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Thomas Lenin
28-12-13, 21:03
sezione dedicata al PRC e al PDCI: news,interviste e iniziative

Thomas Lenin
28-12-13, 21:20
http://www2.rifondazione.it/primapagina/?p=9853

I legislatori del futuroPubblicato il 24 dic 2013
Oggi su Repubblica Barbara Spinelli torna a scrivere sulla proposta di una lista a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras di Syriza alla guida della commissione europea.
di Barbara Spinelli – la Repubblica
SEI anni sono passati dall’inizio della crisi, e tre sono gli stati d’animo di chi in Europa governa lo squasso o lo patisce. C’è chi si complimenta con se stesso, convinto che il peggio sia alle spalle: nei Paesi debitori le bilance di pagamento tornano in pareggio, l’intervento lobotomizzatore è riuscito, anche se il paziente intanto è stramazzato. Ci sono i catastrofisti, che ritengono euro e Unione un fiasco.
Di qui l’appello a riprendersi la sovranità monetaria sconsideratamente immolata. Infine ci sono gli europeisti insubordinati: essendo la crisi non finanziaria ma politica, è l’Unione che urge cambiare, subito e radicalmente.
I veri rivoluzionari sono gli ultimi, perché vogliono scalzare il potere delle inette oligarchie che l’hanno guastata e crearne un altro, non oligarchico. La questione della sovranità sequestrata non viene affatto negata, ma posta in altro modo: esigendo accanto alle malridotte sovranità statali una sovranità europea effettiva, solidale e quindi federale, dotata di una Banca centrale prestatrice di ultima istanza. Nietzsche li avrebbe chiamati i «legislatori del futuro», dediti a un «compito colossale» ma ineludibile: non contentarsi di constatare la crisi, ma «determinare il Dove e Perché» del cammino umano, fissando nuovi princìpi.
Sono gli unici in grado di adottare l’antica, nobile filosofia scettica: la realtà costituita è apparenza, e il compito colossale consiste nel confutarla col pensiero e gli atti. A ogni tesi corrisponde un’antitesi: il mondo non è senza alternative. Quest’ultimo è insensato oltre che menzognero, ragion per cui i rivoluzionari sono avversari dell’immobilismo, che professa l’Europa a parole. Quando sentono parlare di bicchiere mezzo pieno s’impazientano, perché un pochetto di vino va bene per i tempi tiepidi, non per i bollenti. Non a caso la parola greca skepsis significa ricerca, indagine: gli scettici si dissero “ricercatori”, visto che tutte le questioni erano aperte.
Non stupisce che umori analoghi si manifestino a Atene, nei programmi di Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale ellenica ed europea. La Grecia infatti è stata non solo un Paese immiserito dal trattamento deflazionistico. L’hanno usata come cavia, come animale da esperimento biologico. Biologico alla lettera: quanto e come avrebbe resistito, viva, alla cura da cavallo? Non ha resistito. La bilancia dei pagamenti è risanata ma si è gonfiato un partito nazista, Alba Dorata. Dal paese-cavia giungono notizie costernanti: ai suicidi, s’aggiungono quest’inverno i morti carbonizzati da malconce stufe a legna, usate quando non hai soldi per l’elettricità (sito di Kostas Kallergis). Tra i legislatori del futuro non dimentichiamo i Verdi di Green Italia.
Lista Tsipras e Verdi potrebbero unire gli sforzi, se non saranno esclusi dal Parlamento europeo che sarà eletto il 22-25 maggio.
La lotta non è tra europeisti e antieuropeisti (i poli sono tre, non due). È tra chi si compiace in pigri rinvii, chi fugge, e chi vuol scompigliare l’Unione disunita. Questo pensano i firmatari dell’appello di domenica sul Manifesto.
È urgente — dicono — un’inversione di tendenza, che affidi alle istituzioni nazionali e comunitarie il compito di realizzare politiche espansive, e alla Banca centrale europea una funzione prioritaria di stimolo alla crescita: «Ammesso che considerare il pareggio di bilancio un vincolo indiscutibile sia potuto apparire sin qui una scelta obbligata, mantenere tale atteggiamento costituirebbe d’ora in avanti un errore imperdonabile, e la responsabilità più grave che una classe dirigente possa assumersi al cospetto della società che ha il dovere di tutelare». Tra le firme: Stefano Rodotà, Luciano Canfora, Marcello De Cecco, Adriano Prosperi, Guido Rossi, Salvatore Settis.
C’è una cosa che abbiamo capito, in questi anni: l’Europa così com’è — e forse le democrazie — non sono attrezzate per pensare e affrontare le crisi, se per crisi s’intende non un’effimera rottura di continuità ma un punto di svolta, un’occasione che ci trasforma. Crisi simili sono temute, perché minano oligarchie dominanti e ricette fondate su vecchie nozioni
di Pil, oggi molto contestate. Come nella peste di Atene o nella guerra civile di Corcira (Corfù), narrate da Tucidide, la corruzione dilaga e gli uomini diventano «indifferenti alle leggi sacre come pure a quelle profane» (alle costituzioni democratiche, oggi). Nessuno crede che otterrà giustizia e uguaglianza («Nessuno sperava di restare in vita fino al momento della celebrazione del processo e della resa dei conti»). Quanto ai capi della fazioni di Corcira: «A parole servivano lo Stato; in realtà lo consideravano alla stregua del premio di una gara ».
Quello che abbiamo visto in questi giorni a Lampedusa e a Roma — in centri sfacciatamente chiamati d’accoglienza — è rivelatore: uomini e donne denudati per ripulirli d’una scabbia contratta dopo l’ingresso nei recinti, e a Roma ribelli che si cuciono le bocche. Chi ha visto il film di Emanuele Crialese (Nuovomondo) ricorderà la vergogna di Ellis Island, presso la statua della libertà a New York: l’umiliazione dei controlli medici, fisici, mentali, cui i trapiantati erano sottoposti.
Isola delle Lacrime, era chiamata. Il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini va oltre: denudare in pubblico un essere umano ricorda i Lager.
Se la crisi è paragonabile a una peste, se sconvolge costituzioni e democrazia, se secerne rabbie tanto vaste (la Lega parla di «euro criminale »), non bastano più i piccoli progressi di cui si felicitano i governanti. Esemplare è l’Unione Bancaria concordata il 18 dicembre a Bruxelles dai leader europei. È stata descritta come un «risultato storico». In realtà è un inganno, spiegano critici seri come Wolfgang Münchau e Guy Verhofstadt sul Financial Times, o Federico Fubini su Repubblica.
L’unione delle banche vedrà la luce solo fra 10 anni, come se la crisi non esistesse già adesso, e le somme che saranno allora a disposizione delle banche in difficoltà sono ridicole: appena 55 miliardi di euro, «quanto basta per un unico intervento di medie dimensioni (una sola banca, ndr), a fronte di bilanci bancari che in totale valgono 25 mila miliardi» (Fubini, 20-12). Anche l’economista Rony Hamaui, sul sito Voce. it, è esterrefatto: è bene che non siano i contribuenti ma i privati a pagare, ma la somma in cantiere è niente, «se pensiamo che i governi europei hanno mobilitato in questi anni risorse per oltre 4500 miliardi ». Angela Merkel ha voluto quest’accordo al ribasso: la sua rielezione, e la coalizione con i socialdemocratici, sono non un progresso ma una regressione e una chiusura.
Non è la prima volta che l’Europa si trincera nell’ottusità, davanti a scosse gravi. Anche in politica estera è così. Parigi ad esempio chiede aiuti per gli interventi in Africa, ma si guarda dal condividere e discutere la sua politica estera con il resto dell’Unione, e con Berlino che lo domanda da quando nacque l’euro.
Purtroppo le dittature sembrano più equipaggiate delle democrazie, di fronte alle crisi e alle rivoluzioni. Vedono crisi e sovversioni in ogni angolo, il che le rende paradossalmente più mobili, guardinghe. La rapidità con cui Putin decide le sue mosse è significativa: sia quando profitta della sua ricchezza energetica per legare a sé l’Ucraina e vietarle l’associazione con l’Unione europea, sia quando scarcera i propri dissidenti: tardi ma al momento giusto.
La sete dell’uomo forte non meraviglia. È la sete dei catastrofisti, ma anche di chi difende lo status quo. Solo i legislatori del futuro resistono. Sanno che il futuro dovrà costruirsi sul rispetto delle Costituzioni, e su un’idea di bene pubblico che è stata l’Europa a inventare, per far fronte col Welfare alla triplice sciagura della povertà, della disuguaglianza, delle guerre civili.

amaryllide
01-01-14, 21:28
scusa Thomas ma perchè questi topic li hai creati qui e non su Sinistra italiana?

