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Visualizza Versione Completa : Quel fantastico thread a due mani di Psycho e Jaki...



Franci (POL)
06-03-02, 02:51
POSTO. NE VALE LA PENA.

psycho


posted 24-06-2001 21:59


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"Chi è abile nello straordinario
è infinito come il cielo e la terra,
inesauribile come i grandi fiumi.
Quando giunge al termine ricomincia
daccapo, come i mesi e i giorni;
muore e rinasce, come le quattro stagioni."

SUN TSU L’ARTE DELLA GUERRA


psycho

posted 24-06-2001 22:07


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** mi trovo di fronte a due scelte possibili: iniziare una ricerca e scavare, a ritroso, nella sua vita; oppure inventare i tasselli che mancano ed iniziare subito a scrivere, insomma trasformarlo nel personaggio di una finzione letteraria, al fine di dargli una voce. nel primo caso non so quanto la ricerca possa durare, né se può avere una reale possibilità di successo. Nel secondo caso ci sono, forse, ancora più pro-blemi: creare quasi dal nulla un personaggio, alimentarlo della linfa sufficiente a muoversi con una volontà sua propria è un’impresa che mi spaventa.



psycho

posted 24-06-2001 22:32


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** ho pensato che quella mail non sarei riuscita a finirla, e mentre il pensiero si scioglieva in una sensazione di impotenza mi tornò in mente il primo incontro.

** non c’era nessuno con noi, mentre il treno marciava verso la stazione successiva. soli. lui con lo sguardo assorto oltre il finestrino. io che fingevo di leggere una rivista e fumavo. è stata proprio la maledetta voglia di succhiare fumo a farmi uscire dall’ostentata indifferenza che di solito mi accompagna nei viaggi in treno. se fossi riuscita a smettere, come mi ero ripromessa per l’ennesima volta non sarei salita su quel vagone riservato ai fumatori. doveva aver capito che lo stavo osservando...leggevo distrattamente e lo guardavo, poi tornavo a leggere e lo guardavo di nuovo...
cos’è che gli ho chiesto? ora ricordo, una banalità come tante. ho atteso che i nostri sguardi si incontrassero e gli ho sorriso impercettibilmente.

“prima o poi dovremmo smetterla con queste sigarette. dico sempre a me stessa che lo farò, ma non ci riesco.”
“a me piace”, aveva risposto “non è un problema che mi pongo”.

** del resto, non me lo ponevo molto neanche io.



Jaki posted 24-06-2001 22:58


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-- Poteva non fumare quel giorno, su quel treno...poteva non fumare si..ma non poteva non "sentire" i morsi alle labbra che lei si dava da sola, dietro ad una sigaretta tirata in fretta sperando che non finisse mai...con gli occhi di chi vuol vedere ma ha paura a guardare.
"Che cavolo stai leggendo?" disse lui appoggiandosi all'entrata dello scompartimento, "...una rivista di giurisprudenza" fu la risposta secca che tradiva una forte emozione nella voce, detta da chi avrebbe voluto non parlare.

-- Più tardi, seduti uno di fronte all'altra, il silenzio rotto solo dai rumori del treno in corsa, lui: "...pero'..che barba quello che leggi eh?" e lei: "...perchè tu che leggi?" ancora lui:"..mah una rivista di pc..." "Ah! capirai..bella roba!" subito lei.
"..si ma la rivista di pc è solo per nascondere PlayBoy..".

-- Lei poteva arrossire, far finta di niente o cambiare posto: invece scoppio' in una risata meravigliosa, liberatoria.

-- Vide i suoi occhi nella loro piena bellezza e il sangue scaldarsi oltre i limiti...e il treno fuggiva via veloce senza concedere un solo secondo di ritardo.



psycho

posted 24-06-2001 23:50


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** continuavo a tenere la rivista aperta, ma ormai non leggevo più. pensavo. cercavo una frase od un gesto che potessero richiamare la sua attenzione. stranamente nulla di convincente mi veniva in mente. una strategia è impossibile quando non si hanno le idee chiare sugli obiettivi. ed io non riuscivo a decidere quali potessero essere. guardarlo. parlargli. e poi cos’altro ancora? incontrarci e poi incontrarci ancora? e quanto tempo potevo sperare che durasse? un giorno, un mese, un anno? e, infine, sentire l’amaro sapore della separazione, intriso di impossibilità.

Jaki

posted 25-06-2001 00:29


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-- Che fare per camuffare quel sottile imbarazzo dello sguardo...che fare...e questo treno sino a quando correra', poi si ferma, arriva alla stazione....la perdo per sempre.
Non era come le altre, non doveva esserlo e l'aria intorno diceva che cosi' doveva essere,...no non come le altre, basta svegliarsi in un letto straniero, basta fuggire all'alba e non sapere neanche il nome..."con chi hai dormito stanotte?" "boh...non so neanche chi fosse", no!
Gli occhi sono fissi: non vedono piu' altro che i suoi, fissi a guardarsi, a scoprirsi a spogliarsi.
"Quanto mare c'è dentro di te..." avrebbe voluto dire lui ma non lo fece.

