticane su aborto e divorzio non possono diventare legge dello Stato?

Sarebbe ora di smetterla con questo scontro fasullo tra favorevoli e contrari all’aborto. Per noi la questione non è mai stata questa. Con Marco Pannella ed Emma Bonino abbiamo ottenuto libertà di scelta contro l’Italia dell’aborto clandestino e di massa. Lo scontro è tra proibizionisti, cultori dello Stato etico e antiproibizionisti, che non vogliono che ciò che alcuni ritengono essere peccato venga trasformato in reato da codice penale. Non difendiamo l’aborto, ma il diritto delle donne a poter decidere liberamente il momento della maternità.

La Ru486 è un farmaco che consentirà ai medici e alle donne di poter scegliere tra l’approccio chirurgico e quello farmacologico. Se Lapenna ha davvero a cuore un’ulteriore diminuzione degli aborti, si impegni a proporre programmi di informazione sessuale e contraccettiva.

Detto fra noi, sono davvero stufo di ascoltare dichiarazioni di personaggi politici che utilizzano la religione come arma impropria, come corpo contundente da sbattere sulla testa di tutti coloro che rivendicano per sé e per tutti la laicità dello Stato e delle sue leggi.

Nelle parole di Lapenna non c’è un briciolo di pietas cristiana.

il Gengis
10-08-09, 15:50
Ru486. Poretti: Metodo già previsto in legge. Contraccezione, clandestinità e obiezione di coscienza

31 luglio 2009

• Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali - Pd. segretaria commissione Igiene e Sanita'

La decisione dell'Aifa era un atto dovuto vista la procedura del mutuo riconoscimento di un farmaco sperimentato e utilizzato in alcuni Paesi europei da oltre 10 anni. La notizia in realta' non c'e' nonostante il susseguirsi di commenti: la legge 194/78 prevede l'interruzione volontaria di gravidanza e prevedeva anche la possibilita' che le tecniche si aggiornassero e quindi non solo non prevedeva il solo intervento chirurgico, ma anzi promuoveva altre modalita' tra cui appunto quello farmacologico.

Chi decide di interrompere una gravidanza non desiderata non lo fara' perche' esiste anche la possibilita' della Ru486, l'immagine di una donna che decide di non essere madre perche' c'e' una pillola e' quanto di più maschilista e idiota possa essere detto.

Se vogliamo parlare di aborto e di come fare a proseguire nel trend di calo di ricorso all'aborto, e' bene parlare di contraccezione e di procreazione responsabile pensando anche di coinvolgere la scuola con momenti di informazione sessuale e le donne immigrate che sono quelle i cui numeri sono in controtendenza rispetto alle italiane. Dati tuttavia raccolti prima dell'entrata in vigore del reato di clandestinita'.

Se infine vogliamo parlare di aborto sarebbe bene capire il dato inquietante dell'obiezione di coscienza da parte dei medici e dei sanitari ad una legge che pur con i suoi difetti ha dimostrato di funzionare. Capire perche' gli obiettori aumentano fino ad arrivare nell'ultima relazione al Parlamento al dato complessivo di 70,5 per cento di ginecologi che fanno obiezione con punte nell'Italia meridionale di neppure due medici ogni dieci che realizza interventi di aborti nel rispetto della legge. La maglia nera e' tuttavia del Lazio con l'85,6 per cento di obiettori, non sara' un caso che e' la stessa regione che ospita la citta'-stato del Vaticano che gia' preannuncia scomuniche e quindi mancate commesse?

il Gengis
10-08-09, 15:50
RU486, Cappato: brutta notizia per i fanatici dell'aborto chirurgico

Roma, 31 luglio 2009

• Dichiarazione di Marco Cappato, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni

Da una quarantina d'anni i Radicali sono riusciti a governare il problema aborto attraverso la strada della legalizzazione e del controllo. Quello che ancora rimane da fare riguarda l'informazione sessuale e la contraccezione, oltre alla lotta contro l'imposizione di coscienza praticata dai falsi obiettori in giro per la penisola.



La possibilità di utilizzare anche in Italia la pillola RU486 arriva dopo anni di lotta del ginecologo radicale Silvio Viale, e rappresenta finalmente l'equiparazione delle donne italiane a quelli dei Paesi civili nei quali la pillola RU486 è utilizzata da molti anni. L'atto dovuto con il quale l'AIFA dà il via libera al farmaco sarà certamente boicottato dal regime clericale che detta legge in molti ospedali italiani. Come Radicali dell'associazione Luca Coscioni vigileremo denunciando ogni scorrettezza che ci sarà segnalata. Certamente oggi è una brutta notizia per i fanatici dell'aborto chirurgico, quelli che preferiscono l'intervento perché "non banalizzante", ben felici di farne pagare il prezzo alle donne che hanno deciso di abortire

il Gengis
10-08-09, 15:51
Ru486/Colozzi, Viale: disinformato e male informato. Per le IVG una Commissione di esperti veri.

1 agosto 2009

• Questa è la reazione di Silvio Viale alle affermazioni, riportate oggi in un’intervista su Il Giornale, dell’assessore lombardo che ha votato contro la registrazione della RU486, anche dopo avere ottenuto le indicazioni più restrittive d’Europa.

“Ho letto le dichiarazioni di Romano Colozzi, l'assessore lombardo che ha votato contro nel Cda dell'AIFA, ed è penoso constatare che in questo paese le decisioni sulla salute siano prese da persone disinformate e male informate da altri che non praticano e non conoscono la materia. L’aborto è l’unica materia i cui protocolli pretendono di essere scritti da chi non li fa e non ha la minima idea di cosa comportino. Chiedo che il ministero istituisca una commissione nazionale tecnica di esperti veri, cioè di medici specialisti che sono effettivamente impegnati negli interventi. Non si possono mettere dei dentisti in una commissione di cardiochirurgia.”

Silvio Viale ha proseguito:

“Evidentemente Colozzi non sa come si svolge un aborto chirurgico che comporta l’uso di un numero ben superiore di farmaci, compresa una prostaglandina, che è il vero farmaco potenzialmente teratogeno. Non sa che le complicazioni infettive dell’aborto chirurgico sono maggiori e che nell’1-4% dei casi è necessario procedere ad un secondo intervento. Non sa che le potenziali complicazioni emorragiche sono come quelle degli aborti spontanei.

Da quanto afferma si capisce che non deve mai avere letto la SCHEDA TECNICA DELL’EMEA SUL MIFEPRISTONE disponibile in italiano – cioè “non ha fatto i compiti” – altrimenti saprebbe che i protocolli fino a sette settimane prevedono l’uso di due prostaglandine in modo preciso a secondo della dose utilizzata di mifepristone. Probabilmente non sa neppure che il gemeprost, attualmente utilizzato per gli aborti chirurgici e gli aborti terapeutici, costa circa 40 €, si deve conservare in frigorifero ed è disponibile solo per via vaginale, mentre il misoprostolo, utilizzato off-label, costa 40 centesimi, si conserva a temperatura ambiente ed è disponibile per via orale. Sui potenziali effetti teratogeni della RU486, da lui citati, sappia che sono minimi, praticamente inesistenti. Per contro, sperando che voglia prendere sul serio il suo nuovo ruolo nell’AIFA, lo informo sul caso del principale antipertensivo utilizzato in gravidanza e nelle minacce di parto prematuro, la nifedipina. Nella sua scheda tecnica c’è scritto “La nifedipina è controindicata in corso di gravidanza. La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti teratogeni …” Capisco che lui sia antiabortista e che, se medico, sarebbe un obiettore ma dovrebbe evitare di confondere il suo ruolo politico con la professionalità che implica far parte del CdA di una agenzia tecnica che si occupa di farmaci. Se lo vorrà sono a sua disposizione per ogni chiarimento”.

il Gengis
10-08-09, 15:51
Ru486/Ricovero, Viale: leggete l’articolo 8 fino in fondo. Il test psicologico obbligatorio è da Stato totalitario.

1 agosto 2009

“La legge 194 non prescrive affatto il ricovero, ma che l’intervento abortivo sia fatto in una delle strutture autorizzate, persino in poliambulatori pubblici funzionalmente collegati all’ospedale. Basta leggere l’articolo 8 fino in fondo. E’ sorprendente come si commenti e si polemizzi senza leggere la 194.”

Ad affermarlo è Silvio Viale, il ginecologo torinese ed esponente radicale, che interviene sulla minaccia del ministro Sacconi costringere le donne che vogliono usare la ru486 a 3-4 e più giorni di ricovero, che ha proseguito:

“Sia all’articolo 8 che all’articolo 12 si parla sempre di intervento, considerato sempre urgente, e del ricovero solo se necessario. Nel caso dell’aborto medico l’intervento è la somministrazione dei farmaci e sta al medico in scienza e coscienza, insieme alla donna, stabilire le modalità di osservazione e monitoraggio. Dopo la prima somministrazione (mifepristone) sono sufficienti uno o due ore, mentre dopo la seconda (prostaglandina) due ore dopo è necessario un periodo più lungo di alcune ore. Al momento della dimissione si prenderà atto della sintomatologia e della condizione clinica (espulsione avvenuta o meno, gravidanza interrotta o meno) e si deciderà come proseguire il monitoraggio e i controlli.”

“E’ poi da stato totalitario confessionale la proposta di test psicologici per le donne per potere scegliere il metodo medico, che è una versione diversa del colloquio obbligatorio con i militanti antiabortisti che il MPV chiede da tempo. Anche qua, basta leggere la 194 che non prescrive consulenze psicologiche o psichiatriche obbligatorie nemmeno per l’aborto dopo il novantesimo giorno, quando la motivazione è un “grave pericolo per la salute psichica della donna” e l’aborto è solitamente fatto con le sole prostaglandine. De resto non si capisce perché una donna, a differenza dei maschi, non possa decidere da sola per le questioni che la riguardano: dove sono finiti i rappresentanti delle pari opportunità?”

il Gengis
10-08-09, 15:52
Ru486/Torino: Sintesi conferenza stampa radicale con Silvio Viale

Torino, 4 agosto 2009

Ha introdotto la conferenza stampa Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato Nazionale Radicali Italiani): “Siamo qui, nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, non a caso: l’Associazione nacque nell’autunno del 2000 e proprio in quei mesi prese l’avvio a Torino l’iniziativa radicale per l’introduzione dell’aborto farmacologico in Italia, che si è conclusa giovedì scorso con il “via libera” dell’AIFA. In questi quasi nove anni, l’Associazione Aglietta ha coadiuvato l’opera del Dr. Silvio Viale, che ne è stato segretario e ne è oggi il presidente, con manifestazioni, con materiale informativo, con appositi link sia sul suo sito (Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)) sia sul sito di Radicali Italiani (RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)). Il fronte clericale è sconvolto; finora, avevano sempre condotto loro l’iniziativa, ora devono giocare di rimessa, devono sguinzagliare i loro Azzeccagarbugli, ma sanno di aver perso la partita”.



Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani): “E’ una vittoria radicale, di un’organizzazione politica che ha accompagnato e sostenuto quotidianamente Silvio Viale nella sua lotta. Ricordo che stiamo parlando dell’attuazione, finalmente, 31 anni dopo, di quanto scritto nell’art. 15 della Legge 194 del 1978, che impone alle regioni di promuovere l’aggiornamento del personale sanitario “sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”. E ricordo anche che tutto iniziò nel novembre del 2000, quando, da consigliere regionale radicale del Piemonte (con il collega Carmelo Palma) richiedemmo all’allora assessore regionale alla Sanità, Antonio D’Ambrosio (medico cattolico antiaborista di AN, Giunta Ghigo), se il ricorso all’aborto farmacologico era contemplato dalla legge 194, ricevendo una pronta risposta affermativa. Da quella risposta è partito l’iter che si è concluso ora. Infine, volevo segnalare la proposta di legge, elaborata da Viale stesso e altri medici, presentata dal sottoscritto nella passata legislatura e ripresentata in questa dall’on. Farina Coscioni (C. 276): una proposta di riforma della legge 194 volta a garantire la presenza nelle strutture che praticano le IVG di almeno il 50% di personale non obiettore”.



Silvio Viale (ginecologo Ospedale S. Anna di Torino, primo sperimentatore in Italia della RU486, membro della Direzione Associazione Luca Coscioni e del Comitato Nazionale di Radicali Italiani, presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

“Innanzitutto, volevo ringraziare coloro, fra cui tante donne, che mi hanno inviato attestati di solidarietà. Purtroppo, abbiamo accumulato in questa vicenda vent’anni di ritardo; era il 1988 quando la clinica Mangiagalli di Milano testò la pillola RU486; si poteva introdurre già allora l’aborto farmacologico. Dedico questa vittoria al Dr. Giorgio Conciani, protagonista della battaglia per la legalizzazione dell’aborto e antesignano di quella per l’eutanasia.

Persino Eugenia Roccella ha dovuto riconoscere che non si può fare il ricovero coatto delle donne tra la prima e la seconda assunzione dei farmaci abortivi. Il ricovero obbligatorio non è previsto in nessun Paese dove la RU486 è legale ed è dannoso psicologicamente per la donna; la si vuole colpire e colpevolizzare. Basta con la retorica de “lo Stato deve essere accanto alla donna”; l’aborto è una questione privata e personale.

Il “test psicologico” è una frottola colossale. Vale solo per le pazienti donne? Si ritiene la donna incapace di decidere? Vogliamo tornare alla posizione di supremazia del maschio, prima della riforma del diritto di famiglia nel 1975? La valutazione psicologica c’è già; il “consenso informato” c’è già. Il registro degli interventi eseguiti c’è già.

Roccella e compagni si assumano la responsabilità politica di vietare la RU486; altrimenti tacciano e lascino lavorare chi conosce i problemi perché gli aborti li fa. E li fa non perché è ideologicamente pro-aborto ma perché si considera un servitore dello Stato, uno che applica una legge dello Stato, proprio come i carabinieri!”.



Ha concluso la conferenza stampa Alessandro Frezzato (presidente Cellula Coscioni di Torino), ricordando che “l’introduzione della RU486 avvicina l’Italia all’Europa e rappresenta un’affermazione della libertà della persona, dell’individuo”.





Viale

il Gengis
10-08-09, 15:53
RU486, Mellano e Manfredi: posizione presidente Bresso misurata e ragionevole. Il Piemonte puo’ utilizzare l’avviamento del S. Anna e il protocollo operativo emiliano.

6 agosto 2009

Ieri la Presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha così brevemente commentato l’introduzione in Italia della pillola abortiva RU486: «Dal punto di vista etico non vedo differenza fra aborto chirurgico e medico. Noi facciamo tutto il possibile per ridurre il numero degli aborti, per aiutare le donne e informarle sulle possibilità che hanno in caso di una gravidanza difficile. Per chi decide di non portare a termine la gravidanza facciamo tutto il possibile per essere d’aiuto e credo che la Ru486 darà un’opportunità in più affinché la donna sia nelle migliori condizioni sanitarie e psicologiche. Se non ci daranno disposizioni non mi sentirei di darne io, se non di rispettare la legge 194, e così per il protocollo. Senza, il modo migliore sarà seguire la volontà della donna supportata dal medico, secondo la legge 194». (“La Stampa”, 6/08/09).



Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato Nazionale Radicali Italiani) hanno così commentato la dichiarazione della presidente Bresso:



Le parole della Bresso sono da apprezzare sia per il contenuto sia per la misura, considerato che dal campo clericale continuano ad arrivare incitamenti alla mobilitazione e a prendere le armi (vedi appello di ieri di Giuliano Ferrara sul “Foglio”).

Il Piemonte, rispetto al compito di assicurare l’opportunità dell’aborto farmacologico nei suoi ospedali, non è all’anno zero; direttori generali, direttori sanitari, medici, infermieri possono attingere all’esperienza maturata presso l’Ospedale S. Anna di Torino, grazie al “pioniere” Silvio Viale, grazie alle maestranze dell’ospedale, grazie all’attenzione del DG Walter Arossa. E a proposito di direttori generali, vogliamo sottolineare la presa di posizione, forte e chiara, del Dr. Claudio Macchi (DG Azienda Ospedaliera di Novara), che aveva già fornito la propria disponibilità ben prima del pronunciamento dell’AIFA.

Guardando alle esperienze di altre regioni, è doveroso citare quella dell’Emilia-Romagna, che ha redatto un apposito protocollo operativo, citato dallo stesso ministro Sacconi nella Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194/78; tale protocollo prevede per la donna due accessi in day-hospital a distanza di due giorni per la somministrazione dei due farmaci abortivi, oltre a una visita ambulatoriale di controllo dopo 14 giorni. Nel 2007, su 563 IVG eseguite in Emilia con la RU486, solo per una è stato disposto un ricovero di due giorni; solo in 37 casi (6,6%) alla procedura farmacologia ha fatto seguito una revisione di cavità per mancato o incompleto aborto (dalla Relazione citata, pagg. 3 e 4).

In conclusione, dopo che la politica ha discusso aspramente sul tema per almeno nove anni, dopo che l’AIFA (dopo un esame durato 628 giorni), ha preso atto, finalmente, che un farmaco utilizzato da trent’anni da milioni di donne in tutto il mondo non poteva più essere negato alle donne italiane, è ora che il mondo della sanità sia messo nelle condizioni di operare con serenità, nel pieno rispetto della legge 194 del 1978, che all’art. 15, lo ricordiamo per l’ennesima volta, prevede l’aborto farmacologico”.



Roma, 6 agosto 2009





Per approfondimenti:



Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)



RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

il Gengis
10-08-09, 15:53
RU486, Viale alla Curia vescovile: i medici piemontesi (e italiani) sono pressoche’ unanimi sulla RU486

7 agosto 2009

Di fronte alla posizione ufficiale della Curia torinese contro la RU486, Silvio Viale ricorda come dalle fonti di stampa i medici piemontesi siano pressoché unanimi sulla RU486 e così pure i medici in tutta Italia.



Silvio Viale ha dichiarato:

"Di fronte alle posizioni ufficiali della Curia torinese contro la RU486 e paradossalmente a favore dell'aborto chirurgico, con approssimazioni scientifiche faziose e disinformate, ci tengo a precisare come il giudizio dei medici piemontesi sulla RU486 sia pressoché unanime, indipendentemente dalle proprie posizioni personali e/o politiche sull'aborto. Infatti, comunque la si intenda, la RU486 è comunque un farmaco innovativo che è il linea con il progresso scientifico di tutti campi della medicina. La curia fa bene a ribadire la sua posizione contro l'aborto e fa bene a ricordarlo ai cattolici, affinché sappiano decidere bene qualora finissero in tentazione, ma fa male ad opporsi al progresso scientifico. Come conferma la storia della medicina, la Chiesa è sempre giunta in ritardo sulla scienza e ha sempre dovuto chiedere scusa. Prima o poi dovrà chiedere scusa alle donne per il ruolo subalterno a cui le vuole condannare. La posizione pressoché unanime dei medici piemontesi, ma aggiungerei di tutta Italia, dovrebbe farla riflettere. In particolare dovrebbe far riflettere la difficoltà con cui si fatica a trovare ginecologi disposti a pronunciarsi contro la RU486, anche tra quelli che non fanno e non farebbero gli aborti e si dovrebbe lasciare che i medici che fanno gli aborti possano lavorare in scienza e coscienza. Come ho detto più volte, noi non siamo collocabili a favore o contro l'aborto. Qualunque siano le nostre convinzioni personali o politiche, siamo semplicemente dei servitori dello Stato, che permettono l'applicazione di una legge dello Stato. Come per i Carabinieri e gli altri corpi dello Stato gli attacchi alla nostra funzione sono ingiusti."



Torino, 7 agosto 2009.



(Silvio Viale

il Gengis
10-08-09, 15:54
Asti, Grizzanti (Ass. Aglietta): bene il sindaco Galvano su eutanasia ed RU486, ora registro dei testamenti biologici in Comune

7 agosto 2009

In merito all’intervista al Sindaco di Asti Giorgio Galvagno, pubblicata su La Nuova Provincia del 7 agosto 2009, in cui egli si ritiene a favore della libertà di scelta individuale su eutanasia, testamento biologico ed aborto (anche con la pillola RU486), Salvatore Grizzanti, coordinatore provinciale dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, dichiara:

“Non posso che accogliere con estremo piacere l’ intervista apparsa oggi sulle colonne de La Nuova Provincia. Le parole del Sindaco rafforzano la mia convinzione che anche nel Popolo della Libertà ci sia una forte presenza laica alla quale, fino ad oggi, non è ancora stata data voce. Dopo le belle parole di Galvagno mi piacerebbe che al Comune di Asti fosse istituito un registro delle dichiarazioni anticipate di volontà relative ai trattamenti sanitari così da dare valore legale ai testamenti biologici dei cittadini astigiani.

L’Associazione radicale Adelaide Aglietta ha raccolto le firme per presentare, in tal senso, un proposta di delibera di iniziativa popolare al Comune di Torino; ad Asti lancio un appello al Sindaco, ai membri della Giunta ed a quelli del Consiglio: siamo pronti a collaborare a questo obbiettivo.”

Asti, 7 agosto 2009

Salvatore Grizzanti

Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

Radicali Asti (http://www.radicaliasti.blogspot.com)

il Gengis
10-08-09, 15:54
RU486, Mellano e Manfredi: indagine parlamentare? Un film già visto, e nemmeno dei migliori.

7 agosto 2009

Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato Nazionale Radicali Italiani):

La proposta dell’on. Gasparri di istituire di svolgere un’indagine parlamentare sulla RU486 è un film già visto e nemmeno dei migliori. Nel novembre 2005, a tre mesi dall’avvio della sperimentazione della pillola abortiva all’Ospedale S. Anna di Torino e dopo che l’allora ministro del centrodestra Francesco Storace aveva cercato inutilmente di bloccare Viale e compagni, il segretario dell’UDC, Lorenzo Cesa, se ne uscì con la proposta di una commissione d’inchiesta parlamentare sull’attuazione della legge 194, tanto per prenderla alla larga.

A tambur battente (le elezioni politiche erano vicine e il centrodestra, anche allora, ci teneva a far bella figura col Vaticano), presso la Commissione Affari Sociali della Camera, si tennero, da metà dicembre 2005 al 31 gennaio 2006, una serie di audizioni di associazioni, soprattutto cattoliche (ma l’11 gennaio 2006 furono auditi anche Silvio Viale, Mirella Parachini e Marco Cappato per l’Associazione Coscioni). Infine, fu redatto un documento conclusivo, di cui forniamo in calce il link all’on. Gasparri, così può ripassare la lezione e fare nuovamente bella figura presso le gerarchie vaticane. Perché è solo questa l’utilità dell’indagine parlamentare! Sulla RU486 chi si vuole informare ha da anni a disposizione tutte le informazioni; non c’è bisogno di alcun supplemento di inchiesta.

Se il centrodestra vuole bloccare la RU486, non inventi alibi; ha tutti i numeri per fare una legge in Parlamento o per emanare un decreto-legge. Non lo fa perché sa di aver perso la partita politica; e il Vaticano non glielo perdona.

Roma, 7 agosto 2009

Per approfondimenti:

http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/bollet/200601/0124/pdf/12.pdf

“RU486: proposta indecente?”

pubblicazione dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, marzo 2006, di Andrea Carapellucci, prefazione di Silvio Viale, scaricabile da questo link:

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

il Gengis
10-08-09, 15:55
RU486, Viale: grazie a Fini c’è anche una destra presentabile

Torino, 9 agosto 2009

“Se Gasparri vuole abolire la 194 e vietare l’aborto lo dica, perché l’ostracismo sulla RU486 finirà solo per coprirlo di ridicolo. Gli italiani non sono fessi.”

A dichiararlo è Silvio Viale, che come esponente radicale, apprezza l’atteggiamento istituzionale di Fini in linea con quella della destra europea. Silvio Viale, che afferma di essere pronto per ogni battaglia, ha dichiarato:

“Non mi risulta che in venti anni di aborto medico in Europa o in USA, con l’eccezione di qualche Gasparri di turno, i governi o le opposizioni di destra abbiano svolto indagini parlamentari sulla RU486. Anzi, nel 2007, la Commissione Europea approvo all’unanimità la revisione della scheda tecnica, che ha uniformato le indicazioni per il mifepristone in Europa. Personalmente non temo alcuna indagine di chicchessia, essendo le ragioni scientifiche sempre più forti, come dimostra il fatto che le polemiche hanno incrementato il consenso del mondo scientifico e dell’opinione pubblica. Credo che Gasparri debba farsene una ragione – sono io che la userò, e non lui, che dovrei temere i disastri che lui pavent – e debba ringraziare Fini che dimostra come anche in Italia ci possa essere una destra presentabile, emancipata dalla subordinazione politica allo Stato della Città del Vaticano.”

Torino, 8 agosto 2009.

(Silvio Viale

il Gengis
10-08-09, 15:55
RU486, Mellano e Manfredi: ottima presa di posizione di Veronesi, ma non realistica sua analisi su movimento delle donne. Si sono persi vent’anni sulla pillola perche’ quel movimento non c’e’ piu’.

10 agosto 2009

Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) hanno dichiarato:

L’intervento pubblico del Prof. Umberto Veronesi a favore della pillola RU486 è, naturalmente, da salutare con favore; anche questa volta Veronesi non ha peccato di omissione, come non aveva peccato in passato, quando si era schierato apertamente su temi forse ancora più scomodi quali la critica al proibizionismo sulle droghe o l’eutanasia.

Proprio il rispetto e l’attenzione che nutriamo nei suoi confronti ci portano a non peccare nemmeno noi di omissione e ad affermare che la sua esaltazione dell’inarrestabile progredire del “pensiero femminile” in Italia, a partire anche dalla introduzione della RU486, sia semplicistica e fuorviante.

Ci dispiace dirlo, ma la lotta per la RU486 è stata portata avanti, per nove anni, in questo Paese, da un uomo, il Dr. Silvio Viale, affiancato all’Ospedale S. Anna di Torino da altri colleghi maschi, e sostenuto da una forza politica, il Partito Radicale (a Torino, l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta), composto da uomini e donne, senza particolari sottolineature di genere.

Ci dispiace dirlo, ma il “movimento delle donne”, in Italia, non esiste. E’ proprio la sua inesistenza una – certo non la sola - delle ragioni per cui la pillola RU486 è stata introdotta in Italia nel 2009 e non già nel 1989; per cui il 70% dei ginecologi ospedalieri è obiettore; per cui al 54,7% delle donne calabresi che si sono sottoposte all’aborto nel 2007 è stato applicato il raschiamento e non il meno doloroso e più sicuro metodo Karman; per cui i consultori sono ridotti in condizioni penose e la pillola del giorno dopo non può essere venduta in farmacia.

Nell’autunno 2005, grazie al dibattito politico seguito alla sperimentazione della RU486 presso l’Ospedale S. Anna di Torino, nacque un cartello di Associazioni femminili/femministe dal nome significativo: “Usciamo dal silenzio”. Il 14 gennaio 2006, decine di migliaia di donne (e uomini) manifestarono a Milano in difesa delle legge 194. Sono passati oltre tre anni, ma di quel movimento è rimasto un sito Internet non aggiornato.

E’ troppo sperare che dalle iniziative che dovranno essere incardinate in ciascuna Regione affinché la RU486 diventi disponibile concretamente negli ospedali nasca nuovamente un “movimento delle donne” in grado di riprendere tutti i problemi sul tappeto e di lottare qui ed ora, senza chiusure corporative, settarie o, peggio, partitocratriche?

Roma, 10 agosto 2009

Per approfondimenti:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Burton Morris
28-08-09, 15:05
RU486, Iervolino: Alemanno proponga un’indagine conoscitiva sugli ospedali romani e la pillola del giorno dopo

Roma, 27 agosto 2009

• Dichiarazione di Massimiliano Iervolino membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani

Vorrei ricordare al Sindaco di Roma che la pillola RU486 è commercializzata negli Stati Uniti e in quasi tutta Europa, inoltre la letteratura scientifica è piena di articoli che spiegano le modalità di funzionamento del farmaco, altro che metodo poco noto! Alemanno lancia un allarme infondato sulla conoscenza limitata della pillola abortiva per tentare in qualsiasi modo di bloccare la decisione dell’Agenzia italiana del farmaco pur di compiacersi il Vaticano. Se il Sindaco si preoccupasse veramente della salute delle donne proporrebbe un’indagine conoscitiva sulla situazione degli ospedali romani dove, nel 50% dei casi, è impossibile ottenere la prescrizione della “pillola del giorno dopo”, contro ogni legge sulla salute e la pelle delle donne.

Burton Morris
28-08-09, 15:06
Ru486, Iervolino: Le nostre battaglie “ideologiche” hanno reso l’Italia un paese più europeo, più civile!

Roma, 27 agosto 2009

• Dichiarazione di Massimiliano Iervolino membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani

Le battaglie sull’aborto, sull’obiezione di coscienza, sul divorzio e sulla libertà di ricerca scientifica sono battaglie ideologiche? Ma cosa dice l’On. Gazzellone? Ma se proprio grazie ad alcune battaglie vinte dai radicali il nostro è un Paese più civile, più europeo e meno teocratico. E’ proprio nei paesi maggiormente sviluppati che la Ru486 è commercializzata senza alcun problema. Questo deve far riflettere!. Per quanto riguarda la Regione Lazio e le disfunzioni sulla prescrizione della “pillola del giorno dopo” voglio precisare che né l’ex Governatore Storace, né l’attuale Marrazzo, hanno saputo e voluto risolvere i gravi problemi che migliaia di donne vivono sulla propria pelle.

il Gengis
21-09-09, 22:40
Torino: prosegue la presenza dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta con uno stand alla festa del PD
Igor Boni: "Mercedes Bresso e Ignazio Marino hanno visitato lo stand radicale”

Torino, 1 settembre 2009

• Dichiarazione di Igor Boni (Segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta)

Per la prima volta i Radicali sono presenti a Torino all’interno della festa del PD, con uno stand organizzato dall’Associazione radicale Adelaide Aglietta. Stiamo utilizzando questa occasione per rivendicare la nostra storica vittoria sulla RU486 e per raccogliere firme sulla petizione radicale che chiede al Parlamento una legge sul testamento biologico, rispettosa delle volontà dei singoli, senza imposizioni da parte dello Stato. Ai cittadini chiediamo inoltre di sottoscrivere un appello alle Istituzioni affinché venga finalmente risolta la questione dei rifugiati politici a Torino, nel pieno rispetto dei diritti umani, della dignità delle persone e delle convenzioni internazionali sottoscritte dal nostro Paese. Ai militanti e dirigenti del PD, a tutti i partecipanti alla festa, proponiamo l’intero repertorio delle lotte radicali, da quelle sulle libertà economiche e sulla riforma del mercato del lavoro, fino a quelle classiche sui diritti civili e umani, in Italia e nel mondo. Un ringraziamento lo voglio rivolgere in particolare a Mercedes Bresso e Ignazio Marino che nei giorni scorsi hanno fatto visita al nostro stand e a Caterina Romeo e Carlo Chiama (segretari provinciale e cittadino del PD) che ci hanno consentito questa opportunità.

Per informazioni: Boni (348/5335309)

il Gengis
21-09-09, 22:40
Botta e Rep. al biotestamento

• da Il Riformista del 2 settembre 2009, pag. 1

di Alessandro De Angelis

No, Silvio Berlusconi non molla. Questa volta la tregua, col Vaticano - e non solo - la vuole negoziare lui. Del resto sono giorni che ha dato via libera alla resa di conti contro tutti quelli che hanno gettato benzina sul fuoco del sexgate. Un attacco che parte dalla campagna contro i «finti moralisti» guidata da Feltri. Contro i quali il premier ieri non ha rinunciato a dire la sua, suonando lo stesso spartito. Proprio lo stesso: «Repubblica è un super partito politico di un editore svizzero e con un direttore dichiaratamente evasore fiscale». E ancora: «Per questo non ho risposto alle dieci domande, non perché non possa rispondere o abbia difficoltà a farlo, ma perché vengono da un giornale così». Ma l’attacco non riguarda solo la carta stampata. Ai fedelissimi il premier ha fatto capire che non è il tempo delle colombe. Su nessun dossier. Dice uno di loro: «Non c’è nessun prezzo da pagare al Vaticano per la riconciliazione perché non c’è una riconciliazione da fare. La segreteria di Stato ha dato più di un segnale di apertura». In questi giorni il premier è sempre più convinto che è necessario un cambio di passo. Tanto che - sarà la suggestione del luogo - ieri da Danzica ha ribadito, nella sostanza, la linea dura. Negando il quasi incidente diplomatico con Oltretevere: «Leggo cose su una distanza e difficoltà tra Vaticano e governo che non sono mai esistite e che non esistono perché il governo non ha nessuna responsabilità per quello che è successo e nelle diatribe giornalistiche che si sono verificate». Già, solo diatribe giornalistiche. Dalle quali formalmente si è tirato fuori, ma senza prendere le distanze più di tanto dal Diretùr del Giornale. Eppure ai piani alti della Cei hanno chiesto la testa di Feltri. Per Berlusconi «Vittorio» continua ad avere pieno mandato a bombardare gli avversari. In attesa che arrivi lo scalpo di Boffo. Al tempo stesso il Cavaliere ha fatto capire (alla segreteria di Stato) che sul biotestamento il Pd1 non è più, come nei mesi scorsi, a trazione teocon: «Il nostro mento - ha proseguito il premier parlando a Danzica - sarà come sempre quello della libertà di coscienza su un terna così importante». Praticamente un pugno di ferro in un guanto di velluto. Soprattutto dopo che i capigruppo Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello avevano alzato le barricare contro Gianfranco Fini. O dopo che il presidente del Senato aveva difeso, davanti a Cl, il testo uscito dal Senato. Certo, la linea della libertà di coscienza è quasi obbligata, visto che il testamento biologico non fa parte del programma di governo. E che il Pdl su questi temi ha sempre lasciato liberi i parlamentari. Dietro le parole del premier però - dicono a microfoni spenti i suoi - c’è di più, oltre al realismo di chi sa che il suo gruppo parlamentare non ha una posizione univoca. Non solo Berlusconi, dal punto di vista tattico, vuole evitare il voto segreto su questi temi. Ma di fatto il premier ha archiviato la stagione delle colombe del Pdl. Di quelli cioè, da Fabrizio Cicchitto a Gaetano Quagliariello a Maurizio Gasparri, che pensavano di compensare le trasgressioni del Cavaliere assumendo la linea della Chiesa sui temi eticamente sensibili. Perché Berlusconi, rinfrancato dalla controffensiva feltriana, ritiene che non ha nulla di cui scusarsi. Proprio nulla. E che con la Chiesa si può parlare. Ma nulla è dovuto. Proprio nulla. Difficile che possano fargli cambiare idea quelli che, come Paolo Bonaiuti e Gianni Letta, gli avevano suggerito di rispondere alle dieci domande di Repubblica. Anche se continuano ad avere i canali di dialogo aperti con Oltretevere. Il Cavaliere non ha tutta questa fretta di far pace con Dio. Meglio: con i preti. Non è un caso che nei giorni scorsi prima ha fatto sapere a Fini per vie informali che non era stupito della sua uscita sul biotestamento alla festa del Pd. E che comunque - mentre i teocon del suo partito gli lanciavano strali contro - non la considerava né un ostacolo né un danno. Poi i due si sono sentiti per fare un punto sulla ripresa. E fonti informate parlano di un clima di grande cordialità. A sentire la cerchia ristretta, Berlusconi sul testamento ha tutta l’intenzione di tirarla per lunghe. Non solo. Vuole pure evitare toni da crociata come ai tempi del Senato, e del caso Englaro. Un cambio di rotta niente male. Del resto, non è difficile rinviare tutto a tempi più propizi. Il dibattito in commissione si annuncia lungo. E l’agenda parlamentare (giustizia, intercettazioni, finanziaria) - si annuncia fitta. Volendo (e Silvio vuole), una palude. In verità, Berlusconi ha deciso di inserirsi nel varco che si è aperto tra segreteria di Stato e Cei per trattare, a caso chiuso, da una posizione di forza. Dei tre "contentini" che le colombe del suo partito hanno offerto alla Chiesa - il biotestamento, una commissione di inchiesta sulla pillola Ru486, i fondi alle scuole private - è sicuro solo il terzo. Tanto che la Gelmini ha già chiesto i soldi a Tremonti. Mentre il premier non ha alcuna intenzione di presentare come sua l’iniziativa di Gasparri sulla pillola abortiva. D’altra parte Berlusconi è convinto che con la Chiesa è in credito. O, detta in altri termini, che l’ingiustizia l’ha subita lui con gli attacchi di questi mesi. Ai suoi ha spiegato: «Siamo noi, e non da oggi, coloro che garantiscono i valori della Chiesa cattolica. Di là ci sono i comunisti di sempre, anche se hanno cambiato nome, e quei cattolici tipo la Bindi e Franceschini che sono ancora più estremisti». Quelli «di là» sarebbero i fautori dei Dico, del divorzio breve, della fecondazione assistita. Ovvero interlocutori inaffidabili. Una conferma gli arriverebbe anche dai sondaggi di cui è in possesso, che testimonierebbero un alto gradimento (dei cattolici) verso il governo, a partire dalle politiche sull’immigrazione. Un elemento in più che lo incoraggia a tenere la linea dura.

il Gengis
21-09-09, 22:41
Ma sulle questioni etiche una mediazione è possibile

• da Il Giornale del 2 settembre 2009, pag. 4

di Fabrizio Cicchitto

Il centrodestra moderato e riformista, che in Italia si chiama Pdl, ha fra i suoi aspetti fondamentali l’incontro fra cattolici e laici. Chi volesse stravolgere questa elementare realtà farebbe solo danni. Di conseguenza bisogna superare le attuali difficoltà sul terreno del confronto ideale e dei contenuti programmatici.

Infatti bisogna evitare che nel Pdl si verifichi, come invece è avvenuto nel Partito Democratico, uno scontro fra «laicisti» e «integralisti». Nel Pdl esistono un grande numero di laici non anticlericali e di cattolici non integralisti: sul carisma di Berlusconi e anche sul loro incontro per molti anni Forza Italia ha basato la sua azione politica; in un contesto diverso per ragioni storiche assai chiare, An si è fondata sulla leadership di Fini e sulla convergenza di cattolici e di laici. Se questo incontro fra cattolici e laici ha funzionato con Forza Italia e con An, a maggior ragione esso deve funzionare oggi nel Pdl.

Nel Pdl fra i cattolici e i laici che sono moderati e riformisti esistono valori comuni sul terreno del garantismo e della ricostruzione in Italia dello Stato di diritto, della famiglia, dell’economia sociale di mercato (e i conseguenti temi della sussidiarietà, della partecipazione, di un welfare rivisitato), della valutazione del quadro internazionale e della politica estera (stretta alleanza con gli Usa e con Israele, rapporti positivi con gli Stati arabi moderati, lotta al fondamentalismo e al terrorismo islamici, rilancio dell’Europa). È invece possibile, come è avvenuto nel passato (ad esempio su alcuni aspetti della legge sulla fecondazione assistita in parte corretti da una pronuncia della Corte Costituzionale riguardanti il limite dei tre embrioni e il divieto di analisi di preimpianto), una diversità di opinioni su temi della bioetica. Su di essa va esercitato il metodo, oggi un po’ desueto, della mediazione. Adottando questo metodo ci si deve misurare con alcune questioni che stanno sul tappeto quali l’adozione della pillola abortiva Ru486 e il testamento biologico.

Per ciò che riguarda la Ru486 a nostro avviso è difficile non prendere atto del deliberato dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che, fino a prova contraria, è una commissione tecnica e neutrale al di sopra o al di fuori delle parti. In secondo luogo non si può trascurare che questa pillola è adottata da tempo in molti Paesi. Di conseguenza è bene che il governo adesso ne regolamenti l’uso e proprio attraverso il regolamento ne realizzi la congruità con la legge 194. A latere può svolgersi l’indagine conoscitiva della Commissione Sanità del Senato. Per ciò che riguarda la legge sul testamento biologico, approvata dal Senato dopo un libero dibattito e votazioni a scrutinio segreto, va detto che essa non può esser definita come «clericale» perché comunque si fonda su una mediazione di fondo fra cattolici e laici perché da un lato comprende quell’autodeterminazione originariamente contestata alla radice dai cattolici (e una parte sia pur minoritaria di essi ha mantenuto questa obiezione) e dall’altro il divieto di bloccare l’idratazione e l’alimentazione contestata da una parte dei laici (non dal sottoscritto e da altri laici che non possono dimenticare le sofferenze di Terry Schiavo). Per queste ragioni di fondo, ovviamente qui sopra solo accennate, il testo del Senato va liberamente discusso alle Camere, può essere emendato in modo attento, ma non stravolto nella sua logica di fondo. Tutto ciò se, come abbiamo detto all’inizio, il confronto è fra cattolici liberali e laici non anticlericali. Se invece il confronto diventa uno scontro fra integralisti e laicisti oppure se esso viene caricato di contenuti politici non attinenti alla materia, ciò sarebbe, a nostro avviso, un gravissimo errore. Di conseguenza su tutta questa tematica va aperto un confronto sereno che deve avere anche la consapevolezza che l’iniziativa legislativa non è stata provocata dalle forze politiche che hanno approvato al Senato la legge che oggi è in discussione alla Camera.

Di per sé sarebbe infatti discutibile che questa materia fosse regolata per legge e non affidata al buon senso e alla sofferenza vissuta nel corso di drammatiche esperienze di vita di chi sta sul campo, cioè il malato, i medici, i famigliari. È stato però Peppino Englaro che, rivolgendosi ripetutamente alla magistratura e ottenendo alla fine una sentenza, ha costretto il Parlamento a legiferare su una materia che non poteva essere lasciata a decisioni inevitabilmente fra loro contraddittorie di singoli magistrati e che, a quel punto, richiedeva l’intervento del legislatore.

il Gengis
21-09-09, 22:42
RU486 - Tempi, Viale: falso scoop del settimanale. Gasparri da querela. Leggete la 194.

Torino, 2 settembre 2009

“Il settimanale Tempi ha scoperto l’acqua calda con un falso scoop. Che in Italia le donne non stiano in ospedale è ampiamente noto. Nell’ultimo anno l’ho detto in congressi scientifici a Roma, Firenze e Modena, e l’ho ripetuto in tutte le occasioni. Non era un segreto, non viola la legge 194 e, cosa più importante, da un punto di vista sanitario non comporta, e non ha comportato, più problemi del’aborto chirurgico.”

Ad affermarlo, replicando all’inchiesta del settimanale Tempi sulla RR486 in edicola domani, è Silvio Viale.

Il ginecologo torinese ha poi proseguito:

“Da quanto riportato nel servizio sono chiare due cose. La prima è che la finta paziente ha solo chiesto informazioni, in particolare se avesse dovuto rimanere in ospedale, senza attivare alcuna delle procedure previste dalla 194. La seconda che nella redazione del settimanale Tempi non hanno mai letto la 194 e devono conoscerla solo per le dichiarazioni di agenzia di Gasparri. Non sorprende, peraltro, che proprio Gasparri abbia subito rilanciato la sua proposta di un’inchiesta sulla Ru486 accusando gli operatori di “somministrarla senza cautele”. Sarebbe da querela, ma preferisco lasciare perdere perché io non temo la prova del nove della pratica clinica e perché la sua commissione è destinata a finire nel ridicolo. Attendo con trepidazione il giorno in cui dovrà convocare l’EMEA, l’OMS e i responsabili della sanità dei paesi che utilizzano la RU486 da un ventennio. Voglio solo ricordare alla redazione di “Tempi” come la 194, all’articolo 8, dica che “l’interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico ginecologico presso un ospedale generale” e che le leggi valgano per quello che c’è scritto. Sorvolando sul fatto che “presso” debba riferirsi al “medico del servizio ginecologico”, il fatto che “l’interruzione” (cioè l’azione abortiva attiva) sia “praticata” “presso un ospedale generale” non implica che la donna debba rimanere in ospedale al di là delle esigenze cliniche. Più avanti, sempre all’articolo 8, prevede la possibilità di “poliambulatori pubblici” e conclude con un eloquente “se necessario, il ricovero”. Che l’aborto medico sia incompatibile con la 194 è raccontato dalla propaganda antiabortista e ripreso da chi la condivide o non ha mai letto la legge. Basti citare che le inchieste di Torino (Ospedale S.Anna) e Milano (Ospedale Buzzi) sono state archiviate, che nessuna donna è stata indagata come non è stata aperta alcuna indagine della magistratura nelle altre regioni che l’hanno utilizzata (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Provincia di Trento).”

il Gengis
21-09-09, 22:44
Intervista a Mirella Parachini: Ru486, tanta disinformazione

• da Left del 4 settembre 2009, pag. 37

di Simona Nazzaro

Mirella Parachini, ginecologa, membro della direzione nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e presidente della Fiapa, Federazione internazionale di operatori di aborto e contraccezione, interviene sulla querelle sorta sulla Ru486.

Al meeting di Rimini, Il ministro Sacconi ha dichiarato sulla Ru486 che «devono essere individuati tutta una serie di presidi e di forme di monitoraggio per verificare che non si riproduca quella solitudine della donna che la legge 194 ha concorso a evitare». Tutta questa premura non contrasta con la battaglia anti Ru486 del Governo?

Secondo me c’è un errore di base. In questo dibattito si contrappone l’aborto medico a quello chirurgico ma trattandosi di un problema di salute bisognerebbe contrapporre aborto sicuro a quello non sicuro. È un errore di concetto. Non si può continuare a presentare l’aborto medico come una procedura "priva di sicurezza". Il ministro Sacconi e la sua sottosegretaria si preoccupano tanto della salute delle donne ma proprio il giorno in cui Sacconi ha rilasciato questa dichiarazione, il 26 agosto, è apparsa la notizia di una donna romena di Monopoli in gravissime condizioni dopo un aborto clandestino. Il ministro ha ragione sulla necessità di mettere a punto il percorso medico da seguire perla Ru486, così come avviene per l’aborto chirurgico. E bisogna ricordare che il counselling per l’aborto medico, dal primo momento della richesta di Ivg fino alla visita di controllo è più impegnativo che nell’aborto chirurgico, come sanno tutti gli operatori. A tal proposito, quando nel 1988 venne introdotto in Francia, all’inizio l’équipe parigina garantiva un servizio volontario di reperibilità telefonica. Sarebbe auspicabile peraltro un adeguato aggiornamento di tutti i medici, anche quelli obiettori di coscienza, per far fronte alle possibili situazioni nuove che si potranno verificare.

Negli anni 70 si colpevolizzava la donna che ricorreva all’aborto inteso come reato contro la stirpe, oggi perché vuole ricorrere all’uso della Ru486, con l’idea dell’aborto facile. Non è cambiato nulla in tutti questi anni?

Innanzitutto andrebbe ricordato che chi si batte per l’aborto medico, non è perché vuole che venga adottato sempre e comunque. Ci si batte per la libertà di decisione, per la possibilità di poter scegliere. Non tutti siamo uguali nelle reazioni in ambito medico. Le due metodiche permettono alle pazienti, a seconda di quelle che sono le loro paure e le loro certezze, di scegliere due percorsi diversi. La maggior parte dei medici che si occupano di Ivg e dispongono di entrambe le metodiche applicano dei criteri di valutazione caso per caso, informano la paziente delle varie possibilità e le chiedono di scegliere.

Questo avviene tutti i giorni, in tutti gli ospedali, per qualunque atto medico. Perché non deve avvenire in questo caso?

In molti Paesi in cui è stato introdotto l’aborto farmacologico si è temuto che questo comportasse un incremento maggiore del numero degli aborti. Diversi studi hanno dimostrato però l’infondatezza di questa tesi. L’ultimo è un articolo pubblicato nel numero di settembre sul giornale Obstetrics & Gynecology, rivista dell’American college of Obstetricians and gynecologists, in cui si argomenta con i dati l’erroneità di questa convinzione. E negli Usa, dal 2000 al 2007, cioè da quando è stato introdotto il mifepristone, nonostante l’aumento del numero di procedure mediche, non vi è stato un incremento del numero totale di aborti.

Da quando l’Alfa ha dato via libera alla vendita della Ru486, l’informazione per le donne è stata corretta, completa e sufficiente?

È opinione diffusa, perché questo è il messaggio che è passato e che hanno voluto far passare, che la pillola Ru486 sia pericolosa. Hanno condotto una campagna terroristica stravolgendo l’informazione. Mi è capitato recentemente, con una paziente prenotata per una Ivg: mi ha detto di essere contraria alla pillola abortiva perché "fa male". Di tanta disinformazione le era rimasto in mente questo messaggio.

il Gengis
21-09-09, 22:46
Intervista a Etienne-Emile Baulieu: "Il Parlamento e la pillola abortiva mondi che devono restare divisi"

• da QN del 10 settembre 2009, pag. 17

di Giovanni Serafini

La data della conferenza era stata decisa da tempo: ma adesso, nel pieno della polemica, l’intervento di Etienne-Emile Baulieu assume un significato particolare. Il ‘padre’ della pillola abortiva, la RU486, sarà a Roma per partecipare all’ottava edizione del ‘Congress of the European Society of Ginecology’, che si apre stamattina. Risponderà alle critiche emerse nel mondo cattolico a proposito dell’utilizzazione della pillola (approvata a fine luglio dall’Agenzia italiana del farmaco). E spiegherà, da scienziato qual è, che la RU486 non solo non è pericolosa, ma si sta rivelando addirittura benefica per combattere varie malattie, come i fibromi dell’utero e alcuni tipi di cancro.

Il suo studio, nel quartier generale dell’ospedale KremlinBicetre dove da mezzo secolo esercita la sua attività di ricercatore, è tappezzato di libri e pubblicazioni mediche, un tavolo immenso coperto di fascicoli, due segretarie in perenne fibrillazione: a 83 anni il professor Baulieu è più combattivo che mai.

Professore, in Italia troverà un po’ di bagarre sulla 486...

«Ah sì? E per quale ragione? E usata in tutto il mondo senza problemi. Perché l’Italia dovrebbe farle la guerra?».

Un argomento è che la pillola abortiva, stando alla prassi costatati negli ospedali italiani, viene identificata con l’aborto a domicilio.

«Il senso di questa critica mi sfugge. Una donna può benissimo prendere la RU486 a casa sua: quel che conta è che abbia avuto una prescrizione medica, che resti in contatto col medico e che in caso di problema vada subito a farsi controllare in ospedale».

Che cosa pensa della possibilità che il Parlamento, attraverso una commissione specifica, valuti l’opportunità di dare via libera alla RU486 e vigili sulla sua utilizzazione?

«Non vedo perché si debba chiamare il Parlamento a pronunciarsi: ci sono dei settori, come quello della medicina e della scienza, in cui la politica, alla pari della religione, non deve interferire».

Il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri, ha detto che «sostenere che la RU 486 è un farmaco significa affermare che la vita è una malattia». Lei che ne pensa?

«Mi sembra un sofisma: la pillola serve ad aiutare le donne, è al loro servizio. Tutto il resto non conta».

Altra critica, mossa dal ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna: la pillola abortiva rischia di diventare un metodo anticoncezionale, con il pericolo che il numero degli aborti aumenti.

«Nego nel modo più assoluto che questa pillola abbia fatto crescere il numero degli aborti. Non è accaduto in nessun paese al mondo, compresa la Cina».

Come essere sicuri che la RU486 sia utilizzata sempre in modo corretto, evitando gli incidenti, alcuni dei quali mortali, avvenuti recentemente?

«Ma questo vale per qualunque medicina: tutti i farmaci possono essere pericolosi e avere anche effetti letali, se usati nel modo sbagliato».

Professore, lei è cattolico? E’ credente?

«No. Io sono prima di tutto un medico».

Può capire che un medico cattolico sia ostile all’aborto?

«Certo: ma le sue convinzioni personali non possono contare più della salute di un paziente».

il Gengis
21-09-09, 22:47
Biotestamento, sadici per legge

• da L'Altro del 16 settembre 2009, pag. 1

di Beatrice Busi

Dopo la pausa estiva dei lavori parlamentari, la discussione sul testamento biologico è stata ripresa ieri alla Camera nella Commissione Affari Sociali, che licenzierà il testo base da votare in aula presumibilmente entro fine ottobre. Alla fine della riunione di ieri, la deputata pd Barbara Pollastrini ha chiesto a tutti di fare un passo indietro, «per farne, insieme, uno avanti», mentre la sottosegretaria Eugenia Roccella, ha ribadito che se ci sono margini di cambiamento, dovranno rispettare le impostazioni di fondo del testo uscito dall’aula del Senato. Ma se per il Pd, in commissione «si sta creando un nuovo clima», lo scenario politico sembra invece essersi incupito. Subito dopo le dimissioni di Boffo - e il conseguente affondamento della vecchia leadership della Cei, ancora troppo influente per i gusti dei vertici vaticani - il Presidente del Consiglio, per tranquillizzare i cattolici, aveva annunciato che la buona salute dei rapporti tra governo e Santa Sede sarebbe stata rafforzata proprio dalla legge sul testamento biologico. Come ha lucidamente commentato Chiara Saraceno su Repubblica, «non è chiaro chi uscirà vincitore dalla complessa partita che si sta giocando nel rapporto Stato (o meglio governo) e Chiesa cattolica in queste settimane, tra minacce, aggressioni, ricatti e promesse». Ma «se non è chiaro chi e come vincerà, è chiaro chi perderà: noi cittadini». La merce di scambio politico, infatti, è il diritto di tutte e di tutti di poter dire e decidere su di sé. La maggioranza, del resto, nonostante gli appelli del presidente della Camera Fini, è fermamente decisa a fare quadrato attorno al ddl Calabrò, approvato al Senato a fine marzo, un mese e mezzo dopo la morte di Eluana Englaro. Un testo, quello sulle "Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento" che contiene ben poco di ciò che il titolo proclama. Le categorie di alleanza terapeutica e di consenso informato, di cui le dichiarazioni anticipate dovrebbero semplicemente rappresentare un’estensione temporale, ne escono stravolte. Che senso ha, infatti, una legge sul testamento biologico, se poi lo si rende "non vincolante"? E se le dichiarazioni anticipate non sono vincolanti, perché costringerci a rinnovarle addirittura ogni tre anni? Di che genere di "alleanza" si tratta, se la relazione di cura è così sbilanciata dalla parte del medico da consentirgli di ignorare le disposizioni del paziente? A che serve il principio del "consenso informato", secondo il quale nessuno può essere sottoposto a un trattamento sanitario senza che abbia ricevuto tutte le informazioni e senza che abbia fornito il proprio libero consenso, se ci sono trattamenti sanitari che non possono essere rifiutati? Al Senato, la partita si è giocata tutta attorno alla bizzarra definizione dell’idratazione e della nutrizione artificiale come "sostegno vitale", anziché come "trattamento sanitario". Una definizione sulla quale ha deciso di convergere, pur traendone conclusioni opposte a quelle del governo, anche la maggioranza del Pd e che contraddice palesemente non solo il parere di diverse sentenze della Corte di Cassazione, ma soprattutto dei documenti degli organismi scientifici che si occupano, in particolare, di nutrizione artificiale. Alla Camera, gli scenari più realistici che si profilano all’orizzonte della discussione sono, a grandi linee, almeno due. Il ddl Calabrò potrebbe subire modifiche non sostanziali, concedendo un valore solo "simbolico" al biotestamento e rimandando, ancora una volta, la decisione definitiva a giudici e tribunali. Oppure, le modifiche potrebbero essere tali da rendere le Dat vincolanti per il medico, ma non per quanto riguarda la nutrizione e l’idratazione artificiale. E in questo caso, la parola potrebbe anche passare alla Corte Costituzionale. Del resto, la battaglia a colpi di emendamenti alla quale abbiamo assistito tra febbraio e marzo al Senato, non fa sperare niente di meglio. Le prove tecniche del piccolo Grande Centro, le cui fondamenta poggiano proprio sulle questioni "etiche", hanno già fatto parecchi danni. Il merito dell’emendamento che ha reso non vincolanti le Dat, infatti, va tutto all’Udc: l’obbligatorietà per il medico di tenere in considerazione il biotestamento è sparito dal disegno di legge grazie ad un emendamento firmato dal senatore Fosson. Così, con il pretesto di lasciare ai medici un margine di intervento "a fronte di nuove evidenze scientifiche", le Dat sono state trasformate in carta straccia. Un processo che è stato decisamente favorito dalle divisioni interne al Pd, spaccato proprio su nutrizione e idratazione artificiale. L’emendamento della maggioranza Pd, che ne ammetteva la sospensione "eccezionale" nel caso fosse espressamente richiesta dalla dichiarazione anticipata di trattamento, non venne firmato da Francesco Rutelli e Dorina Bianchi. Rutelli aveva quindi presentato un proprio emendamento che escludeva in assoluto la possibilità di includere nel biotestamento la propria volontà riguardo a nutrizione e idratazione artificiale. Una mossa che gli aveva fatto meritare la prima pagina del manifestò, sulla quale campeggiava, oltre alla sua foto, l’ironico titolo: "Esecutore testamentario". Ma l’ambiguità della posizione del Pd in fase di presentazione degli emendamenti, aveva già raccolto la soddisfazione del ministro Sacconi che le aveva giudicate come "una positiva evoluzione". Riconoscendo la tesi sostenuta dal governo, ovvero che idratazione e alimentazione sono sostegni vitali e non terapie, il Pd ha decisamente prestato il fianco alla perversione paternalista del ddl Calabrò. La teodem Binetti, presente in Commissione Affari Sociali della Camera, lunedì, ai margini della discussione sulle cure palliatine, è riuscita a profilare il rischio di una «nuova frontiera dell’eutanasia» persino a proposito della sedazione profonda. Siamo di nuovo, come nella discussione sulla Ru486, al sado-masochismo di Stato. Non solo partorirai, ma dovrai anche vivere e morire nel dolore. Come ha scritto Stefano Rodotà, nel suo importante libro La vita e le regole, infatti, «un morente ben accudito, ma privo di diritti, è più oggetto che persona; lenisce angosce sociali, ma può segnare l’abbandono nel patimento individuale». L’evoluzione dell’etica clinica che sta mettendo al centro la libertà di scelta del paziente e i più ampi movimenti sociale che rivendicano una legittima sottrazione del proprio corpo, della propria vita e della propria morte ai "biopoteri", rischiano di essere costretti a battaglie di retroguardia da una brutta legge. Voluta da un governo che sta facendo delle decisioni illiberali e autoritarie il suo marchio di fabbrica e favorita da un’opposizione "democratica" che, salvo poche eccezioni, sul tema dei diritti all’autodeterminazione non è mai stata davvero disposta a fare conflitto.

il Gengis
21-09-09, 22:48
Cappato: no alla lobby laica, candidatura radicale contro l’illusione riformista
Sul testamento biologico, basterebbe che l’opposizione facesse davvero opposizione nel Paese.

Roma, 17 settembre 2009

Il Congresso online dell’associazione Luca Coscioni si è aperto oggi con la Relazione del Segretario Marco Cappato. Di seguito alcuni estratti del suo intervento:

“Non potremo ottenere riforme laiche e liberali significative se non saremo riusciti a liberarci da un regime che da sessant'anni occupa le istituzioni calpestando lo Stato di diritto. Certamente il nostro sforzo nell'elaborare proposte legislative e di governo deve proseguire, perché rappresenta un elemento di pressione che ha ottenuto risultati concreti: sulla RU486, sui registri comunali del testamento biologico, sulla legge 40. Ma non dobbiamo illuderci che una svolta laica e anti-fondamentalista possa prescindere da un'alternativa "di sistema", che riguardi il modello istituzionale e il rispetto dei diritti civili e politici dei cittadini . Non possiamo ridurci a una sorta di "lobby laica". Non sarebbe abbastanza nemmeno se fossimo in democrazia. Per questo, ritengo necessario che l'Associazione Luca Coscioni faccia proprio l'obiettivo dei Radicali di porre fine al Sessantennio partitocratico candidandosi al governo del Paese. Sembra un'esagerazione o una velleità, ma è un progetto che si basa sulla profonda sintonia che -a partire dai temi "coscioniani" della vita e del corpo- abbiamo sempre mantenuto con la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica, nonostante la censura alla quale siamo sottoposti.

Ad esempio sul testamento biologico, nessuna maggioranza riuscirebbe ad approvare una legge in contrasto con l'opinione pubblica se soltanto l'opposizione facesse l'opposizione, e in particolare se il Partito democratico la smettesse di inseguire la mediazione tra "posizioni" e si decidesse a fare qualcosa in concreto. Per quanto ci riguarda, continuiamo la nostra campagna in tutti i comuni dove sarà possibile raccogliere le firme per proposte di iniziativa popolare o consiliare per l’istituzione di registri comunali. I cittadini che vanno negli uffici comunali o che ricorrono al fai-da-te un domani sarebbero titolati a fare ricorso alla Corte costituzionale nel caso in cui il Parlamento approvasse una legge che non ne rispetta la libertà di scegliere anche l'interruzione delle terapie”.

il Gengis
21-09-09, 22:49
La laicità non è una bestemmia

• da Left del 18 settembre 2009, pag. 72/73

di Federico Tulli

“Ci dovrebbero pagare perché celebriamo il 20 settembre. E invece è una festa nazionale cancelata. Oramai a febbraio, a “Palazzo”, si festeggia il Concordato…”. L’indignazione di Maurizio Turco, deputato Radicale del Pd, è palpabile. L’associazione anticlericale.net, di cui è presidente, non ha ottenuto dalla questura di Roma il permesso per la "Marcia anticlericale", organizzata sabato 19 per celebrare i 139 anni dalla liberazione di Roma e contestuale fine del potere temporale dei papi. «Le motivazioni - spiega Turco a left - sono nel decreto Maroni sull’ordine pubblico. Varato in tutta fretta, dopo la famosa preghiera collettiva islamica di fronte al Duomo di Milano, per preservare le chiese da eventuali rischi... Ma sanno bene che il rischio della marcia è zero, per questofino all’ultimo speriamo in un ripensamento. Ciò non toglie che viviamo in uno Stato strano che ignora il principio di laicità posto alla radice della nostra Costituzione». E lo fa in maniera manifesta, con le concessioni al Vaticano che "controlla" ogni norma che dovrebbe tutelare il libero arbitrio, di fatto stroncandolo (fecondazione assistita e testamento biologico, per dire), oppure calpestando l’articolo 8 della Carta che sancisce pari dignità per qualsiasi credo. E in modo più latente, quando politici, media e opinione pubblica non rifiutano i diktat che giungono da oltretevere per sopprimere qualsiasi sussulto di sessualità umana. Ci sono voluti 20 anni per l’autorizzazione al commercio della pillola abortiva Ru486, mentre quella "del giorno dopo" viene ancora negata dai farmacisti "obiettori" i quali, mentendo, la definiscono un farmaco abortivo. Per non dire poi dell’inerzia di fronte all’ultimo attacco di papa Ratzinger contro qualsivoglia anticoncezionale sulla scia del suo predecessore. E i milioni di morti per Aids? Neppure questi risvegliano la "pancia" degli italiani. Tornando agli intrecci politici Stato-Vaticano, non c’è nemmeno il pudore di celarli con il 20 settembre alle porte. Ecco il passaggio di un’intervista al Corriere di lunedì 14 del ministro Gelmini: «Sugli insegnanti di religione sono assolutamente d’accordo con il Vaticano - dice il ministro della Repubblica -. A loro vanno garantite le stesse condizioni degli altri insegnanti, e credo che l’ora di religione debba avere pari dignità rispetto alle altre materie». «L’uscita della Gelmini non ha né capo né coda», osserva Turco. «È chiaro che a destra, lei come la Carfagna e Berlusconi, sono in una fase delicata della loro vita politica. Ma non possono utilizzare la propria eventuale fede andando al mercato delle anime per vendere una cosa che appartiene a tutti: la libertà di scelta, quindi anche, semmai, di credo religioso. Dopo di che con Prodi, il ministro Fioroni ha ripetuto più volte lo stesso concetto. È una classica intervista conformista nel conformismo del regime italiano. Io – conclude Turco - continuo a indignarmi del fatto che questo Paese anziché festeggiare la sua liberazione faccia finta che non ci sia mai stata. Oggi la laicità è una bestemmia e sarà così finché non arriverà una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo a obbligare l’Italia al rispetto della libertà di pensiero». Sempre sabato 19, a Roma, anche la Uaar ha in programma un meeting per celebrare la Breccia di Porta Pia, "Liberi di non credere" (info: UAAR | UNIONE degli ATEI e degli AGNOSTICI RAZIONALISTI (http://www.uaar.it)). Chiediamo al segretario Raffaele Carcano perché degli atei festeggiano il 20 settembre 1870. «Per noi è la "vera" festa dell’Unità d’Italia. Quel giorno non venne meno solo una religione di Stato ma fu abbattuto un regime teocratico. Molti ritennero a portata di mano la realizzazione di una società, in cui una libera Chiesa costituisse solo una parte, non privilegiata, di un libero Stato. Un progetto poi bloccato dal ventennio fascista, dal cinquantennio democristiano e da un quindicennio di confessionalismo bipartisan. Emblematico in questo senso Berlusconi che invita i giovani del Pdl a leggere Risorgimento da riscrivere, in cui Angela Pellicciari, collaboratrice di Radio Maria, sostiene che il Risorgimento è stato una guerra massonica, condotta contro la Chiesa cattolica. Bisognerebbe ricordare in ogni occasione che l’Unità d’Italia fu conseguita contro la Chiesa che per più di mille anni si è opposta all’unificazione. Penso che un presidente del Consiglio che si mette contro la tradizione risorgimentale sia veramente senza precedenti nella storia».

il Gengis
21-09-09, 22:50
Torino: 20 settembre, “Laici In Piazza”. Allo stand dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta, Il dott. Silvio Viale prescriverà su richiesta la pillola del giorno dopo

Torino, 18 settembre 2009

Anche quest’anno, la Consulta per la Laicità delle Istituzioni ha organizzato, in occasione della ricorrenza del 20 settembre, la manifestazione “Laici in Piazza”. Domenica pomeriggio, decine di stand delle associazioni aderenti alla Consulta saranno allestiti in Piazza Carignano e dintorni.

Come tutti gli anni, sarà presente anche l’Associazione Radicale Adelaide Aglietta. Allo stand radicale (in via Cesare Battisti, proprio davanti al palazzo dove abitava Adelaide Aglietta) i cittadini troveranno bandiere e libri sul Tibet e sulla Cecenia e potranno sottoscrivere due petizioni dell’Associazione Luca Coscioni, la prima sul testamento biologico e la seconda per richiedere l’abolizione dell’obbligo della ricetta della pillola del giorno dopo, per evitare alle donne italiane di rischiare di trovarsi di fronte a medici obiettori, che, violando la legge (l’obiezione è prevista solamente dalla L. 194/78 in caso di aborto), negano loro la ricetta. La pillola del giorno dopo non ha controindicazioni; in USA, Francia, Gran Bretagna è già farmaco da banco; lo sarà in Spagna da fine mese.



Il Dr. Silvio Viale (presidente Associazione Aglietta, primo sperimentatore in Italia della pillola abortiva RU486) sarà presente allo stand dalle ore 15:00 alle ore 18:00 e prescriverà, su richiesta, la pillola del giorno dopo.



Saranno presenti allo stand anche Igor Boni (segretario Associazione Aglietta) e Giulio Manfredi (giunta segreteria), che hanno dichiarato:



Quest’anno festeggeremo al nostro stand la vittoria radicale sulla pillola abortiva RU486, una vittoria inseguita per 8 anni da Silvio Viale e dall’Associazione Aglietta. Per la prima volta, rispetto alla pillola abortiva, il fronte clericale non è all’attacco ma deve cercare di parare il colpo; tenteranno di mettere i bastoni fra le ruote alle donne che vorranno scegliere l’aborto farmacologico ma la stessa Eugenia Roccella, la pasionaria del Vaticano, ha dovuto ammettere a denti stretti che l’ospedale non è un carcere, che non si può impedire alla donna, debitamente informata, di firmare il foglio di dimissioni e di andarsene a casa.

Sul corpo delle donne, da Eluana Englaro alla pillola RU486 alla pillola del giorno dopo, il fronte clericale è scatenato nel tentativo di negare libertà, diritti, possibilità di scelta. La firma delle petizioni radicali, il sostegno alle lotte radicali con l’iscrizione all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e a Radicali Italiani rappresenta una vera e propria assicurazione sulla propria libertà individuale, sulla libertà di tutti.







Boni Manfredi Viale


Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

FloriaTosca
22-09-09, 09:23
OW9wf8e6M48

... Appunto... :mmm:

il Gengis
22-09-09, 20:01
ciao floria
due parole per spiegare il perché di questo thread
tempo fa all'approvazione della ru486 sul sito salute di politicainrete qualcuno purtroppo ha provato a fare disinformazione talebana aggressiva e lesiva dei diritti delle donne
sul sito saluto c'è l'ottimo thread di zboy
io ho voluto provare a fare un po' di informazione corretta anche qui
contro la propaganda clericale
se mi dai una mano non potrò che dirti grazie

Oli
22-09-09, 20:04
Sono contrario all'aborto, indipendentemente dal metodo.
Secondo me sarebbe molto meglio offrire alle donne gli strumenti per portare a termine la gravidanza.

hidetoshi777
22-09-09, 20:54
Sono contrario all'aborto, indipendentemente dal metodo.
Secondo me sarebbe molto meglio offrire alle donne gli strumenti per portare a termine la gravidanza.

lottare contro l'aborto significa anche permettere ad esempio, la possibilita' di accedere alla pillola del giorno dopo, che e' un semplice contraccetivo, senza ricetta.

Il resto degli strumenti, economici in primis e' cmq garantito dalla legge

FloriaTosca
22-09-09, 20:57
Sono contrario all'aborto, indipendentemente dal metodo.
Secondo me sarebbe molto meglio offrire alle donne gli strumenti per portare a termine la gravidanza.

Nessuno è a favore dell'aborto in sè.
Ma ci sono situazioni nelle quali una donna non può portare avanti una gravidanza. E credo sia un sacrosanto diritto garantirle una libera scelta, senza costringerla a pratiche barbare e senza garanzie mediche. La legalizzazion dell'aborto è un segno di civiltà.

"Non tocca a noi giudicare, né a voi. Non avete il diritto di accusarla né di difenderla perché non siete dentro né la sua mente né il suo cuore", come disse la Fallaci in Lettera a un bambino mai nato.

FloriaTosca
22-09-09, 21:02
ciao floria
due parole per spiegare il perché di questo thread
tempo fa all'approvazione della ru486 sul sito salute di politicainrete qualcuno purtroppo ha provato a fare disinformazione talebana aggressiva e lesiva dei diritti delle donne
sul sito saluto c'è l'ottimo thread di zboy
io ho voluto provare a fare un po' di informazione corretta anche qui
contro la propaganda clericale
se mi dai una mano non potrò che dirti grazie

Gengis, ad agosto avevo scritto un articoletto per l'ANTIGIORNALE dal titolo "Con un poco di zucchero la pillola va giù". E', più che altro, un sunto sulla situazione, niente di più. Se lo trovo lo posto.

E al liceo, come progetto di classe per la tesina degli esami di maturità (mamma che tempi!!! :)) avevamo fatto, appunto, l'aborto. Potrebbe essere interessante, s'era analizzato il tutto da diversi punti di vista (io avevo approfondito l'aspetto giuridico internazionale...). Se può interessarti (anche se temo esca un po' dall'argomento perchè allora (era il 2005) si parlava comunque poco della RU486... Comunque se può interessarti cerco di rintracciarlo...

Certo che se posso ti dò una mano! E' una delle battaglie che più mi premono!

FloriaTosca
22-09-09, 21:11
Gengis, ad agosto avevo scritto un articoletto per l'ANTIGIORNALE dal titolo "Con un poco di zucchero la pillola va giù". E', più che altro, un sunto sulla situazione, niente di più. Se lo trovo lo posto.


Eccolo qui! :)

Con un poco di zucchero la pillola va giù... | .::L'ANTIGIORNALE::. (http://www.antigiornale.splinder.com/post/21070869/Con+un+poco+di+zucchero+la+pil)


***

Con un poco di zucchero la pillola va giù...


Ci sono notizie che fanno il giro delle grandi testate nel nostro Paese. Sono quelle che toccano gli interessi della Chiesa, in massima parte.

Anche in Italia sarà possibile mettere in commercio, e di conseguenza acquistare, la pillola abortiva, la RU486. Quella pillola che liberando il mifepristone (che è uno steroide sintetico) causa il distacco dell’embrione dalla mucosa uterina. Da noi sarà somministrabile unicamente in ospedale e non oltre la settima settimana di gravidanza.

Apriti cielo. Veleno-peccato-scomunica, la reazione del Vaticano. “Non resteremo passivi”, annuncia monsignor Elio Sgreccia, vescovo biotecista (termine che mi suona come un ossimoro, sinceramente). “Le donne che assumeranno la pillola devono sapere le conseguenze canoniche a cui vanno incontro” rincara monisgnor Rino Fisichella. Maurizio Sacconi, Ministro della Salute, assicura l’impegno del Governo nel vigilare che il farmaco in questione non comporti il minimo rischio per le garanzie e i presidi previsti dalla legge 194 a tutela della salute della donna (monitorano sul rispetto della legge e non sui rischi effettivi delle persone, loro. No comment). Mentre il Ministro della Gioventù (e portavoce della Santa Sede, verrebbe da aggiungere), Giorgia Meloni, difende a spada tratta la crociata cattolica: “Il messaggio culturale che passa la RU486 è un messaggio negativo che non soddisfa di certo il testimone migliore di saggezza da lasciare ai giovani” (posizione massimalista rispetto a quella assunta qualche giorno fa in un intervista al Corriere della Sera, dove si mostrava più aperta sulla pillola abortiva che considerava “meno traumatica” rispetto all’aborto terapeutico. Chissà con chi ha parlato.). Dulcis in fundo il senatore dell’Udc Salvatore Cuffaro: “Quanti nelle scorse settimane si sono spellati le mani per l’enciclica Caritas in Veritate” del Papa dovrebbero meglio rileggerla (come se lo sforzo di arrivare alla fine una volta non fosse stato sufficiente, ndr), soprattutto nel punto dedicato alla bioetica. Infliggiamo oggi un altro duro colpo alla vita scambiandolo per l’ennesima conquista delle donne. Nella società della fretta non c’è più chi voglia impiegare tempo e fatica per costruire la coscienza dei giovani”. Leggo con occhi sgranati e mi consola unicamente il fatto che tale dichiarazione provenga da un partito che si dichiara filocattolico e clericale, il guaio è quando le stesse sparate vengon da quelli che si professano laici, magari oggi sono al Family Day e domani a puttane (nel senso letterale del termine)… Che poi queste abortiscano non è affar loro. E come lo facciano idem.

Zitto zitto è rimasto solo Giuliano Ferrara che nel 2008 dopo la clamorosa sconfitta del suo partito a favore della vita, che aveva fatto della lotta all’aborto proprio una bandiera ideologica (ma dove siamo arrivati?), ha deciso di abbandonare il campo etico. Forse che sì, forse che no. Attendiamo.

Le femministe di antica memoria tacciono, per giunta. Tremate-tremate-le-streghe-son-tornate, urlavano negli anni ‘70. Si vede che si son prese un periodo di vacanza. (In fondo sono le stesse che berciavano contro la Fallaci tu-hai-l’utero-nel-cervello quando scrisse quel bellissimo resoconto sull’interruzione di gravidanza che è “Lettera a un bambino mai nato”, e quindi mi stupisco poco).


A difendere la pillola abortiva è, in realtà, solamente il Movimento Radicale. Silvio Viale, ginecologo radicale dell’Ospedale Sant’Anna di Torino (primo in Italia ad attivare la sperimentazione nel settembre 2005) parla di una vittoria per le donne italiane con almeno 20 anni di ritardo. Prima di noi: Francia, Germania, Regno Unito, Australia, Stati uniti, Svezia eccetera eccetera amen. (Elenco che mi riporta in mente uno spot della Cortellesi, dal titolo “Riparliamone”). Emma Bonino applaude la conquista femminista e vede oltre, vede al testamento biologico. “Il periodo di pausa spero abbia portato un po’ di buonsenso in molti e una rinnovata attenzione alla libertà di scelta dei nostri concittadini” (Magari!).

Il problema, cara Emma, è che questa vacatio non ha portato e non porterà proprio a nulla. Abbiamo aspettato vent’anni per dare il via a una possibilità che era, in linea potenziale, già calcolata nella legge 194: che gli enti ospedalieri debbano essere aperti a nuove tecniche meno intrusive lo dice la norma in questione, non mia nonna. Siamo costantemente tartassati da vaticanisti filoclericali et similia che fanno rimpiangere Cavour e la Costituente. Libera Chiesa in Libero Stato? Articolo 7 della Costituzione? La gente confonde il sacro con il profano e ha paura della scomunica, ovviamente. Ignara che, come diceva De Andrè, l’inferno esiste solo per chi ne ha paura. Ma questa è altra e più alta questione, che ora non intendo toccare.