Thomas Lenin
02-01-14, 11:30
ho messo i link sui partiti comunisti per l'unità in unico movimento comunista o meglio le loro news....si potrebbe mettere anche in sinistra italiana, penso che ci sia qualche modo dove i link si possono leggere in entrambi i forum contemporaneamente

Thomas Lenin
31-01-14, 19:54
Cesare Procaccini, segr. nazionale Pdci: "Unire la sinistra, per cambiare le politiche europee" :: Partito dei Comunisti Italiani :: www.pdci.it (http://www.comunisti-italiani.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=9189&mode=thread&order=0&thold=0)

<Per contrastare con forza una visione dell'Europa tutta incentrata sul mercato e sugli interessi della finanza serve una ampia coalizione di sinistra che metta al primo posto i temi del lavoro e della pace e proponga per il futuro uno sviluppo compatibile e nell'interesse delle donne e degli uomini di questo continente>. Lo afferma Cesare Procaccini, segretario nazionale del Pdci.
<I drammi che si stanno consumando in queste settimane, dalla chiusura di tante fabbriche alle riduzioni insensate dei salari, ci impongono scelte responsabili. Non è il tempo di slogan vuoti, bensì di proposte concrete capaci di essere recepite come utili dalle lavoratrici e dai lavoratori di questo Paese. Siamo per l'abolizione del fiscal compact, per la revisione dei piani di stabilità, per la rimessa in discussione di tutti quei trattati dell'Unione europea che stanno strangolando le popolazioni dell'Europa. Per queste ragioni – spiega Procaccini - guardiamo positivamente a quanto sta accedendo in questi giorni, a partire dalla riuscita assemblea dei quadri del Pdci tenutasi a Roma: sia l'assemblea nazionale di Essere Comunisti e i deliberati del congresso del Prc, che la lettera appello uscita sul “manifesto” di prestigiosi intellettuali, per finire con l'esito dell congresso di Sel, hanno unanimamente indicato l'ipotesi di riunire la sinistra presentando alle elezioni europee una lista in grado di ridare finalmente piena rappresentanza al mondo del lavoro>. <Noi Comunisti italiani – prosegue il leader del Pdci - vogliamo essere protagonisti di questo percorso, con la nostra storia e le nostre proposte, senza nessuna pregiudiziale, ma decisi a non subire diktat. Le prossime settimane saranno cruciali per la costruzione di questo fronte progressista – conclude il segretario del partito dei Comunisti italiani – spenderemo tutte le nostre energie per la riuscita di questo ambizioso progetto>

Thomas Lenin
05-02-14, 13:29
Europee, presentata la lista di sostegno a Tsipras. Prc: ?Ora coinvolgere e aggregare le realtà di lotta? | Rifondazione Comunista (http://www2.rifondazione.it/primapagina/?p=10549)

Europee, presentata la lista di sostegno a Tsipras. Prc: “Ora coinvolgere e aggregare le realtà di lotta”Pubblicato il 4 feb 2014
di fabrizio salvatori – controlacrisi.org
Alexis Tsipras sarà a Roma venerdì prossimo. Il leader del partito greco Syriza, candidato alla presidenza della Commissione europea e sostenuto da una lista civica è stato “annunciato” dalla conferenza stampa di presentazione della lista che lo sosterrà alle elezioni europee. La lista, il cui nome sarà scelto attraverso una consultazione on-line, sarà fortemente collocata a sinistra, tanto che “i parlamentari eletti entreranno nel gruppo Gue”, quello della Sinistra europea, a cui appartiene anche Rifondazione Comunista.
La Grecia, spiega la Spinelli, “è considerata un laboratorio, in cui Atene ha fatto da cavia, su cui sono stati testati i metodi per imporre le misure di austerità, affidate di fatto a una gestione esterna, che stanno azzerando servizi fondamentali stabiliti dal dopoguerra“. Il paese ellenico è diventato uno spauracchio. “Per non fare la fine della Grecia” è la frase usata per rompere le titubanze e le resistenze ad accettare determinate politiche nei Paesi in difficoltà. In questi ambienti Tsipras, definito dal settimanale tedesco Spiegel “il nemico numero uno dell’Unione europea” è invece considerato un modello, in particolare per la sua critica e la voglia di cambiare l’Europa “da dentro”.i entreranno nel gruppo Gue”, quello della Sinistra europea che raccoglie i partiti comunisti del Vecchio continente, come sottolinea Guido Viale. “Una scelta obbligata”, sottolinea Barbara Spinelli, anche in relazione al fatto che è da lì che è nata la proposta di candidatura. Scelta che però potrebbe creare problemi ai rapporti con Sinistra ecologia e libertà che, alla fine del Congresso, aveva deciso di aderire all’iniziativa. E il leader Nichi Vendola aveva allontanato l’ipotesi di confluire nel Gue considerandolo “un passo indietro e una deriva estremista”.
Intanto Spinelli e Viale, due dei sei promotori della Lista Tsipras rilanciano l’appello: “Per un’altra Europa ma non fuori dall’Europa. Dunque cambiare l’Europa in modo radicale ma restandoci dentro. Cambiarla dicendo ‘no’ all’austerità partendo dalla cavia dell’austerità, cioè la Grecia”.
A breve saranno scelti anche i nomi dei candidati. La lista è aperta al contributo di chiunque ma, come più volte precisato, non saranno candidati politici che hanno avuto cariche nazionali o regionali negli ultimi dieci anni.
Lo scorso dicembre a Madrid, con oltre l’84% dei voti dei delegati al Congresso del Partito della Sinistra europea, Alexis Tsipras, leader di Syriza (in testa nei sondaggi del suo paese) e’ stato incoronato candidato alla presidenza della Commissione Ue. Una candidatura che egli ha accettato con entusiasmo definendola “un’opportunita’ storica” per la Sinistra del continente per presentare una proposta “contro coloro che hanno costruito questo modello europeo”.
“Bene il lancio della lista Tsipras proposto oggi a Roma da Barbara Spinelli ed altri per le elezioni europee” è il commento del leader del Prc Paolo Ferrero. “Adesso si tratta di costruire un percorso democratico e partecipato – aggiunge – che permetta di aggregare attorno a questo progetto tutte le realtà di lotta, di movimento e tutte le forze di sinistra che vogliono costruire una lista contro l’austerità gestita da popolari, liberali e socialisti in questi anni in Europa. Vogliamo praticare anche in Italia un processo di aggregazione delle forze della sinistra di alternativa come quello avvenuto in Grecia con Syriza e questo obiettivo fondamentale è oggi a portata di mano nel passaggio delle elezioni europee”

Thomas Lenin
22-02-14, 14:41
Regionali Sardegna: I comunisti eleggono due consiglieri, uno del Pdci e uno del Prc :: Partito dei Comunisti Italiani :: www.pdci.it (http://www.comunisti-italiani.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=9211&mode=thread&order=0&thold=0)
Abbiamo definitivamente eletto due persone in Consiglio con la lista Sinistra Unita, uno PdCI, Frabrizio Anedda della Circoscrizione di Cagliari, e uno del Prc della circoscrizione di Sassari, Alessandro Unali. Ad entrambi gli eletti i nostri migliori auguri!

