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Visualizza Versione Completa : Ugo D’Esposito: la Novorossiysk affondata nel ’55 da incursori della Xa MAS



Metabo
27-08-13, 13:55
Ugo D'Esposito: la Novorossiysk affondata nel ?55 da incursori della Xa MAS | 4ARTS (http://www.4arts.it/2013/07/25/ugo-desposito-la-corazzata-novorossiysk-affondata-nel-55-da-ex-della-xa-mas/)
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(http://www.4arts.it/2013/07/25/ugo-desposito-la-corazzata-novorossiysk-affondata-nel-55-da-ex-della-xa-mas/?format=pdf) Ugo D’Esposito è un ex incursore di marina del gruppo Gamma della Xa Flottiglia MAS, ex agente dei Servizi Informazione Militare (SIM), ex agente dei servizi d’informazione tedeschi (SD) ed esperto in comunicazioni cifrate, cablografia e radiotelegrafia. Ciò che racconta appartiene alla storia recente del nostro paese e, come tale, merita attenzione soprattutto quando, con parole stringate ma che ad una lettura attenta raccontano molto, offre conferme, fa rivelazioni clamorose fugando gli ultimi dubbi su fatti ancora avvolti da un alone di incertezza così come elude risposte spostando l’attenzione su altro o dà una versione inedita di personaggi di spicco nel panorama di quegli anni. Nonostante l’età avanzata, D’Esposito è parso, soprattutto in alcuni momenti della conversazione, particolarmente lucido e ancora capace di quel guizzo di scaltrezza che gli frena la parola ma non il pensiero. In questa pubblicazione non vi è alcuna pretesa storiografica, ma la semplice documentazione di una testimonianza resa da un protagonista. Riportiamo l’intervista senza retorica celebrativa, ma con il solo intento di restituire ai lettori elementi utili per una visione inedita dei fatti accaduti nel mezzo del secolo passato. http://www.4arts.it/wp-content/uploads/2013/07/UGO-DESPOSITO-e1374788472348.jpg (http://www.4arts.it/wp-content/uploads/2013/07/UGO-DESPOSITO-e1374788472348.jpg)Ugo D’Esposito: la Novorossiysk affondata nel ’55 da incursori della Xa MAS