La Chiesa cattolica non può, non deve, intromettersi in questa maniera nella vita dello Stato Italiano. “Reagiremo”, come se l’attacco fosse personale. Dobbiamo aspettarci le guardie svizzere a Montecitorio? Siamo seri, per una volta. Diamoci una parvenza di affidabilità e coscienziosità, facciamo come tutti i paesi civili. Scriviamo le nostre leggi senza interferenze vescovili, dimenticandoci per una volta della questione romana. Ricordiamo che la legislazione sull’aborto è una conquista della nostra società, non un pretesto per parlare di licenza o abuso di libertà. Nessuno difende l’aborto in sé per sè e…

Mentre scrivo mi accorgo di aver rifatto questo discorso almeno tre volte nella mia vita. E sono relativamente giovane, ho 23 anni. Cribbio, pensavo di non doverlo più riprendere. Pensavo che non servisse più citare slogan come “Io sono mia” e "Mai più nessuna legge e compromessi sulla nostra pelle", slogan di cui sono anche stanca. Ma così non è, all'Italia del caffè piace riparlare di qualsiasi cosa, perché così facendo non si arriva mai a una soluzione, e quindi non si scontenta nessuno. I cattolici, le femministe, i comunisti, i liberali, i moderati. Tranne, forse, i Radicali. Motivo per cui mi stanno molto simpatici e tappandomi il naso per bene (come diceva Benedetto Croce) voto per loro.

FloriaTosca
23-09-09, 13:09
Pillola Ru486, dal Senato
sì a un'indagine conoscitiva

D'accordo tutti i gruppi parlamentari
ROMA
La commissione Sanità del Senato ha deciso, grazie al sì unanime di tutti i gruppi parlamentari nella riunione dell’ufficio di presidenza, di dare il via a un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru 486. Unica obiezione, quella della senatrice radicale eletta nelle liste del Pd, Donatella Poretti, segretaria di commissione. È la stessa Poretti a dare la notizia ai cronisti lasciando la commissione, e spiegando che il presidente «ha garantito "sobrietà e scientificità"» negli obiettivi dell’indagine.

«Ma di sobrio questa commissione non avrà nula - è la contestazione dell’esponente radicale - perché l’indagine l’ha chiesta Gasparri (presidente dei senatori del Pdl, ndr) con l’obiettivo dichiarato di cambiare la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. E quanto alla scientificità, il dossier scientifico l’ha fatto l’Aifa, qui si farà quello politico, che conterrà le raccomandazioni per cambiare la legge». I lavori dell’indagine conoscitiva, che dovrebbero durare circa 60 giorni, potrebbero cominciare con le prime audizioni già giovedì prossimo.

Tra le persone che la commissione Sanità intende convocare c’è il viceministro del Welfare, con delega alla Salute, Ferruccio Fazio e il presidente e il direttore generale dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Relatori dell’indagine saranno i capigruppo in commissione del Pdl, Raffaele Calabrò, e del Pd, Dorina Bianchi. Su questo punto, riferisce ancora Poretti, c’è stata l’obiezione sollevata da un commissario dell’Idv, che ha criticato la scelta di due relatori che sui temi eticamente sensibili hanno un orientamento a suo giudizio «notoriamente molto simile».

Pillola Ru486, dal Senato sì a un'indagine conoscitiva - LASTAMPA.it (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200909articoli/47572girata.asp#)

il Gengis
25-09-09, 19:53
Indagine sulla RU486, Poretti: Polpetta avvelenata contro le donne

Roma, 22 settembre 2009

• Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali - Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

E' una polpetta avvelenata contro le donne. Decidendo l'indagine conoscitiva sulla RU486, l'ufficio di presidenza ha fatto un primo passo per cercare di colpire la legge 194. Designando come relatori, i senatori Raffaele Calabro', Pdl, e Dorina Bianchi, Pd, ben noti per le loro posizioni convergenti con certa gerarchia cattolica, ha ipotecato la conclusione dei lavori. Tutto questo per obbedire alla richiesta di agosto del capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri. Sarà una indagine sobria? Ne dubitiamo. Per ora registriamo che invece di occuparsi dei problemi urgenti degli italiani, l'influenza suina ad esempio, il presidente Antonio Tomassini ha preferito fare propaganda ideologica.

il Gengis
25-09-09, 19:55
Pillola abortiva, il Senato vara l'indagine conoscitiva

• da L'Unità del 23 settembre 2009, pag. 29

di Su.Tu.

Se ne era fatto promotore, prima della pausa estiva, il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri, beccandosi del «surreale» da parte del suo ex leader Gianfranco Fini. E proprio due giorni fa, il presidente della Cei Angelo Bagnasco si era augurato un dibattito parlamentare «per arrivare a una maggiore verità sul farmaco». Puntuale come uno scroscio di pioggia, arriva così dalla commissione Sanità del Senato il sì all’indagine conoscitiva sulla RU486, la pillola abortiva che a luglio ha ottenuto il via libera alla commercializzazione da parte dell’agenzia del farmaco Alfa, ma che nonostante ciò Palazzo Madama ritiene dover ancora esaminare, per capire fra l’altro se e come si armonizza con la legge 194 che regola l’interruzione di gravidanza.

UNA «INDAGINE TECNICA»

Il sì, nell’ufficio di presidenza della commissione, arriva all’unanimità in un solo quarto d’ora di discussione e con il solo dissenso della segretaria d’Aula Donatella Poretti, radicale del Pd. Tuttavia, un minuto dopo, si scatenano le polemiche. Se nella maggioranza si parla di una «indagine tecnica», la decisione provoca una levata di scudi di una parte del Pd. Preoccupato, soprattutto, che questa iniziativa - pur priva di effetti pratici immediati - possa rivelarsi invece una scelta «politica» che apra la strada per una rimessa in discussione della 194. La presidente dei senatori democratici Anna Finocchiaro parla fra l’altro di una «indagine pretestuosa» e di un «atteggiamento strumentale da parte del governo». «Non è vero», ribatte la sottosegretaria al Welfare Eugenia Roccella «l’approfondimento serve a chiarire i lati oscuri della RU486».

IL PD DIVISO

La questione riapre comunque nel Pd il doloroso capitolo delle divisioni sui temi etici. Le molte voci critiche che si levano contro l’indagine conoscitiva, infatti, non combaciano felicemente con la posizione - favorevole a una «indagine seria» - decisa dal Pd una settimana fa in apposita riunione. Nello specifico, poi, la polemica si avvita attorno alla circostanza che, accanto al relatore della maggioranza Calabrò, relatore per le opposizioni sia designata Dorina Bianchi, la capogruppo del Pd in commissione Sanità. «I due relatori la pensano allo stesso modo», lamentano, «così finiamo per rappresentare solo una parte». E un fatto, del resto, che sul biotestamento, la Bianchi si sia sempre trovata d’accordo con il testo Calabrò. Una parte del Pd, dalla Poretti alla Franco, le rimprovera di aver accettato l’incarico. La Bianchi, però, non fa una piega: «Rifiutare l’incarico non era nemmeno nei miei poteri», replica. «Bisogna evitare il rischio che con la RU gli aborti diventino troppo facili. Però non metto in dubbio la 194. E non capisco chi parla del rischio che io e Calabrò ci troviamo d’accordo: su un tema così dovremmo per forza pensarla diversamente?».

il Gengis
25-09-09, 19:55
Dal Senato sì unanime all'indagine sulla Ru486

• da Liberal del 23 settembre 2009, pag. 11

Via libera della commissione Sanità di Palazzo Madama alla proposta di una indagine conoscitiva sulla pillola abortiva RU486. Nell’ufficio di presidenza della commissione, infatti, i gruppi parlamentari si sono espressi all’unanimità e, dunque, non c’è stato bisogno neanche di un voto in commissione. Ai lavori ha partecipato il viceministro del Welfare Ferruccio Fazio. Nell’illustrare la decisione, il presidente della commissione Antonio Tomassini ha garantito che l’indagine «sarà sobria e tecnico-scientifica». L’indagine che durerà 60 giorni e avrà 2 relatori: Raffaele Calabrò e Dorina Bianchi, rispettivamente capigruppo del Pdl e del Pd. Una scelta, quest’ultima, su cui ha manifestato alcune perplessità il capogruppo dell’Idv, Giuseppe Astore, giudicando non adatta la scelta della Bianchi e di Calabrò, in quanto «la pensano allo stesso modo». Contraria all’indagine anche la senatrice radicale Donatella Poretti: «L’indagine comporta - ha spiegato - la nomina di due relatori e un documento finale. E’ probabile che in questo testo finale non si parlerà di dati tecnici, quelli li ha già dati l’Aifa, ma sarà un documento politico che magari chiederà di rivedere la legge 194» se esistono dei contrasti con la pillola RU486. «Va bene fare una ricognizione delle esperienze italiane per capire quale può essere la migliore prassi di utilizzo della pillola. Trovo però bizzarro il modo in cui questa indagine è stata proposta dal centrodestra e trovo strumentale, pretestuoso e poco serio che il governo abbia bisogno di un’indagine parlamentare per emanare le sue linee guida quando, invece, sa cosa fare». È questo il commento a caldo di Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd, malgrado la presidenza di commissione abbia votato l’indagine all’unanimità. Insomma: si profila un nuovo scontro tra Dorina Bianchi e il suo partito, il Pd.

il Gengis
25-09-09, 19:56
Pillola abortiva, sì all'indagine parlamentare

• da Il Messaggero del 23 settembre 2009, pag. 9

Via libera bipartisan nella commissione Igiene e Sanità del Senato all’apertura di un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, nota come RU486, che prima dell’estate aveva avuto l’ok alla commercializzazione da parte dell’Agenzia italiana dei farmaco provocando malumori e dissensi tra Pdl e opposizioni. Il consenso all’indagine è stato dato all’unanimità da tutti i gruppi all’ufficio di presidenza. Quindi, secondo la prassi parlamentare, non c’è stato bisogno neppure di votare. L’unica a chiedere di verbalizzare il dissenso è stata la senatrice radicale del Pd Donatella Poretti. Ma nonostante l’approvazione corale, l’opposizione esprime perplessità, con l’Italia dei Valori che si lamenta perla scelta dei due relatori, Raffaele Calabrò del Pdl, noto per essere "il padre" del contestato testo sul testamento biologico, ora in discussione alla Camera e Dorina Bianchi, cattolica del Pd. «La pensano allo stesso modo», osservano i dissidenti. E anche la presidente dei senatori democratici, Anna Finocchiaro, parla «di indagine pretestuosa» e di «atteggiamento strumentale da parte del governo». Soprattutto perché questa decisione potrebbe rallentare la sperimentazione della RU486 all’Agenzia italiana del farmaco. Potrebbe essere proprio il Pd a entrare in fibrillazione per la decisione dei suoi senatori in commissione, date le note difficoltà dei democratici a raggiungere una posizione univoca sui temi legati alla bioetica. Al punto che un membro di opposizione della commissione non fatica a dire che «questa è una polpetta avvelenata nei confronti del Pd». Messaggio subito recepito dal capogruppo al Senato del Pdl e promotore dell’indagine, Maurizio Gasparri, che si dichiara «particolarmente soddisfatto» e attacca la Finocchiaro per le sue dichiarazioni «in contrasto con quanto approvato in commissione» dal suo stesso partito. Di sicuro, ad esultare sarà la Conferenza episcopale italiana, che proprio ieri con il presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, si era augurato un dibattito parlamentare sulla Ru486 «per arrivare ad una maggiore verità sul farmaco». Nello specifico, l’indagine conoscitiva, che non ha il potere di fermare il via libera alla commercializzazione, durerà almeno 60 giorni. Saranno ascoltati in audizione il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e i vertici dell’Aifa. La commissione acquisirà gli atti e gli elementi che hanno portato alla delibera dell’Agenzia italiana del farmaco per esaminarli ed esprimere delle valutazioni. Secondo il presidente della commissione Antonio Tomassini, a questo punto, è opportuno che l’Aifa prosegua «le sue attività istruttorie», ma sospendendo «le decisioni finali prima della conclusione dell’indagine conoscitiva». «la commissione con quell’indagine perde tempo, potrebbe dedicarsi più proficuamente agli enormi problemi della sanità», rileva l’ex ministro della Salute, Livia Turco. L’Aifa si dice «pronta a fornire chiarimenti al Senato». E Silvio Viale, esponente Radicale e responsabile del Day Hospital per l’interruzione volontaria di gravidanza dell’ospedale Sant’Anna di Torino, afferma di «non avere alcun timore di qualunque indagine conoscitiva, se svolta in buona fede» e si dichiara «pronto ad essere ascoltato», augurandosi che l’indagine «non sia sbrigativa e che si vogliano ascoltare i veri esperti italiani e europei. Mi sembra difficile, per esempio, non sentire i rappresentanti della sanità francese che la usano da 20 anni. Nel frattempo – aggiunge - invito i senatori a leggersi tutta la 194 e il suo impianto tecnico e colgo l’occasione per chiedere che fine abbia fatto la delibera dell’Aifa sulla Ru486 approvata a luglio, visto che tutte le deliberazioni dì agosto sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, mentre non ho ancora visto quella della RU486. Colpa della tipografia?».

il Gengis
25-09-09, 19:56
Pillola dell'aborto, sì del Senato all'indagine conoscitiva

• da Il Gazzettino del 23 settembre 2009, pag. 5

Neanche 15 minuti di discussione e la commissione Igiene e Sanità del Senato dà il via libera all’apertura di un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, nota come RU486, che prima dell’estate aveva avuto l’ok alla commercializzazione da parte dell’Agenzia italiana del farmaco provocando malumori e dissensi tra Pdl e opposizioni. L’ok all’indagine è arrivato all’unanimità, con il consenso di tutti i gruppi all’ufficio di presidenza, e dunque senza neanche bisogno di votare, come vuole la prassi parlamentare. L’unica a verbalizzare il dissenso è stata la senatrice radicale del Pd Donatella Poretti. Ma nonostante l’approvazione bipartisan l’opposizione esprime perplessità, con l’Italia dei Valori che si lamenta per la scelta dei 2 relatori, Raffaele Calabrò (Pd!) e Dorina Bianchi (Pd), «che la pensano allo stesso modo», e con la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro che parla «di indagine pretestuosa» e di atteggiamento «strumentale da parte del governo». E potrebbe essere proprio il Pd a risentire maggiormente il peso di questo voto, considerata la difficoltà al suo interno ad avere posizioni univoche su temi legati alla bioetica. Al punto che un membro di opposizione della commissione non fatica a dire che questa «è una polpetta avvelenata nei confronti del Pd». Messaggio subito recepito dal capogruppo al Senato del Pdl e promotore dell’indagine Maurizio Gasparri, che si dichiara «particolarmente soddisfatto» e attacca la Finocchiaro per le sue dichiarazioni, «in contrasto con quanto approvato in commissione» dal suo stesso partito. Di sicuro, ad esultare sarà la Conferenza episcopale italiana, che proprio l’altro ieri con il presidente, il cardinale Angelo Bagnasco, si era augurato un dibattito parlamentare sulla Ru486 per arrivare ad una «maggiore verità sul farmaco». L’indagine conoscitiva, che non ha comunque il potere di fermare il via libera alla commercializzazione, durerà almeno sessanta giorni. Saranno ascoltati in audizione il ministro del Welfare Maurizio Sacconi e ì vertici dell’Alfa, la commissione acquisirà gli atti e gli elementi che hanno portato alla delibera dell’Agenzia italiana del farmaco per esaminarli ed esprimere delle valutazioni. Secondo il presidente della commissione Antonio Tomassini, a questo punto è opportuno che l’Aifa prosegua «le sue attività istruttorie», ma sospendendo «le decisioni finali prima della conclusione dell’indagine conoscitiva». Critiche pesanti, nel Pd, anche - dalla senatrice Franca Chiaromonte, che afferma: «Governo e maggioranza hanno un obiettivo molto chiaro che è quello di mettere le mani sul corpo delle donne». E il collega Lionello Cosentino rincara la dose: «La Commissione Sanità valuti piuttosto quanto e come il servizio di interruzione volontaria della gravidanza è garantito negli ospedali pubblici italiani. E in quanti ospedali l’interruzione di gravidanza non si fa perché insieme agli obiettori di coscienza ci sono tanti falsi obiettori a fini di carriera». I timori dell’opposizione sono invece «incomprensibili» per Simonetta Licastro, parlamentare del Pdl: «Pubblicazioni scientifiche e studi medici segnalano devastanti effetti collaterali e decine casi di mortalità riscontrati soprattutto negli Stati Uniti. Di fronte a questi dati a dir poco allarmanti appare legittimo ascoltare le testimonianze di esperti».

il Gengis
25-09-09, 19:57
Pillola abortiva, indaga il Senato audizioni per Sacconi e l'Aifa

• da QN del 23 settembre 2009, pag. 19

La Commissione igiene e sanità del Senato ha detto sì all’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, la RU486, che prima dell’estate aveva avuto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) il via libera alla commercializzazione. L’ok all’unanimità. L’unica a verbalizzare il consenso è stata la radicale del Pd Donatella Poretti. Però l’opposizione esprime perplessità, con l’Idv che si lamenta per la scelta dei due relatori, Raffeale Calabrò (Pdl) e Dorina Bianchi (Pd), «che la pensano allo stesso modo», e con la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, che parla «di indagine pretestuosa» e di atteggiamento «strumentale da parte del governo». E potrebbe essere il Pd a risentire maggiormente il peso di questo voto, considerata la difficoltà al suo interno ad avere posizioni univoche su temi di bioetica. L’indagine, che secondo il presidente della Commissione, Antonio Tommasini, sarà «sobria e tecnico-scientifica» durerà circa 60 giorni. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, il direttore generale dell’Aifa Guido Rasi e il presidente del Cda dell’Aifa Sergio Pecorelli sono i «tre soggetti principali» che a breve saranno ascoltati dalla commissione Sanità. Per Tomassini è opportuno che l’Aifa prosegua «le sue attività istruttorie», ma sospendendo «le decisioni finali prima della conclusione dell’indagine conoscitiva». E il sottosegretario Eugenia Roccella dice: «Non c’è nulla di pretestuoso nel voler far chiarezza su un farmaco che in Europa ha causato numerose morti».

il Gengis
25-09-09, 19:57
Indagine Ru486. Poretti: si apra un dibattito nel Pd

23 settembre 2009

• Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali - Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

Sarebbe un atto dovuto quello delle dimissioni di Dorina Bianchi da capogruppo Pd in commissione Sanita'. La gestione politicamente suicida della vicenda del testamento biologico avrebbe dovuto insegnare che stare sui giornali non equivale sempre ad ottenere risultati politici per il gruppo che si dice di rappresentare, e nemmeno per le idee che si dice di voler sostenere.



Oggi ci risiamo: la senatrice Bianchi si fa nominare relatrice di una indagine conoscitiva su cui i componenti della commissione e la presidenza del gruppo avevano manifestato forti perplessita' su modalita' e tempi, e in alcuni casi contrarieta', forse le dara' visibilita' mediatica, ma non giova al suo gruppo.



Nella migliore delle ipotesi l'indagine si chiudera' con la messa all'indice della donna che non puo' essere lasciata da sola ad affrontare l'aborto, e rafforzera' la tesi secondo la quale l'aborto farmacologico e' un metodo che per le donne italiane non va bene, come fossero una specie a parte rispetto al resto del mondo. Nella peggiore delle ipotesi l'indagine si chiudera' aprendo la strada ad una modifica alla legge 194 in senso restrittivo prostrandosi alle richieste della Chiesa. Di certo cerchera' di dare una copertura istituzionale alle posizioni oscurantiste del Governo in vista delle linee guida che verranno emanate a fine mese.



Questa e' la posizione del Partito Democratico o di Dorina Bianchi? La fase delle primarie del Pd potrebbe risultare utile proprio a dibattere i temi, anche quelli più scomodi.

il Gengis
25-09-09, 19:58
Pd, Pdl, tutti col biancofiore

• da L'Altro del 24 settembre 2009, pag. 1

di Alessandro Antonelli

Altro che zucchero, questa pillola non va proprio giù. Sulla RU486 si consuma l’ennesima farsa all’interno del Pd e lo scontro laici-cattolici irrompe nella lotta congressuale. Dopo il crucifige del’"irregolare" Dorina Bianchi, accusata di aver votato sì all’indagine conoscitiva sul farmaco abortivo contro le intenzioni del partito, il gruppo dei senatori democratici si è riunito in tutta fretta per correre ai ripari e decidere sul via libera ad un’istruttoria dal sapore vagamente ostruzionista. Un parere favorevole anticipato troppo frettolosamente dalla senatrice teodem già martedì in sede di ufficio di presidenza. La Bianchi ha bruciato tutti sul tempo e ha aggiunto il suo voto all’indagine voluta dal centrodestra allo scopo non dichiarato di ostacolare l’iter della messa in commercio della pillola abortiva, nonostante l’ok già incassato a luglio dall’Agenzia italiana del farmaco. Il risultato sarà un lavoro pleonastico e strumentale che partirà già da oggi con l’audizione de ministro Sacconi, e che ha il solo obiettivo di gettare ombre sulla diffusione della RU486, calendarizzata per ottobre. U n’autentica trappola allestita dal Pdl che ha deciso di rompere il patto non scritto col Pd: i luogotenenti di maggioranza e opposizione avevano infatti concordato di far slittare il confronto a dopo il congresso democratico, proprio per non inquinare la battaglia in corso a Largo del Nazareno. La truppa berlusconiana ha invece preparato l’imboscata e ha trovato una sponda morbida nella senatrice di fede rutelliana, da sempre schierata su posizioni ultraclericali. Pasticcio che ha gettato imbarazzo e scompiglio nel Pd, risvegliando le ire dei laici. La parlamentare in quota radicale Donatella Poretti ha chiesto senza mezze misure la testa della Bianchi: «Sarebbe un atto dovuto quello delle dimissioni». Ma ad incalzare il gruppo dirigente del partito è stato soprattutto il candidato alla segreteria Ignazio Marino, sostituito proprio dalla soldatessa Dorma alla guida dei senatori democratici in commissione Sanità: «Bianchi è un problema ha detto il senatore chirurgo - fa sorgere dubbi un capogruppo che ogni volta che c’è una votazione importante non riesce a rappresentare il gruppo». Accusa che ha prontamente attirato la replica piccata della diretta interessata: «Il senatore Marino si sta facendo campagna elettorale. E un qualunquista». E in effetti la risposta della senatrice teodem disvela il giallo che cova dietro le quinte delle schermaglie. Perché Dorina Bianchi non ci sta a passare per traditrice e assicura di avere avuto un sostanziale mandato dal partito per un ok all’indagine parlamentare. «Ne avevamo parlato e si era detto che non ci opponevamo». Il segretario Franceschini ha fiutato la gravità. della querelle e ieri ha preso carta e penna per scrivere alla capogruppo al Senato Finocchiaro per sconfessare l’operato della Bianchi ma la lettera non ha-acquietato il partito. Tanto che l’assemblea dei senatori di ieri sera è stata infuocata, con i big dell’una e l’altra "parrocchia" ad offrire plasticamente l’idea di un nuovo braccio di ferro laici-cattolici che non fa altro che innalzare la temperatura dello scontro congressuale. Paola Concia, deputata del Pd vicina a Ignazio Marino, è furibonda: «Se vogliamo costruire un partito davvero democratico dobbiamo finalmente uscire da queste ambiguità e da queste paludi». Vista da fuori, invece, l’empasse in casa democratica attira il sarcasmo della sinistra: «Tutt’altro che plausibili - ha commentato Marco Di Lello, esponente socialista di Sinistra e Libertà - appaiono le imbarazzate spiegazioni di Franceschini e della presidente Finocchiaro: spero che il congresso elegga il vero leader del Pd, finora eterodiretto oltretevere». Il rischio, infatti, è quello di un Pd completamente subalterno alla maggioranza. E pure alla Chiesa. E chiaro che il blitz con cui il Pdl ha disonorato il patto di non belligeranza in commissione Sanità è un segnale dato alle gerarchie vaticane: da più parti la marcia indietro sull’aborto farmacologico è letta come moneta di scambio per acquistare "indulgenze" sui pasticci del premier. Per altro verso - allo scopo di non dare l’impressione di aver imboccato una china apertamente reazionaria - i laici del Pdl sembrano pronti a riaprire la partita sul testamento biologico, soprattutto in virtù delle sollecitazioni del presidente della Camera Gianfranco Fini. Insomma, Berlusconi fa le pentole e pure i coperchi. Mentre il Pd sta a guardare.

il Gengis
25-09-09, 19:59
Il Pd processa la Bianchi sulla pillola Ru486

• da L'Opinione del 24 settembre 2009, pag. 2

di Aldo Torchiaro

Processo a Dorina Bianchi. Mezzo Pd ne chiede la testa, dopo che la senatrice cattolica del Pd ha votato con la maggioranza a favore dell’indagine conoscitiva sulla pillola RU486. Non è colpa sua, se quel partito non ha una linea che sia una. Non si discute, non si decide, non si fa politica in nessun modo: i risultati nelle aule parlamentari ne sono la diretta conseguenza. Protesta Pierluigi Bersani. Protesta Ignazio Marino. I dalemiani sono scatenati e non nascondono l’irritazione, anzi. Agitano la clava. "Dorina Bianchi ormai è un problema oggettivo per il Pd". Così Ignazio Marino ha commentato il voto della senatrice "in difformità dalle indicazioni dei gruppo". "Innanzi tutto è uno spreco dì denaro pubblico ha detto Marino a margine di una conferenza stampa - che una commissione legislativa del Senato venga trasformata in un centro studi con il compito di leggere le ricerche che hanno già fatto agenzie internazionali". Nel corso della riunione di oltre due ore convocata dalla presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, sono volati gli stracci. Ad alzare i toni è la senatrice radicale eletta con il Pd, Donatella Poretti. "La gestione politicamente suicida della vicenda del testamento biologico - ha detto Poretti - avrebbe dovuto insegnar che stare sui giornali non equivale sempre ad ottenere risultati politici per il gruppo che si dice di rappresentare, e nemmeno per le idee che si dice di voler sostenere. Oggi ci risiamo: la senatrice Bianchi si fa nominare relatrice di una indagine conoscitiva su cui i componenti della commissione e la presidenza del gruppo avevano manifestato forti perplessità su modalità e tempi, e in alcuni casi contrarietà, forse le darà visibilità mediatica, ma non giova al suo gruppo". Secondo Poretti, però, nella migliore delle ipotesi l’indagine si chiuderà "con la messa all’indice della donna che non può essere lasciata da sola ad affrontare l’aborto, e rafforzerà la tesi secondo la quale l’aborto farmacologico è un metodo che per le donne italiane non va bene, come fossero una specie a parte rispetto al resto del mondo". "Nella peggiore delle ipotesi - prosegue Poretti - l’indagine si chiuderà aprendo la strada ad una modifica alla legge 194 in senso . restrittivo prostrandosi alle richieste della Chiesa. Questa è la posizione del Pd o di Dorina Bianchi? La fase delle primarie del Pd potrebbe risultare utile proprio a dibattere i temi, anche quelli più scomodi". II vicepresidente vicario dei senatori dei PdL Quagliarielio ha buon gioco nel parlare di processo surreale contro Dorina Bianchi. "Dovrebbe far riflettere il fatto che quanti si riempiono quotidianamente la bocca con la centralità del Parlamento, siano poi sempre i primi a disconoscerne le prerogative pur di veder prevalere le proprie posizioni contingenti", ha fatto notare Gaetano Quagliariello. "E’ accaduto nei giorni scorsi con le ‘opinioni a latere’ formulate da un giudice dei Tar dei Lazio a margine di una sentenza di rigetto, che i laicisti dogmatici dell’uno e dell’altro schieramento avrebbero voluto utilizzare addirittura per decretare l’incostituzionalità del ddl Calabrò sul testamento biologico. E lo stesso schema - prosegue Quagliariello - si ripete oggi con il surreale ‘processo’ al quale il Pd sta sottoponendo la collega Dorina Bianchi, ‘colpevole’ di aver accettato di rappresentare le opposizioni e il suo partito come relatrice in un’indagine conoscitiva approvata all’unanimità in Commissione Sanità, con lo scopo di verificare la compatibilità tra la pillola abortiva Ru486 e una legge dello Stato quale è la 194" "Alla collega Bianchi facciamo un solo appunto: a noi sembra che parole come quelle dei senatore Marino, che l’ha definita ‘un problema oggettivo per il Pd’, siano sintomo di leninismo ancor più che di qualunquismo. Detto questo - conclude Quagliariello - la nostra solidarietà è piena e totale". In vista dei congresso-non congresso dei Pd, quindi delle primarie del 25 ottobre, le posizioni dei candidati alla segreteria divergono sempre di più. E’ inevitabile. Ma se ne prenda atto anche al Nazareno, dove Dario Franceschini ha lamentato le troppe divisioni interne e richiamato tutti all’unità. Non è colpa di altri se non dì chi dovrebbe tenere, oggi, il timone dei Pd. Cioè dello stesso Franceschini.

il Gengis
25-09-09, 19:59
Pillola abortiva: il Pd perde la testa e la coscienza

• da Libero del 24 settembre 2009, pag. 8

di Caterina Maniaci

L’indagine conoscitiva slittata sulla pillola abortiva Ru486 deve ancora partire, ma ha già avuto i primi effetti: spaccature, litigi, contrapposizioni all’interno del Pd. Alla fine, se si trova un accordo, è sul fatto di "scaricare" la colpa sul PdL. Infatti, dopo il parere positivo dato dalla senatrice pidiessina Dorina Bianchi all’indagine, si è rischiato di arrivare ad una "conta" nel gruppo di palazzo Madama sulla questione, dopo l’accesa assemblea di ieri pomeriggio. Che è tornata a riunirsi in serata, mentre la presidente Anna Finocchiaro - dopo un duro "faccia a faccia" con la Bianchi - ha lavorato tutto il pomeriggio per trovare una soluzione. Poco prima di questo vertice notturno in extremis, la stessa Bianchi ha fatto sapere di voler offrire all’assemblea dei senatori le proprie dimissioni da relatore di minoranza nell’indagine conoscitiva, ma non da capogruppo in commissione Sanità, nel tentativo di chiudere la polemica scoppiata dopo il sì da lei pronunciato in commissione appunto all’indagine conoscitiva voluta dalla maggioranza. Un sì che ha creato problemi nel partito, visto che la faccenda non era stata discussa precedentemente in una assemblea di gruppo, bensì gestita dalla Bianchi e dalla Finocchiaro. Non a caso ieri, durante l’assemblea del gruppo, sono stati molti gli interventi critici nei confronti del presidente dei senatori Pd, a cominciare da quello di Anna Serafini. E in mattinata era giunta da Dario Franceschini una sorta di ‘sconfessione’ della linea tenuta ieri dalla Bianchi: il segretario del partito, in una lettera alla Finocchiaro, aveva chiesto un voto dell’assemblea dei senatori, un voto vincolante per tutti, senza possibili casi di coscienza. Un voto in assemblea sarebbe stato comunque una sconfessione non solo della Bianchi ma della stessa Finocchiaro, se non altro come responsabile del gruppo. Il sì della Bianchi alla commissione d’inchiesta, infatti, era stato concordato con la capogruppo, anche se la Finocchiaro ha precisato che si era anche deciso di porre dei ‘paletti’ ben precisi e che la Bianchi ha dato il via libera nonostante la mancanza di questi paletti. Legati alla tempistica: il Pd avrebbe dato il via libera all’indagine, purché tutto fosse stato rimandato a dopo il congresso del partito. Condizione che il Pdl non ha accettato, anche se ieri sia stato deciso di rinviare al primo ottobre l’audizione del ministro Sacconi in commissione Sanità. Il vertice notturno dei senatori Pd si è aperto e chiuso rapidamente, senza un voto. Si è deciso di prendere atto di quanto dichiara la Bianchi: come preannunciato, le sue dimissioni dall’incarico di relatore di minoranza nell’indagine conoscitiva della Ru486, dal momento che il centrodestra non ha rispettato le condizioni sui tempi dell’avvio dell’indagine posti dal Pd. Sufficiente, tutto questo, a chiudere la questione? Se una buona parte del Pd si è scagliato contro la Bianchi - a partire da Donatella Poretti (Radicali-Pd), per la quale sarebbe stato «un atto dovuto quello delle dimissioni di Dorina Bianchi da capogruppo Pd in commissione Sanità del Senato» - c’è stato anche chi ha difeso la scelta di dare il via libera alla famosa indagine. Lo ha fatto, ad esempio, il senatore Claudio Gustavino, secondo il quale «l’indagine conoscitiva sulla Ru486 è un atto necessario». Le prese di posizione di molti esponenti del PdL, hanno provocato reazioni a catena. Al sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, tra gli altri, che ha dichiarato che «il dibattito parlamentare sulla Ru486 sembra una patata bollente che il Pd non vuole tra le mani», sottolineando che, nel Pd, «sui temi etici si deve votare secondo disciplina di partito, e chi non si allinea viene processato», hanno risposto, indignate, un nutrito gruppo di senatrici pidiessine, parlando «grave strumentalizzazione» del centrodestra.

il Gengis
25-09-09, 20:00
La pillola che avvelena il Pd

• da L'Altro del 24 settembre 2009, pag. 1

di Beatrice Busi

Dorina Bianchi ha colpito ancora e probabilmente si prepara ad un altro salto della barricata. La decisione della capogruppo Pd in Commissione Igiene e Sanità al Senato, che martedì ha detto sì all’indagine conoscitiva del parlamento sulla pillola Ru486 scavalcando disinvoltamente il parere del suo gruppo, è stata oggetto ieri sera di una riunione convocata d’urgenza su indicazione di Dario Franceschini. Il pastrocchio bipartisan sulla Ru486 ormai è fatto e l’idea di far votare il gruppo dei senatori Pd su un atto che è già stato approvato sfiora il ridicolo. Bianchi ha subito incassato la solidarietà di Lupi del Pdl e di Cesa dell’Udc, che accusa il Pd di voler «mettere i cattolici all’angolo e ridurli a mute comparse». Del fatto che la campagna acquisti del Grande Centro di Casini punti in particolare al Pd, ne avevamo già parlato riguardo al ruolo giocato proprio da Bianchi e da Rutelli - nell’approvazione al Senato del disegno di legge Calabrò, che rende il biotestamento carta straccia. Ma guardando alla storia politica della senatrice Bianchi, c’è ben poco di cui stupirsi. Eletta alla Camera come indipendente nelle liste del centrodestra nel 2001, aderisce al gruppo dell’Udc - un esordio che curiosamente evita di nominare nel suo blog - e svolge la sua funzione di relatrice di maggioranza della legge contro la fecondazione assistita con grande zelo. Nel corso della legislatura passa al Gruppo misto e da qui fa il salto nel centrosinistra, iscrivendosi al gruppo Margherita-Dl, dove, nel 2005, si distingue nella battaglia per l’astensionismo ai referendum abrogativi della legge 40. Con queste poco laiche credenziali, nel 2006 viene eletta alla Camera con l’Ulivo, partecipa alla fase costituente del Pd - è capolista alla primarie calabresi per la mozione Veltroni -, entra nella direzione nazionale e nel 2008 viene eletta senatrice. Bianchi, aveva annunciato di essere favorevole ad un’inchiesta parlamentare già in agosto, in piena isteria per l’autorizzazione alla commercializzazione della Ru486 da parte dell’Aifa, l’organismo tecnico-scientifico preposto alla decisione. «Non ci risulta - aveva detto - che il responsabile Welfare del Partito Democratico (Enrico Letta, ndr) si sia ancora espresso in merito alla proposta di avviare un’indagine conoscitiva sulla pillola Ru486, né tantomeno si è espressa in tal senso la commissione Sanità del Senato». Le miriadi di dichiarazioni alla stampa di Ignazio Marino, di Donatella Poretti - che ora ne chiede le dimissioni -, oltreché di Livia Turco e del segretario ad interim Franceschini, per Dorina Bianchi non erano affatto sufficienti e i retroscena della decisione di martedì "svelati" da L’Unità non fanno altro che darle ragione. La senatrice dell’obiezione di coscienza, infatti, ha raccontato di un incontro tra la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro e i membri della Commissione Sanità nel quale sarebbe stata decisa una linea di "non opposizione" alla proposta di indagine conoscitiva, mentre secondo altri senatori del gruppo l’accordo interno al Pd era fare in modo che la decisione sull’inchiesta slittasse a dopo il congresso. Comunque la si pensi, è un gran brutto spettacolo. Dorina Bianchi, del resto, è in buona compagnia. La sua decisione è stata difesa a spada tratta da un altro senatore del Pd presente in commissione, Claudio Gustavino che, in quanto a "laicità" non scherza davvero. Oltre ad aver votato a febbraio il famoso emendamento dell’Udc che intende rendere obbligatoria l’idratazione e l’alimentazione nei casi di stato vegetativo permanente, a proposito del Pride nazionale che si è svolto a Genova in giugno, schierandosi con l’arcivescovo Bagnasco, aveva dichiarato al Corriere che «far sfilare trans e travestiti è solo una provocazione». Ignazio Marino ha certamente ragiono a lamentare un problema di democrazia interna al Pd - «il capogruppo in commissione non può imporre la sua posizione, ma deve essere il portavoce degli altri componenti» -. Ma è anche difficile negare che Bianchi abbia semplicemente approfittato della pericolosa ambiguità del suo partito sulle questioni etiche e sui diritti civili. I lavori parlamentari non aspettano, rimandare tutto al dopo congresso è quantomeno irresponsabile. L’indagine conoscitiva sulla Ru486 durerà settanta giorni e ipotizzare quali potrebbero essere le sue conclusioni, con due relatori come Dorina Bianchi e lo stesso Raffaele Calabrò relatore di maggioranza del ddl sul biotestamento, fa davvero rabbrividire. Ci immaginiamo il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella intenta a distribuire le mirabolanti inchieste del settimanale catto-integralista Tempi, pur di non arrendersi a quello che i dati sull’applicazione dell’aborto medico negli altri Paesi e la letteratura scientifica internazionale dimostrano davvero.

il Gengis
25-09-09, 20:00
L'indagine tormenta il Pd a congresso

• da Il Manifesto del 24 settembre 2009, pag. 2/3

di Matteo Bartocci

Tutte e tutti contro tutte e tutti. L’indagine conoscitiva del senato sulla pillola Ru486 spacca il Pd a pochi giorni del congresso. Martedì l’ala ultra-cattolica dei democratici in senato ha votato insieme a Pdl, Idv e Udc l’avvio immediato dell’indagine parlamentare sulla pillola abortiva. Di più, la teodem Dorina Bianchi (eletta capogruppo in commissione sanità al posto di Ignazio Marino durante il caso Englaro) «strappa» e viene nominata relatrice di minoranza. «Un’indagine pretestuosa», una scelta «strumentale» del governo, tuona la capogruppo Anna Finocchiaro. Con il candidato alla segreteria Ignazio Marino che teme un altra capitolazione del Pd sulla laicità e i diritti civili. Ventiquattr’ore dopo la situazione si fa ancora più incandescente. Ieri all’ora di pranzo Finocchiaro ha convocato tutto il gruppo dei senatori Pd per votare sul «caso Bianchi». Donatella Poretti, dei radicali, chiede le dimissioni di Bianchi non solo come relatrice dell’indagine ma anche da capogruppo in commissione sanità. «La gestione politicamente suicida della vicenda del testamento biologico - dice Poretti - avrebbe dovuto insegnare che stare sui giornali non equivale sempre ad ottenere risultati politici per il gruppo che si dice di rappresentare, e nemmeno per le idee che si dice di voler sostenere. Ci risiamo: la senatrice Bianchi si fa nominare relatrice di una indagine su cui i componenti della commissione e la presidenza del gruppo avevano manifestato forti perplessità e in alcuni casi contrarietà». Il segretario, Dario Franceschini, difende subito e per lettera le scelte della capogruppo: «Cara Anna - scrive a Finocchiaro - concordo con te che sulla scelta di avviare un’indagine conoscitiva sulla Ru486 è necessaria una decisione del gruppo, anche attraverso una votazione. E, non essendo certo questa una questione di coscienza, alla decisione del gruppo tutti devono attenersi». I teodem, tra cui la senatrice Emanuela Baio invece rincarano subito: «E giusto che attraverso l’indagine conoscitiva si individui la congruità dell’adozione di questo farmaco rispetto ai principi contenuti nella 194, ed è giusto - sottolinea ancora - indicare buone prassi d’applicazione visto che questo farmaco è stato sperimentato in modi diversi». Idea che non convince nemmeno Beppe Fioroni, ex popolare della mozione Franceschini e medico: «In nessun paese occidentale è il parlamento a scrivere le ricette e a decidere quali farmaci usare. Ma visto che l’indagine c’è per il Pd è meglio starci dentro». Tuttavia, anche grazie ai voti dei teodem il Pd] può accelerare e convoca il ministro Sacconi addirittura per un’audizione per oggi. Alla riunione dell’ora di pranzo la discussione è tesa. «E’ iniziata con ‘sì, te lo avevo detto’, ‘no, non ci siamo capite’», racconta Maria Pia Garavaglia del dibattito tra Bianchi e Finocchiaro. E non è sfuggito a nessuno un affondo contro la capogruppo di Anna Serafini (ex Ds spesso solidale con le tesi cattoliche), che quasi sottolineando l’incapacità di Finocchiaro di rappresentare tutte le posizioni ha tirato fuori una vecchia polemica risalente al «caso Englaro» e al biotestamento. Francesco Rutelli - vero capofila dei teodem - chiede di rinviare il voto su Bianchi alla sera, alla fine dei lavori d’aula. Piano piano, però, viene fuori il retroscena. Secondo Bianchi il sì all’indagine era stata concordato con la capogruppo. Finocchiaro ammette ma dice di aver concordato con il Pdl (il presidente della commissione sanità Tomassini e il capogruppo Gasparri) l’avvio dell’indagine dopo il congresso del Pd. Di certo, sostiene Finocchiaro, non erano concordate né l’accelerazione né la nomina di Bianchi a correlatrice. Per questo quell’accordo è saltato e il gruppo ora deve votare. La questione è tutta politica. E prelude alla saldatura centrista tra teodem e Udc. Alla fine (su pressione di Finocchiaro), il Pdl acconsente allo slittamento dell’indagine al 1 ottobre (termine 60 giorni). Alla riunione dei senatori delle nove di sera l’aria era un po’ più serena. E’ la stessa Bianchi ad annunciare le sue dimissioni da correlatrice «per le strumentalizzazioni del Pdl». Il voto viene annullato.) cattolici hanno la loro indagine. Il congresso del Pd è (quasi) salvo.

il Gengis
25-09-09, 20:01
Ru486, tensioni nel Pd: si dimette la relatrice nell'indagine parlamentare

• da Il Gazzettino del 24 settembre 2009, pag. 5

Il Pd sui temi etici continua ad annaspare e stavolta rischia di scivolare su un equivoco. La polemica è nata infatti dal malinteso tra la presidente dei senatori Anna Finocchiaro e la capogruppo in commissione Sanità, Dorina Bianchi, sull’atteggiamento da tenere a proposito dell’indagine conoscitiva sulla pillola RU486. Alla fine, la Bianchi, che ieri aveva accettato l’incarico di co-relatrice, ha rimesso il mandato, accusando la maggioranza di voler strumentalizzare l’indagine ed evitando una nuova clamorosa spaccatura tra i Democratici. La Bianchi martedì pomeriggio aveva votato a favore dell’ indagine conoscitiva, come tutti gli altri capigruppo della commissione, di maggioranza e di opposizione, ed ha accettato il ruolo di co-relatrice affidatole dal presidente Antonio Tomassini, del Pdl. Ma immediatamente sono arrivate le critiche della radicale del Pd, Donatella Poretti, e anche di due candidati alla segreteria del partito, Pier Luigi Bersani e Ignazio Marino. I timori l’uso strumentale da parte della maggioranza dell’indagine per interporsi. alle decisioni dell’Agenzia italiana del farmaco. «L’indagine - ha detto il cattolico Beppe Fioroni - serve a coprire la falsa promessa della destra al mondo cattolico di bloccare la Ru486, promessa che ora non riesce a mantenere». Ma Dorina Bianchi, che sul testamento biologico aveva votato in difformità del gruppo, non c’è stata a farsi crocifiggere: «Ho dato il mio sì su indicazione della presidente Finocchiaro». Quest’ultima ha subito convocato il gruppo, con il placet di Dario Franceschini: «Sulla scelta dì avviare una indagine conoscitiva sulla RU486 - ha detto il segretario del Pd - è necessaria una decisione del gruppo. E, non essendo certo un’indagine conoscitiva una questione di coscienza, alla decisione del gruppo tutti devono attenersi». La riunione del gruppo è dunque iniziata in un clima di tensione, con l’aspettativa di un processo alla Bianchi. Ma introducendo la discussione, Finocchiaro ha avvalorato la versione della Bianchi: in effetti, c’era stata una riunione formale in cui le era stato dato l’incarico di votare sì all’indagine, a patto che venissero rispettate alcune condizioni pattuite con il presidente Tomassini: tra queste c’era che le conclusioni non coincidessero con il congresso Pd (il 25 ottobre ci sono le primarie), ma non c’era che fosse affidato il ruolo di corelatore alla stessa Bianchi. Insomma, è la tesi di Finocchiaro, essendo cambiate le condizioni Dorina Bianchi doveva capire che quel sì doveva trasformarsi in un ‘no’., Tesi respinta dall’interessata: «Io ho rispettato il mandato». «Ho fatto male a fidarmi di Tomassini», ha confidato Finocchiaro. «Forse Dorina non ha colto la distanza dalle condizioni concordate», ha commentato Vittoria Franco. Ma alla ripresa della riunione, il Pd trova la mediazione ed evita la rottura. Dorina Bianchi annuncia che rinuncerà al mandato di relatrice, visti «gli intenti della maggioranza di voler strumentalizzare l’indagine». «Nessuno di noi - commenta soddisfatta Finocchiaro - consentirà che Dorina venga utilizzata per ipotizzare divisioni nel Pd».

il Gengis
25-09-09, 20:02
Ru486/Torino: Sintesi conferenza stampa radicale con Emma Bonino e Silvio Viale
“Mercoledi’ L’aifa Deve Completare L’iter Autorizzativo; Indagine Conoscitiva Del Senato Sara’ A Senso Unico, Il Senso Clericale”

Torino, 25 settembre 2009

La conferenza stampa si è tenuta a Torino, nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta.

E’ stata aperta da Igor Boni (segretario Ass. Aglietta), che ha ricordato, innanzitutto, che la stessa legge 194 del 1978, all’art. 15, prevede l’utilizzo “delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell'integrita’ fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza”. Boni ha poi rilevato l’assenza, sia in questi anni sia nelle polemiche di questi ultimi giorni, di un movimento delle donne in grado di difendere la libertà di scelta della persona.



Silvio Viale (ginecologo radicale, primo sperimentatore in Italia della pillola abortiva RU486):

“L’indagine conoscitiva del Senato è un trappolone del centro-destra in cui sono finiti anche esponenti del centrosinistra, in modo consapevole o meno. In questi vent’anni le hanno provate tutte: hanno bloccato le prime sperimentazioni della RU486 attuate dalla clinica Mangiagalli di Milano negli anni ’80; due ministri della Repubblica, Sirchia e Storace, hanno inviato gli ispettori all’Ospedale S. Anna di Torino per cercare di ostacolare il lavoro mio e dei miei colleghi; poi sono arrivate le inchieste della Procura, tutte archiviate. Il centrodestra non ha la forza di imporre una legge che vieti la RU486 perché sa di essere su questo estrema minoranza nel Paese e, allora, fa ostruzionismo. A fine luglio, il CDA dell’AIFA ha dimostrato di voler adempiere, nonostante tutte le pressioni, il suo compito deontologico, che è quello di autorizzare in Italia un farmaco utilizzato in tutta Europa da vent’anni; nella prossima riunione di mercoledì 30 settembre, l’AIFA deve semplicemente completare l’iter autorizzativo. L’indagine del Senato non deve assolutamente interferire con il lavoro dei tecnici dell’AIFA; sono assolutamente disponibile ad essere sentito dai senatori, facendo due premesse: basta con il ripetere continuamente che “occorre tutelare la salute delle donne”: le donne italiane sono assolutamente in grado di decidere da sole sulla loro salute; o si pensa che le donne francesi, inglesi, americane sono torturate da anni dai medici con la RU486? E poi invito i senatori a leggere bene e tutta la legge 194; nella legge non si parla di “obbligo di ricovero” ma di “intervento” (chirurgico o farmacologico, vedi art. 15).



Emma Bonino (vice-presidente del Senato della Repubblica):

“Ho il senso del dejà vu: da trentacinque anni siamo sempre allo stesso punto, con una classe politica che vuole decidere sul corpo delle donne: “partorirai con dolore, abortirai sotto tortura”. Lo scontro è ancora e sempre fra clericali e laici. Il Senato avrebbe potuto decidere delle semplici audizioni, se voleva effettivamente conoscere; ha deciso per l’indagine - che terminerà a differenza delle audizioni con un documento - perché si vuole fare l’estremo tentativo di bloccare un farmaco già da noi prefigurato - nel 1978 ero deputata radicale - dalla legge 194. Ho fatto presente a tempo debito alla capogruppo PD al Senato, Angela Finocchiaro, che i senatori radicali/PD erano contrari all’indagine conoscitiva; purtroppo, la senatrice Dorina Bianchi è stata di diverso avviso; purtroppo, anche sulla RU486 sono in corso prove di congresso (PD). L’indagine del Senato è pretestuosa; se la facciano; l’AIFA faccia quanto deve. Perché stiamo parlando di un farmaco utilizzato in tutta Europa, quell’Europa che ci guarda ormai come si guarda un caso clinico.

Purtroppo, la condizione delle donne italiane è così arretrata da non consentire la creazione di un movimento in grado di pretendere quello che è assicurato nel resto d’Europa; la situazione culturale è patetica e umiliante: sembra che per la donna italiana l’alternativa sia solo “o velina o casalinga”.”.

il Gengis
01-10-09, 19:57
Aborto, Viale: Ru486 compatibile con Legge 194 da venti anni, sottolineo venti anni
Che fine ha fatto il parere al Css richiesto dalla Turco?

Torino, 28 settembre 2009

• Dichiarazione di Silvio Viale

Silvio Viale, il ginecologo responsabile delle IVG all’Ospedale S.Anna di Torino, il più grande ospedale ostetrico italiano, alla vigilia della riunione del CdA dell’AIFA di mercoledì interviene per correggere alcune affermazioni del sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, riportate da una nota di agenzia.

“Come dice la Roccella, sono anch’io certo che l’AIFA seguirà “criteri di trasparenza e correttezza evitando ogni approccio ideologico”, ma l’unico approccio ideologico che vedo è quello dell’assessore alle Finanze della Regione Lombardia, Romano Colozzi, che lo ha portato a votare contro senza sapere nulla di RU486. A riprova lo stesso Colozzi si è affrettato a chiedere la sospensione dell’iter subito dopo la decisione del Senato di procedere ad una indagine conoscitiva.

Una curiosa indagine conoscitiva sulla compatibilità della 194 che giunge con venti anni di ritardo. Infatti la RU486 è compatibile con la ru486 da quando la Mangiagalli partecipava agli studi multicentrici promossi dall’OMS, ben tre tra il 1989 e il 1993. Nessuno sollevò allora questioni di incompatibilità con la legge 194. Come non le sollevarono i pareri del Consiglio Superiore di Sanità, dopo le ispezioni ordinate da Sirchia e Storace per bloccare lo studio torinese. Come è pure confermato dalle archiviazioni delle due inchieste della magistratura a Torino e a Milano. Riservandomi di aggiungere ulteriori elementi nelle sedi opportune, compresa la Commissione del Senato, rinnovo l’invito a lasciare da parte i furori ideologici e a leggere la194.

Mi chiedo, poi, e chiedo alla Roccella che fine abbia fatto il parere del Consiglio Superiore di Sanità richiesto nel gennaio del 2008 dall’allora ministro Livia Turco. Mi chiedo soprattutto perché in questi mesi di polemiche non si sia pensato di chiedere un parere; sarò maligno, ma faccio peccato a pensare che si aspetti un nuovo CSS più addomesticato?

Infine, non è vero che la normativa europea di mutuo riconoscimento chieda di verificare la compatibilità di un farmaco con le leggi nazionali, o che ci sia qualche direttiva a proposito.

Nella scheda tecnica dell’EMEA c’è semplicemente scritto: Per l’interruzione della gravidanza, MIFEGYNE® e la prostaglandina possono essere prescritti e somministrati solo nel rispetto delle leggi nazionali e dei regolamenti vigenti in ogni paese. Cioè, nel rispetto della legge 194 come io, i miei colleghi e le donne abbiamo fatto sempre fatto. Direi da venti anni, considerando anche la Mangiagalli.”



Silvio Viale

il Gengis
01-10-09, 19:58
Ru486, Poretti: l'incredibile audizione di Sacconi

Roma, 29 settembre 2009

• Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd

L'indagine conoscitiva sulla Ru486 fara' la prima audizione (giovedì 1 ottobre alle 8.30) del ministro Maurizio Sacconi. Audizione messa in discussione ma voluta e confermata anche con un voto della maggioranza.

Entro pochi giorni il ministero dovrebbe emanare le linee guida proprio sulla Ru486 e, forse, se a qualcosa avrebbe potuto essere utile questa audizione, sarebbe stato opportuno farla dopo l'emanazione di queste linee.

Da notare, inoltre, che a breve il Parlamento votera' l'istituzione del ministero della Salute e quindi l'attuale ministro Sacconi si vedra' sottratte le competenze in materia sanitaria... avra' forse voluto lasciare, come atto a futura memoria, testimonianza del proprio pensiero nonche' di quello del suo sottosegretario Eugenia Roccella?

il Gengis
01-10-09, 19:59
Ru486, Viale: tutelare le donne come negli altri paesi europei. Perché non posso offrire i metodi migliori alle mie pazienti?
“Fossi il CdA dell’AIFA lascerei al ministro le brutte figure sulla RU486”

Torino, 30 settembre 2009

• Dichiarazione di Silvio Viale

Silvio Viale, il medico che da anni si batte per l’introduzione anche inItalia del mifepristone (il vero nome della RU486) poche ore prima della riunione del CdA dell’AIFA, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"E’ una strumentale ipocrisia che la salute della donna sia citata contro la Ru486, come se la loro salute non fosse tutelata nei Paesi europei che la usano. Non mi risulta che in Francia, Svezia, Svizzera o Germania le donne siano torturate con la RU486. Se si ammette l’aborto, pur rimanendo contrari in linea di principio, è naturale che al medico ed alla donna siano forniti tutti gli strumenti per potere scegliere secondo scienza e secondo coscienza. Chi vuole bloccare la RU486 in realtà vuole limitare entrambe, la scienza e la coscienza. Mi auguro che il CdA dell’AIFA sappia lasciare fuori dalla porta i furori ideologici. Da un punto di vista legale la 194 parla di interruzione della gravidanza e “aborto” è quando la gravidanza si interrompe e non quando avvengono l’espulsione o l’estrazione, che possono coincidere o avvenire successivamente. Non a caso si parla di aborto interno, o ritenuto, quando la gravidanza si interrompe senza l’espulsione dell’embrione.. Perché, come medico, non posso offrire i metodi migliori alle mie pazienti? Forse perché sono solo delle donne? Fossi il CdA dell’AIFA eviterei brutte figure lasciandole al ministro e al relatore dell’indagine del Senato".

Silvio Viale

il Gengis
01-10-09, 20:00
RU486, Poretti e Mellano: incomprensibile ulteriore rinvio dell'Aifa al 19 ottobre. Si offrono altri venti giorni all’offensiva clericale

Roma, 30 settembre 2009

• Dichiarazione di Bruno Mellano (presidente di Radicali Italiani) e di Donatella Poretti (senatrice radicale/PD, segretaria commissione Sanità del Senato)

Oggi il CdA dell’AIFA aveva tutto il tempo per deliberare in modo definitivo sull’immissione in commercio della RU486, con tutte le garanzie previste dalla legge 194. Non comprendiamo, dunque, la sua decisione di riconvocarsi fra venti giorni, come recita lo stringato comunicato dell’AIFA “anche in considerazione delle richieste formulate dal Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica”.

L’AIFA è un organismo tecnico che non è tenuto a tenere in considerazione richieste provenienti da un esponente politico. L’ulteriore rinvio di decisioni ormai inprocastinabili, visto che il “dossier RU486” giace sul tavolo dell’AIFA da quasi due anni, offrirà solamente l’opportunità alla premiata coppia Maurizio Sacconi/Eugenia Roccella di inventarsi qualche altra manovra ostruzionistica per impedire alle donne italiane quella possibilità di scelta sulle tecniche abortive che le donne francesi hanno dal 1988, che le donne di tutta Europa hanno dagli anni ’90.

Purtroppo, oggi paghiamo a caro prezzo le indecisioni del PD e la posizione assunta in Commissione Sanità dalla senatrice Dorina Bianchi, che hanno permesso l’istituzione di una commissione d’indagine sulla pillola abortiva a uso e consumo degli esponenti clericali della maggioranza di centrodestra.

Roma, 30 settembre 2009

Mellano

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Agenzia Italiana del Farmaco - RU 486: decisioni CdA (http://www.agenziafarmaco.it/AREA_STAMPA/com_stampa_060.html)

RU 486: decisioni CdA

Il Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco, riunito in seduta odierna ha approvato il verbale della scorsa riunione ove è stata deliberata, tra le altre, l’autorizzazione all’immissione in commercio della specialità medicinale Mifegyne. Il CdA si è riconvocato, anche in considerazione delle richieste formulate dal Presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, per il giorno 19 ottobre al fine di procedere alla formulazione del mandato al Direttore Generale per gli adempimenti successivi.

il Gengis
01-10-09, 20:00
Aborto, via libera dell'Aifa alla Ru-486 ma il diktat del Senato blocca la pillola

• da L'Unità del 1 ottobre 2009, pag. 19

di Ma.Ge.

L’ok in realtà era arrivato nella seduta del 30 luglio scorso, ma solo ieri sera l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dopo una seduta fiume del cda, ha sbloccato il via libera all’uso ospedaliero della pillola abortiva, attraverso un atto formale, ovvero l’approvazione del verbale di quella riunione che risale ormai a due mesi fa. La commercializzazione della Ru486 però di fatto è rinviata. Un rinvio deciso anche «in omaggio» delle richieste formulate dalla Commissione Sanità e dell’avvio dell’indagine conoscitiva del Senato, spiega l’Aifa, che aggiorna alla prossima seduta, 19 ottobre, la «formulazione del mandato da assegnare al Direttore Generale per i successivi adempimenti». E rimanda a dopo il 19 ottobre la pubblicazione in gazzetta ufficiale della data di arrivo del farmaco negli ospedali italiani. «La commercializzazione è stata approvata solo in via di principio ma la sua effettività era e rimane rinviata alla determina tecnica nella quale dovranno specificarsi tutte le modalità di impiego affinchè sia compiutamente rispettata la legislazione vigente in materia di interruzione volontaria di gravidanza e nel frattempo anche il Parlamento avrà modo, se lo riterrà, di esprimere proprie indicazioni», si precipita a spiegare Sacconi. «Non capisco cosa sia successo all’Aifa: il 30 luglio approva una delibera che non viene pubblicata in g.u., oggi riapprova la stessa delibera», commenta perplessa Donatella Poretti, senatrice Radicale del Pd. «Rimandare ad un ulteriore appuntamento collegato all’indagine conoscitiva del Senato è l’ultima goccia di una vicenda vergognosa, la procedura di mutuo riconoscimento è un atto dovuto, la tempistica, rapida in tutti gli altri Stati, in Italia viene stravolta per questioni politiche». E mentre Livia Turco incassa come «buona notizia» il via libera, il Pdl Gaetano Quagliariello spiega che la vera decisione è stata il rinvio «in ossequio al Senato e per consentire che la pillola non giunga a violare quanto previsto dalla legge 194».

il Gengis
01-10-09, 20:01
La pillola abortiva passa a metà e resta appesa al sì del Senato

• da Libero del 1 ottobre 2009, pag. 17

di Lucia Esposito

Il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia del Farmaco ha approvato il verbale della riunione dello scorso mese di luglio in cui fu deciso l’ingresso della Ru486 negli ospedali. Ma mentre l’opposizione esulta («È una buona notizia», commenta Livia Turco del Pd) e la maggioranza condanna («Una pagina nera per il nostro Paese e per le donne in particolare», dice Enrico La Loggia, presidente dei deputati del PdL), in serata si scopre che quello di ieri è stato solo un atto tecnico, una riunione in cui si è verbalizzata così com’era la decisione già presa a fine luglio. Senza aggiungere o eliminare una sola virgola.

«Tanto rumore per nulla», sottolinea Antonio Tomassini, presidente della Commissione Sanità di Palazzo Madama. «Non cambia nulla. Vedo che molti commentano la notizia in termini di vittoria e di sconfitta, in realtà resta tutto come prima. La delibera era un atto dovuto che ridà la parola al Governo e al Parlamento». L’Aifa ha affermato di voler attendere le conclusioni dell’indagine conoscitiva che comincerà oggi e di cui il senatore anticipa a Libero il titolo: “Indagine conoscitiva sulla procedura di aborto farmacologico mediante mipefristone e prostaglandine e valutazione della coerenza delle procedure proposte con la legislazione vigente; organizzazione, percorsi clinici, valutazioni, dati epidemiologici anche in relazione agli studi internazionali nel rapporto rischi-benefici”. Saranno questi i temi che la commissione di indagine approfondirà.

Anche per Eugenia Roccella, sottosegretario con delega alla Bioetica, non c’è niente di nuovo sul fronte della pillola abortiva: «Sarà la determina del 19 ottobre a dare le indicazioni sull’uso del farmaco». Il consiglio di amministrazione dell’Aifa, infatti, si è riconvocato per il 19 ottobre per una delibera definitiva che, spiega la Roccella, terrà conto di quanto emergerà dal lavoro della commissione d’indagine. Solo dopo questa data sarà pubblicata l’autorizzazione in commercio della pillola sulla Gazzetta Ufficiale. Ci pensa il presidente dell’Aifa Sergio Pecorelli a smorzare gli iniziali entusiasmi di buona parte dell’opposizione: «Oggi è stato approvato dal Cda solo il verbale della precedente seduta e, in omaggio alla Commissione Igiene e Sanità del Senato, che inizia i lavori domani, la decisione definitiva relativa alla formulazione del testo del mandato al Direttore Generale per i successivi adempimenti è stata rinviata al 19 ottobre prossimo». Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi conferma. E si alza la protesta la senatrice Radicale del Pd Donatella Poretti: «Non capisco cosa sia successo all’Aifa: il 30 luglio approva una delibera che non viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale e oggi (ieri, ndr) riapprova la stessa delibera. Aspettare l’indagine conoscitiva del Senato è l’ultima goccia di una vicenda vergognosa». La decisione è rinviata al 19 ottobre. Lo scontro politico pure.

il Gengis
01-10-09, 20:01
RU486: Viale, bene Aifa, vediamo ora cosa si inventa Sacconi.

Torino, 1 ottobre 2009

• Dichiarazione di Silvio Viale, esponente radicale e responsabile delle IVG all'Ospedale S.Anna di Torino.
"Bene. Anche se il CdA dell'AIFA ha fatto solo il proprio dovere, resistere alle pressioni improprie di una parte della politica e della maggioranza di governo è già un merito. Ora, in attesa della pubblicazione sulla GU, resta da vedere cosa si inventerà il ministro Sacconi domani e quale livello di conoscenza e di preparazione riuscirà a sfoggiare. Faccia conto che io sia presente per ascoltare cosa dirà e per correggere tutte le inesattezze, le imprecisiani e le eventuali falsità che verranno raccontate ai senatori. Alla Comissione rinnovo la mia disponibilità ad essere ascoltato e sarebbe davvero strano che non venisse convocato proprio colui che ha innescato tutto ciò e che da anni si occupa di aborto in modo autonomo ed indipendente. Io non tifo per l'aborto, nè contro l'aborto. Ricordo ai senatori che, come prescrive la 194, da "medico di un servico di ostetricia e ginecologia presso un ospedale generale" permetto l'applicazione di una Legge dello Stato. Sarebbe davvero curioso che gli unici esperti convocati fossero coloro che non fanno aborti e tifano per l'embrione contro la donna."

il Gengis
01-10-09, 20:02
Pillola Ru486 il via libera può attendere

• da La Stampa del 1 ottobre 2009, pag. 12

di Flavia Amabile
Si aspettava l’ultimo via libera da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) all’utilizzo della «pillola abortiva» Ru486 negli ospedali italiani. Invece il consiglio di amministrazione dell’Agenzia ieri si è limitato ad approvare il verbale della scorsa riunione. Nulla di fatto, insomma, ancora un rinvio, la commercializzazione arriverà soltanto dopo il 19 ottobre.
Lo rende noto l’Aifa, spiegando che «il Cda si è riconvocato, anche in considerazione delle richieste formulate dal presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica, per il 19 ottobre al fine di procedere alla formulazione del mandato al direttore generale per gli adempimenti successivi».
Un rinvio tecnico, quasi un atto dovuto visto che c’è un’inchiesta parlamentare in corso che inizia di fatto stamattina con l’audizione del ministro Sacconi. «Niente di nuovo sul fronte della pillola abortiva», chiarisce infatti il sottosegretario con delega alla Bioetica Eugenia Roccella, «non c’è nessuna vittoria e nessuna sconfitta: quello di stasera è solo uno dei tanti passaggi procedurali in cui si articola la procedura d’immissione in commercio del farmaco». Sarà, ha spiegato, «la determina» dopo il 19 ottobre a dare le indicazioni sull’uso del farmaco. Oggi il cda dell’Aifa, ha spiegato Roccella, «ha infatti semplicemente formalizzato il voto già dato nella scorsa seduta. Il cda si è riconvocato per il 19 ottobre per una delibera definitiva che terrà conto di quanto emergerà dal lavoro della commissione d’indagine parlamentare. Solo successivamente al voto del 19, il cda dell’Aifa procederà a emanare la cosiddetta eventuale “determina” con le indicazioni tecniche sull’uso del farmaco».
La notizia ha scatenato molte polemiche e anche qualche confusione. Donatella Poretti, senatrice radicale del Pd chiede chiarimenti: «Non capisco cosa sia successo all’Aifa: il 30 luglio approva una delibera che non viene pubblicata in Gazzetta Ufficiale, oggi riapprova la stessa delibera. La procedura di mutuo riconoscimento è un atto dovuto e in tutti gli altri Stati europei ha una tempistica molto più rapida. In Italia - sottolinea Poretti - questa tempistica viene stravolta per questioni politiche. Addirittura rimandare ad un ulteriore appuntamento collegato all’indagine conoscitiva del Senato è l’ultima goccia di una vicenda vergognosa». Secondo Donatella Poretti, questa vicenda significa che «organismi tecnici non rispondono al loro mandato, ma rispondono invece alle necessità politiche della maggioranza di governo».
Qualcuno, fra i parlamentari, equivoca infatti anche il senso dell’ennesima approvazione di una delibera già approvata, si pensa che sia il via libera definitivo. C’è Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali di Montecitorio, che esulta per la «buona notizia» e per la sconfitta della «politica spettacolo del centro destra». C’è Enrico La Loggia del Pdl che parla di «una pagina nera per il nostro Paese e per le donne in particolare» e Luca Volontè dell’Udc di «olocausto silenzioso».
A chiarire interviene Maurizio Gasparri del Pdl, che spiega la necessità di questo rinvio «anche in considerazione, come ha affermato la stessa Aifa, delle richieste formulate dal presidente di commissione Sanità del Senato, Tomassini, che ha promosso all’unanimità una indagine conoscitiva che inizierà domani mattina (stamattina n.d.r.) con l’audizione del ministro Sacconi. Non vorremmo - sottolinea Gasparri - che si compissero errori comunicativi come è avvenuto in altri recenti casi su materie analoghe». «La questione - conclude - è tutta aperta e l’indagine conoscitiva del Senato offrirà elementi importanti per evitare la banalizzazione dell’aborto e la violazione della legge 194 che l’Aifa e tutti sono ovviamente tenuti a rispettare».

il Gengis
01-10-09, 20:03
Intervista a Silvio Viale: "Anche con questo farmaco si tutela la salute delle donne"

• da Il Messaggero del 1 ottobre 2009, pag. 11

di C.Ma.

Silvio Viale è uno dei ginecologi che, in Italia, ha sperimentato la pillola Ru 486. Lavora all’ospedale S. Anna di Torino ed è sempre stato sostenitore del via libera al farmaco anche da noi. «Le donne vanno tutelate come negli altri paesi europei. Perché non offrire i metodi migliori per farlo?».

Lei attacca chi, in nome della salute della donna, dice no alla pillola, dunque?

«Certo. Credo si tratti di una strumentale ipocrisia».

E’ contrario all’indagine conoscitiva del Senato?

«Non ho alcun timore delle indagini, se vengono svolte in buona fede. Sono pronto ad essere ascoltato».

Ha suggerito di ascoltare anche i suoi colleghi francesi. Perché?

«In Francia questa pillola viene utilizzata da 20 anni».

Di questa pillola ha fatto un battaglia politica o scientifico-medica? «Se si ammette l’aborto, pur restando contrari in linea di principio, è naturale che al medico e alla donna vengano forniti gli strumenti per poter scegliere secondo scienza e coscienza». A suo avviso vengono, invece, bloccati?

«Chi vuole bloccare la Ru486 in realtà vuole limitare entrambe, la scienza e la coscienza».

il Gengis
01-10-09, 20:03
Ru486, sì e poi il rinvio: è polemica

• da Il Messaggero del 1 ottobre 2009, pag. 11

di Carla Massi

Ancora un sì all’entrata in Italia della pillola Ru486, quella abortiva. Quella che potrà essere utilizzata solo in ospedale, con le stesse regole e le stesse modalità seguite per la legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) ha approvato ieri il verbale della scorsa riunione del 30 luglio in cui era stato deciso, tra gli altri punti all’ordine del giorno, anche l’autorizzazione alla pillola abortiva. Si innesca subito il dibattito, partono le polemiche e, di fatto quel sì si trasforma in un rinvio. A poche ore dall’inizio dell’indagine conoscitiva al Senato sulla Ru 486.

Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, fa una precisazione appena si conclude il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia del farmaco e dà una diversa lettura al voto: «Sono assolutamente infondate le notizie secondo le quali l’Aifa avrebbe deliberato la commercializzazione della Ru. Il Consiglio di amministrazione si è limitato ad approvare il verbale della seduta precedente». Come dire che, rispetto a un paio di mesi fa, nulla di fatto è cambiato. Se non che la discussione sull’entrata o menella quale «dovranno specificarsi tutte le modalità di impiego affinché sia rispettata la legislazione vigente in materia di interruzione volontaria di gravidanza. Nel frattempo anche il Parlamento avrà modo, se lo riterrà, di esprimere le proprie indicazioni». Insomma, la decisione definitiva è stata spostata alla metà del mese. Alzano la voce i Radicali. «Il Cda aveva tutto il tempo per deliberare in modo definitivo sull’immissione in commercio della Ru 486 - commenta Donatella Poretti, senatrice Radicale nel Pd - con tutte le garanzie previste dalla legge 194. Non comprendiamo la sua decisione di riconvocarsi fra venti giorni».Nessuna vittoria e nessuna sconfitta, commenta Eugenia Roccella, sottosegretario con delega alla Bioetica. «Si tratta solo di uno dei tanti passaggi procedurali, l’Aifa terrà conto di quanto emergerà dal lavoro della commissione d’indagine parlamentare».

Il nodo della polemica sta nella regolamentazione che gli esperti sono chiamati a stendere prima della commercializzazione in Italia della pillola. Per avere le indicazioni sull’uso del farmaco, dunque, bisognerà aspettare quando il Cda si riunirà di nuovo. «Una pagina nera per il nostro paese e per le donne in particolare» è il commento di Enrico La loggia, vicepresidente dei deputati del Pdl mentre per Livia Turco «si tratta di una buona notizia». E aggiunge: Sono prevalsi la valutazione di merito, la correttezza tecnica ed istituzionale». Luca Volonté, deputato dell’Udc, parla di «olocausto silenzioso che frutterà miliardi di euro alle multinazionali farmaceutiche».

Cautela e dubbi sono espressi dal presidente dei Ginecologi universitari Massimo Moscarini, docente di Ginecologia alla Sapienza S.Andrea di Roma: «Parliamo di una tecnica non scevra da rischi. Dal momento della decisione della donna a quando avviene l’espulsione passano dei giorni che possono portare dolori, ripensamenti impossibili. Anche ricoveri che possono ostacolare la vita organizzativa di un ospedale. Ricordiamo che due sono i farmaci che vengono prescritti, la pillola per staccare il prodotto del concepimento e un altro medicinale per l’espulsione».

il Gengis
01-10-09, 20:10
Pillola abortiva, nuovo scontro sul via libera

• da Il Mattino del 1 ottobre 2009, pag. 9

Nuovo disco verde per la pillola abortiva, in attesa però dei risultati dell’indagine conoscitiva che oggi vedrà in audizione il ministro Maurizio Sacconi in Commissione Sanità al Senato. A poche ore dall’inizio dell’indagine, il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) conferma il via libera già espresso il 30 luglio, che avvicina l’immissione in commercio della specialità medicinale Migefyne, più nota come pillola Ru486. La decisione, dopo una riunione fiume, ricalca infatti il verbale redatto il 30 luglio scorso, quando arrivò l’ok al controverso farmaco, che in Italia ha suscitato (e suscita) polemiche. Intanto, il Cda si è riconvocato per il 19 ottobre, anche in considerazione delle richieste formulate dal presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica. Obiettivo, procedere alla formulazione del mandato al direttore generale in vista degli adempimenti successivi e della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, che aprirà definitivamente la strada italiana alla Ru486 ma soltanto dopo la «determina» - si chiama così l’atto conseguente alla delibera di ieri per l’autorizzazione in commercio della pillola abortiva Ru486 - che sarà predisposta dall’Aifa dopo il 19 ottobre.

Solo dopo questa data, quindi, sarà pubblicata, con i tempi tecnici, l’autorizzazione in commercio della pillola abortiva sulla Gazzetta Ufficiale, atto che fisserà così definitivamente la data di arrivo del farmaco negli ospedali italiani, come precisa il presidente dell’Aifa Sergio Pecorelli. Il documento finale conterrà tutte le prescrizioni e le direttive sull’uso del farmaco, in perfetta linea con quanto contenuto e previsto nella legge 194, di cui l’Aifa chiede «il rigoroso rispetto»: fra il resto, con l’obbligo dell’assunzione del farmaco entro il quarantanovesimo giorno, cioè entro la settima settimana di gravidanza, e l’impiego in esclusivo ambito ospedaliero, ovvero nelle strutture sanitarie specializzate individuate dalla legge, attraverso un attento monitoraggio di tutto l’iter abortivo. Lo precisa, in una nota, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, sottolineando che «il Consiglio di amministrazione dell’Agenzia si è limitato ad approvare il verbale relativo alla seduta precedente nel corso della quale la commercializzazione è stata approvata solo in via di principio ma la sua effettività era, come rimane ancora oggi, rinviata all’approvazione non solo della delibera formale - per la quale l’Aifa ha deciso di riconvocarsi il prossimo 19 ottobre - ma anche della determina tecnica nella quale dovranno specificarsi tutte le modalità di impiego affinchè sia compiutamente rispettata la legislazione vigente in materia di interruzione volontaria di gravidanza. Nel frattempo - conclude - anche il Parlamento avrà modo, se lo riterrà, di esprimere proprie indicazioni».