Thomas Lenin
09-03-14, 21:08
Lista Tsipras, comunicato della Direzione del Pdci :: Partito dei Comunisti Italiani :: www.pdci.it (http://www.comunisti-italiani.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=9231&mode=thread&order=0&thold=0)

Lista Tsipras, comunicato della Direzione del Pdci (http://www.comunisti-italiani.it/modules.php?op=modload&name=News&file=article&sid=9231&mode=thread&order=0&thold=0)Inviato da : redazione | Domenica, 09 Marzo 2014 - 19:13
http://www.comunisti-italiani.it/upload/img1/lista%20tsipras.jpgLa Direzione Nazionale del Partito dei Comunisti Italiani, riunitasi sabato 8 marzo u.s., stigmatizzando con forza l’assurda esclusione dalle Liste “Per un’Altra Europa – Con Tsipras” delle candidature avanzate dal PdCI, chiede che esse vengano ripristinate.

Rende inoltre noto che ogni altra scelta che non corrispondesse a tale richiesta sarebbe respinta come un inaccettabile tentativo di umiliazione e che se il ripristino delle candidature non avvenisse il PdCI non farebbe più parte della Lista Tsipras. La linea del PdCI è stata sin dall’inizio volta ad una sincera e profonda unità con tutti i soggetti della Lista e, oggi, chi perseguisse nell’intento di escludere il PdCI si assumerebbe la responsabilità della rottura di questa necessaria unità. La Direzione Nazionale del PdCI ha assunto tali decisioni all’unanimità.
La Direzione Nazionale del PdCI, 9 marzo 2014

Thomas Lenin
21-04-14, 09:54
Ucraina, comunicato del Pcu sulle persecuzioni verso i comunisti (http://www.comunisti-italiani.it/2014/04/19/ucraina-comunicato-del-pcu-sulle-persecuzioni-verso-i-comunisti/)

Cari compagni!, l’attuale governo ucraino sta portando avanti una politica atta a creare condizioni intollerabili per l’esistenza del Partito Comunista d’Ucraina, così come pressioni per la messa al bando delle sue attività.
Vi informiamo che i servizi segreti ucraini stanno raccogliendo materiale sulle attività del Partito Comunista, falsificano i documenti del PCU, stanno creando una banca dati sugli attivisti (utilizzando il materiale delle sedi del partito occupate dai radicali di destra) ci vietano di fare il lavoro di propaganda elettorale con gli elettori nonché hanno organizzato atti di pressione morale e fisica contro i membri del gruppo parlamentare e i comitati regionali di partito.
Oggi è ufficialmente noto che il Ministero di Giustizia d’Ucraina è in attesa di documentazione da parte dei servizi segreti e si appresta a richiedere alla Corte Suprema d’Ucraina la messa al bando del Partito Comunista d’Ucraina. I massimi dirigenti dell’Ucraina sono i responsabili di tali azioni. Tra questi, il capo del Consiglio della Difesa e Sicurezza Nazionale Andrej Parubij, il capo dei Servizi Segreti Valentin Nalivajchenko, il presidente del Parlamento e Presidente pro-tempore del Paese Aleksandr Turchinov ecc.
Oggettivamente, è in atto una vera e propria repressione contro i comunisti ucraini, i quali sono l’unica forza politica che ha sempre perseguito una politica di difesa degli interessi della gente comune. Il Partito Comunista d’Ucraina rappresenta oggi una minaccia reale per il governo, date la sua integrità e la sua coesione. Il Partito Comunista d’Ucraina è l’anello di congiunzione per milioni di persone che sono insoddisfatte dal comportamento delle autorità e dei loro alleati, ovvero le forze ultra-radicali.
Mettendo all’ordine del giorno la violenza sulle forze politiche dissenzienti, l’attuale governo conferma la sua politica antipopolare, antistatale e scissionista del doppio standard. Con la scusa di combattere per i valori “europei”, l’attuale governo contraddice sé stesso, trasformando l’Ucraina in una dittatura fascista. Accusando di tradimento gli oppositori e chiedendo loro di rinunciare alle proprie idee, l’attuale governo ucraino prova che in Ucraina non esistono più il dialogo, la libertà di parola, la supremazia del diritto e della legge.
In questo modo, il popolo ucraino, in quanto popolo unito, non potrà mai ottenere né pace, né tranquillità. Istigando all’odio e alla xenofobia, l’attuale governo ucraino crea ancora di più lo scontro sociale e le condizioni per la guerra civile.
Ci rivolgiamo a voi, cari compagni, con la richiesta di dare la vostra solidarietà ai 120.000 comunisti ucraini, e di condannare in un fronte unico le azioni sistematiche del governo ucraino per la messa al bando del Partito Comunista d’Ucraina. Cordialmente,
Petro Simonenko
Il Primo segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista d’Ucraina
Presidente del gruppo dei deputati comunisti al Parlamento d’Ucraina
17 aprile 2014

Thomas Lenin
01-05-14, 17:01
Ecco perché meritiamo di vincere le elezioni | Rifondazione Comunista (http://www2.rifondazione.it/primapagina/?p=12028)

Ecco perché meritiamo di vincere le elezioniPubblicato il 24 apr 2014
di Roberto Musacchio – listatsipras.eu
Strana campagna elettorale. L’Altra Europa con Tsipras dovrebbe prendere la maggioranza assoluta dei voti visti quanti sono quelli di altre liste che dicono che sono per un’altra Europa e che dunque potrebbero dare indicazione di voto per chi la propone sul serio al punto di averla nel logo! Scherzi, ma non tanto, a parte, se fa piacere che tutti dicano che ci vuole altro sarà bene andare a vedere nel merito.

Innanzitutto c’è chi questa Europa, quella della austerità e della Troika l’ha votata, in Parlamento Europeo, in quello italiano e nei governi in cui sono stati e stanno. Si sono pentiti? Lo dicano pubblicamente. Vogliono altro? Dicano che occorre cancellare le norme che hanno votato, abrogare il fiscal compact, sciogliere la Troika. Soprattutto smettano di continuare a praticare la vecchia Europa. Ma cosa è il Job Act di Renzi se non la continuazione delle peggiori politiche di questi anni sulla precarizzazione del lavoro, tutte fallite, in Italia e in Europa? E le riforme elettorali e costituzionali di Renzi e Berlusconi non sono nella scia di quella demoluzione delle Costituzioni e di sostituzione della democrazia rappresentativa che serve ad avere governi che obbediscano alla Troika?
E il DEF di Renzi non è tutto subalterno alla austerità per cui quello che dà con una mano poi toglie abbondantemente con l’altra perchè deve far “tornare i conti”? Poi ci sono le destre che sono contro l’Europa ma che più che altro sono contro gli immigrati o quelli degli altri Paesi. In realtà non pensano ad un modello sociale diverso, socialmente equo, ed anzi sono impegnate ad alimentare la lotta dei penultimi contro gli ultimi, ma sostanzialmente allo stesso solo che su base nazionale con i capi che poi si mettono d’accordo. Poi c’è Grillo che protesta ma le cui idee di società e di Europa non sono chiare e lasciano tanti interrogativi, dall’euro ai migranti. Infatti Grillo in Europa non si sa con chi stia. Le destre invece stanno con la Le Pen ma non la candidano a Presidente della Commissione.
I candidati di Popolari, Socialisti e Liberali invece sono tre personalità che hanno votato quasi sempre insieme e le stesse cose. L’Altra Europa con Tsipras dovrebbe veramente prendere la maggioranza dei voti! Candida il migliore e il più credibile a cambiare l’Europa, Alexis Tsipras che si presenta con le sue lotte. Chi la sostiene è stato ed è contro austerità e Troika. Il suo programma dice cose chiare, su ciò che bisogna abrogare, fiscal compact e Troika, e ciò che bisogna fare, ridiscutere il debito cancellandolo ed europeizzandolo, creare lavoro dall’Europa, soprattutto nell’ambiente, fare la democrazia europea. Mentre in questa strana campagna elettorale c’è Grillo che fa sponda al Re.