-- "Piacere, io sono Aaron" disse lui allungando una mano per salutarla "Piacere mio, io sono Alessandra" rispose lei stringendogli la mano.

-- Una mano: semplicemente il gesto di due persone educate che si incontrano per la prima volta, quella stretta di mano: il vento ancora deve riprendersi il gusto di volare.

-- "Che nome è?" sorrise lei, "E' un nome come tanti...perchè ti sembra che Alessandra sia normale?" disse lui. E come due bambini le risate fecero eco dentro quello scompartimento, gli occhi sorrisero piu' rilassati, la mani erano ancora strette.



psycho

posted 25-06-2001 21:47


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scenderà alla prossima stazione – pensai – ormai mancano pochi minuti. il treno ha già iniziato a rallentare. non lo vedrò più. ma a che serve continuare a rimuginarci! tanto non c’è comunque niente da fare. è andata. punto e basta. e, d’altra parte, è meglio così.

“accidenti! ho finito le sigarette! non ti dispiace offrirmene una?” era una vibrazione diversa rispetto a quella ascoltata poco prima.

“le mie sono un po’ leggere”, gli ho risposto offrendogli il pacchetto che avevo lasciato sul sedile.

“vanno benissimo, grazie. tanto prima di roma non riuscirò a trovarne comunque.”

con la sigaretta tra le labbra mi guardò di nuovo. lo stupido accendino non voleva proprio funzionare, io non sapevo che dire e così mi uscì fuori una strana domanda. che poi non era nemmeno una domanda.

“allora staremo insieme ancora un po’?”
questa volta un sorriso leggero, sottile, appena percettibile gli percorse il volto. per me è stato sempre così. le parole si intrecciano ed inizia la danza. la musica diviene incessante e tutto può accadere. cresce il desiderio di spingersi oltre, di esplorare ciò che è sconosciuto. poi le immagini si scompongono.non gliel’ho mai detto, ma ho avuto subito la sensazione di averlo già incontrato. non so quale fosse la suo aspetto fisico, quale l’epoca. è una sensazione che provo ancora. sul treno ho avuto la certezza di aver ripreso un discorso interrotto. forse sto vaneggiando. e dopo avrei voluto dirgli del mistero infinito che sospinge avanti le nostre vite, facendole incontrare e perdere. Sarebbe stato bello, ma il treno aveva ripreso a dondolarci.

“saranno leggere, ma hanno davvero un buon sapore…”, poi ha aspirato con intensità e di nuovo gli sguardi si sono incontrati restando sospesi in un frammento di eternità.

“sono qua. non farti scrupolo di chiedermele.” ancora una banalità. ancora un frase inutile. sentivo che il treno stava di nuovo prendendo velocità.

Jaki

posted 25-06-2001 22:20


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-- Erano buone le sigarette o forse era soltanto dolce vedere la sua mano offrire una stupida sigaretta a chi non sapeva cosa chiedere pur di restarti accanto.

-- Non te l'ho mai detto quanto poca importanza avesse essere soli in quello scompartimento oppure insieme ad altre persone: solo te avrei trovato anche tra milioni di occhi e avrei riconosciuto il tuo tremito imbarazzato.

-- "Vai a Roma?" dissi stupidamente, il treno non avrebbe che raggiunto la capitale, "...sei avvocato giusto?" "si e tu?" "Ingegnere.." risposi; "ah ingegnere...brutta categoria...".
"Si..hai ragione" avrei voluto risponderti ma non lo feci "...ed io non sono una eccezione" magari aggiungere ma mi accorsi che mentre fumavo la mia mano tremava e la sigaretta si muoveva rapida.

-- "ma che stai facendo Aaron?" pensai dentro di me "...sei di fronte alla piu' bella ragazza che hai mai incontrato in vita tua e ti comporti come un cretino...che fai?".
Solo allora i miei occhi ti guardarono in tutta la tua bellezza, nei tuoi occhi, nelle tue mani, in quella gonna mozzafiato che non scordero' mai e nei tuoi capelli...i tuoi capelli...chissa' cosa avrei dato per poterli accarezzare in quel momento!

-- "Ti fermi a Roma oppure prosegui?" mi chiedesti con la voce che tradiva una risposta senza limiti.
"Non lo so, tu conosci bene Roma?" "si abbastanza, ci lavoro da qualche anno" rispondesti; "...beh, magari se resto qualche giorno ci possiamo vedere?" chiesi io.