Di mera formalizzazione di un voto già dato nella scorsa seduta parla anche il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella: «Niente di nuovo sul fronte della pillola abortiva. Non c’è nessuna vittoria e nessuna sconfitta: solo uno dei tanti passaggi procedurali in cui si articola la procedura d’immissione in commercio del farmaco». La delibera definitiva «terrà conto di quanto emergerà dal lavoro della commissione d’indagine parlamentare», conclude Roccella. Ma i distinguo non attutiscono le tensioni (e le polemiche) politiche: «È una buona notizia. Sono prevalsi la valutazione di merito, la correttezza tecnica ed istituzionale ed è stata sconfitta la politica-spettacolo del centro destra», commenta la notizia Livia Turco, capogruppo del Pd in commissione Affari sociali di Montecitorio. Ribatte Gaetano Quagliariello, vice presidente vicario dei senatori del Pdl: «L’onorevole Turco non ha compreso bene. L’Aifa deve essere lodata per la sensibilità istituzionale dimostrata nei confronti del Parlamento». E se i Radicali Italiani parlano invece di «incomprensibili manovre ostruzionistiche» rispetto all’iter di approvazione del farmaco, con un «ulteriore rinvio di decisioni ormai improcrastinabili», il deputato dell’Udc Luca Volonté rilancia la definizione di «olocausto silenzioso, che sterminerà negli ospedali italiani migliaia di persone umane colpevoli solo di essere state concepite», mentre Enrico La Loggia, vice presidente dei deputati del Pdl, parla di «una pagina nera per il nostro paese e per le donne in particolare». In linea con la posizione dei vescovi italiani in difesa della vita. Tanto che il Segretario Generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, sulla Ru486 sottolinea: «è un farmaco che rischia di esporre a un gravissimo pericolo di banalizzazione dell’aborto».

il Gengis
01-10-09, 20:10
Via libera alla Ru486, ma nessuno può prenderla

• da Il Giornale del 1 ottobre 2009, pag. 23

di Francesca Angeli

Confermato il sì alla pillola abortiva ma per il momento la Ru486 resta ferma ai blocchi di partenza. L’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) in una seduta fiume ha confermato e approvato la delibera del luglio scorso, che permette l’immissione in commercio anche in Italia della specialità medicinale Mifegyne ovvero il farmaco che provoca l’aborto. Manca ancora un passo ulteriore però prima che la pillola possa essere distribuita negli ospedali. Il Consiglio d’amministrazione dell’Alfa infatti si è riconvocato perii prossimo 19 ottobre «al fine di procedere alla formulazione del mandato al direttore generale per gli adempimenti successivi», ovvero per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Perché un’altra riunione quando la decisione era già stata definita nel luglio scorso? È lo stesso Cda Aifa a spiegare in una nota che l’ulteriore convocazione si è resa necessaria «in considerazione delle richieste formulate dal presidente della Commissione igiene e sanità del Senato». Oggi infatti a palazzo Madama prende il via l’indagine conoscitiva sulla pillola voluta dal presidente della Commissione, Antonio Tomassini, con un’audizione eccellente, ovvero quella del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. E il governo, in particolare il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, ha ribadito più volte la propria contrarietà nei confronti di un farmaco considerato poco sicuro per la salute della donna e soprattutto incompatibile con la normativa sull’aborto, la 194. L’Alfa, pur essendo un organismo tecnico che si limita a valutare la sicurezza e l’efficacia di un farmaco, non poteva però ignorare il fatto che sulla Ru486 si consuma da tempo un aspro scontro politico che oggi approda alle Camere. Dunque per rispetto istituzionale l’Aifa ha preferito attendere gli sviluppi dell’indagine conoscitiva promossa dal Parlamento. Decisione che provoca reazioni contrastanti. Soddisfatta la Roccella che si dice certa del fatto che l’Alfa «terrà conto di quanto emergerà dal lavoro della commissione». Punto sul quale concorda anche Tomassini: «Sono sicuro che saranno rispettati i tempi del Parlamento e soprattutto le prerogative del governo che proprio su questo tema sono inviolabili», dice il senatore. Infuriata Donatella Poretti, senatrice radicale del Pd che parla di «tempistica stravolta per questioni politiche». «Addirittura rimandare a un ulteriore appuntamento collegato all’indagine conoscitiva del Senato è l’ultima goccia di una vicenda vergognosa», accusa la Poretti. Esulta invece Livia Turco, ex ministro della sanità del Pd. Ma soltanto perché non ha capito «che la decisione è stata rinviata in ossequio al Senato» come sostiene Gaetano Quagliariello, vicepresidente vicario dei senatori del Pdl.

il Gengis
01-10-09, 20:11
L'inchiesta ferma la pillola abortiva

• da Corriere della Sera del 1 ottobre 2009, pag. 25

di Margherita De Bac

È un altro piccolo passo avanti. Ma non ancora quello atteso, quello definitivo. Ieri, infatti, il consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), si è limitato ad approvare il verbale della precedente riunione del 30 luglio, quando aveva deliberato l’«immissione in commercio» della pillola abortiva, la Ru486. Però ha deciso di rispettare il lavoro del Senato che ha in corso un’indagine conoscitiva (oggi la prima audizione, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi) e di congelare l’ultimissimo atto, ovvero la delibera (in termini tecnici «determina») dove verranno indicate nei dettagli le modalità di vendita del prodotto che sarà proposto alle donne in alternativa alla chirurgia per l’interruzione volontaria di gravidanza. Delibera che sarà approvata il 19 ottobre, con la «determina» del direttore generale Aifa, Guido Rasi.

Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia, non la ritiene una rinuncia: «Concludere non ci è sembrato opportuno nei confronti delle istituzioni. Non è una retromarcia, assolutamente no. La pillola ha ricevuto già il via libera secondo il meccanismo europeo del mutuo riconoscimento, è sicura ed efficace. Ora bisogna fissare i paletti. In altre parole, non può ancora materialmente essere venduta nelle farmacie degli ospedali».

Il presidente della Commissione Sanità del Senato, Antonio Tomassini, aveva scritto ai consiglieri per invitarli, appunto, a tener conto dell’iniziativa parlamentare, proposta per la prima volta ad agosto dal presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri. «Hanno preso altro tempo. Niente di nuovo sotto il sole», commenta il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, smentendo le voci che ieri sera davano per certa l’approvazione definitiva.

E proprio Gasparri è stato il più rapido nel correggere la fuga di notizie: «Prima che qualcuno compia errori comunicativi è bene precisare che l’Aifa si è limitata ad approvare il verbale della riunione precedente e che gli adempimenti tecnici contenuti nel mandato del direttore generale saranno discussi successivamente. La questione è ancora tutta aperta e l’indagine offrirà elementi importanti per evitare la banalizzazione dell’aborto».

Polemiche e timori riguardano il rispetto della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza. C’è chi paventa il rischio che il farmaco e le sue conseguenze vengano gestite al di fuori dell’ospedale. In realtà già il 30 luglio erano state indicate modalità di somministrazione più rigorose che all’estero. Tra maggioranza e opposizione è di nuovo battaglia. «Una buona notizia. Sono prevalsi valutazione del merito, correttezza tecnica e istituzionale, ed è stata sconfitta la politica di ostacolo del centrodestra», era stato il commento immediato di Livia Turco, Pd. Subito attaccata dal vice di Gasparri, Gaetano Quagliariello: «Non ha compreso bene. L’Alfa deve essere lodata per la sensibilità dimostrata nei confronti del Parlamento». «Tanto rumore per nulla da parte dei votati alla demagogia», aggiunge Tomassini. Il presidente dei radicali Bruno Mellano la interpreta come una retromarcia: «Oggi avrebbero avuto il tempo per deliberare, con le garanzie previste dalla 194. Non comprendiamo la decisione di rinviare».

il Gengis
01-10-09, 20:11
Ru486. Poretti: l'arroganza della politica, le vere ragioni dell'indagine

Roma, 1 ottobre 2009

• Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali-Pd

Stamani sono emerse le ragioni e gli obbiettivi dell'indagine conoscitiva sulla Ru486, fino ad oggi formalmente negate: condizionare, bloccare una decisione dovuta di un organo tecnico, l'Aifa, in base all'appartenenza all'Unione Europea (procedura di mutuo riconoscimento).

La decisione del Cda dell'Aifa di ieri di rimandare ulteriormente la pubblicazione della delibera e' la risposta alla "richiesta" pervenuta dal presidente della Commissione Sanità di aspettare le valutazioni della indagine conoscitiva e di tenerle nella "massima considerazione".

Un atto illegittimo sia formalmente (non rientra tra i compiti delle indagini conoscitive dettare atti di indirizzo ad organi tecnici) che politicamente. La maggioranza e il Governo dettando la linea politica ai tecnici si trasforma in organismo inquisitore che trasforma la ragion politica in verità scientifica, teologica.

Una volta si bruciavano coloro che sostenevano che era la terra a girare intorno al sole, oggi gli strumenti si affinano, ma l'obiettivo resta identico: se la scienza nega ciò che il potere sostiene sia la verità, ci si adopera perché la scienza riveda la sua posizione.



I documenti sono il miglior modo per testimoniare ciò che e' avvenuto. Di seguito i tre atti:

- La lettera che il presidente della commissione invia al presidente Schifani per essere autorizzato a realizzare l'indagine:

http://www.aduc.it/generale/files/file/allegati/20091001-RuCommissione1.jpg



La lettera che il presidente della commissione invia all'Aifa:

http://www.aduc.it/generale/files/file/allegati/20091001-RuCommissione2.jpg



Il comunicato dell'Aifa in risposta alle richieste:

http://www.aduc.it/generale/files/file/allegati/20091001-RuCommissione3.jpg

il Gengis
04-10-09, 22:41
Poretti al Comitato Nazionale di Radicali Italiani: la follia della commissione sulla Ru486 per cambiare la legge sull'aborto. La corporazione delle farmacie

Roma, 3 ottobre 2009

• Intervento di Donatella Poretti al Comitato Nazionale di Radicali Italiani

Dal regolamento Senato: Art. 48 "indagini conoscitive" comma 1: "nelle materie di loro competenza, le commissioni possono disporre, previo consenso del presidente del Senato, indagini conoscitive intese ad acquisire notizie, informazioni e documentazioni". Comma 2: "le commissioni nello svolgere le indagini non hanno i poteri delle commissioni d'inchiesta ne' hanno facolta' di esercitare alcun sindacato politico, di emanare direttive, di procedere ad imputazioni di responsabilita'". Infine comma 6: "a conclusione dell'indagine la commissione puo' approvare un documento".
Il 30 luglio 2009 dopo un iter "inspiegabilmente" lungo l'Aifa sembra aver concluso la procedura di mutuo riconoscimento di un farmaco, il mifepristone (Mifegyne). 2 anni contro 90 giorni previsti dalla direttiva Ue di riferimento. Sul sito compare un comunicato stampa con cui si rende nota l'avvenuta delibera di immissione in commercio anche in Italia dell'aborto farmacologico.
L'attualita' politica e' quella delle escort e dei lettoni che si trascina ancora oggi, dei contrasti con e dentro il Vaticano. Maurizio Gasparri annuncia che il Senato fara' una commissione d'inchiesta sulla pillola abortiva perche' in Italia non puo' essere consentito che donne italiane abortiscano in solitudine, come fosse un fatto privato e individuale. Palazzo Chigi e' impegnato a placare la Cei e quella parte delle gerarchie cattoliche in evidente difficolta' con un premier dalla dubbia moralita', e promette che sulla Ru486 si attivera'.
Riprendono i lavori parlamentari e nel caos della sanita', tra vaccini per l'influenza A che arriveranno dopo che il virus si sara' gia' diffuso e regioni commissariate, persone che muoiono perche' vanno in ospedale... la priorita' della commissione sanita' e' di predisporre con urgenza e di deliberare formalmente l'indagine conoscitiva chiesta da Gasparri via agenzia stampa. Il Pd alla richiesta risponde nelle forme pi' diverse: Dorina Bianchi e i suoi rispondono di si' perche' sono daccordo con Gasparri; Anna Finocchiaro risponde prendiamo tempo e rimandiamo a dopo il congresso: e' una buccia di banana per l'opposizione; alcuni credono sia uno strumento per porre l'attenzione sulla salute delle donne (sic!), altri sono distratti.
L'indagine ottiene il via libero grazie all'unanimita' dei gruppi in commissione e il presidente festeggia il consenso nominando relatori Dorina Bianchi e Raffaele Calabro'. Coppia gia' testata in occasione del testamento biologico. Un errore. Antonio Tomassini (presidente della commissione Igiene e Sanita') esagera come in tutti i festini in cui si beve un bicchiere di troppo e il Pd, impegnato a guardarsi l'ombelico, si scuote anche fosse solo per attacchi tra le mozioni congressuali.
Una giornata convulsa e Dorina Bianchi a fine serata un po' pallida in volto e striccata annuncia le dimissioni quantomeno da relatrice.
Ulteriore nota per il senatore Giuseppe Astore dell'Italia dei Valori, nonostante il mandato del suo gruppo a votare contro l'indagine, si esprime a favore. Poi lascera' la commissione sbattendo i pugni sul tavolo. Poi.
Ormai il danno e' fatto. Tomassini conferma l'invito al ministro Maurizio Sacconi. Il giorno prima della sua audizione l'Aifa, che nel frattempo non ha ne' pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'immissione in commercio della pillola ne' ha reso nota la delibera di fine giugno, impiega una intera giornata per approvare il verbale di quella seduta. Una giornata convulsa al punto tale che la commissione Sanita' che su mio incarico stava chiedendo da giorni la delibera di giugno, si vede rispondere per scritto "il Cda e' riunito e pertanto non possiamo adempiere alla vostra istanza".
In tarda serata emette un comunicato sibillino. Il Cda ha approvato il verbale e si e' riconvocato "anche in considerazione delle richieste formulate dal Presidente della commissione Igiene e Sanita' del Senato della repubblica, per il giorno 19 ottobre al fine di procedere alla formulazione del mandato al direttore generale per gli adempimenti successivi".
A quali richieste si riferisce? La mattina seguente, quando il ministro Sacconi viene audito, chiedo preliminarmente di acquisire la lettera del presidente della commissione con cui ritenevo fosse stata invitata l'Aifa in audizione. La lettera mi viene consegnata e poi inizia a circolare in aula con rumorio mentre parla il ministro.
La lettera e' stata inviata immediatamente dopo la decisione dei gruppi di fare l'indagine, ma prima ancora che la stessa fosse autorizzata dal presidente del Senato. Una fretta inspiegabile: la decisione dei gruppi e' del 22 settembre e l'autorizzazione arriva il 23, solo 24 ore dopo. Ma la fretta non stava nel voler fissare una data per l'audizione al presidente e direttore dell'Aifa, bensi' per aggiungere "colgo l'occasione nel segnalare l'opportunita' che l'Aifa, prima di pervenire alle determinazioni conclusive riguardanti quanto deliberato, nello scorso mese di luglio, dal consiglio di amministrazione della medesima agenzia circa l'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco Mifepristone (Mifegyne), tenga nella massima considerazione le valutazioni che emergeranno a conclusione dell'indagine conoscitiva condotta dalla commissione. Nel ringraziarla per lo spirito di collaborazione e per il contributo che Ella vorra' fornire ai lavori della commissione, colgo l'occasione per inviarle i miei piu' cordiali saluti".
L'opportunita' e contributo che l'Aifa ha tradotto in richiesta, con conseguente risultato di interrompere i lavori.
Sono cosi' risultate scritte nero su bianco le ragioni e gli obbiettivi dell'indagine conoscitiva sulla Ru486, gia' enunciati da Gasparri del resto, ma fino a quel punto formalmente negate in commissione: condizionare, bloccare una decisione dovuta di un organo tecnico, l'Aifa, in base all'appartenenza all'Unione Europea (procedura di mutuo riconoscimento).
Un atto illegittimo sia formalmente (non rientra tra i compiti delle indagini conoscitive dettare atti di indirizzo ad organi tecnici) che politicamente.
Ulteriori dubbi li chiarisce Sacconi nella sua audizione che apre la relazione definendo l'aborto come il male, chiamando la legge a supportare uno stigma morale e che chiude rivolgendosi all'Aifa: "sollecitandola" a formulare un documento tecnico che preveda come l'intero procedimento farmacologico si svolga in regime di ricovero ordinario (fino ad ora l'Aifa si era limitata a sostenere che dovesse essere garantito il ricovero, non obbligato). Ma il ministro va oltre. Suggerisce all'Aifa di "ipotizzare modalita' di monitoraggio che consentano di verificare il grado di effettivita' del rispetto della legge stessa". E come fa l'Aifa, manda gli ispettori del ministero? Manda i carabinieri? Ma il monitoraggio non lo fanno gia' le Regioni e i dati li raccoglie poi il ministero con la pubblicazione annuale della relazione annuale della legge 194? La risposta e' nella frase conclusiva: "qualora questa effettivita' non si realizzasse, si porrebbe la necessita' di idonei interventi finalizzati al concreto rispetto di una legge internazionalmente apprezzata e che nessuna parte politica pare voler modificare". Un monito. Infine la perla: "Le istituzioni non potrebbero assistere passive ad una eventuale, diffusa (come fa a prevedere la diffusione?), violazione o elusione del contenuto sostanziale di una legge dello Stato". Sara' nostra premura inviare al ministro una copia de "La Peste italiana" a proposito delle istituzioni che partecipano attivamente, non assistono passivamente, alla violazione delle leggi.
L'episodio e' significativo: la maggioranza e il Governo dettano la linea politica ai tecnici e si trasformano in inquisitore che spaccia la ragion politica come verita' scientifica, teologica.
Una volta si bruciavano coloro che sostenevano che era la terra a girare intorno al sole, oggi gli strumenti si affinano, ma l'obiettivo resta identico: se la scienza nega cio' che il potere sostiene sia la verita', ci si adopera perche' la scienza riveda la sua posizione.
Che fare? Intanto verificare se legalmente e da regolamento ci sono estremi per una denuncia giudiziaria o anche solo in sede del Senato per abuso di ufficio da parte del presidente della commissione.
Sto preparando anche una lettera formale affinche’ il presidente chiarisca con l'Aifa che la sua lettera non era una interferenza e non doveva essere letta dall'Aifa come una richiesta.
Inoltre, a testimonianza de "La peste italiana" che si propaga in Europa, la procedura del mutuo riconoscimento e' stata sostanzialmente bloccata.
L'Aduc ha gia' chiesto alla Commissione Ue di voler accertare e sanzionare l'inadempimento dell'Italia della direttiva 2001/83/CE, che prevede come un farmaco autorizzato in uno Stato membro, qualora altro Stato membro faccia altrettanta richiesta di autorizzazione, quest'ultima debba rendere operativa la stessa entro 90 giorni. Le eccezioni sono nei casi in cui questo riconoscimento sia dimostrato che possa essere un pericolo per la salute pubblica e se nello specifico Stato sia vietato l'uso di farmaci contraccettivi e abortivi.
Solo un accenno ad una questione significativa.
In settimana c'e' stata una riunione del direttivo Pd sulle parafarmacie e la liberalizzazione del settore. Accanto a posizioni che volevano riprendere il testo dell'emendamento dell'on. Sergio D'Elia che, approvato nella Bersani, non divenne legge per la fine della legislatura, altre posizioni perfino piu' avanti, sottolineando come la lobby dei farmacisti figli di farmacisti titolari di farmacia, pur di mantenere una rendita di potere dal privilegio di un mercato chiuso ,cerca di rivendere come quel privilegio sia un interesse dei cittadini, ci sono stati i soliti noti (ex Margherita) che hanno letteralmente denunciato come le liberalizzazioni di Bersani siano state un errore che oggi non vada ripetuto, che il cittadino italiano come un minus sapiens non puo' essere abbandonato davanti a troppi scaffali di farmaci, neppure se davanti ha un farmacista e in mano una ricetta del medico. Non puo' essere abbandonato ma accompagnato per mano solo nelle poche e garantite farmacie pubbliche.
Anche questo e' il senso del dibattito nel Pd.
E noi? Io avverto il rischio e il pericolo di diventare alibi e legittimazione di questo regime partitocratico, sia nella nostra permanenza nel gruppo Pd, come pure nel Parlamento.
Lasciamo agli atti tutto cio' che e' possibile, interventi, proposte, denunce, poi in un attimo il lavoro delle formichine viene spazzato via, travolto.
Ho avuto una settimana travagliata, dopo il testamento biologico mi sono fisicamente ammalata, davanti alla possibilita' che questo Parlamento, che questa legislatura sia responsabile di cambiare la legge 194, non credo di riuscire a sopportarlo. Se fosse perche' siamo davanti a nuova maggioranza tra i cittadini... ma non e' cosi'. E quando una scelta viene fatta contro la scienza, contro la ragione, contro la maggioranza dei cittadini che inerti assistono allo scempio, appunto mi sento male.
Credo sia questo il nostro compito, anche questo, creare quell'azione politica in grado di interrompere lo stato di torpore e di indifferenza.
Con Radicali italiani, con l'organizzazione della galassia, con il Partito Radicale, con le associazioni tematiche? Con lo strumento più funzionale ad ottenere il risultato. La forma organizzativa deve corrispondere all'ottenimento dell'obiettivo, e quello e' chiaro: interrompere il regime partitocratico.

il Gengis
08-10-09, 13:48
Milano: 8 ottobre, incontro “L’aborto farmacologico con la pillola Ru 486: una nuova opportunità per le donne, negata alle italiane”. Con Silvio Viale

Milano, 5 ottobre 2009

L’ABORTO FARMACOLOGICO CON LA PILLOLA RU 486: UNA NUOVA OPPORTUNITÀ PER LE DONNE, NEGATA ALLE ITALIANE. L’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO AUTORIZZA LA PILLOLA ABORTIVA, MA LA COMMISSIONE PARLAMENTARE NE RITARDA LA COMMERCIALIZZAZIONE



Ingresso libero



Giovedì 8 ottobre 2009 ore 20.30

Arci Metromondo

Via Ettore Ponti 40 – Milano

(MM Romolo – bus 47 dir. Ludovico il Moro 3° fermata)



Intervengono

Silvio Viale – ginecologo, primo sperimentatore in Italia della RU486

Carmen Di Salvo – avvocata

Luciano Muhlbauer – consigliere regione Lombardia



Moderatrice: Elena Tebano –giornalista, City

il Gengis
08-10-09, 13:48
Ru486 e indagine conoscitiva del Senato, Poretti: la forma è sostanza. Niente audizione per l'Aifa prima della commercializzazione del farmaco abortivo

Roma, 6 ottobre 2009

• Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali - Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

L'Aifa non verra' audita in commissione sanita' prima della sua prossima seduta del 19 ottobre con la quale dara' il mandato per gli adempimenti conclusivi sulla delibera per la commercializzazione della RU486.

Nel nuovo invito che il presidente della commissione, sen. Antonio Tomassini rivolgera' all'Agenzia per il farmaco per le audizioni del presidente e del direttore, verra' indicato il titolo della indagine e verra' loro inviato anche il regolamento del Senato, come da me richiesto, in merito alle funzioni e ai compiti di una indagine conoscitiva (art. 48 regolamento). .

Di seguito la lettera

Egregio Presidente,

Le scrivo per segnalare la necessità di un urgente quanto opportuno chiarimento in merito allo scambio di lettere intercorso tra la Presidenza della Commissione e l'Agenzia Italiana per il Farmaco (Aifa).

Nell'invito che Ella rivolgeva lo scorso 22 settembre al Presidente e Direttore dell'Aifa a intervenire in sede di indagine conoscitiva sulla Ru486 veniva segnalata l'"opportunità" di tenere "nella massima considerazione le valutazioni che emergeranno a conclusione dell'indagine conoscitiva condotta dalla commissione". Non vorrei che tale "opportunità" fosse stata erroneamente interpretata come una vera e propria richiesta formale.

Faccio riferimento infatti al comunicato del Cda dell'Aifa del 30 settembre scorso, dove si accenna a "richieste formulate dal presidente della commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica" che sarebbero alla base di un ulteriore slittamento di tempi in merito a una delibera già adottata dall'Agenzia.

Onde non generare equivoci che potrebbero avere ripercussioni imprevedibili, appare quindi necessario chiarire come tra i compiti e le funzioni di una indagine conoscitiva (art. 48 regolamento Senato) non figurino quelli di interferire in alcun modo col lavoro dell'Agenzia del farmaco.

Le chiedo, quindi, formalmente di valutare l'opportunità di chiarire, con un documento rivolto all'Aifa, quali in effetti siano i compiti e le funzioni dell'indagine conoscitiva deliberata dalla nostra Commissione in merito alla pillola Ru486.

Certa della Sua attenzione alla necessità di fornire i chiarimenti in merito a questa vicenda, con l'occasione porgo i miei più cordiali saluti,

Sen. Donatella Poretti

(Segretario commissione Igiene e Sanita')

il Gengis
11-10-09, 13:27
Commissione Ru486, Poretti: il presidente della commissione Sanità non conosce il regolamento del Senato e lo stravolge per usarlo a fini politici

Roma, 8 ottobre 2009

• Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali-Pd

Il presidente della commissione Sanita', sen. Antonio Tomassini, ha auspicato che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), essendo ancora in corso l'indagine della specifica commissione senatoriale sulla pillola abortiva Ru486, aspetti le conclusione della stessa per dare l'autorizzazione definitiva alla commercializzazione di questa pillola (1).

Il senatore Tomassini sarebbe bene si leggesse il regolamento del Senato, non solo per il rispetto che si deve alle istituzioni, ma anche per la sua stessa coerenza e credibilita'.

Prima compie un intervento a gamba tesa scrivendo all'Aifa che sarebbe bene che questa aspettasse la fine dell'indagine conoscitiva e ne tenesse conto per immettere o no in commercio, e come, la Ru486 (2). Poi, una volta scoperto, compie un passo indietro e ufficialmente sospende l'indagine fino alla nuova convocazione dell'Aifa del prossimo 19 ottobre (3).

Oggi investe la commissione e l'indagine di compiti e poteri che non hanno, ossia fornire una consulenza politica ad una decisione tecnica che l'Aifa deve fare in base alla procedura del mutuo riconoscimento e all'applicazione di una direttiva europea.
Il presidente Tomassini aveva assicurato di inviare il regolamento all'Aifa, e' bene se lo legga anche lui. Presiedere una commissione e' innanzi tutto rispettare il regolamento, stravolgerlo e usarlo per fini politici contro le istituzioni e' inaccettabile.

Dal regolamento Senato: Art. 48 "indagini conoscitive" comma 1 "nelle materie di loro competenza, le commissioni possono disporre, previo consenso del presidente del Senato, indagini conoscitive intese ad acquisire notizie, informazioni e documentazioni". Comma 2 "e commissioni nello svolgere le indagini non hanno i poteri delle commissioni d'inchiesta "ne' hanno facolta' di esercitare alcun sindacato politico, di emanare direttive, di procedere ad imputazioni di responsabilita'". Infine comma 6 "a conclusione dell'indagine la commissione puo' approvare un documento".

(1) Cosi' l'agenzia stampa Ansa stamane:

'Io credo che sia un rischio azzardato e cerchero' di evitarlo in tutti i modi'. Cosi' il presidente della commissione Sanita' del Senato, Antonio Tomassini, risponde, a margine di un convegno a Roma, riguardo alla possibilita' che l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) possa pubblicare l'autorizzazione in commercio della pillola abortiva RU486 sulla Gazzetta Ufficiale prima della conclusione dell'indagine conoscitiva avviata dalla commissione di palazzo Madama.
'Vorrebbe dire - aggiunge il presidente - che qualcuno non ha riconosciuto le competenze e i poteri dell'altro'.
D'altronde, conclude Tomassini, 'la direttiva dell'Emea dice che la 'determina' (l'atto conseguente alla delibera per l'autorizzazione in commercio della pillola, Ndr) deve assolutamente essere coerente con la legislazione in atto. E chi puo' valutarlo se non gli organi competenti, che sono Governo e Parlamento?'.

(2) Ru486: l’arroganza della politica, le vere ragioni dell’indagine | SEN. DONATELLA PORETTI (http://blog.donatellaporetti.it/?p=841)

(3) Ru486 e indagine conoscitiva del Senato: la forma e’ sostanza. Niente audizione per l’Aifa prima della commercializzazione del farmaco abortivo | SEN. DONATELLA PORETTI (http://blog.donatellaporetti.it/?p=861)

il Gengis
11-10-09, 13:28
Ru486, Viale: da Tomassini avvertimenti mafiosi, la r486 mai stata illegale in Italia
Silvio Viale, il ginecologo che ha aperto la strada alla RU486 in Italia, interviene duramente contro il presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato Antonio Tomassini.

Francoforte, 9 ottobre 2009

• Dichiarazione di Silvio Viale, medico radicale

Leggo solo ora che il collega Antonio Tomassini continua a lanciare avvertimenti mafiosi all’AIFA. Da senatore farebbe meglio a studiare le leggi perché se c’è qualcuno che non riconosce le competenze e i poteri di altri è proprio lui. Invece di minacciare l’AIFA con presunte violazioni di legge dovrebbe dire quale legge sia stata o stia per essere violata dall’AIFA, aggiungendo anche quale legge avrebbero violato la Mangiagalli di Milano, il S.Anna di Torino e quella trentina di ospedali che l’hanno utilizzata in questi anni. Dovrebbe anche spiegare perché l magistratura non sia intervenuta e come mai, quando l’ha fatto, abbia archiviato. Forse, il collega Tomassini non ricorda più la differenza tra l’autorizzazione all’uso di un farmaco, in questo caso ospedaliero, e le responsabilità penali del suo uso che sono personali. Tomassini non può non sapere che la RU486 non è mai stata illegale in Italia. Lo sapeva anche nel 2001, quando l’allora senatore di Forza Italia dichiarò che “Aprire la strada a questo metodo sarebbe vergognoso”. In attesa di essere ascoltato, sia come esperto e sia per avere aperto questa strada, debbo osservare che l’alibi dell’estate si sia ormai consumato con l’autunno e che, quindi, l’AIFA deve decidere quanto ci tiene a mantenere la propria credibilità e la propria dignità.

il Gengis
14-10-09, 19:25
Englaro, Viale a Morresi: Cattiverie strumentali. Proprio lei che ha scritto un libro sulla Ru486 senza averla mai usata
Silvio Viale, il medico della RU486, dirigente dell'Associazione Luca Coscioni e di EXIT-Italia, critica Assuntina Morresi, Consulente del Ministero di Sacconi-Roccella, per l'intervento su Libero di oggi contro Beppino Englaro ed il libro ?Gli ultimi gio

13 ottobre 2009

di Silvio Viale

Quelle di Assuntina Morresi sono cattiverie strumentali, come se Beppino Englaro non fosse stato attivamente partecipe, nei limiti consentiti dalla pressione politica e mediatica di allora, degli ultimi giorni di sua figlia dannatamente uguali a tutti quelli precedenti. Se, come sostiene, la consulente del ministero di Sacconi e Roccella, Eluana è sta lasciata sola in mezzo a gente estranea, dovrebbe onestamente ammettere che Eluana è sempre stata sola tra gente estranea, perché tale era anche la suora che ha amorevolmente assistito il suo corpo per tanti anni. La famiglia Englaro, il padre e la madre, ha vissuto gli ultimi giorni di Eluana in costante contatto con i medici e il libro racconta quei giorni. E' certamente curioso che proprio lei, che ha scritto un libro sulla RU486 senza averla mai usata, accusi Beppino Englaro di essere stato assente nelle ultime ore. E sarebbe ancora più stravagante che, dopo queste critiche, a scrivere gli ultimi giorni di Eluana fosse chi in quella stanza non c'era. Mi auguro però che lo faccia perché, a differenza di lei, io auspico che il dibattito non si fermi ed è per questo che saluto, con rispetto e con riconoscenza, questa nuova testimonianza di Beppino Englaro. Non temo nemmeno la cruda descrizione degli ultimi istanti della morte fisica del corpo di Eluana, non più tra noi da tanto tempo prima, come non temo la descrizione degli ultimi istanti di chiunque altro. Per me la questione non è tra vivere e morire, ma tra due modi di morire. Anche per questo domenica sarò con altri a Paluzza per deporre un mazzo di fiori sulla tomba di Eluana.

il Gengis
20-10-09, 15:12
RU486, Mellano e Boni: storica vittoria per la libertà di scelta, contro gran parte della politica italiana genuflessa al vaticano

19 ottobre 2009


Mellano e Boni: “I paletti che sono stati messi non serviranno a fermare l’aborto farmacologico. Chiudere subito la farsa della Commissione d’inchiesta al Senato”
In seguito alle decisioni definitive dell’Aifa, Bruno Mellano (Presidente di Radicali Italiani) e Igor Boni (segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta) hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
“Vivessimo in una democrazia, non ci sarebbe nulla da festeggiare alla notizia che il Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) ha deliberato l’introduzione in Italia della RU486: sono passati 31 anni dalla legalizzazione dell’aborto con la legge 194/78, il cui art. 15 già prevedeva la possibilità dell’aborto farmacologico; sono passati vent’anni da quando la pillola abortiva è stata messa a disposizione delle donne francesi (e poi diffusa in tutta Europa); sono passati due anni da quando è arrivata sul tavolo dell’AIFA la richiesta di introduzione in Italia della RU486; sono passati oltre due mesi dal suo primo responso positivo.
Ma viviamo in una partitocrazia subalterna al Vaticano, per cui quella di oggi è una grande vittoria laica ed è la prima sconfitta del fronte clericale dopo la sua grande affermazione in occasione del referendum sulla fecondazione assistita (2005); una vittoria laica dovuta alla tenacia del ginecologo radicale Silvio Viale, dovuta alla durata dell’impegno dell’Associazione Aglietta, di Radicali Italiani e dell’Associazione Luca Coscioni.
Si tratta ora di rendere effettiva, per ciascuna donna italiana che decida di abortire (anche per quelle che vivono in regioni dove l’80-90% dei ginecologi ospedalieri è obiettore), la possibilità di scegliere fra aborto chirurgico e aborto farmacologico. Si tratta di continuare ad opporsi ai tentativi della premiata coppia Maurizio Sacconi/Eugenia Roccella di sabotare questa possibilità di scelta. Resta da sottolineare quanto questa decisione renda ancora più ridicola, strumentale e inutile la scelta di istituire al Senato una commissione d’inchiesta sulla pillola abortiva; sarebbe il caso di prenderne atto e chiudere questa farsa”.
Roma, 19 ottobre 2009

il Gengis
20-10-09, 15:12
RU486, Poretti: bene autorizzazione Aifa, attenzione ai colpi di coda dei pasdaran

19 ottobre 2009



* Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali - Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

L'Aifa, con la decisione di pubblicare in Gazzetta Ufficiale l'autorizzazione per l'immissione in commercio della Ru486, ha finalmente posto fine al balletto delle competenze istituzionali. A ciascuno la sua parte e quindi all'Agenzia per il farmaco quella di espletare le procedure tecnico scientifiche nel pieno rispetto della procedura di mutuo riconosimento di un farmaco gia' autorizzato in ambito europeo, al Senato e alla commissione quella di conoscere ed audire, ma non di intralciare o suggerire. Ora il compito dell'indagine della commissione Sanita' forse potra' risultare utile proprio a quella conoscenza in merito all'utilizzo nel mondo e anche in Italia, sia con le sperimentazioni che con l'importazione, sgombrato il campo dal terrorismo mediatico e ideologico sparso a piene mani, ma spazzato via dalla decisione dell'Aifa. La formula adottata dall'Aifa del "garantire" il ricovero in ambito ospedaliero -che non vuol dire obbligo di trattenere una donna contro la sua volonta'- e' la formulazione che a sua volta garantisce sia il rispetto della legge 194 sia il dettato costituzionale. La legge, infatti, cita e specifica sempre dove viene praticata l?interruzione volontaria di gravidanza, ma mai come -tantomeno per quanto tempo- una donna debba essere trattenuta in ospedale. Fino a questo momento Governo, maggioranza e commissione Sanita' del Senato non sono riusciti, nonostante i maldestri tentativi, ad intralciare il lavoro dell'Aifa. Per parte nostra saremo pronti a denunciare e a bloccare nuovi colpi di coda se ci saranno. Domani la commissione dovra' decidere i temi dell'indagine (curioso che venga fatto solo ora?!), e mercoledi' e giovedi' sentira' rispettivamente il direttore generale dell'Aifa e di nuovo il ministro Sacconi.

il Gengis
20-10-09, 15:13
RU486: Viale, l?AIFA ha tenuta la schiena dritta, ora tocca ai medici.

19 ottobre 2009

"L'AIFA ha tenuto la schiena dritta e ora tocca a noi medici farlo."

Questa la dichiarazione di Silvio Viale, che nel pomeriggio aveva duramente replicato a Eugenia Roccella e Maurizio Gasparri, accusandoli dui volere solo peggiorare la 194. Silvio Viale, che è responsabile del Day Hospital e del servizio per le IVG dell'Ospedale S.Anna di Torino ha detto:

"Dopo la publicazione sulla GU ci vorrà almeno un mese per potere davvero partire con la RU486 e lo faremo con estrema doppia prudenza, sapendo di essere dei sorvegliati speciali. Quindi Gasparri, Roccella e Tomassini hanno tutto il tempo per concludere la loro indagine. La questione del ricovero ordinario o del day hospital è puramente formale, poichè si può passare dall'uno all'atro in entrambe le direzioni e poichè sono le Regioni a dettare le regole. La 194 verrà pienamente rispettata e, in ogni caso, sarà sbagliato scaricare sulle donne le responsabilità mediche. Come è accaduto per la sperimentazione l'eventuale imposizione di un ricovero obbligatorio è destinato ad essere superato in poco tempo. Del resto, sin dalle prime esperienze della Mangiagalli negli anni '80, passando per la sperimentazione del S.Anna, fino alle esperienze di importazione di una trentina di ospedali la legge è stata sempre rispettata. La legge sarà rispettata anche per le altre indicazioni in cui si potrà iniziare ad utilizzare la Ru486 e non è lontano il giorno in cui molti dovranno chiedere scusa per tutti questi ritardi sulla RU486."

il Gengis
20-10-09, 15:14
Ultimo sì per la pillola abortiva

• da La stampa del 20 ottobre 2009

di Flavia Amabile

E’ arrivato il via libera definitivo dell’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, alla commercializzazione dela RU486, la pillola abortiva. Il consiglio di amministrazione ha dato ieri mandato per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina.
L’atto dovrebbe essere pubblicato entro un mese, e da quel momento il farmaco dovrebbe essere disponibile per uso ospedaliero. A questo punto, però, non è ancora finita. La competenza passa alle Regioni: spetta a loro, infatti, stabilire protocolli applicativi e tipo di ricovero. Ed è facile intuire che, secondo gli schieramenti politici di maggioranza, l’uso sarà più o meno restrittivo, un po’ come capita già per l’interruzione di gravidanza chirurgica.
E, quindi, chi ha vinto? Viene spontaneo chiederselo dopo un braccio di ferro estenuante in corso da luglio. La risposta arriverà nei prossimi mesi e anni. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha definito «molto corretta» la decisione perché l’Aifa ha previsto «il ricovero della donna dall’inizio alla conclusione del trattamento abortivo». «Rimane - ha concluso - il problema del monitoraggio per evitare che si diffonda una elusione delle regole».
Come chiosa Silvio Viale, che ha avviato dal 2005 una sperimentazione della Ru486 al Sant’Anna di Torino, «l’Aifa ha tenuto la schiena dritta e ora tocca a noi medici farlo. Sappiamo di essere dei sorvegliati speciali ma anche che la questione del ricovero ordinario o del day hospital è puramente formale. Come è accaduto per la sperimentazione, l'eventuale imposizione di un ricovero obbligatorio è destinato ad essere superato in poco tempo».
Tutto insomma si deciderà in corso d’opera, anche se il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella ha precisato che «la delibera dell’Aifa conferma i pareri del Consiglio Superiore di Sanità, e quindi la necessità del ricovero in ospedale fino a quando l’aborto non sia stato completato».
Ad ammettere la difficoltà di un ricovero coatto è lo stesso Sir, il Servizio di Informazione religioso: «E’ una foglia di fico il dire che la donna rimarrà ricoverata fino alla fine del processo. È ovvio che l’ospedale non è un carcere: se la donna chiede di essere dimessa, nessuno la può fermare», scrive il Servizio in una nota firmata dal professor Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bieoetica e presidente dell’Unione Italiana Giurisiti Cattolici. «Ferma restando la gravità e l’illiceità di ogni forma di aborto - prosegue D’Agostino - questo sarebbe un modo molto subdolo di aggirare la legge 194, e per di più scaricarlo interamente sulla donna».
Ed è per questo motivo che il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente emerito del Pontificio consiglio per la pastorale sanitaria, auspica la «obiezione di coscienza» dei medici cattolici. Una regole, per Barragan, che dovrebbe valere «in tutti gli ospedali, non solo in quelli religiosi».
Sta per concludersi insomma l’odissea della Ru486 ma Donatella Poretti del Pd richiama l’attenzione su eventuali «colpi di coda». «Saremo pronti a denunciarli», promette. Ancora non è detta l’ultima parola, infatti.
L’Aifa, ad esempio, sta ancora lavorando al riassunto delle caratteristiche del prodotto, all’etichettatura e al foglietto illustrativo. «Speriamo che non ci saranno misure troppo restrittive», ha detto una portavoce dell’azienda che produce la pillola abortiva Ru486, la Laboratoires Exelgyn Sas.

il Gengis
20-10-09, 15:14
Ru486, dall'Aifa il via libera definitivo

• da Il manifesto del 20 ottobre 2009

Via libera definitivo dell’Agenzia italiana dei farmaco all’uso negli ospedali della pillola Ru486. La decisione, scontata, l’ha presa ieri il consiglio di amministrazione dell’Aifa che ha anche dato incarico al direttore generale Guido Rasi di provvedere alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’autorizzazione alla commercializzazione del farmaco e alla stesura della linee guida con il protocollo del suo impiego. Un passaggio, spiega l’Aifa, che «pone finalmente fine al possibile utilizzo improprio (della pillola, ndr) e sgombra il campo da qualsiasi possibile interpretazione di banalizzazione dell’aborto e del suo impiego come metodo contraccettivo». La pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dovrà avvenire entro un mese da ieri. A partire al massimo dal prossimo 19 novembre, dunque, anche negli ospedali italiani si potrà eseguire l’aborto farmacologico (entro la settima settimana) e non solo quello chirurgico, come del resto già avviene negli altri paesi d’Europa (a eccezione dell’Irlanda). Quello dell’allineamento all’Unione - con l’obbligo del mutuo riconoscimento dei farmaci commercializzati - era il principale motivo che rendeva certo il via libera dell’Aifa. Viceversa resta tutta aperta la questione più importante, riguardante il tipo di protocollo che gli ospedali dovranno seguire perla somministrazione della pillola abortiva. Su un punto tutti, maggioranza e opposizione, sono d’accordo: le procedure dovranno seguire quanto previsto dalla legge 194 sull’aborto, il che significa garantire alle donne che vogliono interrompere la gravidanza l’assistenza della strutture sanitarie pubbliche. Se però la paziente dovrà essere ricoverata o meno, e soprattutto per quanto tempo, è la questione su cui lo scontro è aperto. La maggioranza chiede all’Aifa di non pronunciarsi prima chela speciale commissione parlamentare voluta dal centrodestra per fermare o comunque limitare l’applicazione della pillola finisca i suoi lavori. E comunque preme perché alla fine il ricovero della donna che vuole abortire risulti obbligatorio. Lo dice chiaramente il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, per la quale la 194 «rende impossibile l’aborto a domicilio». «Ci può essere compatibilità fra la normativa italiana e la Ru486 - ha sottolineato ieri il sottosegretario - solo se l’intera procedura abortiva viene praticata in una struttura pubblica, con le garanzie sanitarie offerta dalla permanenza in ospedale». In realtà il governo punta a rendere estremamente difficoltoso il ricorso all’aborto farmacologico imponendo il ricovero obbligatorio per tutta la durata del trattamento, fino all’espulsione del feto. Imposizione che non esiste negli altri Paesi europei, dove alle donne viene garantito il ritorno a casa dopo la somministrazione della prima delle tre pillole che compongono il trattamento. La stessa Aifa, del resto, il 30 luglio scorso aveva usato una formulazione più aperta, parlando delle necessità di «garantire» il ricovero in una struttura ospedaliera, senza però far riferimento a nessun obbligo. Una formulazione che trova d’accordo la radicale del Pd Donatella Poretti «Garantire il ricovero non vuol dire obbligo di trattenere la donna - ha spiegato la senatrice - ed è la formulazione che a sua volta garantisce sia il rispetto della legge 194 sia il dettato costituzionale». Come era prevedibile, il via libera dell’Aifa ha scatenato le reazioni di maggioranza e opposizione. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, pur definendo corretta la decisione dell’Aifa, ha spiegato di voler monitorare l’uso della pillola, minacciando di mettere mano alla legge 194. «L’esigenza del monitoraggio ha detto il ministro - è dovuta perché qualora dovesse rilevarsi una diffusa elusione delle regole di somministrazione, è evidente che dovrebbe porsi il problema di come garantire l’effettività della legge 194». Soddisfazione invece da parte di Livia Turco: «Nonostante i tentativi degli esponenti della destra e del governo di bloccar la commercializzazione della pillola - ha detto l’esponente del Pd - alla fine ha avuto la meglio la valutazione tecnicoscientifica sull’ideologia».

il Gengis
23-10-09, 21:03
RU486, Viale: miracolo della RU486, gli antiabortisti diventano abortisti.

21 ottobre 2009

• Comunicato stampa Associazione radicale Adelaide Aglietta

Silvio Viale, il ginecologo torinese che ha innescato la bomba RU486 in Italia, prima di prendere servizio all’Ospedale S.Anna di Torino ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Si può parlare di miracolo. La RU486 ha trasformato gli antiabortisti in abortisti che difendono l’aborto chirurgico per attaccare la RU486. E’ evidente che non sanno di cosa parlano in entrambi i casi, come è indiscutibile che sanno di avere torto. Se la 194 obbligasse al ricovero – è chiaro che non hanno ancora letto l’articolo 8 fino in fondo – che bisogno avrebbero di ripeterlo in continuo? Chi devono convincere? Se stessi? Il direttore dell’AIFA? Quello in corso è un film già visto in occasione della sperimentazione del S.Anna che si è concluso con l’archiviazione da parte della magistratura torinese. Lo dico a Gasparri, che sembra volere seguire le orme del suo amico Storace, e lo dico alla Roccella che continua a lanciare slogan: la 194 impone che sia un medico di un ospedale, uno come me, o di un consultorio a praticare l’aborto, ma non impone che le conseguenze dell’intervento abortivo debbano risolversi in ospedale. Del resto, attualmente, vi sono almeno due casi di interventi abortivi a seguito dei quali le donne vengono dimesse senza che sia avvenuta alcuna espulsione del prodotto abortivo, o dell’embrione come direbbero loro. Quali siano questi casi lo rivelerò in sede di audizione insieme a molte altre questioni che i senatori non conoscono. Nel frattempo replico all’ultima “Gasparrata”, cioè alla sua minaccia di “denunciare immediatamente e sottoporre alle sanzioni di legge”, e lo sfido ad indicarmi dove sarebbero indicati il reato e la sanzione. E’ comunque curioso che Roccella e Gasparri spieghino così insistentemente cosa avrebbe deciso l’AIFA, senza attendere l’audizione del direttore dell’AIFA, come se conoscessero o avessero scritto loro la determina. Vedremo questa mattina se il Direttore Generale dell’AIFA saprà mantenere la schiena dritta.”

il Gengis
23-10-09, 21:03
Senato, la Commissione si spacca sull'indagine

• da Il Manifesto del 21 ottobre 2009, pag. 7

È scontro in commissione Sanità del Senato sulle finalità dell’indagine conoscitiva voluta dal centrodestra sulla pillola abortiva Ru486 che lunedì ha ricevuto il via libera definitivo dall’Agenzia del farmaco italiana. Maggioranza e opposizione si sono ritrovate in un vero «muro contro muro» quando la commissione ha tentato ieri di definire «il campo dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486 - ha spiegato ieri il senatore dei Pd Lionello Cosentino - A questo riguardo sono stati presentati due diversi documenti: in quello della maggioranza si afferma che l’indagine è volta a valutare gli aspetti clinici della Ru486 ed i suoi possibili rischi, ma è volta anche a valutare il ruolo stesso dell’Aifa e degli altri organi competenti e se le decisioni da essi prese siano o meno conformi ai parerei dei ministero e dei suoi organi competenti. Si configura chiaramente un’interferenza da parte della maggioranza su quello che dovrebbe invece essere il ruolo autonomo dell’Aifa». «Tutti i componenti dell’opposizione, cioè Pd e Radicali, più l’Idv - ha aggiunto Cosentino hanno votato contro la proposta della maggioranza sul percorso dell’indagine conoscitiva, poichè l’intento manifesto è quello di ritardare e interferire sulle decisioni che l’Aifa deve assumere per rendere possibile negli ospedali italiani l’uso della pillola abortiva». L’opposizione ha quindi presentato un documento alternativo, in cui i senatori del Pd chiedono «che l’indagine verta solo su due aspetti: se le procedure siano le migliori per la tutela della salute delle donne e se siano le più coerenti con la legge 194».

il Gengis
23-10-09, 21:04
Farmacisti sottobanco

• da Tempi (Il Giornale) del 22 ottobre 2009

di Benedetta Frigerio

Con l’introduzione della pillola abortiva Ru486 nelle farmacie ospedaliere (che comunque non sarà venduta in quelle aperte al pubblico) si riapre un conflitto mai risolto. Quello del diritto all’obiezione di coscienza per i farmacisti, oggi regolato da norme contraddittorie su cui né il Parlamento né l’Ordine dei medici hanno ancora preso posizioni chiare. Col risultato che il diritto stesso all’obiezione oggi viene messo in dubbio, mentre il proliferare di pillole abortive rende ancora più incandescente il dibattito. Per questo l’Unione farmacisti cattolici italiani ha organizzato per il 23 ottobre un dibattito per studiare soluzioni possibili. Fino a ieri a generare la contraddizione c’era il Norlevo, farmaco meglio conosciuto come "pillola del giorno dopo", spacciato a lungo come semplice anticoncezionale, ma i cui effetti, coane recitano il bugiardino e una sentenza del Tar del Lazio del 2001, possono essere abortivi. Le cose si complicano per l’esistenza di un decreto regio del 1938, secondo cui i farmacisti non possono «rifiutarsi di vendere le specialità medicinali di cui siano provvisti». La norma, che nelle intenzioni del legislatore serve a garantire l’efficienza del servizio di cura (d’altronde alla data in cui fu redatta esistevano solo farmaci a scopo terapeutico), viene di fatto utilizzata per obbligare i farmacisti a vendere farmaci abortivi. Dall’altra parte, però, l’articolo 1 del codice deontologico della categoria prevede esplicitamente la clausola di coscienza. La contraddizione evidente tra queste due norme non è mai stata sanata da una presa di posizione dell’Ordine nazionale (né autonoma né sollecitata dagli Ordini regionali), unico organismo che potrebbe fare chiarezza su questa zona grigia, sancendo la cogenza dell’articolo 1. «Molti colleghi preferiscono cercare di ritagliarsi spazi per l’obiezione in silenzio, anziché condurre una battaglia per sollecitare una decisione ufficiale», spiega a Tempi Piero Uroda, presidente dell’Unione farmacisti cattolici italiani, denunciato lo scorso luglio per essersi rifiutato di vendere il Norlevo. Non manca poi chi sceglie di andare contro la propria coscienza «per non pagare multe pesanti», come nota il farmacista mantovano Stefano Tamassia, seguito da Matteo Manduzia, che da Foggia confessa di sentirsi «obbligato a obbedire a quello che il medico prescrive anche se non vorrei». L’uso strumentale della stampa Ma c’è anche chi in questi anni ha continuato a lavorare difendendo «un diritto che è inviolabile», prosegue Uroda, e lo ha fatto andando incontro alle minacce di minoranze radicali. È il caso di un altro farmacista romano, denunciato perché obiettore solo pochi mesi prima di Uroda e in una modalità troppo simile per scartare la possibilità di un legame fra le due vicende. Le denunce vengono da due donne appoggiate dall’associazione Vita di donna, promotrice, insieme a quella radicale Luca Coscioni del servizio "Sos pillola del giorno dopo". Secondo Uroda si tratta di una tattica: «Si cercano gli obiettori, si richiede loro la pillola per poi denunciarli, pubblicizzando il fatto sulla stampa in modo da farci sembrare numerosi e allo stesso tempo intimidirci». La tesi è avvalorata dai volantini diffusi nell’aprile 2008 da alcuni centri sociali italiani, che invitavano a segnalare la presenza di obiettori per cercare di impedirne l’azione. Non a caso, l’anno scorso a Bologna due farmacie hanno subìto le proteste di cinquanta attiviste del centro sociale Tpo: «Ci hanno dato dei violenti mentre ci insultavano e ci accusavano di bloccare un servizio mentre ci riempivano le farmacie di polistirolo, costringendoci a chiudere per un pomeriggio». Spera in un pronunciamento dell’Ordine anche il Forum delle associazioni familiari dell’Umbria che ha iniziato a monitorare, denunciandoli, «i tentativi della burocrazia sanitaria regionale di comprimere la libertà di coscienza», da quando, nel dicembre 2006, si erano rivolti al Forum due dipendenti di una Asl che raccontavano di essere soggetti a pressioni, minacce di trasferimenti e turni forzati solo perché contrari all’aborto. C’è chi è persino arrivato a cambiare lavoro, dato che «in Emilia Romagna - racconta una donna chiedendo l’anonimato - le pressioni sono troppo forti. Il titolare della farmacia in cui lavoravo mi costringeva a vendere la pillola del giorno dopo in seguito a una nota dell’Asl. Ho iniziato a domandarmi se valesse davvero la pena andare avanti per mantenere un posto di lavoro. Alcuni amici dicevano che non potevo fare altrimenti, anche per la situazione economica della mia famiglia. Ma era davvero così? Mi misi a cercare un altro lavoro, e, ad un certo punto, rischiando, decisi che non avrei più venduto il Norlevo». Il clima ostile all’obiezione ha ottenuto gli effetti cercati. «La cosa peggiore è che la paura ci ha ridotti a un manipolo. Si rivolgono a me colleghi che vivono la sofferenza di dover vendere la pillola, chi cerca di ottenere la deroga dal titolare, chi rifiuta di farlo, assumendosene i rischi», racconta Fausto Roncaglia, presidente dell’Unione farmacisti cattolici dell’Emilia Romagna. «Non succede mai - chiosa il presidente - che per la scelta di uno di noi la donna non riesca ad avere la pillola che chiede, in realtà quello che dà fastidio è che ci sia chi con la sua presenza interroghi le coscienze». Paradigmatica la storia di Maria Teresa, che non tiene il Norlevo in farmacia «visto che ce ne sono altre due qui vicino e che nessuno si è mai lamentato». Le cose si complicano quando viene istituito un consultorio che vuole obbligarla a vendere il farmaco. «Io mi sono rifiutata rispondendo che se volevano dovevano mandare le donne nei presidi vicini, ma ne hanno fatto una questione di principio. Così, l’Ordine mi ha consigliato di obbedire per non aver grane. Ma preferisco continuare a seguire il Papa». Infatti, Benedetto XVI, dopo l’approvazione da parte dell’Agenzia italiana per il farmaco della commercializzazione della Ru486, ha invitato i farmacisti cattolici a fare obiezione, provocando nei loro clienti «un sussulto di umanità, affinché ogni essere sia tutelato dal concepimento». «Io conclude la farmacista - sono convinta che i pochi che fanno obiezione devono rimanere il lievito nella pasta che susciti nella persona almeno una domanda sull’atto che sta compiendo». «Si auspica comunque che la situazione si risolva», spiega a Tempi la professoressa Assuntina Mortesi, componente del Comitato nazionale di bioetica, indicando una via possibile ai farmacisti: «Non serve appellarsi alla Legge 194 conce spesso si pensa, ma appellarsi al codice, chiedere che l’Ordine ribadisca quanto sancito dalla clausola di coscienza».

il Gengis
23-10-09, 21:05
Ru486, Poretti: il ministro Sacconi sfiducia il direttore dell'Aifa che ha pubblicato la delibera di commercializzazione

22 ottobre 2009


Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanità
"Le modalità di somministrazione sono un atto medico", spiegava ieri il direttore dell'Aifa Guido Rasi in merito al ricovero della donna che pratica l'aborto farmacologico piuttosto che quello chirurgico. Oggi il ministro Maurizio Sacconi rimanda ancora all'Aifa questa decisione strattonandola indecentemente. Sia in sede di audizione che altrove, infatti, il ministro ha citato come suo unico interlocutore il presidente dell'Aifa (sfiduciando di fatto il direttore, persona incaricata della pubblicazione della delibera), sostenendo che il presidente dell'Aifa, Sergio Pecorelli, gli avrebbe detto che il regime di "day hospital e' incompatibile con la delibera dell'Aifa del 30 luglio". Delibera che -ricordiamolo- precisava la necessità di "garantire" alla donna il ricovero dalla prima assunzione alla seconda, senza specificare ne' il tipo di questo ricovero, ne' che fosse continuativo.
Il termine "garantire" il ricovero e' compatibile con la legge 194, che all'articolo 8 precisa che l'interruzione volontaria di gravidanza si pratica in ospedale e "se necessario" si prevede anche il ricovero. Questo, ovviamente, si può anche interpretare ed e' aperto un confronto. Ma e' chiaro, invece, come il Governo faccia pressione sull'Aifa. La relazione di Sacconi, fino alla replica, appariva, pur se con toni concilianti, quella di un crociato:
- la definizione legislativa dell'aborto come male,
- il rispetto sostanziale della legge più che quello formale e quindi interpretabile a piacere,
- l'ammissione di come la pratica del mutuo riconoscimento di un farmaco sia un "problema" invece che una opportunità,
- considerare "disdicevole" che una donna, contro la volontà del medico e la prescrizione della legge, firmi per lasciare il ricovero,
- il rischio banalizzazione dell'atto abortivo, capo d'imputazione principale per il metodo farmacologico.

Che l'Aifa sia sotto pressione politica è dimostrato da:
- 700 giorni per il mutuo riconoscimento e la commercializzazione della Ru486, rispetto ai 90 previsti dalla direttiva recepita dal nostro ordinamento;
- la enorme quantità di dichiarazioni che si basano anche sulla elusione e sul travisamento dei più elementari dati scientifici. Ad esempio i 29 morti nel mondo su cui e' stato montato un can can incredibile. Ventinove morti tra cui due uomini che usavano la pillola per curarsi la depressione, 10 donne che facevano altrettanto e le restanti che l'avevano assunta in modo difforme dalle prescrizioni;
- l'indagine conoscitiva parlamentare la cui ratio è solo nei pruriti degli anti-abortisti che hanno colto una nuova occasione per violentemente impedire una pratica legale;
- l'appello finale rivolto dallo stesso ministro ai membri della commissione Sanità affinché i lavori della stessa si chiudano presto per dare "indicazioni, sollecitazioni".... a chi non è ben chiaro....

il Gengis
23-10-09, 21:05
Ru486, Poretti: obiezione coscienza e farmacisti. Le crociate dei privilegi etici e economici.

23 ottobre 2009


Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali - Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

Il ritornello del diritto all'obiezione di coscienza da parte dei farmacisti per la vendita di un contraccettivo, quale la pillola del giorno dopo, sta diventando una grottesca rappresentazione di una crociata senza senso.
Per tutelare il diritto alla vita e per evitare l'aborto, monsignor Mariano Crociata farebbe meglio a promuovere l'astinenza dal sesso o i diversi metodi contraccettivi: naturali, meccanici, chimici o chirurgici.
Ma evidentemente si preferisce la strada piu' subdola del creare confusione, avvicinando la pillola contraccettiva a quella abortiva, e facendo credere che in farmacia si vendano pillole abortive. Che e' quello che ha fatto il nostro monsignore intervenendo stamane al Convegno Nazionale dell'Unione Farmacisti Cattolici Italiani.
L'unico modo perche' un farmacista possa decidere cosa vendere, e' trasformare le farmacie in esercizi commerciali privati che rispettino vincoli di sicurezza per i farmaci; e dove i cittadini vadano sapendo che ad una farmacia cattolica non gli venderanno un preservativo cosi' come ad un ristorante vegetariano non gli cucineranno un pollo arrosto. Se monsignor Crociata sta parlando di questo, cioe' di una completa liberalizzazione del mercato delle farmacie, senza pianta organica, diritti ereditari, monopolio nella vendita, lo dica... ma temiamo che voglia invece mantenere i privilegi delle farmacie e del servizio pubblico, aggiungendoci anche qualcosa: un servizio pubblico, dove a decidere cos'e' di interesse pubblico non sia lo Stato e la propria farmacopea, ma la Conferenza Episcopale Italiana.
La botte piena e la moglie ubriaca -recita un vecchio detto- e' difficile averla, anche per chi crede ai miracoli.

il Gengis
23-10-09, 21:06
Ru 486, Pontesilli e De Lucia: anticlericale.net denuncerà i farmacisti che con l'obiezione interromperanno un pubblico servizio

23 ottobre 2009

* Dichiarazione di Carlo Pontesilli e Michele De Lucia, Segretario e Tesoriere di Anticlericale.net

A seguito delle dichiarazioni del Segretario generale della Cei monsignor Mariano Crociata - nomen omen - riguardo l'auspicata obiezione di coscienza per i farmacisti, l'Associazione radicale Anticlericale.net rende noto che denuncerà i farmacisti che con l'obiezione interromperanno un pubblico servizio e con loro la Cei stessa che si prefigura quale mandante e responsabile di tale gravità.

I vertici della Cei, peraltro, fanno finta di non sapere che l'imminente possibilità di utilizzo della RU486 è previsto solo in ambiente ospedaliero, a nulla potendo in questo l'eventuale obiezione di coscienza dei farmacisti. Si conferma così l'usuale e tradizionale mistificazione della realtà, che impedisce che vi sia un serio ed urgente dibattito civile su temi cosiddetti “sensibili” per le gerarchie ecclesiastiche. Gerarchie che sanno solo stordire l’opinione pubblica con slogan e dichiarazioni massimalistiche.

il Gengis
23-10-09, 21:07
Farmacisti, Viale: l?obiezione c?è già, ma lo Stato deve garantire i diritti dei pazienti

23 ottobre 2009

“Obiezione per i farmacisti? C’è già, perché la 194 prevede l’obiezione per il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie. E’ sorprendente come tutti lo dimentichino.”.

A ricordarlo è Silvio Viale, il ginecologo torinese impegnato noto per la RU486, ma che è anche impegnato a favore dell’eutanasia volontaria.

Silvio Viale ha proseguito:
“I farmacisti ospedalieri possono fare obiezione, basta che lo comunichino alla propria Direzione Sanitaria. In questo modo possono essere esonerati “dalle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l'interruzione della gravidanza”, ma non “dall'assistenza antecedente e conseguente all'intervento”. Se si allargasse l’obiezione di coscienza ai farmaci, alle cannule, agli apparecchi di anestesia, alla corrente elettrica, alle garze, agli assorbenti o ai disinfettanti si dovrebbe concedere l’obiezione di coscienza anche al’autista dell’autobus.
I ogni caso, volendo prendere sul serio, la proposta dell’Associazione dei Farmacisti Cattolici, ripresa senza ironia da Mons. Crociata, li sfido a produrre un elenco dettagliato di tutti i farmaci e presidi sanitari che potrebbero entrare nella lista per l’obiezione di coscienza su aborto, fine vita e fecondazione assistita, indicando se nella lista vi siano anche i contraccettivi e i profilattici. Sarebbe poi importante sapere se sarà possibile nelle loro ipotesi l’obiezione parziale compilando tipo schedina con dei SI o dei NO la lista o l’obiezione dovrà essere fatta in blocco per argomenti. Tutto ciò mi fa capire quanto sia importante introdurre la RU486 per tutte le indicazioni legate all’aborto e no, perché il primo impegno morale è che lo Stato deve garantire i diritti dei pazienti.”

Torino, 23 ottobre 2009.

il Gengis
30-10-09, 20:36
La vita ostaggio della politica

• da la Repubblica del 29 ottobre 2009

di Stefano Rodotà

La vicenda parlamentare del testamento biologico ha conosciuto ieri una violenta accelerazione. Era imprevedibile? Non credo. Troppi segnali si erano accumulati negli ultimi tempi, troppe convenienze politiche si erano svelate perché si potesse prestar fede a qualche apertura, peraltro ambigua, venuta dalla maggioranza. La chiusura immotivata del confronto in Commissione, allora, assume un triplice significato. Smentisce la tesi secondo la quale la maggioranza è sempre disposta al dialogo, mentre l´opposizione è arroccata intorno a immotivate posizioni di rifiuto. Rivela una prepotenza che si dà una veste giuridica incostituzionale. Conferma la subordinazione della politica del governo a quella vaticana: non è un caso che la decisione del Pdl sia venuta all´indomani dell´incontro tra Gianni Letta e Benedetto XVI.
1. Giochi di potere. Da tempo in Vaticano vi era una fila lunga, e mortificante, di politici che portavano le loro offerte, racchiuse soprattutto in quel contenitore allettante che si chiama appunto testamento biologico e che sprigiona veleni tali da inquinare non solo l´ambiente istituzionale, ma l´intera società. Un´offerta sacrificale, dove le vittime sono le persone alle quali si vuole negare il diritto di decidere liberamente sulla fine della loro vita. Tutto questo è all´interno di un gioco politico che, da una parte, vuole rinsaldare i rapporti tra governo e Vaticano e, dall´altra, rende evidente una concorrenza tra i partiti di maggioranza, dove la Lega si offre alla Chiesa come l´interlocutore più affidabile, il vero partito cristiano.
Dopo che Bossi aveva esibito i suoi incontri ai più alti livelli, con la Segreteria di Stato e con il presidente della Cei, Berlusconi ha fatto la sua mossa. Debole com´è, bisognoso di una rinnovata legittimazione vaticana, ha cercato di tornare al centro del gioco, accettando la richiesta vaticana di tenere fermo l´impianto proibizionista e autoritario della legge sul testamento biologico. Inammissibile ingerenza della Chiesa o, invece, crescente debolezza della politica italiana? La risposta è nei fatti, nella sempre più marcata accettazione delle posizioni della Chiesa in tutte le materie che riguardano le decisioni sulla vita: la procreazione, con le resistenze contro la legittima utilizzazione della pillola Ru486; le relazioni personali, con la perdurante ostilità al riconoscimento delle unioni di fatto; il morire, appunto con la pretesa di cancellare la possibilità di libere scelte delle persone. In queste materie delicatissime si è ormai realizzata una cogestione tra governo italiano e governo vaticano.
2. Obiezione di coscienza. Per sfuggire a questa stretta e recuperare un po´ di autonomia per i parlamentari, si era invocata la loro libertà di coscienza, di cui lo stesso presidente della Camera si era fatto garante. Anche questa mossa rischia ora di essere vanificata. E però bisogna sottolineare che si tratta comunque di una iniziativa inadeguata rispetto alla specifica situazione che abbiamo di fronte. Infatti, quando le decisioni parlamentari incidono direttamente sul diritto delle persone di governare la loro vita, la questione della libertà di coscienza deve essere considerata anche, o soprattutto, da un diverso punto di vista. Qui la libertà di coscienza da tutelare è, in primo luogo, quella della persona che deve compiere le scelte di vita. Altrimenti si determina una asimmetria pericolosa: quando si affrontano i temi "eticamente sensibili", la libertà di coscienza dei legislatori può divenire massima, mentre finisce con l´essere minima quella delle persone alle quali si rivolge la legge. Ci si deve chiedere, allora, se siano in sé legittimi interventi legislativi tali da cancellare, o condizionare in maniera determinante, il diritto di ciascuno di governare liberamente la propria vita.
3. Habeas corpus. Questa è l´antica formula con la quale il sovrano si impegna a "non mettere la mano" sul corpo dei cittadini. È l´impegno che il sovrano democratico, l´Assemblea costituente, rinnova quando, nell´articolo 32 della Costituzione dedicato al diritto fondamentale alla salute, conclude perentoriamente che "la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Il Parlamento non può ignorare tutto questo, deputati e senatori debbono ricordare che, scrivendo quelle parole, l´Assemblea costituente era ben consapevole di porre un limite invalicabile al loro potere, di individuare un´area non solo sottratta all´arbitrio delle maggioranze parlamentari, ma indecidibile dal legislatore, dunque un luogo dove neppure la legge può penetrare. Questa logica costituzionale è sovvertita dal testo in discussione alla Camera. Il diritto fondamentale all´autodeterminazione è cancellato, perché si esclude il valore vincolante delle decisioni della persona riguardanti la fine della vita; e perché si impone a tutti l´obbligo di sottoporsi all´alimentazione e alla idratazione forzata, di cui abusivamente si nega il carattere di trattamento terapeutico, ignorando l´opposta opinione di quasi tutta la comunità scientifica proprio per cancellare il diritto, da lungo tempo riconosciuto, di rifiutare le cure. Siamo di fronte a un grave tentativo di impadronirsi della vita delle persone, di una mossa autoritaria che altera il rapporto tra Stato e cittadino. Cercando di reagire a questa deriva pericolosa, venti parlamentari della maggioranza avevano scritto al presidente del Consiglio una "lettera sul disarmo ideologico", proponendo "una riserva deontologica sulla materia del fine vita, demandando al rapporto tra pazienti, familiari, fiduciari e medici la decisione in ordine a ogni scelta di cura".
Da anni insisto sulla necessità di analizzare il rapporto tra la vita e le regole sottraendolo in generale alla pretesa di un diritto pervasivo, che si fa strumento di una politica che vuole impadronirsi della libertà delle persone. Ma non basta invocare un´assenza del diritto, che potrebbe poi lasciare il campo libero a qualsiasi incursione autoritaria. Bisogna seguire l´indicazione costituzionale e fondare l´autonomia della persona sul riconoscimento dell´intangibilità di tale autonomia. Una norma sobria, una soglia legislativa minima che riconosca che la zona dell´essere può essere "recintata" solo dallo stesso interessato. Se, invece, si confermerà la strada segnata dal testo già approvato dal Senato, non ci si dovrà poi meravigliare se la terribile e "politica" Corte costituzionale farà il suo mestiere e interverrà per eliminare le inammissibili limitazioni alla libertà delle persone. Non v´è dubbio, infatti, che siamo di fronte a un testo violentemente ideologico e giuridicamente sgangherato.
4. Privato e pubblico. Questo vuol forse dire che, rifiutando ogni intervento invasivo del legislatore, si deve pure invocare pure un generale disinteresse pubblico per le questioni di vita? La stessa Commissione parlamentare, ieri così irragionevolmente chiusa, ha approvato un testo per garantire l´accesso alle cure palliative e alle terapie del dolore. Qui la presenza del legislatore non è invasiva o abusiva, non si sostituisce alla volontà della persona, ma consente a ciascuno di prendere le proprie decisioni in condizioni di vera libertà. Lo stesso accade quando si prevede una indennità per i familiari che assistono in casa una persona in stato vegetativo: lo ha fatto in febbraio l´Assemblea nazionale francese, lo ha appena deciso la Regione Lombardia. Qui il rapporto tra la vita e le regole non è affidato alla prepotenza, ma alla creazione di servizi adeguati, di un ambiente nel quale vengono rimossi gli ostacoli che limitano l´esercizio libero della volontà. Questo è il vero compito al quale la Repubblica, per rispetto della Costituzione, non può sottrarsi.

il Gengis
07-11-09, 22:19
I cittadini al centro dello Stato

• da Terra del 30 ottobre 2009

di Annalisa Chirico

Al Congresso online dell’Associazione Luca Coscioni interviene Donatella Poretti, senatrice radicale eletta nelle liste del Pd, che traccia un bilancio della situazione politica del Paese. A suo avviso, «l`Italia ha bisogno di adeguare le proprie leggi e di semplificarle» in modo che diventino strumenti per agevolare, e non complicare la vita dei cittadini. A questo si aggiunge il peso «delle corporazioni, che tutelano i propri interessi e non quelli della società, e di ideologie cui nessuno crede veramente». È successo con la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita; di recente, sul ddl Calabrò sul testamento biologico approvato dal Senato e sulla RU486. Dopo il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco all`introduzione della pillola abortiva, che è già in uso nel resto d`Europa, il Senato italiano ha disposto un`indagine conoscitiva, il cui obiettivo, secondo la Poretti, «non è conoscere, ma giudicare donne e farmaco». I Ma ha autorizzato il farmaco sulla base di una procedura di mutuo riconoscimento all`interno del Mercato comune europeo; e così «da una parte la politica preme, dall`altra la legge impone». La Poretti si sofferma brevemente anche sulle liberalizzazioni avviate da Bersani e sulle corporazioni, dai tassisti ai farmacisti, che ogni volta sono pronte a scendere in campo «spacciando i loro privilegi per interesse generale». Non mancano riferimenti al Sistema sanitario nazionale definito dalla senatrice come un sistema «dove il paziente è solo l`oggetto delle prestazioni sanitarie». La domanda è: «Lo Stato è al servizio del cittadino o il cittadino è il suddito in mano ad uno Stato che ne dispone a suo piacere?». Ognuno si dia una risposta.

il Gengis
07-11-09, 22:20
Ru486/Gazzetta Ufficiale, Viale: bene anche se le polemiche non cesseranno

5 novembre 2009

Silvio Viale, che martedì prossimo alle ore 14.30 sarà audito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
"Bene, la pubblicazione sulla GU è sempre più vicina. Anche se le polemiche non cesseranno, la possibilità di avere la Ru486 a disposizione aprirà nuove opportunità nell'assistenza delle donne. La scheda tecnica sarà di grande aiuto nel rispetto delle leggi vigenti che non cambiano. Martedì in Senato, nei quindici minuti che mi sono stati concessi per l'audizione, i senatori avranno modo di conoscere cosa sia davvero la Ru486."

Torino, 5 novembre 2009.

il Gengis
17-11-09, 12:00
RU486, domani Silvio Viale alla commissione igiene e sanità del Senato per 15 minuti. dopo di lui Morresi, consulente di Sacconi, per un'ora

9 novembre 2009

VIALE E’ L’UNICO MEDICO ITALIANO CHE FA ABORTI AD ESSERE AUDITO.
Domani, martedì 10 novembre, alle ore 14:30, il Dr. Silvio Viale (responsabile IVG presso l´Ospedale S. Anna di Torino, sperimentatore in Italia della pillola abortiva RU486) sarà audito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica nell´ambito dell'indagine conoscitiva sulla "procedura di aborto farmacologico mediante mifepristone e prostaglandine - percorso genericamente indicato come «pillola abortiva RU486» - e valutazione della coerenza delle procedure proposte con la legislazione vigente; organizzazione dei percorsi clinici, valutazione dei dati epidemiologici anche in relazione agli studi internazionali sul rapporto rischio-benefici".
L´audizione si svolgerà presso l'aula della Commissione Igiene e Sanità, ingresso principale di Palazzo Madama; avrà la durata di 15 minuti, con diritto di replica di due - tre minuti. Dopo Viale sarà audita per un’ora Assuntina Morresi, consulente del ministro Sacconi, a sua volta già ascoltato dalla Commissione. La Prof.ssa Morresi è stata anni fa coautrice, assieme all’attuale sottosegretaria Eugenia Roccella, di un libro contro la RU486, da loro definita “kill pill”.
Giulio Manfredi (vice-presidente Comitato nazionale Radicali Italiani) e la senatrice radicale Donatella Poretti (segretaria Commissione Igiene e Sanità) hanno dichiarato:
“Silvio Viale sarà l´unico ginecologo italiano che pratica IVG ad essere sentito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Questo la dice lunga sulla reale volontà di chi ha voluto a tutti i costi quest´inutile e pretestuosa indagine conoscitiva di "conoscere" realmente, di capire veramente. La durata dell´audizione assegnata a Viale nella lettera di convocazione è un altro elemento significativo: Viale dovrà riassumere nove anni di lavoro e di polemiche in 15 minuti, mentre alla consulente del ministro Sacconi, Assuntina Morresi, sarà dedicata l’ora successiva.
Nonostante questo, o forse proprio per questo, riteniamo che l´appuntamento di domani sia molto importante e speriamo serva ad aprire nuovi spazi d´informazione e di approfondimento su una questione che non è affatto finita. Dopo la prossima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina dell´AIFA (oggi il Dr. Rasi ha fornito le ennesime rassicurazioni), si aprirà tutta la problematica relativa al mettere effettivamente a disposizione delle donne italiane - di tutte le donne italiane (regione per regione, ospedale per ospedale) - la pillola Ru486.”

il Gengis
28-11-09, 16:26
RU486, Poretti: uso improprio istituzioni, i lavori della commissione Sanità

23 novembre 2009



* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita':



Dalla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, la commissione Igiene Sanita' del Senato della Repubblica su un totale di 24 sedute, ben 16 le ha dedicate all'indagine conoscitiva sulla Ru486. Da domani altre 4 sedute gia' sono gia' previste, perfino una notturna, e monopolizzeranno i lavori della settimana.
Davvero non c'erano altri temi da trattare inerenti alla salute e alla sanita'?
L'obbiettivo era, e resta, quello di interferire ed ostacolare il lavoro dell'Aifa. Infatti, nonostante le rassicurazioni, l'agenzia ancora non ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale la delibera di immissione in commercio del Mifegyne (RU486) dello scorso 30 luglio, nonostante il segretario dell'Aifa Guido Rasi sia stato incaricato dal Cda lo scorso 19 ottobre.
Oltre 700 giorni per una procedura di mutuo riconoscimento di un farmaco che solitamente ne impiega 90, una situazione che espone il nostro Paese a rischio di una apertura di infrazione a livello di Unione Europea, o di una immissione forzata in base alla direttiva del mutuo riconoscimento.
Trattasi di uso improprio delle istituzioni... Anche di questo sara' bene si discuta da domani in commissione, giunta finalmente nella fase conclusiva di questa indagine ideologica.

il Gengis
28-11-09, 16:27
Ru486, il Senato verso la richiesta di stop

• da Avvenire del 24 novembre 2009


Dovrebbe contenere la richiesta di sospendere la procedura per introdurre in Italia la Ru486 la relazione finale dell`indagine conoscitiva dei Senato, in discussione da domani e che sarà resa nota giovedì. La bozza dei testo, che doveva restare riservata ai componenti della Commissione Igiene e sanità di Palazzo Madama, è stata pubblicata ieri dal sito dell`Aduc, associazione di area radicale. Chiaro l`intento: svelare le proposte sulle quali i senatori si confronteranno da oggi e sottoporle a critica preventiva. Una strategia che traspare dalle stesse dichiarazioni della parlamentare pd-radicale Donatella Poretti, che ha commentato la bozza insinuando un «intento di ostacolare il lavoro dell`Aifa». Una polemica che non stupisce. Le 23 pagine dei testo si chiudono infatti con una proposta ben precisa, che non poteva che trovare contrari i fautori della pillola abortiva: «Poiché la procedura di immissione in commercio della specialità Mifegyne per mutuo riconoscimento fin qui seguita dall`Alfa non ha previsto la verifica della compatibilità con la normativa vigente (la legge 194 ndr) la Commissione propone di sospendere tale procedura per chiedere e acquisire il parere del ministero competente in materia, consentendo, ove si ritenga necessario, di riavviare la procedura dall`inizio». La bozza auspica anche «una richiesta di arbitrato che riapra la discussione di merito sul rapporto rischi/benefici e ponga in essere una nuova istruttoria e deliberazione dell`Emea». L`arbitrato può essere attivato quando uno Stato membro, avendo rilevato possibili rischi per la sanità pubblica, non intenda riconoscere il farmaco. «Le audizioni in Commissione - ha chiarito in serata il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella - hanno dimostrato la necessità di un`indagine parlamentare». In particolare l`audizione del direttore dell`Ufficio legale dell`Emea (l`agenzia europea del farmaco) «ha segnalato la necessità che l`Aifa chiedesse al Ministero competente, prima di riunire il suo Consiglio di amministrazione, un parere di compatibilità fra l`utilizzo della Ru486 e la normativa italiana. Nessuna volontà quindi di ostacolare l`Aifa ma la necessità di rispettare pienamente la legge 194 e di stabilire quali siano le competenze dei diversi soggetti istituzionali coinvolti».

il Gengis
28-11-09, 16:27
Ru486 e commissione Senato, Poretti: presentato documento conclusivo alternativo: l'Italia stia in Europa

24 novembre 2009

* Intervento della sen. Donatella Poretti, Radicali-Pd:


Nei giorni scorsi e' circolato il documento conclusivo stilato dalla maggioranza di Governo sulla commissione senatoriale di indagine sulla pillola abortiva Ru486 (1): un manifesto sconfinamento delle competenze della commissione per cercare di condizionare l'agenzia italiana del farmaco (Aifa) a non pubblicare in Gazzetta Ufficiale la delibera di immissione in commercio di questo farmaco, con anche la pretesa che l'agenzia europea del farmaco (Emea) ridiscuta l'autorizzazione ad un farmaco che da piu' di venti anni si usa in tutta Europa e che non ha mai creato problemi sanitari (2).
Di conseguenza, oggi all'apertura dei lavori della commissione ho depositato un documento conclusivo 'alternativo' perche' il nostro Paese non cada nel buio della ascientificita' e prenda atto, dopo le numerose audizioni in questa commissione, che il nostro Paese puo' e deve rimediare al ritardo fino ad oggi accumulato rispetto ai propri partner comunitari.
A seguire il documento:

Premesso che:

- la commissione Igiene e Sanita', nel rispetto del Regolamento del Senato, e' stata autorizzata a svolgere un'indagine conoscitiva sull'aborto farmacologico intesa ad acquisire notizie, informazioni e documentazioni in materia;

- tutta la documentazione integrale e' rintracciabile anche grazie alla decisione assunta di pubblicizzare le sedute non solo con i resoconti sommari ma anche con quelli stenografici. Documentazione e informazioni che la commissione mette a disposizione non solo dei membri del Senato, ma anche dei cittadini attraverso sia il sito Internet Senato.it che quello di Radioradicale.it, dove sono online le registrazioni audiovisive delle sedute;

- la direttiva Europea 2001/83, relativa all'immissione in commercio dei prodotti medicinali, impone che, dopo l'approvazione di un farmaco da parte di uno Stato membro, gli altri Paesi europei possano solo regolamentarne l'uso all'interno delle proprie leggi nazionali e definirne il prezzo ("mutuo riconoscimento").
Nel caso particolare di un farmaco abortivo le modalita' di utilizzo devono essere dettate dalla legge nazionale che regola l'interruzione volontaria di gravidanza, che nel nostro Paese e' la 194 del 1978.
La richiesta di autorizzazione all'immissione in commercio del Mifegyne (RU486), che era in uso in Francia da oltre 20 anni e successivamente e' stato introdotto in quasi tutti i Paesi europei e in molti altri Paesi del mondo, e' stata presentata in Italia nel 2007.
La normativa europea consente, in assenza di normativa nazionale, che qualsiasi farmaco in commercio in un altro Stato membro possa essere legalmente importato ed utilizzato in tutta la Comunita' con modalita' diverse. Queste disposizioni hanno fatto si' che il Mifegyne (Ru486) fosse di fatto gia' utilizzato nel nostro Paese fin dal 2005;

- la commissione conferma che non era nelle proprie prerogative e neppure nelle proprie intenzioni rallentare, ostacolare o intervenire nel lavoro dell'Agenzia italiana per il farmaco, che aveva il solo compito di verificare efficacia, sicurezza e compatibilita' con le leggi nazionali nel rispetto e a tutela della salute della donna del farmaco in questione;

- la commissione ha quindi potuto prendere atto direttamente del lavoro dell'Aifa svolto fino ad oggi in modo molto approfondito, tanto da impiegare oltre 700 giorni invece degli abituali 90 per le procedure di mutuo riconoscimento, fino ad arrivare alla delibera dello scorso 30 luglio con cui ha stabilito l'immissione in commercio del farmaco mifepristone (Mifegyne);

- la definizione delle concrete modalita' di somministrazione dei farmaci costituisce invece un atto medico, che quindi rientra nelle competenze del Governo e delle Regioni, ma non nelle prerogative dell'Agenzia, come confermato dal direttore Guido Rasi, incaricato dal Cda dell'Aifa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina relativa l'autorizzazione all'immissione in commercio del Farmaco Mifegyne (Mifepristone), prodotto dalla ditta Exelgyne;

- la commissione altresi' prende atto che la Determina rimanda a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto percorso di utilizzo clinico del farmaco all'interno del servizio ospedaliero pubblico, cosi' come previsto dagli articoli 8 e 15 della legge 194 del 1978, e di cui l'AIFA non ha titolarita'.
Sara' quindi compito della Conferenza Stato-Regioni stabilire le procedure e l'organizzazione sanitaria, garantendo le varie modalita' di ricovero e di assistenza come previsto dalla legge, garantendo altresi' la possibilita' di scelta al medico, del metodo e delle modalita' piu' idonee alle caratteristiche cliniche della donna;

- la commissione verifichera' nei mesi immediatamente successivi all'immissione in commercio ?non oltre procrastinabile pena una apertura di infrazione a livello di Unione Europea, o di una immissione forzata in base alla direttiva del mutuo riconoscimento- la necessita' di realizzare nuove audizioni, nelle modalita' che si riterranno piu' opportune, per monitorare come le Regioni si saranno organizzate per garantire il rispetto della legge.