Thomas Lenin
04-05-14, 12:09
I COMUNISTI ITALIANI PER LE ELEZIONI EUROPEE: LE NOSTRE IDEE, IL NOSTRO PROGRAMMA (http://www.comunisti-italiani.it/2014/04/29/i-comunisti-italiani-per-le-elezioni-europee-le-nostre-idee-il-nostro-programma/)

I COMUNISTI ITALIANI PER LE ELEZIONI EUROPEE: LE NOSTRE IDEE, IL NOSTRO PROGRAMMA (http://www.comunisti-italiani.it/2014/04/29/i-comunisti-italiani-per-le-elezioni-europee-le-nostre-idee-il-nostro-programma/)http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/03/pdci.png (http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/03/pdci.png)Comunisti in Europa, uniti per la pace, il lavoro e la solidarietà internazionale -
La crisi che ha investito l’Europa negli ultimi anni ha messo sempre più in chiaro il carattere regressivo dell’Unione Europea, evidenziando il carattere oligarchico e antidemocratico del suo funzionamento, il connotato di classe, euro-atlantico e neo-imperialista delle sue politiche, il pesante condizionamento delle sovranità nazionali degli Stati membri.
Le decisioni assunte in questi anni (sempre condivise dalla maggioranza dei partiti socialdemocratici e popolari/conservatori al governo nei diversi Paesi europei) hanno impoverito decine di milioni di persone, devastando la Grecia e infierendo su molti altri Paesi cosiddetti periferici dell’Unione. Ed hanno prodotto una politica estera militarista e neo-imperialista nei confronti di Paesi come la Libia, la Siria, l’Ucraina, che punta ad estendere minacciosamente le frontiere della Nato fino ai confini della Russia. Una politica che è giunta a minacciare Russia, Cina e paesi non allineati con lo scudo spaziale ed una politica di riarmo nucleare e convenzionale.
Non si tratta di semplici “errori di percorso” guidati da valutazioni politiche sbagliate, ma della logica conseguenza dell’impianto neo-liberista ed euro-atlantico dei Trattati europei: un impianto che fonda la concorrenza tra i Paesi dell’Unione, e in particolare dell’Eurozona, da un lato sull’abbassamento del costo del lavoro e sul taglio ai diritti dei lavoratori (dumping sociale), dall’altro sulla riduzione della fiscalità alle imprese (dumping fiscale). E su una politica estera subalterna alla Nato.
Nella società disegnata dai Trattati europei, il ruolo dello Stato nell’economia deve ridursi ai minimi termini, le prestazioni sociali e pensionistiche devono essere affidate al mercato (ossia ai grandi monopoli privati), il fabbisogno finanziario degli Stati deve essere lasciato in balìa della speculazione e dei mercati finanziari internazionali, mentre alla banca centrale è vietato acquistare titoli di Stato e imposto di rivolgere le sue politiche monetarie esclusivamente alla lotta contro l’inflazione, negando allo Stato ogni funzione trainante di sviluppo e di programmazione.
Rispetto alla logica privatista del mercato, non ci sono diritti e beni pubblici o comuni che possano rivendicare una loro priorità. Questa è la logica che informa i Trattati UE: la logica del capitalismo neoliberista. Tutto questo è già chiaro almeno dall’Atto Unico Europeo (1986) e dal Trattato di Maastricht (1992), che diede avvio della moneta unica, e al quale non a caso i comunisti – in Italia e in Europa – si opposero.
La crisi iniziata negli Stati Uniti nel 2007/2008, che si è subito estesa a tutti i Paesi a capitalismo maturo, ha sancito il definitivo fallimento di questo modello economico. Il disperato tentativo di tenerlo in piedi è avvenuto attraverso salvataggi di banche e imprese con denaro pubblico, su una scala che non ha precedenti storici. Questi salvataggi, che soltanto in Europa sono costati alle finanze pubbliche oltre 1.600 miliardi di euro (pari al 12,6% dell’intero prodotto interno lordo dell’Unione Europea), ha comportato, assieme alle minori entrate fiscali provocate dalla crisi, un drastico peggioramento delle finanze pubbliche in tutti i Paesi.
A questo punto si è passati a smantellare il sistema di europeo di Stato sociale, scoprendo di colpo l’“insostenibilità” dei conti pubblici (di cui ci si era dimenticati quando si trattava di salvare le banche o di finanziare le spese militari). E si è giunti a prevedere misure di “austerity” severissime, l’obbligo del pareggio di bilancio e addirittura della riduzione del debito pubblico in una proporzione che costringerà l’Italia a manovre restrittive di finanza pubblica per 50 miliardi annui, che avranno come conseguenza il massacro definitivo dello Stato sociale.
Questo è stato fatto nel corso di quella che per il nostro Paese è la peggiore crisi dall’Unità d’Italia, e per il nostro continente è la peggiore dal 1929.
Gli effetti, sull’Italia come su gran parte dei Paesi europei, sono stati devastanti: in una crisi già grave non solo non è stato effettuato alcun intervento e investimento pubblico in funzione anticiclica, ma è accaduto il contrario: i tagli al bilancio pubblico e l’aumento delle tasse per i cittadini hanno definitivamente messo in ginocchio la nostra economia, creando milioni di disoccupati e facendo fallire decine di migliaia di imprese.
A 6 anni dall’inizio della crisi la ricchezza del paese è diminuita di quasi il -10%, la produzione industriale del -25% e gli investimenti produttivi del -30%; la disoccupazione è al 13%, e supera il 42% tra i giovani, con punte del 70% nel Meridione e nelle isole.
La situazione è chiara nella sua drammaticità: il vincolo di cambio rappresentato dalla partecipazione alla moneta unica e il vincolo di bilancio pubblico rappresentano una tenaglia che sta stritolando la nostra economia.
Questo sconvolge la vita di milioni di famiglie e cancella diritti conquistati in decenni di lotte. Aumenta la disuguaglianza e diminuisce le protezioni sociali.
Infatti, la strada per recuperare competitività che l’Unione europea richiede e i nostri ultimi governi hanno condiviso è quella delle cosiddette “riforme strutturali”, al cui centro sta la cosiddetta “svalutazione interna”, ossia la riduzione di salari e pensioni.
È una strada che non risolve i problemi economici del nostro Paese e precipita nella miseria un numero sempre maggiore di persone.
Contro tutto questo, e in nome di una politica strategicamente alternativa all’Unione europea, i comunisti italiani, in sintonia con le forze che si sono dimostrate più affini al loro programma:
1.Riaffermano i valori della Costituzione republicana, l’indisponibilità a vanificare i diritti da essa contemplati e la superiorità della Carta costituzionale rispetto a qualunque trattato internazionale.
2.Riaffermano che diritto al lavoro e diritto a una equa retribuzione (art. 35, 36), all’istruzione (art. 33), alla salute (art. 32), all’assistenza sociale (art. 38), lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico (art. 9), perseguimento della pace (art. 11) rappresentano diritti inalienabili inscritti nella nostra Costituzione e come tali si battono per la loro realizzazione. Qualora questi diritti siano negati da trattati internazionali, siano essi quelli dell’Unione Europea o della NATO, sono questi ultimi a dover essere inapplicati e denunciati.
3.Ritengono che nell’attuale quadro strategico, strutturale e istituzionale dell’Unione europea (e con gli attuali rapporti di forza tra le classi) ogni ulteriore cessione di sovranità costituirebbe un ulteriore allontanamento dai valori e dal sistema di garanzie previsti dalla nostra Costituzione, e al contrario riaffermano la necessità di riappropriarsi di pezzi fondamentali di sovranità che sono stati ceduti alle istituzioni europee: a partire da quelli che comportano l’intervento dello Stato nazionale in economia e la sua politica estera e di sicurezza.
4.Si battono per la radicale revisione degli ultimi Trattati e in particolare per l’abolizione dei vincoli di finanza pubblica introdotti dal Trattato Europlus del 2011 e dagli accordi successivi, e quindi anche per l’eliminazione del nuovo art. 81 (pareggio di bilancio) e delle connesse modifiche apportate agli artt. 97, 117 e 119 della Costituzione. Questi articoli rappresentano infatti un corpo estraneo nella nostra Costituzione, che concorre alla non esercitabilità – e quindi alla negazione di fatto – di gran parte dei diritti fondamentali che essa prevede. Ove la modifica dei Trattati europei risulti impossibile, chiedono la denuncia unilaterale di questi Trattati e di questi accordi da parte dell’Italia.
5.Contrastano ogni tentativo di revisione in senso autoritario, anti-proporzionalista e/o presidenzialista delle leggi elettorali, e sostengono una riforma istituzionale che metta al centro il ruolo di una solo Camera, a condizione che essa sia eletta con sistema proporzionale puro.
6.Respingono leggi e misure volte alla soppressione di ogni forma di finanziamento pubblico dell’attività politica. Esso va certamente modificato, regolamentato e reso trasparente, ma non abolito: perchè ciò favorirebbe unicamente il primato delle forze politiche che – come avviene negli Stati Uniti – traggono le loro risorse dal finanziamento privato dei grandi gruppi capitalistici e finanziari a cui sono asserviti, affermando di fatto un primato politico-istituzionale delle forze politiche legate alla grande borghesia, penalizzando o escludendo quelle che rappresentano il mondo del lavoro. La lotta contro gli sprechi e la corruzione della politica va perseguita colpendo innanzitutto i privilegi vergognosi di cui hanno goduto per anni il ceto politico e alcuni strati della burocrazia statale.
I comunisti italiani si battono, al pari di molti partiti comunisti e di sinistra degli altri Paesi europei, per un radicale cambiamento delle politiche europee, che preveda:
7-la fine delle politiche di austerità nei Paesi periferici
8-l’espansione della domanda interna in Germania (che con la sua concorrenza basata sulla compressione dei salari e l’ostinato rifiuto di trasferire a essi gli aumenti di produttività sta distruggendo le economie di gran parte dell’Eurozona)
9-l’attribuzione di un ruolo attivo alla Banca Centrale Europea anche nella lotta alla disoccupazione e non soltanto in quella all’inflazione (al pari di quanto già fanno tutte le banche centrali del mondo).
10.I comunisti italiani ritengono che qualora questi obiettivi non siano raggiungibili l’Italia debba mettere in discussione la stessa partecipazione alla moneta unica europea.
11. In Italia, i comunisti italiani si battono per la realizzazione degli artt. 41, 42, 43 della Costituzione che indicano la centralità del settore pubblico dell’economia per una programmazione democratica, prefigurano una economia mista (pubblica, privata, cooperativa), prevedono espropri e nazionalizzazioni a fini di pubblica utilità. Senza un intervento pubblico programmato, che rompa col liberismo, è illusoria non solo una fuoriuscita progressiva dalla crisi, ma anche una pura e semplice ripresa economica e un piano del lavoro che riduca disoccupazione e precarietà, salvaguardando i diritti fondamentali del mondo del lavoro;
12. Il reperimento delle risorse volte al finanziamento di un intervento pubblico nell’economia e della modernizzazione di uno Stato sociale avanzato va attuato attraverso la drastica riduzione delle spese militari, la lotta contro l’evasione fiscale, il riequilibrio delle aliquote a favore dei ceti medio bassi, imposte sui grandi patrimoni, abolizione dei privilegi e riduzione degli stipendi dei parlamentari.
Dal punto di vista della politica estera dell’Unione Europea e degli Stati che ne fanno parte, i comunisti italiani:
13-si battono contro il riarmo e contro le strategie espansionistiche della NATO,
condannano ogni avventura militare di stampa neocoloniale: sia quella perpetrata in Libia, sia quella tuttora incombente sulla Siria;
14-condannano ogni tentativo di destabilizzare la Russia ed altre repubbliche dell’area e il sostegno al governo golpista dell’Ucraina, di cui sono parte integrante partiti e movimenti a carattere esplicitamente neonazista;
15-ritengono vada assolutamente impedita la firma del trattato di libero scambio attualmente in discussione tra Unione Europea e Stati Uniti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), che rafforzerebbe ulteriormente i legami euro-atlantici all’insegna del campo libero lasciato in Europa alle grandi multinazionali statunitensi;
16-sono favorevoli a uno sviluppo dei commerci e delle relazioni pacifiche del nostro Paese con le grandi realtà emergenti del panorama internazionale: a cominciare da Russia, Cina, India, Vietnam, Brasile, Sudafrica, Cuba ed altri Paesi non allineati di Asia, Africa e America Latina;
17-si battono per lo scioglimento della Nato e la costituzione di un sistema continentale di sicurezza europea, che comprenda tutti i paesi del continente e dell’area mediterranea, Russia compresa; quest’ultima non va considerata un paese nemico, ma un paese con cui stabilire rapporti proficui di cooperazione pacifica.
I Comunisti Italiani, infine, ritengono che per attuare politiche che difendano il lavoro, la pace e la libertà in Italia e in Europa sia essenziale:
18-rafforzare il Gruppo della sinistra unitaria europea (Gue-Ngl) all’interno del Parlamento Europeo e il suo carattere confederale, di cui fanno parte unitariamente tutte le forze comuniste dell’Ue, nel rispetto della sovranità e dell’indipendenza di ogni forza politica che vi appartiene;
19-rafforzare i legami tra i partiti e i movimenti comunisti, anti-capitalisti, antimperialisti e progressisti che si battono contro le politiche dell’Unione Europea e della Nato, dentro e fuori i confini dell’Unione.
20.Nella situazione italiana ci proponiamo di unire i comunisti – su basi di affinità politica, programmatica, ideale e di collocazione internazionalista – in un’unico partito comunista, che si ispiri alla migliore tradizione del PCI, attualizzandola: capace di superare divisioni e frammentazioni di questi anni, aperto ad una politica unitaria con tutte le forze della sinistra, che bandisca ogni settarismo e subalternità, per poter tornare così a rappresentare e difendere i lavoratori, sostenendone le lotte sociali, politiche e sindacali e garantendone una adeguata rappresentanza nelle istituzioni.

