Unghern Kahn
16-08-09, 18:30
Riporto la notizia dal sito ufficiale del Messaggero di Roma:
"Mentre dal nuovo vertice del partito palestinese Al Fatah ci sono segnali di un atteggiamento più duro verso Hamas, a Gaza scoppiano gli scontri proprio tra il gruppo estremista che controlla il territorio da due anni e un piccolo gruppo ultraradicale ispirato agli slogan di al Qaeda. Il bilancio è di 13 morti e 100 feriti su entrambi i fronti. E' la prima volta che Hamas deve combattere contro un nemico interno al proprio territorio.
Gli scontri. I miliziani del gruppo Jund Ansar Allah si sono asserragliati nella moschea a Rafah (vicino al confine fra la Striscia e l'Egitto) dopo un sermone del loro leader, il medico Abdel-Latif Mussa, e un primo tumulto. Mussa ha proclamato la Striscia di Gaza come un Emirato islamico sunnita, sfidando il potere di Hamas, e accusandolo di non voler attuare con il rigore necessario la Sharia.
Due dei morti farebbero parte della Brigata dei Martiri di al-Aqsa, accorsa in aiuto della polizia negli scontri con i militanti islamici, che erano muniti di fucili d'assalto AK-47. La polizia di Hamas ha circondato la moschea di Iben Tayemah dove Abdel-Latif Mussa aveva tenuto il suo acceso sermone.
La moschea dei ribelli è stata infine espugnata e con un bilancio approssimativo di 123 morti e 100 feriti. Fra i morti figura ohammed al-Shimali, capo delle Brigate Qassam a Rafa. Fermate diverse persone vestite alla pachistana, costume dei seguaci di Jund Ansar Allah e di altre sigle affini. Non è chiaro però se fra gli arrestati ci sia Mussa.
Mussa, noto anche come Abu-al-Nour al Maqdessi, ha fatto la sua comparsa nella Striscia due mesi fa, dopo che tre membri del suo gruppo erano stati uccisi in un raid oltre il confine israeliano. Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh ha smentito la presenza di non palestinesi armati nel territorio: «Tali gruppi non esistono a Gaza... non ci sono miliziani a Gaza, eccetto che per le milizie di Gaza», ha detto denunciando come «propaganda sionista» le notizie di chi parla dell'arrivo nella striscia di reduci dalle guerre di Iraq e Afghanistan.
Fatah, nuovo vertice più duro con Hamas. Segnali di un atteggiamento più duro verso gli islamico-radicali di Hamas emergono dalla prima riunione del nuovo Comitato centrale di Fatah, il partito storico della causa palestinese, laico e nazionalista, reduce dal congresso di Betlemme che - dopo 20 anni - ne ha ridisegnato gli organismi dirigenti. Lo rileva oggi il giornale israeliano Haaretz sulla base di dichiarazioni di prima mano.
Convocato per la prima volta ieri a Ramallah (Cisgiordania), il Comitato si è presentato nella sua nuova formazione, con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), affiancato da pochi veterani superstiti e da una maggioranza di neoeletti, per lo più cinquantenni. Una maggioranza nella quale appare rafforzata l'ala (guidata fra gli altri da uomini provenienti dai servizi di sicurezza già aperti a rapporti di cooperazione operativa con gli apparati israeliani e americani come Mohammed Dahlan, Hussein al-Sheikh o Tawfik Tirawi e dal capo negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat) decisa ad assumere un atteggiamento più rigido con Hamas. E magari a pianficare una rivincita nella Striscia di Gaza, la porzione di territorio palestinese passata nel 2007 sotto il pieno potere degli integralisti in un quadro di rottura di fatto con la Cisgiordania controllata dall'Anp e da Fatah.