(1) ADUC - Comunicato - Ru486. Conclusioni commissione indagine conoscitiva Senato: bloccare commercializzazione e ricominciare da capo. Gli antiscienza confortati da uso improprio delle istituzioni (http://www.aduc.it/comunicato/ru486+conclusioni+commissione+indagine+conoscitiva _16703.php)
(2) RU486: uso improprio istituzioni, i ‘lavori” della commissione Sanita’ ‘ | SEN. DONATELLA PORETTI (http://blog.donatellaporetti.it/?p=976)

il Gengis
28-11-09, 16:28
Il Pd torna a spaccarsi sulla pillola abortiva

• da Il Tempo del 25 novembre 2009

Sospendere la procedura che dovrebbe portare all`immissione in commercio in Italia della pillola abortiva Ru486 e chiedere una nuova istruttoria e deliberazione da parte dell`Emea. Il presidente della commissione Sanità di palazzo Madama, Antonio Tomassini, conferma le indiscrezioni uscite ieri e annuncia che nelle conclusioni del parere finale sull`indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486, che potrebbe arrivare già oggi o al massimo domani, chiederà uno stop precauzionale alla commercializzazione della pillola, in attesa di nuovi riscontri che attestino con certezza la sicurezza del farmaco abortivo. Una posizione, questa, condivisa, dai membri Pdl della commissione e più in generale dalla folta schiera di senatori di maggioranza, come spiega il capogruppo del Pdl, Maurizio Gasparri: «Non ci sono ancora sufficienti garanzie sulla compatibilità tra l`utilizzo della Ru486 e la legge 194». Per questo «occorre una nuova istruttoria per acquisire il parere del ministro». La tesi della maggioranza è quella dunque non di «uno stop pregiudiziale», ma della necessità di «saperne di più a tutela innanzitutto della salute delle donne». Tesi che non convince l`esponente radicale del partito Democratico, Donatella Poretti, secondo la quale «la procedura che ha dato il via libera all`immissione in commercio della pillola Ru486 ha subito uno stop politico». Non a caso nel corso dei lavori della commissione, questo pomeriggio, Poretti è stata l`unica a presentare un documento finale «alternativo», nel quale si chiede che «la commissione confermi che non era nelle proprie prerogative e neppure nelle proprie intenzioni rallentare, ostacolare o intervenire nel lavoro dell`Agenzia italiana per il farmaco». Un testo che non ha trovato la sponda del partito Democratico, visto che la capogruppo in commissione Dorina Bianchi ne ha subito preso le distanze. Resta da capire, però, quale sia rispetto alla posizione della maggioranza la posizione del partito Democratico, che domani mattina riunirà il gruppo per decidere la linea da tenere: «Ci sono delle incongruenze nella relazione di Tomassini - sì è limitata a dire Bianchi - che noi vogliamo discutere». Una dura critica alle conclusioni della Commissione arriva invece dal ginecologo Silvio Viale, che parla «di conclusioni sconclusionate e illegittime contro le donne». Parole dure, subito contraccambiate da Tomassini: «Trovo avventato e imprudente l`intervento di Silvio Viale, che mi pare soverchiato dal proprio ego».

il Gengis
28-11-09, 16:29
Stop del Senato alla Ru486: serve una nuova istruttoria

• da Il sole 24 ore del 25 novembre 2009

Stop alla pillola abortiva in Italia: troppi i dubbi sulla sicurezza e sulla sua «compatibilità» con la legge 194 sull`aborto. La commissione Igiene e Sanità del Senato è pronta - già oggi o al massimo domani - a chiedere di fermare la procedura di immissione in commercio della contestata Ru-486, malgrado il via libera dell`Agenzia del farmaco arrivato lo scorso 19 ottobre. A meno di improbabili sorprese la dodicesima commissione di Palazzo Madama voterà sì - a maggioranza e con il Pdl compatto - al documento che chiude l`indagine conoscitiva partita subito dopo il varo da parte dell`Aifa della delibera che apre le porte, anche in Italia, alla pillola abortiva. «Non ci sono ancora sufficienti garanzie sulla compatibilità tra l`utilizzo della Ru486 e la legge 194: occorre una nuova istruttoria per acquisire il parere del ministro del Welfare», ha spiegato ieri senza troppi giri di parole il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri. Che ha chiarito come le ragioni dello stop non siano «di tipo ideologico», ma derivino piuttosto dalla necessità di «saperne di più a tutela innanzitutto della salute delle donne». Dall`opposizione arrivano, intanto, critiche molto dure: a cominciare da Donatella Poretti, senatrice del Pd, che ieri ha parlato di un vero e proprio «stop politico». La posizione ufficiale in commissione Sanità del partito democratico - dove non mancano divergenze su questo fronte come su altri temi bioetici - sarà, comunque, decisa stamattina in una riunione che precederà il voto. Le conclusioni dell`indagine conoscitiva del Senato - frutto di un mese di audizioni in cui si sono alternati medici, esperti dei farmaco e bioetici - arrivano proprio sul filo di lana visto che la procedura di autorizzazione della pillola abortiva si dovrebbe concludere nei prossimi giorni con la pubblicazione, in «Gazzetta Ufficiale, della delibera dell`Aifa. La bozza del documento, che sarà votata dai senatori, oltre a chiedere la sospensione della procedura in Italia punta anche ad aprire un arbitrato presso l`Emea, l`agenzia Ue del farmaco, per ridiscutere il via libera europeo.

il Gengis
28-11-09, 16:29
RU486, Viale: Il Senato verso conclusioni sconclusionate ed illegittime contro le donne.

25 novembre 2009

Lette le anticipazioni sulle conclusioni proposte dal Presidente della Commissione Sanità del Senato, Silvio Viale ha rilasciato la seguente dichiarazione:



“Se le conclusioni anticipate sono corrette mi sembrano sconclusionate e illegittime. Vi erano due questioni: quella della sicurezza del farmaco e quella della compatibilità con la 194. Sulla sicurezza del farmaco prendo atto che non si pretende più di contestare le posizioni del mondo scientifico e dell’AIFA, che imporrebbero atti conseguenti di segnalazione verso l’EMEA e i ministri degli altri Paesi della UE. Sulla compatibilità con la 194, nonostante le audizioni abbiano dimostrato senza dubbi che l’uso della RU486 sia compatibile con la 194, si propone di rimandare la palla al ministero per un’ulteriore valutazione.

La conclusione è strumentale ed ha l’unico scopo dichiarato di bloccare in modo illegittimo la pubblicazione sulla GU della RU486, che è in attesa dal 30 luglio scorso. Infatti, la pubblicazione sulla GU non esautora il ministero da emanare circolari e interpretazioni nel rispetto delle leggi vigenti come ha fatto in questi anni. In alternativa, il ministero può anche proporne modifiche legislative, come può fare pure la Commissione del Senato di sua iniziativa, ma il ministro di turno non può avere un ruolo di giudice sulle leggi vigenti e sull’autonomia scientifica dell’AIFA.

Del resto appare come un ridicolo segno di debolezza che il sottosegretario Roccella citi il rappresentante dell’EMEA come un esperto nelle procedure amministrative italiane, come è uno stupefacente segno di analfabetismo giuridico ignorare che dal 2006 la RU486 è stata legalmente importata ed utilizzata in piena compatibilità con la 194 come ha appurato la Commissione

Se fossi il Presidente della Commissione, per non dare l’impressione di una posizione prevenuta contro le donne e la loro possibilità di utilizzare un farmaco innovativo, se fossi davvero in buonafede, proporrei di riprendere i lavori tra alcuni mesi per valutare l’iniziale applicazione della RU486. Conclusioni prevenute della Commissione non possono essere pese a pretesto per impedire la pubblicazione sulla GU, che attende da quattro mesi, dopo una pratica iniziata nel novembre del 2007.”

il Gengis
28-11-09, 16:30
Ru486, Poretti: perché neanche oggi la sua commercializzazione è in Gazzetta Ufficiale?

25 novembre 2009

* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanità

La vicenda sta assumendo contorni grotteschi. Una procedura di mutuo riconoscimento che solitamente si conclude in 90 giorni, oggi dopo 700 giorni e' ancora aperta, e la Ru486 in Italia ancora non e' in commercio.
L'Aifa ha deliberato per la sua commercializzazione lo scorso 30 luglio, dopo aver valutato la compatibilità con la legge 194 che disciplina l'interruzione di gravidanza, e aver certificato la qualità e la sicurezza del farmaco usato da oltre 20 anni da milioni di donne. Il 19 ottobre il Cda Aifa ha dato mandato al direttore generale Guido Rasi per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. I tempi preannunciati, anche dal presidente Aifa, Pecorelli erano di un mese al massimo. Tutti si aspettavano la pubblicazione entro il 19 novembre, niente. E' passata gia' una settimana e anche oggi, giornata data come quella della possibile pubblicazione, non si vede nulla in Gazzetta Ufficiale.
Il problema e' tecnico o politico?
C'e' un fax che non funziona, quello d'invio dall'Aifa alla Gazzetta Ufficiale o quello di ricezione? Un blocco alle caselle di posta elettronica? In questa eventualità metto a disposizione il mio ufficio. Se invece il problema fosse di interventi politici che impediscono la pubblicazione, mi auguro che emergano le responsabilità o se le assumano alla luce del sole, senza questi mezzucci usati fino ad ora.

il Gengis
28-11-09, 16:30
RU486, Viale: pronto a ripartire anche senza la registrazione

25 novembre 2009

Silvio Viale, il ginecologo torinese che ha condotto la sperimentazione all’Ospedale S.Anna di Torino, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Basta prese in giro per le donne italiane. Non vi è più alcun motivo per ritardare la pubblicazione sulla GU, tanto meno vi è la necessità di un parere legale del ministero. Se il ministero vuole bloccare la RU486 deve assumersi la responsabilità di un decreto legge o di un’ordinanza specifica, assecondando così il parere dei militanti anti-RU486 che ha assunto come esperti. Tra essi quella Assuntina Morresi che, come riporta oggi l’Avvenire, avrebbe detto che i decessi per RU486 sarebbero causati dal Day Hospital. Per dovere d’ufficio, come riportato nella mia memoria consegnata alla Commissione, debbo ricordare che l’EMEA e la FDA hanno già escluso ogni nesso di causalità tra le morti segnalate e la RU486. Sono curioso di vedere quali altre fantasie siano state riportate nella relazione.

Sia chiaro, da vero esperto io non temo la “prova del nove” della pratica clinica, né la minaccia di arbitrato davanti all’EMEA, il cui esito è scontato a favore della RU486, ma non credo sia più tollerabile che alle donne italiane continui ad essere negata la possibilità di ricorrere alla RU486 sotto controllo medico e nell’ambito delle previsioni della 194.

Anche l’AIFA deve fare il suo dovere senza interferenze improprie.

Il 21 ottobre scorso Direttore Generale dell'Aifa Prof. Guido Rasi bollava come “inopportune” le mie dichiarazioni con cui mi auguravo che l’AIFA mantenesse la schiena dritta. Devo constatare che a un mese di distanza siamo ancora nella stessa situazione di allora.

Se la pubblicazione dovesse ancora tardare, sarà necessario ripartire con la RU486 anche senza la registrazione come, peraltro, si era già pronti a fare quando giunse la notizia che il CdA dell’AIFA avrebbe concluso la pratica di registrazione. Ero pronto allora, sono pronto tuttora a ripartire anche senza la registrazione.”

il Gengis
28-11-09, 16:31
Ru486, Viale: Pronto a ripartire anche senza la registrazione

25 novembre 2009

Silvio Viale, il ginecologo torinese che ha condotto la sperimentazione all’Ospedale S.Anna di Torino, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Basta prese in giro per le donne italiane. Non vi è più alcun motivo per ritardare la pubblicazione sulla GU, tanto meno vi è la necessità di un parere legale del ministero. Se il ministero vuole bloccare la RU486 deve assumersi la responsabilità di un decreto legge o di un’ordinanza specifica, assecondando così il parere dei militanti anti-RU486 che ha assunto come esperti. Tra essi quella Assuntina Morresi che, come riporta oggi l’Avvenire, avrebbe detto che i decessi per RU486 sarebbero causati dal Day Hospital. Per dovere d’ufficio, come riportato nella mia memoria consegnata alla Commissione, debbo ricordare che l’EMEA e la FDA hanno già escluso ogni nesso di causalità tra le morti segnalate e la RU486. Sono curioso di vedere quali altre fantasie siano state riportate nella relazione.
Sia chiaro, da vero esperto io non temo la “prova del nove” della pratica clinica, né la minaccia di arbitrato davanti all’EMEA, il cui esito è scontato a favore della RU486, ma non credo sia più tollerabile che alle donne italiane continui ad essere negata la possibilità di ricorrere alla RU486 sotto controllo medico e nell’ambito delle previsioni della 194.
Anche l’AIFA deve fare il suo dovere senza interferenze improprie.
Il 21 ottobre scorso Direttore Generale dell'Aifa Prof. Guido Rasi bollava come “inopportune” le mie dichiarazioni con cui mi auguravo che l’AIFA mantenesse la schiena dritta. Devo constatare che a un mese di distanza siamo ancora nella stessa situazione di allora.
Se la pubblicazione dovesse ancora tardare, sarà necessario ripartire con la RU486 anche senza la registrazione come, peraltro, si era già pronti a fare quando giunse la notizia che il CdA dell’AIFA avrebbe concluso la pratica di registrazione. Ero pronto allora, sono pronto tuttora a ripartire anche senza la registrazione.”

Torino, 25 novembre 2009.

il Gengis
28-11-09, 16:31
Ru486/Radicali all'Aifa: dopo due anni, l'importante è finire
Patetici gli ultimi colpi di coda degli "atei devoti" in commissione sanità del Senato.

25 novembre 2009

· Dichiarazione di Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e di Giulio Manfredi(Comitato nazionale RI):
E’ veramente patetico il tentativo del presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato, Antonio Tomassini, di bloccare allo scadere dei tempi supplementari l’immissione in commercio (negli ospedali) della pillola abortiva RU486. Se c’era ancora bisogno di prove, è ora del tutto evidente il carattere strumentale dell’indagine della Commissione, durata un mese: il risultato che si voleva ottenere era già ben chiaro a Tomassini e compagni fin dal primo giorno di audizioni.
Siamo certi che l’AIFA non cederà alle pressioni degli “atei devoti” e chiuderà definitivamente il “Dossier RU486”, aperto ben due anni fa.
Il comunicato emanato dall’AIFA lo scorso 19 ottobre non lascia adito a dubbi:
“Il Consiglio di Amministrazione dell’AIFA ha dato mandato al Direttore Generale Prof. Guido Rasi per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina relativa l’autorizzazione all’immissione in commercio del Farmaco Mifegyne (Mifepristone), prodotto dalla ditta Exelgyne, dopo aver espletato gli adempimenti previsti. L’AIFA sottolinea che il percorso seguito è stato assolutamente rispettoso dell’iter procedurale previsto dall’EMEA (l’Ente regolatorio europeo) per il mutuo riconoscimento di un farmaco, verificandone efficacia, sicurezza e compatibilità con le leggi nazionali nel rispetto e a tutela della salute della donna.
Dopo uno scrupoloso iter di verifiche scientifiche, tecniche e legislative che ha richiesto molto tempo sono state disposte restrizioni importanti all’utilizzo del farmaco, al solo fine della massima tutela della salute del cittadino, compito primario dell’Agenzia. La decisione assunta pone finalmente fine al possibile utilizzo improprio del farmaco e sgombra il campo da qualsiasi possibile interpretazione di banalizzazione dell’aborto e dal suo impiego come metodo contraccettivo. Condividendo le preoccupazioni di carattere etico che anche questo metodo di interruzione volontaria della gravidanza comporta, la Determina che verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale rimanda a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto percorso di utilizzo clinico del farmaco all’interno del servizio ospedaliero pubblico, così come previsto dagli articoli 8 e 15 della legge 194 del 1978, e di cui l’AIFA non ha titolarità. L’AIFA naturalmente continuerà ad offrire la propria competenza tecnico-scientifica alle Istituzioni, e al Senato della Repubblica in primis, per quanto concerne il percorso applicativo del provvedimento adottato.”
Invitiamo il Direttore Generale dell’AIFA a procedere al più presto alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Determina sulla RU486 perché ogni giorno che passa dà adito a sospetti, polemiche pretestuose, tentativi di truccare le carte, che devono essere spazzati via, nell’interesse, innanzitutto, delle donne italiane, di ogni singola donna, che ha il diritto di poter scegliere finalmente “tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell'integrita’ fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza” (art. 15 della Legge 194/78).

il Gengis
28-11-09, 16:32
Abortirai con dolore

• da Terra del 26 novembre 2009

di Andrea Bonardi


Fiumi di parole, ieri, da parte di istituzioni e forze politiche, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. è mancato ancora, però, l’atto ufficiale, in attesa da settimane e cioè la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’autorizzazione alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486, secondo quanto deliberato il 30 luglio dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Sono passati 700 giorni da quando, l’Agenzia europea del farmaco ha autorizzato la Ru486. Ogni Paese, a questo punto, non deve iniziare da capo un nuovo iter autorizzativo ma avviare una semplice procedura di mutuo riconoscimento, che normalmente richiede novanta giorni, come ricorda la senatrice Donatella Poretti (Radicali- Pd). Invece, di giorni ne sono passati 700. Dalla commissione Sanità del Senato, al termine di una commissione d’indagine, la maggioranza ha scelto proprio la Giornata contro la violenza sulle donne, per chiedere di sospendere la procedura di autorizzazione. La motivazione è quella di tutelare la salute delle donne e valutare la compatibilità della Ru486 con la legge 194. Nobili motivazioni, per un Paese che da mesi discute di puttane, pur usando altri termini politicamente più corretti, non per scelta sua ma perché cariche istituzionali bipartisan l’hanno costretto a farlo. Una manna dal cielo, per il Vaticano, pronto a concedere il cristiano perdono, purché ci siano atti di contrizione, pentimento e penitenza. Quattro Pater, Ave e Gloria? Non basta. Personalmente, credo di essere ancora scomunicato d’ufficio: negli anni 70, assieme al Cisa di Adele Faccio, Emma Bonino e al Partito radicale aiutai donne che non conoscevo ad abortire. Non sono pentito come, purtroppo, non lo sono coloro che si opponevano alla legalizzazione dell’aborto, negando la scienza e annullando l’identità delle donne per meglio condannarle a sofferenze e umiliazioni con le pratiche orrende dell’aborto clandestino di massa. Adesso, ci risiamo. Altro che tutelare le donne. Lo scopo di questa resistenza benedetta alla Ru486 è sempre quello di condannare le donne alla sofferenza. Cattivi maestri abitano il Vaticano, che creano il brodo di cultura della violenza e della sopraffazione quotidiana sulle donne, che genera comportamenti istituzionali come quello del sindaco di Montalto di Castro, che paga la difesa di otto violentatori di una quindicenne. E ora ecco centinaia di parlamentari genuflessi contro la Ru486, per tutelare la salute delle donne, sussurrando: “Abortirai con dolore”.

il Gengis
28-11-09, 16:33
"La pillola Ru 486 non può essere venduta in farmacia. Va rispettata la legge sull'aborto"

• da Libero del 26 novembre 2009

di Alessandro Marchetti

La Commissione Igiene e Sanità del Senato ha rinviato a oggi il voto definitivo sull’indagine conoscitiva, relativa alla pillola abortiva Ru486. Il voto tuttavia appare scontato: un via libera alla proposta di dare al governo l’ultima parola sulla commercializzazione della pillola abortiva e «ove si ritenga necessario, di riavviare la procedura dall’inizio». Il documento è frutto di un mese di audizioni con medici, esperti di bioetica, i rappresentanti dell’Agenzia del Farmaco (Aifa) e dell’Emea (organo tecnico dipendente dalla Commissione Europea). L’Aifa, l’ente “tecnico” istituito per legge, ha dato parere favorevole all’ingresso sul mercato del farmaco. Ora, tocca al governo. «Non credo ci saranno sorprese sul voto di oggi», commenta il sottosegretario Eugenia Roccella. «Anche il Partito democratico deve capire che il nostro atteggiamento sulla Ru486 è di riportarla nell’ambito della legge 194. Lo abbiamo detto fin dall’inizio». Quindi, sottosegretario, c’è la possibilità che il farmaco, alla fine, finisca in farmacia? «No. C’è però la possibilità, come avvienein altri Paesi, che la pillola siasomministrata in ospedale e che l’aborto avvenga poi fuori dalla struttura sanitaria e senza la presenza di un medico». Ma l’aborto farmacologico non era meno doloroso e più sicuro? «Con l’aborto farmacologico siamo di fronte a un travaglio simile a quello del parto. Assumere le due sostanze diverse provoca contrazioni uterine molto doloroseperunadonna. Èquindiunprocesso lungo e doloroso che necessita della presenza di un medico, all’interno di strutture sanitarie adeguate». Quale sarà l’obiettivo dei tecnici del ministero? «Alle donne che assumono la Ru486 dobbiamo garantire gli stessi standard di sicurezza che ha chi si sottopone ad aborto chirurgico: un ricovero ordinario, anzitutto. Lo dobbiamo soprattutto in rispetto alla cultura medica che c’è in Italia in fatto di aborto. Oggi il 40 per cento delle donne che abortiscono da noi sono straniere, di queste la maggior parte dall’Est. Sull’affidabilità delle strutture pubbliche italiane qualcosa vorrà dire, o no?». Pare di capire che lei è soddisfatta su come èstata applicata la 194 fino ad oggi. O no? «Non proprio. Diciamo intanto che la legge non è mai stata applicata del tutto: la prima parte, ad esempio, non è stata adottata in modo omogeneo, specie per quel che riguarda la prevenzione. Ma quello che è positivo nel nostro Paese è l’approccio culturale all’aborto dovuto anche alla legge, e non è un caso che in Italia gli aborti continuino a diminuire da anni. L’Italia è un’eccellenza in questo, in Europa come nel mondo». Torniamo alla commercializzazione. La radicale Donatella Poretti sostiene che si è creato un ritardo “grottesco” nella pubblicazione in Gazzetta. Come risponde? «Bisogna tenere conto che in un anno e mezzo è cambiato il governo, e la stessa Aifa ha subito un cambio ai vertici, in seguito a un’indagine interna. “Dettagli” che i radicali non possono ignorare». Sono ritardi politici? «Direi proprio di no. L’Aifa ha sì la nostra fiducia, ma resta un organismo totalmente “tecnico”, che non subisce alcun controllo da parte dell’esecutivo».

il Gengis
28-11-09, 16:33
RU486, Silvio Viale: svolta antiabortista al Senato.
Tempi bui per le donne se il politico fa il dottore. Stop solo se l'AIFA non tiene la schiena dritta.

26 novembre 2009



Silvio Viale, membro della Direzione di radicali Italiani, dopo l’approvazione notturna della relazione del Presidente Tomassini da parte della Commissione Igiene e sanità del Senato, ha rilasciato la seguente dichiarazione:



“Quella del senato è una svolta antiabortista che allinea l’Italia alle posizioni di Polonia, Malta e Irlanda, dove l’aborto è vietato. Sul piano scientifico si tratta di un documento di mero oscurantismo politico che prefigura tempi bui per le donne italiane con il politico che si sostituisce al medico. E’ il sintomo di come la donna sia sempre più lasciata sola in balia di posizioni antiabortiste che manipolano la scienza per i propri scopi politici. E’ una vergogna per il Senato, ma lo è sopratutto per il collega Tomassini che ha sacrificato all’interesse politico la propria figura professionale prendendo per incontestabili le dichiarazioni di esperti che non fanno aborti e sono contro l’aborto. Sulla RU486 vi è stata una disinformazione sistematica da parte di molti giornali ed una pigrizia di quasi tutti gli altri, con il timore di occuparsene per non alterare equilibri politici a destra come a sinistra. Ancora questa mattina l’Avvenire invocava l’arbitrato, confondendo una legislazione contro l’aborto come quella di Malta e quella italiana in cui la RU486 è stata legalmente usata e continuerà, comunque, ad essere usata. Ancora questa mattina Libero ripeteva che non sarà venduta in Farmacia, quando l a questione non è mai esistita trattandosi di un farmaco ospedaliero. Sono indignato, ma come medico non mi arrendo. Sono indignato anche per il documento del PD laddove cede alla tesi del ricovero come ad una possibile mediazione interna ed esterna non curante delle donne, come pazienti e come donne.

Comunque il pronunciamento politico della Commissione Igiene e Sanità del Senato non ha il potere di modificare le evidenze scientifiche – solo i regimi totalitari ce l’hanno – e non cambia l’impianto legislativo. Solo l’avvio formale di una procedura di arbitrato europeo, che il ministero poteva già fare, può interrompere la procedura dell’AIFA, ma il governo sa che tale procedura, che in Europa ha tempi più brevi e certi di quelli italiani, finirà per esporre al ridicolo chi l’ha promossa. In sostanza la decisione del Senato è solo un ricatto politico all’AIFA e vedremo se l’AIFA saprà davvero mantenere la schiena dritta dopo le tante reazioni offese a chi osava mettere un punto interrogativo. E’ probabile che ora il governo avvii davvero quella pratica di arbitrato suicida a perdere in Europa per mere questioni politiche, poiché il loro vero interesse non è la scienza, non è la giustizia, non è la sanità, non sono le donne e i loro problemi, non sono gli operatori della 194, ma solo gli equilibri politici con la minoranza antiabortista. Preoccupazione che, purtroppo per le donne italiane, accomuna entrambi gli schieramenti, per cui tutti urleranno allo STOP, anche se tecnicamente quello del Senato non è affatto uno STOP.”

il Gengis
28-11-09, 16:41
Commissione Ru486. Poretti: confermato uso improprio delle istituzioni. Le donne italiane figlie di un dio minore

26 novembre 2009



* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanità


La maggioranza ha oggi confermato l'uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche. Una commissione che per 30 sedute dalla ripresa dei lavori estivi ben 20 le ha dedicate all'indagine conoscitiva sulla Ru486 ha concluso negando l'evidenza: la sicurezza di un farmaco usato da milioni di donne in oltre 20 anni.
A differenza delle leggi come quella che disciplina il mutuo riconoscimento di un farmaco in Europa, il documento approvato dalla commissione non e' vincolante, ma e' un mero atto di indirizzo politico che suggerisce al Governo passi come quello dell'arbitrato che già poteva fare, ma che fino ad oggi non ha fatto perché manca il supporto scientifico.
Purtroppo anche il Partito Democratico ha voluto presentare un documento che aveva un punto in comune con quello della maggioranza e che mi ha impedito di sottoscriverlo perché si chiedeva al Governo di emanare delle linee guida che prevedessero il ricovero ordinario per la durata dell'intervento abortivo.
Un atto medico sanitario non può che essere organizzato e gestito dai medici a seconda delle condizioni cliniche e sanitarie della donna, mentre l'organizzazione spetta più in generale alla Conferenza Stato Regioni.
Oggi, ancora più di ieri come Radicali vigileremo perché l'Italia rispetti la normativa europea in materia di farmaci affinché non si incorra in una infrazione europea.
Il voto di oggi, avvenuto dopo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e' la manifestazione di uno Stato che decide sul corpo delle donne considerandole irresponsabili e incapaci di scegliere.
Le donne italiane sono evidentemente figlie di un dio minore.

il Gengis
28-11-09, 16:41
Ru486 e ministro Sacconi, Poretti: Governo, contro Stato di diritto, fa il gioco delle tre carte

26 novembre 2009



* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radical-Pd, segretari commissione Igiene e Sanita'


Mi sembra che la ricognizione di quale sia la procedura corretta sia evidente. La procedura corretta richiede preventivamente il parere del governo e alla luce del parere del governo una nuova delibera dell'Aifa". Lo dice il ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, commentando la decisione della commissione Sanita' del Senato che nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sulla pilola RU486 chiede di bloccare la commercializzazione della pillola. Per Sacconi "la delibera gia' adottata dall'Aifa secondo quella procedura e' nulla perche' serve il parere del governo preventivo rispetto all'espressione della delibera dell'Aifa".
Il ministro invece che dire oggi mi sembra doveva dire fin dal 30 luglio scorso su quale articolo di legge basa la sua affermazione. La delibera per l'immissione in commercio risale infatti a quella data, non avendo sostegno normativo per sostenere questa tesi, Sacconi ha mandato avanti gli zuavi del Senato, Gasparri & c. Ma neppure la relazione approvata in commissione rintraccia la norma di legge che prevede il parere del Governo preventivo su un atto dell'Aifa, e lo suggerisce.
Piegare organi scientifici ai dikat ideologici e' pericoloso, andare incontro ad una apertura di infrazione europea con atto antiscientifico e' ideologico. Ennesimo episodio contro lo Stato di diritto facendo il gioco delle tre carte.

il Gengis
28-11-09, 16:43
Le donne inascoltate

• da la Repubblica del 27 novembre 2009

di Umberto Veronesi

L´iter faticoso della pillola Ru486 mette il dito su una piaga profonda del nostro Paese: ciò che pensano le donne è raramente compreso, spesso è incomprensibile, e quindi non conta. O conta molto poco.
Non si spiega in altro modo il braccio di ferro che dura ormai da anni sull´introduzione di una modalità di interruzione di gravidanza, quale è la Ru486, approvata prima dall´Organizzazione mondiale della sanità e poi dall´Ente europeo per il Controllo sui farmaci, e quindi introdotta progressivamente in tutta Europa (ad eccezione soltanto di Irlanda e Portogallo) negli anni ´90 e negli Stati Uniti nel 2000.
Nel nostro Paese la pillola è stata approvata dall´Aifa, che ? è bene chiarire ? è un organismo tecnico-scientifico (un analogo esiste in tutti i Paesi occidentali) di altissimo livello, che ha il compito di decidere se un determinato farmaco, dopo aver completato l´iter di sperimentazione scientifica, ha le caratteristiche per essere distribuito negli ospedali o nelle farmacie, e con quali modalità questo deve avvenire. Dunque l´autorizzazione Aifa riguarda l´efficacia e la "sicurezza" della Ru486, e non il suo confronto con l´interruzione chirurgica di gravidanza. Ora la commercializzazione ha subito un nuovo stop, con la richiesta del parere del governo.
Ora, è legittimo tutelare la salute della donna, anche a costo di mettere in dubbio e rivedere tutti gli studi effettuati nel mondo, ma è innegabile che l´opposizione alla diffusione di questo metodo appare soprattutto, come è stato da più parti dichiarato, il timore che l´interruzione di gravidanza effettuata con un farmaco, invece che con un bisturi, sia presa più "a cuor leggero" dalla donna. Chi sostiene questa tesi dimostra, a mio parere, di conoscere molto parzialmente il rapporto della donna con il dolore e con l´amore per la vita. Interrompere una gravidanza è per ogni donna una decisione che ferisce l´essenza dell´animo e della biologia femminile. L´essere madre è una pulsione del Dna ed è la realizzazione più appagante dell´io femminile. Come si può pensare di influenzare la scelta di rinunciare a questo evento, soltanto rendendolo meno traumatico dal punto di vista fisico? Come si può sottovalutare fino a questo punto il dolore di una donna che si trova nella necessità tragica di dover abortire?
Certo, possono verificarsi casi limite di donne che usano l´interruzione di gravidanza al posto del contraccettivo; ma l´esercito silenzioso delle donne che si avvicina all´interruzione di gravidanza, si porta dentro il dramma di una decisione lacerante che non avrebbe mai voluto prendere. Ci si ritrovano per un errore tragico, per ignoranza, per disperazione, a volte per motivi psicologici insondabili; decidono di interrompere una gravidanza quasi sempre da sole, a volte con le loro madri o con le sorelle, più raramente con il loro uomo. Si tratta di persone estremamente fragili in quel momento, e se vogliamo proteggerle e salvarle davvero, non serve dire no alle novità della ricerca biomedica, che potrebbero rendere meno traumatica la loro decisione e la loro vita futura.
In Francia dove la pillola abortiva è nata (lo scopritore fu il biologo Etienne-Emile Baulieu nel 1981) ed è in uso da 20 anni le interruzioni di gravidanza non solo non sono aumentate, ma sono addirittura diminuite. Io credo che dovremmo occuparci di più delle donne, e soprattutto molto prima che il dilemma di una gravidanza non desiderata si possa presentare. Dovremmo impegnarci sulla maternità consapevole, sull´informazione e l´educazione circa i metodi contraccettivi. E poi dovremmo accompagnare l´eventuale scelta di interruzione con strumenti medici e giuridici che non aggiungano un dramma al dramma. Per esempio dovremmo educare all´uso della pillola anticoncezionale, che è stata molto demonizzata, e invece si è scoperto che ha addirittura poteri protettivi nei confronti del temibile tumore dell´ovaio. Dovremmo diffondere l´uso del preservativo come atto di amore e di rispetto nella coppia, anche occasionale
È in questo spirito preventivo-educativo che è stata approvata la legge 194, che ha reso l´aborto legale nel nostro Paese. Una legge sacrosanta, perché legalizzare non significa promuovere, ma sottrarre alla clandestinità fenomeni o eventi che non si possono sradicare né con una legge né con l´assenza di una legge. È inutile chiudere gli occhi: se una donna arriva al punto di voler interrompere la sua gravidanza, lo farà, anche se il resto della società le volta le spalle. Qui sta l´incomprensione profonda del pensiero femminile. Sul perché oggi non possiamo intervenire, ma sul come, sì; tanto più se la scienza ci dà degli strumenti di riduzione del trauma fisico. Mi auguro quindi che il ministro Sacconi continui sulla via illuminata che ha annunciato, e si schieri decisamente a favore del pensiero femminile dando rapidamente e finalmente il via libera alla diffusione della Ru486.

il Gengis
28-11-09, 16:44
Ru486, un branco di bugiardi

• da Il Foglio del 27 novembre 2009

di Giuliano Ferrara

Ma allora siete un branco di bugiardi, voi politici e giornalisti liberal, laici, cattolici democratici, adulti e scanzonati? Vi avevamo detto con una certa appassionata precisione: dopo trent`anni l`aborto, che non può essere oggetto di persecuzione penale, è diventato moralmente indifferente, un servizio sociale gratuito a cui si ricorre per fare i propri comodi o selezionare la razza, o per bisogno e ignoranza profonda del significato della "cosa". E avevamo aggiunto: mobilitiamoci contro l`aborto, anche nella sua deriva eugenetica e nella forma asiatica della discriminazione sessista, mobilitiamoci contro la "cosa" applicando davvero la legge 194 che parla di prevenzione e di tutela sociale della maternità. Mobilitiamoci, avevamo proposto, e stanziamo risorse per un piano nazionale per la vita, per le donne, per. la maternità, per i bambini: risorse ingenti, e anche atti simbolici dirimenti, da cui si capisca che nessuna donna sarà mai più obbligata a partorire ma l`orientamento della comunità è chiaro, discernibile da tutti, solidale ma rigoroso, è un orientamento antiabortista. Mobilitiamoci per affermare un principio di diritto sulla scorta dell`articolo 3 della dichiarazione universale dei diritti dell`uomo: la vita comincia con il concepimento e termina con la morte naturale, non deve essere manipolata e maltrattata da un`umanità che si prenda per onnipotente e si comporti da irresponsabile verso tutto ciò che non sia il proprio carattere di macchina desiderante, di pianificazione dell`infelicità e del malumore. Mobilitiamoci, avevamo concluso, se vogliamo essere credibili quando parliamo di pena di morte, quando proponiamo moratorie e salvaguardie di diritti umani che invece assassiniamo in pancia solo che ci si riveli difficile una gravidanza. Pacifisti, arcobaleni, solidali con i poveri e i deboli, ma pronti ad accettare la morte in pancia. Ora ci sarebbe stata una piccola prova di sincerità, di serietà, di etica dell`intenzione almeno: accettare la riflessione sulla compatibilità tra la commercializzazione della pillola abortiva Ru486 e un orientamento sociale di contrasto alla pratica dell`aborto, che continua ad essere contata in centinaia di migliaia di soppressioni di vite umane in Italia, molti milioni ogni anno nel mondo, oltre un miliardo negli ultimi trent`anni. Ci avevate risposto, e tra voi i più bugiardi sono quei cattolici castigati dai vescovi americani per la contraddizione tra la prassi pubblica e la sequela di Cristo e della sua chiesa (vero Franceschini? vero Bindi?), che era arrivato il momento di fare qualcosa, magari in un altro modo da come proponevamo noi, ed ecco che vi vediamo votare per l`immediata commercializzazione di un veleno abortivo che chiude virtualmente la faccenda, che banalizza, universalizza e privatizza, sottraendolo a qualsiasi seria verifica pubblica della società o deontologica del medico, l`aborto procurato, questo scandalo supremo, di massa, seriale, questa catastrofe dei nostro tempo che voi dite di volere arginare, e invece, bugiardi che altro non siete, non è vero.

il Gengis
28-11-09, 16:44
La Ru486 in ostaggio del centro destra

• da Terra del 27 novembre 2009

di Federico Tulli

L’entrata in commercio della pillola abortiva Mifegyne- Ru486 subisce un nuovo inspiegabile stop. Dopo un mese d’indagine conoscitiva, la commissione Igiene e sanità del Senato ha approvato ieri con 13 voti (Pdl+Lega) contro 8 (Pd) la relazione che di fatto blocca la commercializzazione della Ru486 nonostante il parere favorevole formulato il 30 luglio scorso dall’Agenzia italiana del farmaco, vale a dire l’organo tecnico scientifico preposto a queste valutazioni dal ministero della Salute. E proprio qui è il primo paradosso. Secondo gli esponenti del centrodestra, infatti, il medicinale non può essere commercializzato fino a quando il ministro della Salute, Maurizio Sacconi, non avrà espresso il parere riguardo la compatibilità della tecnica abortiva farmacologica con la legge 194 sull’Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg). Stando a quanto dichiarato dal sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella questo potrebbe accadere entro pochi giorni, forse già oggi. Roccella ha poi anticipato che il parere conterrà l’obbligo per le strutture che praticano l’aborto farmacologico di garantire il ricovero dall’assunzione della pillola all’espulsione del feto. Dopo di che il cda dell’Aifa sarà chiamato a una nuova delibera «che chiarisca i dubbi interpretativi, e stabilisca chiaramente che il day hospital è escluso. La pillola - ha concluso il sottosegretario - va assunta in presenza del medico ». «La Roccella fa confusione ed è pure distratta», ha commentato la senatrice Radicale del Pd e segretaria in Commissione, Donatella Poretti. «Anzitutto ricordo che la relazione annuale sulla 194 riporta la sua firma. E che in quel testo ci sono i dati sul monitoraggio dell’uso della Ru486 negli ospedali italiani. Se questo farmaco rientra nella relazione della legge sull’aborto evidentemente è perché la procedura è rispettosa della norma. Altrimenti vuol dire che quanto scritto dalla Roccella nella relazione era fuori legge. In secondo luogo - prosegue - un conto è prevedere che tutta la procedura, dalla somministrazione della Ru486 al monitoraggio della paziente, all’espulsione del feto, sia effettuata in ospedale. Altra cosa è il discorso che sta cercando di far passare. E cioè che la 194 prevede il ricovero dal giorno x al giorno y. Questo nella legge non è scritto, visto che si parla di “eventuale” ricovero. Io comunque penso che queste siano sempre decisioni di competenza del medico che valuta caso per caso», conclude Poretti. Anche l’assessore alla Produzione culturale del Comune di Venezia ed ex deputato dei Verdi, Luana Zanella, critica l’invasione di campo della politica in questioni mediche. «Ancora una volta una decisione presa in ambito politico e non tecnico scientifico. Così - aggiunge - si ostacola l’adozione di misure sanitarie tese a rendere meno invasivo un intervento medico a vantaggio delle donne e della salute femminile, che dovrebbe rimanere il primo obiettivo di decisioni di questo tipo ». Zanella conclude annunciando che «pure su questo ennesimo abuso prenderemo parola nel corteo del 28 novembre a Roma contro la violenza sulle donne».

il Gengis
28-11-09, 16:45
Stop alla pillola dell'aborto "Va data solo in ospedale"

• da Libero del 27 novembre 2009

di Martino Cervo

Il Parlamento si è occupato di un farmaco. L’«originalità» del fatto (l’Aula che delibera sulla pillola Ru486) rilevata polemicamente dal Presidente della Camera tre mesi fa ieri è diventata reale al Senato, la cui Commissione Sanità ha approvato a maggioranza (PdL, Lega e Udc favorevoli, Pd contrario) un documento in cui si chiede lo stop della procedura di commercializzazione della pillola abortiva in attesa del parere del ministero competente sulla compatibilità con la legge 194. Come detto, la sinistra ha votato "no", con un paradossale attacco alla norma sull’aborto, della quale si richiede di verificare la completa applicazione. Il testo licenziato ieri dalla Commissione presieduta dal pidiellino Antonio Tommasini è il fratto finale dell’indagine conoscitiva avviata quest’estate anche grazie all’impegno diretto di Maurizio Gasparri, capogruppo del primo partito di maggioranza a Palazzo Madama. Forti del parere di medici ed esperti in materia, e soprattutto sulla scorta di documentazioni e ricerche internazionali sull’utilizzo e le conseguenze della somministrazione della pillola (con 29 decessi sospetti), il documento invita il ministero a pronunciarsi sui punti critici della 194. Il nodo resta quello dell’obbligatorietà del ricovero, considerata argine a una somministrazione "facile" del farmaco abortivo.

IL NODO DEL RICOVERO

Dopo la delibera dell’Agenzia del Farmaco, che aveva dato il via libera alla commercializzazione, si sono verificati numerosi casi (documentati anche da una serie di inchieste come quella del settimanale Tempi) di somministrazioni a donne senza ricovero e senza forme di assistenza. Pratiche ritenute in potenziale contrasto con la legge 194.Achiarire cosa concretamente significhi il sì del Senato è il sottosegretario Eugenia Roccella, che ha seguito l’intero iter: «Il percorso non sarà lungo, si tratta di formulare un parere del governo che stabilisca a quali condizioni la pillola possa essere compatibile con la legge 194: al massimo una settimana. Poi c’è da fare un Cda dell’Aifa. Il problema è garantire per le donne tutti i profili di sicurezza, a partire dal ricovero in ospedale». Tempistica confermata dal ministro competente, Maurizio Sacconi: «La coerenza con la legge 194», ha poi aggiunto il titolare del Welfare, «si realizza solo se c’è il ricovero ospedaliero ordinario per tutto il ciclo fino all’interruzione verificata della gravidanza. Un processo che invece avvenisse al di fuori di questo contesto sarebbe una violazione della legge 194. Bisognerà dunque dar vita a un monitoraggio rigoroso, perché se nei fatti si verificasse l’elusione sistematica di quella disposizione, noi dovremmo sollevare il problema della incompatibilità strutturale tra la legge 194 e il processo farmacologico». Dopo il pronunciamento del governo, i cui contenuti appaiono molto chiari, toccherà dunque di nuovo all’Aifa pronunciarsi con una nuova delibera dopo la prima che, comeprevisto dal Parlamento, si esprima favorevolmente sulla commercializzazione della Ru486.

DISSENSO NEL PDL

Due i temi centrali: sul lato pratico, la possibilità tecnica di distribuire la pillola (al momento sospesa pro tempore, ma i radicali si dicono certi che continuerà a essere venduta), che esce ridotta ma non azzerata in questa fase. Difficilmente infatti l’Aifa smentirà il pronunciamento precedente, anche se il doppio richiamo incrociato potrebbe prevedere diktat più rigorosi in termini di divieto di day hospital e obbligo di assistenza perle pazienti. Il secondo nodo è politico: la divisione "semplice" tra maggioranza (e Udc, il cui plauso ieri è stato espresso da Rocco Buttiglione) e opposizione verificatasi in Commissione è un po’ più complicata nel resto dell’Aula. A parte la logica soddisfazione delle associazioni cattoliche, se la sinistra ha attaccato frontalmente il documento con toni che vanno dalla «cinica battaglia politica a spese delle donne» (Finocchiaro) alla «furia oscurantista» (Maurizio Turco), dalla «perdita di tempo» all’atto «contro lo Stato di diritto», ricompattando tutti fino a Cgil e Rifondazione, mettendo assieme Rosy Bindi («scelta senza laicità») e Pier Luigi Bersani («non sta al Parlamento fare il dottore») nel centrodestra il "dissenso" è stato capitanato da Fabrizio Cicchitto, capogruppo pdl alla Camera, che si è detto contrario allo stop alla commercializzazione. A lui si è accodata con Margherita Boniver l’ala ormai bollata come "finiana", che ha dato il destro al vice di Gasparri, Gaetano Quagliariello, per ironizzare: «Non siamo una caserma».

il Gengis
28-11-09, 16:45
"Non vendete la Ru486"

• da l'Avanti! del 27 novembre 2009

La Commissione Sanità di palazzo Madama ha approvato, a maggioranza, con il voto favorevole di Pdl e Lega e quello contrario del Pd, il documento finale dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva Ru486 presentato dal presidente e relatore Antonio Tomassini, nel quale si chiede,di fermare la procedura di immissione in commercio della pillola abortiva in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 e la Ru486. La mozione del relatore Tomassini e stata approvata a maggioranza. Quattordici i voti a favore, compreso quello del presidente della commissione, e otto quelli contrari, tutti dell’opposizione: Secondo i regolamenti dell’indagine conoscitiva, le altre due mozioni, della senatrice radicale eletta nelle fila del Pd, Donatella Poretti, e quella del Pd, non sono state votate, perché precluse dal voto favorevole della mozione di maggioranza. Il parere richiesto dalla Commissione Sanità del Senato al governo in merito alla pillola abortiva Ru486 "avrà tempi brevissimi, e sarà espresso anche nel giro di 24 ore". Lo ha detto il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, precisando che successivamente al parere ci sarà un nuovo Cda dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e, a quel punto, si potrà procedere alla pubblicazione in gazzetta del provvedimento per l’immissione in commercio in Italia della Ru486. In sostanza, ha affermato, "non c’è stop alla procedura di immissione in commercio. Il parere del governo in merito alla pillola abortiva Ru486 "farà chiarezza per evitare qualunque dubbio interpretativo: ribadirà quindi la necessità del ricovero e il ‘no’ al regime di day hospital per le donne che vogliano effettuare l’intervento di aborto farmacologico con la Ru486. "Abbiamo voluto e ottenuto che sulla pillola Ru486 si facesse chiarezza. Troppi erano e sono ancora i dubbi che legano la sua somministrazione alla salute delle donne", dice il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, che aggiunge: "L’indagine conoscitiva svolta dalla commissione si è conclusa con un documento nel quale emergono tutte le perplessità legate all’uso della Ru486 e alla sua compatibilità con la legge 194. È assurdo che le opposizioni, accecate dal pregiudizio politico, invece di accogliere con favore la sospensione della pillola pensino a fare demagogia, infischiandosene del rispetto della normativa vigente e incuranti degli effetti devastanti che può avere sulle donne. Per noi lo stop è una vittoria di civiltà, una vittoria in difesa della salute". "Francamente non condivido il blocco richiesto dalla Commissione Sanità del Senato nei confronti della pillola Ru486; che l’Agenzia Italiana del Farmaco, del tutto tecnica e neutrale, ha ammesso all’uso con vincoli assai rigorosi (la commercializzazione e l’uso è consentita solo in ospedale) che rispettano la legge 194. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha agito in modo del tutto regolare legittimo", afferma il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto.

il Gengis
28-11-09, 16:46
Ru486, lo stop del Senato divide il mondo politico

• da La Padania del 27 novembre 2009

Stop dal Senato alla RU486. La commissione Sanità di Palazzo -Madama ha approvato a maggioranza - con 14 voti a favore di Pdl e Lega e otto voti contrari del Pd - il documento finale dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, nel quale si chiede di fermare la procedura di immissione in commercio della Ru486, in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità con la legge 194. Conclusa l’indagine, la palla passa ora al governo: «La decisione comparirà nei resoconti parlamentari, verrà inviata agli organi di governo e da loro discenderà in che misura tenerne conto. Noi abbiamo una funzione di indirizzo e proposta. L’indagine conoscitiva serve a far maturare in chi la svolge gli esatti termini di una vicenda», ha spiegato Antonio Tomassini (Pdl), presidente della commissione e relatore del documento in questione. Il quale ha anche espresso il suo voto a favore: «Era doveroso - ha spiegato - in quanto ero il relatore della mozione. Ho votato anche da uomo che esprime un’opinione politica e da medico che opera in questo settore». Lo scorso settembre la commissione Igiene e Sanità del Senato aveva dato parere favorevole all’unanimità a un’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, dopo il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla vendita. Deliberando l’autorizzazione alla commercializzazione, il Consiglio di amministrazione dell’Alfa ha ritenuto di dover precisare, a garanzia e a tutela della salute della donna, che l’utilizzo del farmaco è subordinato al rigoroso rispetto della legge per l’interruzione volontaria della gravidanza (L. 194/78). Soddisfazione è stata espressa dal presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri: «Abbiamo voluto e ottenuto che sulla pillola Ru486 si facesse chiarezza. Troppi erano e sono ancora - ha detto i dubbi che legano la sua somministrazione alla salute delle donne. Per noi lo stop è una vittoria di civiltà, una vittoria in difesa della salute». Gli fa eco il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione: "Dobbiamo ricordare che in questi temi deve sempre prevalere il principio di precauzione. Stavolta diciamo noi "giù le mani dalla 194", una legge da applicare di più nelle parti in cui tutela la salute della donna». Su tutt’altra linea il presidente dei deputati del Pdl: «Francamente non condivido il blocco richiesto dalla commissione Sanità del Senato nei confronti della pillola Ru486» ha detto Fabrizio Cicchitto, per il quale l’Aifa «del tutto tecnica e neutrale» avrebbe agito «in modo del tutto regolare e legittimo». Chiede chiarezza la capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro: «Credo che in questa vicenda, per ragioni di natura politica ma senza avere il coraggio di dire che non vogliono la commercializzazione della pillola, il governo stia facendo una serie di chiacchiere. Credo che sia giunto il momento di dirci che cosa vogliono realmente». «Palese è il tentativo di scaricare sull’Agenzia del farmaco la responsabilità di un iter giudicato sbagliato e che noi riteniamo corretto», ha detto la senatrice Dorina Bianchi, dimissionaria dalla commissione Sanità a favore del collega Ignazio Marino, dopo aver "imprudentemente" appoggiato l’indagine conoscitiva sulla RU486. La radicale Donatella Poretti, firmataria di una mozione che - nel rispetto dei regolamenti dell’indagine conoscitiva - non è stata votata, ha espresso il suo rammarico per una decisione che "nega l’evidenza" dice. «La maggioranza ha confermato così l’uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche». Il documento approvato "è un mero atto di indirizzo politico che suggerisce al governo passi come quello dell’arbitrato che già poteva fare, ma che fino ad oggi non ha fatto perché manca il supporto scientifico".

il Gengis
28-11-09, 16:46
Il Senato ferma il commercio della Ru486

• da Il Secolo XIX del 27 novembre 2009

Sospendere la procedura di immissione in commercio in Italia della pillola abortiva Ru486. Sospenderla in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute sulla compatibilità tra la legge 194 (quella sull'interruzione volontaria di gravidanza) e la pillola stessa. È questa la richiesta contenuta nel documento finale dell'indagine conoscitiva sulla Ru486 svolta dalla commissione Sanità del Senato. La parola, ora, passa al governo.
L'esecutivo chiarisce che non si tratta di uno stop alla procedura di immissione in commercio, poiché una volta espresso il parere - nel giro di 24 ore, annuncia il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella - ci sarà un nuovo Cda dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), e probabilmente una nuova delibera, e si potrà quindi procedere alla pubblicazione in gazzetta del provvedimento di via libera alla pillola abortiva. Il parere del governo «farà chiarezza», spiega Roccella, su un punto fondamentale: per l'aborto farmacologico con la Ru486 sarà necessario il ricovero ospedaliero, anche se, naturalmente, non sarà coatto. Si ribadirà, dunque, il "no" al regime di day hospital. L'opposizione, però, non ci sta: la conclusione dell'indagine conoscitiva - denuncia - rappresenta una posizione di «oscurantismo».
La tappe. Ieri la commissione Sanità di palazzo Madama ha approvato a maggioranza, con il voto favorevole di Pdl e Lega e quello contrario del Pd, il documento finale dell'indagine conoscitiva sulla pillola presentato dal presidente Antonio Tomassini, nel quale si chiede di fermare la procedura di immissione in commercio in attesa di un parere tecnico del ministero circa la compatibilità tra la 194 e la RU486. «La procedura corretta è evidente: richiede preventivamente il parere del Governo e dopo una nuova delibera dell'Aifa», ha spiegato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. Il parere richiesto dalla commissione «avrà tempi brevissimi, e sarà espresso anche nel giro di 24 ore», ha annunciato il sottogretario al Welfare Roccella. In sostanza, «non c'è stop alla procedura di immissione in commercio» e «la procedura tecnica dell'Aifa non è in discussione». C'è, invece, ha precisato Roccella, «una piccola sospensione dovuta all'esigenza di una maggiore chiarezza sulle competenze, dal momento che mancava il parere del governo».
La sospensione. Lo stop è stato deciso per permettere al governo di elaborare il suo parere. «La coerenza con la legge 194 si realizza solo se c'è il ricovero ospedaliero ordinario per tutto il ciclo fino all'interruzione verificata della gravidanza. Un processo che invece avvenisse al di fuori di questo contesto sarebbe una violazione della legge 194», ha detto Sacconi. Il parere del governo, ha annunciato Roccella, «farà chiarezza: ribadirà la necessità del ricovero ed il no al regime di day hospital».
L'opposizione. «Abbiamo ottenuto che sulla Ru486 si facesse chiarezza», ha commentato il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri. Duri i commenti dell'opposizione: la capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha sottolineato che «il ministro Sacconi non ha il coraggio di dire che non vuole la commercializzazione della pillola», e per Livia Turco si è di fronte alla «furia oscurantista della maggioranza». Critiche anche dall'Idv: è un «colpo di mano». «La maggioranza - ha commentato la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd) - si piega ai richiami delle gerarchie cattoliche».

il Gengis
28-11-09, 16:47
Aborto, il Senato blocca la vendita della Ru486

• da Il Mattino del 27 novembre 2009

di Daniele Regno

Stop all’immissione sul mercato della pillola abortiva Ru486 da parte della Commissione Sanità del Senato. Il blocco arriva con un voto favorevole di Pd1 e Lega e il no del Pd. E si scatena la polemica. «È una svolta antiabortista, un passo indietro», insorge l’opposizione. In sostanza il voto di ieri ha sospeso la procedura di immissione in commercio in Italia della pillola abortiva Ru486 in attesa di un parere tecnico del ministero della Salute circa la compatibilità tra la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e la pillola stessa. La richiesta di sospensione era contenuta nel documento finale, approvato ieri. In commissione Sanità di Palazzo Madama i voti favorevoli sono stati 13 (Pdl e Lega), i contrari gli 8 del Pd. La parola, ora, passa quindi al governo. Sulla immissione in commercio della Ru486 «la procedura corretta è evidente: richiede preventiva- mente il parere del governo e dopo una nuova delibera dell’Alfa», è il giudizio del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. Secondo l’esecutivo non si tratterebbe comunque di uno «stop» alla procedura di immissione in commercio, poiché una volta espresso il parere - nel giro di 24 ore, secondo quanto annunciato dal sottosegretario a1 Welfare Eugenia Roccella - ci sarà un nuovo Cda della Agenzia italiana del farmaco, e probabilmente una nuova delibera, e si potrà quindi procedere alla pubblicazione in Gazzetta del provvedimento di «via libera» alla pillola abortiva. Il parere del governo «farà chiarezza», sostiene Roccella, innanzitutto su un punto fondamentale: per l’aborto farmacologico con la Ru486 sarà necessario il ricovero ospedaliero, anche se, naturalmente, non sarà coatto. Si ribadirà, dunque, il «no» al regime di day hospital per questo tipo di intervento. «Abbiamo voluto ed ottenuto che sulla Ru486 si facesse chiarezza», ha commentato il presidente dei senatori del PdL, Maurizio Gasparri, esprimendo soddisfazione. Duri i commenti dell’opposizione. La conclusione dell’indagine conoscitiva, è la denuncia, rappresenta una posizione di «oscurantismo». La capogruppo Pd al Senato, Anna Finocchiaro, ha sottolineato che «il ministro Sacconi non ha il coraggio di dire che non vuole la commercializzazione della pillola», e per Livia Turco si è di fronte alla «furia oscurantista della maggioranza». Duro il giudizio, in tema di laicità, anche da parte della presidente del Pd, Rosy Bindi: «Oggi al Senato non c’è stata una prova di laicità perchè registrare un farmaco non spetta al parlamento ma agli organi tecnico-scientifici», Critiche anche dall’Idv: è un «colpo di mano». E «la maggioranza ha oggi confermato l’uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche», secondo la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd), Ma mentre il Partito Democratico sembra mostrare compattezza, è nelle file del Pdl che si registrano dei distinguo. Non solo da parte dei «finiani», come Benedetto Della Vedova, secondo il quale «è pericolosa l’idea che sui farmaci decida il Parlamento», ma anche da parte del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Francamente - ha spiegato - non condivido il blocco della commissione Sanità nei confronti della pillola RU486, che l’agenzia italiana del farmaco, del tutto tecnica e neutrale, ha ammesso all’uso con vincoli assai rigorosi».

il Gengis
28-11-09, 16:47
Ru486, il Senato blocca la pillola

• da Il manifesto del 27 novembre 2009

di Carlo Lania

Il Senato blocca l’avvio della somministrazione negli ospedali della pillola abortiva. A deciderlo sono stati Pdl e Lega che in commissione Sanità, a conclusione dell’indagine conoscitiva voluta dalla maggioranza sulla Ru486, hanno votato una relazione in cui si chiede al governo di esprimere un parere sulla compatibilità tra la pillola e la legge 194 sull’aborto. Parere che, per la maggioranza, sarebbe stato richiesto dall’Emea, l’Agenzia europea per il farmaco, e senza il quale non sarebbe possibile commercializzare il farmaco nonostante il via libera già dato a ottobre dall’Alfa. «Una procedura regolare», per il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, per il quale la commercializzazione potrà avvenire dopo una nuova delibera dell’Aifa che tenga conto del parere espresso nel frattempo dall’esecutivo. Insorge l’opposizione. Per il presidente dei senatori dell’Idv, Felice Bellisario, si tratta di «un autentico colpo di mano» mentre il Pd parla di una «scandalosa perdita di tempo». «Quelle della maggioranza e del governo sono solo chiacchiere, ci dicano una volta per tutte cosa vogliono fare», ha detto la capogruppo Anna Finocchiaro. In effetti il tentativo della maggioranza e governo è quello di ritardare il più possibile il momento in cui nelle strutture sanitarie pubbliche si potrà effettuare, oltre all’aborto chirurgico, anche quello farmacologico. Già oggi i governo potrebbe esprimere il parere richiesto dalla commissione di palazzo Madama (ma i tempi potrebbero slittare di una settimana) e in cui verrà affrontato il vero punto cruciale della questione. Vale a dire se rendere o meno obbligatorio il ricovero in ospedale della donna che chiederà di fare ricorso alla Ru486. Per il governo non ci sono dubbi: il ricovero dovrà essere obbligatorio anche se, spiega il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella, «non si potrà imporre alla donna di restare in ospedale durante l’aborto farmacologico». «Il problema - prosegue Roccella - è assicurare alle donne il massimo di garanzia sanitaria, informandole sui rischi che potrebbero correre. Il parere farà chiarezza per evitare qualunque dubbio interpretativo: ribadirà quindi la necessità del ricovero e il ‘no’ al regime di day hospital». La necessità di sottolineare l’obbligo del ricovero in realtà sembra essere più politica che altro. La legge già prevede infatti che nessuno possa essere trattenuto in ospedale senza la sua volontà, e quindi neanche le donne che in futuro si sottoporranno all’aborto farmacologico. Che potranno, dopo l’assunzione della prima pillola, firmare per essere dimesse e ripresentarsi in seguito per assumere la seconda pillola. Insistendo su questo punto governo e maggioranza puntano a ottenere un duplice scopo: tranquillizzare l’elettorato cattolico e tentare, allo stesso tempo, di scoraggiare tra le donne l’uso della Ru486. Un punto che però non sembra creare tanti problemi neanche al Pd, visto che in un documento presentato in commissione Sanità (ma non sottoposto al voto) si chiedeva al governo di impegnarsi, tra l’altro, anche a garantire, nella linee guida della legge, «lo svolgimento della procedura in regime di ricovero ordinario». Una volta che il governo si sarà espresso, la palla tornerà all’Aifa, che con una nuova delibera dovrà stabilire il protocollo di somministrazione della pillola abortiva e provvedere alla sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Solo allora la commercializzazione della Ru496 potrà diventare definitivamente operativa, anche se in maniera diversa da come avviene nel resto d’Europa dove il ricovero non è previsto. «La maggioranza oggi ha confermato l’uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche», ha commentato Donatella Poretti, radicale nelle liste del Pd che non ha firmato il documento presentato dal partito. «Un atto medico - ha proseguito la segretaria della commissione Sanità del Senato - non può che essere organizzato e gestito dai medici a seconda delel condizioni cliniche e sanitarie delle donne, mentre l’organizzazione spetta più in generale alla conferenza Stato-Regioni». Per Anna Finocchiaro, invece, «l’unico scopo della maggioranza era di bloccare l’iter tecnico-scientifico di un organo tecnico come l’Aifa. Bisogna ribadire - ha detto la capogruppo del Pd al Senato - che la storia della libera distribuzione della pillola e dell’aborto fai-da-te è assolutamente falsa». L’ex ministro della Sanità Livia Turco ha parlato invece di «furia oscurantista della maggioranza che blocca la commercializzabile di un medicinale già utilizzato da milioni di donne, da molti anni».

il Gengis
28-11-09, 16:48
Ru486, il Pdl ci prova persino con i cavilli

• da Il Fatto Quotidiano del 27 novembre 2009

di Paola Zanca

Cominciamo col dire una cosa. Non esiste nessuno stop alla commercializzazione, perché la RU486 in commercio non ci sarà. Che sia chiaro: l’aborto farmacologico non ha nulla a che vedere con il "fai-da-te", come lo chiama Maurizio Gasparri. Non si va in farmacia, si inghiotte la pillola e passa la paura. Sarà un medico, verificata lo stato di gravidanza e lasciati trascorrere i sette giorni concessi per eventuali ripensamenti, a prescrivere il farmaco e seguirne il decorso. Vincenzo Spinelli, responsabile dei Consultori AIED di Roma è allibito: "Stupisce come un autorevole organo del Parlamento travisi il senso delle conclusioni di un organo tecnico-scientifico come l’AIFA che si è pronunciato per l’inserimento della RU486 esclusivamente nei protocolli ospedalieri, in rigorosa coerenza con lo spirito e il dettato della legge 194". "I criteri che hanno determinato il voto della Commissione - aggiunge Spinelli - non hanno alcuna motivazione scientifica e medica, ma rispondono solo a una scelta ideologica e politica". Idea del centrodestra che ieri mattina, dopo una seduta notturna, ha approvato il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla RU486. In pratica "auspica una richiesta di arbitrato che riapra la discussione di merito sul rapporto rischi/benefici e ponga in essere una nuova istruttoria e deliberazione dell’Emea".

L’Emea è l’agenzia europea per il farmaco: la commissione Sanità del Senato il suo intervento lo può solo auspicare, visto che non ha nessun potere vincolante nei confronti della massima autorità comunitaria in materia di valutazione dei medicinali. E questo, di tutta l’ingarbugliata vicenda sull’aborto farmacologico, che fa più specie: che la maggioranza di centrodestra si senta autorizzata a mettere il becco in questioni su cui non ha nessun potere. Per farlo, Pdl e Lega si sono appigliati a un’audizione, quella dell’avvocato Vincenzo Salvatore, responsabile dell’ufficio legale dell’Emea. Salvatore non ha fatto altro che spiegare una legge che tutti già conoscevano: la direttiva comunitaria 83 del 2001, ovvero il codice comunitario sui medicinali. La norma prevede che nel caso di medicinali a fini contraccettivi o abortivi valgano le "legislazioni nazionali in questione". Tradotto banalmente, non si può vendere l’RU486 in un Paese in cui l’aborto è vietato. Ma in Italia non solo interrompere una gravidanza è possibile dal 1978, ma è la stessa legge 194 a stabilire che è auspicabile la promozione di "tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna". Tant’è che noi, nella legge che recepisce la direttiva comunitaria (Dlgs 219/2006), quella clausola sui farmaci anticoncezionali e abortivi non l’abbiamo nemmeno scritta. Invece per la commissione Sanità quel mancato parere richiesto al governo dovrebbe invalidare tutta la procedura di immissione in commercio della RU486. Peccato che nemmeno il presidente della commissione, il Pdl Tommassini, abbia potuto citare a suo sostegno qualche numero di provvedimento. Dice solo che sono state riscontrate "irregolarità nella procedura autorizzativa". Quali, non lo sa nemmeno il ministro che ora è chiamato a esprimersi sulla questione.

Ieri mattina la senatrice radicale Donatella Poretti ha incontrato Sacconi nei corridoi del Senato. Gli ha chiesto in quale legge sta scritto che il governo deve dare un parere preventivo all’Aifa. Lui si è limitato a dire che si tratta della conclusione a cui è giunta la commissione. Finora (il parere dell’Aifa è del 30 luglio scorso) queste "irregolarità" non erano emerse, probabilmente perché, dice la Radicale Poretti "manca il supporto scientifico". Le fa eco il senatore Pd Ignazio Marino: "Non capisco come una Commissione che ha compiti legislativi abbia deciso di trasformarsi in uno strumento per giudicare sperimentazioni cliniche già effettuate". Forse per capire tutto, servono le parole di Francesco Casavola, presidente del Comitato di bioetica: "Nell’ambito delle ricadute nell’immaginario collettivo di ogni prodotto del progresso scientifico, potrebbe apparire più invogliante l’assunzione di una pillola rispetto alla complessità derivante dalla metodica dell’aborto chirurgico".

il Gengis
28-11-09, 16:48
Ru486, i talebani abitano al Senato

• da Gli Altri del 27 novembre 2009

di Beatrice Busi

L’ennesima puntata della saga nazionalpopolare sulla Ru486 è andata in onda ieri mattina al Senato. La commissione Igiene e Sanità ha concluso i lavori dell’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva approvando il documento presentato dal presidente, il senatore del Pdl Antonio Tomassini, con 14 voti a favore e 8 contrari. Una relazione di ventitrè pagine che sembra redatta dall’azzeccagarbugli, dalla quale si evince chiaramente che le venti sedute della commissione dedicate all’indagine e le relative audizioni anziché occuparsi di due decenni di letteratura scientifica e delle esperienze dei numerosi paesi europei nei quali le donne possono ricorrere all’aborto medico da anni, sono state impiegate nella disperata ricerca di espedienti che potessero giustificare l’accanimento politico di questo governo contro la Ru486. Tre le proposte formulate dal documento: sospendere la procedura di commercializzazione per acquisire il parere del Ministero, «consentendo, ove si ritenga necessario, di riavviare la procedura dall’inizio»; stabilire che l’intera procedura abortiva, nelle sue diverse fasi, sia effettuata in regime di ricovero ordinario; presentare una richiesta di arbitrato affinché l’Emea, l’Agenzia europea per i medicinali, avvii una nuova istruttoria sulla Ru486. Peccato che questo documento tecnicamente non sia vincolante per nessuno e che il Ministero competente avrebbe potuto esprimere prima il suo parere sulla compatibilità tra aborto medico e 194 sull’interruzione di gravidanza, evitando la farsa dell’indagine conoscitiva e altri due mesi di ritardo. Peccato che non ci siano dati scientifici in grado di suffragare l’ipotesi di arbitrato - sulla quale ieri il quotidiano dei vescovi Avvenire concentrava le proprie speranze -, nonostante gli sforzi interpretativi esibiti nel corso della sua audizione in commissione dalla professoressa Assuntina Morresi, da sempre sodale della sottosegretaria Roccella nella crociata contro la Ru486. Peccato che le dichiarazioni della stessa Roccella e di Sacconi lascino intendere che l’opzione di riavviare la procedura di autorizzazione alla commercializzazione della Ru486 non esiste e che l’unico obiettivo realistico ancora in piedi è quello di rendere obbligatorio il ricovero ospedaliero, escludendo la possibilità di ricorrere all’aborto medico in regime di day hospital. Su questo, nonostante le dichiarazioni indignate di ieri dell’opposizione, il "compromesso" bipartisan in Commissione è già stato raggiunto: anche il documento presentato dal Pd alla commissione come "alternativa" al documento di Tomassini chiedeva al Governo di emanare delle linee guida che prevedessero il ricovero ordinario per l’intera durata dell’intervento abortivo. Ma come ha ricordato la senatrice radicale del Pd, Donatella Poretti - che proprio per questo motivo non ha sottoscritto il documento del suo gruppo -, «un atto medico sanitario non può che essere organizzato e gestito dai medici a seconda delle condizioni cliniche e sanitarie della donna » e la parola finale sul regolamento spetterà comunque alla Conferenza Stato Regioni. Del resto, che l’unico intento dell’indagine fosse principalmente quello di prendere tempo per fare un altro bel po’ di vuota propaganda ideologica antiabortista, era apparso subito evidente. Lo stesso Tommassini, alla fine di settembre, prima ancora che arrivasse l’autorizzazione del Senato all’indagine, aveva inviato una lettera al presidente dell’Agenzia italiana del farmaco - unico organismo tecnico preposto ad autorizzare o meno la commercializzazione dei farmaci nel nostro paese -, chiedendo la sospensione della procedura fino alla conclusione dei lavori della Commissione. A metà ottobre, il cda dell’Agenzia aveva comunque deliberato la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’autorizzazione all’immissione in commercio della Ru486. Un atto formale dovuto che l’indagine è servita solo a rallentare e che la nuova riunione del Cda dell’Alfa richiesta da Sacconi e Roccella non potrà far altro che confermare. Intanto, la saga della Ru486 continua ad ulteriore riprova - se ce ne ancora fosse bisogno -, dell"‘uso improprio delle istituzioni" che caratterizza questo governo, come ha sintetizzato efficacemente la Poretti.

il Gengis
28-11-09, 16:49
Stop del Senato, slitta il via libera alla Ru486

• da Corriere della Sera del 27 novembre 2009

di Margherita De Bac

Slitta ancora l’arrivo in Italia della pillola abortiva. Almeno due mesi. Come previsto, la Commissione sanità del Senato (sì di Pdl e Lega, no del Pd) ha approvato l’indagine conoscitiva dove si chiede di sospenderla per «acquisire il parere del ministero sulla compatibilità con la legge 194». Regola contemplata dalla normativa europea sull’autorizzazione di farmaci che seguono la via del «mutuo riconoscimento» quando si tratta di contraccezionali e abortivi. L’Italia non era affatto obbligata a registrare automaticamente la Ru486 anche se mutuata dalla Francia. Al contrario, la nostra Aifa (agenzia del farmaco) avrebbe potuto chiedere al governo una sorta di via libera tecnico per assicurarsi che il nuovo prodotto fosse in linea con la nostra legge sull’aborto. Lo ha chiarito l’indagine che, quando fu proposta, spaccò il Pdl. «E originale pretendere che il Parlamento si debba pronunciare sull’efficacia di un farmaco. Non credo ci sia materia di un dibattito politico», valutò l’iniziativa lo stesso Gianfranco Fini. Il lavoro dei senatori coordinati dal presidente Antonio Tomassini ha al contrario evidenziato problemi tecnici che erano sfuggiti: «Abbiamo riscontrato irregolarità amministrative», afferma l’esponente del Pdl. Il parere del Welfare sarà pronto oggi. Il ministro Maurizio Sacconi ha confermato che non si discosterà dalla delibera preparata dal direttore dell’Aifa, Guido Rasi. Verranno però aggiunti alcuni vincoli a cominciare dall’indicazione che l’interruzione di gravidanza avvenga in regime di ricovero ordinario. In pratica, la donna dovrà restare in ospedale fino all’avvenuta e certificata espulsione del feto. In media tre giorni, nell’80% dei casi. O di più. Dunque non sarà possibile prevedere il day hospital, secondo il protocollo seguito ad esempio in Emilia Romagna e Toscana, le Regioni che già oggi hanno autorizzato l’uso della pillola, col sistema dell’importazione in base a singole richieste. Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa dunque nella prossima riunione dovrà rivedere la delibera che, una volta trasformata in atto esecutivo, sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale. L’imprevista trafila dovrebbe ritardare di un paio di mesi il via libera della Ru486. Fra i primi a sollevare dubbi sulla compatibilità della pillola con la 194, il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella: «La nostra non è una posizione ideologica. Ma se questo diventa un metodo per abortire al di fuori delle strutture pubbliche, è un problema. La donna deve avere le stesse garanzie che avrebbe con la chirurgia. Quindi non si deve prescindere dalla presenza dei medici al suo fianco, dall’inizio alla fine». Per Sacconi «al di fuori del contesto ospedaliero ci sarebbe una violazione della legge. Vogliamo sgombrare il campo da dubbi interpretativi». Il centrosinistra ha votato compatto contro il documento. «Il governo sta facendo chiacchiere. Per ragioni politiche non vogliono la pillola», ha detto Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd in Senato. Dorina Bianchi, capogruppo dei democratici in Commissione, ha sostenuto un documento di minoranza dove si chiedeva al governo di non bloccare la delibera Aifa e di indicare il vincolo del regime di ricovero ordinario in successive linee guida della conferenza Stato-Regioni. Livia Turco, Pd, accusa la maggioranza di «furia oscurantista». Critico il segretario dei democratici Pier Luigi Bersani: «non spetta al Parlamento fare il dottore». Incalza Donatella Poretti, radicale: «Si sono piegati alle gerarchie cattoliche». Disarmonia nel centrodestra. Il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, non condivide il blocco: «L’agenzia Aifa, del tutto tecnica e neutrale, l’ha ammessa con vincoli assai rigorosi». Per Benedetto Della Vedova, contrario all’avvio dell’indagine, «è un grave errore». E Giorgia Meloni, ministro della Gioventù: «Pieno rispetto per l’Aifa. Ma è sacrosanto che le istituzioni approfondiscano la questione».

il Gengis
28-11-09, 16:49
Viale: "E' un bluff antiabortista pronto a ripartire anche senza registrazione"

• da Liberazione del 27 novembre 2009

di Castalda Musacchio

«E solo dell’ennesimo spot antiaborto. Se avesse voluto il Governo avrebbe potuto opporsi alla Ru486 in sede europea e non l’ha fatto. Del resto, se l’avesse fatto si sarebbe esposto al ridicolo. In Europa è da venti anni che si usa». Silvio Viale, ginecologo che ha condotto la sperimentazione sulla Ru486 all’ospedale S.Anna di Torino, si dichiara «pronto a ripartire» con l’uso del farmaco «anche senza la registrazione», assicura. «Quello del Senato non è uno stop perché per negare l’uso della pillola ci vogliono delle leggi. Non basta il parere di una Commissione».

