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Visualizza Versione Completa : La giustizia da riformare.



mustang
06-03-02, 23:16
Il presidente emerito della Corte Costituzionale, Vincenzo Caianiello, è convinto che ci siano le condizioni per trasferire da Milano ad altra sede i due processi per corruzione in atti giudiziari contro Previti e alcuni altri avvocati e magistrati, nonché il processo contro il presidente del Consiglio Berlusconi. “Basti pensare –dice- alla manifestazione del PalaVobis, dove l’ex presidente della Rai Zaccaria ha arringato la folla tumultuante e per screditare il suo sucessore ha detto che è amico di Cesare Previti, come se fosse un reato, o come se questi fosse già condannato prima della sentenza. Dire che a Milano vi sia la serenità necessaria per celebrare un processo del genere mi pare impossibile”.
I prof. Caianiello a cena a casa Previti non c’è mai andato, “se non altro per non incontrare Rutelli”, e non è neppure stato nominato al vertice della Rai come l’altro presidente della Corte costituzionale Antonio Baldassarre, e ieri non ha affatto apprezzato che Berlusconi cercasse di rivestire d’autorevolezza con il suo nome una legge sul conflitto d’interessi che continua a giudicare pessima e controproducente.

Ma sulla vicenda di Milano non condivide nessuno dei dubbi manifestati dal prof. Grevi sulle pagine del Corriere della Sera. “Grevi dice che quello della remissione è un istituto di natura eccezionale ed ha ragione; dice che la Cassazione potrebbe trasferire la sede solo se vi fosse una situazione di condizionamento ambientale così anomala da turbare il sereno itinerario del processo, e ha di nuovo ragione. Ma non capisco come possa poi negare che a Milano queste condizioni eccezionali si siano effettivamente create”. Caianiello precisa che dice questo a prescindere dalla posizione processuale degli imputati, dal merito del processo, dai capi d’imputazione e dalla personalità stessa dei giudici.
“I processi devono svolgersi in una atmosfera di serenità senza condizionamenti esterni. Altrimenti si arriva ai casi delle condanne che nell’immediato dopoguerra alcuni tribunali furono costretti ad emettere in un clima terribile di tensione e di esasperazione, pronunciando sentenze abnormi, ‘suicide’, nella certezza che sarebbero state annullate successivamente. Il giudice deve essere libero di decidere senza rispondere a chicchessia; per questo, lo dico fra parentesi, ho giudicato molto negativamente l’introduzione del giudice monocratico: è troppo esposto personalmente, mentre la collegialità e la segretezza della camera di consiglio tendono a rendere il giudizio più libero e meno condizionabile dalle pressioni esterne”.

Grevi esprime il timore che un eventuale trasferimento possa minare il principio della certezza del giudice naturale. “Certezza che in questo caso è quanto meno discutibile, visto che il processo è stato attratto a Milano nonostante che il reato più grave, quello della corruzione in atti giudiziari, riguardasse magistrati romani. Di conseguenza il processo sarebbe dovuto andare a Perugina, ma si è ricorsi ad un escamotage: dato che non si sapeva dove materialmente la corruzione aveva avuto luogo, e visto che il processo era già stato incardinato a Milano, là è rimasto. Ma le cose potevano andare diversamente, perché non era affatto chiaro quale fosse in questo caso il giudice naturale”.
Secondo Caianiello la Cassazione non potrà non tenere conto di quanto è successo a Milano con e dopo il famoso appello di Borrelli a tre volte resistere. “Si può ancora negare che a Milano sia in corso uno scontro fra magistrati e politici, che coinvolge proprio quei politici imputati a Milano? Non è anomalo il caso di un magistrato che viene applaudito da tutti i colleghi presenti nel suo altrettanto anomalo invito alla resistenza? Non sappiamo nemmeno se i giudici dei processi di cui parliamo fossero allora presenti”. Borrelli è procuratore generale, non un loro diretto superiore, però. “Vero, ma dato l’attuale monstrum dell’organizzazione giudiziaria ogni magistrato subisce la superiorità morale di chi gli è superiore all’interno dello stesso corpo. In un’altra occasione Borrelli ha accomunato Previti ai terroristi, dicendo che anche loro ricusavano i giudici per delegittimare l’autorità dello Stato. Ora, se Borrelli chiama in causa i terroristi, poi invita a resistere, i casi sono due: o ritiene che le sue parole non contino nulla, scivolino come acqua sull’olio, oppure si propone il risultato che esse sfocino nella concreta manifestazione della resistenza evocata. E non c’è dubbio che Borrelli non parla per il piacere di ascoltarsi”.