-- "Hai sbagliato Aaron..." pensai "hai sbagliato!" "con Alessandra non attacca!".

psycho

posted 26-06-2001 13:04


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** “quando mi capita di incontrare qualcuno che sta viaggiando” gli ho detto, “non riesco a fare a meno di chiedermi se sta partendo o se sta tornando. e talvolta tento di indovinarlo cercando qualche segno… non è solo curiosità! è… un gioco che mi piace fare. anche se le persone non si parlano, pur essendo costrette a restare insieme per un pò, come noi ora, si lanciano comunque dei messaggi ed è interessante interpretarli. per questo avrei preferito che non mi avessi chiesto dove stavo andando, che non sapessi dove fosse la tua meta. facciamo un gioco, facciamo finta che non ci siamo detti nulla”

** “e di me allora cosa ha capito? secondo te sto partendo o tornando?”
“direi che è facile. sono sicura che tu stia tornando.”
“e come fai ad esserne così sicura?”
“l’ho capito dalle sigarette… e dagli occhi.”
“sempre più interessante. cominciamo dalle sigarette…”
“direi che chi parte di solito non dimentica le sigarette…”
“magari potrei essere giunto alla stazione in ritardo… il treno stava per andare e non ho fatto in tempo a comperarle.”
“è vero. potrebbe anche essere andata così, ma i tuoi…”
“continua.”
“ma i tuoi occhi… quello che vi si può leggere, o almeno quello che a me sembra di averci visto… insomma hai lo sguardo di chi torna e non di chi parte.”
“beh! era facile anche perché le possibilità erano solo due… e sei stata sfortunata a non indovinare… sto partendo.”

** in quel momento ho avuto paura che volesse chiudere il varco e far tornare l’indifferenza. Non avrei potuto farci nulla. però lui lo lasciò aperto e restammo a sfiorare gli sguardi fino a che le nostre sigarette non si consumarono.

Jaki

posted 26-06-2001 14:42


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-- E questo treno che corre sempre piu' in fretta così tanto che tra poco sara' in stazione: che fare? che fai Aaron? Quando la ritrovi una così? L'hai mai vista una così bella che in piu' ha classe, cultura e fascino?.

-- "Sai una cosa?" dissi io "dimmi..." "in realtà non so proprio dove andare...mi sono preso qualche giorno di pausa da....da me stesso si!..e forse una citta' vale l'altra no?" continuai io.

-- "Immagino che tu abbia molte ragazze vero?" dicesti sicura che la mia risposta sarebbe stata affermativa. "No! nessuna in particolare!" risposi e mentre lo dicevo vidi un sorriso strozzato sulle tue labbra, il sorriso di chi forse gia' stava pensando a quello che dire ma io proseguì "...ne ho avute e se volessi ne avrei anche adesso ma...." "ma?" "...ma, come dire, non sarebbero storie importanti...in genere sono ragazze che vogliono solo una serata con me, al massimo qualche notte pazza ma poi....no! non voglio piu' queste storie...non so piu' cosa farmene!"

-- Rimanesti in silenzio, sorpresa, lo so, da quello che avevo detto ma desiderosa di chiedermi "...e ora che storia vuoi?".

-- Ricordo ti averti guardata negli occhi fissa come raramente mi è accaduto e di averti detto: "...ora voglio una donna vera" e di aver visto chissa' quante montagne e chissa' quanti oceani dentro al tuo sguardo, di averti spogliata da ogni tuo pensiero, da ogni rimpianto e da ogni rimorso, da ogni tuo sogno e da ogni tua barriera.

-- Chissa' quanti minuti sono passati in quel silenzio fuori da me.

psycho

posted 26-06-2001 22:10


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** credo che dovrò iniziare a prepararmi sento che il treno sta rallentando. io scendo.”
“scendo anch’io.”
“beh! Che si dice in questi casi? è stato interessante parlare con te e…”
“posso chiederti una cosa?”
“certo!”
“ti va se ci risentiamo?”
“non lo so.”
“senti, facciamo così. io ti scrivo il mio numero di telefono su questo pacchetto di sigarette. ce ne sono rimaste solo due, ma visto che ci ha fatto… rompere il ghiaccio può ancora servirci.”
“no, niente telefono! ho una proposta alternativa. tu ti tieni il pacchetto e ci scrivo io sopra qualcosa.”
“cosa?”
“il mio indirizzo e-mail.”
“va bene! anzi mi piace di più!”
“ma non ti prometto niente…”
“lo so. fa parte del gioco…”



Jaki

posted 26-06-2001 23:01


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-- Un indirizzo di posta elettronica? un e-mail? E cosa me ne faccio? Io voglio invitarti a cena gia' questa sera... altro che posta elettronica, ma non dissi niente. Presi quel pacchetto in mano e lo misi in tasta al jeans. "Grazie" ed iniziai a prendere lo zaino per avvicinarmi all'uscita.

-- "Sono in ritardo" dicesti mentre prendevi la tua valigetta "mi aspettavano in studio venti minuti fa..." "..e allora?..aspetteranno, mica puoi volare?" "si prendero' un taxi".