La commissione Sanità di Palazzo Madama ha bloccato la vendita della Ru486. Cosa succederà?

Innanzitutto bisogna discernere. Non si tratta certo di uno stop perché non lo è tecnicamente. Per bloccare la vendita della Ru486 ci vuole una legge. Non basta il parere di una commissione, parere tra l’altro espresso da una maggioranza dichiaratamente antiabortista su un documento che tutto è tranne che scientifico. Inoltre vorrei precisare alcune cose...

Prego...

L’unica questione davvero tecnica che si potrebbe obiettare è solo basata sulla possibilità che l’Italia sollevi un arbitrato a livello europeo. Cosa che il Governo avrebbe potuto sicuramente fare negli ultimi anni e che non ha fatto perché si sarebbe esposto sicuramente al ridicolo.

Quindi, da un punto di vista “tecnico”; questa decisione non pesa?

Non dico questo. Dico che possono accadere due cose. O il Governo solleva un arbitraggio sulla scorta delle valutazioni dell’Agenzia europea del farmaco (Emea, ndr) o modifica le leggi. Vi sarebbe anche una terza possibilità in effetti...

Quale?

Che l’Aifa si fermi di sua iniziativa. Il che comporterebbe che tutto si congeli. In Italia si continuerebbe comunque ad utilizzare la pillola come si è fatto fino ad ora importando la singola pastiglia per ogni caso trattato.

E... perle donne?

Ecco questo comporterebbe il fatto che le donne continueranno sempre di più a recarsi all’estero. Chi mi sorprende di più è Gasparri.

Perché?

E’ stato il primo ad applaudire all’ok del Senato senza evidentemente sapere neppure di cosa si sta parlando. Dal punto di vista scientifico il problema è già stato da anni ampiamente risolto. Insomma è solo un bluff, un polverone sollevato dagli antiabortisti... per dire: "Ci abbiamo provato fino alla fine".

il Gengis
28-11-09, 16:50
Viale: "Ora tocca all'Aifa sbloccare la situazione"

• da Il manifesto del 27 novembre 2009

di Cinzia Gubbini
Silvio Viale è il medico torinese che da più tempo si batte per l’introduzione dell’aborto farmacologico in Italia. E` stato lui ad iniziare al Sant’Anna il ciclo delle sperimentazioni, dove la pratica fu poi interrotta perché la Ru486 era somministrata in day hospital. L’inchiesta della magistratura finì con un’archiviazione. «Ma io non ho una posizione ideologica a favore della Ru486, come invece hanno gli antiabortisti a favore dell’aborto chirurgico - tiene a precisare - non penso che un metodo sia migliore dell’altro in assoluto, ma che entrambi debbano essere valutati a secondo dei casi». Inutile dire, però, che Viale sia a favore dell’uso della pillola abortiva senza ricovero: «Se la legge italiana lo consentisse non avrei alcuna difficoltà a somministrarla in ambulatorio e con una pratica sempre più domiciliare, come sta accadendo in Francia».

Invece la legge Italiana non lo consente, dunque di cosa parla chi teme l`aborto «In solitudine»? Su questa storia sono state dette diverse balle. La legge individua solo nel medico dell’ospedale l’unico autorizzato a praticare l’aborto. E la questione dei ricovero? In realtà la differenza tra day hospital e ricovero è puramente formale, perché se la donna sta bene e vuole andare a casa il ricovero diventa day hospital. Se la donna ha bisogno il day hospital diventa ricovero. La legge 194 non prevede il ricovero e quando ne parla dice: «se necessario». Quindi il ricovero è una decisione clinica e se verrà imposto sarà una pura formalità destinata ad essere superata.

Un attimo, lei dà per scontato che la 194 non preveda II ricovero, mentre sulla questione c`è polemica. Non lo do per scontato io, è così. D’altronde se fosse diversamente gli antiabortisti non avrebbero motivo di alzare questo polverone. Cosa pensa della decisione dei Senato? Il parere preso a maggioranza dalla Commissione conta come una mozione approvata dall`assemblea provinciale di un piccolo partito.

Cioè? Cioè non c`è alcuna ricaduta pratica. E` il governo che la prende a pretesto per esprimere un parere che avrebbe potuto dichiarare in qualunque momento e che, tra l`altro, non è affatto necessario per la registrazione di un farmaco.

Si paria Invece dl blocco della commercializzazione. Le cose non stanno così. Se l’Agenzia per il farmaco non procederà alla pubblicazione si tratterà di un’autosospensione assolutamente immotivata.

E perché l`Aifa è ferma? L’unico ostacolo attuale sembra essere che la ditta produttrice della Ru486 non abbia ancora inviato il «bugiardino» con le modifiche richieste dall’Aifa. vorrei però ricordare che quando nel 2007 l’Agenzia europea del farmaco - su richiesta della Francia - approvò la nuova scheda tecnica il voto fu unanime da parte della Commissione. Anche l’Aifa, cioè, votò a favore. Quali siano le indicazioni richieste per ora non lo sappiamo, le vedremo quando sarà pubblicata la scheda tecnica.

Insomma, anche l’Agenzia per II farmaco la sta prendendo alla larga.. E` chiaro che anomalo un iter durato due anni, come è anomalo che da quattro mesi attendiamo la pubblicazione della scheda tecnica. Io prendo atto di una cosa: ogni volta che ho auspicato che l’Aifa mantenesse la schiena dritta vi è sempre stata una reazione offesa. Quindi voglio pensare che pur nelle difficoltà i dirigenti dell’Aifa sappiano mantenere la dignità e il prestigio internazionale che hanno.

il Gengis
28-11-09, 16:50
RU486, Chirico: le dichiarazioni della Meloni? Puro politichese, l?esibizione retorica del nulla

27 novembre 2009

Dopo la decisione di Palazzo Madama di ritardare di fatto l’immissione in commercio della RU486, Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, ribadisce il "pieno rispetto per le indicazioni dell'Agenzia Italiana del Farmaco” chiarendo che “il pronunciamento di ieri in Senato non deve essere letto come un tentativo improprio di ostruzionismo”. Tuttavia, aggiunge la Meloni, “e' sacrosanto che le istituzioni intendano vagliare a fondo la questione, assumendo tutte le misure necessarie a operare una scelta ponderata".
“Politichese. Le affermazioni della Meloni sono un ottimo esempio di politichese. L’esibizione retorica del nulla – afferma Annalisa Chirico, segretaria degli Studenti Coscioni e membro del Comitato Nazionale di Radicali Italiani – In violazione della legge italiana e dei vincoli europei, da quasi due anni il governo continua a ritardare l’immissione in commercio di questo farmaco abortivo. L’Italia resta il solo Paese ad aver legalizzato l’aborto, ma a non aver ancora introdotto la possibilità di optare per il metodo farmacologico. E adesso ci sentiamo dire da un’autorevole esponente del governo che c’è pieno rispetto per l’AIFA, ma tocca alle “istituzioni” operare una scelta ponderata. Insomma, l’agenzia tecnico-scientifica merita pur sempre considerazione, ma le decisioni spettano alla politica, che si improvvisa medico, tecnico, scienziato a seconda delle esigenze”.
“Dal Ministro della Gioventù vogliamo parole cristalline. – continua la Chirico - Il colpo di mano del governo è sotto gli occhi di tutti. Messa da parte l’evidenza scientifica, a chi dovremmo affidarci? Ai Sacconi o alle Roccelle di turno? Se il ministero della Gioventù serve a qualcosa, deve dimostrarlo in queste occasioni”.

il Gengis
28-11-09, 16:51
Ru486, Poretti: 750 giorni dalla richiesta, 120 dalla delibera e 39 in attesa di pubblicazione... La favola del ricovero obbligatorio che attraversa maggioranza e opposizione!

27 novembre 2009



* Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita'


Sono trascorsi 750 giorni dalla richiesta della Exelgyn in base alla procedura europea del mutuo riconoscimento, 120 dall'approvazione della delibera Aifa per la commercializzazione della Ru486, 39 giorni dal mandato del Cda Aifa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nessuna contestazione formale, in base a violazioni di norme, e' stata eccepita. Eppure invece dei "soliti" 90 giorni che si impiegano siamo a 750! Perche'?

Invece che chiedere spiegazioni su questo, il dibattito che imperversa anche oggi e' sul ricovero ordinario, obbligato dalle forze dell'ordine o dalle camicie di forza da mettere alle donne. Sappiamo che il problema e' nel Governo e nella maggioranza degli zuavi che al Senato imperversano, ma certe ambiguita' anche dell'opposizione non aiutano a battersi per il rispetto della legge!

Bene quindi che Livia Turco stamani sia intervenuta per mettere una parola conclusiva su questa favola dell'obbligo di ricovero ordinario scritto nella legge 194 in caso di interruzione di gravidanza. L'articolo 8 prevede infatti il ricovero "se necessario", senza specificare neppure se ordinario o di altro tipo.
Come avevo scritto nella relazione di minoranza "la definizione delle concrete modalita' di somministrazione dei farmaci costituisce invece un atto medico, che quindi rientra nelle competenze del Governo e delle Regioni, ma non nelle prerogative dell'Agenzia, come confermato dal direttore Guido Rasi, incaricato dal Cda dell'Aifa per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Determina relativa l'autorizzazione all'immissione in commercio del Farmaco Mifegyne (Mifepristone), prodotto dalla ditta Exelgyne. Sara' quindi compito della Conferenza Stato-Regioni stabilire le procedure e l'organizzazione sanitaria, garantendo le varie modalita' di ricovero e di assistenza come previsto dalla legge, garantendo altresi' la possibilita' di scelta al medico, del metodo e delle modalita' piu' idonee alle caratteristiche cliniche della donna."

Ora sara' bene che per sfatare il mito del ricovero ordinario, l'ex ministro Turco chiarisca le idee anche ai senatori del gruppo Pd che nella loro relazione di minoranza chiedevano al ministro di emanare delle fantomatiche linee guida in cui si specificasse che "lo svolgimento della intera procedura abortiva, nelle due diverse fasi, in regime di ricovero ordinario, nella consapevolezza che essa ha specifiche implicazioni, sia legate al rischio clinico che di carattere psicologico, che vanno affrontate con strumenti adeguati, cos? come previsto dalla legge n. 194 del 1978 e dal deliberato AIFA del 30 luglio 2009".

il Gengis
28-11-09, 16:52
Ru486, Poretti: il diktat illegittimo del ministro Sacconi. Il Paese del codice Roccella

27 novembre 2009



* Intervento di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd


Il ministro Maurizio Sacconi ha inviato una lettera all'Aifa in cui indica come si dovrebbe, a suo modo, procedere per autorizzazione e commercializzazione della pillola abortiva Ru486.
Una lettera di un ministro puo' far riavviare un iter gia' conclusosi senza nessun aggancio di legge e senza alcuna motivazione scientifica, tecnica e normativa?
In uno Stato di diritto n! In Italia?
La lettera del ministro puo' essere definita in un unico modo: indebite pressioni politiche, le cui conseguenze possono essere solo due:
- o l'Aifa esegue il diktat politico e compie atto illegittimo
- o rispetta la legge e pubblica in Gazzetta Ufficiale la delibera per la commercializzazione della Ru486.

Burton Morris
29-11-09, 13:12
Ru486, figlie di un dio minore
Sabato 28.11.2009 14:13

La maggioranza ha oggi confermato l'uso improprio delle istituzioni piegando le stesse alle priorità politiche e ai richiami delle gerarchie cattoliche. Una commissione che per 30 sedute dalla ripresa dei lavori estivi ben 20 le ha dedicate all'indagine conoscitiva sulla Ru486 ha concluso negando l'evidenza: la sicurezza di un farmaco usato da milioni di donne in oltre 20 anni.

A differenza delle leggi come quella che disciplina il mutuo riconoscimento di un farmaco in Europa, il documento approvato dalla commissione non è vincolante, ma è un mero atto di indirizzo politico che suggerisce al Governo passi come quello dell'arbitrato che già poteva fare, ma che fino ad oggi non ha fatto perché manca il supporto scientifico.
Purtroppo anche il Partito Democratico ha voluto presentare un documento che aveva un punto in comune con quello della maggioranza e che mi ha impedito di sottoscriverlo perché si chiedeva al Governo di emanare delle linee guida che prevedessero il ricovero ordinario per la durata dell'intervento abortivo.
Un atto medico sanitario non può che essere organizzato e gestito dai medici a seconda delle condizioni cliniche e sanitarie della donna, mentre l'organizzazione spetta più in generale alla Conferenza Stato Regioni.

Oggi, ancora piùdi ieri come Radicali vigileremo perché l'Italia rispetti la normativa europea in materia di farmaci affinché non si incorra in una infrazione europea.
Il voto di oggi, avvenuto dopo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è la manifestazione di uno Stato che decide sul corpo delle donne considerandole irresponsabili e incapaci di scegliere.
Le donne italiane sono evidentemente figlie di un dio minore.


*Parlamentare Radicali - Partito Democratico, segretaria commissione Igiene e Sanità

il Gengis
11-12-09, 21:33
Congresso Associazione Radicale Aglietta: Difesa della ru486 e preparazione delle elezioni regionali al centro del dibattito
Confermati Igor Boni (segretario), Silvio Viale (presidente) e Claudia Pagliano (tesoriera)

30 novembre 2009

Ieri, alla presenza di Mario Staderini e Bruno Mellano, rispettivamente Segretario e Presidente di Radicali Italiani, si è svolto il 12° congresso dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta. In serata è stata votata la mozione generale a larghissima maggioranza. Nel documento, oltre ad evidenziare il record di iscritti (216 per il 2009) si sottolineano i successi dell’anno, tra questi il via libera all’introduzione della pillola abortiva RU486, dovuto unicamente all’iniziativa radicale e in particolare dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta e del suo Presidente, Silvio Viale. Su questo è stato rivolto un pressante appello al Direttore Generale dell’AIFA affinché respinga le indebite pressioni operate dal Ministro Sacconi e pubblichi sulla Gazzetta Ufficiale il testo della Determina relativa all’autorizzazione all’immissione in commercio. Sulla prossima scadenza elettorale il documento approvato rileva come le prossime elezioni regionali assumano per l’intero movimento radicale un’importanza cruciale rappresentando la cruna d’ago attraverso la quale consentire alle lotte radicali contro il regime italiano di trovare voce ed espressione all’interno dei Consigli regionali, rendendole meno precarie, intermittenti e fragili. In particolare per il Piemonte si auspica che si possano creare le condizioni politiche e programmatiche per una alleanza della Lista Bonino/Pannella con la coalizione di Centro-sinistra, guidata dalla Presidente Mercedes Bresso.
E’ stato convocato un congresso straordinario dopo le elezioni regionali ad aprile 2010.

Dichiarazione di Igor Boni (segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta)
“La responsabilità della guida dell’associazione per questi 5 mesi che ci condurranno al voto regionale è grande. Dovremo riuscire a dare visibilità alle nostre numerose iniziative di lotta sui temi dell’economia, del lavoro, dell’ambiente, della laicità, dei diritti civili e contro la partitocrazia. Oggi in Piemonte – come in Italia – siamo impegnati per strada a raccogliere le firme di sostegno alle Liste Bonino-Pannella per le prossime elezioni regionali. Siamo gli unici in strada con i nostri simboli e, di frequente, siamo gli unici esclusi dall’informazione sui principali organi di stampa. Dovremo riuscire a interrompere questa patente violazione del diritto di informazione, anche con manifestazioni e azioni nonviolente che nei prossimi giorni individueremo in assenza di un cambio evidente di rotta. La presenza radicale nei consigli regionali, se sapremo conquistarla e se si troveranno le condizioni per conquistarla, non sarà semplicemente un’occasione di testimonianza: sarà occasione di riforma, di democrazia e di legalità”.

Torino 29 novembre 2009

il Gengis
11-12-09, 21:34
Ru486, Poretti: bene Aifa, una lezione di rispetto delle leggi

2 dicembre 2009


Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'

Dall'Aifa una lezione di rispetto delle leggi e delle procedure (1) che dovrebbe far riflettere la commissione sanita' del Senato e la maggioranza che ha imposto un documento strumentale e ideologico. Il Governo ha cercato di forzare la legge con inopportune pressioni politiche sull'Agenzia per il farmaco, intromettendosi senza averne titoli.
La modalita' di somministrazione di un farmaco non e' di competenza dell'Aifa, era stato detto nelle audizioni ed e' stato confermato oggi. Nel contempo le modalita' di fare un aborto non sono competenza dell'Aifa o del Governo. Il Governo potra' fare circolari, potra' in conferenza Stato Regioni far sentire le sue ragioni. Cio' che non puo' fare e' operare per dilazionare i tempi, ostacolare il lavoro altrui e far rischiare all'Italia una procedura d'infrazione a livello europeo.
Il ricovero ordinario che il Governo voleva far scrivere all'Aifa potra' sostenerlo in conferenza Stato Regioni, buona fortuna!

(1) ADUC - Notizia - ITALIA - Ru486. Aifa: le norme per il rispetto della legge spettano al Governo (http://www.aduc.it/notizia/ru486+aifa+norme+rispetto+della+legge+spettano+al_ 114312.php)

il Gengis
11-12-09, 21:34
RU486, Mellano e Manfredi: la decisione del CDA dell'AIFA evita ulteriori dilazioni. Subito il provvedimento in Gazzetta Ufficiale
Permettere a tutti gli ospedali di attrezzarsi a partire da gennaio. Online il libretto "RU486: una vittoria radicale"

2 dicembre 2009

Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Comitato nazionale RI):

Rileviamo con soddisfazione che il consiglio di amministrazione dell’AIFA ha ribadito la correttezza del percorso finora compiuto – durato, lo ricordiamo, oltre due anni – e l’intoccabilità della delibera del 30 luglio scorso, che ha dato il via libera all’introduzione in Italia della RU486. L’estremo colpo di coda del ministro Sacconi, che ha fornito un parere sulla RU486 in nemmeno 24 ore, non ha prodotto i risultati sperati dal ministro e dalla sua eminenza grigia, la “sottosegretaria pasionaria” Eugenia Roccella (in realtà, il parere era pronto da mesi e il governo ha messo su un’indagine ridicola della Commissione Igiene e Sanità per avere l’imbeccata per renderlo noto), Giustamente l’AIFA ribadisce i confini delle proprie competenze e “rimette al Ministro ed alle autorita' competenti l'emanazione dei provvedimenti applicativi o specificativi della menzionata Delibera atti a garantire il pieno rispetto della legge 194/78, nonche' l'osservanza sul territorio delle modalita' sopra descritte di somministrazione del farmaco.". Le autorità competenti sono anche sia la Conferenza Stato-Regioni sia le singole Regioni, che il ministro Sacconi non ha considerato per nulla nel suo parere; il federalismo è sbandierato da questo governo quando serve, ma quando è di ostacolo è bellamente ignorato.

Sappiamo che la determina dell’AIFA da pubblicare in Gazzetta Ufficiale è pronta ed era parcheggiata in attesa degli esiti del CDA di oggi. Ora può essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale, come peraltro previsto dal CDA AIFA del 19 ottobre scorso, per dare modo a tutti gli ospedali italiani dove si praticano le interruzioni di gravidanza di attrezzarsi per l’aborto farmacologico a partire dal nuovo anno.

Infine, segnaliamo che è online il libretto “RU486: UNA VITTORIA RADICALE”, a cura di Andrea Carapellucci, Giulio Manfredi e Nathalie Pisano, con prefazione del Dr. Silvio Viale e postfazione di Emma Bonino (vice-presidente del Senato). Il libretto è stato prodotto dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino, di cui Viale è presidente.


Roma, 2 dicembre 2009


N.B.

Il libretto citato è disponibile a questo link: http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Una o più copie possono essere richieste a questa email: larosanelpugno@hotmail.com

Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

il Gengis
11-12-09, 21:51
Ru486, nuovo ok dell'Aifa ma Sacconi tenta lo stop

• da L'Unità del 3 dicembre 2009

di Maria Zegarelli

Spetta al Governo decidere le misure applicative della delibera dell`Agenzia italiana del Farmaco sulla pillola abortiva Ru486 perché l`Aifa, in quanto organo tecnico scientifico «ha competenze limitate al regime di fornitura-modalità di dispensazione del farmaco». Dunque, il Cda dell`Alfa, che ieri si è riunito, ha di fatto ribadito la legittimità della propria delibera emessa lo scorso 30 luglio e ha rimesso nelle mani del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, «l`emanazione dei provvedimenti applicativi e specificativi» della stessa, «atti a garantire il pieno rispetto della 194/78 nonché l`osservanza sul territorio delle modalità di somministrazione del farmaco».


ISTERIE DI GOVERNO


Quella delibera, inoltre, aggiunge l`Alfa, «è pienamente coerente con l`esigenza di garantire che il percorso abortivo avvenga in ambito ospedaliero». Sacconi ci sta: «Ribadisco che se non si riscontrerà la effettiva, diffusa, pratica del ricovero ospedaliero ordinario per le persone sottoposte ad aborto farmacologico, si evidenzierà una manifesta incompatibilità con la legge 194, di cui dovrebbero prendere atto Parlamento e Commissione europea per le decisioni conseguenti». La sottosegretaria Eugenia Roccella affonda la lama: «Ponzio Pilato in confronto all`Aifa era un decisionista». Compatta l`opposizione parlamentare - Pd, Idv, Radicali - e quella extraparlamentare, Pdci, Rc, Sl, nel difendere la decisione dell`Agenzia. «E una riprova della serietà del percorso che l`agenzia stessa ha svolto finora per l`adozione di questo farmaco. La delibera è sempre stata rispettosa della legge 194 ed è per questo che oggi l`Aifa ha ritenuto di confermarlo. Credo perciò che il ministro Sacconi possa stare tranquillo», commenta Anna Finocchiaro, capogruppo Pd a Palazzo Madama. Idem Vittoria Franco. «Quanto tempo - chiede Ignazio Marino, presidente della Commissione d`inchiesta sul Servizio sanitario nazionale - dovranno attendere i ginecologi del Servizio sanitario nazionale prima che il Governo li autorizzi a poter utilizzare la Ru486?». Il Pd adesso chiede l`atto finale: la pubblicazione della delibera Aifa in Gazzetta ufficiale. Finisce così anche l`ultimo tentativo della maggioranza di ritardare l`ingresso in Italia dell`utilizzo della pillola già ampiamente sperimentato in moltissimi altri paesi. Ci aveva ostinatamente provato il presidente della Commissione Sanità in Senato, Tomassini, attraverso l`indagine conoscitiva sulla Ru486. «Una lezione di rispetto delle leggi e delle procedure», la decisione dell`Aifa, secondo Donatella Poretti, dei Radicali. «Ora ci aspettiamo, insieme alle donne, che il governo sciolga gli indugi e che solleciti le Regioni a rendere disponibili nei presidi sanitari la RU486, garantendo la piena tutela della salute delle donne, come prevede la legge 194», commenta l`Aied, Associazione Italiana per l`Educazione Demografica.

il Gengis
11-12-09, 21:56
Ru486. Poretti: Sacconi ha letto la sua relazione al Parlamento sull'aborto farmacologico? Basta con questa manfrina del ricovero ordinario, le donne che interrompono una gravidanza non sono pazze da legare al letto!

3 dicembre 2009

* Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita'


La prassi del ricovero in day hospital per l'aborto farmacologico e' certificato dalla relazione sulla 194 firmata dal ministro Sacconi. Testualmente: "due accessi in day hospital a distanza di due giorni per la somministrazione dei due farmaci, oltre ad una vista ambulatoriale di controllo in 14ma giornata". Ora ci dice che solo il ricovero ordinario sarebbe ammesso? Ma allora perche' invece che consegnare quei dati in Parlamento lo scorso luglio non li ha portati in Procura?
Basta con questa manfrina del ricovero ordinario, le donne che interrompono una gravidanza non sono delle pazze da legare al letto!

Nell'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 datata 29 luglio 2009 (il giorno prima della delibera dell'Aifa sulla commercializzazione della Ru486!) e firmata dal ministro Maurizio Sacconi a pagina 3 e 4 della sintesi e poi a pagina 30 e 31 della relazione vera e propria si riassume come dal 2005 (con sperimentazioni e con importazione diretta del farmaco) in istituti in alcune Regioni italiane si stiano realizzando aborti farmacologici e si preannuncia che dal 2010 sara' meglio identificata questa metodica grazie ad una scheda D12/Istat da compilare in ambito ospedaliero.
A questo link la Relazione: http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1010_allegato.pdf

il Gengis
11-12-09, 21:57
RU486, Viale. Vespa dice il falso in un servile duetto con Sacconi, a Porta a Porta

4 dicembre 2009

Silvio Viale alle ore 23:34 del 3 dicembre 2009, sentite le dichiarazioni di Bruno Vespa e del Ministro Sacconi in un prologo a "Porta a Porta", ha prontamente rilasciato la seguente dichiarazione:

“Falsità. Solo ignobili falsità. Invito Vespa a rettificare e sfido Sacconi ad un confronto televisivo. Vespa ha detto il falso, dimostrando di non essersi nemmeno informato, quando ha accusato il PD di volere la vendita in farmacia. Nessuno in Italia ed in Europa ha mai proposto la vendita in farmacia e Vespa deve chiedere scusa e rettificare pubblicamente quanto affermato. E’ incredibile come il giornalista Vespa abbia permesso al ministro Sacconi di fare pura propaganda senza alcun contradditorio e abdicando ai propri doveri di giornalista. Capisco che Vespa sia rimasto un po’ sorpreso dalle improvvisate e fantasiose spiegazioni mediche del Dott. Sacconi sull’aborto fatto con la RU486, ma un conduttore avrebbe almeno dovuto chiedere al ministro, seguendo il suo ragionamento, come mai la RU486 sarebbe incompatibile se alcune regioni hanno potuto utilizzarla? Come mai abbiano potuto commettere un reato? Come mai non commetterebbero un reato le donne che firmassero le dimissioni volontarie? Evidentemente non si tratta di una violazione della 194 e da medico coscienzioso non scaricherò mai sulle donne le responsabilità del medico. Chiedo quindi formalmente che Vespa mi inviti ad un confronto con Sacconi per parlare finalmente di RU486 nella propria trasmissione, cosa che in nove anni di polemiche, ispezioni ministeriali e indagini della magistratura non ha mai fatto. Potrà invitarmi come medico che ha innescato tutto questo o come esponente radicale – sono membro delle direzioni nazionali di Radicali Italiani e dell’Associazione Luca Coscioni – e, poiché gli concedo la buona fede, mi auguro che prenda con la dovuta importanza questa mia richiesta.”

Torino, 4 dicembre 2009.

il Gengis
11-12-09, 21:58
Ru486, Poretti: Sacconi ha letto la sua relazione al Parlamento sull'aborto farmacologico? Basta con questa manfrina del ricovero ordinario, le donne che interrompono una gravidanza non sono pazze da legare al letto!

4 dicembre 2009



* Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita':


La prassi del ricovero in day hospital per l'aborto farmacologico e' certificato dalla relazione sulla 194 firmata dal ministro Sacconi. Testualmente: "due accessi in day hospital a distanza di due giorni per la somministrazione dei due farmaci, oltre ad una vista ambulatoriale di controllo in 14ma giornata". Ora ci dice che solo il ricovero ordinario sarebbe ammesso? Ma allora perche' invece che consegnare quei dati in Parlamento lo scorso luglio non li ha portati in Procura?
Basta con questa manfrina del ricovero ordinario, le donne che interrompono una gravidanza non sono delle pazze da legare al letto!

Nell'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 datata 29 luglio 2009 (il giorno prima della delibera dell'Aifa sulla commercializzazione della Ru486!) e firmata dal ministro Maurizio Sacconi a pagina 3 e 4 della sintesi e poi a pagina 30 e 31 della relazione vera e propria si riassume come dal 2005 (con sperimentazioni e con importazione diretta del farmaco) in istituti in alcune Regioni italiane si stiano realizzando aborti farmacologici e si preannuncia che dal 2010 sara' meglio identificata questa metodica grazie ad una scheda D12/Istat da compilare in ambito ospedaliero.
A questo link la Relazione: http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1010_allegato.pdf

il Gengis
11-12-09, 21:58
Ru486. Poretti: Bene la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, si rispetti la legge e si lasci in pace l'Aifa, le Regioni, i medici e le donne decideranno sui ricoveri

10 dicembre 2009



* Dichiarazione di Donatella Poretti, senatrice Radicali-Pd, segretario Commissione Igiene e Sanita'


Dopo aver fatto trascorrere 763 giorni dalla richiesta della Exelgyn in base alla procedura europea del mutuo riconoscimento, 133 dall'approvazione della delibera Aifa per la commercializzazione della Ru486, finalmente dopo 52 giorni dal mandato del Cda Aifa e' avvenuta la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Una prassi che solitamente in 90 giorni si conclude ha avuto bisogno di quasi 3 anni....
Soddisfatti che la procedura si sia conclusa, forse ci dovremmo chiedere perche' tanto tempo. Ma nel frattempo si e' gia' riaperto uno stucchevole dibattito alimentato dal ministro Maurizio Sacconi e dalla sua sottosegretaria Eugenia Roccella sul ricovero ospedaliero.
La prassi del ricovero in day hospital per l'aborto farmacologico e' certificato dalla relazione sulla 194 firmata dallo stesso ministro Sacconi. Testualmente: "due accessi in day hospital a distanza di due giorni per la somministrazione dei due farmaci, oltre ad una visita ambulatoriale di controllo in 14ma giornata". Ora ci dice che solo il ricovero ordinario sarebbe ammesso? Ma allora perche' invece che consegnare quei dati in Parlamento lo scorso luglio non li ha portati in Procura?
Basta con questa manfrina minacciosa del ricovero ordinario, le donne che interrompono una gravidanza non sono delle pazze da legare al letto, e i medici che operano nel rispetto della legge 194 non sono dei sadici che abbandonano le pazienti nel dolore!
Nell'ultima relazione al Parlamento sull'attuazione della legge 194 datata 29 luglio 2009 (il giorno prima della delibera dell'Aifa sulla commercializzazione della Ru486!) e firmata dal ministro Maurizio Sacconi, a pagina 3 e 4 della sintesi e poi a pagina 30 e 31 della relazione vera e propria si riassume come dal 2005 (con sperimentazioni e con importazione diretta del farmaco) in istituti in alcune Regioni italiane si stiano realizzando aborti farmacologici e si preannuncia che dal 2010 sara' meglio identificata questa metodica grazie ad una scheda D12/Istat da compilare in ambito ospedaliero.

A questo link la Relazione
http://www.ministerosalute.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1010_allegato.pdf

il Gengis
11-12-09, 22:01
Ru486, Sacconi minaccia "solo ricoveri in ospedale o interverrà il Governo"

• da la Repubblica del 11 dicembre 2009

di Michele Bocci

Il governo tuona contro le Regioni: la Ru486 deve essere somministrata solo in ricovero ordinario. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della delibera Aifa che ammette il farmaco nel nostro sistema sanitario, il ministro al Welfare Sacconi avverte: «Prenderemo iniziative contro chi non rispetterà la 194, il ricovero dovrà essere effettivo». Il timore è quello che molte donne firmino per tornare a casa, visto che nessuno può essere obbligato a restare in ospedale contro la sua volontà salvo in casi particolari. Nella delibera dell´Aifa, pubblicata l´altroieri, si parla di ricovero «dal momento dell´assunzione del farmaco fino alla verifica dell´esplulsione del prodotto del concepimento». Secondo qualcuno la frase lascia aperta anche la possibilità del day-hospital, e infatti l´Agenzia è stata duramente criticata dallo stesso Sacconi, oltre che dal centrodestra e dal Vaticano, per non essere stata più esplicita. L´esecutivo potrebbe chiedere una riunione dello Stato-Regioni per disegnare le linee guida di somministrazione ma per ora non lo fa.
Dalla ditta Exelgyne, che produce la Ru486, spiegano che a febbraio saranno pronti per la distribuzione. Che succederà? In Italia ci sono Regioni che somministrano il farmaco ormai da 4 anni, acquistandolo all´estero caso per caso. Alcune prevedono il ricovero ordinario. Come la Toscana, dove non cambierà nulla. «A suo tempo - spiega l´assessore alla salute Enrico Rossi - prevedemmo il ricovero dopo aver sentito il consiglio sanitario regionale. Credo comunque che in questioni come queste resti fondamentale il rapporto medico-paziente». È un fatto che in Toscana la stragrande maggioranza delle donne fino ad oggi abbiano firmato dopo la somministrazione della pillola per tornare a casa, ripresentandosi il giorno dell´espulsione provocata dalle prostaglandine. Anche in Emilia Romagna il farmaco viene importato, ma si prevede il day hospital. «Andremo avanti, quello che stiamo facendo è perfettamente in linea con quanto previsto dall´Aifa - dice l´assessore alla salute Giovanni Bissoni - Le linee guida le hanno fatte i nostri professionisti». In Veneto la pillola fino ad ora non veniva somministrata. L´assessore Sandro Sandri annuncia che la Regione «si atterrà strettamente a quanto suggerito dal ministro Sacconi. Organizzeremo le nostre strutture per dare la pillola in regime di ricovero ordinario».
Ieri la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd) ha ricordato come «Sacconi ha scritto nella relazione al Parlamento sulla 194 che, in alcuni casi, la pillola è stata data in regime di day hospital. Se pensa che una cosa del genere violi la legge poteva andare in procura». Il presidente della Pontificia accademia della Vita, monsignor Rino Fisichella, ha detto che «pensare che la Ru486 non sia un vero aborto è un inganno». Secondo Sacconi è «inequivoco il fatto che il processo farmacologico debba svolgersi sotto controllo medico ospedaliero». Il ministro annuncia controlli, così come il senatore Pdl Maurizio Gasparri. Dorina Bianchi, senatrice da poco passata dal Pd all´Udc, chiarisce: «Mi auguro che l´aborto farmacologico non venga considerato una procedura soft e indolore per la donna». Livia Turco del Pd parla della «fine di un tormentone. Ci potevano essere risparmiati mesi di scontri».

il Gengis
11-12-09, 22:02
RU486: una vittoria radicale. Lunedì a Torino conferenza stampa con Viale, Boni, Pisano e Manfredi.
Presso la sede dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta, presentazione del libretto che ripercorre nove anni di impegno radicale.

11 dicembre 2009



Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 9 dicembre 2009 (nel supplemento ordinario n. 229) è stata pubblicata l’autorizzazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”, meglio nota come pillola abortiva RU486. Tale pubblicazione è l’atto finale di un’iniziativa politica intrapresa dai radicali piemontesi ben nove anni fa.



I passaggi salienti di tale iniziativa ma anche i problemi futuri (visto che il ministro Sacconi e la sua “ghost writer” Eugenia Roccella continuano la loro azione di disturbo) saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (Torino, via Botero n. 11/f) lunedì 14 dicembre, a mezzogiorno.



Interverranno:



Silvio Viale (responsabile IVG all’Ospedale S. Anna di Torino, primo sperimentatore in Italia della pillola abortiva RU486, presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta);



Igor Boni (segretario Associazione Aglietta)



Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (Comitato nazionale Radicali Italiani).





In tale occasione sarà presentato alla stampa il libretto “RU486: UNA VITTORIA RADICALE”, a cura di Andrea Carapellucci, Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (con prefazione di Silvio Viale e postfazione di Emma Bonino), che ripercorre i nove anni di impegno radicale sul tema, oltre a rappresentare un prezioso “Bignami” sulla RU486, contro le menzogne di fonte governativa. La stampa del libretto è stata finanziata dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta.









Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

il Gengis
11-12-09, 22:06
Torino: 14 dicembre, conferenza stampa RU486: Una vittoria Radicale
Presentato libretto che ripercorre nove anni di impegno Radicale.

11 dicembre 2009

Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 9 dicembre 2009 (nel supplemento ordinario n. 229) è stata pubblicata l’autorizzazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”, meglio nota come pillola abortiva RU486. Tale pubblicazione è l’atto finale di un’iniziativa politica intrapresa dai radicali piemontesi ben nove anni fa.

I passaggi salienti di tale iniziativa ma anche i problemi futuri (visto che il ministro Sacconi e la sua “ghost writer” Eugenia Roccella continuano la loro azione di disturbo) saranno illustrati in una conferenza stampa che si terrà nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (Torino, via Botero n. 11/f) lunedì 14 dicembre, a mezzogiorno.

Interverranno:

Silvio Viale (responsabile IVG all’Ospedale S. Anna di Torino, primo sperimentatore in Italia della pillola abortiva RU486, presidente Associazione Radicale Adelaide Aglietta);

Igor Boni (segretario Associazione Aglietta)

Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (Comitato nazionale Radicali Italiani).


In tale occasione sarà presentato alla stampa il libretto “RU486: UNA VITTORIA RADICALE”, a cura di Andrea Carapellucci, Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (con prefazione di Silvio Viale e postfazione di Emma Bonino), che ripercorre i nove anni di impegno radicale sul tema, oltre a rappresentare un prezioso “Bignami” sulla RU486, contro le menzogne di fonte governativa. La stampa del libretto è stata finanziata dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta.


Torino, 11 dicembre 2009


Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

Burton Morris
11-12-09, 23:48
Ma sull'applicazione della norma le Regioni si dividono. Resta accesa
la polemica politica. Dorina Bianchi (ex Pd ora Udc): "Non è un aborto soft"
Ru486, Sacconi: "Solo ricoveri
oppure interverrà il governo"
di MICHELE BOCCI

Ru486, Sacconi: "Solo ricoveri oppure interverrà il governo"
ROMA - Il governo tuona contro le Regioni: la Ru486 deve essere somministrata solo in ricovero ordinario. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della delibera Aifa che ammette il farmaco nel nostro sistema sanitario, il ministro al Welfare Sacconi avverte: "Prenderemo iniziative contro chi non rispetterà la 194, il ricovero dovrà essere effettivo". Il timore è quello che molte donne firmino per tornare a casa, visto che nessuno può essere obbligato a restare in ospedale contro la sua volontà salvo in casi particolari. Nella delibera dell'Aifa, pubblicata l'altroieri, si parla di ricovero "dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'esplulsione del prodotto del concepimento".

Secondo qualcuno la frase lascia aperta anche la possibilità del day-hospital, e infatti l'Agenzia è stata duramente criticata dallo stesso Sacconi, oltre che dal centrodestra e dal Vaticano, per non essere stata più esplicita. L'esecutivo potrebbe chiedere una riunione dello Stato-Regioni per disegnare le linee guida di somministrazione ma per ora non lo fa.

Dalla ditta Exelgyne, che produce la Ru486, spiegano che a febbraio saranno pronti per la distribuzione. Che succederà? In Italia ci sono Regioni che somministrano il farmaco ormai da 4 anni, acquistandolo all'estero caso per caso. Alcune prevedono il ricovero ordinario. Come la Toscana, dove non cambierà nulla. "A suo tempo - spiega l'assessore alla salute Enrico Rossi - prevedemmo il ricovero dopo aver sentito il consiglio sanitario regionale. Credo comunque che in questioni come queste resti fondamentale il rapporto medico-paziente".

È un fatto che in Toscana la stragrande maggioranza delle donne fino ad oggi abbiano firmato dopo la somministrazione della pillola per tornare a casa, ripresentandosi il giorno dell'espulsione provocata dalle prostaglandine. Anche in Emilia Romagna il farmaco viene importato, ma si prevede il day hospital. "Andremo avanti, quello che stiamo facendo è perfettamente in linea con quanto previsto dall'Aifa - dice l'assessore alla salute Giovanni Bissoni - Le linee guida le hanno fatte i nostri professionisti". In Veneto la pillola fino ad ora non veniva somministrata. L'assessore Sandro Sandri annuncia che la Regione "si atterrà strettamente a quanto suggerito dal ministro Sacconi. Organizzeremo le nostre strutture per dare la pillola in regime di ricovero ordinario".

Ieri la senatrice Donatella Poretti (Radicali-Pd) ha ricordato come "Sacconi ha scritto nella relazione al Parlamento sulla 194 che, in alcuni casi, la pillola è stata data in regime di day hospital. Se pensa che una cosa del genere violi la legge poteva andare in procura". Il presidente della Pontificia accademia della Vita, monsignor Rino Fisichella, ha detto che "pensare che la Ru486 non sia un vero aborto è un inganno".

Secondo Sacconi è "inequivoco il fatto che il processo farmacologico debba svolgersi sotto controllo medico ospedaliero". Il ministro annuncia controlli, così come il senatore Pdl Maurizio Gasparri. Dorina Bianchi, senatrice da poco passata dal Pd all'Udc, chiarisce: "Mi auguro che l'aborto farmacologico non venga considerato una procedura soft e indolore per la donna". Livia Turco del Pd parla della "fine di un tormentone. Ci potevano essere risparmiati mesi di scontri".

Ru486, Sacconi: "Solo ricoveri oppure interverrà il governo" - cronaca - Repubblica.it (http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/pillola-abortiva/minaccia-sacconi/minaccia-sacconi.html)

...la lotta continua! :chefico:

Burton Morris
12-12-09, 01:51
10-12-09
RU486: VITTORIA FRANCO (PD), BASTA CON TERRORISMO DA PARTE DELLA DESTRA


(ASCA) - Roma, 10 dic - ''Esprimiamo la piu' viva soddisfazione per la pubblicazione della delibera AIfa sulla RU486. Si conclude finalmente una vicenda che ha assunto spesso dei toni a dir poco surreali''. Lo afferma la senatrice del Partito Democratico Vittoria Franco.

''Ora basta - dice la senatrice - con la demonizzazione della RU486 da parte della destra che anche questa mattina ritorna con minacce e toni allarmistici sull'uso della pillola. Il suo uso non e' la banalizzazione dell'aborto ne' l'aborto fai da te. Le regole stabilite dall'Aifa per l'impiego della RU486 sono molto rigorose e prescrittive, come abbiamo potuto constatare anche con l'ultima indagine conoscitiva nella commissione Sanita' del Senato.

''Basta - continua Vittoria Franco - con il continuo terrorismo, la Ru486 rappresenta un'altra possibilita' data alla donna che purtroppo si trova ad affrontare la tragedia dell'aborto. Non consentiremo che, attraverso questi attacchi alla RU486 e alla sua applicazione negli ospedali italiani, si metta mano alla 194 che e' una legge buona e che ha ben funzionato.

Continueremo piuttosto - conclude la senatrice - a chiedere, questo si, che venga applicata in ogni sua parte e su tutto il territorio nazionale, in particolare per quel che concerne la prevenzione e l'informazione rivolta soprattutto alle donne giovani e immigrate che sono le piu' coinvolte nel ricorso all'interruzione di gravidanza''.

red-njb/sam/bra

il Gengis
24-12-09, 23:00
RU486, una vittoria radicale. Sintesi della conferenza stampa con Viale.

15 dicembre 2009



Sintesi della conferenza stampa svoltasi lunedì 14 dicembre, presso la sede dell'Associazione radicale Adelaide Aglietta: ha introdotto la conferenza Igor Boni (segretario Associazione Radicale A. Aglietta):

“Il 9 dicembre, sulla Gazzetta Ufficiale (supplemento ordinario n. 229), è stata pubblicata l’autorizzazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’immissione in commercio in Italia del medicinale per uso umano “Mifegyne”, meglio conosciuto come pillola abortiva RU486. Con la pubblicazione in Gazzetta si è chiusa un’iniziativa politica che i radicali piemontesi aprirono ben nove anni fa. Tale iniziativa è raccontata nel libretto “RU486: una vittoria radicale”, a cura di Andrea Carapellucci, Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (prefazione di Silvio Viale, postfazione di Emma Bonino), che è stato stampato a cura dell’Associazione Aglietta. Il libretto sarà disponibile sui tavoli radicali e può essere richiesto inviando un’email all’Associazione (larosanelpugno@hotmail.com); il libretto può essere scaricato dal nostro sito (www.associazioneaglietta.it).”.



Nathalie Pisano (giunta segreteria Ass. Aglietta, Comitato nazionale Radicali Italiani):

“Sarò brevissima. Volevo solamente sottolineare un fatto tanto innegabile quanto negativo: il cosiddetto “movimento delle donne” (se ancora esiste) ha, in questi nove anni, lasciato soli i radicali nel rivendicare quello che è già assicurato alle donne di tutta Europa, USA, Cina e via elencando: la scelta fra aborto chirurgico e aborto farmacologico. Purtroppo, spesso e volentieri, molte donne si crogiolano nel vittimismo, nella rassegnazione, nella delega ad altri di sacrosante rivendicazioni. Mi auguro che la vittoria da noi ottenuta sulla RU486 spinga le donne a darsi una mossa, a cercare di organizzarsi e fare rete. Quello che noi radicali ci siamo sempre sforzati di fare”.



Giulio Manfredi (giunta segreteria Ass. Aglietta, Comitato nazionale Radicali Italiani):

“Il libretto che presentiamo oggi contiene tante cose: una spiegazione chiara ed essenziale del farmaco RU486, con la confutazione degli argomenti terroristici utilizzati dai suoi avversari; la proposta radicale di riforma della legge 194 del 1978 (C. 276, Farina Coscioni e altri), redatta dal Dr. Silvio Viale, con la previsione della riserva di almeno il 50% dei posti nei reparti di Ginecologia ed Ostetricia al personale non obiettore (considerato che vi sono regioni italiane con l’80% e oltre di personale obiettore); la cronologia di quanto accaduto dal 2000 ad oggi sul fronte RU486, perché si dimenticano troppe cose. Per esempio, a pag. 22, abbiamo riportato quanto rispose il 12 dicembre 2000 (esattamente nove anni fa) l’Assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Antonio D’Ambrosio (AN, medico antiabortista) agli allora consiglieri regionali radicali Palma e Mellano: “Le modalità di interruzione della gravidanza sono stabilite …in base alle valutazioni del personale medico, nell’esercizio della libertà di scelta terapeutica che – mi preme sottolinearlo – è una inalienabile prerogativa del medico”. D’Ambrosio aggiunse pure che l’unica normativa di riferimento è la legge 194/78, la quale demanda ai medici “la scelta delle modalità”. Più chiaro di così! Invece, ci sono voluti nove anni, due ispezioni all’Ospedale S. Anna inviate dai ministri Sirchia e Storace, l’apertura di procedimenti giudiziari contro Silvio Viale e i suoi colleghi (grandi titoloni sulla stampa seguiti poi da articolini quando i procedimenti sono stati archiviati) per finire nel ridicolo, con un parere del governo fornito in nemmeno 24 ore su sollecitazione di una sedicente commissione d’indagine messa su apposta per cercare di impedire fino all’ultimo la pubblicazione in Gazzetta. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha fatto da ventriloquo alla sottosegretaria Eugenia Roccella e alla sua consulente al ministero, Assuntina Morresi (Roccella e Morresi avevano scritto nell 2006 un libro contro la RU486). Ci auguriamo che il neo-ministro della Salute, Ferruccio Fazio, anteponga finalmente il rispetto della deontologia professionale dei medici all’ideologia degli “atei devoti”.

Per approfondimenti ricordo il trhead da me aperto oltre quattro anni fa nel forum di radicali.it:

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)



Silvio Viale (ginecologo responsabile IVG all’Ospedale S. Anna di Torino, primo sperimentatore in Italia della pillola RU486, presidente Associazione Aglietta, Direzione nazionale Radicali Italiani):



“Il mio solo merito è di essere stato sempre sicuro che l’aborto farmacologico è legale (già previsto dall’art. 15 della Legge 194/78) e di avere agito di conseguenza. Ringrazio le 4.000 donne italiane che dal 2005 si sono sottoposte all’aborto farmacologico ed i 40 medici che hanno utilizzato la RU486; hanno dimostrato che l’aborto farmacologico è concretamente possibile e non è rischioso come continuano a proclamare Roccella e soci. A febbraio ricominceremo ad utilizzare la pillola RU486 al S. Anna di Torino. Non c’è bisogno di un protocollo regionale. E’ possibile ipotizzare due, centri regionali che si specializzano in IVG, sia chirurgiche che farmacologiche. L’essenziale è che sia consentita a ciascuna donna italiana, in qualunque regione risieda, l’effettiva possibilità di scelta. Non abbiamo mai messo in discussione che il farmaco RU486 debba essere somministrato in ospedale, sotto controllo medico. Sarà poi la donna a scegliere se fermarsi in ospedale nel tempo intercorrente fra le due assunzioni di pillole o andare a casa. Rispetto al costo di ogni intervento, le somme che le regioni dovranno sborsare alle ASL sono più o meno le stesse già stanziate per l’aborto chirurgico. Faremo le stesse cose che in Francia si fanno da vent’anni; cercheremo di sfruttare l’esperienza dei colleghi d’Oltralpe. Siamo noi, medici e paramedici che applicano ogni giorno la legge 194, a voler operare con la massima cautela e precauzione, nel rispetto delle pazienti e della nostra professionalità. Il libretto che presentiamo oggi è un buon punto di partenza per chi voglia approfondire. Spero che il prossimo 8 marzo il corteo delle donne sia aperto da un grande striscione con la scritta RU486; finora, tale scritta è stata relegata alla coda del corteo, ed è stata portata solamente dai militanti radicali dell’Associazione Aglietta. Spero che il movimento delle donne, se ancora esiste, rivendichi con forza che l’aborto farmacologico è un ulteriore passo in avanti nel processo di emancipazione femminile.”.









Manfredi (348/5335305)



N. B. Il libretto “RU486: una vittoria radicale” - a cura di Andrea Carapellucci, Giulio Manfredi e Nathalie Pisano (prefazione di Silvio Viale, postfazione di Emma Bonino) - può essere richiesto inviando un’email all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (larosanelpugno@hotmail.com); il libretto può essere scaricato dal sito Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)

Burton Morris
16-01-10, 14:26
Polverini. Viale: sui temi etici si adegua come le tre scimmiette

9 gennaio 2010

“Sui temi etici la Polverini ricorda le famose tre scimmiette, quelle del non sento, non vedo, non parlo.”
Questo il commento di Silvio Viale, il ginecologo torinese, membro della Direzione Nazionale di Radicali Italiani, impegnato nei lavori de Comitato Nazionale in corso a Roma.
Silvio Viale ha proseguito:
“Dai primi segnali è chiaro che Renata Polverini non conosce i temi etici, che non se ne è mai occupata e che si adegua al volere della presunta maggioranza di coloro che l’appoggiano. Lo si deduce da due considerazioni. La prima è che si fa fatica a reperire qualche sua dichiarazione degli anni scorsi sull’aborto o sul caso Englaro. La seconda sono le sue risposte ad alcune domande su questi temi. Sulla RU486 ha detto che dovrà essere somministrata in ospedale, come se fosse mai stato possibile farlo in altro modo. Sul testamento biologico ha portato ad esempio il suo impegno verso “il marito di sua madre” senza dire quali fossero le volontà reciproche e se siano state rispettate o meno. Così, anche la rivelazione di avere votato no al referendum sulla Legge 40 sembra una rassicurazione non richiesta, peraltro particolarmente interessante per una donna che non ha avuto, o voluto, figli. Mi auguro che su tutti questi temi Renata Polverini sappia documentarsi e sviluppare una propria autonomia di giudizio. E’ naturale che non sia preparata su molti temi, ma un adeguamento acritico potrebbe risultare controproducente per gran parte dei suoi potenziali sostenitori.”

il Gengis
30-01-10, 19:26
Arriva la pillola dei cinque giorni dopo

• da Corriere della Sera del 26 gennaio 2010

La pillola per la contraccezione d`emergenza che funziona fino a cinque giorni dal rapporto a rischio (due in più rispetto a quella ora in uso in Italia), potrebbe arrivare anche nel nostro Paese. L`azienda che detiene il brevetto, la francese Hra Pharma, ha infatti già chiesto all`Agenzia
italiana del farmaco il via libera per il farmaco ElleOne. La pillola «dei cinque giorni dopo», che ha ricevuto l`autorizzazione dall`autorità farmacologica europea a marzo dello scorso anno, è già disponibile in Gran Bretagna, Francia e Germania e «di recente - spiega Alberto Aiuto della filiale italiana di Hra Pharma - è stata approvata in Spagna». L`ipotesi di commercializzazione potrebbe
rianimare il dibattito, così come l`arrivo negli ospedali della pillola Ru486. Proprio ieri il cardinal Angelo Bagnasco ha chiesto di «circoscrivere più possibile la diffusione della RU486». Cauto, intanto, il parere della comunità scientifica. «Non vorrei che l`effetto annuncio superasse la reale
efficacia del farmaco», ha detto il ginecologo Silvio Viale.

il Gengis
30-01-10, 19:26
La Bresso: "Sacconi mente sulla pillola abortiva"

• da da 'La Stampa' del 27 gennaio 2010

La presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha replicato duramente «alle affermazioni prive di fondamento, in materia di aborto farmacologico, rilasciate dal ministro Sacconi in un`intervista a La Stampa. Il ministro Sacconi è disinformato, spero. Altrimenti mente sapendo
di mentire». «La sperimentazione della pillola RU486, in Piemonte - spiega Bresso - è stata avviata dalla giunta di centrodestra nella scorsa legislatura. Noi abbiamo semplicemente proseguito quanto Ghigo, allora presidente della Regione e Cota, allora presidente del Consiglio regionale, avevano avviato. La sperimentazione, quindi, è buona se viene fatta dalla destra e cattiva se fatta da me?».
Conclude la presidente Bresso: «Per quanto riguarda il caso di Eluana Englaro, è evidente a tutti che non si sia trattato di eutanasia. Questo modo di distorcere la realtà - spiega - invece di affrontare
la discussione e la differenza di vedute in concreto e confrontando le proprie posizioni, è molto significativo del modo di far politica della destra: mistificazioni continue, disinteresse per la realtà».
Nell`intervista, Sacconi sostiene che la Bresso «si è spesa più di qualunque altro governatore
a favore dell`aborto farmacologico e dell`eutanasia per Eluana Englaro».

edera rossa
31-01-10, 02:49
Polverini. Viale: sui temi etici si adegua come le tre scimmiette

9 gennaio 2010

“. Così, anche la rivelazione di avere votato no al referendum sulla Legge 40 sembra una rassicurazione non richiesta, peraltro particolarmente interessante per una donna che non ha avuto, o voluto, figli. .”

se non sbaglio il referendum non passò perchè le disposizioni clericali erano quelle di non votare e Prodi e la Bindi pagarono forse anche per la loro presenza al voto, magari solo per dare il loro no; da lì iniziarono le più pesanti difficoltà per Prodi Ma la polverini andò veramente a votare , disattendendo come una Bonino qualsiasi, le disposizioni dei monsignori o , più semplicemente, non si ricorda neanche di cosa sta parlando?

edera rossa
31-01-10, 02:51
nel frattempo, negli altri paesi, sta apparendo una pillola che funziona per un maggior numero di giorni dopo il rapporto, pur non essendo comunque considerata abortiva.

Zboy
02-02-10, 18:32
Gengis con questo tuo bel thread non so più che fare sul forum
Mi piace leggerlo :)

Burton Morris
05-02-10, 01:17
se non sbaglio il referendum non passò perchè le disposizioni clericali erano quelle di non votare e Prodi e la Bindi pagarono forse anche per la loro presenza al voto, magari solo per dare il loro no; da lì iniziarono le più pesanti difficoltà per Prodi Ma la polverini andò veramente a votare , disattendendo come una Bonino qualsiasi, le disposizioni dei monsignori o , più semplicemente, non si ricorda neanche di cosa sta parlando?
Penso sia proprio così. :chefico:

nel frattempo, negli altri paesi, sta apparendo una pillola che funziona per un maggior numero di giorni dopo il rapporto, pur non essendo comunque considerata abortiva.

E' la pillola dei cinque giorni dopo, speriamo bene. :chefico:

Zboy
16-02-10, 00:15
Ok mod, ho letto il tuo messaggio, penso a tutto io :)

Zboy
16-02-10, 00:16
Ru486. Poretti: acquisto clandestino in Internet? Gasparri se la dice e se la canta. Battaglia contro libertà delle donne e di espressione

1 febbraio 2010



* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd





Le vendite illegali e clandestine di farmaci attraverso la Rete Internet sono -purtroppo- realtà quotidiana che, a livello nazionale e mondiale, le autorità cercano di contrastare con informazioni e avvertenze sulla pericolosità di questi acquisti. A meno che, ovviamente, non si abiti in un Paese in cui questo e' consentito e i farmaci venduti siano a loro volta consenti. Non e' il caso dell'Italia, purtroppo per nessun tipo di farmaco e, giustamente, per quelli con ricetta e, ovviamente, per quelli che sono fuori del circuito delle pubbliche farmacie. Quest'ultimo e' il caso della pillola abortiva Ru486.
E' di questi giorni l'allarme del sen. Maurizio Gasparri che, nel suo abituale furore, ha avuto modo anche di cercare le colpe dell'Aifa (1): “Nell'esposto farò presente le responsabilità che si è assunto il direttore dell'Aifa, dottor Guido Raisi, che talvolta ha affrontato con superficialità questo tema”. Così il capogruppo del Pdl a Senato per presentare il suo esposto subito raccolto nel merito da Ministro della Salute e, soprattutto, dalla sottosegretaria Eugenia Roccella.
Il sen.Gasparri e i suoi compagni di cordata “se la dicono e se la cantano” con un solo obiettivo: intimorire le donne che decidono di abortire e limitare la loro libertà di scelta rispetto al metodo di interruzione della gravidanza non desiderata.
Ma quale donna andrà mai a comprarsi su Internet la pillola Ru486 che dovrebbe -per il momento ci sono ancora difficoltà “tecniche” (2)- trovare gratuitamente in tutti gli ospedali in cui si praticano gli aborti? Perché Gasparri e compagni non sono intervenuti con altrettanta foga e denuncia per farmaci -questi si'- che correntemente si vendono attraverso Internet ed hanno ampio mercato (tipo aspirina o antidolorifici vari)?
E' evidente che il motivo non e' la tutela della salute della donna, ma un ulteriore occasione per cercare di mettere i bastoni fra le ruote a ospedali e medici che applicano la legge, non a caso e' stata tirata in ballo l'Agenzia Italiana del farmaco che, nella fattispecie sollevata dal nostro, nulla c'entra.
Non solo. Ma siccome e' di moda nel centrodestra prendersela con Internet per tutti i loro problemi, accusare la Rete di fomentare illegalità con connivenze istituzionali (Aifa), fa sempre tendenza e medaglia al merito per la lotta contro libertà di espressione e libertà di scelta.


(1) ADUC - Notizia - ITALIA - Ru486, Gasparri incolpa l'Aifa per la vendita online di farmaco taroccato (http://www.aduc.it/notizia/ru486+gasparri+incolpa+aifa+vendita+online+farmaco _115692.php)
(2) ADUC - Notizia - ITALIA - Ru486. Ritardi in ospedale per mancanza di bugiardini? (http://www.aduc.it/notizia/ru486+ritardi+ospedale+mancanza+bugiardini_115550. php)

Zboy
16-02-10, 00:17
"Ru486 senza ricovero", la sfida di Torino

• da la Repubblica del 4 febbraio 2010

di Sara Strippoli

Da fine febbraio le donne piemontesi potranno abortire con la pillola Ru486. Appena il farmaco sarà a disposizione, l`ospedale Sant`Anna di Torino, dove nel 2005 si è svolta la sperimentazione che aveva scatenato le reazioni dell`allora ministro Francesco Storace, è pronto a partire conl`aborto farmacologico. Il protocollo studiato dal gruppo di lavoro regionale nominato dall`assessore alla sanità Eleonora Artesio indica che non ci saranno diktat esterni: a scegliere l`eventuale ricovero o il day hospital saranno la donna e il medico, che insieme valuteranno le condizioni fisiche psicologiche, la situazione familiare, tutte quelle variabili che possono indirizzare la scelta in un verso o nell`altro.
Una scelta che peraltro potrà essere cambiata in caso di necessità. «Abbiamo imboccato la via del pragmatismo, mettendo da parte ogni posizione ideologica che su questo tema rischia di essere solo dannosa», spiega Walter Arossa, il direttore generale dell`azienda Oirm Sant`Anna-Regina Margherita. «Non sono arrivate linee guida del ministero che indicazioni diverse, in quel caso
non potremmo non adeguarci», chiarisce ancora. La commissione regionale piemontese si incontrerà ancora una volta, ma il protocollo di applicazione è ormai definito: nessun ricovero obbligatorio fra
la prima e la seconda somministrazione del farmaco abortivo, ma neppure la scelta netta del
day hospital. La decisione spetta ai medici e alle donne che insieme sceglieranno il percorso
ritenuto più adeguato. «Anche le paure della donna all`inizio potrebbero giocare un ruolo. Se
il ricovero potrà tranquillizzarle saranno ricoverate - dice il ginecologo radicale Silvio Viale,
che ha condotto la sperimentazione e al Sant`Anna è responsabile dell`Ivg, l`interruzione volontaria
di gravidanza - anche se la mia esperienza mi insegna che con il tempo la stragrande maggioranza delle donne preferirà andare a casa». Saranno rispettate le procedure previste dalla legge 194 e le donne firmeranno un consenso informato al quale saranno affiancate delle note informative.
Se il Piemonte ha preferito puntare sulla libertà di scelta, l`Emilia Romagna, dove finora
la pillola abortiva veniva importata sirettamente, ha invece intenzione di proseguire con il day
hospital. Il ginecologo Corrado Melega dell`ospedale Maggiore di Bologna conferma: «Si prosegue
senza ricovero, rispettando le indicazioni dell`Alfa, l`agenzia italiana per il farmaco che non entra nel merito del ricovero e seguendo le linee della Società italiana di ostetricia e ginecologia».
Parole in linea con quanto dichiarato a dicembre dall`assessore emiliano Giovanni Bissoni: «Rispettiamo l`autonomia dei professionisti e la legge 194». Diversa la posizione della Lombardia, orientata verso il ricovero e negli ultimi mesi al lavoro per garantire i posti letto necessari.
Secondo il modello già seguito con la sperimentazione condotta al Sant`Anna - in nove
mesi, dal settembre del 2005, 362 donne hanno abortito con la pillola abortiva- si potrà somministrare la Ru486 su quattro o sei pazienti al giorno due volte alla settimana, spiega Silvio Viale. I posti letto per il ricovero ci sono e le richieste sono in aumento: «Ogni giorno ci chiamano
decine di donne che vogliono sapere quando iniziamo».

Zboy
16-02-10, 00:17
RU486, Viale a Gasparri: prima conoscere e poi parlare

4 febbraio 2010

Silvio Viale replica a Maurizio Gasparri che da due giorni tenta di sollevare la questione della RU486, convinto che giovi alle sorti elettorali del centrodestra.



Silvio Viale ha dichiarato:

“Maurizio Gasparri è così abituato a polemizzare fermandosi ai titoli dei giornali senza leggere il testo che non hai mai letto la 194. Eppure, prima conoscere e poi parlare, dovrebbe essere la prima regola per ogni buon politico. Per quanto riguarda l’UDC il capogruppo del PDL dovrebbe sapere che la sperimentazione torinese sul day hospital fu preparata e approvata quando il Piemonte era governato dal centrodestra, UDC compresa. L’UDC oggi appoggia la Bresso in Piemonte come lo fanno i radicali, senza che nessuno dei due abbia rinunciato alla propria identità. Mi auguro che la stessa cosa possa accadere anche in Liguria dove l’ignavia e la sordità di Burlando costringono i radicali ad andare da soli. Se poi Gasparri vuole caratterizzare la campagna del centrodestra sulla RU486, convinto che giovi alle sorti elettorali delle proprie coalizioni, si accomodi pure, visto che la RU486 giungerà nei nostri ospedali proprio durante la campagna elettorale. Non saremo certo noi a rifiutare il confronto.”

Zboy
16-02-10, 00:18
RU486, Mellano: le leggi si applicano, se non piacciono si cambiano!
Dichiarazione di Bruno Mellano, Presidente di radicali Italiani, a seguito delle dichiarazioni dell'onorevole Elena Maccanti, della Lega Nord.

4 febbraio 2010

Dopo aver letto i lanci di agenzia con le dichiarazioni dell'onorevole Elena Maccanti, debbo, con dispiacere e preoccupazione, precisare, ad una deputata della Repubblica, che non è il Governo a fare le leggi!!!

Sulla troppo lunga e inutilmente travagliata vicenda circa l'utilizzo della metologia dell'aborto medico, accanto al aborto chirurgico, il rifermento legislativo unico ed invariato è sempre lo stesso da oltre 30 anni. Nessuna nuova "legge" a cui la Regione Piemonte si debba adeguare. La legge 194 del 1978, fortemente voluta dalle donne e dai radicali e confermata in due referendum abrogativi, all'articolo 15 prevede - con estrema lungimiranza - in capo alle regioni l'obbligo di promuovere "sull'uso delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell'integrita’ fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza".

La Regione Piemonte di Mercedes Bresso, come tutte le Regioni italiane, sono semplicemente chiamate a dare attuazione alla legge, alla luce della decisione dell'AIFA di introdurre anche in Italia - con un ritardo di oltre 20 anni sul resto d'Europa - la RU486, la pillola che garantirà, alle donne che vorranno ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza, una alternativa all'invasività dell'intervento chirurgico.

Lo dico da Presidente di Radicali Italiani, prima ancora che da candidato della Lista Bonino-Pannella alle prossime elezioni regionali: in Italia per far fare passi in avanti sull'utilizzo dell'aborto farmacologico è stata indispensabile e decisiva l'azione militante, democratica e nonviolenta dei radicali, ma per applicare una legge è sufficiente essere corretti ammistratori. Non a caso tutta la vicenda della RU486 in Piemonte parte con la Giunta Ghigo.

La Lista Bonino-Pannella appoggia la Bresso non per i trascorsi radicali, ma per la sua capacità di interpretare laicamente il proprio ruolo. Come su caso Englaro la Presidente Bresso disse "le sentenze si rispettano" ora sull'utilizzo della RU486 l'unica cosa da dire è un sempliccissimo: "le leggi si applicano".

Se poi la Lega ed in centro-destra vogliono cambiare la legge sull'aborto lo dicano chiaro e netto. Al Parlamento ed al Paese.



"legge 194/1978 art. 15. Le regioni, d'intesa con le universita’ e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche piu’ moderne, piu’ rispettose dell'integrita’ fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni relative all'educazione sessuale, al decorso della gravidanza, al parto, ai metodi anticoncezionali e alle tecniche per l'interruzione della gravidanza. ...."

Zboy
16-02-10, 00:19
RU486, Mellano e Manfredi: Ghigo parla ormai come un leghista ...
e dimentica che l'iter della sperimentazione della pillola partì in Piemonte quando lui era Presidente della Regione e Cota Presidente del Consiglio Regionale. Gli spediremo il nostro libretto per rinfrescargli la memoria.

5 febbraio 2010





Il “Giornale del Piemonte” di oggi riporta la seguente dichiarazione del senatore Enzo Ghigo, coordinatore piemontese del PDL: “Ha prevalso la cultura di morte propagandata dal medico radicale Silvio Viale che si affanna alla stregua di un piazzista a promuovere l’aborto”.



Dichiarazione di Bruno Mellano e Giulio Manfredi (esponenti piemontesi Lista Bonino-Pannella):



“Il senatore Ghigo parla ormai come il più becero dei leghisti, segno ulteriore della ormai avvenuta supremazia politica della Lega all’interno dello schieramento di centro-destra e della riduzione al silenzio della componente “liberal”, di cui Ghigo è stato per anni uno dei più degni esponenti.

Ricordiamo a Ghigo che il dottor Silvio Viale ed i suoi colleghi che praticano le interruzioni di gravidanza non “promuovono l’aborto” ma rendono possibile alle donne di esercitare una scelta garantita loro da una legge dello Stato, la legge 194 del 1978, che ha legalizzato le interruzioni volontarie di gravidanza e che già prevedeva la possibilità dell’aborto farmacologico, imponendo alle regioni di adeguare le strutture ai progressi della ricerca medica (art. 15).

Oltretutto, il senatore Ghigo è in contraddizione con se stesso poiché i primi passi dell’iniziativa dei radicali piemontesi per assicurare anche alle donne italiane l’aborto farmacologico furono compiuti quando era Presidente della Regione … e Roberto Cota era Presidente del Consiglio Regionale. Non ci risulta che all’epoca né Ghigo né Cota alzarono le barricate davanti all’Ospedale S. Anna.

Spediremo a Ghigo una copia del libretto dove abbiamo ripercorso tutta la nostra iniziativa, così potrà rinfrescarsi la memoria.”.







Mellano (348/5335302) Manfredi (348/5335305)



N. B.: Il libretto “RU486: una vittoria radicale”, a cura di Giulio Manfredi, Nathalie Pisano e Andrea Carapellucci, con prefazione di Silvio Viale e postfazione di Emma Bonino, può essere richiesto all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta (larosanelpugno@hotmail.com) e può essere scaricato: http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
16-02-10, 00:19
Aborto, Viale: la Meloni cita la Francia, ma non sa di cosa parla...
...le manca l'esperienza, esca dal mondo delle fiabe.

9 febbraio 2010

Silvio Viale, il medico radicale in prima fila per garantire il diritto all’aborto e alla maternità, cioè il “diritto di scelta”, ha rilasciato la seguente dichiarazione sulle richieste del MOIGE e sulla ridda di dichiarazioni di esponenti del governo che le hanno seguite, prima fra tutte la Meloni:



“Il ministro Meloni – beata gioventù! – avrebbe detto che incentivi alla maternità e quoziente familiare, sull’esempio della Francia, sono misure che possono aiutare a prevenire l’aborto e a contrastare la crisi demografica. Si tratta dei tipici falsi luoghi comuni di chi non sa di cosa parla, perché la differenza dei tassi di abortività tra Francia e Italia è ben maggiore di quella tra i tassi di natalità. In altre parole, più semplici perché le possa capire anche un ministro senza esperienza, in proporzione le donne francesi fanno più figli (il 40% in più), ma anche molti più aborti (quasi il doppio) delle donne italiane. Ieri a un quotidiano ha pure dichiarato che “in Italia è più facile abortire che mettere al mondo un figlio”, che “i figli non sono un lusso”, contrariamente a quanto sa qualunque persona di buon senso. E’ ora che la nostra giovane ministra esca dal mondo delle fiabe e metta i piedi nel mondo reale, perché in tutti paesi del mondo, compreso dove l’aborto è vietato come in Irlanda o in Polonia, è molto più facile abortire che fare un figlio e ogni buon genitore cerca di mettere al mondo il numero di figli che ritiene più adeguato per le proprie aspirazioni e per ciò che è in grado di offrire. Se poi, per ragion di retorica, vuole fare come la Francia non potrà che trovare in me un alleato, ma nessuno può dire che la Francia è contemporaneamente il paese in cui è più facile abortire (RU486) e mettere al mondo i figli (incentive e quoziente familiare), Forse è meglio che si metta almeno d’accordo con se stessa e, da giovane donna, almeno lei la smetta di criminalizzare le sue coetanee per gli aborti.”

Zboy
16-02-10, 00:20
RU486, Viale: io applico la legge, Gasparri non la conosce e le sue minacce non mi spaventano.

13 febbraio 2010

Silvio Viale, esponente radicale e responsabile delle IVG all’Ospedale S.Anna di Torino, replica prontamente a Maurizio Gasparri che, oggi a Torino, ha dichiarato al Tg3 che “qualcuno ha già annunciato che non rispetterà la 194”.

Silvio Viale ha dichiarato:

“A differenza di Gasparri, che non conosce la legge, io rispetto così tanto la legge 194 che l’applico tutti i giorni. Le sue minacce non mi spaventano perché vengono da chi non vorrebbe che si applicasse la 194 e si limitasse il diritto delle donne all’aborto. Sulla RU486 mi ho già vinto contro i ministri Sirchia e Storace e non temo lo scontro con il ministro Sacconi, visto che il buon senso di Fazio è posto in secondo piano rispetto allo sciovinismo disinformato della Roccella. Ricordo poi al senatore Gasparri che in Piemonte fu l’assessore della Bresso, Mario Valpreda (RC) che, sbagliando, decretò la sospensione della sperimentazione, mentre quando c’era Ghigo, il Ghigo liberale non plagiato da Cota e Ghiglia, ottenni pur tra mille difficoltà l’avvio della sperimentazione. Dopo dieci anni di battaglie tra poche settimane le donne italiane potranno dire di essere un po’ più uguali alle donne europee e americane.”

(Silvio Viale 339.3257406)

Zboy
16-02-10, 00:35
un piccolo passo per la laicità italiana, un grande balzo per i diritti delle donne!
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Posted by Claudia Osmetti ADD COMMENTS

Vittoria, vittoria! L’alba vindice appare che fa gli empi tremare… È arrivato ieri dal CdA dell’AIFA il via libera definitivo alla RU486 negli ospedali italiani. Ora bisogna solo aspettare la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, ma si tratta di una mera formalità. Più complicato sarà, invece, il passaggio di devoluzione delle competenze alle Regioni, che dovranno stabilire i protocolli applicativi, il tipo e i tempi di ricovero.

ru4863 300x225 RU486, un piccolo passo per la laicità italiana, un grande balzo per i diritti delle donne!

Ma tantè, sono felice. Sono felice perché con questa decisione l’AIFA ha messo fine una volta per tutte al cancan filo-clericale-istituzionale deponendo a favore della libera scelta delle donne. E tutto questo è una conquista di civiltà paragonabile, forse, solo con l’istituzionalizzazione del divorzio ad opera della Legge 898/70.

Sono felice perché ero tanto stanca. Stanca di parlare al vento con chi non aveva intenzione di ascoltare, stanca di sentire gli uomini della (ahimè) nostra dirigenza politica sproloquiare sull’argomento come se avessero la minima idea di cosa significhi essere donna, con quella loro morale boriosa che dall’Illuminismo non ha imparato nulla, ma dall’Inquisizione tutto. (Non tocca a noi giudicare, né a voi. Non avete il diritto di accusarla, né di difenderla perché non siete né dentro la sua mente né dentro il suo cuore. Scriveva la Fallaci negli anni ’70, quando le femministe le davano addosso e lei se ne fregava).
RU486, un piccolo passo per la laicità italiana, un grande balzo per i diritti delle donne!