Thomas Lenin
19-05-14, 20:07
Pensioni, l.Fornero ? Prc: «Una barbarie da cancellare. Sosteniamo la giornata di mobilitazione delle Rsu» | Rifondazione Comunista (http://www2.rifondazione.it/primapagina/?p=12467)

Pensioni, l.Fornero – Prc: «Una barbarie da cancellare. Sosteniamo la giornata di mobilitazione delle Rsu»Pubblicato il 16 mag 2014
di Roberta Fantozzi e Paolo Ferrero – La controriforma delle pensioni varata dal governo Monti su mandato della Merkel è una delle peggiori leggi approvate dal dopoguerra ad oggi. È un provvedimento violento contro la vita delle persone a cui è stato allungato fino a 6 anni e più il tempo di lavoro, provvedimento contro il quale siamo stati i primi a raccogliere le firme per un referendum abrogativo, che non si è potuto svolgere a causa di Napolitano. Un danno enorme per le lavoratrici e i lavoratori che non ce la fanno fisicamente a lavorare fino a 67 anni ed in prospettiva a 70 e per chi espulso dai posti di lavoro dalla crisi non sa letteralmente come campare. Ha aumentato gravemente la disoccupazione costruendo un ulteriore muro per l’ingresso al lavoro dei giovani. Penalizza in particolare le donne che, per il doppio lavoro che si scarica su di loro, hanno percorsi lavorativi e contributivi discontinui. Né la controriforma è giustificata dalla cosiddetta “insostenibilità” del sistema pensionistico, visto che è dal 1998 che i contributi previdenziali finanziano le casse dello stato e non viceversa. La controriforma è parte integrante delle politiche di austerità che, per salvaguardare le banche e la finanza, demoliscono i diritti delle persone e imbarbariscono la società. Per questo Rifondazione e la lista L’Altra Europa con Tsipras sostengono con forza la mobilitazione che si sta svolgendo oggi promossa dal coordinamento delle RSU.