-- "Dai..passala a me" ti dissi prendendoti la valigetta "ti accompagno sino ai taxi".
Camminavi davanti a me e ti confesso che solo in quel momento ho guardato le meravigliose forme del tuo corpo e, come tanti ragazzi, chissa' dove sono arrivato con la fantasia.

-- "Vesti molto bene Alessandra" dissi e subito dentro di me "...non hai proprio altro da dire?", poi aggiunsi "a me piace invece stare comodo con i jeans, magari non sono eleganti ma..." e tu "Oh credimi Aaron, qualunque cosa tu possa indossare non puo' che farti elegante..." e mi lanciasti uno sguardo felice "che vuol dire?" e mi fermai sul posto d'improvviso.
Tu ti girasti di scatto, mi venisti incontro e prendendo la valigetta nelle tue mani mi guardasti negli occhi "...che sei un gran bel ragazzo!" e cosi' dicendo sparisti in fretta davanti a me.

-- Rimasi li fermo come un cretino cercando di realizzare dove fossi, mi sedetti su una panchina lungo il binario.

Jaki

posted 28-06-2001 15:12


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-- Non le ho nemmeno chiesto se avesse un ragazzo, se fosse fidanzata e adesso mi ritrovo con un pacchetto quasi vuoto di sigarette in tasca e una e-mail.
(Proprio adesso che sto scrivendo quel pacchetto è qui davanti a me: sai che ti ho promesso che quelle due sigarette ce le fumeremo insieme un giorno….).
L’innamoramento è “sentire” quell’alchimia di pensieri, emozioni, sensazioni sulla stessa lunghezza d’onda; avere la mente occupata dalla tentazione del “mi manca” e prendere coscienza dell’impossibilità dell’esprimere quei momenti in crescita progressiva.

-- Sono entrato nel primo albergo che ho incontrato, senza calcoli ne idee.
“Le diamo la stanza 25” mi disse un addetto alla reception chiuso in una giacca stretta, tanto che pareva soffocarci, “Si fermerà per quanti giorni?” aggiunse; “Non ho idea…forse tre o quattro giorni”.

-- Non accesi neanche la luce e mi gettai sopra al letto: in mente avevo solo lei, così prepotentemente che non riuscivo a pensare ad altro e con il passare delle ore lasciai che il pensiero si trasformasse in desiderio di stringerla a me.
Mi addormentai e alle due di notte mi svegliai d’improvviso: mi trovai immerso in un bagno di sudore con il cuore che batteva forte.
L’avevo sognata e avevo sognato di fare l’amore con lei: non era uno stupido sogno erotico, era qualcosa di diverso, era più di un desiderio, era la voglia infinita di fondermi con lei.

-- Aaron….sei ridotto male….e lo sai benissimo, pensavo, mentre alle prime luci dell’alba mi ritrovai a passeggiare per via Margutta, e mentre ammiravo le terrazze, i giardini, fui preso da un’inspiegabile senso di panico misto a vuoto, una vibrazione che avevo già avvertito.

-- Allora il treno correva verso Firenze e Dio sa quanto volevo che corresse. Mi avevano avvertito che mio padre era stato ricoverato al pronto soccorso e che si trovava in terapia intensiva; ero partito in fretta da Milano. Appena il treno riprese il viaggio dalla stazione di Bologna avevo avvertito quella stessa sensazione; avevo guardato l’orologio: le 18.40. Quando arrivai all’entrata della terapia intensiva vidi venirmi incontro un medico, mi guardò in silenzio “Lei è Aaron?” “Si” risposi “dov’è mio padre? Come sta?”; ci fu un silenzio irreale durato chissà per quanti secondi nei quali si separò ogni risposta, “Mi dispiace Aaron…è deceduto alle 18.40”.

-- So che è stupido ma non tornerò mai più a passeggiare in quella bella strada romana.



psycho

posted 28-06-2001 23:51


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** può sembrare strano che una persona invece di dare il proprio numero di telefono, si preoccupi di fornire un indirizzo mail, strano per gli altri forse, ma non per me…ho avuto presto il cellulare, all’inizio era di un ingombro pazzesco, se penso adesso al mio nokia 8210 non mi sembra possibile che se ne producano di così piccoli…ma pur con il cellulare a portata di mano, non mi è stato mai semplice dare il mio numero agli altri, uomini o donne che fossero, anzi, a dire il vero più alle donne, le donne sono di una noia mortale spesso…per gli uomini il motivo è stato diverso, è pur vero che appena ci si conosce l’unico modo per rimanere in contatto è quello di scambiarsi dei dati, ma mi ha sempre dato fastidio dare agli altri l’impressione, so che è una banalità, di essere una *facile* , non mi piace dare agli altri la sicurezza di pensare….questa me la faccio.

** tuttavia, se il dare il numero di cellulare può *comprometterti* agli occhi degli altri, forse l’alternativa dell’indirizzo mail può essere addirittura più compromettente agli occhi di se stessi…non c’è rito più terribile dello scaricamento della posta quando si è in attesa di quella mail, proprio di quella e non di altre, una mail che magari non c’è mai…o non c’è più….