Sono felice perché sono donna e in quanto tale ieri ho visto i miei diritti essere riconosciuti alla stregua di tutte le altre donne inglesi, francesi, americane, svedesi eccetera-eccetera-amen. Certo, se penso al calvario che ho dovuto passare per arrivare a questa decisione il mio entusiasmo si smorza in un sorriso quasi rassegnato, e se penso alla reazione del Vaticano il sorriso diventa addirittura iroso. Ma qualcuno s’è preso la briga di spiegare ai papalini che il nostro sarebbe un paese Laico e che quindi non avrebbero voce in capitolo? Incitan i medici ad obbiettare, invece, e sbaglian due volte: perché la Legge non ammette eccezione.

Credo, piccola parentesi, che i due discorsi vadino di pari passo: l’introduzione della RU486 è per le donne una conquista di civiltà così come il laicismo lo dovrebbe essere per tutti gli italiani. Chiusa parentesi.

E non mi intristisce nemmeno il timore di vivere in un paese assai bizzarro! Un paese che ha bisogno della pubblicazione sulla più alta fonte del diritto conoscitivo di una decisione per sapere che la Legge va rispettata. E non una Legge recente, bada bene, ma qualcosa di radicato oramai nel sistema normativo italiano da molto tempo: che gli enti ospedialieri (in materia di interruzione volontaria di gravidanza) debbano essere aperti a nuove tecniche meno invasive lo dice la Legge 194/70, non mia nonna.

Ma non mi interessa. Oggi queste questioni sono solo sullo sfondo. Non minano il mio entusiasmo. Sono felice, e proprio per questo ho la forza di guardare avanti. Di pensare alla prossima grande battaglia etica che dobbiamo imbracciare per rendere questo paese, forse, un posto migliore. Il testamento biologico. RU486, un piccolo passo per la laicità italiana, un grande balzo per i diritti delle donne! | radicalweb.org (http://radicalweb.org/2009/10/ru486-un-piccolo-passo-per-la-laicita-italiana-un-grande-balzo-per-i-diritti-delle-donne/)

Zboy
16-02-10, 00:36
Complimenti ai bravissimi amici di Radicalweb :)

Zboy
23-02-10, 00:26
Loreto, Perduca: se censura pubblicità intimo e' per dignità femminile, occorre applicarla su RU486 e pillola del giorno dopo

19 febbraio 2010

Il Senatore Radicale Marco Perduca, candidato alla presidenza della regione Marche per la lista Bonino-Pannella e' intervenuto sulla operazione di censura imposta a una negoziante di biancheria intima in Corso Boccalini a Loreto alla quale son stati fatti togliere dei manifesti pubblicitari.

Sulla scia di quanto dichiarato dall'Arcivescovo pontificio di Loreto Giovanni Tonucci e cioe' che "l'obiezione al manifesto e' nata da un minimo senso di buon gusto e di rispetto per la femminilita' che quella pubblicita' offende in una maniera gratuita. A Loreto, piu' che in altri luoghi, si desidera che la dignita' della donna sia rispettata e non umiliata per il solo motivo di guadagno e di pubblicita'" annuncio che nei prossimi giorni coi militanti e candidati della lista Bonino-Pannella ci recheremo a Loreto, appendice del Vaticano governata da un sindaco "socialista", perche' la dignita' femminile venga ulteriormente rispettata facendo informazione sulla pillola del giorno dopo, la RU 486 e magari anche un dossier sulla disparita' preti e suore. Spero che cotanta attenzione ci faciliti la richiesta pel suolo pubblico in citta'. Noi ci interessiamo del lato pubblico dei problemi e non di biancheria intima.

Zboy
23-02-10, 00:26
Poretti: RU486/Toscana/Enrico Rossi, assessore alla Salute o candidato compiacente al Vaticano?

22 febbraio 2010


Intervento della senatrice Donatella Poretti, parlamentare Radicali-Pd e Segretaria Commissione Igiene e Sanita'

A leggere le anticipazioni de 'Il Bisturi' su come le Regioni si stanno predisponendo per l'aborto farmacologico dopo la commercializzazione della Ru486, viene il dubbio di avere letto male il dato riguardante la Toscana. Dopo la sperimentazione del Sant'Anna di Torino, la Toscana era una tra le prime regioni che ne ha consentito l'uso con la procedura dell'importazione in particolare grazie all'ospedale di Pontedera e al dr. Massimo Srebot, e dove il day hospital era la regola e la prassi esattamente come succede in tutto il resto del mondo, non solo in Europa e negli Usa.
Ora si apprende che Lombardia, Toscana e Veneto hanno deliberato per il ricovero ordinario per tutta la durata dell’interruzione di gravidanza (normalmente tre giorni), mentre Emilia Romagna, Piemonte e P.A. di Trento, hanno seguito la via della possibilità del day hospital, prevedendo appositi protocolli che consentono comunque il monitoraggio costante della donna, anche al di fuori dell’ospedale, per l’arco di tempo necessario all’aborto.

Cosa e' successo in Toscana? Quando era importata si seguiva la prassi medica del resto del mondo e ora che e' in commercio in Italia si seguono le indicazioni di un unico Stato, quello del Vaticano? Nel frattempo e' cambiato solo l'assessore, o meglio il ruolo dell'assessore alla Salute, Enrico Rossi, fino a pochi mesi fa solo assessore, ora anche e soprattutto candidato presidente della Regione che, pur non avendo stretto alcun accordo con l'Udc, non manca di essere compiacente all'elettorato del partito di Casini. Tutto questo passando sopra il corpo delle donne ritenute pazze da legare al letto per tre giorni.
Una manfrina per scoraggiare il ricorso alla Ru486 invece che garantire le modalita’ di ricovero e assistenza previste dalla legge, garantendo altresi’ al medico la scelta di metodo e modalita’ idonee alle caratteristiche cliniche della donna. Basti pensare che, in generale, per l'interruzione volontaria di gravidanza nel 91,2% dei casi (dati relazione annuale sulla legge 194) la durata della degenza e' durata meno di 24 ore e nel 6,2% la donna e' rimasta ricoverata per una sola notte. Con la degenza dei tre giorni non ci sara' primario di ginecologia che cerchera' di promuovere questo metodo, sarebbe una spesa per il Ssn e una gestione difficilissima delle corsie d'ospedale.

L'indagine conoscitiva che ha bloccato i lavori per mesi della commissione Sanita' del Senato, ha mostrato come la Ru486 sia un metodo efficace e sicuro e come in nessun Paese al mondo sia previsto il ricovero per tre giorni. Basta rileggersi gli atti... se Rossi avra' tempo tra un comizio e l'altro di fare ancora l'assessore alla Salute!

Zboy
13-03-10, 13:47
RU486, Viale: scelta ideologica ostile solo in Veneto e Lombardia.

23 febbraio 2010

Intervenendo a Radio Radicale, Silvio Viale ha detto che “non c’è bisogno di nessuna scelta ideologica, basta applicare la 194” e, replicando alle minacce di galera di Maurizio Gasparri, ha rassicurato il senatore che non finirà in galera e che continuerà a fare bene il proprio lavoro al S.Anna di Torino.



Intervista a Silvio Viale sulla regolamentazione della pillola RU486 da parte delle Regioni | RadioRadicale.it (http://www.radioradicale.it/scheda/298147/intervista-a-silvio-viale-su-regioni-e-ru486)



Silvio Viale ha spiegato:

“Toscana, Emilia-Romagna, Trento e Piemonte hanno solo confermato quanto hanno fatto in questi anni. Solo Lombardia e Veneto vogliono costringere i medici e le donne al ricovero coatto, ma vedremo per quanto riusciranno a far stare le donne in ospedale senza necessità cliniche o legali, essendo chiaro che la 194 non decade in Lombardia e in Veneto. Diverso è il caso della Toscana, che si adeguò all’ordinanza di Storace sul ricovero ai tempi della sperimentazione torinese, pur sapendo che ben poche donne sarebbero rimaste in ospedale, come in effetti è accaduto.

Poiché la sostanza non cambia, non dovendo essere una scelta ideologica, è naturale che a Torino io abbia proposto di mantenere entrambe le possibilità per rivalutare la questione tra alcuni mesi, dopo un congruo numero di casi. Mi pare che altre regioni stiano seguendo questo indirizzo di buon senso. Al contrario, coloro che vogliono il ricovero coatto sono gli stessi che non volevano la RU486 e ora ne fanno una questione ideologica come scelta ostile.

Per 10 anni sono stato un punto di riferimento per la RU486 in Italia e voglio rassicurare Gasparri e Roccella che, non dovendo prendere alcuna aspettativa, continuerò a fare bene e al meglio il mio lavoro nell’interesse esclusivo delle donne qualunque cosa cercheranno di impormi. Valuterò con interesse il quarto parere richiesto al Consiglio Superiore di Sanità, anche se composto da persone non esperte in aborti, tanto meno in aborto medico con la RU486. Un nuovo parere, però. Potrà essere l’occasione per cancellare l’onta del secondo parere, quello commissionato da Storace nel 2005, che per troppo zelo finì per affermare l’impossibile e cioè che la donna dovrebbe essere “trattenuta” in ospedale: utile ricordare, a chi sarà giunto a questo punto nella lettura, che nessuna donna è mai stata denunciata per avere lasciato l’ospedale dopo l’assunzione della RU486. Quindi, una sola avvertenza ai nuovi membri del CSS: che si leggano la 194 e non si fidino delle strampalate interpretazioni di Gasparri e di Roccella.”



Torino, 23 febbraio 2010

Zboy
13-03-10, 13:48
8 marzo, Manfredi: la RU486 è legale in Italia da 90 giorni, ma continua ad essere negata alle donne italiane

8 marzo 2010

Giulio Manfredi (capolista della Lista Bonino-Pannella a Torino e Cuneo per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo):



Sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 286 del 9 dicembre 2009 è stata pubblicata l’ “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”, meglio conosciuta come pillola abortiva RU486. Sul provvedimento suddetto c’è scritto che la “decorrenza di efficacia” dell’autorizzazione parte dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta.

Ebbene, sono passati ben 90 giorni dal 9 dicembre, ma alle donne italiane continua ad essere negata la libertà di scelta fra aborto chirurgico e aborto farmacologico, libertà di scelta sancita, ricordiamolo, dalla legge 194 del 1978 (art. 15).

Al danno si aggiunge la beffa: come ha documentato la rivista “Il salvagente”, i pochi ospedali italiani che importavano la RU486 dalla Francia su richiesta nominale delle donne interessate (procedura, lenta e costosa, consentita per i medicinali fuori prontuario in Italia) non possono più farlo perché la RU486, dal 10 dicembre 2009, è presente nel prontuario farmaceutico italiano; presente solo sulla carta!

Anche nel Piemonte di Mercedes Bresso e di Eleonora Artesio (assessore regionale alla Sanità di Rifondazione Comunista) oggi sarà l’ennesimo 8 marzo senza RU486. Diciamolo: solo la presenza nel Consiglio Regionale del Piemonte, nove anni fa, di consiglieri regionali radicali permise l’avvio di quell’iter burocratico che, sotto l’impulso del ginecologo radicale Silvio Viale, ha permesso di arrivare alla legalizzazione della RU486. Solo la presenza nel prossimo Consiglio Regionale di consiglieri regionali radicali porterà all’effettiva introduzione nei reparti di ginecologia e ostetricia piemontesi della RU486.


N.B. Il libretto “RU486: una vittoria radicale” – stampato dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e curato da Giulio Manfredi, Nathalie Pisano e Andrea Carapellucci – contiene la ricostruzione dell’iniziativa radicale per l’introduzione in Italia della RU486.

Disponibile anche online: http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
13-03-10, 14:21
Comunicato n. 54 22 febbraio 2010



Ministero della Salute


UFFICIO STAMPA


Ru486: Dichiarazione Sottosegretario Roccella

“Con le sue affermazioni l’onorevole Delfino cerca di fare da paravento al governatore Bresso. Sulla Ru486 il Governo si è espresso chiaramente già due mesi fa con il documento del Ministro Sacconi inviato alla Comissione Europea. Il Ministro, insieme con la Commissione Sanità del Senato, ha indicato le condizioni secondo cui la pillola abortiva è compatibile con la legge 194, e cioè un regime di ricovero ordinario in ospedale. Altrettanto chiaramente si è espressa la Regione Piemonte, che ha preferito scegliere il day hospital e quindi l’aborto a domicilio. Tocca a Delfino adesso dire con chiarezza se l’Udc è d’accordo con questa scelta.”

Zboy
13-03-10, 14:22
"La Repubblica", LUNEDÌ, 22 FEBBRAIO 2010
Pagina I - Torino

UNA DOMANDA
ABORTO RIMOZIONE BIPARTISAN

VERA SCHIAVAZZI

Il "richiamo" del ministero della Sanità a praticare l'aborto farmacologico soltanto ricoverando le pazienti non avrà - c'è da scommetterci - nessun effetto sugli ospedali torinesi in attesa di poter introdurre il metodo, che fino ad oggi è stato praticato soltanto in via sperimentale al Sant'Anna (360 casi). Il ministero non è in grado di imporre i suoi orientamenti, né del resto si intravede alcuna utilità nel tenere in ospedale per due o tre giorni signore alle quali deve essere somministrato un farmaco che nella stragrande maggioranza dei casi non provoca effetti negativi. Dunque, l'annuncio del sottosegretario Eugenia Roccella (Pdl) ha tutta l'aria di una provocazione elettorale, o di un'ultima azione di disturbo verso una pratica - l'aborto con la Ru486 - che ha due principali obiettivi: ridurre i traumi e i rischi di un intervento chirurgico e snellire procedure e costi ospedalieri. Forse Roccella si fa delle illusioni: i temi etici, e l'aborto è indubbiamente uno di questi, sono stati come rimossi, ovattati dalla campagna elettorale, e nessuno, né a destra né a sinistra, ci tiene particolarmente a riesumarli.

Per certi aspetti, è un peccato, perché piacerebbe sentir ricordare alcuni dati di realtà: oggi, ad esempio, al Sant'Anna si fanno 3.500 aborti all'anno (tutti chirurgici, in attesa del ritorno della RU486), il 43% dei quali richiesto da donne straniere. La maggior parte di queste donne non è mai entrata in un consultorio (forse per la buona ragione che quelli pubblici sono rigorosamente aperti in 'orario d'ufficio'?), non incontrerà mai sulla sua strada un solerte volontario del Movimento per la Vita e non racconterà ad amici, colleghi e datori di lavoro (e in molti casi neppure ai familiari) di aver interrotto la gravidanza. La maggior parte di queste donne non ha un permesso dal lavoro e torna alle sua fatiche di badante, di madre, di operaia o di cassiera il giorno dopo l'intervento, in qualche caso la sera stessa, senza che nessuno se ne preoccupi più di tanto.

Vista dal freddo lato dei budget, la questione non cambia: l'aborto chirurgico occupa sale che potrebbero essere impegnate diversamente, il ricovero per chi sceglie la Ru486 avrebbe costi elevati e richiederebbe posti letto che non ci sono. E nessuno, favorevoli o contrari, ha proposte e soldi pubblici da investire per quelle 3.500 pazienti che tolgono il disturbo già nel pomeriggio. E' azzardato pensare che non se ne parlerà, almeno fino alle elezioni?

Zboy
02-04-10, 15:19
Ru486. Viale a Sacconi: il ricovero è un falso problema
?Si attaccano al ricovero perché hanno perso la battaglia sulla RU486 e cercano di scoraggiarne l?uso con la complicità di finti esperti del CSS.?

13 marzo 2010

Questo il commento di Silvio Viale, il medico torinese ed esponente radicale, che dieci anni inizio la battaglia per introdurre la RU486 in Italia alle dichiarazioni di Maurizio Sacconi oggi a Torino.

Silvio Viale, che non è candidato alle prossime elezioni regionali e che oggi, insieme all’assessore alla sanità Eleonora Artesio, parteciperà al dibattito di presentazione della rivista Marea, ha dichiarato:

“Hanno perso la battaglia e sanno che perderanno anche la guerra, perché la questione del ricovero è un falso problema. Al ministro Sacconi dico che solo chi è preso da furore ideologico e non conosce la materia può pensare che la donna resterà in ospedale, come fosse in galera, senza alcuna esigenza clinica. E’ ovvio che l’intervento abortivo, quello che lui chiama il processo farmacologico, si svolgerà in ospedale secondo quanto previsto dalla 194, tenendo presente che l’articolo 8 prevede il ricovero solo “se necessario”. Qualunque parere “prezzolato” del nuovo Consiglio Superiore di Sanità, da lui nominato, come è accaduto per quelli richiesti da Sirchia e Storace, non potrà sostituirsi alla 194. Sappia il ministro che io non sono candidato, che non dovrò prendere l’aspettativa e che, quindi, rimarrò al S.Anna di Torino a fare bene il mio lavoro, nell’interesse preminente delle donne e nel pieno rispetto della 194. Del resto, rispettare la 194 è quello che io faccio tutti i giorni, permettendone l’applicazione. Introdurre la RU486 significa rispettare la 194, le donne ed i lavoro di chi si fa carico della sua applicazione. Non capisco perché il ministro continui ad insultare gli operatori della 194 e a minacciare il ricovero coatto per le donne, come non capisco perché si sia opposto alla RU486 se la questione era solo quella del ricovero, un falso problema, visto che comunque è destinato ad essere superato in poco tempo.”

Zboy
02-04-10, 15:20
"Usare la Ru486 solo con il ricovero"

• da La stampa del 19 marzo 2010

di Flavia Amabile

La pillola Ru486 dovrà essere somministrata soltanto in regime di ricovero ordinario, non in day hospital. Il Consiglio Superiore di Sanità si è riunito ieri mattina per la terza volta in cinque anni e ha confermato di nuovo la linea finora seguita dal governo in questa lenta e macchinosa introduzione della pillola abortiva in Italia.
E' stato il ministro della Salute Ferruccio Fazio a ufficializzare il parere dell'organismo per garantire «la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194». Il Consiglio ha infatti ricordato che, in base alle statistiche internazionali, le maggiori complicazioni avvengono dopo le 24 ore, che il 20% delle donne che assumono la pillola non tornano più in ospedale. E poi che la 194 prevede il ricovero obbligatorio della donna fino alla verifica dell'espulsione del feto e che vi
sia anche un'assistenza psicologica. Per tutti questi motivi, ha confermato gli altri due pareri formulati negli anni scorsi dai loro predecessori.
A questo punto arriveranno «a breve» le linee guida del ministero della Salute per «il monitoraggio e la valutazione» della somministrazione, ha annunciato il ministro Fazio.
«Il Css - ha detto Fazio ha raccomandato al ministero di formulare linee di indirizzo e il ministero si riserva di adottare le necessarie iniziative di monitoraggio e valutazione al più presto». Il ministro ha anche già firmato la notifica alle Regioni sul parere del Consiglio Superiore di Sanità. In questa notifica - ha avvertito - si invitano gli assessorati a garantire che le strutture si adegueranno» alle modalità indicate dal Css.
Proprio alle regioni sì è rivolta il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, chiedendo che «prendano atto della notifica inviata dal ministro Fazio e che la legge 194, anche con i nuovi metodi abortivi, venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale».
La linea del governo viene apprezzata in Vaticano. «Si tratta di una decisione corretta e tesa a limitare il più possibile i danni oggettivi che la pillola abortiva RU486 crea», commenta Rino Fisichella, presidente della Pontifica accademia per la vita.
«Quello che deve essere chiaro - ha avvertito Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl - è che vigileremo affinché le regioni rispettino queste indicazioni: la circolazione della pillola fuori degli ospedali non è prevista. Le farmacie che contravverranno a questa regola saranno denunciate, altrettanto avverrà per i siti web, a patto che siano rintracciabili».
Bruno Mozzanega, presidente di «Scienza e Vita» di Venezia, considera «scandaloso che si continui a discutere tanto di Ru486 che dovrà essere somministrata in ospedale, e si lasci in commercio un farmaco che produce l'interruzione di gravidanza sia in caso di feto morto che vivo».
La parola, forse, dopo il governo spetterà alla regioni. Nel Lazio, se vincerà Emma Bonino, non è detto che si troveranno pillole abortive agli angoli della strada, come accusa Gasparri. Cristiana Alicata, candidata del Pd, è molto chiara: «Non vogliamo che le donne prendano farmaci senza controllo medico, siamo per un'interruzione di gravidanza gestita nella massima sicurezza per la salute delle donne».
Secondo Livia Turco del Pd, il parere del Consiglio Superiore di Sanità è «pura ipocrisia». E anche secondo Silvio Viale, ginecologo, fra i primi a sperimentare la Ru486 in Italia, sostiene che: «A parte un primo periodo di maggiore rigidità, ci si regolerà come si è finora fatto:
ricovero se necessario, oppure la donna firmerà per andare a casa dopo aver preso la prima pillola e tornerà dopo 48 ore per la seconda pillola».

Zboy
02-04-10, 15:21
Fazio: "Pillola abortiva, il ricovero è obbligatorio"

• da Il Messaggero del 19 marzo 2010

di Carla Massi

Chi deciderà di abortire con la pillola Ru486 dovrà anche accettare di essere ricoverata. Fino a quando i medici non avranno accertato l'interruzione della gravidanza e lo stato di salute della donna. Il Consiglio superiore di sanità ha, infatti, deliberato che «come unica modalità di erogazione» del farmaco ci sia «il ricovero ordinario fino alla verifica dell'espulsione completa» per garantire "la tutela psicofisica della donna e il rispetto della legge 194". Bocciato il day hospital, dunque, così come avevano, un mese fa, autorizzato tre regioni: Emilia Romagna, Piemonte e Provincia autonoma di Trento.
In assenza di linee guida nazionali era stato optato per la possibilità di lasciare libertà al medico
e al paziente di valutare caso per caso. Questa scelta è stata una scintilla per i politici. Ieri, il parere del Consiglio superiore di sanità.
E ora, a breve, arriveranno le indicazioni del ministero della Salute. Tutte le regioni le dovranno rispettare. «Il Consiglio - commenta il ministro della Salute Ferruccio Fazio - ha raccomandato la formulazione di linee di indirizzo e il ministero si riserva di adottare le necessarie iniziative di monitoraggio e valutazione al più presto».
Ed è di nuovo polemica. Attacca Livia Turco ex ministro della Salute e capogruppo del Pd nella commissione Affari sociali di Montecitorio: «La scelta di somministrare la pillola abortiva solo in ricovero ordinario è una saga dell'ipocrisia: significa che le donne usciranno dall'ospedale dopo aver firmato le proprie dimissioni e questa non è certo la via per tutelare la loro salute».. Parla di un «parere politico di non esperti» il ginecologo torinese Silvio Viale, esponente dei Radicali e fra i primi a sostenere e sperimentare l'Ru486 in Italia. «La donna - prevede Viale - non
sarà costretta a rimanere in ospedale perché l'aborto non avviene con un intervento unico, ma attraverso due distinte somministrazioni di farmaci. E tra la prima e la secondo non c'è alcun bisogno clinico del ricovero». E', invece, un «decisione corretta» secondo il Vaticano.
In grado di limitare, secondo monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia, «il più possibile i danni oggettivi che la pillola crea». «In questo modo si dà un'assistenza necessaria in un momento in ogni caso drammatico della vita della donna, fermo restando - aggiunge Fisichella la più viva contrarietà alla Ru486».

Zboy
02-04-10, 15:26
Fazio: per la Ru486 ricovero obbligatorio

• da Il sole 24 ore del 19 marzo 2010

di Sara Todaro

La pillola abortiva Ru486 potrà essere somministrata solo nel corso di un ricovero ordinario che dovrà protrarsi fino alla completa espulsione dell'embrione. Così ha detto ieri il Consiglio superiore di sanità - organo di consulenza della Salute - confermando gli orientamenti del 2004 e 2005 e individuando l'ospedalizzazione come garante della tutela psicofisica della donna e del rispetto della legge 194 sull'aborto.
A darne notizia è stato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che ha annunciato di avere già firmato la notifica agli assessorati per chiedere il rispetto delle modalità indicate, cui seguiranno a stretto giro le linee guida per il monitoraggio sull'uso del prodotto.
Immediata la catena di reazioni contrastanti. Soddisfazione nel Pdl, a partire dal sottosegretario Eugenia Rocccella: «Ora è fondamentale che le regioni ne prendano atto e si adeguino». A confermare che la guardia resterà alta, guardando anche alla campagna elettorale, il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Chi pensa di banalizzare l'aborto o di portarlo agli angoli delle strade, come la Bonino, non potrà farlo: vigileremo su ogni violazione». Naturalmente c'è soddisfazione in Vaticano: per monsignor Rino Fisichella, presidente della Pontificia accademia per la vita, «è stata una decisione corretta tesa a limitare il più possibile i danni oggettivi creati dalla pillola abortiva e a dare assistenza in un momento in ogni caso drammatico della vita della donna».
Dissenso amarissimo dall'opposizione. L'ex ministro della Salute, Livia Turco (Pd), parla di «saga dell'ipocrisia», mentre il ginecologo torinese Silvio Viale, esponente dei Radicali e tra i primi a sperimentare la Ru486, ha definito quello del Css «un parere politico di non esperti». Intanto, però, proprio dal Piemonte il governatore uscente Mercedes Bresso, ha detto che l'indicazione sarà rispettata e ha ricordato che la sperimentazione al Sant'Anna, apripista per l'arrivo della Ru486 in Italia, era stata avviata dalla giunta di centro-destra.

Zboy
02-04-10, 15:27
RU486, Mellano e Manfredi: la decisione del Consiglio Superiore Sanità non cambia sostanza delle cose.
L'ospedale non è un carcere: la donna può firmare le dimissioni, uscire e tornare. la RU486 arriverà negli ospedali con il pesce d'aprile?

19 marzo 2010





Dopo la decisione del Consiglio Superiore di Sanità che ha stabilito che la pillola RU486 dovrà essere somministrata esclusivamente in regime di ricovero ordinario, Bruno Mellano e Giulio Manfredi (capolista della Lista Bonino Pannella a Torino e a Cuneo) hanno dichiarato:



In nessun altro Paese dove la RU486 è legale è previsto il ricovero delle donne in ospedale. Ciò detto, ricordiamo, non dispiaccia alla sottosegretaria Roccella, che l’ospedale non è un carcere; la donna che, una volta assunta la prima pillola abortiva, vorrà andarsene a casa potrà farlo (dopo aver firmato il foglio di dimissioni) per poi tornare in ospedale dopo 24-36 ore per assumere la seconda pillola.

Al di là delle scartoffie romane, sarà, come sempre, il rapporto medico-paziente a regolare i singoli casi; alcune volte sarà opportuno il ricovero, altre volte sarà sufficiente assicurare alla donna la possibilità di essere assistita tempestivamente, in caso di complicazioni.



Dopo l’ennesimo documento prodotto sulla vicenda, una domanda è d’obbligo: è finalmente venuto il momento in cui la pillola RU486 può arrivare in tutti gli ospedali italiani? Ricordiamo che il farmaco è legale dal 10 dicembre scorso: occorrerà attendere il pesce d’aprile?









Manfredi (348/5335305)



http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
02-04-10, 15:27
"Penati vuole l'aborto in farmacia, come i radicali"

• da Il Giornale - ed. Milano del 24 marzo 2010

di MaS

La conferenza episcopale Cei dà indicazioni ai cattolici e li sprona a non votare i candidati alle regionali che promuovono politiche a favore dell'aborto. Formigoni lancia l'iniziativa (più fondi per evitare gli aborti per motivi economici).
Il Pd invece tace. «Comprendo l'imbarazzatissimo silenzio con cui Penati ha accolto le indicazioni della Conferenza episcopale va di affondo Formigoni -. Se Penati esplicitasse il suo pensiero su questi temi essenziali, metterebbe di fronte a una grave questione di coscienza quella residua componente cattolica che milita o vota a sinistra. Meglio dunque tacere».
Formigoni torna sull'intervento del cardinale Bagnasco, chiamando in causa lo sfidante al Pirellone per il Pd, Filippo Penati. «Ma è morale - si chiede - che un candidato presidente taccia di fronte ai suoi elettori su temi così rilevanti? Io credo di no. Ma in politica non sono sempre necessarie le parole: bisogna guardare ai fatti, a ciò che una persona compie nell'esercizio delle sue funzioni». Formigoni sfodera un precedente del suo sfidante: lo scorso ottobre, in qualità di consigliere provinciale, Penati ha presentato una mozione per ottenere che la pillola abortiva Ru486 potesse essere messa in vendita nelle farmacie comunali.
«In tutto il Paese - commenta il presidente lombardo - si sta discutendo sulle procedure di distribuzione della Ru486 che garantiscano di più la sicurezza della donna e il Consiglio superiore di sanità ha dato come indicazione tassativa la distribuzione in regime di ricovero ordinario. Poche regioni intenderebbero distribuire la pillola in regime di dayhospital. A nessuno, salvo che
a Penati, è neppure lontanamente venuto in mente di prevederne la distribuzione addirittura in farmacia, nella consapevolezza che questo costituirebbe un gravissimo rischio per la salute delle
donne, tanto è vero che l'Agenzia Italiana del Farmaco ha tassativamente vietato tale modalità di distribuzione». «Con questa proposta - conclude Formigoni - Penati fa impallidire le posizioni fino a ora considerate oltranziste delle colleghe Bresso e Bonino». Per questo il Pdl chiede chiarimenti su una simile posizione culturale e politica del suo candidato presidente. «E' doveroso che anche il capolista del Pd Fabio Pizzul, esponente di rilievo del mondo cattolico ambrosiano, chiarisca come può rendere coerente il suo sostegno alla lista di Penati con le impegnative indicazioni dell'episcopato in materia di diritto alla vita e valori non negoziabili».
Il candidato del Pd sull'argomento non parla. E a sua volta critica il silenzio di Formigoni su un altro argomento: la sua proposta di istituire un registro degli eletti per la trasparenza, sul modello inglese.

Zboy
02-04-10, 15:28
Cota si presenta: "Ru486 resterà nei magazzini"

• da L'Unità del 1 aprile 2010

di Susanna Turco

Forse davvero, come dice il suo omologo toscano, Roberto Cota pensa ancora di essere in campagna elettorale. O forse, più semplicemente, il neogovernatore leghista del Piemonte ha voluto subito dare un segno tangibile dell’aria che soffia, a prescindere dai risvolti pratici che le sue affermazioni avranno: «Sulla Ru486 ho idee completamente diverse da quelle dell’ex presidente Mercedes Bresso», ha annunciato ieri a "Mattino cinque". E poiché lui è «per la difesa della vita» farà tutto il possibile per fermare la pillola abortiva. Almeno nella sua Regione.
La Bresso, infatti, aveva già provveduto a far spedire in Piemonte la Ru 486 (che a partire da oggi, dopo decenni di dibattito, potrà arrivare negli ospedali), ma Cota è determinato a ogni sforzo per non fare arrivare in corsia le confezioni: «Per quanto potrò fare io, resteranno nei magazzini», assicura. Può riuscirci davvero? Mah. Pur evidentemente eccitata dalla prospettiva, persino il sottosegretario Eugenia Roccella pare affaticarsi, nell’arrampicata sullo specchio.

RITARDARE O IMPEDIRE?
In sostanza,infatti, l’introduzione negli ospedali piemontesi della Ru486 potrà essere ritardata, più che impedita. «Anche se l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’Aifa, ha autorizzato l’immissione in commercio a livello nazionale della pillola, inserendola nel prontuario nazionale», spiega infatti trionfante Roccella, «tecnicamente i presidenti delle Regioni potrebbero rallentare o anche impedire che il farmaco arrivi negli ospedali non facendolo introdurre nel prontuario regionale». E con quali motivazioni? «Sulla base di considerazioni circa il prezzo e la rimborsabilità». Ragioni di ordine tecnico-economico. «Tuttavia, se il farmaco non finisse nei prontuari regionali», è costretta a precisare il sottosegretario, «si aprirebbe poi un problema con l’Aifa, perché il prontuario nazionale è il suo».
In serata, proprio i vertici dell’Aifa confermano la necessitata cautela di Roccella. «Nella distribuzione della pillola abortiva, come per qualsiasi farmaco, le Regioni hanno un largo margine di autonomia per stabilire tempi e modalità. Ma non c’è dubbio che se il farmaco è approvato dall’Alfa prima o poi dovrà essere erogato», spiega il direttore generale dell’Alfa, Guido Rasi. «Non voglio far polemiche», chiarisce, «ma le regioni non possono fare come vogliono: e se ritardano l’erogazione della Ru486 dovranno renderne conto».

TRE GIORNI
In realtà, spiega la senatrice radicale Donatella Poretti, più che attraverso il mancato inserimento nei
prontuari, le Regioni potranno cercare di «disincentivare nei fatti» l’utilizzo della Ru 486 «imponendo nelle linee guida il ricovero ordinario per tutta la durata dell’interruzione di gravidanza, che di solito è di tre. In quel modo, «sarà difficile trovare un ginecologo che consigli l’aborto farmacologico, visto che la prospettiva sarebbe di occupare per tre giorni un letto», spiega Poretti.
Fino ad ora, d’altra parte, le regioni si sono regolate secondo protocolli difformi. Alcune, come Emilia Romagna e Piemonte, hanno optato per il day ospital, altre (Lombardia, Toscana, Veneto) hanno deliberato per il ricovero più lungo. Proprio per questo, annuncia ora l’infaticabile Roccella, è in arrivo una commissione ministeriale per predisporre linee guida nazionali sulla Ru486 «proprio per arrivare ad una applicazione omogenea della 194 e delle indicazioni del Consiglio superiore della Sanità». A quest’ultimo parere, il sottosegretario tiene particolarmente: afferma infatti che l’utilizzo della pillola abortiva avvenga in regime di ricovero «fino alla fine del trattamento». I tre giorni in ospedale di cui si diceva sopra, appunto.

Zboy
02-04-10, 15:28
Aborto, Cota contro la Ru486: "La lascerò nei magazzini"

• da la Repubblica del 1 aprile 2010

di Sara Strippoli

Un solo giorno dalla sua elezione e già il neo governatore del Piemonte Roberto Cota scatena una polemica politica sul tema della pillola abortiva. In un’intervista su Canale 5, il nuovo presidente dice che le confezioni di Ru486 in arrivo negli ospedali piemontesi possono anche restare sigillate nei magazzini e non essere mai utilizzate. E spiega: «Io sono per la difesa della vita e penso che la pillola abortiva debba essere regolamentata quanto meno in regime di ricovero. Credo poi che sia indispensabile l’ingresso delle associazioni pro vita all’interno degli ospedali. Le donne devono essere aiutate a non scegliere l’aborto e farò il possibile perché questo non accada, ovviamente nel rispetto della legge che certo non violerò».
Ampia autonomia per le regioni per stabilire tempi e modalità ma non hanno potere di impedire l’erogazione della pillola come di qualsiasi altro farmaco, è la replica immediata dell’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco. Lo spiega il direttore generale Guido Rasi: «Potrebbero forse ritardare l’erogazione ma dovranno renderne conto».
Una campagna annunciata quella del leader del Carroccio contro la pillola abortiva. A inizio febbraio, prima Regione in Italia a pronunciarsi sull’eterno problema dell’assunzione in ricovero o day hospital, la commissione regionale nominata dall’assessorato alla sanità della giunta Bresso aveva deciso che toccava alle donne e al medico decidere: ricovero o day hospital senza obblighi. Pochi giorni dopo però si era però espresso il Consiglio superiore di Sanità indicando l’obbligatorietà del ricovero e Mercedes Bresso aveva risposto che avrebbe rispettato le indicazioni nazionali. Le parole di Cota vengono bollate come stupidaggini dal neo presidente della Toscana, il democratico Enrico Rossi: «Parole forse dettate dalla sua inesperienza in tema di politica sanitaria. In Italia è garantita la libertà terapeutica, un ambito che riguarda solo il medico, il paziente e il loro rapporto. Tutto il resto sono chiacchiere inutili».
A indicare al neo presidente del Piemonte un metodo per realizzare il suo obiettivo interviene però il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella: «Nonostante l’Alfa abbia autorizzato l’immissione in commercio a livello nazionale della pillola abortiva Ru486, i presidenti della Regioni potrebbero rallentare o anche impedire che il farmaco arrivi negli ospedali non facendolo introdurre nel prontuario farmaceutico».
Dura la replica di LiviaTurco, capogruppo Pd a Montecitorio: «Il sottosegretario Roccella passa il tempo ad accanirsi contro laRu486. Se turba così tanto la sua coscienza l’introduzione in Italia della pillola farebbe bene a dimettersi». La prima promessa non mantenuta di Cota, attacca il ginecologo radicale Silvio Viale: «In campagna elettorale Cota si è ben guardato dal dire che avrebbe bloccato la Ru, parlando solo di ricovero obbligatorio. La mia linea guida è una sola, la legge 194». Quale sia la strada scelta da Cota per frenare l’arrivo della Ru486 non è dunque chiaro. Parla però l’oncologo Claudio Zanon, fra l’altro membro del Consiglio superiore di Sanità, che per il Pdl ha seguito da supporter e consigliere sanitario tutta la campagna del candidato del Carroccio. Zanon dice che suggerirà al presidente e al nuovo assessore alla sanità di far firmare alle donne un consenso «molto articolato che sottolinei i rischi dell’aborto farmacologico».

Zboy
02-04-10, 15:29
Ru486, Berardo e Parachini: Polverini non ceda alle gerarchie Vaticane. Applichi la 194. Ma veramente

1 aprile 2010

Dichiarazione di Rocco Berardo, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e neoeletto radicale al Consiglio Regionale del Lazio, e Mirella Parachini, ginecologa, presidente della FIAPAC (Federazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione)
Le dichiarazioni dissennate del neopresidente della Regione Piemonte sul blocco dell’impiego della pillola Ru486 da parte dei direttori generali delle Asl rappresentano il primo atto politico di quello che ci aspetta - speriamo nel solo Piemonte - da parte delle nuove maggioranze di centrodestra nelle regioni.
La neo presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha prontamente risposto che “la pillola abortiva Ru 486, che da oggi può essere distribuita in Italia avrà nel Lazio lo stesso percorso dell'aborto chirurgico, quindi il ricovero in ospedale”. Speriamo che mantenga la parola, visto che l’aborto chirurgico viene eseguito in regime di day hospital, che rappresenta comunque una modalità di ricovero, e interessa (dati del 2007) nel Lazio oltre 14 mila donne.
“C'e' una legge, - ha aggiunto - la 194, che va rispettata”. Noi aggiungiamo: compreso l’articolo 8 che prevede la possibilità di eseguire gli interventi di interruzione della gravidanza “presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione”.
Ci auguriamo che la neoeletta presidente del Lazio Renata Polverini voglia mantenere le proprie convinzioni in materia, già espresse in passato, senza cedere al vero e proprio assedio delle gerarchie vaticane.

Zboy
02-04-10, 15:29
RU486, Mellano e Manfredi: solidarietà al Direttore AIFA, la RU dovrebbe già essere a disposizione delle donne italiane da quattro mesi
Gli avvocati radicali saranno a disposizione delle donne a cui sarà negata la libertà di scelta.

1 aprile 2010





Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):



Esprimiano piena solidarietà al Direttore Generale dell’AIFA, Guido Rasi, sottoposto in queste ore a un attacco vergognoso del solito indecente on. Gasparri. E diamo atto al direttore generale dell’Azienda Ospedaliere O.I.R.M. - S. Anna di Torino, Walter Arossa, di aver ribadito con forza che l’iter di autorizzazione della pillola RU486 è compiuto e si tratta ora di renderla concretamente disponibile in tutti gli ospedali italiani, dal Piemonte alla Sicilia.



Ricordiamo, infatti, anche a chi non vuol sentire (Cota compreso), che il provvedimento dell’AIFA “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne” (RU486) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 dicembre 2009 ed è entrato in vigore il giorno dopo. Pertanto, da quasi quattro mesi è negata di fatto alle donne italiane una libertà di scelta garantita loro sia dalla legge 194 del 1978 (all’ art. 15) sia dal provvedimento citato dell’AIFA, che ha concluso un iter tecnico durato due anni (per non parlare dei dieci anni di iniziativa politica radicale, riassunti dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta in un libretto, con postfazione di Emma Bonino, disponibile online).



Ora basta con i trucchetti da Azzeccagarbugli della sottosegretaria Roccella; fin d’ora gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui venisse negata la libertà di scelta fra aborto chirurgico e aborto farmacologico.











Mellano (348/5335302) Manfredi (348/5335305)





N. B. Il libretto “RU486: una vittoria radicale” è disponibile a questo link:

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf



Vedi anche:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Zboy
02-04-10, 15:30
La trincea dei leghisti: "la RU486 non passa". La Chiesa: "Atti concreti"

• da Corriere della Sera del 2 aprile 2010

di Mariolina Iossa

Sulla pillola abortiva, la Ru486, la Lega si scopre profondamente cattolica. E si lancia in un abbraccio ideale della Chiesa al quale il Vaticano non solo non si sottrae ma che, al contrario, ricambia con fervore. Così abbracciati, Lega e Vaticano vanno alla guerra della pillola che l’ospedale Sant’Anna di Torino ha già richiesto alla farmacia ospedaliera. «Per quanto mi riguarda, le scatole di Ru486 che la ex governatrice Mercedes Bresso ha ordinato, resteranno nei magazzini», ha detto Roberto Cota, come primo impegno del suo mandato da governatore del Piemonte. «Per quanto riguarda me - gli ha fatto eco dal lato est del Settentrione il collega di partito Luca Zaia, eletto lunedì scorso nuovo presidente del Veneto non daremo mai l’autorizzazione ad acquistare e utilizzare questa pillola nei nostri ospedali». Che sta succedendo? La Lega è diventata un’alleata della Chiesa cattolica sui temi bioetici più della stessa destra, più del Pdl? Proprio nel giorno in cui il Papa, durante la messa del Crisma, celebrata in San Pietro definisce l’aborto una «ingiustizia elevata a diritto» e invita i cittadini a non accettare l’aborto che non è un diritto ma solo «l’uccisione di bambini innocenti non ancora nati», la risposta a quella domanda la offre con convinzione monsignor Rino Fisichella, per il quale, quelli di Cota e di Zaia «sono
atti concreti che parlano da sé e questi atti concreti che parlano da sé non fanno altro che manifestare una azione politica che certamente ha il supporto del proprio elettorato». Dunque, bene la Lega per il Vaticano, se prende posizioni così nette su Ru486 e, di conseguenza, sull’aborto. Bene anche perché se la Lega si muove così significa che il suo elettorato vuole così. «In questo momento - continua il presidente della Pontificia Accademia per la Vita - il primo atto che è stato compiuto è in difesa della vita e quindi c’è il mio plauso, vedremo adesso quando ci saranno altre azioni».
Si vedrà, dunque, intanto sono moltissime, e molto critiche, le reazioni a Cota e a Zaia che con le loro parole hanno scatenato un grande putiferio politico. E anche all’interno della stessa maggioranza, non tutti li seguono. L’esempio più clamoroso è quello del sindaco leghista di Verona Flavio Tosi per il quale «è sbagliato vietare la pillola abortiva a prescindere. Va somministrata in ospedale, e nell’ambito della legge 194».
Ma anche Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera prende le distanze. E lo fa per tutto il centrodestra. «Sulla Ru486 va mantenuto fermo il punto di approdo a cui si era arrivati, la gestione ospedaliera nel rispetto della legge 194. Altre ipotesi oggi francamente non sono condivisibili perché il senso di responsabilità richiede soluzioni che non spacchino la nostra società in modo frontale».
Nell’opposizione il leader del Pd Pier Luigi Bersani insorge: «Andrà evidentemente ricordato ai governatori di Piemonte e Veneto che non sono imperatori, non gli è stata messa una corona sulla testa, ma sono presidenti di Regione. E Piemonte e Veneto restano in Italia e in Europa». A Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, che dice «dal risultato delle regionali arrivano notizie negative per
il partito della morte», e che attacca il direttore dell’Agenzia del farmaco Rasi, «colpevole» a suo avviso di aver dichiarato che i governatori delle Regioni non possono impedire l’utilizzo della pillola abortiva, la presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro ribatte: «Le parole di Gasparri sembrano minacce e sono quindi fuori luogo. Cota poi deve rispettare le leggi, l’utilizzo della Ru486 è stato autorizzato dopo un lungo iter». Anche Livia Turco attacca: «La destra usa la clava ideologica invece di affrontare politiche di tutela concreta della famiglia e di prevenzione dell’aborto». «IL centrodestra ignora la legge 194», gli fa eco Antonio Palagiano, capogruppo di Italia dei valori in commissione Affari sociali alla Camera. E Cittadinanza attiva vuole ricorrere ad azioni legali. «Non entriamo nel merito di come le Regioni intenderanno attuare la deliberazione dell’Aifa - ha detto il segretario generale Teresa Petrangolini - ma è certo che non possono opporsi pregiudizialmente all’utilizzo della Ru486».

Zboy
02-04-10, 15:30
La nuova strategia cattolico-padana

• da Corriere della Sera del 2 aprile 2010

di Massimo Franco


Era prevedibile che uno degli effetti collaterali della vittoria leghista alle regionali fosse l’accentuazione della sua strategia cattolico-padana. I veti sulla pillola abortiva lanciati ieri da Roberto Cota e Luca Zaia, neogovernatori di Piemonte e Veneto, sorprendono solo in parte; e altrettanto prevedibile era la «benedizione» di monsignor Rino Fisichella. Sì tratta di un asse impostato e rinsaldato da mesi, più o meno sotto traccia. Umberto Bossi e il suo partito l’hanno coltivato cancellando i ricordi di un paganesimo leghista che associava i papi e i vescovi a «Roma ladrona» e preferiva i riti celtici a quelli cristiani.
E la Chiesa cattolica da tempo osserva compiaciuta questa conversione, perché è a caccia di sponde politiche che sostengano la sua agenda. Basta pensare ai colloqui che il ministro e capo leghista aveva avuto nell’autunno scorso prima col presidente della Cei, Angelo Bagnasco, e poi col segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone: mosse che il quotidiano la Padania aveva celebrato come l’ufficializzazione di un legame identitario. Allora, si indovinò la voglia di Bossi di entrare in competizione con Silvio Berlusconi su un terreno che era stato sempre monopolio del presidente del Consiglio; e di riempire lo spazio lasciato libero da Gianfranco Fini, un interlocutore dal quale la Santa Sede si è sentita trascurata, se non tradita.
Ma l’iniziativa controversa di Cota e Zaia sembra aprire la seconda fase della strategia cristiana della Lega: una battaglia «sui valori» giocata di nuovo dentro il centrodestra, con il supplemento di potere dato al Carroccio dal voto regionale; ma rivolta anche ad insidiare le sacche cattoliche residue nell’opposizione. È come se Bossi applicasse la tecnica del partito pigliatutto anche nei rapporti con il Vaticano. In fondo, Cota non si è lasciato sfuggire l’appoggio dell’Udc di Pier Ferdinando Casini e di Rocco Buttiglione alla candidata piemontese del centrosinistra, Mercedes Bresso: una delle bestie nere dei vescovi proprio sulla pillola Ru486.
E’ stato un passo falso che ha finito per mettere l’Udc sulla difensiva soprattutto per il successo del Carroccio. Quanto ad Emma Bonino, sconfitta nel Lazio, il centrosinistra ha tentato un po’ goffamente di escludere l’esistenza di un caso fra l’esponente radicale e il Vaticano: anche dopo il monito duro e ai confini dell’ingerenza di Bagnasco alla vigilia delle elezioni. La stessa Bonino ha cercato di accreditare questa tesi, tranne poi spiegare di essere stata battuta perché nelle province laziali il peso della Chiesa cattolica è molto forte: una spiegazione che ha un po’ il sapore dell’alibi. C’è dunque un secondo vuoto che la Lega si ripropone di coprire nei rapporti con il mondo cattolico, ed è quello lasciato da alcune scelte contraddittorie del Pd. L’operazione, dunque, è a tutto campo. Bossi sfrutta le difficoltà attuali delle gerarchie ecclesiastiche. E cerca di piegare le posizioni della Cei alle priorità leghiste in materia di lotta alla diffusione dell’islamismo; all’immigrazione clandestina; e di competizione sia col Pdl che con la sinistra. Per raggiungere lo scopo non esita a bacchettare i cardinali che ritiene «fuori linea», come avvenne nel dicembre scorso contro l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, considerato dai leghisti troppo «filo-islamico».
L’offensiva di Cota e Zaia riflette un leghismo popolare, cristiano e padano che offre i propri «crociati» alla Chiesa cattolica; ma in cambio pretende un collateralismo senza cedimenti sui temi che interessano al partito. Al Carroccio il Vaticano serve per accentuare il suo ruolo di perno del centrodestra e, in prospettiva, del sistema. E ai vescovi, in questa fase convulsa, l’appoggio astuto di Bossi è utile forse perfino di più per arginare la sensazione di una solitudine inedita. Ma il «federalismo della pillola abortiva» è una di quelle iniziative destinate a dimostrare quanto sia complicato e discutibile bloccare una legge dello Stato; e come l’alleanza Lega-Vaticano abbia confini geografici e politici che finiscono per esaltarne non la forza ma i limiti e l’ambiguità.

Zboy
11-05-10, 23:24
Ru486 e spoil system nelle Asr. Mellano e Manfredi: Cota vuole prendere due piccioni con una fava. Sì a una grande manifestazione nazionale a Torino per la libertà di scelta della donna

3 aprile 2010

Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

Cota non perde tempo e ha chiesto ai direttori generali delle aziende sanitarie piemontesi di dimettersi subito, senza attendere la scadenza del loro mandato, a fine anno. Il neo-presidente leghista vuole così prendere due piccioni con una fava: attuare da subito uno spoil system nelle aziende sanitarie regionali che gli consenta di avere direttori generali fedeli alla linea. La sua proposta di affidare a un soggetto terzo la valutazione dei nuovi manager è uno specchietto per le allodole; la scelta finale spetterà sempre alla giunta regionale. D’altro canto, Cota si è ben guardato in campagna elettorale (a differenza di Mercedes Bresso), di fare propria la proposta della Lista Bonino-Pannella di scegliere direttamente i direttori generali tramite pubblico concorso.

Una volta ottenuto questo, sarà facile per Cota e i suoi ostacolare, per interposta persona, negli ospedali dove si praticano gli aborti, l’accesso delle donne all’aborto farmacologico, con tutti i modi che la burocrazia sanitaria consente.

Chi si batte per impedire la libera scelta delle donne ce la sta mettendo tutta; è necessario ed urgente che chi intende opporsi concretamente a tale disegno non rimanga a casa, a sfogarsi al computer, ma scenda in piazza; SI’ dunque a una grande (ma davvero!) manifestazione nazionale a Torino “PER LA LIBERTA’ DI SCELTA DELLA DONNA”.


N. B. Il libretto “RU486: una vittoria radicale” è disponibile a questo link:
http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Vedi anche:
Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Zboy
11-05-10, 23:25
Ru486. Poretti e Bacchi: pubblicati sul web i dati relativi al'uso della pillola abortiva in Toscana
Dichiarazione della Senatrice Radicale Donatella Poretti e di Antonio Bacchi, della giunta dell'Associazione "Andrea Tamburi"

3 aprile 2010

Abbiamo reso disponibili su Radicali Toscana (http://www.radicalitoscana.it) i dati forniti dalla Regione che mostrano come negli ultimi 4 anni sono pochissime le Asl della Toscana che hanno fatto effettivamente fatto ricorso alla pillola abortiva Ru486. Dalle tabelle si vede chiaramente che molte strutture sanitarie non hanno mai utilizzato l'aborto farmacologico o lo han fatto solo in maniera sporadica e occasionale. Su tutte spicca Firenze - Careggi con un solo caso (uno, non è un errore) in quattro anni.

Fa piacere constatare che il neo eletto Enrico Rossi attacchi duramente i colleghi leghisti Cota e Zaia, ma a questo punto ci aspettiamo che sia consequenziale nei comportamenti e renda effettivamente disponibile in tutte le strutture sanitarie della regione la pillola abortiva.

Il protocollo fin qui attuato in Toscana, che indica non il day hospital ma tre giorni di degenza, è un paletto immotivato che scoraggia la libera scelta delle donne tra l'intervento farmacologico e quello chirurgico: rimuoverlo è il primo passo che ci aspettiamo dal nuovo Presidente della Regione.

Zboy
11-05-10, 23:26
RU486 e spoil system, Mellano e Manfredi: Cota vuole prendere due piccioni con una fava. Si ad una grande manifestazione nazionale a Torino

3 aprile 2010

Bruno Mellano (presidente Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Associazione Radicale Adelaide Aglietta):



Cota non perde tempo e ha chiesto ai direttori generali delle aziende sanitarie piemontesi di dimettersi subito, senza attendere la scadenza del loro mandato, a fine anno. Il neo-presidente leghista vuole così prendere due piccioni con una fava: attuare da subito uno spoil system nelle aziende sanitarie regionali che gli consenta di avere direttori generali fedeli alla linea. La sua proposta di affidare a un soggetto terzo la valutazione dei nuovi manager è uno specchietto per le allodole; la scelta finale spetterà sempre alla giunta regionale. D’altro canto, Cota si è ben guardato in campagna elettorale (a differenza di Mercedes Bresso), di fare propria la proposta della Lista Bonino-Pannella di scegliere direttamente i direttori generali tramite pubblico concorso.



Una volta ottenuto questo, sarà facile per Cota e i suoi ostacolare, per interposta persona, negli ospedali dove si praticano gli aborti, l’accesso delle donne all’aborto farmacologico, con tutti i modi che la burocrazia sanitaria consente.



Chi si batte per impedire la libera scelta delle donne ce la sta mettendo tutta; è necessario ed urgente che chi intende opporsi concretamente a tale disegno non rimanga a casa, a sfogarsi al computer, ma scenda in piazza; SI’ dunque a una grande (ma davvero!) manifestazione nazionale a Torino “PER LA LIBERTA’ DI SCELTA”.









N. B. Il libretto “RU486: una vittoria radicale

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf



Vedi anche:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html) a radicale” è disponibile a questo link:

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf



Vedi anche:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Zboy
11-05-10, 23:26
La RU486 è più pericolosa del Karman?

• da Il Riformista del 8 aprile 2010

di Anna Meldolesi

L’aborto farmacologico è più o meno pericoloso di quello chirurgico? Questa domanda ha accompagnato la prima fase del dibattito sull’Ru486, quando si doveva decidere se autorizzare o meno l’uso della pillola abortiva in Italia. E continua ad aleggiare ora che è iniziata la distribuzione e in Puglia è stata avviata la prima interruzione di gravidanza per via farmacologica. Il confronto, si è spostato sulle modalità: ricovero o day hospital. Per evitare grane, il Policlinico di Bari ha deciso di ricoverare per tre giorni la prima paziente, una ragazza di 25 anni. Ma si può ragionevolmente sostenere che il profilo di rischio dell’aborto farmacologico sia tale da richiedere sempre il ricovero? La salute delle donne che abortiscono sarà più tutelata in Veneto, dove è previsto, che in Emilia Romagna, dove basta il day hospital a meno che non sia la paziente a chiederlo?
A seconda di chi si interroga si ricevono risposte diverse. Il Consiglio superiore di sanità sostiene che i dati scientifici non sono conclusivi, anche se con una capriola logica chiede il ricovero. Il sottosegretario alla salute Eugenia Roccella e l’Avvenire si spingono oltre, appesantendo le statistiche ufficiali dei decessi con i resoconti aneddotici. Ma se adottassimo lo stesso approccio per tutte le medicine finiremmo per chiudere le farmacie e imporre il ricovero anche a chi prende un antidolorifico (pare che i cosiddetti Fans detengano il record delle ospedalizzazioni per eventi avversi). Giuseppe Benagiano, che ha preceduto Enrico Garaci alla guida dell’Istituto superiore di sanità, ha provato ad attingere anche alle fonti non ufficiali per compilare un database internazionale dei decessi ma al telefono con il Riformista racconta di essersi arreso, perché si tratta di una missione impossibile. L’unica strada percorribile e seria, in definitiva, è fare riferimento alla letteratura medica. Anche se questa può essere tirata di qua o di là a seconda delle inclinazioni etico-politiche di chi la consulta. C’è, ad esempio, chi pone l’accento sulle stime del 2005 del New England Journal of Medicine (Nejm), con una mortalità dieci volte superiore a quella dell’aborto chirurgico. E c’è chi risponde con Obstetrics e Gynecology del 2007, che non trova differenze statisticamente significative tra le due modalità, entrambe con meno di un decesso per 100.000 casi. Significa che la scienza non può aiutarci a sciogliere il nodo? Niente affatto, perché i dati non galleggiano nel vuoto. Silvio Viale, che ha sperimentato l’Ru486 a Torino, nota che è meno pericolosa sia del Viagra che della penicillina. In effetti secondo un vecchio articolo del Journal of the American Medical Association, le pillole blu hanno un tasso di mortalità di 1 su 20.000, superiore non solo alle pillole abortive ma anche ai farmaci per le disfunzioni erettili che necessitano di iniezione locale.
Eppure l’idea di scoraggiare l’uso del Viagra a vantaggio dell’invasivo Caverject non è mai venuta a nessuno (quanto al ricovero, è improponibile). Ancora più convincente il ragionamento che Achille Caputi, ex presidente della Società italiana di farmacologia, affida al Rifomista: quando si leggono le statistiche bisogna ricordarsi che i rischi tendono a diminuire man mano che aumenta l’esperienza. La gran parte della mortalità documentata per l’aborto farmacologico è legata ad alcuni decessi per sepsi scoperti verso la metà dello scorso decennio in America. Colpa di un batterio - Clostridium sordellii - che può essere presente nella flora vaginale e rappresenta un rischio anche negli aborti spontanei. Il dibattito sulla pericolosità dell’Ru486 si è scatenato allora, ma nel frattempo sono passati cinque anni, cos’è successo? Le autorità sanitarie internazionali hanno organizzato workshop e rafforzato il monitoraggio, ma le prove della pericolosità delle pillole abortive anziché aumentare vanno diminuendo. Come dire che il vecchio cluster americano pesa in modo sproporzionato sulle statistiche e difficilmente si ripeterà in futuro nei Paesi occidentali. In questa direzione punta, ad esempio, un’analisi pubblicata sul Nejm nel luglio del 2009 su ben 227.823 donne che hanno abortito per via farmacologica tra il 2005 e il 2008. La conclusione è che quando la somministrazione della seconda pillola è diventata orale anziché vaginale e si è ampliata la profilassi antibiotica, l’incidenza di infezioni si è ridotta del 93%.
La domanda all’ordine del giorno negli ambienti medici internazionali ora è questa: bisogna sempre accoppiare l’Ru486 con gli antibiotici? Se davvero il problema è tutelare le donne, allora dovremmo discutere di questo anche in Italia anziché imporre il ricovero in ospedale. Una volta garantiti i massimi standard di sicurezza, saranno le singole donne, opportunamente consigliate dai medici, a decidere quale strada seguire. Molte continueranno a preferire la via chirurgica, in genere meno dolorosa dal punto di vista fisico e anche psicologico, perché più rapida e accompagnata da anestesia. Altre preferiranno le pillole, magari per evitare che l’aborto chirurgico - soprattutto se praticato più volte - danneggi l’endotelio dell’utero compromettendo le successive gravidanze.
Resta il fatto che né la legge 194 né le linee guida nazionali o regionali allo studio potranno tenere chiuse in ospedale le donne che non lo vogliono. Non sappiamo quante decideranno di firmare il foglio per le dimissioni in contrasto con le indicazioni ufficiali. Forse saranno più numerose quelle che scarteranno l’opzione farmacologica in favore di quella chirurgica per tornare a casa prima. Ma non c’è bisogno di
essere maliziosi per sospettare che chi caldeggia il ricovero miri anche a questo.

Zboy
11-05-10, 23:27
Int. a E. Bonino - "Le nostre conquiste sono ancora a rischio. Serve una grande mobilitazione"

• da L'Unità del 8 aprile 2010

di Mariagrazia Gerina


Ne abbiamo viste di peggio ma le abbiamo vinte perché lo volevamo aldilà delle prudenze dei partiti», dice Emma Bonino alle donne che nel 2010, quando decidono di ricorrere all’aborto, si ritrovano ancora a combattere con obiettori di coscienza, rinati picchetti anti-abortisti (anche se sparuti e scarsi), ospedali che, nonostante il via libera dell’Aifa, ritardano a far partire gli ordinativi per la Ru486 che da decenni consente di abortire senza ricorrere all’intervento chirurgico. Non siamo agli anni Settanta: «Ma stanno facendo una battaglia ideologica contro un farmaco, dicono che non si deve banalizzare l’aborto, ovvero vogliono ancora che si partorisca nel dolore e si abortisca sotto tortura».
La "ricetta" di Emma Bonino, di fronte a tutto questo, è in un certo senso antica. «Ci vuole una grande mobilitazione nel paese». Una mobilitazione delle donne, prima di tutto. Ma non solo. «Bisogna rilanciare un dibattito aperto sui valori , sulla libertà di scelta della donna di fronte alla maternità, sulla libertà di cura, sui diritti civili», dice la vicepresidente del senato. Lei che, nel 1975, pagò con il carcere la disobbedienza alla legge che allora vietava l’aborto. Storia di trentacinque anni fa. Tornata d’attualità, in campagna elettorale, quando Libero, fiutata l’aria, ha ripubblicato le foto della candidata del centrosinistra che nel ‘75 aiutava contra legem le donne ad abortire. Anacronistico? Certo. Oggi il diritto delle donne ad abortire è legge. Ma la lezione di queste ore - e non solo - dice anche che: «Le conquiste fatte non sono per sempre, se non le si difende, ci si sveglia una bella mattina e quelle cose che hai conquistato non ce le hai più», scandisce la leader radicale, invocando una «manifestazione, una mozione in parlamento», qualunque cosa segnali una reazione. E non serviva nemmeno vedere «tutta questa mobilitazione contro la Ru486» per capire l’urgenza: «Basta guardare a cosa succede negli ospedali della Lombardia dove non si fanno più aborti perché sono tutti obiettori». «Perché non oggi?», quindi. Questo è l’appello che la vicepresidente del Senato rivolge alle donne, adesso che si tratta di non perdere le conquiste costate anni di lotte. «Facciamo qualcosa, ricominciamo dal paese», dice. L’idea che di queste cose ormai se ne debbano occupare solo le istituzioni - mai così fragili, per giunta - non regge. Che si tratti del parlamento dove si legifera («e dove peraltro non siamo maggioranza») o di uno degli ospedali a cui le donne si rivolgono per abortire, di fronte alle pressioni crescenti della Chiesa e non solo, «le istituzioni vanno rafforzate e dare vita a un movimento nel paese servirebbe anche a questo», avverte Bonino. Critica, certo, con la Lega, con gli appelli anti-abortisti della Chiesa. Ma anche con la sinistra: «Se certa destra ne fa una battaglia ideologica è anche perché dall’altra parte non c’è una mobilitazione progressista, o come la vuoi chiamare (io suggerirei normale) a favore della libera maternità, una resistenza vera, una contrapposizione di valori».
La marcia indietro a cui sono stati costretti Cota e Zaia dice che di margine ce n’è: «Ma se uno vuole far crescere la contraddizione nel campo dell’avversario deve costruire una mobilitazione della sua parte». E invece: «Certi argomenti - attacca Emma Bonino - sono rimasti abbastanza nascosti in questi anni, per ragioni politicanti». Un j’accuse molto duro: «L’ultima manifestazione s’è vista dopo il referendum sulla legge 40, ma stiamo parlando del 2005». La risposta migliore? «Mobilitarsi, meglio tardi che mai». «Corrente Rosa una settimana fa ha proposto una manifestazione, finora le adesioni scarseggiano».

Zboy
11-05-10, 23:28
Ru486, Manfredi e Boni: Il governo impartisce lezioni sulla 194 ma non fa quello che la legge prescrive: avrebbe dovuto presentare relazione su stato attuazione ben due mesi fa

8 aprile 2010

* Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Igor Boni (segretario Associazione Radicale Adelaide Aglietta):



Ogni giorno gli esponenti del governo si danno il turno per impartirci lezioni sulla legge 194. Peccato che poi non facciano quello che la legge impone loro di fare, anche le cose più semplici. Ai sensi dell’art. 16 della legge, il Ministro della Sanità deve presentare al Parlamento entro il mese di febbraio di ogni anno una relazione sull'attuazione della legge stessa. La Relazione relativa al 2010 non è stata ancora presentata; quella dell’anno passato fu presentata al Parlamento il 29 luglio 2009, quando gli onorevoli erano già in vacanza.

Siamo, perciò, ancora in attesa dei dati aggiornati sull’aborto chirurgico e su quello farmacologico che dovrebbero servire da base per la formulazione delle sospirate“Linee guida” del governo e per il monitoraggio delle interruzioni di gravidanza.

A proposito di legge sempre nominata ma mai attuata: l’art. 15 della legge 194 prescrive che “le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario … sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza.”.
Stiamo parlando di una norma che è entrata in vigore il 6 giugno 1978, quindici giorni dopo la pubblicazione della legge 194 sulla Gazzetta Ufficiale. Ma concretamente, realmente, tale norma è stata attuata solamente dalla Regione Puglia e solo ieri, mercoledì 7 aprile 2010 (32 anni dopo!), quando una cittadina italiana, Sara, nel Policnico di Bari, ha potuto accedere finalmente all’aborto farmacologico in regime legale ordinario e non più di sperimentazione; e la prima pillola in assoluto fu somministrata dal Dr. Silvio Viale a Torino solamente nel settembre 2005.

E’ questo il rispetto della legge scritta da parte delle istituzioni della Repubblica Italiana. E’ questo quello che i radicali chiamano “legge formale” e “legge materiale”; non si tratta di questioni di lana caprina ma di problemi che riguardano la vita di ciascun cittadino e cittadina italiani.


Torino, 8 aprile 2010


Manfredi (348/5335305)

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Zboy
11-05-10, 23:31
Ru 486, Manfredi e Boni: il governo impartisce lezioni sulla 194 ma non fa quello che la legge prescrive: avrebbe dovuto presentare relazione su stato attuazione ben due mesi fa

8 aprile 2010

· Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Igor Boni (segretario Associazione Radicale Adelaide Aglietta)

Ogni giorno gli esponenti del governo si danno il turno per impartirci lezioni sulla legge 194. Peccato che poi non facciano quello che la legge impone loro di fare, anche le cose più semplici. Ai sensi dell’art. 16 della legge, il Ministro della Sanità deve presentare al Parlamento entro il mese di febbraio di ogni anno una relazione sull'attuazione della legge stessa. La Relazione relativa al 2010 non è stata ancora presentata; quella dell’anno passato fu presentata al Parlamento il 29 luglio 2009, quando gli onorevoli erano già in vacanza.

Siamo, perciò, ancora in attesa dei dati aggiornati sull’aborto chirurgico e su quello farmacologico che dovrebbero servire da base per la formulazione delle sospirate“Linee guida” del governo e per il monitoraggio delle interruzioni di gravidanza.

A proposito di legge sempre nominata ma mai attuata: l’art. 15 della legge 194 prescrive che “le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario … sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza.”.
Stiamo parlando di una norma che è entrata in vigore il 6 giugno 1978, quindici giorni dopo la pubblicazione della legge 194 sulla Gazzetta Ufficiale. Ma concretamente, realmente, tale norma è stata attuata solamente dalla Regione Puglia e solo ieri, mercoledì 7 aprile 2010 (32 anni dopo!), quando una cittadina italiana, Sara, nel Policnico di Bari, ha potuto accedere finalmente all’aborto farmacologico in regime legale ordinario e non più di sperimentazione; e la prima pillola in assoluto fu somministrata dal Dr. Silvio Viale a Torino solamente nel settembre 2005.

E’ questo il rispetto della legge scritta da parte delle istituzioni della Repubblica Italiana. E’ questo quello che i radicali chiamano “legge formale” e “legge materiale”; non si tratta di questioni di lana caprina ma di problemi che riguardano la vita di ciascun cittadino e cittadina italiani.


Torino, 8 aprile 2010


Manfredi (348/5335305)

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf


RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Zboy
11-05-10, 23:32
Int. a M. Parachini - Come frena l'obiezione selvaggia

• da Gli Altri del 16 aprile 2010

di Monica Micheli


Ho intervistato Mirella Parachini, la ginecologa che mi ha aiutato nel mio drammatico aborto

Quindici giorni dopo il mio ricovero per un’interruzione terapeutica di gravidanza che ho raccontato
nello scorso numero di questo giornale, torno in ospedale per incontrare e intervistare la ginecologa che mi ha assistita, Mirella Parachini, da sempre esponente dei radicali e delle battaglie in difesa della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Gli Altri avevano puntato il dito contro gli obiettori, così inizio da questo argomento, per arrivare poi ai grandi temi della maternità e dell’autodeterminazione.

L’obiezione di coscienza prevista dalla legge 194/78 è stata un compromesso davvero necessario?
Bisogna tornare alla storia della legge. La clausola poggia sul fatto che si varava una legge in un sistema in cui prima tutto questo non accadeva; la necessità di rispettare un organico che già potesse avere delle
scelte opposte, si può quindi capire. Il problema è quanto questa norma dovesse essere transitoria, e Sansonetti fa bene a sollevare la questione: non possiamo darla per scontata. Nella struttura in cui lavoro, è stato indetto in questi giorni un bando di avviso pubblico e non si sa quanti di quelli che verranno assunti saranno obiettori, quindi io, responsabile del servizio di IVG, non so su quante forze potrò contare. Come radicali abbiamo sempre fatto le battaglie per l’obiezione di coscienza al servizio militare, col particolare però che si prevedeva un incarico alternativo: manteniamo l’obiezione di coscienza, ma non a costo zero. Una cosa che potrebbe ridurre l’obiezione selvaggia è dare agli obiettori un incarico alternativo, per esempio dei turni per la contraccezione. Noi che non facciamo obiezione, abbiamo lavoro in più, a parità di stipendio e ruoli. Mi viene quasi da dire che sono io a fare un’affermazione di coscienza.

Quali sono, oltre all’incarico alternativo, le possibili strade di contenimento dell’obiezione?
Un’altra possibile riduzione dell’obiezione trova la sua strada dentro la questione sanità pubblica e privata. In Italia l’unica prestazione sanitaria per cui non vale il ricorso alle strutture private è l’IVG e i radicali su questo hanno fatto un referendum, che è stato perso. Sulla questione pubblico/privato,
sono state accesissime le discussioni con le mie amiche e compagne di battaglia: il timore era che il privato lucrasse sull’interruzione di gravidanza. Credo che i trent’anni trascorsi dall’approvazione della legge ci abbiano dato ragione. Faccio l’esempio spagnolo: più del 90% degli interventi IVG avviene nelle cliniche private convenzionate (dove il costo è di 250 euro a prestazione, tutto compreso, mentre lo Stato italiano per ogni interruzione di gravidanza spende 1200 euro), strutture in cui non c’è obiezione di coscienza e in cui la qualità del servizio si alza per poter competere con il mercato. Questo avviene anche in Olanda e in Inghilterra. So di toccare un argomento delicato, ma pensiamoci, perché questi due anticorpi - incarico alternativo e strutture private - permetterebbero forse di arginare l’obiezione..

Intravedi una schizofrenia tra ipermedicalizzazione della gravidanza e obiezione di coscienza?
In Italia sta proliferando la diagnostica prenatale, principio giusto ma di cui c’è un abuso (la media nazionale è di 6 ecografie per una gravidanza); la donna incinta viene seguita e ipermedicalizzata ma poi, quando per esempio l’amniocentesi vamale, abbandonata a se stessa. Le donne dovrebbero fare pressione chiedendo al proprio medico quale sia il suo impegno in caso di esito negativo della diagnosi prenatale. Metterei quindi la questione della coscienza sul piano della serietà professionale.

Esiste una questione di potere legata alla RU486?
La RU486 pone sicuramente il terna della manipolazione, perché l’intervento chirurgico rende molto più passiva la paziente. Eppure la questione non è così semplice, perché non è che prendi la pillola e te ne vai a casa. La pillola richiede una presenza: la donna dopo aver preso la prostaglandine ha bisogno di assistenza, ha paura, ha dolori, ha perdite di sangue. Non è vero che il personale è assente, semplicemente cambia il tipo dì assistenza, che diventa meno meccanica. Non ti metto le mani addosso, non uso strumenti chirurgici ma ci devo essere. L’impegno assistenziale con l’aborto farmacologico paradossalmente è maggiore, ma di diversa natura. Questo potrebbe non favorire la disincentivazione all’obiezione. Per gli eventi medici stiamo viaggiando verso una semplificazione e una minima invasività
degli interventi, per tutti tranne che per l’interruzione volontaria di gravidanza.

La destra oggi, attraverso la battaglia contro la RU486, addirittura rivendica il valore politico dell’applicazione della 194...
In tutti i paesi è una questione politica. In Francia Roussel Uclaf ritira la produzione del prodotto nel 1988 perché boicottato dai movimenti pro-life. Il ministro della salute francese, il socialista Claude Evin, scende in campo e obbliga la farmaceutica a riprendere la produzione della pillola che è "proprietà morale delle donne". In Germania Schroeder risponde alle posizioni anti RU486 della conferenza episcopale dicendo che la questione non è negoziabile. Se in Italia avessimo una classe politica in grado di prendere tali posizioni, potremmo ristabilire correttamente il piano della discussione.

Perché tanto accanimento contro la pillola RU486?
Sicuramente si suppone che la donna quando è "sottoposta", in senso fisico materiale, venga disincentivata ad abortire, e sappiamo invece quanto questo non sia un deterrente. C’è poi il fattore punitivo: se lei soffre ed espia è un po’ meglio che se non soffre. Quando la chiesa minacciò di scomunica chi vendeva la pillola RU486, io rimasi basita. Perché, allora, non scomunicare chi vendeva le cannule per l’aspirazione? Un altro argomento su cui inviterei ad approfondire la discussione nasce dall’esperienza di due gruppi, francese e svedese, ai tempi in cui la RU venne scoperta, che tentarono
un esperimento in cui si invitavano le donne ad assumere una dose minima di RU come induttore mestruale, per cui le donne non avrebbero saputo se fossero rimaste o no gravide. Gli studi non hanno potuto essere portati a termine perché non si è trovato un numero sufficiente di pazienti. Questo dimostra che l’accessibilità all’aborto non è un incentivo ad abortire.

L’interruzione volontaria e terapeutica di gravidanza è dolorosa solo per le donne o anche per il personale medico che la pratica?
Emotivamente noi siamo molto coinvolti in questa procedura, e il nodo non sta nell’impegno materiale. L’interruzione di gravidanza è la Cenerentola della ginecologia. In questo senso la Fiapac (International Federation of Professional Abortion and Contracéption Associates) restituisce-dignità scientifica, possibilità di ricerca, documentazione e approfondimento a una branca considerata negletta. Entrare
nel merito aiuta tantissimo il medico. I nostri congressi, che ricorrono ogni due anni, sono sempre molto intensi. I medici stanno li assetati di informazioni, sono coinvolti e hanno bisogno di sapere che quello che fanno sta rientrando in una buona pratica clinica.

Perché hai scelto la professione di ginecologa?
La risposta è facile: perché mi laureavo in medicina nel 1978 - seppure all’università Cattolica - e militavo nei radicali. Ma non è stata soltanto la battaglia sull’interruzione di gravidanza a stimolarmi in questo senso. C’era la ricerca femminista sulla medicalizzazione del parto - la parola d’ordine era "riprendiamoci il parto" -, sulla contraccezione. foche cose sintetizzano ciò che mi sta a cuore come la
ginecologia. Oggi sto approfondendo tutto un risvolto sulla demografia, che studia alcuni
paradossi che mettono in discussione luoghi comuni come questo: in Italia sì usa meno contraccezione, si abortisce di meno, si fanno meno figli e si lavora di meno; in Francia, viceversa, c’è molta contraccezione, molti aborti e un tasso molto alto di natività. Mi affascina l’aspetto della gestione della propria vita riproduttiva, e come questa si rapporta alla dimensione sociale. Dall’individuale al sociale. C’è un bellissimo libro di Barbara Duden, Il corpo della donna come luogo pubblico, dove l’ecografia viene vista come percorso di antropornorfizzazione della gravidanza, per cui questo evento, che per tanto tempo è stato privato, diventa pubblico, e la donna ne viene spossessata.

Come si possono conciliare queste teorie e pratiche femminili e femministe con la medicalizzazione della gravidanza?
Più che di non medicalizzazione, parlerei di non ipermedicalizzazione, dietro la quale si nascondono le paure della donna e del medico, paure di un evento misterioso, pericoloso e in qualche modo minaccioso. Scegliere il percorso della demedicalizzazione, vuol dire intraprende anche quello dell’accoglienza. In questa complicatissima questione, credo che l’unica strada sia l’autodeterminazione. Non può essere il medico a decidere per la donna.

Zboy
11-05-10, 23:33
Ru486, Radicali: la pillola abortiva deve essere disponibile non solo al S. Anna di Torino ma in tutti gli ospedali piemontesi

16 aprile 2010

Grazie alla giornalista Flavia Amabile per aver dimostrato che l’aborto “fai da te” è oggi in Italia alla portata di tutte e praticato da molte.