Thomas Lenin
04-07-14, 20:41
A proposito dell?assemblea di ?Essere Comunisti? | Rifondazione Comunista (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=13203)

A proposito dell’assemblea di “Essere Comunisti”Pubblicato il 3 lug 2014
Gli scorsi 28 e 29 giugno abbiamo partecipato alla “due giorni” romana dell’area Essere Comunisti, che ha visto una cinquantina di compagne e compagni dare vita a un dibattito franco e approfondito. Sulla scia della discussione ivi svoltasi e dell’intervento conclusivo di Claudio Grassi, che non ha fugato alcune perplessità di fondo (nostre ma, ne siamo convinti, nell’ambito dell’area non solo nostre), intendiamo specificare quanto segue.
Non siamo né ciechi né ipocriti e quindi vediamo bene le gravi difficoltà in cui si dibatte il Prc, sia dal punto di vista dell’organizzazione interna e dell’iniziativa del partito, sia da quello del conseguimento di un decente consenso elettorale, come dimostrano i risultati delle elezioni amministrative svoltesi contemporaneamente alle elezioni europee. Una crisi che non riteniamo sia risolvibile con mere scorciatoie politiciste. D’altra parte nessuna delle forze politiche organizzate alla sinistra del Pd può dirsi oggi in buona salute. In particolare, le travagliate vicende di Sel, che pur guardiamo con rispetto, rivelano la crisi profonda dell’asse strategico che ha presieduto alla scelta di dar vita a quella formazione politica. Detto ciò, siamo e restiamo militanti e dirigenti del Prc senza ambiguità e con la lealtà di comportamento che non deve venire meno finché sussiste l’appartenenza ad una forza politica. Ciò va mantenuto, anche davanti ad altrui gravi scorrettezze, che come area di Essere Comunisti abbiamo giustamente criticato ma che è nostra intenzione contrastare con le modalità proprie della discussione interna di una forza che faccia esplicito riferimento alla storia e alla cultura del movimento operaio.
Stiamo nel Prc, confermando comunque un duplice impegno: operare per costruire forme di aggregazione di ciò che esiste a sinistra del Partito Democratico e, entro questo ambito, per rigenerare e irrobustire un riferimento organizzato delle comuniste e dei comunisti. Consideriamo imprescindibili entrambi questi impegni e valuteremmo negativamente il venir meno dell’uno o dell’altro.
Marco Amagliani, Giovanni Barbera, Luca Cangemi, Rolando Dubini, Simonetta Friani, Stefano Friani, Alessandro Leoni, Dmitrij Palagi, Marco Pondrelli, Bruno Steri.

Thomas Lenin
03-08-14, 13:02
Perché non si parla più delle morti sul lavoro? (http://www.comunisti-italiani.it/2014/08/01/perche-non-si-parla-piu-delle-morti-sul-lavoro/)

Perché non si parla più delle morti sul lavoro? (http://www.comunisti-italiani.it/2014/08/01/perche-non-si-parla-piu-delle-morti-sul-lavoro/) http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/08/incidenti-sul-lavoro.gif (http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/08/incidenti-sul-lavoro.gif)

di Stefano Barbieri - responsabile nazionale Lavoro PdCI
Negli ultimi anni le morti sul lavoro erano il tema principale dei vari mezzi di informazione. I media ne parlavano con grande frequenza e queste cattive notizie occupavano pagine di quotidiani e servizi nei vari telegiornali. Con l’avanzare della crisi economica e quindi la conseguente diffusione della disoccupazione, l’argomento è stato posto in secondo piano. Come se tutto fosse stato risolto, ma in realtà non è proprio così e se i dati sono migliorati rispetto a quel momento nero, le motivazioni sono dovute, in buona parte, alla diminuzione di occupazione che ha causato come logica conseguenza il ridimensionamento di morti sul posto di lavoro. Sono state quasi nulle, infatti, le precauzioni assunte per risolvere un dramma del genere.
Secondo i numeri emessi dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, sulla base di dati forniti dall’Inail, nei primi quattro mesi del 2014 i caduti sono stati esattamente 198. Il settore più colpito è quello manifatturiero con il 12,2%, poi c’è il settore delle costruzioni con il 10,7%, con il 9,2% c’è il settore dei trasporti e magazzinaggi e con il 7,1% il commercio all’ingrosso e al dettaglio. Le regioni più colpite dai decessi sul lavoro sono Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte. Però se si considera il rapporto tra i decessi e la popolazione, ci si rende conto come i risultati peggiori arrivano dalla piccola Basilicata seguita a ruota da Marche, Puglia e Sicilia. L’ultimo caso è quello di Aprilia. Nel comune in provincia di Latina sono morti ieri due operai nell’impianto di compostaggio Kyklos di proprietà di Acea. Le cause della morte non sono ancora certe, ma dalle ricostruzioni sembra che i due lavoratori abbiano accusato un malore dovuto a delle esalazioni, dovute allo sversamento di un liquido tossico. Il caso di Aprilia va ad aggiungersi a una lunga lista che fa dell’Italia uno dei Paesi con mortalità più elevata sul posto di lavoro. Una strage silenziosa che mette in luce l’assenza di tutele per i lavoratori e la mancanza di investimenti da parte delle aziende (tutte nessuna esclusa) in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro.

Thomas Lenin
19-08-14, 18:46
Scuola, ?quota 96?, Ferrero: Indegno voltafaccia del governo. Solidarietà ai lavoratori | Rifondazione Comunista (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=13749)

Scuola, “quota 96″, Ferrero: Indegno voltafaccia del governo. Solidarietà ai lavoratoriPubblicato il 4 ago 2014
di Paolo Ferrero -
Con la vicenda di “quota 96” che si è consumata quest’oggi siamo stati messi di fronte a un indegno e miserabile voltafaccia del Governo Renzi. A farne le spese i 4000 insegnanti e altri lavoratori della scuola per i quali l’altro giorno la Camera aveva pure votato per riconoscerne – sia pur con due anni di ritardo – il diritto alla pensione. Si trattava di sanare un evidente errore e una evidente ingiustizia, ma di fronte all’insurrezione delle lobby parlamentari e mediatiche della finanza Renzi alla fine anche questa volta ha scelto da che parte stare. Tutta la nostra solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori di “quota 96”.Tutto il nostro impegno sia perché l’ingiustizia subita venga sanata al più presto e perché venga cacciato questo governo che non ha rispetto dei diritti e della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori.

Thomas Lenin
19-08-14, 18:47
Stefano Barbieri, resp. Lavoro Pdci: ?Renzi attacca i diritti dei lavoratori, serve un fronte unito per fermare la deriva? (http://www.comunisti-italiani.it/2014/08/14/stefano-barbieri-resp-lavoro-pdci-renzi-attacca-i-diritti-dei-lavoratori-serve-un-fronte-unito-per-fermare-la-deriva/)