** mi sono pentita subito di aver dato il mio indirizzo di posta elettronica ad aaron, non era sceso dal treno per andarsene a casa, chissà quando sarebbe tornato, chissà se avesse o meno perso quel pacchetto, ma il vero motivo del pentimento era che avevo avuto la netta sensazione che non sarebbe stato *compromettente* dargli il numero, mi fidavo di lui e pensavo per quale cavolo di motivo.

** ci avrei pensato più tardi. In quel momento, prima che l’emergere di altri ragionamenti mi convincesse dell’inutilità del mio proposito, avevo solo voglia di iniziare a scrivere.

** ticchettai alla tastiera del computer cancellando un’infinità di inizi sbagliati. poi, quando ormai ero decisa a rinunciare, il flusso delle parole iniziò a prendere una forma compiuta e la voce che ero andata cercando emerse, fino al punto che, rileggendo quello che avevo scritto, fui in grado di ascoltarla.

psycho

posted 02-07-2001 14:19


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** caro aaron...perchè mai ti scrivo caro non saprei, forse perchè tutte le lettere iniziano così, anche se dovrei chiedermi ben altro, perchè ti scrivo ad esempio, visto che tu hai il mio indirizzo di posta elettronica, ma non io il tuo...dovrei chiedermi perchè sento il bisogno di scrivere a qualcuno, perchè sento il bisogno di scrivere a te, un perfetto sconosciuto...

** perdona queste minuscole, un errore che evito di correggere...quando mi è consentito scrivo così, è come quando una persona dice di preferire i numeri pari ai numeri dispari, io preferisco le minuscole alle maiuscole, preferisco la luna al sole, preferisco gli altri a me stessa, da sempre...

** amo le piccolezze, forse per questo scrivo in minuscolo, ho una scrittura minuta, da uomo, niente rotondeggiamenti, fin da piccola mi sono sentita ripetere...vedrai...con quella scrittura non ti correggeranno neanche i compiti, provi tu a spiegarmi perchè la "q" mi viene con l'allungamento al contrario? lo so, devi fidarti sulla parola, un giorno, se ci sarà l'occasione, te la farò vedere...

** lo so, evito di farti quella che è poi la domanda più importante, adesso la faccio...dimmi, ma tu...mi scriverai prima o poi? non posso continuare senza una certezza, non posso continuare un sogno, gli incontri non esistono, esistono solo se si ripetono, in caso contrario, sono solo passaggi...non vorrei essere un passaggio, decidi tu.

** ah!, dimenticavo, se mi scrivi, oltre a spiegarmi perchè preferisco le minuscole alle maiuscole, perchè scrivo la "q" al contrario, cerca, se puoi, di spiegarmi perchè siamo fatti per deludere e per essere delusi, di spiegarmi se sarò io a deludere te o viceversa, di spiegarmi se per caso il deluso è tale solo perchè si è illuso, o se è stato ingannato...

Jaki

posted 02-07-2001 20:42


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-- “Scusa…posso sedermi qui accanto?” mi giunse alle spalle una voce “Si, certo” risposi senza sapere a chi lo dicevo, accorgendomi poi che era una ragazza, forse 28 anni capelli biondissimi e labbra ben accentuate “scusami ma è tutto occupato, spero di non disturbarti…” “no, figurati…” “…di solito non c’è quasi mai nessuno a quest’ora ma stasera è pieno…”

-- “Piacere, sono Katya” mi disse stringendomi la mano, io mi alzai in piedi dal tavolo dov’ero seduto “io sono Aaron”, “Aaron? Che nome è?” e per l’ennesima volta nella mia vita quella domanda tornava puntuale “Sei inglese?”, “no, no, italiano”.

-- Questa ti si vuol fare, pensavo, e dunque inutile che allunghi tanto i discorsi, vai subito al punto.
“…allora Katya….da me, da te o altrove?” dissi improvvisamente pensando ad altro “…vuoi dirmi che uno come te non ha una ragazza?”, “tu la vedi?”.

-- Non era la prima volta che facendo del sesso sentivo il corpo completamente distaccato da quello che provavo dentro di me e quella fu una di quelle notti in cui la carne provava sensazioni diverse dalla mente.
Katya era bellissima, molto dolce e sensuale eppure io ero altrove.
Dovevo essere certamente confuso in quei momenti perché al culmine del nostro rapporto le gridai per due volte: “Alessandra, Alessandra!” per poi andare via quasi in corsa da quell’appartamento mentre lei mi disse soltanto: “sono Katya, non sono Alessandra, stronzo!”.
Si, me lo ero meritato davvero quel “complimento”.