Nathalie Pisano (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Caterina Simiand (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

La notizia che da lunedì le donne potranno accedere all’aborto farmacologico presso l’Ospedale S. Anna di Torino è una buona notizia. Come riportiamo nel libretto che l’Associazione Aglietta ha dedicato alla vicenda della RU486, tutto partì da lì: il 29 gennaio 2001 il ginecologo radicale Silvio Viale presentò all’Ospedale S. Anna di Torino – dove lavorava e dove lavora tutt’oggi con la qualifica di Responsabile delle IVG – e alla Regione la richiesta di attivazione dell’aborto farmacologico; l’8 settembre 2005 fu al S. Anna di Torino che la prima cittadina italiana potè accedere alla pillola abortiva, allora in regime di sperimentazione; fino al luglio 2006, quando l’Assessore regionale di Rifondazione Comunista Mario Valpreda sospenderà tale sperimentazione, saranno 362 gli aborti farmacologici. Quindi, l’équipe medica del S. Anna ha alle spalle tutto il know how necessario per assicurare alle donne un’assistenza sanitaria adeguata.

Ma non basta. Quanto fatto presso l’Ospedale S. Anna in questi dieci anni deve permettere a tutti gli ospedali di Torino e dell’intero Piemonte che già praticano IVG di assicurare l’accesso all’aborto farmacologico nel giro di pochi giorni. Dopo aver lottato per così lungo tempo, non siamo disponibili a tollerare ulteriori ritardi, ulteriori ostruzionismi; lo ripetiamo, gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui sarà negata la pillola abortiva.

Dobbiamo, infine, ringraziare la giornalista Flavia Amabile per aver denunciato concretamente l’ipocrisia che pervade tutta la discussione sulla RU486; mentre la sottosegretaria Eugenia Roccella si scaglia ogni giorno contro “il rischio dell’aborto a domicilio”, l’Amabile ha dimostrato che l’aborto “fai da te” è una realtà in Italia alla portata di ogni donna, tramite gli acquisti di un farmaco anti-ulcera tramite Internet, o direttamente in strada ... o addirittura presso le farmacie della Città del Vaticano, addirittura a un prezzo minore di quello praticato in Italia.

E l’ “aborto fai-da-te”, pericoloso per le donne, è incentivato dal fatto che l’operazione medica dell’interruzione di gravidanza è, in Italia, monopolio del servizio pubblico e dal fatto che nei reparti di ginecologia ed ostetricia il 70,5% dei ginecologi è obiettore di coscienza (ma in cinque regioni siamo oltre l’80%, dati del Ministero della Salute). Ricordiamo a che nel 1981 i radicali promossero un referendum per consentire anche ai medici privati di praticare gli aborti e che da cinque anni giace nei cassetti della Camera dei Deputati una proposta di legge (prima firmataria Maria Antonietta Farina Coscioni, C. 276), predisposta dal Dr. Viale, che prevede la presenza nei reparti di ginecologia di almeno il 50% di personale non obiettore.

Ci pare che come radicali quello che potevamo e possiamo fare l’abbiamo fatto e lo facciamo; ma dov’è il movimento delle donne? E il PD dirà e soprattutto farà, finalmente, qualcosa?


Torino, 15 aprile 2010

Pisano (320/9722843) Simiand (3281160194)

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)
http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Zboy
11-05-10, 23:34
Ru486, Manfredi e Pisano: finalmente accessibile anche a Torino, ma deve essere disponibile in tutto il Piemonte, in almeno un ospedale per Provincia.

22 aprile 2010


su Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it) il protocollo dell’ospedale S. Anna.

Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

“32 anni dopo la legge 194 del 1978 (che già prevedeva l’aborto farmacologico) e con 22 anni di ritardo rispetto alla Francia, da ieri all’Ospedale S. Anna di Torino è disponibile la pillola abortiva RU486. Questo risultato è dovuto solamente alla determinazione dei radicali, primo fra tutti il ginecologo radicale Silvio Viale (presidente non a caso dell’Associazione Radicale A. Aglietta), che, ricordiamolo, primo in Italia presentò la richiesta per effettuare aborti farmacologici nel gennaio 2001 e primo in Italia sperimentò la RU486 dal settembre 2005 al luglio 2006 (362 casi).

Ciò premesso, i primi casi di ieri hanno fatto giustizia del terrorismo psicologico seminato in questi anni a piene mani dalla sottosegretaria Eugenia Roccella: ogni donna che ha assunto la RU486 ha deciso liberamente, dopo aver sentito il parere dei medici, se rimanere ricoverata o se firmare le dimissioni ed andarsene, per poi tornare fra tre giorni per la seconda assunzione. Ancora una volta, le persone si sono dimostrate molto più responsabili di coloro che vogliono decidere per loro, ritenendole incapaci di intendere e volere.

Ora si tratta di estendere subito l’accesso alla pillola abortiva in tutto il Piemonte, per evitare che da tutto il Piemonte (e non solo) le donne interessate si rivolgano all’Ospedale S. Anna, che non è in grado di reggere tale mole di richieste. A pensar male si fa peccato ma ci s’azzecca: non vorremmo che ora che la RU486 è legale si tentasse di ostacolarne la diffusione tentando di ingolfare i pochi ospedali che finora la prescrivono. Chiediamo al nuovo Assessore alla Tutela della Salute, Caterina Ferrero, di operare affinchè nelle altre province piemontesi sia assicurato l’accesso alla pillola abortiva, almeno in un ospedale per provincia.

I radicali continueranno a vigilare e a fare opera di informazione; da oggi, sul sito Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it) è disponibile il “Protocollo dell’Ospedale S. Anna di Torino sulla RU486”, che può essere adottato da altre strutture nel resto della regione e nel resto d’Italia.


Manfredi (348/5335305) Pisano (320/9722843)
Associazione radicale Adelaide Aglietta Torino (http://www.associazioneaglietta.it)
http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf
RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Zboy
11-05-10, 23:34
Lazio, Rossodivita e Berardo: nessuna comunicazione a ospedali su impiego Ru486

4 maggio 2010



Dichiarazione dell’avv. Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali radicali Lista Bonino Pannella del Lazio

L'Emilia Romagna ha confermato i profili di assistenza previsti in regione sull'utilizzo della pillola abortiva Ru486, con la possibilità di interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) medica, in day hospital e in ricovero ordinario. La validità dei profili di assistenza trasmessi alle Aziende sanitarie dalla Regione nel dicembre 2009 è stata confermata - si legge nella nota dell'assessore regionale alla Salute Giovanni Bissoni - dal supplemento di istruttoria condotto dai direttori sanitari e dai direttori di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie nella riunione del 31 marzo scorso.

In quella sede è stata presa in esame la letteratura scientifica a fondamento del parere tecnico reso dal Consiglio superiore di sanità rilevando come essa “nulla aggiunga o modifichi rispetto alle conclusioni cui si era giunti in ambito regionale”.

A che punto stanno le indicazioni della Regione Lazio visto che nessun ospedale del nostro territorio ha comunicazioni rispetto all’utilizzo della Ru486 per l’aborto farmacologico?

Come consiglieri regionali radicali chiediamo da subito la convocazione di una Commissione in sede regionale, non essendovi ad oggi nessuna comunicazione di indirizzo dell’aborto farmacologico con mifepristone (RU 486) da parte della Regione Lazio, allargata al contributo - questa volta - dei lavori conclusi in Emilia Romagna, che tenga conto del supplemento di istruttoria condotto dai direttori sanitari e dai direttori di ostetricia e ginecologia delle Aziende sanitarie dell’Emilia Romagna, ai fini di stabilire le modalità di applicazione della procedura presso le Aziende ospedaliere della Regione Lazio.

Zboy
11-05-10, 23:35
RU486 un mese dopo, pochi ricoveri e la metà delle Regioni resta al palo

• da la Repubblica del 6 maggio 2010

di Michele Bocci


Quasi mille confezioni di Ru486 consegnate in meno di un mese agli ospedali italiani. Il bilancio di aprile della diffusione della pillola abortiva rimanda ancora una volta l’immagine di un’Italia divisa in due dal punto di vista sanitario: da una parte il centro nord dove il farmaco sta entrando nella pratica quotidiana di molte ginecologie, dall’altra il sud, ancora fermo quasi ovunque a scrivere linee guida. Le differenze tra le Regioni appaiono così più di carattere organizzativo che politico.
In mezzo c’è il Lazio, da dove non sono arrivate nemmeno richieste di informazioni al distributore italiano, la Nordic Pharma. Nella regione governata da Renata Polverini è tutto fermo. Il tema dell’obbligo di ricovero, su cui tanti scontri si sono combattuti tra favorevoli e contrari all’ingresso del farmaco nel nostro sistema sanitario, sembra superato dalla pratica: quasi tutte le donne dopo aver preso la Ru486 firmano per tornare a casa. Secondo stime non ufficiali, dal 7 aprile, quando è stata consegnata la prima pillola abortiva a Bari, ad oggi le pazienti sono state 350.
Nessuno può costringere le donne a restare ricoverate in ospedale contro la loro volontà. Non può farlo la presa di posizione del Consiglio superiore di sanità, che ha indicato la permanenza in corsia come obbligatoria, e nemmeno quelle sulla stessa linea della maggior parte delle Regioni. Le cose dunque non verranno cambiate nemmeno dalla Commissione creata dal ministero alla Sanità per scrivere le ennesime
linee guida in favore del ricovero. Presto lo stesso organismo, incaricato anche del monitoraggio di quanto avviene nelle Regioni, dovrebbe avviare una serie di controlli nelle ginecologie.
Troverà poche pazienti ricoverate. A Torino, ad esempio, solo 2 donne su 27 hanno trascorso tre giorni in ospedale dopo la somministrazione.
I Radicali hanno fatto notare nei giorni scorsi il silenzio della Regione Lazio: «Nessun ospedale del nostro territorio ha indicazioni rispetto all’utilizzo della Ru486». Altre sette Regioni - Calabria, Basilicata, Campania, Sicilia, Sardegna, Marche e Umbria - non hanno ancora ordinato il farmaco ma si sono comunque fatte quasi tutte vive con il distributore per avere informazioni sulla consegna. Nel Lazio sembrerebbe esserci una situazione di stallo. La Regione ha fatto delle linee guida ma non sono state comunicate agli ospedali: «Non sappiamo neanche cosa rispondere alle pazienti, che fanno domande. A me sembra una cosa assurda. Credo che debbano anche essere i primari a muoversi», dice Mirella Parachini, ginecologa di area Radicale del San Filippo Neri di Roma e presidente della Fiapac, Federazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione.
Dove comandano i governatori che più apertamente e duramente hanno attaccato la pillola, Cota e Zaia, sono già state fatte le prime somministrazioni del farmaco. In Piemonte ne sono già state ordinate 80 confezioni, in Veneto 50. La Regione leader è una di quelle che già distribuiva la Ru486 da qualche anno, in base alla legge sull’acquisto all’estero dei farmaci. Si tratta della Toscana che ha ordinato all’incirca 300 scatole, una scorta che dovrebbe durare alcuni mesi. Al distributore risultano essere addirittura 500, cioè circa la metà di tutte le richieste del nostro paese, ma probabilmente c’è stato un errore di comunicazione: un ordine di 300 compresse (cioè 100 scatole) è stato scambiato per uno di 300 confezioni. Seconda come numero di richieste è la Lombardia, a 160. L’Emilia, una delle poche Regioni a somministrare la pillola in day hospital, è a 50 ordini. Lo stesso numero della Puglia, l’unica realtà del sud dove è disponibile la Ru486. Per questo il policlinico di Bari viene contattato da mezza Italia. «Ho visto donne di Roma, Catania, Latina, Campobasso, oltre che di Lecce e Brindisi», spiega il primario Sergio Blasi. L’ospedale ha dovuto creare una linea telefonica dedicata per rispondere alle domande di chi vorrebbe prendere la pillola e vive lontano dal capoluogo pugliese. Si è già creata una lista d’attesa

Zboy
11-05-10, 23:35
La Ru486 è a disposizione in Italia da un mese

• da Left Avvenimenti settimanale dell'Altritalia del 7 maggio 2010


La Ru486 è a disposizione In Italia da un mese e all’ospedale S. Anna di Torino 20 donne hanno potuto usarla e 18 hanno firmato per non restare in ospedale. È Silvio Viale, il ginecologo radicale che ha avviato la sperimentazione della Ru486, a spiegarlo precisando che per nessuna di loro ci sono state complicazioni. Intanto, nel policlinico di Bari, dove la Ru486 veniva data in day hospital acquistandola all’estero già da un paio di anni, e dove la Ru486 "italiana" è stata usata perla prima volta, finora sono state una ventina le donne che l’hanno assunta.

Zboy
22-07-10, 12:07
Obiezione. Viale: tutelare e garantire i servizi, nessun alibi per e contro Cota

5 giugno 2010

Silvio Viale, medico radicale, responsabile del servizio di IVG presso l’Ospedale S.Anna di Torino, ha seguito il convegno organizzato dal Centro Cattolico di Bioetica dell’Arcidiocesi di Torino, che si è svolto questa mattina presso l’Alula Magna della Facoltà Teologica.
Silvio Viale, che ha avuto un vivace battibecco con un gruppo di manifestanti che contestava il convegno, nel pomeriggio ha dichiarato:
“Sono contrario ad abolire l’obiezione di coscienza, sia quella inutile sulla legge 40/93 (fecondazione assistita), sia quella dimenticata della legge 413/93 (sperimentazione animale), tanto meno quella della legge 194/78 (aborto). Il punto non è abolire l’obiezione di coscienza, ma come garantire le prestazioni oggetto dell’obiezione. Non basta urlare contro gli obiettori o contro Cota per cancellare venti anni di disinteresse dell’amministrazione pubblica e del cosiddetto movimento delle donne.
Il convegno di questa mattina ha riproposto un’obiezione militante a tutto campo, dai barellieri ai farmacisti, per mettere in difficoltà l’applicazione della legge 194. A questa strategia non basta contrapporre un presidio o chiamare a raccolta una manifestazione una tantum contro le dichiarazioni di Cota. La manifestazione del 19 giugno potrà fare passi avanti se si saprà emancipare da una polemica astratta, sempre “contro”, e se si saprà affrancare da un’applicazione volontaristica, o all’opposto forzata, della 194. Come non si può pensare di costringere a fare gli aborti chi non li vuole fare, non si può pensare che chi li fa sia disposto a farli per sempre.
La RU486 ha messo a nudo i limiti della 194 e mi auguro che il movimento delle donne sappia svincolarsi dai tabù degli anni ’70 e sappia fare autocritica, perché la scelta di limitare l’aborto nel pubblico si è rivelata una trappola che ha amplificato l’obiezione di coscienza e favorito il cinico disinteresse della politica. Occupare un convegno sul’obiezione organizzato dall’Arcidiocesi può sembrare un obiettivo, ma non rende meno colpevoli. Ecco perché questa mattina ho ascoltato il convegno e ho polemizzato con chi voleva fare irruzione.”

Zboy
22-07-10, 12:08
RU486/Pisano e Grizzanti: sei mesi fa la legalizzazione ... rimasta sulla carta della Gazzetta Ufficiale. I radicali piemontesi richiedono informazioni a tutte le aziende sanitarie regionali.

9 giugno 2010

Sei mesi fa, il 9 dicembre 2009, era pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 229 alla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”; dopo 31 anni dalla legge 194 del 1978, che già lo prevedeva all’art. 15, l’aborto farmacologico era legalizzato in Italia.
In questi sei mesi, in Piemonte, solo l’Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna ha iniziato, ad aprile, a somministrare la pillola abortiva RU486, in alternativa all’aborto chirurgico. Da fonti informali i radicali hanno appreso che gli ospedali di Savigliano e Cuneo (ASL CN1) si sono riforniti del farmaco.

Oggi, Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno inviato una lettera (raccomandata A/R) ai Direttori Generali delle 13 Aziende Sanitarie Locali, delle 5 Aziende Ospedaliere e delle 3 Aziende Ospedaliere Universitarie presenti in Piemonte, con la richiesta di informazioni sulle iniziative da loro intraprese per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito delle rispettive aziende.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“L’interruzione di gravidanza è l’unico intervento sanitario che non può essere praticato, in Italia, nelle strutture private; a maggior ragione, il servizio sanitario nazionale deve farsi carico di rendere concretamente possibile un intervento di cui ha il monopolio esclusivo.
Eravamo stati facili profeti, sei mesi fa, quando avevamo detto che la lotta portata avanti dai radicali, dai radicali piemontesi in particolare, da Silvio Viale innanzitutto, per assicurare alle donne italiane quello a cui le donne francesi possono accedere da oltre vent’anni non era finita. E’ ora di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, direttori generali, medici, infermieri, forze politiche e sociali; noi non partecipiamo alla gara a chi grida più forte contro Cota; l’obiettivo vero, molto più difficile delle grida di un giorno, è quello di rendere accessibile la pillola abortiva in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Ribadiamo ancora una volta che gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui verrà negato il farmaco RU486.”.


Pisano (3209722843) Grizzanti (3478948034)

Il Protocollo dell’Ospedale S. Anna di Torino sull’interruzione farmacologica di gravidanza
http://www.webalice.it/carlamarchisio/Prot_int_gravidanza.pdf

RU486: UNA VITTORIA RADICALE
http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
22-07-10, 12:09
Ru486, Berardo e Parachini: nel Lazio ostruzionismo strisciante contro diritto delle donne

9 giugno 2010

Dichiarazione di Rocco Berardo, consigliere regionale radicale, e Mirella Parachini, ginecologo della direzione dell'Associazione Luca Coscioni

E' stentata la partenza dell'aborto farmacologico della Regione Lazio. Soltanto ieri, dopo sei mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'introduzione della Ru486 in Italia, i giornali hanno annunciato la prima utilizzazione nel Lazio presso l'ospedale di Ostia. A questo ritmo (una somministrazione ogni sei mesi) ci saranno due pillole l'anno? La situazione è politicamente bloccata dall'inerzia o meglio dall'ostruzionismo strisciante praticato dai responsabili dell'applicazione della 194 nella nostra regione. Occorre subito sbloccare questa voluta paralisi che colpisce da una parte le donne costrette all'intervento chirurgico e non farmacologico (contro la loro volontà) e dall'altra a un'impossibilità per le strutture sanitarie di dare adeguate risposte rispetto a una legge e un diritto che c'è ma viene negato. Come Associazione Luca Coscioni e in sede regionale ci attiveremo affinché il rispetto della legge sia garantito immediatamente.

Zboy
22-07-10, 12:09
Pillola abortiva, le linee guida. "Il ricovero sarà obbligatorio"

• da La Repubblica - ed. Roma del 10 giugno 2010

di Chiara Righetti


Ieri perfino Maurizio Gasparri, pur dicendosi certo che «la somministrazione avverrà nel pieno rispetto della 194», esortava: «E’ necessario che il Lazio approvi immediatamente le linee guida, per evitare che i medici possano agire in autonomia». Non è il caso, è bene precisarlo, del Grassi di Ostia, dove la Ru486 sarà somministrata in regime di ricovero come prescrivono le indicazioni nazionali. E pure quelle del Lazio che, ha anticipato Polverini, prevederanno il ricovero obbligatorio. In Regione non c’è però troppa chiarezza se dal Pdl Chiara Colosimo osserva: «Dobbiamo soffermarci a riflettere sul tema determinando delle linee guida». Soddisfatti i consiglieri di Sel: «Polverini si decide a prendere posizione e porre fine al caos, ma lo fa in modo sbagliato e ideologico». Mentre per Isabella Rauti «ideologico» sarebbe stato semmai l’utilizzo della Ru486 «al di fuori delle linee guida del ministero», che rischiava di «diventare
una raccapricciante scorciatoia» con la pillola usata come anticoncezionale. In difesa del Grassi, dove
un secondo aborto chimico sarà praticato già sabato, scendono i consiglieri Pd Enzo Foschi e Roberta Agostini: «Non una fuga in avanti, una risposta responsabile alle esigenze delle pazienti». Mentre l’Idv Giulia Rodano annuncia: «Chiederemo all’Agenzia di sanità pubblica se consideri appropriato un ricovero di tre giorni per l’aborto farmacologico», l’associazione Luca Coscioni denuncia «una partenza stentata frutto di un ostruzionismo strisciante».

Zboy
22-07-10, 12:10
Ru486, Rossodivita e Berardo: L'obbligo di ricovero non può esistere

10 giugno 2010


Dichiarazione di Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali Lista Bonino Pannella – federalisti europei
Da quanto si apprende dalle agenzie la Presidente della Regione Lazio e la sua Giunta avrebbero approvato le linee guida sulla Ru486 prevedendo la somministrazione del farmaco per la paziente in regime di ricovero ordinario, ovvero facendola stare per tre giorni presso la struttura ospedaliera pubblica.
Concepire una tale regola è assurdo dal punto di vista dell'appropriatezza del ricovero (la buona pratica clinica non prevede infatti che per la ru486 ci debba essere questa procedura) proprio in tempi in cui i posti letto vengono “tagliati”, il tutto a scapito dei costi che la Regione dovrà affrontare, imponendo la formula del ricovero ordinario al day hospital.
Ma c’è di più: la libertà della donna di poter scegliere liberamente se rimanere o meno in ospedale, in base al principio costituzionale di non essere obbligata ad alcun trattamento, non le imporrà alcuna permanenza. Le linee guida scelte da questa amministrazione (ma non solo da questa) sembrano più ricercare un supplemento di pena per chi sceglie di fare un'interruzione di gravidanza che guardare alla buona pratica clinica.

Zboy
22-07-10, 12:10
RU486/Manfredi: i radicali precisano ... e mettono le mani avanti!

10 giugno 2010

Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani).

Per un mero errore di battitura, nel comunicato diffuso ieri abbiamo scritto “che gli ospedali di Savigliano e Cuneo (ASL CN1) si sono riforniti del farmaco RU486”. L’informazione corretta è che abbiamo saputo da fonte autorevole che gli ospedali di Savigliano e Mondovì (non Cuneo) hanno nei magazzini la RU486. Naturalmente, la domanda che segue è scontata: per le donne cuneesi è già possibile recarsi a Savigliano e/o a Mondovì per accedere all’aborto farmacologico? E quale è invece la situazione all’Ospedale Santa Croce e Carle di Cuneo, il più grande della provincia?

Approfitto dello spazio per mettere le mani avanti, poiché sento nell’aria alcune vocine che dicono “Non abbiamo fatto nulla perchè non c’è richiesta” oppure “Ci sono regioni che hanno fatto meno di noi”.

A queste voci dal sen fuggite ricordo che, innanzitutto, l’obbligo per le regioni e gli ospedali di attrezzarsi in materia, seguendo l’evoluzione della scienza medica, è previsto dalla stessa legge 194 (entrata in vigore il 6 giugno 1978, 32 anni fa), che all’art. 15 così recita: “Le regioni, d'intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l'aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie ... sull'uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza. Le regioni promuovono inoltre corsi ed incontri ai quali possono partecipare sia il personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sia le persone interessate ad approfondire le questioni relative ... alle tecniche per l'interruzione della gravidanza”. Forse la legge non è stata attuata ma rimane sempre in vigore.

Inoltre, lavarsene le mani dicendo “non c’è richiesta” è sia ipocrita che sbagliato: se almeno un ospedale in ogni provincia piemontese si attrezzasse per fornire quello che la legge gli impone di fornire e se i media informassero i cittadini e le cittadine di questa possibilità, la richiesta arriverebbe eccome. E non è corretto giocare a scaricabarile con altri colleghi “... tanto c’è l’Ospedale S. Anna di Torino che lo fa ...”.

Rispetto alle altre vocine provenienti dall’Assessorato regionale alla Sanità che sussurrano “ci sono regioni che stanno peggio” mi pare che la sanità piemontese debba puntare a raggiungere risultati di eccellenza in tutti i campi, debba guardare alle esperienze più avanzate a livello europeo (dove, ricordiamolo, la RU486 è un farmaco utilizzato normalmente e senza gravi complicazioni da vent’anni) e non debba, magari, farsi bella paragonandosi a regioni come la Basilicata, dove il 90% del personale dei reparti di ginecologia e ostetricia è obiettore di coscienza e dove oltre la metà delle donne è costretta ad andare ad abortire fuori regione.

Abbiamo chiesto con lettera raccomandata alle ASR e chiediamo da tempo all’Assessore regionale alla Sanità un cronoprogramma preciso: entro quanto la RU486 sarà disponibile in almeno un ospedale per provincia?


Il Protocollo dell’Ospedale S. Anna di Torino sull’interruzione farmacologica di gravidanza
http://www.webalice.it/carlamarchisio/Prot_int_gravidanza.pdf


RU486: UNA VITTORIA RADICALE http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
22-07-10, 12:11
Primo aborto farmacologico, la paziente firma e torna a casa

• da Il Messaggero del 11 giugno 2010

di Raffaella Troli


Tre giorni di ricovero. E solo negli ospedali che la Asp riterrà idonei, anche in base alla disponibilità di posti letto. La giunta regionale ha approvato un protocollo operativo sull’uso della pillola abortiva Ru486, il presidente Renata Polverini è stata chiara: «Noi da oggi mettiamo in campo i nostri strumenti e credo che le strutture si debbano adeguare». Come a dire: chi va per conto suo, non aspetta che la Regione elabori «un successivo provvedimento che individui le strutture migliori», come hanno fatto al Grassi di Ostia, «se ne assumerà le responsabilità, nel caso succeda qualcosa». «Altri direttori generali - ha rimarcato - hanno atteso la posizione della Regione. Non ci dimentichiamo che parliamo sempre di un aborto, non chirurgico ma chimico, e per questo dobbiamo far riferimento alla legge 194. A questo proposito sono molto carenti i consultori nel Lazio e per questo in consiglio regionale è già stata presentata una riforma, in modo da usarli anche per le donne che chiedono di abortire, magari le convinciamo a non farlo».
Intanto la donna che per prima ha fatto uso della pillola Ru486 nel Lazio si dice «sconcertata da tanto clamore rispetto a una decisione medica, oltre che un momento assolutamente privato. Non mi aspettavo un interesse simile, è la mia vita. Ho preso la decisione dopo essermi consultata con i medici». La donna, assunta la prima dose di Ru486, ha firmato la richiesta di dimissioni. Romana, sotto i 40 anni, è "costretta" a dare spiegazioni: «Non avevo scelta, era la quarta gravidanza, ho avuto tre cesarei». Dopo un’ora è andata via, dai figli che l’aspettavano a casa, ha detto ai medici. «Sabato il suo medico - spiega il direttore sanitario Lindo Zarelli - le prescriverà il farmaco Citotec per l’espulsione dell’embrione, da assumere sabato». Quanto alle critiche aggiunge: «Siamo stati strumentalizzati dalla politica. C’è chi l’ha fatto in un senso e chi nell’altro. La nostra è stata una decisione medica. La signora aveva avuto dei figli e subito interventi all’utero, il trattamento chirurgico sarebbe stato troppo pericoloso. Un caso dunque eccezionale dettato dalle condizioni cliniche. Per il resto ci siamo attenuti alla legge. I politici che stanno esprimendo giudizi farebbero bene, prima di spendere il nostro nome per una battaglia o per un’altra, a consultare almeno chi qui dentro fa il medico e non politica. Sono molto amareggiato».
Parla di «boicottaggio della pillola da parte della Polverini», Giulia Rodano, consigliere regionale di Italia dei valori;
consiglieri regionali della Lista Bonino Pannella-federalisti europei. «Un protocollo segno di equilibrio e decisione», invece per il vicepresidente dei consiglio regionale, Raffaele D’Ambrosio (Udc).
Piuttosto, Claudio Donadio, primario di Ginecologia del San Camillo rileva che «in questi ultimi giorni arrivano donne con strane minacce di aborto in atto, emorragie imponenti e sospette da Citotec, vuol dire che si è sparsa la voce e che qualcuno fuori dal sistema nazionale somministra pozioni fuori controllo. E’ una bomba che gira, ormai. Quanto a noi siamo pronti siamo pronti, abbiamo già riservato due posti letto. Ma non si puo obbligare qualcuno a restare, quello no». La paziente dovrà tornare in ospedale per la seconda somministrazione. Per Donadio è così, invece la signora di Ostia si avvarrà della prescrizione del medico, ha detto lo stesso Zarelli. C’è confusione, perché «sono decisioni prese in urgenza - così la pensa il direttore generale della Asl RmB, Fiori Degrassi credo che più avanti ci sarà una revisione, con serenità bisognerà capire come organizzare tutto al meglio. Una degenza così lunga per prendere due pillole mi sembra una follia ma risponde a quanto prevede la normativa della 194».
(ha collaborato Mara Azzarelli)

Zboy
22-07-10, 12:12
RU486/Manfredi e Pisano: la provincia (di Cuneo) si muove, si attivano 4 ospedali. E nel resto della regione? I primi dati su due mesi di somministrazione all'ospedale S. Anna di Torino.

11 giugno 2010

Alla notizia che ben 4 ospedali in provincia di Cuneo (Cuneo, Alba, Savigliano e Mondovì) saranno in grado di permettere alle donne l’aborto farmacologico in alternativa a quello chirurgico, Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

Quanto avviene a Cuneo è molto importante perché può servire da impulso ad altri ospedali; sul fronte della RU486 si è perso troppo tempo; occorre, almeno in Piemonte, fare tesoro dell’esperienza maturata dal 2005 presso l’Ospedale S. Anna di Torino.

Anche perché i primi dati provenienti da Torino sulla somministrazione della RU486 in questi ultimi due mesi sono certo significativi ma testimoniano anche che l’équipe medica del S. Anna non può certo rispondere alla domanda dell’intera regione (escludendo a priori le numerose richieste che arrivano da fuori Piemonte).
Dal 19 aprile a oggi sono state 121 le donne che si sono rivolte all’Ospedale S. Anna: solo 7 hanno scelto il ricovero per tre giorni, tutte le altre hanno firmato e sono state dimesse, tornando in ospedale dopo due giorni per la seconda assunzione. Con questo trend, in un anno, gli aborti farmacologici al S. Anna varierebbero fra i 600 e i 700.

Spulciando la Relazione 2009 del governo al Parlamento sull’attuazione della legge 194 (il governo doveva presentare la Relazione 2010 entro il mese di febbraio ma non l’ha fatto) si vede che nel 2007 (ultimo dato disponibile, Tabella 1), le IVG in Piemonte sono state 10.444.
In Francia, l’aborto farmacologico copre il 34% delle IVG; prendendo come riferimento tale percentuale, e ragionando quindi su un obiettivo di circa 3.000 aborti farmacologici all’anno in Piemonte, è evidente che la nostra richiesta di rendere disponibile la RU486 in almeno un ospedale per ciascuna delle 8 province piemontesi è del tutto ragionevole.

A chi poi ci accuserà sicuramente di essere “i piazzisti della RU486” e i “propagandisti dell’aborto” ricordiamo che non sono sicuramenti i radicali a opporsi pervicacemente in questo Paese a una seria educazione sessuale nelle scuole e alla diffusione della pillola del giorno dopo (magari senza obbligo di ricetta) e degli altri contraccettivi.





Il Protocollo dell’Ospedale S. Anna di Torino sull’interruzione farmacologica di gravidanza
http://www.webalice.it/carlamarchisio/Prot_int_gravidanza.pdf

RU486: UNA VITTORIA RADICALE http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
22-07-10, 12:12
Ru486, Ass.Coscioni: manifestiamo insieme a Vita di Donna

15 giugno 2010

La decisione della Giunta Regionale del Lazio sulle linee guida relative alla somministrazione della Ru486 negli ospedali, con obbligo di ricovero ordinario, rappresenta un modo non solo per sostanzialmente boicottare l'utilizzo della ru486 ma anche e soprattutto non consentire una libera scelta della donna nel ricorso all'interruzione di gravidanza per via farmacologica.



Per queste ragioni l'Associazione Luca Coscioni aderisce al presidio preannunciato dall'associazione Vita di Donna che si terrà domani mercoledì 16 giugno sotto la sede della Giunta della Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi n. 7 dalle 9,30 alle 13.

Zboy
22-07-10, 12:13
Lazio, Berardo-Rossodivita: Sulla Ru486 aderiamo a presidio contro linee guida

15 giugno 2010




Come consiglieri regionali radicali aderiamo al presidio dell'associazione Vita di Donna che si terrà domani mercoledì 16 giugno sotto la sede della Giunta della Regione Lazio in via Rosa Raimondi Garibaldi n. 7 dalle 9,30 alle 13. Rocco Berardo, consigliere regionale radicale parteciperà al presidio insieme alla delegazione dell'Associazione Luca Coscioni.

Dichiarazione di Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali Lista Bonino Pannella federalisti europei

Usano la burocrazia delle linee guida con ricovero ordinario come arma per disinnescare la possibilità di utilizzo della ru486. Tanto più che la stessa giunta ha dato mandato all'Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio di valutare con procedura d'urgenza "quali strutture ospedaliere siano in possesso dei requisiti previsti dalle Linee guida". Come a dire: saranno in pochi e vediamo quali... e intanto le donne che decidono per l'interruzione di gravidanza nella Regione Lazio sono costrette a eseguire un intervento chirurgico. Per quanto ancora? E a quante sarà detto di no, dopo, per mancanza di posti letto?

Zboy
22-07-10, 12:13
RU486, il Lazio si mobilita contro lo stop di Polverini

• da L'Unità del 17 giugno 2010

di Gioia Salvatori


A Roma manifestazione indetta da Sel, Pd, Radicali, Rifondazione, Idv e Cgil sotto le finestre della Regione Lazio contro le scelte del governatore Polverini che hanno di fatto bloccato la somministrazione della RU486.
«Ru486, liberatela». Con questo slogan ieri alcune decine di persone hanno manifestato sotto le finestre della Regione Lazio dove la neo-eletta governatrice Renata Polverini si è rimangiata le aperture della campagna elettorale per emanare un decreto che di fatto ha stoppato la somministrazione della pillola abortiva. Il provvedimento della governatrice, che è anche commissario alla sanità, è arrivato dopo
l’uso, all’ospedale Grassi di Ostia, di una pillola abortiva. La Polverini impone all’Asp (agenzia di sanità pubblica) - di fare una ricognizione dei posti letto dedicati e delle strutture idonee alla somministrazione della pillola. Un modo goffo e macchinoso per proibire di fatto l’uso della Ru486, dicono Radicali, Sel, Pd,
Cgil, Rifondazione e Idv, riuniti in protesta. «E’ evidente che tutti i reparti di interruzione volontaria di gravidanza dove si applica la 194 sono idonei a praticare l’aborto farmacologico e che è assurdo scrivere il numero dei posti letto dedicati: se nessuna donna si presenta in quel reparto per prendere la Ru486, che succede? Li lasciamo vuoti, i letti dedicati? L’Asp decida e decida subito, perché le donne vogliono la Ru486: in sei nel nostro ospedale avevano già programmato un aborto farmacologico che dopo questo stop non potranno più fare», dice Elisabetta Canitano, ginecologa dell’ospedale Grassi e presidente dell’associazione promotrice del sit-in "Vita di Donna".

TURISMO DA ABORTO
Ora la patata bollente è nelle mani del direttore generale dell’Asp Gabriella Guasticchi, già dirigente dell’agenzia ai tempi della giunta Storace. Mentre l’Asp è ancora silente, donne che odiano le donne verrebbe da dire, le pazienti emigrano in Toscana e Puglia per prendere la Ru486. Sottoposte a uno stress psicologico che solo loro possono raccontare e a rischi fisici: «Ieri sera ha telefonato in associazione una ragazza romana che è dovuta andare a Volterra per prendere la Ru486. Ha chiamato perché dopo la somministrazione non sapeva a chi votarsi per un problema insorto il giorno dopo aver ingerito la prima pillola. Tutte difficoltà" che non ci sarebbero se una donna avesse vicino casa l’ospedale dove prendere la pillola», racconta la Canitano. A complicare il quadro c’è la politica, con la Polverini ancora in cerca di un accordo con l’Udc, a cui ha promesso e poi negato posti in giunta, le deleghe agli assessori ancora da riempire di competenze, le commissioni in consiglio ancora da fare e diverse dirigenze scoperte tra pensionamenti e dimissioni.
Con la svolta pro-life che intanto avanza e il consigliere Olimpia Tarzia (Lp), segretaria romana del Movimento per la vita, bioeticista e fondatrice di "Scienza e vita", ha già presentato una proposta di legge (sottoscritta anche da cinque consiglieri Pd di area popolare) che apre la strada ai volontari per la vita nei consultori. L’unica certezza è che in sanità si deve tagliare tanto che la Polverini ha già emanato una dozzina di decreti su tasse e posti letto; solo per la Ru486 non si baderà a spese di ricovero: «Una situazione ridicola», dicono i consiglieri Enzo Foschi (Pd) e Giulia Rodano (Idv). «La Polverini da un lato taglia i posti letto e decreta che quando possibile il ricovero ordinario va sostituito col day hospital, dall’altro chiede per la Ru486, che ovunque si prende in day hospital, tre giorni di ricovero. Chiederemo alla governatrice di fare un passo indietro e di stornare, con l’assestamento di bilancio, i fondi recuperati su asili nido e servizi per le donne».

Zboy
22-07-10, 12:14
Proteste contro il ricovero

• da Il manifesto del 18 giugno 2010

di ro.ro.


Manifestazione di protesta ieri a Roma davanti agli uffici della regione Lazio per la decisione presa dal presidente Renata Polverini di imporre un ricovero ospedaliero di tre giorni per la somministrazione della pillola Ru486. L’imposizione del ricovero è contenuto nella linee guida presentate nei giorni scorsi dalla Polverini, che ha anche incaricato l’Asp, l’Agenzia di sanità pubblica, di eseguire una stima sul fabbisogno dei posti letto. Il caso è nato dopo la forzatura fatta all’ospedale Giambattista Grassi di Ostia, che ha eseguito un aborto farmacologico in assenza di ufficiali linee guida e accettando subito dopo le dimissioni della paziente. Si attende adesso la lista degli ospedali autorizzati all’esercizio dell’aborto farmacologico. Per l’associazione Vita di Donna quella della Polverini è una direttiva paradossale visto che gli ospedali laziali vanno verso una riduzione di 2500 posti letto. L’associazione, diretta dalla ginecologa dell’ospedale Grassi Lisa Comitano, sta manifestando da tre giorni davanti alla Regione Lazio insieme ad esponenti del partito Radicale, del Pd, dell’Idv, dell’associazione Luca Coscioni, del coordinamento delle donne Federazione della Sinistra Lazio. Chiedono un incontro con la Polverini, ma finora senza risultato. «Limitare la somministrazione del farmaco solo nei casi di possibilità di ricovero dicono le organizzatrici della protesta - è un pretesto per boicottarne la commercializzazione».

Zboy
22-07-10, 12:14
Pride/Radicali: Adesione fantasma del Pd. Domani porteremo un sacco di Ru486

18 giugno 2010

• Dichiarazione di Nathalie Pisano e Silvio Viale, segretario e presidente dell'Associazione radicale Aglietta:

Domani a Torino il Pride dei diritti 2010/ Associazione Radicale Aglietta in piazza perché si promuovono i diritti non solo con le parole, ma con i fatti.

"Domani i radicali porteremo al Pride di Torino il loro bagaglio di obiettivi concreti per l'autodeterminazione dalla nascita la morte, consci che bisogna superare la logica di una parata “una tantum”. Per questo ci chiediamo in cosa consista l’adesione fantasma del PD: che domani anche Morgando sia in piazza con noi? Ci piacerebbe sapere su quale sia impegno concreto del PD piemontese al di là della buona volontà individuale di alcuni suoi esponenti. Noi ci aspettiamo, per esempio, che il Consiglio Comunale di Torino discuta e approvi la delibera di iniziativa popolare per garantire pari diritti alle coppie legate da vincoli affettivi (Unioni Civili) e quella per l´istituzione del registro comunale sui testamenti biologici.

Per ricordare a tutti che le battaglie, dentro e fuori dalle Istituzioni, si fanno sempre e non solo quando governa Cota, domani noi porteremo in piazza un “sacco” di RU486 … e non solo metaforicamente”

Torino 1 giugno 2010.

Zboy
22-07-10, 12:15
NOVARA/DIBATTITO "RU486 - ISTRUZIONI PER L'USO" CON SILVIO VIALE.

18 giugno 2010


Venerdì 18 giugno, alle ore 18.00, presso il caffè "Lo Stregone" di Piazza delle Erbe a Novara, si svolgerà il dibattito, organizzato dai Giovani democratici di Novara e dall'Associazione Radicale A. Aglietta: "Ru486 – Istruzioni per l'uso".

Interverranno: Giuliana Manica, consigliere regionale Pd e Silvio Viale (presidente Associazione Radicale Aglietta e Direzione nazionale Radicali Italiani), primo medico in Italia a sperimentare la RU486 presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino.


Dichiarazione di Nathalie Pisano, esponente radicale novarese, Segretario Associazione radicale Aglietta e Eric de Rosa, Coordinatore novarese dell'Associazione Aglietta:


"Cercheremo nuovamente di fare il punto sull'utilizzo della RU486 negli ospedali piemontesi, Ospedale Maggiore della Carità di Novara incluso.


Sono trascorsi ormai sei mesi dall'introduzione della pillola abortiva in Italia e ancora non abbiamo un quadro completo di quanti e quali ospedali della Regione siano in grado di offrire alle donne la possibilità di scegliere tra l'aborto chirurgico e quello farmacologico.

Oltre al Sant'Anna di Torino sappiamo che anche 4 ospedali della Provincia di Cuneo (Cuneo, Alba, Savigliano e Mondovì) stanno iniziando ad utilizzare la Ru486 ma non si hanno informazioni ufficiali sulle iniziative intraprese dagli altri nosocomi. E' per questo che la settimana scorsa abbiamo inviato una lettera ai Direttori Generali delle 13 Aziende Sanitarie Locali, delle 5 Aziende Ospedaliere e delle 3 Aziende Ospedaliere Universitarie presenti in Piemonte, con la richiesta di fornirci i dati relativi alle proprie strutture.


L’interruzione di gravidanza è l’unico intervento sanitario che non può essere praticato, in Italia, nelle strutture private; a maggior ragione quindi, riteniamo che il servizio sanitario nazionale debba farsi carico di rendere concretamente possibile, con la più ampia libertà di scelta circa le modalità, un intervento di cui ha il monopolio esclusivo.


Nel 2007 in Piemonte le Ivg sono state circa 10.400. Se prendiamo ad esempio la Francia, dove la RU486 è utilizzata per il 30% delle interruzioni di gravidanza, si deduce che in Piemonte potrebbero utilizzarla circa 3000 donne. E' per questo evidente che la nostra richiesta di rendere disponibile la RU486 in almeno un ospedale per ciascuna delle 8 province piemontesi è del tutto ragionevole"







link al protocollo dell'ospedale Sant'Anna di Torino

http://www.webalice.it/carlamarchisio/Prot_int_gravidanza.pdf


link a "Ru486 – una vittoria radicale"

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

Zboy
22-07-10, 12:16
Torino Pride. Ru486; Viale: solo colpa di Cota? Una riflessione per i partecipanti al Pride
Silvio Viale, che ha portato al Pride in un sacco le scatole di RU486 utilizzate al S.Anna in questi due mesi, al termine del corteo ha rilasciato la seguente dichiarazione:

19 giugno 2010

"Certamente una bella e colorita manifestazione di migliaia di persone, almeno 5000, ma è lecito chiedersi se la non introduzione della RU486 negli ospedali piemontesi sia solo colpa di Cota? Ho portato in piazza le 140 scatole utilizzate dal 19 aprile al S.Anna per dimostrare che si può e si deve offrire questo servizio. Somando quelle della sperimentazione sono 500 le donne che l'hanno potuta utilizzare al S.Anna. Mi auguro che la RU486 diventi davvero un impegno concreto dell'ampio schieramento di sigle che ha aderito al Pride dei Diritti e non rimanga lettera morta, solo uno slogan urlato il 19 giugno. Ieri chiedevo quale fosse la portata dell'adesione del PD. Oggi devo constatare come la domanda sia rimasta senza risposta, non potendo di certo considerare tale la tradizionale singola presenza di tanti iscritti e molti singoli esponenti."

Zboy
22-07-10, 12:16
Torino Pride. Ru486; Viale: solo colpa di Cota? Una riflessione per i partecipanti al Pride
Silvio Viale, che ha portato al Pride in un sacco le scatole di RU486 utilizzate al S.Anna in questi due mesi, al termine del corteo ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Torino, 19 giugno 2010

di Silvio Viale
"Certamente una bella e colorita manifestazione di migliaia di persone, almeno 5000, ma è lecito chiedersi se la non introduzione della RU486 negli ospedali piemontesi sia solo colpa di Cota? Ho portato in piazza le 140 scatole utilizzate dal 19 aprile al S.Anna per dimostrare che si può e si deve offrire questo servizio. Somando quelle della sperimentazione sono 500 le donne che l'hanno potuta utilizzare al S.Anna. Mi auguro che la RU486 diventi davvero un impegno concreto dell'ampio schieramento di sigle che ha aderito al Pride dei Diritti e non rimanga lettera morta, solo uno slogan urlato il 19 giugno. Ieri chiedevo quale fosse la portata dell'adesione del PD. Oggi devo constatare come la domanda sia rimasta senza risposta, non potendo di certo considerare tale la tradizionale singola presenza di tanti iscritti e molti singoli esponenti."

Zboy
22-07-10, 12:17
La guerra della destra alla RU486

• da L'Unità del 21 giugno 2010

di Gloria Buffo


Il nostro non è un paese abituato a trattare bene le donne. E così passa sotto silenzio l’accanimento verso le italiane di questo governo che non solo vuole alzare l’età pensionabile e tagliare i servizi, ma ostacola, ancora una volta la libertà (e la salute) delle donne.
La vicenda della pillola RU486 è emblematica. In un paese dove c’è una buona legge, la 194, che ha dimezzato il ricorso all’aborto e dove, per l’alto numero di medici obiettori, è facile incappare in lunghe liste di attesa, l’arrivo di un farmaco che può sostituire un intervento chirurgico dovrebbe essere un sollievo. Non è la panacea di tutti i mali ma è un metodo sperimentato da molti anni in tanti paesi ed è un’alternativa, in molti casi, per le donne e per i medici. Qui, invece, diventa una via crucis. Per ragioni politiche ed ideologiche, l’Agenzia per il Farmaco, il Ministero, il Consiglio Superiore di Sanità, l’indagine parlamentare ad hoc, partoriscono un iter lunghissimo che non è riservato a nessun altro farmaco. Deve essere ben chiaro: anche se è meno «glamour» della legge bavaglio e dell’attacco alla magistratura (entrambi gravissimi), siamo di fronte a un fatto inconcepibile. In Italia la destra fa la guerra ad una medicina. Gli stessi che volevano fosse gratis e per tutti la cura Di Bella, priva di qualsiasi validazione scientifica, adesso non vogliono la RU486. Altro che il ‘68 o il «sei politico», qui c’è il «farmaco politico»! Cura Di Bella sì, pillola abortiva no. E senza un solo argomento scientifico o giuridico: la RU486, infatti, viene adoperata nel rispetto pieno della 194. Non contenti, i campioni del «farmaco politico», una volta ammesso per forza questo preparato, hanno cominciato la guerriglia sulla sua somministrazione. E, per ostacolarla, hanno inventato l’obbligo del ricovero per tre giorni, intromettendosi in una scelta, che compete al medico e alla donna. Cota e Zaia, appena eletti presidenti di regione, hanno tuonato contro la RU486, la Polverine ne impedisce l’uso, altre regioni si adeguano, per fortuna non tutte. E ora di sollevare scandalo per il fatto che ciò che è normale e utile alla salute di tutte le donne qui viene impedito. Accade anche per la fecondazione assistita, per la pillola del giorno dopo, spesso per la legge 194. Sinistra Ecologia Libertà vuole contribuire a rendere visibile questo scandalo e ha messo a disposizione un telefono 331.3937224 per denunciare abusi, arbitri, lacune e disservizi in questa materia. Si chiama «Salute e Libertà», due obiettivi che in Italia sono diventati difficili, soprattutto per le donne. Non pensiate, non pensiamo, che sia solo il Vaticano ad ostacolare il principio, civile e umanissimo, della scelta e della libertà. C’è una destra che si nutre di una idea perversa della morale, su cui tra l’altro non ha alcun titolo o coerenza da rivendicare.
Riprendiamoci quello che ci è dovuto

Zboy
22-07-10, 12:18
La Santa Ignoranza

• da Left Avvenimenti settimanale dell'Altritalia del 9 luglio 2010

di s.m.


Spigolature fra gli ipse dixit vaticani. Scherzando ma non troppo
La vita. Il diritto alla vita per la vita è fra i principi non negoziabili per la Chiesa. «La vita deve essere difesa da credenti e non credenti» dice papa Ratzinger. Anche quella delle galline? chiese qualcuno opportunamente.
Sessualità. «La vita umana, dono di Dio, è da accogliere nell'intimità amorosa del matrimonio». Indi, per la Chiesa la sessualità umana come affetti, confronto di identità, dialettica fra diversi non esiste. Dovremmo solo procreare come gli animali.
Embrione. «Dio ama l'embrione, l'informe è già uomo», dice sempre il papa. Ora, la scienza dice che è un agglomerato di cellule. Ovvero un organismo solo biologico che prima di 24 o 25 settimane non ha possibilità di vita autonoma fuori dall'utero materno. Dunque, con Pannella, potremmo un Aborto per la Chiesa «è assassinio». Come ha ribadito l'Evangelium vitae di Wojtyla. Con il cardinale Crescenzio Sepe che anni fa pubblicava un dossier anti aborto che parlava di «strage degli innocenti». Mentre su un sito web sedicenti psicologi farneticavano di «sindrome del boia», destino di ogni donna che abortisce. Dunque la legge 194 in Italia e tutte quelle che nell'Occidente moderno tanto caro a Ratzinger hanno legalizzato l'aborto? Ru486. «Kill pill», «pesticida umano» secondo la sottosegretaria Roccella convertita sulla via di Damasco cella convertita sulla via di Damasco. «Le controversie sulla pillola hanno influito in modo immorale sul suo uso in Italia - dice l'accademico delle scienze Etienne Baulieu, padre della Ru486 - milioni di donne se ne servono e l'esperienza è positiva ovunque». E poi aggiunge opponendo alla morale cattolica la deontologia scientifica: «I medici sono tenuti a far soffrire i pazienti il meno possibile e non è morale che si impedisca l'uso dei farmaci che migliorano la salute della donna».
Pillola del giorno dopo. Il capo di Stato vaticano, come sempre fa, interviene a gamba tesa nelle questioni dello Stato italiano e raccomanda ai farmacisti l'obiezione di coscienza. Berlusconi arma la Roccella che antiscientificamente ne parla come di un farmaco abortivo. Ma se il governo davvero vuole evitare gli aborti, perché non ne fa un farmaco da banco? Ricerca. «La scienza non minacci l'umanità», dice Ratzinger. La medicina sarebbe artificio e dunque "male", la natura, di per sé "bene". Ma anche i tumori esistono in natura. Lui, nel caso, non si curerebbe? Eugenetica. Selezionare embrioni prima dell'impianto per avere figli liberi da malattie incurabili, per Benedetto XVI sarebbe eugenetica. Qualcuno gli spieghi che è per avere figli sani e non per il miglioramento della razza tanto agognato dai nazisti che frequentava in gioventù.
Deliri di reconquista. Facendo sempre meno presa sull'opinione pubblica, alle soglie del nuovo millennio la Chiesa decide di lanciarsi nella «reconquista». E in un progetto di «ricristianizzazione dell'Europa». Partendo dall'Italia. Come si legge nel pamphlet Contro Ratzinger (Isbn), il Vaticano convocò «un gruppo di intellettuali italiani terrorizzati dai tempi e convinti, heideggerianamente, che soltanto un dio potesse salvarli. L'idea era semplice. Per sottrarre l'Europa alla decadenza occorreva stabilire per via democratica il suo fondamento divino». Ma cascano male. E per lanciare il suo «progetto culturale» il cardinal Ruini deve affidarsi a Marcello Pera. Così le radici cristiane dell'Europa sono andate, opportunamente, a farsi benedire. To be continued... su creazionismo, disegno intelligente, rinnovati roghi di Bruno e retroattivi per Darwin, fine vita, alienazione religiosa...

Zboy
22-07-10, 12:19
RU486. Poretti: le minacce del Governo alle Regioni: abuso di potere?

14 luglio 2010



* Intervento della senatrice Donatella Poretti, Radicali/Pd, segretaria commissione Igiene e Sanita'


Le linee guida per la pillola abortiva da ieri sul tavolo di assessorati e governatori delle Regioni, suonano come una chiara minaccia ritorsiva alle Regioni, tale da configurarsi come abuso di potere. Il sottosegretario al ministero della Salute, Eugenia Roccella, segnala che "chi dovesse applicare protocolli clinici che ammettono le dimissioni volontarie della donna dopo l’assunzione della prima pillola vanno incontro a irregolarita'" tali da "determinare dei problemi sul piano del rimborso della prestazione da parte del servizio pubblico" (1).
E come si dovrebbe fare per non accettare le dimissioni volontarie che una donna, in caso, farebbe assumendosi le proprie responsabilita'?
Forse la sottosegretaria Roccella sta chiedendo alle Regioni di fare “Trattamenti Sanitari Obbligatori”, contenzioni nei letti, opera di persuasione occulta nei confronti delle donne per trattenerle (inutilmente dal punto di vista sanitario) ricoverate in ospedale?
Tutto questo in barba all'autonomia delle Regioni in materia di organizzazione sanitaria...
E' evidente che la minaccia del Governo e' per dissuadere Regioni, Asl e singoli ospedali a promuovere uso e diffusione di questo metodo abortivo. Infatti, chi, contro la degenza di meno di 24 ore per un aborto chirurgico, che e' quella piu' diffusa (dati relazione 194 al Parlamento), promuoverebbe una degenza di 72 ore?

(1) ADUC - Notizia - ITALIA - Ru486, presentate linee guida: dimissioni anticipate 'sconsigliate'. E il sottosegretario 'minaccia' le regioni (http://www.aduc.it/notizia/ru486+presentate+linee+guida+dimissioni+anticipate _119031.php)

Zboy
22-07-10, 12:19
Ru486, Berardo: la burocrazia non può fermare i diritti della donna

14 luglio 2010




Dichiarazione di Rocco Berardo, consigliere regionale della Lista Bonino Pannella nel Lazio, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni

Quanto sta avvenendo in queste ore in sede nazionale, attraverso le dichiarazioni del sottosegretario Eugenia Roccella, e in sede regionale, in particolare nel Consiglio regionale del Lazio - dove si sta discutendo di una semplice mozione che per alcuni emendamenti non fa che descrivere l'azione della Giunta Polverini senza aggiungere altro - ha del paradossale: si vorrebbe attraverso un metodo burocratico, attraverso l'obbligo del ricovero ordinario, innescare una serie di paletti volti o a dilatare nel tempo l'utilizzo della Ru486 o a disinnescarne completamente l'accesso. Nell'uno e nell'altro caso si va contro i diritti della donna di poter scegliere il metodo di intervento migliore, che è già previsto dagli articoli che regolano la legge 194. Veramente Renata Polverini vuole adattarsi a decisioni dissennate e ostruzionistiche, suggerite dalle parti più clericali del proprio schieramento, che di certo rappresentano una esigua minoranza del Paese?

Zboy
22-07-10, 12:20
Stop a Ru486 in Puglia/Radicali: Urgente intervento del governo e del governatore Vendola

21 luglio 2010

I parlamentari radicali, alla Camera e al Senato, hanno presentato un’interpellanza al Ministero della Salute dopo aver appreso che in Puglia non è più possibile per le donne accedere all’aborto farmacologico poiché l’unico medico che forniva tale servizio per tutta la regione (e non solo), il Dr. Nicola Blasi (unico medico non obiettore al Policlinico di Bari), è in ferie.

Le prime firmatarie, Zamparutti alla Camera e Poretti al Senato, hanno dichiarato:

“Di fronte ad un governo che finora ha tentato in tutti i modi di ostacolare l’entrata a regime dell’aborto farmacologico in tutta Italia e a cui ci rivolgiamo con l’interrogazione per chiedere un suo intervento rispetto al caso pugliese, chiediamo anche al governatore della Puglia, Nichi Vendola, che si propone come candidato alternativo a Berlusconi, di assicurare alle donne pugliesi l’accesso all’aborto farmacologico tutti i giorni dell’anno, magari non solo a Bari ma in almeno in un ospedale di ogni provincia. Perché in materia sanitaria l’alternativa è già nelle sue mani.

In Puglia l’80% dei medici ginecologi è obiettore di coscienza; la stessa percentuale si riscontra, come media, in tutta l’Italia meridionale (i dati risalgono al 2007 perché il governo non ha ancora presentato in Parlamento la Relazione annuale; avrebbe dovuto farlo lo scorso febbraio, ai sensi dell’art. 16 della legge 194/78). Ricordiamo che in Parlamento giace una proposta di legge della nostra compagna Maria Antonietta Coscioni (C. 276), curata dal Dr. Viale, che prevede che nei reparti di ginecologia ed ostetricia sia assicurata la presenza di almeno il 50% di personale non obiettore”.

Segue testo interrogazione:

Al Ministro della Salute
Premesso che:
secondo quanto riportato da “Il Corriere del Mezzogiorno” del 15 luglio 2010 e “La Stampa” del 16 luglio 2010, al Policlinico di Bari, fino a quando il professor Nicola Blasi, unico ginecologo non obiettore di coscienza, non tornerà dalle ferie, nessuna donna potrà accedere alla somministrazione della pillola abortiva. Inoltre, il numero verde per l'assistenza alle donne che hanno deciso di interrompere la gravidanza con la pillola Ru486 «non è momentaneamente raggiungibile» perché «momentaneamente disattivato»;
la Puglia era stata la prima Regione italiana ad avviare, nell'aprile scorso, la somministrazione della Ru486 dopo una sperimentazione durata quattro anni. Da allora sono state cinquanta le donne che hanno fatto ricorso all'aborto farmacologico; il policlinico di Bari è stato l'unico presidio sanitario pugliese ad assicurare l’aborto farmacologico; in questi mesi, si sono rivolte al suddetto ospedale donne provenienti da tutto il Mezzogiorno.
Si chiede di sapere:
se il Ministro sia a conoscenza dell’inattuazione della legge 194/78 nell’intera regione Puglia, per quanto concerne la possibilità, garantita a ciascuna donna italiana dalla legge suddetta, di accedere all’interruzione di gravidanza mediante aborto farmacologico (art. 15);
se e quali provvedimenti intenda adottare per sanare tale situazione;
se il Ministro sia a conoscenza dell’inattuazione della legge 194/78 rispetto alla presentazione da parte del Governo della Relazione annuale al Parlamento, che, ai sensi dell’art. 16, deve essere presentata entro il mese di febbraio;
se il ritardo, ormai di cinque mesi, sarà utilizzato dal Ministro per fornire, all’interno della Relazione, una relazione il più possibile analitica e completa (regione per regione e all’interno della regione in quante e quali aziende sanitarie) della situazione esistente sul territorio nazionale rispetto alla possibilità per le donne italiane di accedere all’aborto farmacologico.

Lebensreform
24-08-10, 21:54
è una battaglia di prima importanza per un paese civile,è sempre bene tenere la discussione,peraltro interessante,in bella vista.:)

Zboy
25-08-10, 18:31
RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. DA ALLORA...

Articolo pubblicato il 09/06/2010
RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. DA ALLORA IN PIEMONTE SI E’ MOSSA SOLAMENTE L’AZIENDA OSPEDALIERA S. ANNA. PILLOLA DISPONIBILE ANCHE A MONDOVI’ E SAVIGLIANO. E GLI ALTRI OSPEDALI?
I RADICALI RICHIEDONO INFORMAZIONI A TUTTE LE AZIENDE REGIONALI.

Torino, 9 giugno 2010

Sei mesi fa, il 9 dicembre 2009, era pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 229 alla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”; dopo 31 anni dalla legge 194 del 1978, che già lo prevedeva all’art. 15, l’aborto farmacologico era legalizzato in Italia.
In questi sei mesi, in Piemonte, solo l’Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna ha iniziato, ad aprile, a somministrare la pillola abortiva RU486, in alternativa all’aborto chirurgico. Da fonti informali i radicali hanno appreso che gli ospedali di Savigliano e Cuneo (ASL CN1) si sono riforniti del farmaco.

Oggi, Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno inviato una lettera (raccomandata A/R) ai Direttori Generali delle 13 Aziende Sanitarie Locali, delle 5 Aziende Ospedaliere e delle 3 Aziende Ospedaliere Universitarie presenti in Piemonte, con la richiesta di informazioni sulle iniziative da loro intraprese per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito delle rispettive aziende.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“L’interruzione di gravidanza è l’unico intervento sanitario che non può essere praticato, in Italia, nelle strutture private; a maggior ragione, il servizio sanitario nazionale deve farsi carico di rendere concretamente possibile un intervento di cui ha il monopolio esclusivo.
Eravamo stati facili profeti, sei mesi fa, quando avevamo detto che la lotta portata avanti dai radicali, dai radicali piemontesi in particolare, da Silvio Viale innanzitutto, per assicurare alle donne italiane quello a cui le donne francesi possono accedere da oltre vent’anni non era finita. E’ ora di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, direttori generali, medici, infermieri, forze politiche e sociali; noi non partecipiamo alla gara a chi grida più forte contro Cota; l’obiettivo vero, molto più difficile delle grida di un giorno, è quello di rendere accessibile la pillola abortiva in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Ribadiamo ancora una volta che gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui verrà negato il farmaco RU486.”.



Fonte: radicali ad Asti: RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. DA ALLORA... (http://radicaliasti.blogspot.com/2010/06/ru486sei-mesi-fa-la-legalizzazione-da.html)

Zboy
25-08-10, 18:33
RU486/RADICALI: LA PROVINCIA DI CUNEO SI MUOVE: SI ATTIVANO 4 OSPEDALI. E AD ASTI?

Articolo pubblicato il 12/06/2010

I PRIMI DATI SU DUE MESI DI SOMMINISTRAZIONE ALL’OSPEDALE S. ANNA DI TORINO.

Asti, 12 giugno 2010

Alla notizia che ben 4 ospedali in provincia di Cuneo (Cuneo, Alba, Savigliano e Mondovì) saranno in grado di permettere alle donne l’aborto farmacologico in alternativa a quello chirurgico, Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Salvatore Grizzanti (tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

Quanto avviene a Cuneo è molto importante perché può servire da impulso ad altri ospedali anche in Provincia di Asti; sul fronte della RU486 si è perso troppo tempo; occorre, almeno in Piemonte, fare tesoro dell’esperienza maturata dal 2005 presso l’Ospedale S. Anna di Torino.

Anche perché i primi dati provenienti da Torino sulla somministrazione della RU486 in questi ultimi due mesi sono certo significativi ma testimoniano anche che l’équipe medica del S. Anna non può certo rispondere alla domanda dell’intera regione (escludendo a priori le numerose richieste che arrivano da fuori Piemonte).
Dal 19 aprile a oggi sono state 121 le donne che si sono rivolte all’Ospedale S. Anna: solo 7 hanno scelto il ricovero per tre giorni, tutte le altre hanno firmato e sono state dimesse, tornando in ospedale dopo due giorni per la seconda assunzione. Con questo trend, in un anno, gli aborti farmacologici al S. Anna varierebbero fra i 600 e i 700.

Spulciando la Relazione 2009 del governo al Parlamento sull’attuazione della legge 194 (il governo doveva presentare la Relazione 2010 entro il mese di febbraio ma non l’ha fatto) si vede che nel 2007 (ultimo dato disponibile, Tabella 1), le IVG in Piemonte sono state 10.444.
In Francia, l’aborto farmacologico copre il 34% delle IVG; prendendo come riferimento tale percentuale, e ragionando quindi su un obiettivo di circa 3.000 aborti farmacologici all’anno in Piemonte, è evidente che la nostra richiesta di rendere disponibile la RU486 in almeno un ospedale per ciascuna delle 8 province piemontesi è del tutto ragionevole.

A chi poi ci accuserà sicuramente di essere “i piazzisti della RU486” e i “propagandisti dell’aborto” ricordiamo che non sono sicuramente i radicali a opporsi pervicacemente in questo Paese ad una seria informazione sessuale nelle scuole ed alla diffusione della pillola del giorno dopo (magari senza obbligo di ricetta) e degli altri contraccettivi.



Fonte: radicali ad Asti: RU486/RADICALI: LA PROVINCIA DI CUNEO SI MUOVE: SI ATTIVANO 4 OSPEDALI. E AD ASTI? (http://radicaliasti.blogspot.com/2010/06/ru486radicali-la-provincia-di-cuneo-si.html)

Zboy
25-08-10, 18:34
RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. I RADICALI CHIEDONO INFORMAZIONI A TUTTE LE AZIENDE REGIONALI

Articolo pubblicato il 09/06/2010

RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. DA ALLORA IN PIEMONTE SI E’ MOSSA SOLAMENTE L’AZIENDA OSPEDALIERA S. ANNA. PILLOLA DISPONIBILE ANCHE A MONDOVI’ E SAVIGLIANO.
E GLI ALTRI OSPEDALI?

Sei mesi fa, il 9 dicembre 2009, era pubblicato sul Supplemento Ordinario n. 229 alla Gazzetta Ufficiale il provvedimento dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”; dopo 31 anni dalla legge 194 del 1978, che già lo prevedeva all’art. 15, l’aborto farmacologico era legalizzato in Italia.
In questi sei mesi, in Piemonte, solo l’Azienda Ospedaliera OIRM-S. Anna ha iniziato, ad aprile, a somministrare la pillola abortiva RU486, in alternativa all’aborto chirurgico. Da fonti informali i radicali hanno appreso che gli ospedali di Savigliano e Cuneo (ASL CN1) si sono riforniti del farmaco.

Oggi, Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) hanno inviato una lettera (raccomandata A/R) ai Direttori Generali delle 13 Aziende Sanitarie Locali, delle 5 Aziende Ospedaliere e delle 3 Aziende Ospedaliere Universitarie presenti in Piemonte, con la richiesta di informazioni sulle iniziative da loro intraprese per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito delle rispettive aziende.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“L’interruzione di gravidanza è l’unico intervento sanitario che non può essere praticato, in Italia, nelle strutture private; a maggior ragione, il servizio sanitario nazionale deve farsi carico di rendere concretamente possibile un intervento di cui ha il monopolio esclusivo.
Eravamo stati facili profeti, sei mesi fa, quando avevamo detto che la lotta portata avanti dai radicali, dai radicali piemontesi in particolare, da Silvio Viale innanzitutto, per assicurare alle donne italiane quello a cui le donne francesi possono accedere da oltre vent’anni non era finita. E’ ora di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità, direttori generali, medici, infermieri, forze politiche e sociali; noi non partecipiamo alla gara a chi grida più forte contro Cota; l’obiettivo vero, molto più difficile delle grida di un giorno, è quello di rendere accessibile la pillola abortiva in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi. Ribadiamo ancora una volta che gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui verrà negato il farmaco RU486.”.

Torino, 9 giugno 2010

Fonte: Radicali a Novara: RU486/SEI MESI FA LA LEGALIZZAZIONE. I RADICALI CHIEDONO INFORMAZIONI A TUTTE LE AZIENDE REGIONALI (http://www.radicalinovara.org/2010/06/ru486sei-mesi-fa-la-legalizzazione-i.html)

Zboy
25-08-10, 18:36
RU486 IN PIEMONTE/RADICALI: IN BASE ALLE RISPOSTE DELLE AZIENDE, LA PILLOLA ABORTIVA E’ DISPONIBILE IN UNDICI ASR SU VENTUNO.

Articolo pubblicato il 29/07/2010
Al S. ANNA 250 ABORTI MEDICI IN CENTO GIORNI.

Agli inizi di giugno Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) avevano scritto una lettera raccomandata ai Direttori Generali delle 13 aziende sanitarie locali, delle 5 aziende ospedaliere e delle 3 aziende ospedaliero-universitarie presenti in Piemonte (unica omessa l’A.O. OIRM- S. Anna di Torino).

Nella loro lettera i due esponenti radicali richiedevano ai Direttori Generali di essere informati “sulle iniziative che avete intrapreso o intendere intraprendere a breve per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito dell’Azienda da Voi diretta”.
Nella lettera si ripercorreva quanto accaduto all’Ospedale S. Anna di Torino dopo la pubblicazione (sul supplemento ordinario n. 229 alla G. U. n. 286 del 9 dicembre 2009) del provvedimento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”.
Da fine aprile, al S. Anna sono stati effettuati circa 250 aborti farmacologici e non si è verificata alcuna delle criticità paventate dai detrattori della pillola abortiva: ogni donna che ha scelto di usufruirne ha deciso, di comune accordo con il personale medico, se rimanere ricoverata per tutto il tempo intercorrente fra le due assunzioni o se firmare il foglio di dimissioni e andare a casa.

A fine luglio i radicali hanno ricevuto risposta scritta dalle seguenti nove ASR:
ASL TO1-TO2-TO4-TO5-VC-VCO; ASO di Alessandria e Ospedale Mauriziano di Torino; Aziende Ospedaliero Universitarie di Novara e Orbassano (TO). Tranne quest’ultima, che non ha reparto di ginecologia-ostetricia, tutte le ASR suddette hanno comunicato di aver già attivato le procedure per rendere accessibile la pillola abortiva alle donne che scelgono questo intervento medico. L’ASL CN1 aveva già reso disponibile la RU486 negli ospedali di Mondovì e Savigliano agli inizi di giugno.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“Come al solito il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. La nostra iniziativa era motivata dalla preoccupazione che l’Ospedale S. Anna di Torino dovesse sobbarcarsi le richieste di aborto farmacologico di tutta la regione. Constatiamo che così non è e facciamo appello a tutti i media regionali affinché le informazioni sulla possibilità di accedere all’aborto medico in altre Aziende sanitarie arrivino alle dirette interessate, le donne. Chiediamo, inoltre, all’Assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, di verificare che l’accesso all’aborto medico sia garantito in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi.”

Torino, 29 luglio 2010

Pisano (320/9722843)

Il protocollo sulla RU486 dell’ A.O. OIRM – S. Anna di Torino è scaricabile da:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Fonte: Radicali a Novara: RU486 IN PIEMONTE/RADICALI: IN BASE ALLE RISPOSTE DELLE AZIENDE, LA PILLOLA ABORTIVA E’ DISPONIBILE IN UNDICI ASR SU VENTUNO. (http://www.radicalinovara.org/2010/07/ru486-in-piemonteradicali-in-base-alle.html)

Zboy
25-08-10, 18:37
RU486/RADICALI/ LA RU486 DEVE ESSERE DISPONIBILE IN TUTTI GLI OSPEDALI PIEMONTESI

Articolo pubblicato il 15/04/2010



RU486/RADICALI: LA PILLOLA ABORTIVA DEVE ESSERE DISPONIBILE NON SOLO AL S. ANNA DI TORINO MA IN TUTTI GLI OSPEDALI PIEMONTESI.

Grazie alla giornalista Flavia Amabile per aver dimostrato che l’aborto “fai da te” è oggi in Italia alla portata di tutte e praticato da molte.

Nathalie Pisano (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Caterina Simiand (giunta segreteria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

La notizia che da lunedì le donne potranno accedere all’aborto farmacologico presso l’Ospedale S. Anna di Torino è una buona notizia. Come riportiamo nel libretto che l’Associazione Aglietta ha dedicato alla vicenda della RU486, tutto partì da lì: il 29 gennaio 2001 il ginecologo radicale Silvio Viale presentò all’Ospedale S. Anna di Torino – dove lavorava e dove lavora tutt’oggi con la qualifica di Responsabile delle IVG – e alla Regione la richiesta di attivazione dell’aborto farmacologico; l’8 settembre 2005 fu al S. Anna di Torino che la prima cittadina italiana potè accedere alla pillola abortiva, allora in regime di sperimentazione; fino al luglio 2006, quando l’Assessore regionale di Rifondazione Comunista Mario Valpreda sospenderà tale sperimentazione, saranno 362 gli aborti farmacologici. Quindi, l’équipe medica del S. Anna ha alle spalle tutto il know how necessario per assicurare alle donne un’assistenza sanitaria adeguata.

Ma non basta. Quanto fatto presso l’Ospedale S. Anna in questi dieci anni deve permettere a tutti gli ospedali di Torino e dell’intero Piemonte che già praticano IVG di assicurare l’accesso all’aborto farmacologico nel giro di pochi giorni. Dopo aver lottato per così lungo tempo, non siamo disponibili a tollerare ulteriori ritardi, ulteriori ostruzionismi; lo ripetiamo, gli avvocati radicali sono a disposizione delle donne a cui sarà negata la pillola abortiva.

Dobbiamo, infine, ringraziare la giornalista Flavia Amabile per aver denunciato concretamente l’ipocrisia che pervade tutta la discussione sulla RU486; mentre la sottosegretaria Eugenia Roccella si scaglia ogni giorno contro “il rischio dell’aborto a domicilio”, l’Amabile ha dimostrato che l’aborto “fai da te” è una realtà in Italia alla portata di ogni donna, tramite gli acquisti di un farmaco anti-ulcera tramite Internet, o direttamente in strada ... o addirittura presso le farmacie della Città del Vaticano, addirittura a un prezzo minore di quello praticato in Italia.

E l’ “aborto fai-da-te”, pericoloso per le donne, è incentivato dal fatto che l’operazione medica dell’interruzione di gravidanza è, in Italia, monopolio del servizio pubblico e dal fatto che nei reparti di ginecologia ed ostetricia il 70,5% dei ginecologi è obiettore di coscienza (ma in cinque regioni siamo oltre l’80%, dati del Ministero della Salute). Ricordiamo a che nel 1981 i radicali promossero un referendum per consentire anche ai medici privati di praticare gli aborti e che da cinque anni giace nei cassetti della Camera dei Deputati una proposta di legge (prima firmataria Maria Antonietta Farina Coscioni, C. 276), predisposta dal Dr. Viale, che prevede la presenza nei reparti di ginecologia di almeno il 50% di personale non obiettore.

Ci pare che come radicali quello che potevamo e possiamo fare l’abbiamo fatto e lo facciamo; ma dov’è il movimento delle donne? E il PD dirà e soprattutto farà, finalmente, qualcosa?

Torino, 15 aprile 2010

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

http://www.webalice.it/carlamarchisio/RU486.pdf

RU486/ABORTO FARMACOLOGICO: DA TORINO IN TUTTA ITALIA!!!!!!! | Forum Radicali.it (http://forum.radicali.it/content/ru486aborto-farmacologico-da-torino-tutta-italia)

Fonte: Radicali a Novara: RU486/RADICALI/ LA RU486 DEVE ESSERE DISPONIBILE IN TUTTI GLI OSPEDALI PIEMONTESI (http://www.radicalinovara.org/2010/04/ru486radicali-la-ru486-deve-essere.html)

Zboy
25-08-10, 18:37
8 marzo, Manfredi: la RU486 è legale in Italia da 90 giorni, ma continua ad essere negata alle donne italiane

Articolo pubblicato il 08/03/2010

Giulio Manfredi (capolista della Lista Bonino-Pannella a Torino e Cuneo per le elezioni regionali del 28 e 29 marzo):

Sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 286 del 9 dicembre 2009 è stata pubblicata l’ “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano Mifegyne”, meglio conosciuta come pillola abortiva RU486. Sul provvedimento suddetto c’è scritto che la “decorrenza di efficacia” dell’autorizzazione parte dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta.

Ebbene, sono passati ben 90 giorni dal 9 dicembre, ma alle donne italiane continua ad essere negata la libertà di scelta fra aborto chirurgico e aborto farmacologico, libertà di scelta sancita, ricordiamolo, dalla legge 194 del 1978 (art. 15).

Al danno si aggiunge la beffa: come ha documentato la rivista “Il salvagente”, i pochi ospedali italiani che importavano la RU486 dalla Francia su richiesta nominale delle donne interessate (procedura, lenta e costosa, consentita per i medicinali fuori prontuario in Italia) non possono più farlo perché la RU486, dal 10 dicembre 2009, è presente nel prontuario farmaceutico italiano; presente solo sulla carta!

Anche nel Piemonte di Mercedes Bresso e di Eleonora Artesio (assessore regionale alla Sanità di Rifondazione Comunista) oggi sarà l’ennesimo 8 marzo senza RU486. Diciamolo: solo la presenza nel Consiglio Regionale del Piemonte, nove anni fa, di consiglieri regionali radicali permise l’avvio di quell’iter burocratico che, sotto l’impulso del ginecologo radicale Silvio Viale, ha permesso di arrivare alla legalizzazione della RU486. Solo la presenza nel prossimo Consiglio Regionale di consiglieri regionali radicali porterà all’effettiva introduzione nei reparti di ginecologia e ostetricia piemontesi della RU486.

N.B.: Il libretto “RU486: una vittoria radicale” – stampato dall’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e curato da Giulio Manfredi, Nathalie Pisano e Andrea Carapellucci – contiene la ricostruzione dell’iniziativa radicale per l’introduzione in Italia della RU486.

Disponibile anche online.

Lista Bonino-Pannella Vercelli (http://radicalivercelli.blogspot.com)

Fonte: Lista Bonino-Pannella Vercelli: 8 marzo, Manfredi: la RU486 è legale in Italia da 90 giorni, ma continua ad essere negata alle donne italiane (http://radicalivercelli.blogspot.com/2010/03/8-marzo-manfredi-la-ru486-e-legale-in.html)

Zboy
25-08-10, 18:38
Ru486 in Piemonte/Radicali: In base alle risposte delle aziende, la pillola abortiva è disponibile in 11 Asr su 21. Al S. Anna 250 aborti medici in cento giorni.