Stefano Barbieri, resp. Lavoro Pdci: “Renzi attacca i diritti dei lavoratori, serve un fronte unito per fermare la deriva” (http://www.comunisti-italiani.it/2014/08/14/stefano-barbieri-resp-lavoro-pdci-renzi-attacca-i-diritti-dei-lavoratori-serve-un-fronte-unito-per-fermare-la-deriva/)http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/08/A40AnniDalloStatutoDeiLavoratori.jpg (http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/08/A40AnniDalloStatutoDeiLavoratori.jpg)“Prima la Riforma della Costituzione con l’abolizione del Senato e la prosepttiva di una legge elettorale nei confronti della quale la legge Acerbo del 1923 e la famosa Legge Truffa del ’53 impallidiscono, ora tocca allo Statuto dei Lavoratori.
Il Governo Renzi si contraddistingue per la capacità di controriformare a colpi di accordi con la destra di Berlusconi e Alfano tutte le conquiste di civiltà e di democrazia che questo Paese conosce, in nome di un modernismo autoritario e pericoloso, del quale forse non sono molti quelli che ne hanno piena consapevolezza.
A fronte della rischiesta del Ministro Alfano, che definisce Vu Cumpra i lavoratori di africani e chiede la cancellazione dell’Art. 18, il Presidente del consiglio Renzi propone la revisione dell’intero Statuto dei Lavoratori.
C’è da scommettere che, vista la riforma Poletti in materia di mercato del lavoro, assisteremo ad una ulteriore compressione dei diritti e delle garanzie dei lavoratori e delle lavoratrici, in funzione di qualche spot incosistente a favore magari dei giovani disoccupati.
Chiediamo alle forze della sinistra politica e sindacale di costruire insieme a noi una piattaforma unitaria di lotta e di mobilitazione che freni la deriva versa la quale Renzi sta portando il Paese. E’ tempo di farlo ora, subito e senza indugi. ”
Stefano Barbieri, resp. nazionale Lavoro Pdci

Thomas Lenin
25-09-14, 19:57
Il Partito dei Comunisti Italiani a Mosca (http://www.comunisti-italiani.it/2014/09/25/il-partito-dei-comunisti-italiani-a-mosca/)
Il Partito dei Comunisti Italiani a Mosca (http://www.comunisti-italiani.it/2014/09/25/il-partito-dei-comunisti-italiani-a-mosca/)http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/03/pdci-300x300.png (http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/03/pdci.png)
Il PdCI a Mosca per consultazioni, scambi di opinione e di informazione sulla situazione internazionale; e per iniziative congiunte di cooperazione e di solidarietà con l’Ucraina antifascista
Il compagno Fausto Sorini, della segreteria nazionale del PdCI e responsabile esteri del partito, si è recato a Mosca dal 9 al 19 settembre scorsi per una serie di consultazioni, scambi di opinione e di informazione sulla situazione internazionale e sui pericoli di guerra globale e di escalation militare che incombono sull’Europa e sul mondo; per scambi di informazione sulla situazione dei rispettivi Paesi e sullo stato del movimento comunista e delle forze di sinistra a livello europeo e mondiale.
La visita è stata anche l’occasione per definire iniziative congiunte di cooperazione e di solidarietà con l’Ucraina antifascista e per contribuire al pieno successo della Carovana Antifascista, promossa dalla Banda Bassotti, che dal 25 settembre al 1° ottobre partirà da Mosca e attraverserà la Russia fino al confine ucraino insieme ad un convoglio russo di solidarietà con le popolazioni ucraine del Donbass e – compatibilmente alla situazione eccezionale presente al confine tra Russia e Ucraina – visiterà la Novorossiya e le città di Donetsk e Lugansk e porterà la sua solidarietà militante ed una serie di aiuti umanitari alle popolazioni dell’Ucraina orientale.
Durante la sua permanenza a Mosca il compagno Sorini ha incontrato numerosi esponenti di primo piano della società e del mondo politico e istituzionale russo e della Duma (la Camera russa dei deputati) e dirigenti del Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR), ed è stato intervistato dalla Pravda di Mosca e da una Rete televisiva della capitale.
In particolare, il compagno Sorini ha incontrato, tra gli altri, Leonid Kalashnikov (primo vice-presidente della Commissione esteri della Duma, membro della presidenza del PCFR e responsabile della sua politica estera: uno degli uomini colpiti dalla sanzioni recentemente decise dagli Usa e dall’Ue); Valery Rashkin, vice-presidente del PCFR; Tatiana Desyatova, del Cc del PCFR e della direzione del settore esteri, responsabile delle donne comuniste.
La visita e i numerosi colloqui qualificati hanno consentito un esame approfondito della situazione internazionale e dei pericoli di guerra e di escalation militare globale che su di essa incombono, e su cui il compagno Fausto Sorini riferirà prossimamente in un’ampia intervista.

Thomas Lenin
16-10-14, 20:04
Bolivia, Prc-Se: Una splendida vittoria di Evo Morales | Rifondazione Comunista (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=14542)

Bolivia, Prc-Se: Una splendida vittoria di Evo MoralesPubblicato il 13 ott 2014
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea saluta la splendida vittoria del Presidente Evo Morales, con più del 60% dei voti, che permette la sua rielezione alla guida dello Stato Plurinazionale della Bolivia. Con una partecipazione di più dell’80% dei cittadini, Evo vince in otto dipartimenti su nove e nell’unico dove non vince, cresce in maniera significativa.

La vittoria del primo Presidente che rappresenta i popoli originari dell’Abya Yala, insieme a quella del suo Vice-Presidente, Alvaro García Linera, dimostra la validità di un processo rivoluzionario con autentiche radici indo-americane. Un processo che si consolida e che ha trasformato la Bolivia in un paradigma di emancipazione. Si rafforza il “socialismo della vita”, quello del 21° Secolo, con al centro la filosofia del Vivir Bien, i diritti sociali e quelli della “Madre Terra” (la Pacha Mama), contro la logica dello sfruttamento capitalista.

Una vittoria di grande forza simbolica, ottenuta proprio il 12 Ottobre, data infausta per i popoli originari della “Patria Grande” latino-americana e caraibica. La vittoria di un degno rappresentante dei popoli nativi, ex-contadino cocalero e sindacalista, riscatta la lotte di resistenza dei popoli contro il colonialismo e l’imperialismo, che tanti danni hanno provocato al continente.

A nulla sono serviti i tentativi golpisti e la campagna di discredito messi in atto dagli Stati Uniti e dalla destra interna contro il processo di trasformazione in atto.
Con questi otto anni di “governo dei movimenti sociali”, il popolo boliviano ha iniziato a recuperare la sua dignità, lottando contro la povertà, ri-nazionalizzando l’energia, portando avanti programmi sociali in molti settori (educazione, trasporti, sport, salute, casa), contribuendo in maniera decisiva all’integrazione continentale. Con Evo vincono i processi di emancipazione e di autodeterminazione dei popoli ed avanza la transizione dei Paesi dell’ALBA. Non a caso questa vittoria Evo l’ha dedicata a Fidel Castro, allo scomparso Hugo Chávez ed a tutti i governi anticapitalisti ed antimperialisti.
Questa magnifica vittoria è un’eccellente notizia anche per il nostro Partito, che riafferma la propria solidarietà con un processo di cambiamento che ci riempie di allegria e di forza per la nostra dura battaglia in Italia ed in Europa contro la barbarie capitalista.

Thomas Lenin
16-11-14, 18:22
Elezioni regionali in Calabria: il Pdci con la lista La sinistra per Cambiare la Calabria (http://www.comunisti-italiani.it/2014/11/16/elezioni-regionali-in-calabria-il-pdci-con-la-lista-la-sinistra-per-cambiare-la-calabria/)