-- Passai davanti ad un Internet-pub e fui tentato di entrare: avrei voluto scriverti, avrei voluto dirti “I miss you…”, già mi manchi, avrei voluto dirti…avrei voluto… ma non lo feci. Proseguì oltre. Magari, continuai a pensare, sei sposata, magari hai anche figli, sei una donna in carriera, corri veloce tu, non puoi perdere tempo con uno come me… come faccio a gridarti che mi manchi già che mi manchi come l’aria che respiro… dove sei?

-- Iniziò a piovere lentamente mentre rientravo in albergo. Domani torno a casa.

psycho


posted 03-07-2001 21:44


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** sapevo che non sarei riuscita a finirla quella mail, lo sapevo già dal primo ticchettio della tastiera...come quello di un pendolo, un ticchettio che magari non si nota per anni, ma che ad un certo punto non si sa come, diventa fastidioso...

** è inutile proseguire, tutta fatica sprecata, sarà come molti, come tutti...niente inizia senza fiducia, niente prosegue senza la stima, niente muore, il nulla è perpetuo, perchè è vuoto...

** a cosa serve la bellezza, a cosa serve l'intelligenza, a cosa serve l'impegno, il rispetto, quando tutto ciò che sei è visto come pericolo, è visto con sfiducia, è un azzeramento dell'essere se stessi quello di non essere creduti...ma allora perchè tu ci credi, mi sono chiesta, perchè quando qualcuno ti ha detto ti amo da morire ci hai creduto senza riflettere un solo istante che quel ti amo fosse solo rivolto al nulla...chissà, una legge della natura quella di compensarsi i difetti, il non essere tanto creduta quanto credere ciecamente negli altri...

** ho imparato con il tempo a dare due possibilità a chi non mi crede, il tre non è un numero perfetto, tre volte sarebbero troppe...con te aaron non posso rischiare, non ho la forza di farlo, davvero...

** chi avrebbe potuto solo pensare che ci saremmo incontrati di nuovo nella città eterna...doney...doney non è un bar, è una città sommersa, un luogo in cui si creano e disfano società bevendo aperitivi, un luogo in cui tutti sanno tutto di tutti ma non si deve sapere, il luogo delle coppie clandestine che tanto clandestine non sono, il luogo in cui l'osservatore annoiato può trovare nuovi stimoli d'osservazione...lì vicino, sempre via veneto, la mia libreria preferita, lì c'era aaron, quella mattina...impossibile da credere, ancora una volta sarà facile non credermi.

Jaki


posted 04-07-2001 20:40


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-- A qualche ora un treno lo trovo di sicuro e magari invece che tornare a casa me ne vado a Capri qualche giorno. Andavo verso la stazione Termini o almeno quella era la destinazione finale quando mi soffermo davanti ad una libreria e guardo gli ultimi titoli usciti.
Ho sempre trovato un piacere unico nello stare dentro una libreria a curiosare tra i testi più diversi, sentire l’odore buono della stampa e della carta.

-- Spesso le coincidenze nella vita sono auspicabili, altre volte desiderabili e forse quel giorno, iniziato così stancamente, sarebbe divenuto un giorno da ricordare più di altri.
Con lo sguardo rapido da un libro all’altro vedo, in un angolo, “L’era dell’accesso – la rivoluzione della new economy”, leggo l’introduzione e decido di comprarlo.
Ho appena il tempo di fare un passo verso la cassa che sento: “…guarda che poi li dentro playboy non lo nascondi…”.
Come accade quando un medico fa il massaggio cardiaco…come conta l’intervallo di tempo? Milleuno, milledue, milletre…..? Mi voltai dalla parte della voce in quelle frazioni infinitesime di tempo e ti vidi sorridente in attesa di una mia risposta.
“ehm… oh… si! si!...tranquilla, riuscirò a farcelo entrare!” e aggiunsi molto imbarazzato, fedele al detto toscano che l’occasione rende l’uomo non certo ladro…ma bischero parecchio!, “ciao, anche tu qui?”.

Jaki posted 05-07-2001 12:50


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-- Che domanda banale, Aaron, è evidente che eri davanti a me; una domanda talmente ovvia che avrei fatto meglio a restare in silenzio e probabilmente non ancora cosciente d’averla detta aggiunsi pure “che fai di bello?”.
“Cercavo un testo…tu, vedo, l’avrai trovato”
“Mah…si, forse me lo leggo in treno…torno a casa”
“Quando?” chiedesti, “ora…con il primo treno che trovo”
“…Allora è destino che abbiamo fatto andata insieme e ritorno pure”
“Perché anche tu torni a casa?” proseguì io ancora più stupidamente
“Allora che hai fatto di bello in questi giorni?”

-- “Ti ho pensata sempre” avrei voluto gridare in quel momento ma non ne ebbi il coraggio e mi resi conto che ero diventato improvvisamente teso tanto da farmene accorgere da te “…hey…tutto ok?”, “si, si…tutto ok”.
Chi volevi prendere in giro Aaron? Mi stavo comportando come un bambino di fronte all’agognata torta con la panna, poi velocemente mi uscirono da sole le parole “…senti Alessandra, che ne dici se pranziamo insieme e poi magari torniamo a casa?” e tu “mi stai invitando a pranzo?” “Si…”.