Tra il 1942 e il 1943 ad Algesiras, porto strategico di fronte a Gibilterra e una delle destinazioni cui lei venne assegnato, era ormeggiato il mercantile italiano “Olterra” (nome in codice – ndr)) sequestrato dagli spagnoli. La Xa MAS, con mille stratagemmi e sotto il naso del nemico, trasformò la nave in una base di lancio segretissima (fu praticato un foro sotto la linea di galleggiamento per permettere l’uscita dei mezzi d’assalto e allestita un’officina interna) per attaccare le navi britanniche. D’Esposito, secondo lei i servizi d’informazione spagnoli sapevano dell’esistenza delle attività che si svolgevano a bordo della “Olterra”? No. Non lo doveva sapere nessuno. Qualche cosa venivano a sapere certo, ma non veniva comunicato loro tutto quanto accadeva all’interno della nave. Solo quello che gli spagnoli riuscivano a capire. A loro non abbiamo mai spiegato nulla. Beh, mi par di capire che gli spagnoli qualcosa avessero intuito ma non hanno fiatato, giusto? Sì. Come erano i rapporti con gli spagnoli? Ottimi, per noi erano come degli amici, ed in effetti lo erano. Comunque questo (il rapporto con gli spagnoli – ndr) era un’iniziativa del Comandante Borghese. Si spieghi meglio, in cosa consisteva questa iniziativa di Borghese? Mettere a conoscenza gli spagnoli di tutto quello che veniva fatto e di quelli che erano i progetti. Non i nostri progetti (di carattere strategico militare – ndr) ma quelli relativi al funzionamento tecnico dei siluri. Quindi Borghese parlava con gli spagnoli di quello che facevate? Si certamente. Probabilmente il sodalizio tra gli spagnoli e Borghese nasce proprio in quel periodo Lei l’8 settembre del 1943 ricevette la proposta dal maggiore Karl Hass (ingaggiato dai servizi segreti americani dopo la guerra in funzione anticomunista – ndr) di lavorare per i servizi d’informazione tedeschi, quando dovette chiedere il nulla osta per il nuovo incarico a Borghese, quale fu la sua reazione visto che tenne i tedeschi sempre ad una certa distanza? Veramente Borghese voleva darmi importanza cosa che io non mi sentivo di avere. Aveva una grande stima di me e mi disse “vai”. Tuttavia inizialmente fu un po’ reticente anche se si rese conto che potevo essere molto utile in quanto conoscevo bene diverse lingue tra cui l’arabo essendo nato ad Alessandria d’Egitto. In quel periodo, essendo operativo nei servizi d’informazione tedeschi (SD – ndr) frequentavo molto l’ambasciata tedesca a Villa Wolkonsky a Piazza San Giovanni in Laterano a Roma. Andavo là molto spesso perché il rapporto con i tedeschi era molto intenso e avendo la loro stima ci confidavano sempre le loro intenzioni. Poco dopo il suo arresto, avvenuto il 5 giugno del 1944, venne fondata l’organizzazione “Cypresse” un’organizzazione stay-behind nata con lo scopo di mettere in atto azioni di sabotaggio nell’Italia liberata. Lei quando venne a conoscenza di questa organizzazione? Subito. In quel periodo tuttavia, in qualità di agente, ero impegnato sotto copertura (Roberto Rossi – ndr) come direttore dell’Ufficio Regionale delle Corporazioni e mi trovavo a Frosinone. Cosa può dirmi dell’organizzazione Cypresse? Beh, che cosa posso dirle? Non posso dirle niente! Che cosa c’è da dire? Abbiamo fatto poco. Eravamo molto limitati nel muoverci perché c’erano i tedeschi che ci controllavano continuamente ed avevamo poche possibilità di agire. In relazione al nuovo scenario che si stava delineando dopo l’armistizio tra le forze in campo, l’agente dei servizi americani James Angleton (futuro capo della CIA – ndr) prese Borghese a Milano gli salva la pelle e lo porta Roma. Secondo lei questo fatto si può iscrivere nelle strategie anticomuniste del dopoguerra e nelle inedite alleanze che ne seguirono? Ma guardi, rispetto alla nostra storia di ex combattenti della Xa MAS, quello che accadde dopo era per noi un mortorio. Mancò l’iniziativa. Io andai in Egitto, mio paese natale, e solo dopo qualche tempo tornai in Italia. Il 28 ottobre del 1955 (anniversario della Marcia su Roma – ndr) venne affondata nel porto di Sebastopoli l’ex corazzata italiana Giulio Cesare, ribattezzata Novorossiysk dai russi ai quali era stata ceduta come risarcimento per danni di guerra. Secondo lei sono stati uomini della X MAS? Quelli della Xa MAS non volevano che questa nave andasse ai russi e quindi la distrussero. Fecero tutto il possibile per affondarla. Lei ha avuto occasione di incontrare Borghese dopo la guerra? Sì, nel 1953 quando lavoravo all’Avis autonoleggio. L’incontro non fu nulla di eccezionale. Secondo lei chi stava dietro il Golpe dei forestali nel 1970? Vuole dire qualcosa che non ha mai detto e che potrebbe aiutare a riconsegnare la verità alla storia del nostro paese? Io penso che erano solo dei nemici della rettitudine e basta. Senza idee politiche. Lei ha avuto modo di parlare con qualche suo ex commilitone del Golpe? Si, naturalmente. L’idea comune tra noi era quella che gli uomini che si resero protagonisti di quell’evento avevano perso l’idea di quello che era necessario fare, avevano perso la spinta esatta. Secondo noi era necessario continuare a fare quello che avevamo fatto nella Xa MAS. Secondo lei, qualcuno vi ha usati per il tentativo di Golpe? Non abbiamo mai dato peso alla questione Borghese ad un certo punto ordina ai golpisti di fermarsi, secondo lei ricevette quella indicazione da qualcuno? No, credo che tutto quello fosse una sua iniziativa Ha mai conosciuto Guglielmo D’Agostino, luogotenente di Borghese? Secondo la testimonianza resa da Tommaso Buscetta in occasione di un processo, andarono