Tra i componenti entranti del Comitato centrale solo Jibril Rajub - altro ex dirigente dei servizi di sicurezza dell'Anp, ma fratello di un esponente di Hamas detenuto in Israele - sembra puntare davvero su un'accelerazione degli sforzi di riconciliazione avviati fra le due fazioni rivali sotto l'onbrello della mediazione egiziana. Mentre a riecheggiare gli umori ostili a Hamas non si sottrae un altro neoletto di spicco come Ziad Abu Ayin, rappresentante della folta diaspora palestinese in Libano già impegnato - nei campi profughi libanesi - a contrastare l'infiltrazione di gruppi radicali ispirati da Al Qaeda. «Noi - ha detto Ayin ad Haaretz - dobbiamo avvertire Hamas che i negoziati non proseguiranno senza fine. Hamas ha di fatto trasformato un milione e mezzo di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza in ostaggi e la leadership di Fatah deve valutare come poterli liberare: se con il negoziato o con il combattimento. Hamas ha sconfitto Fatah alle elezioni del 2006 perché Fatah allora era nel caos, ma oggi che abbiamo serrato le nostre file esiste un nuovo Fatah. Quello vecchio è morto e Hamas può essere sconfitto».
L'Onu chiede di fermare le colonie israeliane. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha ribadito la richiesta al governo israeliano di porre fine all'estensione delle colonie, «che sono illegali». Fine «immediata» inoltre delle espulsioni e della demolizione delle case dei palestinesi. Il governo israeliano deve inoltre affrontare, in modo prioritario, la «persistente impunità» della violenza dei coloni, si legge nel documento. Nel documento di 34 pagine, Pillay afferma che «significative prove prima facie indicano che serie violazioni del diritto umanitario internazionale e pesanti violazioni dei diritti umani si sono verificate durante l'operazione militare (27 dicembre 2008 e il 28 gennaio 2009) aggravate dal blocco che la popolazione di Gaza ha sopportato nei mesi che hanno preceduto l'operazione Piombo fuso e che ancora continua».
Qual'è la vostra opinione sugli ultimi avvenimenti di Gaza?
Personalmente vedo, dietro a questo gruppo islamista legato ad Al Qaeda, una provocazione israeliana. Che ne pensate?
"Mentre dal nuovo vertice del partito palestinese Al Fatah ci sono segnali di un atteggiamento più duro verso Hamas, a Gaza scoppiano gli scontri proprio tra il gruppo estremista che controlla il territorio da due anni e un piccolo gruppo ultraradicale ispirato agli slogan di al Qaeda. Il bilancio è di 13 morti e 100 feriti su entrambi i fronti. E' la prima volta che Hamas deve combattere contro un nemico interno al proprio territorio.
Gli scontri. I miliziani del gruppo Jund Ansar Allah si sono asserragliati nella moschea a Rafah (vicino al confine fra la Striscia e l'Egitto) dopo un sermone del loro leader, il medico Abdel-Latif Mussa, e un primo tumulto. Mussa ha proclamato la Striscia di Gaza come un Emirato islamico sunnita, sfidando il potere di Hamas, e accusandolo di non voler attuare con il rigore necessario la Sharia.
Due dei morti farebbero parte della Brigata dei Martiri di al-Aqsa, accorsa in aiuto della polizia negli scontri con i militanti islamici, che erano muniti di fucili d'assalto AK-47. La polizia di Hamas ha circondato la moschea di Iben Tayemah dove Abdel-Latif Mussa aveva tenuto il suo acceso sermone.
La moschea dei ribelli è stata infine espugnata e con un bilancio approssimativo di 123 morti e 100 feriti. Fra i morti figura ohammed al-Shimali, capo delle Brigate Qassam a Rafa. Fermate diverse persone vestite alla pachistana, costume dei seguaci di Jund Ansar Allah e di altre sigle affini. Non è chiaro però se fra gli arrestati ci sia Mussa.