-- Milleuno, milledue, milletre… sembrava non passare mai il tempo della tua risposta. Ti ho odiata in quel momento quando invece che rispondere continuasti a sfogliare indifferente i libri che avevi preso a caso da un espositore e ti ho odiata ancor di più quando finalmente dicesti “…che ti sei messo in testa?” “…niente…mangiamo qualcosa e poi prendiamo il treno…se vuoi…ma se ci sono problemi…” “No, nessun problema…va bene, accetto” e lo dicesti fissandomi talmente dentro agli occhi che mi sentì spogliato da ogni difesa, da ogni pensiero.



psycho
posted 10-07-2001 21:42
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** la scelta del ristorante toccava a me, scelta inconsueta per una donna, ma necessaria, considerato che passando molti giorni dell’anno a roma era naturale per me proporre il locale adatto…ma dove? spesso si scelgono luoghi, posti, locali, guardando a quelle che sono le proprie preferenze, i propri gusti, senza badare agli altri, se avessi deciso pensando solo a me stessa non avrei peccato di egoismo, in fondo, aaron non conosceva roma come la conosco io…seppur poco…ma ho ripensato ai primi tempi in cui mi trovavo nella città eterna, ancora non avevo casa, l’alloggio era l’hotel ariston, vicinissimo a termini, ho ripensato al ristorante di fronte all’hotel in cui andavo così spesso…
** saremmo andati lì, ormai avevo deciso, il gestore mi conosce, sempre che si ricordi di me, ci troveremo bene…mi dissi…ed in effetti si ricordava…”il mio avvocato preferito” esordì al nostro arrivo….”non farci caso aaron, ancora non ha avuto bisogno di me”….ed entrambi risero di gusto, in fondo, una battuta banale, banalissima…ma mai come in quel momento c’era un gran bisogno di rompere il ghiaccio….il posto era perfetto, stavamo per andare via da roma entrambi, entrambi con il treno, entrambi chissà dove.

** la capacità di vincere, ma con aaron, avrei preso in considerazione la possibilità di vincere? chissà…quello che è certo, è che non ci furono programmi di pensiero, non ci furono tattiche, strategie…con la complicità del gestore tutto fu molto semplice…le parole scorrevano a fiumi…non c’era niente di insensato, di sforzato…tutto scorreva, lento e veloce al contempo…sarebbe inutile raccontare le frasi, i discorsi, le battute, sarebbe inutile dire ciò che si suole dire, che sembrava che ci conoscessimo da sempre, perché non era così, eravamo due sconosciuti.

** d’un tratto la stanza cambiò dimensione e s’allargò. le pareti s’animarono d’una fitta trama di colori che si scioglievano l’uno nell’altro mutando di tonalità. tutto restò per un tempo imprecisato avvolto nel silenzio e nell’aria gelida...silenzio, gelo, ma solo per me… il cielo, oscuratosi a poco a poco, fu attraversato da una serie di bagliori consecutivi, immaginavo che svelasse i contorni nascosti delle nubi…ciascun temporale non è mai uguale a se stesso, a roma è ancora meno uguale…

** l’inizio del temporale venne preceduto da un profondo boato. misteriosa la pioggia prese a cadere e sottili rivoli d’acqua scivolarono lungo i vetri, mentre un odore di terra bagnata pervadeva l’aria.

** quando uscimmo ci prendemmo a braccetto, e mentre cercavamo di ripararci in maniera approssimativa dal temporale, mi venne in mente quella canzone…
primo tocco primo sfioramento…dell’avambraccio mio vicino al tuo….

psycho
posted 10-07-2001 21:50
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Io tra le braccia gioco con le bellezze tue…con gli angeli in volo e sul tuo petto ce n’è due…c’è un collo teso con il mento al cielo… un posto caldo per il viso mio… io tra le braccia gioco con uno sfarfallio, gli occhi leggeri, anni che volano negli occhi miei…ti sto sul cuore sconfinatamene e mi ci perdo io perdutamente…
Sto tra le braccia qui… braccia che vorrei… miei più delle mie…che, fossero le mie, non le sentirei mie più di così…io qui, tra le braccia qui…io tra le braccia di…io tra le braccia a chi…io tra le braccia amo il bello che tu mi fai, con mani inventate ce n'è mille nelle tue…c'è il vento ed il fiore e c'è un amore attento al dolce vento di un fantasma, il cuore…

Tra le braccia amore mio gioco sul viso tuo e tu mi dici "ancora"… parli sopra i baci miei e dici "ancora"…"ancora"… la voce sopra i baci….

Io tra le braccia qui, braccia che vorrei mie più delle mie…io qui, tra le braccia qui,io tra le braccia di, io tra le braccia a chi…., tra le braccia io..