insieme a New York nel novembre del 1970 per cercare appoggi per l’imminente golpe… Sì. L’ho conosciuto ma non avevamo molta confidenza. Nel 1973 in Spagna viene assassinato Luis Carrero Blanco, grande amico di Borghese che lo aiutò nel suo esilio spagnolo, nel 1974 James Angleton – capo della CIA e protettore di Borghese – veniva sollevato dai suoi incarichi. Il Comandante rimase senza appoggi. Secondo lei voleva veramente tornare in Italia e vuotare il sacco? Borghese secondo me aveva dimenticato tutto quello che si era promesso di fare. Non si impegnava più come un tempo. Aveva abbandonato tutto. Quindi secondo lei non è vero che volesse rientrare in Italia… Che volesse rientrare in Italia è assolutamente possibile, che volesse riprendere la sua attività non credo proprio. Se ne infischiava, pensava solamente al suo lavoro di profittare della storia. Il 26 agosto del 1974 Junio Valerio Borghese muore a Cadice in circostanze misteriose. Lei che idea si è fatto della sua morte? Ho sempre pensato che Borghese (dopo la fine della guerra – ndr) facesse una messa in scena di tutto quello che aveva fatto per far vedere che esisteva una cosa importante che era quella che pensava lui. Non ho mai pensato che facesse le cose sinceramente. Le valutazioni di D’Esposito su Junio Valerio Borghese appaiono franche quanto inattese. L’ex incursore di marina fa un ritratto del Comandante della Xa MAS fuori dagli schemi consueti soprattutto per chi, come lui, ebbe l’opportunità di conoscerlo molto bene condividendone azioni ed obiettivi. Una delle possibili letture di queste valutazioni è che il mutamento “strategico” che Borghese pose in atto già sul finire della guerra, sia apparso agli occhi di chi lo vide impegnato in attività operative, come un disimpegno, laddove, invece, è possibile che sia stata la scelta precisa di un uomo che intuì immediatamente quali alleanze sarebbero state necessarie per la propria missione anticomunista. Borghese, come molti altri, trova negli ex nemici americani un nuovo solido alleato. A tal proposito sono numerosi i documenti desecretati che testimoniano dell’attività febbrile della CIA per reclutare ex fascisti e nazisti in un quadro organico di contrasto alla possibile avanzata comunista in Italia e in Europa. La rivelazione più clamorosa fatta da D’Esposito riguarda sicuramente l’affermazione che ad affondare la corazzata Novorossiysk nel porto di Sebastopoli nel 1955 sia stato un commando della ormai disciolta Xa MAS. Tale ipotesi è circolata per anni senza trovare conferme ufficiali anche perché le cause dell’esplosione non sono mai state chiarite essendo le informazioni su quanto accaduto non ancora completamente desecretate. A sostegno di ciò, è doveroso citare un’inchiesta della rivista russa Itoghi – ripresa il 25 ottobre del 2005 dal quotidiano genovese Il Secolo XIX – uscita nel 2005 che documentando scrupolosamente i fatti arrivò a confermare l’ipotesi dell’affondamento da parte di un commando della Xa MAS come tra quelle più accreditate. Otto incursori della Xa, agli ordini dei servizi italiani e agendo per conto della NATO, piazzarono bombe a orologeria sulla chiglia della nave provocandone l’affondamento all’1.30 della notte del 29 ottobre del 1955. Oggi arriva la testimonianza diretta dell’ex incursore di marina del gruppo Gamma della Xa MAS Ugo D’Esposito che in quegli anni era sicuramente in contatto diretto con gli ex commilitoni della Xa MAS e che dunque con ogni probabilità qualche informazione in merito potrebbe averla avuta. In ogni caso la sua testimonianza, comunque la si voglia considerare, merita attenzione. Nell’ultima parte dell’intervista si affronta il tema della morte di Junio Valerio Borghese. Nell’intervista nulla si aggiunge anche perché per D’Esposito il Borghese degli anni ’70 era troppo lontano da quello che aveva conosciuto lui. Una morte circondata da mistero. Mai chiarita e per la quale nessuno ha mai indagato a fondo. Nulla o ben poco si sa delle circostanze, delle persone che lo avvicinarono in quegli ultimi giorni, della donna che lo accompagnava, dei timori diffusi nel Bel Paese per un suo possibile rientro, dello scarno documento dell’autopsia, della sospetta eviscerazione di Borghese tale da impedire qualunque ulteriore indagine autoptica, del nuovo quadro politico che si stava delineando e che ancora una volta cambiava metodi e carte in tavola. Quei metodi non prevedevano un uomo come Borghese che se fino ad allora fu forse utile, venne poi messo da parte, troppo ingombranti la sua storia ed il suo pedigree. A quei metodi Borghese, forse, non riuscì o non volle adeguarsi. Nell’estate del 1974 Borghese è in vacanza sulla costa spagnola accompagnato da una bella donna (alcuni dicono della RAI altri parlano di nobildonna russa). Uno degli ultimi ad avere un colloquio con lui, secondo le testimonianze, fu l’ingegnere spagnolo José Ignacio Rosende (deceduto a Malaga il 20 aprile del 2009, abbiamo tentato di contattare i figli ma senza risultato – ndr) che racconta nel suo blog: “Quell’estate era lì in incognito (J.V.Borghese – ndr), accompagnato da una signora stupenda della RAI, Valerio Borghese, che mi onorò della sua amicizia e della sua fiducia e mi raccontò la sua storia come Comandante della Decima Mas, l’unica sezione della Marina Italiana che combatté con valore durante la Seconda guerra mondiale. Morì lì all’improvviso, dicono avvelenato, proprio il giorno dopo avergli regalato alcune mojarras (pesce tipico dell’Atlantico e del Mediterraneo, N.dR.)”. Dopo pochi giorni da quell’incontro Borghese muore.