saluti

mustang
06-03-02, 23:21
.... esiste solo nella fantasia.

Angius, Rutelli, lo stesso Sartori, e a cascata gli ulivisti che “predicano” bene e “razzolano” male, parlando del confitto d’interessi continuamente citano il fantasma della “legge americana”. “Ma prendete almeno esempio dall’America, copiate le loro formule sul conflitto d’interesse", ripetono.
C’è da ridere, e da vergognarsi ad avere una opposizione così incapace o in mala fede, che urla per una legge dalla stessa tenuta chiusa per anni nel cassetto della Presidenza del Senato, custodita amorevolmente dal sen. Nicola Mancino che oggi si agita per essere nominato “giudice costituzionale”.

Il mito “legge americana” si rivela una favola.
A seguito del monitoraggio disposto dalla commissione affari costituzionali della Camera è stato ascoltato il prof. Stefano Mannoni, ordinario di “storia delle costituzioni moderne” presso l’università di Firenze (scommetto una fortuna che l’esimio prof. non è stato in invitato da ‘Micromega’ al Palavobis di Milano).
L’esperto ha chiarito che presidente e vicepresidente degli Usa non devono vendere alcunché, e tanto meno dotarsi di blind trust. Sono coloro che essi nominano nelle diverse cariche –art. 2, seconda sezione della Costituzione federale del 1787 – a doversi sottoporre al voto del Senato e per evitare incidenti di percorso preferiscono la divestiture ( alienazione del proprio patrimonio o blind trust).
Mentre presidente e vice presidente sono obbligati alla sola disclosure, ossia la presentazione dello stato patrimoniale.
Inoltre il prof. Cannoni ha definito ‘grottesco’ pensare che un organo autonomo (in Usa è l’OGE) possa obbligare presidente e vice presidente a vendere.

Allora, come si controllano?
C’è la legge comune (titolo 18 “Qualunque funzionario che prenda decisioni dalle quali possa derivare anche un minimo vantaggio, diretto o indiretto, per il proprio patrimonio, è passibile di incriminazione da parte del attorney general”), e c’è la stampa.
Inoltre Cannoni ha fatto sapere che il Board of Ethics della città di N.Y. non è affatto intenzionato a chiedere la disinvestiture o il blind trust del neo Sindaco Bloomberg perché lo ritiene ridicolo, visto che il suo impero informatico ha 1.200 gioernalisti e 8.000 addetti. Conta, naturalmente, che Bloomberg su materie che riguardano le sue aziende, rispetti la disqualification , ovvero l’astensione.

In poche parole la legge americana invocata da Sartori, Angius, Fassino, Rutelli e ulivisti vari non esiste.
Forse è una legge amerikana!
Buffo come in questo paese “normale” si versino fiumi d’inchiostro e mari di parole (da Santoro il zaccarista) sul conflitto d’interessi e poi quando entrano in campo gli esperti, non esca una riga sulla stampa o una parolina dalla Rai (zaccarista).
Dimostrazione ulteriore di come questa polemica sia solo e soltanto un pretesto della sinistra italiana.

Liberamente tratto dal Il Giornale del 24 febbraio.
saluti

tony (POL)
08-03-02, 14:10
ah gia'..il Giornale..ma non sara' mica il giornale del Berlusconi???
...eh, mi sa di si..capito. ..credibilità: 0.