Jaki
posted 10-07-2001 22:11
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-- Primo tocco primo sfioramento, e l'avambraccio mio vicino al tuo….immersi in gonfie e calde schiume, sorrisi come piume sulla superficie, ma con la pelle si decide come mescolare territori fa impressione.
-- Tocchi così, tocchi precisi… tocchi nei punti decisivi di bei sensi intrisi, tocchi così…tocchi improvvisi come su l'acqua fremeremo noi, noi narcisi…donna che sfiora e distrattamente me… donna che ignora, ma sa bene che bene c'è….fare dama sulla tua corolla col tondo della bocca farmi fare vento…sul collo un soffio un discorsetto tuo e divaricarti il cuore sussurrando… tocchi così, tocchi leggeri, tocchi nei punti lusinghieri sui bei nervi alteri, tocchi così colti da noi… volentieri…donna che sfiora e distrattamente me, donna che ignora ma sa bene che bene c'è….donna che va…donna che sa…

-- Aaron stai a braccetto con Alessandra, dimmi, quante persone ti hanno preso a braccetto? Chi è stata l’ultima che ti ha preso a braccetto? Serena. Già, Serena, altri tempi, altri luoghi.
Arriva dal profondo un po’ di gelo, un freddo dentro che blocca le parole e ferma la fantasia. Per tutti i braccetti mancati hai preso calci come un cane randagio. Ascoltami…vorrei che provassi ad accettare questo contatto con la freddezza che posso avere, con i modi forse poco garbati…per ogni calcio si diventa sempre più arroganti…per ogni calcio si imparano le melodie del silenzio…e per ogni calcio ricevuto si erigono barriere sempre più alte, invalicabili…ho la consapevolezza di questo e non voglio giustificarlo con le altrui e con le mie colpe, sono io, sono io quello che ti tiene il braccio adesso, che sogna solo il ricordo di un contatto.

-- Ti porterò dove vorrai andare, ovunque tu starai bene io starò bene, dovunque vorrai guardare io guarderò, non ho altro da offrirti, me stesso, il mio futuro e una stellina piccina piccina che ogni mattino mi saluta da lontano nel cielo ancora buio…

-- Una danza ancestrale, misteriosa e sensuale, di suoni e colori, di brividi e rugiada, di cuori e tepori a sciogliere i nodi avvinti nel profondo dell’anima.
Serena mi diceva: “…tu vuoi sempre fare l’arrogante, lo sprezzante…ma poi sei più buono di un pezzo di pane, tu vuoi sempre fare il bullo ma poi sei il primo che si incazza se gli altri lo fanno…tu sei sempre quello che non aiuta nessuno…ma poi sei quello che corre anche nel deserto per aiutare un amico…e tu sei quello che ha preso un bel tre in latino per non aver fatto il compito in classe perché lo hai fatto ad un amico che altrimenti sarebbe stato bocciato…e per fare il suo…non hai fatto il tuo…tu sei anche questo, per questo ho scelto te”.

Jaki
posted 11-07-2001 22:03
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-- Sentire il contatto di un braccio o di una sola mano che si appoggia a te, scoprire quanto le invalicabili barriere siano fragili di fronte a così poco, scoprire che le gocce d’acqua non bagnano poi così tanto se dentro si affoga in un oceano.
Perché sto provando queste sensazioni, ora, con te?
“A cosa pensi?” mi dicesti quasi chiedendomi di rallentare il passo, “a niente…” “sicuro?” ; ho aspettato un po’ prima di rispondere “No. Non sono sicuro…sai quei pensieri felici che si scontrano con la sabbia del deserto?” e fu sufficiente questa mia risposta per farti fermare il passo.
-- Ora pioveva forte e noi bagnati sino alla pelle a guardarci negli occhi, a carpire chissà quali emozioni recondite filtravano tra di noi attraverso quel collegamento misterioso che è il riconoscere una persona sconosciuta in mezzo a milioni di altre, sentirne il profumo nuovo nell’immensità degli odori, avvertire la presenza di un pensiero estraneo pur sapendo che non è fuori da noi.

-- Per un infinito secondo di tempo mi sono trattenuto dal baciarti, dall’appoggiare le mie labbra sulle tue forse incredulo di quanto dentro di me riuscissi improvvisamente a sentire, incredulo di quanto fossi riuscita a far risvegliare un sentimento che avevo chiuso in un cassetto e ne avevo gettata la chiave.

-- “Io…” tentai di dire “io…” “…tu?” , “io…penso che siamo vicini alla stazione” fu la cosa più banale che potevo dire e la dissi.

Dimmi perché
Scrivere è vedere
Vedere è soffrire
Nell’oscurità
Di una canzone
Anniento
Oltre le nuvole
Un ricordo
Che fuggir
mi spinge
sotto i pini
di resina
profumati
nessun odore
svanisce