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Visualizza Versione Completa : Ecovillaggi



Gian_Maria
11-04-09, 11:21
Dalla newsletter n. 144 di n+1:

La specie umana è vissuta nel comunismo "primitivo" per un paio di milioni di anni e vivrà nel comunismo "sviluppato" per altri milioni. Nell'intervallo di pochi millenni in cui l'uomo ha compiuto il salto alla moderna industria, le persistenze di comunismo non mancano: nelle società di classe questi esempi sono fenomeni parziali, legati per lo più alla produzione, e del tutto soffocati dall'appropriazione privata dei valori prodotti. Ma esistono, si sviluppano, muoiono, rinascono. Adesso si parla degli ecovillaggi: gli aderenti affermano di promuovere esperimenti di esistenza comunitaria, per dar vita ad un nuovo ambiente basato sulla solidarietà, la cooperazione e il rispetto della natura. Una fuga, certo, ma l'importante non è il risultato, bensì la manifestazione di questa esigenza.
(grassetto mio)

Speriamo! :)

Scapigliato"
18-04-09, 14:05
Mi piacerebbe confrontarmi su quanto le idee intorno agli eco-villaggi, all'ecocompatibilità rappresentino un "comunismo sviluppato" o quanto invece un nuovo modo di intendere il comunismo che supera in senso positivo i paradigmi del socialismo produttivista e sviluppista tipici dei secoli XIX e XX?

Gian_Maria
19-04-09, 15:22
Cosa intendi esattamente per socialismo produttivista e sviluppista?

Scapigliato"
19-04-09, 16:37
Cosa intendi esattamente per socialismo produttivista e sviluppista?

Intendo dire che, in alcune correnti del Socialismo marxista, ma in particolar modo a partire dal bolscevismo, il massimo dispiegamento delle forze di produzione è diventato l'auspicio principe. Questo si può vedere per quanto riguarda gli auspici nei confronti del Capitalismo, per cui si auspica il massimo dispiegamento delle forze di produzione capitalistiche, così che arrivato al limite il Capitalismo, non essendo più in grado di continuare il continuo aumento della produzione, in modo pressoché deterministico lasci il posto ad un nuovo sistema sociale, denominato Socialismo, che avrebbe anch'esso avuto il compito di massimizzare la produzione (ancor prima che razionalizzare la distribuzione). Si può vedere dalle posizioni assunte nell'800 da molti socialisti nei confronti del Colonialismo, visto quasi come un "male necessario" da avallare, così che avrebbe deterministicamente portato l'industrializzazione in parti del mondo non ancora industrializzate, permettendo la nascita di un movimento operaio e socialista in loco, e che inoltre avrebbe accelerato l'espansione e quindi il successivo saturarsi dei mercati, da cui sarebbe necessariamente derivato una crisi di sovrapproduzione ed il croll ogenerale dello stesso sistema capitalista, rimpiazzato dal Socialismo.
Oppure, nel '900, pensiamo all'accezione di socialismo che avevano i bolscevichi, per i quali esso sarebbe stato diverso dal Capitalismo non su basi qualitative, quanto piuttosto quantitative, ossia perché avrebbe superato il Capitalismo nella massimizzazione della produzione (questo intendo per "produttivismo"): così vi fu chi semplicisticamente sostenne che il comunismo corrispondesse a "i soviet più l'elettricità", o chi magnificava le future sorti del Socialismo affermando che avrebbe superato il Capitalismo per quantità di tonnellate di acciaio prodotto.
Eppure lo stesso Marx, nell'ultima parte della sua vita, dopo essere entrato in contatto con i populisti russi che sostenevano la possibilità di socialismo in una struttura come il mir, e quindi non necessariamente industrializzata, fu spinto in buona parte a rivedere le proprie posizioni, superando la concezione di fasi storiche per cui fosse deterministicamente necessario passare prima di poter giungere al socialismo.
Ora qui non intendo dire che il bolscevismo sia quanto etimologicamente intenda per "socialismo", non è infatti qui mia intenzione analizzare nuovamewnte cosa s'intenda e cosa non s'intenda per socialismo, ma di analizzare le accezioni che dell ostesso termine si sono storicamente date. Per approfondire quanto dico ed accenno, consiglio la lettura dello scritto di Loren G. "Il Comunismo è la Comunità Materiale Umana. Amadeo Bordiga Oggi." ( http://www.countdownnet.info/archivio/Analisi_storico_politica/427.pdf). In questo in buona sostanza si afferma che i bolscevichi instaurarono un capitalismo di stato proprio perché, con la concezione di fasi storiche deterministicamente necessarie per giungere al Socialismo, quindi nella sicurezza dell'inevitabilità delle stesse, accettarono di gestire in prima persona il Capitalismo per permetterne il massimo dispiegamento dei mezzi di produzione e quindi il futuro superamento. Personalmente sono meno convinto della buona fede degli allora bolscevichi (perdonami la digressione, non essendo la "buona fede" una categoria d'analisi), ma il testo è comunque interessante, in quanto poi tra l'altro rimanda per uscire dall'empasse al dibattito sulla comune rurale (mir) di cui dicevo prima, e di cui confesso non avere una particolare conoscenza per quanto mi sia già da tempo ripromesso di studiarlo in futuro.
Detto questo... che gli eco-villaggi possano costituire una versione aggiornata e contemporanea della "comune rurale", nonché un tentativo di uscire dall'ottica delle fasi storiche necessariamente determinate ed ineluttabili per il conseguimento del socialismo?

Gian_Maria
20-04-09, 19:17
Non lo so. Io so solo che il socialismo (mondiale) è già oggi realizzabile (l'attuale sviluppo delle forze produttive già lo permette).