Der Wehrwolf
07-03-02, 19:16
DATI ISTAT: PIÙ NATI CHE MORTI
Con 544.000 nati e 544.094 decessi la fotografia dell’Italia 2001 scattata dall’Istat dimostra che è crescita zero. Solo la presenza del fenomeno migratorio consente infatti di stimare un leggero aumento nel tasso di crescita totale della popolazione che è di quasi tre persone ogni mille abitanti (2,9). L’età media della popolazione stimata per il 2001 è pari a 41,3 anni. Ma la vecchiaia avanza: gli anziani, rispetto ai giovani sono infatti il 129%. Cresce pochissimo il numero medio di figli per donna che si attesta sull' 1,24 nel 2000 e 1,25 nel 2001. Si vive però circa un anno di più (rispetto a quanto rilevato nel 1998) se vengono confermate le stime secondo le quali nel 2001 la speranza di vita degli uomini è di 76,7 anni e quella delle donne di quasi 83 anni. In pareggio anche il bilancio del tasso di nuzialità: con 607 matrimoni ogni mille uomini e 661 ogni mille donne l'aumento rispetto al '98 è dichiarato “leggero”. Per quanto riguarda il 2000 i “numeri” della dinamica demografica presentati dall’Istituto nazionale di statistica, rappresentano dati osservati mentre per il 2001 si tratta di stime. Nel 2001 le nascite stimate sono dunque oltre 544 mila con un aumento di 1.500 unità rispetto al 2000 concentrate prevalentemente nel centro-nord (in particolare Liguria e Toscana). Tasso di natalità quindi - spiega l’Istat - per il complesso del paese invariato rispetto al 2000 con 9,4 nascite ogni mille abitanti. In leggero aumento il numero medio di figli per donna che nel 2000 sono stati 1,24 mentre nel 2001 sono stimati in 1,25. Tra le regioni “più feconde” quelle del Mezzogiorno ad esclusione della Sardegna. Incalza invece l’immigrazione. Con circa 1 milione e 600mila iscrizioni e 1.400.000 cancellazioni le stime del fenomeno migratorio segnalano un aumento rispetto al 2000 di oltre 10.000 iscrizioni e circa 26.000 cancellazioni. Anche nel 2001 è previsto positivo l’apporto degli immigrati con un +2,9 per mille in più. L’Emilia-Romagna è la regione che ha il saldo più in attivo (10,3 per mille mentre la Calabria è il fanalino di coda (-6,5 per mille). Sim. Gi.
Con 544.000 nati e 544.094 decessi la fotografia dell’Italia 2001 scattata dall’Istat dimostra che è crescita zero. Solo la presenza del fenomeno migratorio consente infatti di stimare un leggero aumento nel tasso di crescita totale della popolazione che è di quasi tre persone ogni mille abitanti (2,9). L’età media della popolazione stimata per il 2001 è pari a 41,3 anni. Ma la vecchiaia avanza: gli anziani, rispetto ai giovani sono infatti il 129%. Cresce pochissimo il numero medio di figli per donna che si attesta sull' 1,24 nel 2000 e 1,25 nel 2001. Si vive però circa un anno di più (rispetto a quanto rilevato nel 1998) se vengono confermate le stime secondo le quali nel 2001 la speranza di vita degli uomini è di 76,7 anni e quella delle donne di quasi 83 anni. In pareggio anche il bilancio del tasso di nuzialità: con 607 matrimoni ogni mille uomini e 661 ogni mille donne l'aumento rispetto al '98 è dichiarato “leggero”. Per quanto riguarda il 2000 i “numeri” della dinamica demografica presentati dall’Istituto nazionale di statistica, rappresentano dati osservati mentre per il 2001 si tratta di stime. Nel 2001 le nascite stimate sono dunque oltre 544 mila con un aumento di 1.500 unità rispetto al 2000 concentrate prevalentemente nel centro-nord (in particolare Liguria e Toscana). Tasso di natalità quindi - spiega l’Istat - per il complesso del paese invariato rispetto al 2000 con 9,4 nascite ogni mille abitanti. In leggero aumento il numero medio di figli per donna che nel 2000 sono stati 1,24 mentre nel 2001 sono stimati in 1,25. Tra le regioni “più feconde” quelle del Mezzogiorno ad esclusione della Sardegna. Incalza invece l’immigrazione. Con circa 1 milione e 600mila iscrizioni e 1.400.000 cancellazioni le stime del fenomeno migratorio segnalano un aumento rispetto al 2000 di oltre 10.000 iscrizioni e circa 26.000 cancellazioni. Anche nel 2001 è previsto positivo l’apporto degli immigrati con un +2,9 per mille in più. L’Emilia-Romagna è la regione che ha il saldo più in attivo (10,3 per mille mentre la Calabria è il fanalino di coda (-6,5 per mille). Sim. Gi.