Mussa, noto anche come Abu-al-Nour al Maqdessi, ha fatto la sua comparsa nella Striscia due mesi fa, dopo che tre membri del suo gruppo erano stati uccisi in un raid oltre il confine israeliano. Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh ha smentito la presenza di non palestinesi armati nel territorio: «Tali gruppi non esistono a Gaza... non ci sono miliziani a Gaza, eccetto che per le milizie di Gaza», ha detto denunciando come «propaganda sionista» le notizie di chi parla dell'arrivo nella striscia di reduci dalle guerre di Iraq e Afghanistan.
Fatah, nuovo vertice più duro con Hamas. Segnali di un atteggiamento più duro verso gli islamico-radicali di Hamas emergono dalla prima riunione del nuovo Comitato centrale di Fatah, il partito storico della causa palestinese, laico e nazionalista, reduce dal congresso di Betlemme che - dopo 20 anni - ne ha ridisegnato gli organismi dirigenti. Lo rileva oggi il giornale israeliano Haaretz sulla base di dichiarazioni di prima mano.
Convocato per la prima volta ieri a Ramallah (Cisgiordania), il Comitato si è presentato nella sua nuova formazione, con il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen (Mahmud Abbas), affiancato da pochi veterani superstiti e da una maggioranza di neoeletti, per lo più cinquantenni. Una maggioranza nella quale appare rafforzata l'ala (guidata fra gli altri da uomini provenienti dai servizi di sicurezza già aperti a rapporti di cooperazione operativa con gli apparati israeliani e americani come Mohammed Dahlan, Hussein al-Sheikh o Tawfik Tirawi e dal capo negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat) decisa ad assumere un atteggiamento più rigido con Hamas. E magari a pianficare una rivincita nella Striscia di Gaza, la porzione di territorio palestinese passata nel 2007 sotto il pieno potere degli integralisti in un quadro di rottura di fatto con la Cisgiordania controllata dall'Anp e da Fatah.
Tra i componenti entranti del Comitato centrale solo Jibril Rajub - altro ex dirigente dei servizi di sicurezza dell'Anp, ma fratello di un esponente di Hamas detenuto in Israele - sembra puntare davvero su un'accelerazione degli sforzi di riconciliazione avviati fra le due fazioni rivali sotto l'onbrello della mediazione egiziana. Mentre a riecheggiare gli umori ostili a Hamas non si sottrae un altro neoletto di spicco come Ziad Abu Ayin, rappresentante della folta diaspora palestinese in Libano già impegnato - nei campi profughi libanesi - a contrastare l'infiltrazione di gruppi radicali ispirati da Al Qaeda. «Noi - ha detto Ayin ad Haaretz - dobbiamo avvertire Hamas che i negoziati non proseguiranno senza fine. Hamas ha di fatto trasformato un milione e mezzo di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza in ostaggi e la leadership di Fatah deve valutare come poterli liberare: se con il negoziato o con il combattimento. Hamas ha sconfitto Fatah alle elezioni del 2006 perché Fatah allora era nel caos, ma oggi che abbiamo serrato le nostre file esiste un nuovo Fatah. Quello vecchio è morto e Hamas può essere sconfitto».
L'Onu chiede di fermare le colonie israeliane. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha ribadito la richiesta al governo israeliano di porre fine all'estensione delle colonie, «che sono illegali». Fine «immediata» inoltre delle espulsioni e della demolizione delle case dei palestinesi. Il governo israeliano deve inoltre affrontare, in modo prioritario, la «persistente impunità» della violenza dei coloni, si legge nel documento. Nel documento di 34 pagine, Pillay afferma che «significative prove prima facie indicano che serie violazioni del diritto umanitario internazionale e pesanti violazioni dei diritti umani si sono verificate durante l'operazione militare (27 dicembre 2008 e il 28 gennaio 2009) aggravate dal blocco che la popolazione di Gaza ha sopportato nei mesi che hanno preceduto l'operazione Piombo fuso e che ancora continua».
Qual'è la vostra opinione sugli ultimi avvenimenti di Gaza?
Personalmente vedo, dietro a questo gruppo islamista legato ad Al Qaeda, una provocazione israeliana. Che ne pensate?