La lista “La Sinistra – Per cambiare la Calabria con Speranza” sostiene la candidatura a Presidente della regione dell’on. Mario Oliverio.
“La Sinistra” nasce da un’aggregazione composta da Sel, dai Comunisti Italiani, da Idv e da tutta una serie di importanti associazioni e movimenti impegnati nei territori calabresi.
Durante la conferenza stampa è stato fortemente sottolineato l’importante aspetto politico relativo al fatto che la lista “La Sinistra” rappresenta, finalmente, un concreto e tangibile segnale di forte unità e coesione della Sinistra calabrese.
Infatti, dopo varie peripezie e tragici errori, finalmente, la Sinistra è unita e punta ad essere determinante e utile nel prossimo governo regionale del Presidente Oliverio che dovrà spazzare via il drammatico quadriennio della gestione Scopelliti che ha distrutto la Calabria e i calabresi.
Ha introdotto i lavori Michelangelo Tripodi, segretario regionale del Pdci, il quale ha ripercorso le tappe che hanno portato all’unità della Sinistra calabrese e, contestualmente, ha elencato una serie di emergenze, a partire dalla sanità e dal dramma della disoccupazione, che attanagliano la Calabria.
Una Calabria che, a partire dai prossimi giorni, rischia di soffocare nella spazzatura a causa della mancanza e del fallimento di politiche sui rifiuti, al pari della totale distruzione delle regole riguardanti la difesa e la salvaguardia del territorio.
Sul tema della sanità, caratterizzata dall’enorme conflitto di interessi della presidente f.f. Stasi, un caso emblematico che grida vendetta è rappresentato dal Centro Cuore presso l’Ospedale Riuniti di Reggio Calabria, costruito grazie al finanziamento di 18 milioni di euro deliberato nel 2009 dalla giunta di centrosinistra, che da oltre tre anni è pronto, ma non è stato mai aperto e messo in funzione per le gravi e inequivocabili responsabilità di Scopelliti e della sua maggioranza. Insomma, una vergogna infinita che impatta pesantemente con la salute dei cittadini che sono costretti a compiere emigrazione sanitaria con i noti viaggi della speranza.
E’ successivamente intervenuto l’avv. Lorenzo Fascì, candidato al Consiglio regionale nella circoscrizione di Reggio Calabria, il quale ha spiegato i motivi della sua candidatura che vuole rappresentare una risposta di Sinistra alle tantissime emergenze e drammaticità che attanagliano la Calabria.
Il tema della legalità e della lotta alla ‘ndrangheta rappresenta il primo punto dirimente che si deve affrontare per recidere le tante contiguità tra le cosche e la mala-politica che hanno ridotto l’ultimo Consiglio regionale ad essere totalmente delegittimato.
Contestualmente, ha affermato l’avv. Fascì, si dovrà operare per ridare fiducia ai calabresi che sono esausti di pagare tariffe e imposte regionali senza ricevere alcun servizio degno di tale nome. Vi è la necessità di abbattere i costi della sanità per i cittadini, specie per le classi meno abbienti, attraverso meccanismi di esenzione e salvaguardia per i più deboli.
Ambiente, rifiuti, difesa del territorio, agricoltura, turismo e investimento sui giovani calabresi sono priorità che dovranno caratterizzare il nuovo governo regionale.
In questo quadro, la città e la provincia di Reggio dovranno avere un ruolo strategico e centrale, non a parole come avvenuto nella tragica “era Scopelliti”, nella futura regione del centrosinistra, nella quale la lista “La Sinistra” sarà certamente una parte utile e fondamentale per la Calabria e i calabresi.
L’Ufficio stampa della Lista Cambiare la Calabria

Thomas Lenin
16-11-14, 18:24
Assemblee dei segretari di circolo, il partito discute | Rifondazione Comunista (http://www.rifondazione.it/primapagina/?p=15012)

Assemblee dei segretari di circolo, il partito discutePubblicato il 15 nov 2014
redazionale
Nella giornata di sabato 8 e di domenica 9 novembre si sono tenute 5 assemblee dei segretari di Circolo e del quadro attivo di Rifondazione Comunista con la Segreteria Nazionale: al centro dell’attenzione e degli interventi delle compagne e dei compagni l’approfondimento e la verifica della linea politica che insieme abbiamo deciso al congresso, che ora va articolata nei singoli contesti territoriali e soprattutto fatta procedere nella dinamiche di una fase politica convulsa, in cui la instabilità è massima e soprattutto si accelerano i processi politici e sociali a tutti i livelli,a partire da quello internazionale.
La velocizzazione dei tempi e la urgenza di risposte adeguate ed efficaci spinge di fatto le organizzazioni politiche e sociali al decisionismo dei gruppi dirigenti, al conseguente allentarsi dei legami di solidarietà, di appartenenza e di condivisione che alimentano la vita e la forza di qualsiasi forma politica organizzata che non sia contaminata da forme di laederismo.
A questa deriva che è una degli aspetti che caratterizza la crisi della forma partito,noi rispondiamo in netta controtendenza con uno sforzo di ascolto, di coinvolgimento e interlocuzione stretta fra i gruppi dirigenti a tutti i livelli: un di più di democrazia e presa di parola che dovrà costituire il tratto fondativo del rafforzamento di Rifondazione Comunista e della vita futura del Partito.
Nei fatti si è registrato un clima nuovo che ha come riorganizzato i toni e i contenuti :la fatica controcorrente del nostro posizionamento alternativo e il mirare alto dei nostri obiettivi (rilanciare Rifondazione dentro al processo di costruzione della sinistra alternativa a partire dalla esperienza in progress de “L’altra Europa con Tsipras”) si sono misurati con due dati di realtà, il risultato delle elezioni Europee ma soprattutto con la novità per noi dirimente che ha rappresentato la manifestazione del 24 ottobre della CGIL: l’entrata sulla scena politica di un popolo di un insieme di soggetti sociali che, oltre le piattaforme sindacali spezzano la prevalente passività e il disincanto con cui hanno subito le politiche di austerità dei governi delle larghe intese e riaprono a un livello più alto il conflitto di classe.
Questo mutamento di scenario può determinare un cambio di passo delle mobilitazioni e delle lotte future sia rispetto alla quantità delle forze di opposizione in campo che sono in fase espansiva e aggregante, sia rispetto alla qualità delle loro relazioni, come si sperimenta con la coincidenza non solo temporale dello sciopero FIOM del 14 novembre con lo sciopero sociale e di genere delle soggettività precarie, fino allo sciopero generale di dicembre.
E’ questo quadro oggettivo esterno gravido di potenzialità per la costruzione di una soggettività di sinistra alternativa che nelle assemblee il dibattito è stato prevalentemente libero da posizionamenti di schieramento interno, capace di fare i conti con le urgenze, i limiti, ma anche gli avanzamenti della nostra azione politica; ritorna vera una vecchia parola d’ordine: un partito al lavoro e alla lotta. Il prossimo appuntamento sarà la conferenza di organizzazione.

Thomas Lenin
11-01-15, 14:03
Procaccini (segretario PCdI): ?posta una pietra per la ricostruzione del Partito Comunista? (http://www.comunisti-italiani.it/2014/12/20/procaccini-segretario-pcdi-posta-una-pietra-per-la-ricostruzione-del-partito-comunista/)

Procaccini (segretario PCdI): “posta una pietra per la ricostruzione del Partito Comunista” (http://www.comunisti-italiani.it/2014/12/20/procaccini-segretario-pcdi-posta-una-pietra-per-la-ricostruzione-del-partito-comunista/)http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/12/cesare-procaccini.jpg (http://www.comunisti-italiani.it/wp-content/uploads/2014/12/cesare-procaccini.jpg)

Esprimo la profonda soddisfazione mia e di tutto il Partito Comunista d’Italia per la riuscita della manifestazione di lancio dell’associazione per la ricostruzione del Partito Comunista. Il 20 dicembre centinaia di compagne e compagni hanno affollato il Centro Congressi Cavour di Roma per dimostrare la loro adesione convinta ad un progetto di ricostruzione di un soggetto politico comunista unitario e rinnovato. Un apporto prezioso ai processi unitari a sinistra a cui i comunisti organizzati in partito devono portare il loro contributo.
A 20 anni circa dalla sciagurata scelta di chiudere l’esperienza del Partito Comunista Italiano e all’epilogo del renzismo a cui sono giunti i fautori di quella “svolta”, i comunisti riaffermano la loro volontà di essere parte delle dinamiche della società e di essere il soggetto rivoluzionario del cambiamento autentico. La voce dei lavoratori delle fabbriche e del mondo del precariato che hanno riempito la sala del centro congressi ha chiesto a coralmente unità a sinistra e un progetto serio di ricostruzione di un partito comunista adeguato ai tempi durissimi che viviamo. Dopo questa entusiasmante assemblea possiamo affermare di aver posto un’altra solida pietra a fondamento della ricostruzione.

Cesare Procaccini, segretario nazionale Partito Comunista d’Italia