30/07/2010

Agli inizi di giugno Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) avevano scritto una lettera raccomandata ai Direttori Generali delle 13 aziende sanitarie locali, delle 5 aziende ospedaliere e delle 3 aziende ospedaliero-universitarie presenti in Piemonte (unica omessa l’A.O. OIRM- S. Anna di Torino).

Nella loro lettera i due esponenti radicali richiedevano ai Direttori Generali di essere informati “sulle iniziative che avete intrapreso o intendere intraprendere a breve per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito dell’Azienda da Voi diretta”.
Nella lettera si ripercorreva quanto accaduto all’Ospedale S. Anna di Torino dopo la pubblicazione (sul supplemento ordinario n. 229 alla G. U. n. 286 del 9 dicembre 2009) del provvedimento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”.
Da fine aprile, al S. Anna sono stati effettuati circa 250 aborti farmacologici e non si è verificata alcuna delle criticità paventate dai detrattori della pillola abortiva: ogni donna che ha scelto di usufruirne ha deciso, di comune accordo con il personale medico, se rimanere ricoverata per tutto il tempo intercorrente fra le due assunzioni o se firmare il foglio di dimissioni e andare a casa.

A fine luglio i radicali hanno ricevuto risposta scritta dalle seguenti nove ASR:
ASL TO1-TO2-TO4-TO5-VC-VCO; ASO di Alessandria e Ospedale Mauriziano di Torino; Aziende Ospedaliero Universitarie di Novara e Orbassano (TO). Tranne quest’ultima, che non ha reparto di ginecologia-ostetricia, tutte le ASR suddette hanno comunicato di aver già attivato le procedure per rendere accessibile la pillola abortiva alle donne che scelgono questo intervento medico. L’ASL CN1 aveva già reso disponibile la RU486 negli ospedali di Mondovì e Savigliano agli inizi di giugno.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“Come al solito il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. La nostra iniziativa era motivata dalla preoccupazione che l’Ospedale S. Anna di Torino dovesse sobbarcarsi le richieste di aborto farmacologico di tutta la regione. Constatiamo che così non è e facciamo appello a tutti i media regionali affinché le informazioni sulla possibilità di accedere all’aborto medico in altre Aziende sanitarie arrivino alle dirette interessate, le donne. Chiediamo, inoltre, all’Assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, di verificare che l’accesso all’aborto medico sia garantito in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi.”

Torino, 29 luglio 2010

Pisano (320/9722843)

Il protocollo sulla RU486 dell’ A.O. OIRM – S. Anna di Torino è scaricabile da:

Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Zboy
25-08-10, 18:38
RU486 - Viale: Per quel che vale, una smentita e una dichiarazione

In relazione all’articolo su La Stampa ( ““Sant’Anna fabbrica della morte” Attacco anti-abortista alla Ru486, cronaca di Torino, pag. 61) Silvio Viale, ginecologo del S.Anna di Torino, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Leggo su La Stampa di questa mattina che ieri sarei sceso per strada a parlare con Giorgio Celsi, che manifestava davanti all’ospedale contro la RU486, e che secondo lui sarei stato “abbastanza minaccioso”, pronunciando addirittura la fatidica frase “lei non sa chi sono io”, tipica dell’arroganza del potere. Mi dispiace che l’articolo possa indurre il lettore a pensare che io abbia minacciato un evidentemente prevenuto Sig. Celsi.

In relazione all’articolo su La Stampa ( ““Sant’Anna fabbrica della morte” Attacco anti-abortista alla Ru486, cronaca di Torino, pag. 61) Silvio Viale, ginecologo del S.Anna di Torino, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Leggo su La Stampa di questa mattina che ieri sarei sceso per strada a parlare con Giorgio Celsi, che manifestava davanti all’ospedale contro la RU486, e che secondo lui sarei stato “abbastanza minaccioso”, pronunciando addirittura la fatidica frase “lei non sa chi sono io”, tipica dell’arroganza del potere. Mi dispiace che l’articolo possa indurre il lettore a pensare che io abbia minacciato un evidentemente prevenuto Sig. Celsi.



Che il Signor Celsi sapesse benissimo chi sono lo dimostra il volantino, con tanto di mia foto, che distribuiva e nel quale venivo sbrigativamente indicato come “il medico che tifa per la morte” e lo conferma la pantomima che ha improvvisato appena mi ha visto, accanto ad una croce a grandezza d’uomo, sventolando la prima pagina di un giornale e proteggendo i volantini.

La spiegazione più plausibile è che, proprio perché non sa chi sono per davvero, temesse veramente che volessi portagli via i volantini, o volessi impedirgli di manifestare. Al contrario gli ho stretto la mano e ho preso una copia di entrambi i volantini che stava distribuendo e sono rientrato in ospedale in meno di un minuto, mentre lui a continuato a manifestare per tutta la mattinata in divisa da infermiere.

Non ricordo le esatte parole su cui possa avere equivocato, ma non avevo nessun motivo di preoccuparmi di quel manifestante, come in tanti anni non mi sono mai preoccupato delle manifestazioni alle sette mentre entrano le donne che si ricoverano per le Interruzioni Volontarie di Gravidanza (IVG).

Non so, poi, quali poteri io possa avere per dare seguito al classico “lei non sa chi sono io” (frase che nel contesto di evidenti falsità scritte e distribuite ha un compiuto significato letterale), ma sappia che sono ben felice che venga a valorizzare il mio lavoro.

Per quanto mi riguarda, il Sig. Celsi è il benvenuto a manifestare a Torino tutte le volte che vuole, anche se prevenuto e con quei volantini insultanti.

Infatti, la mia preoccupazione non è lui, ma il silenzio di coloro che si dicono a favore della RI486, che strillano contro Cota nei cortei, che non hanno mosso neanche un mignolo quando il mio direttore generale ha imposto il ricovero per le donne e che, sebbene a parole a favore delle donne, hanno reso l’aborto sia più sempre relegato ai margini della sanità e nel’inferno ipocrita della politica. Quindi, un grazie, al Sig. Celsi.”

Zboy
25-08-10, 18:42
6 luglio 2010
Umbria, allarme RU486

Maria Rosi, consigliere PDL alla regione Umbria interviene sulla RU486, e lo fa seguendo il solito copione allarmistico che invece sostiene di non voler adottare. Così, nel suo intervento, un florilegio di spauracchi offensivi per il suo genere. La salute delle donne, bla-bla bla, che vuol “far prendere coscienza alle donne”, preoccupata perché l’RU486 “è un trattamento che mette a repentaglio la loro vita”, bla-bla, “oltre ad avere una scarsa considerazione dei loro diritti”, perché ingerendo la famigerata pillola “non si mangia un gelato”, “né tanto meno si cura un mal di gola” e amenità simili. Cose già sentite, che risentiremo ancora.
Poco importa il fiume di dati della sperimentazione oramai disponibile da più di un ventennio, statistiche senza un numero significativo di complicazioni cliniche che abbiano portato alla morte le pazienti, non interessano le relazioni dell’OMS sulla sicurezza del mifepristone, la sua diffusione negli stati o il fatto non secondario che la sua introduzione possa evitare l’utilizzo di metodi chirurgici e dell’anestesia, o ancora, la riduzione dell’utilizzo di prostaglandine nelle interruzioni di gravidanza nei casi di morte fetale. La contrarietà è puramente ideologica e nello scellerato patto tra governo e gerarchie vaticane, logica e scienza non contano nulla.

Segue difatti dichiarazione che, perché cattolica, crede fermamente nella vita, ma che “l’interruzione di gravidanza già prevista nel nostro ordinamento” almeno è rispettosa dei diritti della donna, completamente assistita prima e dopo la sua decisione. Insomma la vecchia storia sempre buona, bene il bisturi, la pillola no perché è troppo facile e potrebbe indurre le donne a pensare che l’aborto sia una passeggiata ai mercatini. In fondo se in questo paese siamo fermi al partorirai con dolore, potremo noi rischiare di sancire il principio con un abortirai senza sofferenze?

In sostanza nulla di nuovo sotto il solleone, il mantra governativo è ripetuto fino allo sfinimento un po’ da tutti i rappresentanti del centro destra e dai quei settori di centro sinistra che un tempo eravamo abituati a descrivere “teodem”, termine leggermente in disuso, forse anche per i molteplici scandali che affliggono la chiesa cattolica.

Ma è nella dichiarazione centrale che possiamo intravedere la nuova linea di pensiero;

“il metodo Ru486 debba essere seriamente rivisto, anche in considerazione dei pareri scientifici più volte espressi dal Consiglio Superiore della Sanità, a partire dall’obbligatorietà del ricovero”

che tradotto, significa; scoraggiamo l’utilizzo della RU486 con la permanenza nella struttura ospedaliera per tre giorni, così poi potremo attaccare le regioni sul piano dei costi e dei posti letto, già in seria difficoltà, a causa della mancanza di risorse e per le oscure nubi che addensano intorno all’imminente manovra economica. Questo è il senso e la strategia delle linee guida ministeriali partorite della Roccella. Non possiamo obbligare le donne al ricovero coatto senza modificare la costituzione, quindi creiamo una campagna di propaganda basata sulla sfiducia e sulla paura, accompagnandola con saggi e oculati consigli al risparmio e un pizzico di cattolicità, paventando in potenza, costi insostenibili, strutture inadeguate, minacce e ricatti ai responsabili che oseranno praticare i trattamenti non rispettando la regola dei tre giorni.

Cosa già successa alla regione Lazio, dove la Polverini sta cercando di bloccare l’utilizzo del farmaco in virtù di un’analisi strutturale delle capacità d’accoglienza dei suoi ospedali e sui costi del servizio.

In conclusione, come spesso accade per gli scontri che non basano le proprie fondamenta nel rispetto degli individui e nella pluralità, stiamo assistendo al solito tentativo di trasferire la morale di alcuni nei diritti di tutti, altro che preoccupazione per la salute delle donne.

Scritto martedì, 6 luglio, 2010 alle 12:01

Zboy
25-08-10, 18:43
RU486 IN PIEMONTE/RADICALI: IN BASE ALLE RISPOSTE DELLE AZIENDE, LA PILLOLA ABORTIVA E’ DISPONIBILE IN UNDICI ASR SU VENTUNO.

Articolo pubblicato il 30/07/2010

AL S. ANNA 250 ABORTI MEDICI IN CENTO GIORNI.

Agli inizi di giugno Nathalie Pisano e Salvatore Grizzanti (segretaria e tesoriere Associazione Radicale Adelaide Aglietta) avevano scritto una lettera raccomandata ai Direttori Generali delle 13 aziende sanitarie locali, delle 5 aziende ospedaliere e delle 3 aziende ospedaliero- universitarie presenti in Piemonte (unica omessa l’A.O. OIRM- S. Anna di Torino).

Nella loro lettera i due esponenti radicali richiedevano ai Direttori Generali di essere informati “sulle iniziative che avete intrapreso o intendere intraprendere a breve per assicurare la possibilità di accedere all’aborto farmacologico alle donne residenti nell’ambito dell’Azienda da Voi diretta”.

Nella lettera si ripercorreva quanto accaduto all’Ospedale S. Anna di Torino dopo la pubblicazione (sul supplemento ordinario n. 229 alla G. U. n. 286 del 9 dicembre 2009) del provvedimento dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) all’oggetto “Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso umano “Mifegyne”.

Da fine aprile, al S. Anna sono stati effettuati circa 250 aborti farmacologici e non si è verificata alcuna delle criticità paventate dai detrattori della pillola abortiva: ogni donna che ha scelto di usufruirne ha deciso, di comune accordo con il personale medico, se rimanere ricoverata per tutto il tempo intercorrente fra le due assunzioni o se firmare il foglio di dimissioni e andare a casa.

A fine luglio i radicali hanno ricevuto risposta scritta dalle seguenti nove ASR:

ASL TO1-TO2-TO4- TO5-VC-VCO; ASO di Alessandria e Ospedale Mauriziano di Torino; Aziende Ospedaliero Universitarie di Novara e Orbassano (TO). Tranne quest’ultima, che non ha reparto di ginecologia- ostetricia, tutte le ASR suddette hanno comunicato di aver già attivato le procedure per rendere accessibile la pillola abortiva alle donne che scelgono questo intervento medico. L’ASL CN1 aveva già reso disponibile la RU486 negli ospedali di Mondovì e Savigliano agli inizi di giugno.

Pisano e Grizzanti hanno dichiarato:

“Come al solito il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. La nostra iniziativa era motivata dalla preoccupazione che l’Ospedale S. Anna di Torino dovesse sobbarcarsi le richieste di aborto farmacologico di tutta la regione. Constatiamo che così non è e facciamo appello a tutti i media regionali affinché le informazioni sulla possibilità di accedere all’aborto medico in altre Aziende sanitarie arrivino alle dirette interessate, le donne. Chiediamo, inoltre, all’Assessore regionale alla Sanità, Caterina Ferrero, di verificare che l’accesso all’aborto medico sia garantito in almeno un ospedale in ognuna delle otto province piemontesi.”

Fonte: radicali ad Asti: RU486 IN PIEMONTE/RADICALI: IN BASE ALLE RISPOSTE DELLE AZIENDE, LA PILLOLA ABORTIVA E’ DISPONIBILE IN UNDICI ASR SU VENTUNO. (http://radicaliasti.blogspot.com/2010/07/ru486-in-piemonteradicali-in-base-alle.html)

Zboy
25-08-10, 18:43
Aborto/ Radicali: record storico di obiezione di coscienza

Articolo pubblicato il 11/08/2010


QUATTROMILA ABORTI FARMACOLOGICI EFFETTUATI FRA IL 2005 E IL 2009 E NESSUN PROBLEMA, NON DISPIACCIA ALLA ROCCELLA.

Dichiarazione di Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) e Nathalie Pisano (segretaria Associazione Radicale Adelaide Aglietta):

“Il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha presentato la Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 194/78 solamente il 6 agosto scorso, quando i parlamentari erano già in spiaggia; ai sensi dell’art. 16 della L. 194, avrebbe dovuto presentare la Relazione entro lo scorso mese di febbraio.

L’obiezione di coscienza è ulteriormente aumentata. Il ministro ne prende atto come se fosse un notaio, e non il rappresentante del governo che deve assicurare alle donne, a tutte e a ciascuna, la possibilità di accedere, in tutto in territorio nazionale, alle interruzioni di gravidanza (tenendo sempre presente che si tratta dell’unico intervento sanitario che non può essere svolto da medici privati): a livello nazionale, per i ginecologi si passa dal 58,7% del 2005 al 69,2% del 2006, al 70,5% del 2007 e al 71,5% del 2008; per gli anestesisti, nello stesso intervallo di tempo, dal 45,7% al 52,6%; per il personale non medico, dal 38,6% al 43,3%. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi si osservano nel Lazio (85,6%), in Basilicata (85,2%), in Campania (83,9%), in Molise (82,8%), in Sicilia (81,7%) e in Veneto (80,8%).

Stesso approccio notarile Fazio lo riserva ai dati sull’aborto farmacologico (o medico, come è chiamato in tutta Europa); come prima con il suo predecessore Sacconi, ci pensa Eugenia Roccella a lanciare l’ennesimo allarme contro l’ “aborto chimico”. Ma i dati diffusi dal ministero della Salute smentiscono il suo terrorismo ideologico: dal 2005 al 2009 sono stati segnalati in Italia circa 4.000 aborti medici (132 nel 2005; 1.151 nel 2006; 1.010 nel 2007; 703 nel 2008 e 857 nel 2009). Non risulta si sia verificato alcun serio incidente … altrimenti il ministro/notaio Fazio l’avrebbe sicuramente riportato e la sottosegretaria talebana Roccella si sarebbe scatenata!

Ricordiamo che il farmaco Mefipristone (RU486) è regolarmente in commercio in Italia dal dicembre 2009, per cui i dati relativi al 2010 saranno disponibili solamente nella Relazione al Parlamento del prossimo anno … sperando che sia presentata non ad agosto!”.

Torino, 11 agosto 2010

N. B. La Relazione citata è disponibile a questo link:

Primo piano - Presentata al Parlamento la relazione 2010 sull’applicazione della legge 194, che regola l’interruzione volontaria di gravidanza - (http://www.salute.gov.it/dettaglio/phPrimoPianoNew.jsp?id=284)

Vedi anche: Associazione Aglietta - RU486 (http://www.associazioneaglietta.it/ru486.html)

Fonte: Radicali a Novara: ABORTO/RADICALI: RECORD STORICO OBIEZIONE DI COSCIENZA (http://www.radicalinovara.org/2010/08/abortoradicali-record-storico-obiezione.html)

Zboy
28-09-10, 11:06
Pillola Ru486, norme solo in sei Regioni

(ANSA) - ROMA, 20 FEB - Alla vigilia dell'arrivo della pillola abortiva, solo 6 Regioni hanno deciso quale via di somministrazione adottare. Tre hanno optato per il ricovero ordinario e tre per il Day Hospital. Le altre aspettano indicazioni da Roma e c'e' qualcuno che ha rimandato la scelta al dopo elezioni di marzo. La ditta francese produttrice della RU 486 iniziera' a spedire le confezioni in tutta Italia entro qualche settimana al massimo.

http://www.unita.it/notizie_flash/88398/pillola_ru_norme_solo_in_sei_regioni

Zboy
28-09-10, 11:07
Pillola Ru486: Avvenire, da Fini parole superficiali

(ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 9 AGO - 'A noi, e non solo a noi, sarebbero piaciute parole meno superficiali' da parte di Fini sulla pillola Ru496, scrive l'Avvenire. Il quotidiano dei vescovi italiani parla di 'battuta sorprendente' del presidente della Camera che ha definito 'originale' pretendere che il Parlamento possa discutere sulla pillola abortiva. Per il presidente emerito Cossiga, il Parlamento puo' intervenire sulla pillola RU486 e Fini e' stato scorretto nel pronunciarsi su possibili temi all'odg dell'Aula.

Pillola Ru486: Avvenire, da Fini parole superficiali - - l'Unità.it (http://www.unita.it/newsansa/45633/pillola_ru_avvenire_da_fini_parole_superficiali)

Zboy
28-09-10, 11:07
Ru486/ In Gazzetta ufficiale il via libera alla pillola

Roma, 10 dic. (Apcom) - E' stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale l'autorizzazione alla commercializzazione della pillola abortiva Ru486. "L'impiego del farmaco - si legge sulla gazzetta ufficiale - deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla Legge 22 maggio 1978, n. 194 a garanzia e a tutela della salute della donna; in particolare deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall'art. 8 della citata Legge 194/78 dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento. Tutto il percorso abortivo deve avvenire sotto la sorveglianza di un medico del servizio ostetrico ginecologico cui è demandata la corretta informazione sull'utilizzo del medicinale, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative e sui possibili rischi connessi, nonché l'attento monitoraggio onde ridurre al minimo le reazioni avverse segnalate, quali emorragie, infezioni ed eventi fatali".

"Con particolare riguardo alle possibili reazioni avverse - prosegue il provvedimento - tenuto conto anche del riassunto delle caratteristiche del prodotto approvato dei dati disponibili di farmacovigilanza nonché della bibliografia disponibile, che avvertono sui rischi teratogeni connessi alla possibilità del fallimento di interruzione farmacologica di gravidanza e del sensibile incremento del tasso di complicazioni in relazione alla durata della gestazione, l'assunzione del farmaco deve avvenire entro la settima settimana di amenorrea. E' rimesso alle autorità competenti, nell'ambito delle proprie funzioni, di assicurare che le modalità di utilizzo della specialità medicinale Mifegyne ottemperino alla normativa vigente in materia di interruzione volontaria di gravidanza e alle disposizioni di cui sopra".Il medicinale è "soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in struttura ad esso assimilabile, comprese le strutture sanitarie individuate" dalla legge 194/1978.

Zboy
28-09-10, 11:08
Aborto: pillola Ru486 arriva in ospedale

(ANSA)- ROMA, 30 SET - Via libera definitivo all'uso negli ospedali italiani della pillola abortiva Ru486:il cda dell'Agenzia italiana del farmaco ha dato l'ok. Ha approvato tecnicamente il verbale della scorsa riunione del 30 luglio dove era stata decisa l'autorizzazione all'immissione in commercio della pillola abortiva Mifegyne. L'Aifa riconvochera' il cda, dopo le richieste del Presidente della Commissione Igiene e Sanita' del Senato, il 19 ottobre per formulare il mandato al Dg per gli adempimenti successivi.

Zboy
28-09-10, 11:08
Ru486: agenzia farmaco, si'nel rispetto legge aborto

(ANSA)- ROMA, 31 LUG - L'utilizzo della Ru486 e' subordinato al rispetto della legge per l'interruzione volontaria della gravidanza.Cosi'l'Agenzia del Farmaco. Ieri sera, il CdA dell'agenzia, deliberando l'autorizzazione all'immissione in commercio del farmaco mifepristone (Mifegyne), noto come Ru486, ha precisato che '' il compito di tutela della salute del cittadino deve essere posto al di sopra e al di la' delle convinzioni personali di ognuno''. In particolare deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria, cosi' come previsto dall'art. 8 della Legge sull'aborto. Questo perche', dal momento dell'assunzione del farmaco e' necessario escludere la possibilita' di complicanze. La stessa legge 194 prevede inoltre ''una stretta sorveglianza da parte del personale sanitario, cui e' demandata la corretta informazione sul trattamento, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative disponibili e sui possibili rischi, nonche' l'attento monitoraggio del percorso abortivo, onde ridurre al minimo le reazioni avverse (emorragie, infezioni ed eventi fatali)''. Il CdA ha limitato l'utilizzo del farmaco entro la settima settimana di gestazione (anziche' la nona come invece avviene in gran parte d'Europa). Il CdA ha raccomandato ai medici la scrupolosa osservanza della legge. (ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:09
RU-486:LAZIO;VITA DONNA,AD OGGI CENTINAIA COSTRETTE EMIGRARE

(ANSA) - ROMA, 16 GIU - ''Secondo le nostre stime sono centinaia le donne che nel Lazio aspettano la Ru-486. Al momento la Polverini sta costringendo queste donne a emigrare dalla regione o a sottoporsi a aborti chirurgici, piu' pericolosi''. E' quanto afferma la presidente di Vita Donna onlus Elisabetta Canitano al termine del presidio davanti la Regione per la Ru-486. ''Nel Lazio ci sono 16 mila aborti l'anno - prosegue Canitano - e solo la nostra associazione riceve circa 10 telefonate al giorno di donne che vogliono sapere se la pillola abortiva puo' essere somministrata, dove e come. Proprio ieri ci ha chiamato una ragazza che e' andata a prenderla a Volterra. Chiediamo a Renata Polverini di ricevere una nostra delegazione per conoscere i tempi in cui intende consentire agli ospedali romani di somministrarla, rispettando la liberta' di scelta e trattamento delle donne''. La delegazione di 'Vita Donna onlus' gia' questa mattina aspettava di essere ricevuta dalla governatrice Renata Polverini o da un suo delegato. ''Ci avevano promesso che ci avrebbero ricevuto - spiega Canitano - e invece ci hanno lasciato qui ad aspettare per ore''. Un appello al presidente della regione a ricevere la delegazione di donne e' giunto anche dai consiglieri regionali presenti alla manifestazione: Giulia Rodano (Idv), Rocco Berardo (radicali), Luigi Nieri (SeL), Fabio Nobile e Ivano Peduzzi (Fds), Enzo Foschi (Pd): ''Chiediamo con insistenza che Renata Polverini riceva questa delegazione e spieghi i tempi certi in cui la Ru-486 verra' messa a disposizione nel Lazio''. (ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:14
ABORTO:RU486; MARINI,UMBRIA APPLICHERA'194 CON VAGLIO MEDICO

(ANSA) - ROMA, 22 FEB - 'Saro' molto ferma: c'e' la legge 194 da applicare. Quindi si' alla RU 486 con il vaglio medico-scientifico, a cui spetta stabilire se vada somministrata in day hospital o in degenza ospedaliera''. Lo ha detto Catiuscia Marini, candidata alle regionali in Umbria per il centrosinistra, a proposito delle polemiche in atto tra governo e regioni sulla pillola abortiva.. ''Se ci sono metodiche che tutelano la salute della donna - ha aggiunto - vanno applicate, ma la legge 194 c'e' e noi l'applicheremo. Attenendoci alle indicazioni che arriveranno dalla comunita' medico-scientifica''.(ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:14
ABORTO:RU486;MARINO,SU TEMPI RICOVERO DECIDA MEDICO-PAZIENTE

(ANSA) - ROMA, 22 FEB - La Ru486 somministrata solo in ospedale ma ''le modalita' e la durata del ricovero debbono essere discusse e decise in un contesto di relazione tra medico e paziente e valutate caso per caso, considerando ogni singola specificita''': lo afferma il senatore Ds Ignazio Marino secondo il quale ''non servono le lettere di sottosegretari ne' le minacce di altri politici: ancora una volta la politica dovrebbe rispettare il proprio ambito di intervento e non invadere quello di altre professioni''. ''La legge 194 e' molto chiara su un punto: l'interruzione di gravidanza puo' essere effettuata solo in strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Nessuno mette in discussione questo principio giusto, che tutela le stesse donne e la loro salute. A questo principio - conclude il presidente della commissione di inchiesta sul Ssn - pero' ne va associato un altro quello della tutela del rapporto tra il medico e la sua paziente. E' fondamentale che in una situazione drammatica come quella dell'aborto, la donna che ha preso questa sofferta decisione sia assistita da professionisti liberi di illustrare i migliori percorsi assistenziali sulla base delle loro conoscenze scientifiche e professionali''. (ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:15
Ru486/ Nel Lazio somministrata solo con il ricovero ordinario

Roma, 10 giu. (Apcom) - Nel Lazio la somministrazione della 'pillola abortiva' Ru486 dovrà avvenire esclusivamente "in regime di ricovero ospedaliero ordinario" della durata di 3 giorni, in linea con il parere del Consiglio superiore di sanità e con la determina dell'Agenzia italiana del farmaco. E' quanto stabilisce il Protocollo operativo per le linee guida sulla somministrazione del farmaco, approvato oggi dalla giunta della Regione Lazio.

Le linee guida, spiega la Regione, sono finalizzate a garantire modalità uniformi sul territorio regionale nel rispetto delle norme sull'interruzione di gravidanza contenute nella legge 194/78.

Il Protocollo dà anche mandato a Laziosanità Asp di fornire alla Direzione regionale competente la valutazione del fabbisogno di posti letto di ricovero ordinario esistenti da dedicare alle attività di interruzione volontaria di gravidanza eseguibili con metodo farmacologico. In seguito all'indicazione del fabbisogno saranno individuate le strutture ospedaliere in possesso dei requisiti previsti dal protocollo.

La decisione è stata criticata dai Radicali. Per Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri regionali Lista Bonino Pannella - Federalisti europei, "concepire" il ricovero ospedaliero ordinario "è assurdo dal punto di vista dell'appropriatezza del ricovero, proprio in tempi in cui i posti letto vengono 'tagliati', il tutto a scapito dei costi che la Regione dovrà affrontare, imponendo la formula del ricovero ordinario al day hospital. Inoltre la libertà della donna di poter scegliere liberamente se rimanere o meno in ospedale, in base al principio costituzionale di non essere obbligata ad alcun trattamento, non le imporrà alcuna permanenza".

Zboy
28-09-10, 11:16
Aborto: RU486, donna Bari dimessa senza complicazioni

ANSA) - BARI, 9 APR - Si e' concluso con efficacia e senza complicazioni a Bari il trattamento con la Ru486 della prima donna che si e' sottoposta alla terapia. La paziente e' stata dimessa nel primo pomeriggio. Tra 14 giorni dovra' sottoporsi ad un controllo di routine con ecografia. Sempre al policlinico del capoluogo pugliese, lunedi' prossimo tocchera' ad altre due donne sottoporsi alla terapia della pillola abortiva.

Zboy
28-09-10, 11:16
Ru 486/ Delibera Aifa in Gazzetta ,ora pillola va in commercio

Roma, 10 dic. (Apcom) - Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la commercializzazione anche in Italia della pillola abortiva Ru 486 ottiene il via libera definitivo. Con soddisfazione sopratutto delle opposizioni

"Finalmente -commenta l'ex ministro della Salute Pd Livia Turco - da oggi la pillola Ru486 può essere utilizzate anche in Italia, ultimo dei paesi europei. E' finito un tormentone all'insegna del buon senso. Ci potevano essere risparmiati i mesi di scontri che abbiamo alle spalle gli attacchi violenti anche sul piano personale, le crociate ideologiche che alzano muri, l'uso della legge a fini dogmatici per tentare di bloccare un farmaco utilizzato da oltre 20 anni nel resto del mondo".

"Da oggi - prosegue la capogruppo Pd in commissione Affari Sociali - le donne italiane hanno una scelta in più per quanto riguarda le tecniche abortive, nel rispetto della legge 194 come abbiamo sempre chiesto, e nella piena tutela della loro salute. È incredibile come rappresentanti del governo continuino ad agitare lo spauracchio di un impiego difforme sul territorio nazionale; la determina dell'Aifa è chiara e non lascia spazio a interpretazioni. Adesso la sfida per il Parlamento è quella di dedicarsi alla prevenzione dell'aborto, al potenziamento dei consultori e alla tutela sociale della maternità".

Zboy
28-09-10, 11:17
Aborto: Aifa, si' a pubblicazione in G.U. per pillola Ru486

(ANSA) - ROMA, 19 OTT - Il Cda dell'Aifa ha dato l'ok alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell'autorizzazione all'immissione in commercio della pillola Ru 486. L'autorizzazione riguarda il farmaco Mifegyne (Mifeprostone), della Exelgyne. L'Agenzia del farmaco sottoline che il percorso seguito rispetta l'iter procedurale previsto dall'Emea per il mutuo riconoscimento di un farmaco, verificandone efficacia, sicurezza e compatibilita' con le leggi nel rispetto e a tutela della salute della donna'. La decisione dell'Aifa di dare mandato per la pubblicazione in gazzetta della determina che introdurra' in Italia la pillola abortiva Ru486, ''pone finalmente fine al possibile utilizzo improprio del farmaco e sgombra il campo da qualsiasi possibile interpretazione di banalizzazione dell'aborto e dal suo impiego come metodo contraccettivo''. La Determina che verra' pubblicata in Gazzetta Ufficiale rimanda a Stato e Regioni le disposizioni per il corretto percorso di utilizzo clinico del farmaco all'interno del servizio ospedaliero pubblico, cosi' come previsto dagli articoli 8 e 15 della legge 194 del 1978, e di cui la stessa Aifa spiega di non avere titolarita'. (ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:17
Scomunica per Ru486
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Chi farà uso della pillola abortiva, cioè la donna che vuole interromopere la gravidanza, i medici e chiunque partecipi all'iter abortivo, sarà automaticamente scomunicato.
GIACOMO GALEAZZI
Chi farà uso della pillola abortiva RU486, cioè la donna che vuole interromopere la gravidanza, i medici e chiunque partecipi all’iter abortivo, sarà automaticamente scomunicato. Lo sottolinea mons. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia Pro Vita, facendo notare che «dal punto di vista del diritto canonico non c’è
alcuna differenza tra aborto chirurgico e aborto
farmacologico». La pillola abortiva, sottolinea Sgreccia, «non
è vero che è un metodo meno doloroso: provoca dolori,
sanguinamenti e fa rischiare la vita alle donne. Non è un
farmaco, è un composto per uccidere il feto, cioè un essere
umano. Ci sono pressioni dell’industria farmaceutica che vuole
solo fare cassa, e pressioni ideologiche per usare l’aborto
come un tragico baluardo di libertà della donna». La Chiesa,
ribadisce Sgreccia, «è contraria all’introduzione del farmaco,
che è solo un incoraggiamento e una facilitazione all’aborto,
un pericolo intollerabile per la donna e il ritorno della donna
stessa alla solitudine e alla disperazione, visto che si può
abortire anche fuori dall’ospedale». Per tutte queste ragioni,
scandisce il prelato, «chi utilizza la pillola o i medici che
la prescrivono e seguono l’iter sono automaticamente fuori
dalla comunione». «Pressioni economiche» per commercializzazione.Politici resistano. La pillola Ru486 sulla cui commercializzazione si esprime, oggi, l’agenzia italiana del
farmaco (Aifa), comporta la scomunica per le donne che vi fanno
ricorso così come per i medici che l’hanno prescritta perché la
sua assunzione è analoga a tutti gli effetti dell’aborto
chirurgico: lo spiega monsignor Elio Sgreccia. «Dal punto di vista canonico è come un aborto chirurgico», spiega il presidente emerito della Pontificia Academia pro Vita.
«L’assunzione della Ru486 equivale ad un aborto volontario con
effetto sicuro, perché se non funziona il farmaco c’è l’obbligo
di proseguire con l’aborto chirurgico. Non manca nulla. Cosa
diversa è la pillola del giorno dopo, che, pur rivolta ad
impedire la gravidanza, non interviene con certezza dopo che c’è
stato il concepimento. Per la Ru486, quindi, c’è la scomunica per
il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo
utilizzo».La pillola che potrebbe essere commercializzata anche in Italia
«ha effetto abortivo, quindi valgono - prosegue il vescovo -
tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto
volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far
riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto
chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono
morte per effetto della somministrazione di questa sostanza.
Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. È una
sostanza non a fine di saute, ma a fine di morte. Si va contro la
regola fondamentale della vita della madre. Bisognerebbe, per
questo motivo, sospendere tutto. Inoltre - prosegue mons.
Sgreccia - si cerca di scaricare sulla donna sola la
responsabilità della decisione. Si torna a una forma di
privatizzazione dell’interruzione di gravidanza. All’inizio si è
legalizzato l’aborto proprio per toglierlo dalla clandestinità,
ora il medico se ne lava le mani e il peso di coscienza ricade
sulla donna». Sgreccia, infine, non ha dubbi sulle cause che spingono l’Aifa
alla liberalizzazione del farmaco: si tratta, secondo il presule,
di «pressioni politiche ed economiche». «Non riesco a vedere
altre ragioni. La Ru486 era stata inventata per curare una
malattia vera e propria, una disfuzione della ghiandola
subrenale. Poi non ha funzionato per quello scopo e, per non
perdere l’investimento, la casa produttrice l’ha riconvertito
come ’facilitantè per l’aborto. Non c’è beneficio per la donna,
al contrario. Mi auguro che l’Aifa - proprio in un momento in cui
si dice che l’aborto dev’essere limitato e si parla di moratoria
- prenda la decisione giusta. Vorrei che tutti i politici e gli
economisti sentano la preziosità della vita e resistano a questa
liberalizzazione dell’aborto».L'«Osservatore romanò
affronta il nodo della pillola abortiva Ru486 riportando le
preoccupazioni espresse dalla sottosegretario al Welfare. »La
decisione dell’Aifa, secondo il sottosegretario Eugenia Roccella,
non è scontata - a favore della commercializzazione - alla luce
delle 29 morti tra donne in vari Paesi del mondo causate dalla
Ru486. Sulla sicurezza della pillola, dunque, ’persistono molte
ombrè«, riferisce il quotidiano vaticano.
Scomunica per Ru486 - LASTAMPA.it (http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=675&ID_sezione=524&sezione=)

Zboy
28-09-10, 11:18
Aborto: Ru486, arrivano le linee guida del governo

(ANSA) - ROMA, 4 FEB - Ricovero o day hospital: si riaccende il dibattito sulla somministrazione della pillola Ru486 in vista del suo arrivo negli ospedali.La polemica e' stata innescata dalla posizione del Piemonte che, in assenza di linee guida, era orientato verso la possibilita' di lasciare liberta' a medico e paziente di valutare caso per caso.Una scelta contro la quale si e' levata subito la voce del governo che ha annunciato l'arrivo di linee guida per fare chiarezza sulle modalita' di uso della pillola. Da Torino, l'assessore regionale alla Sanita' Eleonora Artesio, precisa che ''non esiste nessuna sfida sulla Ru486'' perche' al momento ''non esiste nessun limite dal livello centrale'' se non ''le indicazioni sull'uso del farmaco prescritte dall'Aifa''. E l'agenzia del farmaco, sottolinea, ''prescrive che debba essere garantito il ricovero dal momento dell'assunzione del Mifegyne fino alla verifica dell'espulsione''. E il presidente Bresso replica: nessuna sfida sulla Ru 468. Il Piemonte rispettera' ''le direttive anche sull'uso della pillola Ru486''.(ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:19
Rischi e protocollo d'uso della pillola abortiva
Ru 486 in commercio anche in Italia
L'Aifa ha dato il via libera

Nonostante i tanti proclami e la infinite discussioni, la legge 194 è probabilmente una delle leggi che più tutela e rispetta i diritti e doveri di una donna, permettendo di dare dignità ad una scelta mai facile. Prima di questa legge l’aborto era una pratica realizzata clandestinamente, in cliniche allestite ad hoc, e con un tasso di sicurezza e pulizia assolutamente poco rispettoso per la donna stessa. Dopo l'introduzione della 194, possiamo dire che realmente tutto è cambiato. Ora la famosa pillola abortiva, già in commercio in molti paesi dell'Unione, sarà a disposizione anche delle donne italiane. Scopriamo insimeme rischi e utilizzo della pillola Ru486.

Da pochi giorni, finalmente, l’Agenzia Italiana del Farmaco (aifa) ha autorizzato l’immissione in commercio della pillola Ru486 (nota anche col nome del suo principio attivo, il mifeprestone). Molti son stati i passaggi, i percorsi, e le battaglie per farla passare in un paese contraddittorio e confessionale come il nostro. Ma qual’è il suo protocollo d’uso, quali gli effetti collaterali, quali i rischi? Ne parliamo in compagnia di Silvio Viale, medico presso l’ospedale Sant’Anna di Torino. stay tuned!

(ami) Agenzia Multimediale Italiana - Ru 486 in commercio anche in Italia/ (http://www.agenziami.it/articolo/4910/Ru+486+in+commercio+anche+in+Italia/)

Zboy
28-09-10, 11:20
Pillola Ru486, nessuna violazione per Viale e primari Sant´Anna
Secondo il gip non era stata violata la legge sull´aborto. Il ginecologo indagato per altri reati
E´ stata archiviata la prima tranche dell´inchiesta sulla pillola abortiva RU486. Il gip Cristina Palmesino ha stabilito che il ginecologo Silvio Viale, e i primari Marco Massobrio e Mario Campogrande, nonché l´ex direttore generale dell´ospedale Sant´Anna Gianluigi Boveri, non hanno violato la legge sull´interruzione di gravidanza. E´ stata accolta la richiesta di archiviazione presentata dal pm Sara Panelli. Ma il giudice per le indagini preliminari ha espresso principi che con ogni probabilità potranno essere estesi anche alla seconda parte dell´inchiesta (aperta in seguito alla seconda sperimentazione della pillola) che si basava sempre sull´ipotesi che fosse reato non trattenere le donne in ospedale per tutta la durata del trattamento abortivo. «Non conosco ancora le motivazioni - ha commentato Silvio Viale - mi sembra di capire però che si stabilisca che per la RU486 non ci sia bisogno del ricovero. D´altronde in questi anni è stata utilizzata sempre con il day hospital: solo nel 2008 sono 26 gli ospedali che l´hanno sperimentata. Cade dunque così anche l´ultimo ostacolo preso a pretesto per la registrazione del farmaco». «Motivazioni accurate e ineccepibili", ha commentato il difensore di Viale, Cosimo Palumbo.

Secondo il giudice Palmesino l´interruzione di gravidanza avviene con la morte del feto e non con la sua espulsione dall´utero, e non è necessario il ricovero in ospedale della paziente. «Interruzione di gravidanza è da intendersi, infatti, come cessazione delle condizioni di vita del prodotto del concepimento - scrive il gip nel decreto di archiviazione - che è evenienza che può essere antecedente all´espulsione del prodotto del concepimento». Non si può pertanto sapere se le due pazienti sottoposte alla sperimentazione avessero effettivamente interrotto la gestazione all´interno dell´ospedale (subito dopo aver assunto il farmaco) oppure fuori dalle mura ospedaliere, come invece contestato dall´accusa.


«La ratio della norma è nel senso di assicurare alla donna che intenda sottoporsi all´interruzione della gravidanza le garanzie derivanti dall´essere sottoposta a un trattamento chirurgico o farmacologico somministrato presso un ospedale pubblico, non imponendo affatto la norma un ricovero costante per tutta la durata della terapia. Ciò che conta è che il procedimento che porta all´interruzione di gravidanza e all´espulsione del prodotto del concepimento avvenga sotto il controllo di un medico del servizio ostetrico-ginecologico e nell´ambito di un ospedale generale tra quelli indicati dalla legge, nel senso che deve esservi la garanzia di una procedura monitorata in una struttura sanitaria che assicuri adeguate garanzie. Altrimenti non avrebbe alcun significato la norma che promuove la ricerca e l´attuazione di metodi di interruzione più rispettosi dell´integrità psicofisica della donna che vi si sottoponga».

Per il giudice la norma è stata dunque rispettata: «Risulta dai consensi informati e dalle dichiarazioni rese dalle pazienti che dopo la somministrazione di mifepristone alle donne venivano fornite informazioni circa il comportamento da tenersi in ipotesi emorragia ed era comunicato il numero di telefono cellulare del dottor Viale, contattabile a qualsiasi ora, che in più occasioni è stato sentito rispondendo alle loro richieste. Sulla base di tali elementi si può ritenere che l´interruzione di gravidanza avvenne presso uno degli ospedali indicati dalla norma, nel senso che avvenne in costanza di ricovero in day hospital e nell´ambito di un preciso protocollo seguito da un medico specializzato, sempre contattabile».

Pillola Ru486, nessuna violazione per Viale e primari Sant´Anna | Torino la Repubblica.it (http://torino.repubblica.it/dettaglio/Pillola-Ru486-nessuna-violazione-per-Viale-e-primari-Sant-Anna/1576432)

Zboy
28-09-10, 11:21
De bello embrionale
Il Foglio
07/09/2010
Luigi Manconi

1- In una pacata, si fa per dire, replica a un mio pacato, si fa altrettanto per dire, articolo di questa rubrica (martedì 31 agosto 2010), Assuntina Morresi me ne dice di tutti i colori (Avvenire 1` settembre). Oggetto del contendere sono le dichiarazioni del sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, che io ritengo espressione di uno spensierato e irresponsabile pressapochismo scientifico e politico. E che, invece, la Morresi considera sagge e opportune. Priorìtariamente, alcune questioni di metodo. Nel criticarmi, la Morresi non bada a spese e non lesina nemmeno quel "formatosi in Lotta continua" che, quando si trovano a corto di argomenti, i miei avversari sfoderano come una scimitarra di latta (o come una pistola ad acqua). Orbene, ad alcuni è noto il fatto che, tra il 1969 e il 1975, fui militante e dirigente di quella benemerita associazione. Cosa da me mai rivendicata e mai misconosciuta, in quanto entrambi gli atteggiamenti sarebbero semplicemente risibili. Infatti, quell`esperienza, con tutte le sue virtù e tutti i suoi vizi, fu decisiva per me quanto lo fu, ad esempio, la precedente militanza nell`Azione cattolica. Né vergogna né orgoglio, pertanto: importanti fasi della vita, come altre. Non conosco, piuttosto, Assuntina Morresi né la sua vita politica e culturale e, dunque, non sono tentato di renderle la pariglia, attribuendo il suo attuale virulento linguaggio a una trascorsa militanza - che so? - in una simpatica setta satanista. E così, se devo valutare le dichiarazioni di Eugenia Roccella, non sto a enfatizzarne la passata adesione ai radicali, per evidenziare un possibile sospetto di trasformismo. Discuto le sue posizioni e le critico, se necessario, con asprezza. Tutto qui. Veniamo ora alla questione di sostanza. Essa verte essenzialmente intorno a un punto cruciale: può un governo entrare nel merito di una valutazione scientifica della produttività o meno di una linea di ricerca? Può giudicare l`efficacia e i possibili sviluppi futuri della stessa? E` ii buon senso innanzitutto a suggerire una risposta negativa tanto più se come nel caso da me contestato - il giudizio critico sulla linea dì ricerca relativa alle cellule staminali embrionali viene dato con una davvero inaudita leggerezza ("La ricerca sulle staminali embrionali è ormai deperita, è un ramo morto: questo tipo di ricerca non si è rivelata una frontiera rivoluzionaria della scienza"). Il sottosegretario e i1 governo non hanno mai motivato quel giudizio con adeguati riferimenti alla letteratura scientifica, a evidenze acquisite, a parametri e indicatori validati da protocolli riconosciuti internazionalmente. E` vero esattamente il contrario: il giudizio negativo su quella linea di ricerca sembra dettato esclusivamente da considerazioni mondano-moralistiche. La Morresi mi ribatte che io, dopo aver contestato il diritto del sottosegretario alla Salute a fare quelle sue leggiadre dichiarazioni, difenderei il diritto del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, a "giudicare la ricerca scientifica". Nient`affatto. L`Amministrazione Obama ha operato in senso liberale e antiproibizionista, rimuovendo una preclusione e consentendo che venissero finanziate diverse linee dì ricerca: e non sarà Obama a valutare la produttività di quella sperimentazione, bensì appunto la scienza. Ancora. Ho voluto prendere sul serio quanto alcuni esponenti del centrodestra (e fortunatamente non solo loro) vanno dicendo a proposito della necessità di ridurre la sfera di competenza e di intervento dello stato a vantaggio dell`autonomia della società e dei "mondi vitali". Impostazione che ritengo degna della massima attenzione, ma che vorrei venisse applicata con la massima coerenza. Ho scritto così che "meno stato" imporrebbe che -per esempio a proposito della Ru486 - la decisione ultima debba spettare alla persona, una volta che le istituzioni pubbliche abbiano sottoposto quel farmaco alle indispensabili verifiche scientifiche e sanitarie. A questa ragionevole posizione, perfettamente coerente con i principi del liberalismo e della sussidiarietà, la Morresi contrappone "le morti" che sarebbero collegate al ricorso alla Ru486. Non mi sono mai sognato di ignorare quelle morti: è, indubitabilmente, argomento delicatissimo e serissimo, Ma tutti sappiamo che la principale causa di decesso correlata all`interruzione volontaria di gravidanza è di gran lunga la condizione dì illegalità in cui essa, in un numero rilevante di casi, continua a essere praticata. In Italia e fuori dall`Italia. Quando nel nostro paese l`aborto non era normèto, di quelle morti - tantissime - non parlavano gli oppositori della legalizzazione dell`interruzione volontaria, quelli di ieri e quelli di oggi. Detta pacatissimamente, s`intende.
2- Ascoltato il messaggio di Silvio Berlusconi ai Promotori della libertà di sabato 4 settembre, si pone un affascinante quesito politologico. Leader carismatico-trash o "è asciuto pazzo `o padrone"?

Zboy
28-09-10, 11:22
10/9/2010
Aborti, pochi e osteggiati
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Il ministero della Salute ha pubblicato la relazione sulle interruzioni di gravidanza del 2008
FLAVIA AMABILE



Ogni anno le donne italiane abortiscono meno. Non è chiaro se sia l'effetto di una maggiore padronanza dei metodi contraccettivi o di un aumento degli ostacoli posti sulla strada di chi decide di interrompere una gravidanza. Sono aumentati infatti gli obiettori di coscienza, i consultori restano pochi e le difficoltà da superare sempre molte.

Calano gli aborti. Nel 2009 in Italia sono state effettuate, secondo i dati preliminari in possesso del ministero della Salute, 116.933 interruzioni volontarie di gravidanza (ivg), con un calo del 3,6% rispetto al dato definitivo del 2008, che è di 121.301 casi. Un dato, quello del 2008, che vede un dimezzamento (-50,2%) rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’Ig, e un calo del 4,2% rispetto al 2007. Il tasso di abortività, ossia il numero di Ivg per mille donne in età feconda tra i 15 e i 49 anni, nel 2009 è risultato pari a 8.3 ogni mille donne, con un decremento del 3,9% sul 2008: un valore tra i più bassi rilevati nei paesi industrializzati.

Aumentano gli obiettori di coscienza. Nuovo aumento, nel 2008, dell’obiezione di coscienza tra ginecologi, anestesisti e personale non medico in Italia. Secondo i dati definitivi per il 2008 contenuti nella relazione del ministero sulla attuazione della legge 194 del ministero della Salute, nel 2008 i ginecologi obiettori di coscienza hanno toccato quota 71,5% contro il 70,5% del 2007 e il 58,7% del 2005. In pratica, 7 ginecologi su 10 non vogliono
praticare l’interruzione di gravidanza.
Gli anestesisti salgono al 52,6% (era 45,7% nel 2005) e il personale non medico al 43,3% (era 38,6% nel 2005). Per alcune regioni, soprattutto al Sud, l’aumento è molto rilevante: percentuali ’bulgarè di ginecologi obiettori, superiori all’80%, si registrano in Lazio (85,6%), in Veneto (80,8%), in Molise (82,8%), in Campania (83,9%), in Basilicata (85,2%) e in Sicilia (81,7%). Anche per gli anestesisti i valori più elevati si rilevano al sud, con un massimo di oltre il 77% in Molise e Campania, mentre il personale non medico tocca record di obiezione in Sicilia (87%) e in Molise (82%).
"La tendenza, nel tempo, alla diminuzione dei tempi di attesa - sottolinea il ministero - tra il rilascio della certificazione e l’intervento e il contemporaneo aumento della percentuale di
personale obiettore, sembrano indicare che il livello dell’obiezione di coscienza non ha una diretta incidenza nel ricorso all’Ivg».


Il governo contro la Ru486. Gli elementi attualmente a disposizione del ministero della Salute «indicano già alcune possibili criticità della procedura farmacologia» usata per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza. Nel 2005 la Ru486 è stata usata in Piemonte e Toscana su 132 casi, nel 2006 in Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e in provincia di Trento su 1.151 casi (lo 0,9% del totale delle Ivg effettuate, nel 2007 in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e provincia di Trento su 1.010 casi e infine nel 2008 e nel 2009 nelle stesse aree rispettivamente in 703 e 857 casi.
Dati che sono insufficienti a descrivere compiutamente la situazione dell’aborto farmacologico in Italia, ma - precisa il ministero - «gli elementi a disposizione indicano già alcune possibili criticità della procedura farmacologia: la difficoltà nel registrare gli effetti collaterali, gli eventi avversi e ad individuare - enumera il ministero della Salute - la fase
dell’espulsione del feto in caso di ricovero non ordinario o di dimissioni anticipate contro il parere medico, la perdita di fati sulla visita di follow up del quattordicesimo giorno».

Aborti clandestini. Sono stimati in 15mila nel 2005 gli aborti clandestini in Italia. Il dato, spiega il ministero della Salute, è stato effettuato nel 2008 e rappresenta una stima per il 2005, ultimo anno per il quale sono disponibili tutti i dati per calcolare gli indici riproduttivi necessari per applicare il modello. E' calcolato solo sulle donne italiane, per le straniere il ministero giudica impossibile avere stime attendibili.

Aumentano i contraccettivi, cala la pillola del giorno dopo. E' la Sigo, la Società di ginecologia a fornire queste cifre. Per la prima volta da quando è in commercio, nel 2009 si è registrato un calo del ricorso alla pillola del giorno dopo, pari al 4,7%. Sono i risultati dell’indagine condotta fra 4mila ragazzi e ragazze con la campagna Travelsex.
Allo stesso tempo si è registrato un leggero aumento dell’uso della pillola contraccettiva, passata dal 16,2% al 16,3%, soprattutto fra le giovanissime (la usa il 18% del campione intervistato).

Pochi consultori. Sono il 30% in meno del numero stabilito dalla legge. «Attualmente in Italia - spiega Emilio Arisi, consigliere Sigo - esistono 2.168 consultori pubblici e 114 privati, per un totale di 0,7 consultori per 20mila abitanti, quando dovrebbero essere uno ogni 20mila abitanti, come previsto dalla legge 34/1996. Tra l’altro i consultori privati non collaborano mai nell’opera di educazione sessuale e alla contraccezione, essendo
di tipo religioso o confessionale.

Aborti, pochi e osteggiati - LASTAMPA.it (http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=1021&ID_sezione=274&sezione=)

Zboy
28-09-10, 11:23
http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/994d8800465253eb41dbfb32eb4a091f.pdf

Zboy
28-09-10, 11:24
RU486, al Sant'Anna di Torino,344 interventi da aprile
Su un totale di 1.178 aborti chirurgici
14 settembre, 18:17


(ANSA) - TORINO, 14 SET - All'ospedale Sant'Anna di Torino dal 21 aprile scorso ci sono stati 310 aborti farmacologici su un totale di 344 donne che hanno assunto la RU486. Nove l'hanno presa conseguentemente ad un aborto spontaneo non ultimato e 25 per portare a termine un aborto terapeutico gia' nel secondo trimestre.Nello stesso periodo gli aborti chirurgici sono stati 1.178. Sono dati illustrati in quarta commissione comunale a Torino dal direttore dell'ospedale Sant'Anna, Walter Arossa.(ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:25
Domani a Torino “Laici in piazza” per festeggiare la RU486

Posted by Sofia Riccaboni on set 18th, 2010 // No Comment

“Laici in Piazza” domani a Torino. Cosi la Consulta torinese per per la laicità delle istituzioni, insieme all’Associazione Radicale Adelaide Aglietta e all’Associazione Luca Coscioni, vogliono ricordare la grande vittoria laica ottenuta quest’anno con la legalizzazione dell’aborto farmaceutico tramite la RU486. Per questo motivo esporranno allo stand in via Cesare Battisti all’altezza del numero civico 7 un grosso sacco pieno di confezioni della RU486.
Sara’ presente allo stand anche Silvio Viale (presidente Ass. Aglietta, dirigente Associazione Coscioni, primo sperimentatore in Italia della Ru486), che sottolinea: “Le cifre parlano chiaro. In cinque mesi, da quando il 19 aprile scorso, la Ru486 è disponibile all’Ospedale S. Anna di Torino, 331 donne hanno scelto l’aborto medico
(un quinto del totale delle Ivg praticate al S. Anna in questo periodo) e solamente 10 di loro hanno deciso di rimanere in ospedale fra la prima e la seconda assunzione della pillola, a distanza di tre giorni”.
“Tutta la campagna terroristica messa in piedi dal sottosegretario Eugenia Roccella per ostacolare la possibilità per le donne di andare a casa (firmando il foglio di dimissioni dopo essere state debitamente informate dai medici) dopo la prima assunzione del farmaco si è sciolta come neve al sole. Tenendo conto degli aborti
medici attuati all’Ospedale S. Anna nel 2005 e 2006, sono quasi 800 le donne ad aver scelto di abortire con la Ru486 in questi cinque anni nell’Ospedale torinese”, conclude.

Periodico Italiano (http://www.periodicoitaliano.it/2010/09/18/domani-a-torino-laici-in-piazza-per-festeggiare-la-ru486/)

Zboy
28-09-10, 11:26
Aborto, Ru486: a Torino i radicali espongono scatole di pillole vuote

Radicali in piazza, domenica pomeriggio a Torino, per ricordare ”la grande vittoria laica” ottenuta con la legalizzazione dell’aborto farmacologico in Italia.

”Le cifre parlano chiaro: a Torino solo un quinto delle interruzioni di gravidanza sono state effettuante mediante aborto medico”, spiega il presidente dell’associazione radicale Adelaide Aglietta, Silvio Viale, che espone nella centrale piazza Carignano le scatole vuote della Ru486 – disposte a formare due piramidi – somministrata al Sant’Anna di Torino.

L’iniziativa si inserisce nell’ambito di ”Laici in piazza”, la manifestazione promossa dalla Consulta torinese per la laicità delle istituzioni in occasione della ricorrenza del XX settembre. ”Sono state fatte tante polemiche quando la Ru486 non c’era – ricorda Viale – e oggi che è una realtà non ne parla più nessuno. Noi, invece, proseguiamo la nostra battaglia, perchè possa essere utilizzata in tutto gli ospedali”.

19 settembre 2010 | 16:22

Aborto, Ru486: a Torino i radicali espongono scatole di pillole vuote (http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/aborto-ru486-pillole-radicali-torino-552484/)

Zboy
28-09-10, 11:26
Aborto: RU486; in 5 mesi 3.000 confezioni, 80% al Nord
In testa Piemonte, seguono Lombardia, Toscana, Liguria e Puglia
19 settembre, 20:25


(ANSA) - ROMA, 19 SET - A cinque mesi dall'uso della pillola abortiva RU486 arrivano i primi dati di distribuzione del medicinale: quasi 3.000 confezioni ordinate dalle Asl.

L'80% delle quali sono state ordinate da sei Regioni e tutte del Nord. In testa il Piemonte con 802 confezioni. Poi Lombardia e Toscana 400 scatole, Liguria con 298.La Puglia 245,la Basilicata 194, l'Emilia Romagna 119, la Sicilia 110, il Veneto 103, il Molise 60, il Trentino 56, la Sardegna 52, la Campania 50, la Valle d'Aosta 38, il Friuli 25, l'Abruzzo 15. Infine Umbria, Lazio, Calabria e Marche (hanno ordinato 5 scatole). (ANSA).

Zboy
28-09-10, 11:34
21 Settembre 2010 - 11:31
RU486 CINQUE MESI DOPO. IL PRIMO BILANCIO
Farmacia.it - 21 settembre 2010

3000 sono le confezioni della pillola abortiva RU486 ordinate dalle Asl, l’80% delle richieste arriva da sei regioni del Nord Italia. Al primo posto compare il Piemonte con 802 scatole, a seguire la Lombardia e la Toscana con circa 400 confezioni, poi la Liguria con 298, la Puglia con 245, la Basilicata con 194, l'Emilia Romagna con 119, la Sicilia 110, il Veneto 103, il Molise 60, il Trentino 56, la Sardegna, 52, la Campania 50, la Valle d'Aosta 38, il Friuli 25, l'Abruzzo 15. Fanalino di coda Umbria, March, Lazio e Calabria con solo 5 confezioni ordinate.
Il bilancio è stato fatto a cinque mesi di distanza dall’inizio della distribuzione del farmaco, a rendere noti i dati Marco Durini, direttore dell’azienda distributrice del farmaco, la Nordic Pharma.

In merito alle modalità di somministrazione della pillola alcune regioni hanno deliberato l’assunzione attraverso il ricovero ordinario come da richiesta del ministero della salute, altre hanno optato per il day-hospital, altre non hanno fornito alcuna indicazione.

Le news di Farmacia.it (http://www.farmacia.it/cgi-bin/dbnews/dnrun.cgi?newsid=rdm9033)

Zboy
28-09-10, 11:35
Le notizie incredibili. Pillola dei cinque giorni dopo rimborsata dalla mutua... in Francia

21/09/2010
Aduc

Firenze, 21 Settembre 2010. Ci sono alcune notizie che non riusciamo a non considerare incredibili. Nella fattispecie: la pillola EllaOne, utilizzabile fino a cinque giorni dopo dopo un rapporto a rischio gravidanza non desiderata, in Francia e' ormai rimborsabile dalla Sicurezza Sociale (il SSN francese); l'azienda farmaceutica che la commercializza, HRA Pharma ha avuto l'autorizzazione europea per l'immissione sul mercato nel maggio 2009 e la sta commercializzando in Francia dallo scorso 1 ottobre su presentazione di ricetta. Venduta a 24,15 euro e' ormai rimborsabile al 65% dall'assicurazione malattia (1).

L'incredibile -per noi- di questa notizia e' che la Francia la sentiamo come casa nostra. Tutte le differenze sono -grossomodo- come quelle che abbiamo tra le varie parti del nostro Stivale (isole comprese).
Eppure questa della pillola dei cinque giorni dopo -una conferma in materia- ci lascia pur sempre di stucco. In Italia la Norlevo -pillola del giorno dopo acquistabile con ricetta e utilizzabile entro 72 ore- viene sistematicamente boicottata anche da chi ha il dovere di renderla disponibile (ospedali e farmacie); in Francia si puo' acquistare senza ricetta e puo' essere distribuita gratuitamente ai minori in farmacia e dalle infermerie scolastiche.

E mentre in Francia la pillola EllaOne e' rimborsata dalla mutua come contraccettivo d'emergenza, in Italia lo scorso maggio il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ne ha bloccato la procedura di registrazione in attesa del parere degli esperti' circa la sua sicurezza e compatibilita' con la legge sull'aborto e la contraccezione (2). Se pensiamo a cosa e' accaduto nella vicenda della procedura di autorizzazione della pillola abortiva Ru486 (3), ci vengono i brividi a pensare che cosa succedera' in questo caso.

Siamo consapevoli che quanto accade nel nostro Paese e' frutto del condizionamento del Vaticano sulle nostre istituzioni, ma non riusciamo a capacitarci che l'Ue, con politiche unitarie e impositive per tante cose, non riesca ad esserlo anche in questo. Sappiamo che un farmaco riconosciuto in un Paese comunitario e non in un altro, alla fin fine puo' essere imposto anche in quello che lo vieta, ma quanta fatica, quanta carta, quante parole, quanto tempo, quanto conflitto... e pensare che si tratta di una questione che riguarda la sfera delle scelte individuali di una persona, scelte che ricadono su se stesso e non altri... sara' che il nostro essere italiani lo condizioniamo troppo al nostro essere europei... ma perche' non dovremmo farlo?

Le notizie incredibili. Pillola dei cinque giorni dopo rimborsata dalla mutua... in Francia | Associazione Luca Coscioni (http://www.lucacoscioni.it/comunicato/le-notizie-incredibili-pillola-dei-cinque-giorni-dopo-rimborsata-dalla-mutua-francia)

Zboy
28-09-10, 11:36
Laici in Piazza
Loredana Biffo on 21 Settembre, 2010 16:43:00 | 53 numero letture




Anche quest'anno la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni, ha voluto richiamare l'attenzione sulla ricorrenza storica del xx settembre 1870 – evento fondante dell'unità nazionale e della laicità dello Stato italiano.
Quella dei giorni scorsi, è stata la quinta edizione, fortemente avversata dalla Chiesa Cattolica. Oggi il Vaticano, affrontando i temi sociali ed etici, non si limita, come sarebbe assolutamente legittimo, a parlare liberamente alle coscienze dei credenti cattolici. Ma pretende di intervenire direttamente nei processi decisionali dello Stato italiano, condizionando pesantemente le forze politiche e la libera dialettica parlamentare. Esigendo che le leggi dello Stato italiano si conformino alla morale cattolica.
Occorre rivendicare con fermezza la laicità delle Istituzioni, e la libertà della Repubblica nelle sue scelte legislative e civili, sollecitando le forze politiche ed il mondo della libera cultura ad un forte impegno laico, nel rispetto della dialettica pluralista e democratica, del concetto di separazione fra Stato e chiese. Nonché della eguale libertà religiosa per tutte le fedi e le non-fedi, al fine, anche, di raggiungere una interdipendenza nel dialogo tra religioni, assolutamente necessario in una società multiculturale.
Per tali ragioni la Consulta Torinese per la Laicità delle istituzioni, chiede che il Parlamento approvi la proposta di legge per ripristinare la Festa Nazionale del xx settembre, o almeno il suo riconoscimento come “Solennità civile”, ai sensi della legge 54 del 1977.
La manifestazione di ieri, “Laici in piazza”, si è svolta all'insegna della multiculturalità, vi hanno partecipato infatti, numerose Associazioni, tra cui l'Udi, Iran democratico, Libertà e Giustizia, Associazione mazziniani, Associazione Radicale Adelaide Aglietta, e tante altre. Hanno esposto ognuna i propri simboli, pubblicazioni, materiale divulgativo, e spiegate le ragioni e le modalità della propria iniziativa culturale.
A ciò sono stati affiancati momenti di spettacolo di strada, animazione e musica, con esibizioni di vario tipo, dalla Danza del ventre alla Fanfara dei bersaglieri. Con l'esposizione di mostre storiche: Mostra storica sul xx settembre, a cura dell' Associazione Nazionale Libero Pernsiero “Giordano Bruno”. Due mostre storiche su Giuseppe Mazzini e Giuseppe gribaldi.
L'Associazione Radicale Adelaide Aglietta, ha esposto nel suo stand un sacco pieno di confezioni di RU486, per ricordare la grande vittoria laica ottenuta quest'anno con la “legalizzazione” in Italia dell' aborto farmacologico, che per responsabilità dell'ostruzionismo del Vaticano e, soprattutto per responsabilità di una classe politica succube dei diktat clericali, le donne italiane hanno potuto accedere alla RU486 con 20 anni di ritardo rispetto alle donne dell' Unione Europea.
Infine alle 18, si è tenuta la rievocazione della Breccia di Porta Pia, con la parata a passo di corsa della Fanfara dei Bersaglieri di Melzo (Mi), e con le salve di cannone a cura del Gruppo storico militare “Armata del Duca” di Torino.

politicamentecorretto.com - Laici in Piazza (http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=28189)

Zboy
28-09-10, 11:37
Bioetica. Farina Coscioni: Dal centro destra dei Sacconi, Gasparri, Quagliarello, Roccella, ennesima conferma della loro vocazione da Stato etico

21/09/2010
Maria Antonietta Farina Coscioni

Appello ai liberali del centro-destra

Dichiarazione di Maria Antonietta Farina Coscioni

“I Sacconi, i Gasparri, i Quagliariello, le Roccella ancora una volta lanciano quello che vorrebbe essere il rassicurante messaggio lanciato alle gerarchie ecclesiastiche, appoggio al disegno di legge Calabrò sul fine vita; opposizione alla RU486, sostegno al volontariato cattolico per ostacolare l’applicazione della 194; affermazione che la scienza e la libertà di ricerca vanno sottoposte e subordinata all’etica. Nulla di nuovo.

Il centro-destra dei Sacconi e dei Fazio, delle Roccella e dei Gasparri, antitesi di qualsiasi valore liberale, conferma insomma la sua posizione di sempre. I liberali del centro-destra accetteranno supinamente questi programmi d’intenti, questo arrogante e prepotente oscurantismo? Vogliamo e dobbiamo augurarci di no; e che con noi si sappiano predisporre quelle politiche e quelle riforme laiche e liberali di cui il paese ha bisogno e che da tempo attende: quelle politiche e quelle riforme per cui hanno lottato Luca Coscioni, Piergiorgio Welby, Giovanni Nuvoli, i malati di SLA e le loro famiglie, lasciati in un avvilente solitudine e abbandono, e per i quali i sedicenti difensori della vita non hanno mai sprecato una sola parola”.

Bioetica. Farina Coscioni: Dal centro destra dei Sacconi, Gasparri, Quagliarello, Roccella, ennesima conferma della loro vocazione da Stato etico | Associazione Luca Coscioni (http://www.lucacoscioni.it/comunicato/bioetica-farina-coscioni-dal-centro-destra-dei-sacconi-gasparri-quagliarello-roccella-enn)

Zboy
28-09-10, 11:37
Aborto farmacologico, “diamo i numeri”
Mercoledì 22 Settembre 2010 16:17
di Loredana Biffo

L' Associazione Radicale Adelaide Aglietta, in occasione della manifestazione "Laici in piazza", ha esposto nel suo stand un "sacco" pieno di RU486, per ricordare la grande vittoria ottenuta quest'anno con la "legalizzazione" in Italia dell'aborto farmacologico, che a causa dell'ostruzionismo del Vaticano e, soprattutto per responsabilità di una classe politica succube dei diktat clericali, le donne italiane hanno potuto accedere alla RU486 con 20 anni di ritardo rispetto alle donne dell' Unione Europea.
Il Dr. Silvio Viale (primo sperimentatore della Ru486 in Italia), e la Presidente Nathalie Pisano, hanno dichiarato: "Le cifre parlano chiaro, in cinque mesi, da quando, il 19 aprile scorso, la Ru486 è disponibile all'Ospedale S. Anna di Torino, 331 donne hanno scelto l'aborto medico (un quinto del totale delle IVG praticate al S. Anna in questo periodo), e solamente 10 di loro hanno deciso di rimanere in ospedale fra la prima e la seconda assunzione della pillola, a distanza di tre giorni.
E' pertanto evidente che la campagna terroristica messa in piedi dal sottosegretario Eugenia Roccella per ostacolare la possibilità per le donne di andare a casa (firmando il foglio di dimissioni dopo essere state debitamente informate dai medici) dopo la prima assunzione del farmaco, si è sciolta come neve al sole.
Ricordiamo che, tenendo conto degli aborti medici attuati all'Ospedale S.Anna nel 2005 e 2006, sono quasi 800 le donne che hanno scelto di abortire con la RU486 in questi cinque anni nell'Ospedale torinese. E la comparazione delle cifre fra aborto medico e chirurgico deve tenere conto del fatto che la RU486 deve essere assunta entro 49 giorni (7 settimane) dall'ultimo ciclo mestruale".
I Radicali italiani, chiedono inoltre, attraverso una petizione popolare:
1. Che in merito all' 8 per mille, venga cambiato il meccanismo di ripartizione che privilegia la Chiesa Cattolica.
2. Che sulla pillola "del giorno dopo", sia abolito l'obbligo di ricetta medica.
3. Che sul testamento biologico, sia garantita la libertà della persona sulle scelte di fine vita.
4. Che si attui la riforma del sistema elettorale, in senso maggioritario uninominale.

Zboy
28-09-10, 11:39
23-09-2010
UMBRIA/PILLOLA RU486: RIOMMI, AFFERMAZIONI CONSIGLIERI INCONGRUE (2)

(ASCA) - Perugia, 23 set - Riommi che stasera ha deciso di intervenire in risposta alle affermazioni dei tre consiglieri di maggioranza, in una nota spiega che ''in particolare la commissione doveva definire le linee guida cliniche per l'individuazione delle condizioni delle donne per cui e' appicabile/preferibile l'interruzione di gravidanza con metodologia farmacologia o chirurgica, i protocolli clinici con descrizione dettagliata delle procedure e dei trattamenti durante la visita ambulatoriale e durante il ricovero, i protocolli clinici per le visite di controllo successive alla IVG, per verificare l'eventuale insorgenza di complicanze e adottare le terapie opportune e le linee guida organizzative che definiscono le modalita' di accesso, le tappe del percorso assistenziale e le procedure per il consenso informato''. ''La predisposizione delle linee guida - ha proseguito l'assessore - e' stata presa come occasione per svolgere una specifica attivita' di aggiornamento professionale degli operatori sanitari sui metodi anticoncezionali, sulle tecniche di interruzione di gravidanza di tipo medico e chirurgico, sui relativi rischi e sulle possibili complicanze, finalizzati anche a permettere alla donna una scelta libera e consapevole, cosi' come prescritto dalla L. 194/78. La Giunta Regionale, alla fine di luglio ha preso atto del lavoro svolto dalla commissione tecnica e ha deciso di avviare un'ampia consultazione, garantendo la partecipazione alla definizione delle scelte che verranno adottate nella nostra Regione, alle donne, alle associazioni e a tutti i soggetti che esprimono diverse sensibilita' e punti di vista, che vogliamo trattare con la massima attenzione e rispetto. E' fin troppo evidente - ha concluso Riommi - che il percorso seguito dalla Giunta regionale, esclude che la somministrazione avvenga al di fuori dell'ospedale, come la legge 194/78 prescrive, essendo nostra intenzione difendere i contenuti di una legge che ha prodotto risultati molto positivi, nel nostro paese e nella nostra regione''.

pg/rg/rob

(Asca)

Zboy
28-09-10, 11:40
Politica | 24/09/2010 | ore 17.27 »
Aborto: assessore Umbria Vinti, su Ru486 polverone ideologico

Perugia, 24 set. - (Adnkronos) - "Un polverone che non giova alle politiche istituzionali di attuazioni dei diritti dei cittadini e delle donne di poter disporre liberamente del proprio corpo; una disputa ideologica che contrasta in maniera sostanziale con la visione laica dell'amministrazione che ha caratterizzato l'operato della maggioranza al governo in Umbria''. Cosi' l'assessore regionale dell'Umbria Stefano Vinti commenta le prese di posizione di alcuni Consiglieri regionali sulla applicazione in Umbria della pillola Ru486.

''Invece di dedicarsi a polemiche dettate dall'ortodossia ideologica - prosegue l'assessore - i consiglieri regionali che vogliono fare qualcosa di efficace per evitare gli aborti dovrebbero attivarsi per una battaglia culturale e di potenziamento dei servizi sociali, per combattere in tema di aborto l'ignoranza e la disinformazione, preparare le ragazze a una maternita' responsabile, promuovere l'educazione sessuale nelle scuole, diffondere la conoscenza dei metodi anticoncezionali e dare informazioni complete e corrette sulla pillola anticoncezionale''. (segue)

Zboy
28-09-10, 11:41
http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/59a9d37b262341c1d9e18ded31ee721b.pdf

Zboy
28-09-10, 11:41
cronaca
28/09/2010 - IL CASO SANT’ANNA
Il marito di Edil: "Vi prego, ditemi
che mia moglie non sente dolore"

La camera di rianimazione: al posto del secondo letto è pronta
la culla termica per la neonata con accanto i ferri operatori
+ Uccisa dal cancro un mese fa partorirà la sua bimba
AUDIO La gravidanza di Edil non verrà interrotta
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I medici: «Non sente nulla»
Ma è un sollievo a metà:
il timore di un cesareo
d’urgenza non è scampato
marco accossato
torino

Soffre?». Ogni giorno in più è una speranza che non si spegne, ma anche un dolore che diventa più lancinante. Issa Muhyaddin Jimcaala, il marito della giovane somala incinta - morta un mese fa per un tumore al cervello, ma tenuta legata alle macchine in rianimazione al Sant’Anna perché possa partorire - ieri mattina ha pianto, accanto al letto dove Edil è ormai l’incubatrice della sua bimba. «Soffre? - ha domandato ai medici. - Sente dolore?». Issa è rimasto lì a lungo, più a lungo del solito. Il cuore di Edil è forte e continua a battere, la respirazione spontanea è solo sostenuta dalle macchine, ma è soltanto una vita apparente: i medici la nutrono come fosse viva perché lei stessa possa nutrire la sua bimba, ancora troppo piccola per venire al mondo. Ieri è stata raggiunta la ventottesima settimana di gestazione.

«No, sua moglie non soffre», hanno spiegato i medici a Issa. «Non sente nulla». Ma è un sollievo a metà: il timore che la situazione precipiti e si debba ricorrere a un cesareo d’urgenza non è scampato, per questo motivo la stanza dov’è «ricoverata» Edil è stata attrezzata come una piccola sala operatoria. «Se il cuore si fermasse, o se ci fosse un distacco di placenta - spiega la dottoressa Evelina Gollo, primario di Rianimazione - avremmo pochi minuti di tempo per tirar fuori la bimba. Se aspettassimo troppo perderemmo anche lei». Un caso unico. Una vicenda che suscita anche qualche interrogativo. Fin dove è giusto arrivare? Fin dove può spingersi una medicina sempre più tecnologica?

Nello stesso ospedale della Ru486 che rende meno traumatica - o, per alcuni, «troppo facile» - l’interruzione volontaria di gravidanza, in questi giorni si fa di tutto per far vivere un feto. Oltre ogni limite, oltre la vita stessa di una madre. Perché Edil è morta, clinicamente morta, da fine agosto. E qui non si tratta di prolungare un coma, ma di alimentare un corpo che non c’è più, perché un’altra vita possa iniziare.

«Ciò che i medici stanno facendo con questa donna, morta un mese fa, è un gesto moralmente dovuto - non esita a dire l’avvocato Paolo Emilio Ferreri, che presiede il Comitato etico dell’ospedale Sant’Anna -. E’ chiaro che il desiderio di questa giovane donna era mettere al mondo sua figlia, e le linee guida hanno stabilito che oltre la ventiseiesima settimana di gestazione c’è una notevole possibilità di sopravvivenza del feto. E’ giusto ciò che i medici hanno deciso di fare: ginecologi e anestesisti che seguono il caso sono evidentemente convinti che sia un comportamento conforme alla loro missione, in scienza e coscienza». Anche Silvio Viale, il ginecologo paladino della Ru486, plaude i colleghi: «Hanno avuto il coraggio - dice - di non farsi condizionare dall’ideologia, ma di agire con pragmatismo».

Il marito di Edil: "Vi prego, ditemi che mia moglie non sente dolore"- LASTAMPA.it (http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/341002/)

per farvi capire chi è Silvio Viale......

Zboy
17-11-10, 22:37
Consultori , Berardo (Radicali): “Il fondamentalismo della Tarzia non si trasformi in legge”
27/09/2010
Rocco Berardo

Dichiarazione di Rocco Berardo, consigliere regionale Lista Bonino Pannella, tesoriere Associazione Luca Coscioni

Tanti buoni propositi, raccontati nella conferenza stampa di oggi, che in realtà coprono la portata ideologica e integralista della sua proposta di legge. Olimpia Tarzia fa un pessimo servizio alla sua maggioranza che dovrebbe avere un’attenzione maggiore a quanto è scritto fra le righe di questa “riqualificazione” dei consultori.

Le liberali e i liberali del centrodestra, se vi sono, battano un colpo: davvero si vuole scrivere una legge con accenti così poco laici? Indicare il valore primario della famiglia “fondata sul matrimonio”, all’art.1, nell’ambito della riforma dei consultori, sembra voler dire che possono entrarci solo le donne sposate. Scrivere che un figlio concepito è già membro della famiglia, è di fatto far coincidere embrione e persona. Il fondamentalismo della Tarzia, si sveglino i liberali del centrodestra, non si trasformi in legge per tutti.
Consultori , Berardo (Radicali): (http://www.lucacoscioni.it/comunicato/consultori-berardo-radicali-il-fondamentalismo-della-tarzia-non-si-trasformi-legge)