Metabo
27-08-13, 14:02
Veterani dell'Urss intenzionati a far causa all'Italia per l'affondamento della corazzata "Novorossiysk": La Voce della Russia (http://italian.ruvr.ru/2013_08_27/Veterani-dellUrss-intenzionati-a-far-causa-allItalia-per-laffondamento-della-corazzata-Novorossiysk/)

Veterani dell'Urss intenzionati a far causa all'Italia per l'affondamento della corazzata "Novorossiysk"
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Redazione Online

27.08.2013, 12:32



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© Foto: ru.wikipedia.org




I veterani di Sebastopoli della corazzata "Novorossysk", esplosa nel 1955, hanno chiesto un'inchiesta internazionale sull'affondamento della nave, riporta RIA Novosti. I veterani hanno intenzione di rivolgersi con tale richiesta ai presidenti della Russia e Ucraina. Il presidente del consiglio dei veterani, l'ex artigliere antiaereo di "Novorossiysk" Viktor Saltykov, ha dichiarato che se le notizie sul sabotaggio italiano della corazzata verranno confermate, "il prossimo passo sarà l'avvio di un processo in un tribunale internazionale contro l'Italia per danni. "Recentemente il veterano della divisione italiana "Gamma" Ugo D'Esposito aveva ammesso che i militari italiani erano coinvolti nell'affondamento della corazzata sovietica "Novorossysk," scrive 4Arts. Secondo Ugo D'Esposito, gli italiani non volevano che la nave finisse ai "russi", pertanto fecero in modo di sabotarla. "Novorossysk", che in origine portava il nome di "Giulio Cesare", era stata costruita in Italia nel 1911. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la nave venne portata in Unione Sovietica per essere riparata. La nave affondò il 29 ottobre del 1955, quando si trovava nella baia di Sebastopoli. La causa della distruzione della nave fu una potente esplosione che si è verificata nella sua struttura portante. A seguito dell'esplosione morirono 600 marinai.