PDA

Visualizza Versione Completa : Art.18 :Bossi intima a Maroni la ritirata



pietro
08-03-02, 00:06
Art.18, Bossi richiama Maroni


"Non si possono fare le riforme a dispetto dei santi. L'avevo detto a Maroni due mesi fa". Il Senatùr dà la linea: nessun dietro-front, ma la "controinformazione ha vinto".Maroni: proposta la prossima settimana
di Fernanda Alvaro

ROMA- Il ministro Maroni e i suoi tecnici sono al lavoro, ma soprattutto sono al lavoro i “politici”: entro la prossima settimana la proposta sull’articolo 18 sarà pronta e probabilmente l’articolo 10 della delega, quello che modifica le norme sui licenziamenti e l’arbitrato, sarà completamente riscritto fino a essere ininfluente. E’ la risposta a Confindustria che voleva chiarimenti, ai sindacati che continuano a minacciare lo sciopero generale (anche se fin qui soltanto la Cgil ha fissato la data del 5 aprile) e a Umberto Bossi che ha quasi richiamato all’ordine il suo ministro spiegando che: ''Non si possono fare le riforme a dispetto dei santi'', che due mesi fa aveva detto a Maroni di “non morire sulle barricate” e infine, che mancando un’efficace informazione da parte del Governo, “la controinformazione ha vinto” e “la gente non ha capito”. E Maroni è d’accordo: “Bossi ha ragione. Il governo ha ora tutte le carte in mano per fare la scelta più saggia e opportuna, sulla base di una proposta che formulerò nel corso della prossima settimana''.

Una settimana di attesa, dunque, ma le aspettative delle parti sociali non sono affatto simili e prima di quella proposta, sembra piuttosto difficile che possa ripartire la trattativa al ministero del Welfare. Ma niente è fermo, nell’attesa sono soprattutto i “politici” a cercare di capire quale forma di mediazione sia possibile prima di affidare definitivamente ai tecnici la stesura del possibile accordo che deve tenere conto di cosa otterranno in sindacati (che divisi sulla strategia restano uniti sull’obiettivo dello stralcio dell’articolo 18) e cosa otterrà Confindustria che ancora oggi, per voce del suo presidente D’Amato, chiede all’esecutivo “coerenza” con i programmi elettorali e lo invita a “non temere la piazza”.

Maroni e i suoi cominceranno a passarsi ipotesi e bozze da lunedì in poi. E, nelle bozze, potrebbe esserci per Cgil, Cisl e Uil, la riscrittura totale dell’articolo 10 fino alla sua inefficacia totale e per Confindustria un rimborso attraverso un congruo finanziamento di ammortizzatori sociali (fino a 9000 miliardi, 2-3000 dei quali subito). Non soltanto, le modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori potrebbero uscrire dalla porta per rientrare dalla finestra. Ovvero, stralciate dalla delega sul mercato del lavoro potrebbero riapparire sotto forma di emendamento nel provvedimento sul sommerso. Una sola delle tipologie oggi contenute nella delega sarebbe riconfermata in questo caso e il licenziamento senza giusta causa sarebbe meno difficile soltanto per i lavoratori che erano “al nero”. Ipotesi che, comunque sarebbe bocciata dai sindacati: non si può legalizzare un lavoro illegale per poi renderelo più precario.

Nell’attesa della proposta dell’esecutivo, proposta che la Cisl intende aspettare prima di prendere qualsiasi decisione (oggi Pezzotta riconferma: nessuna riounione unitaria dei sindacati prima del 23 marzo, giorno della manifestazione nazionale Cgil), mentre il suo segretario confederale Baretta insiste: ''Il Governo deve togliere dall' agenda la questione inerente l' articolo 18 e consentire che il negoziato si avvii”) ognuno va per la sua strada. Cofferati parla davanti a 3000 delegati a Torino, riconferma tutte le iniziative compreso lo sciopero generale del 5 aprile, si dice disposto a incontrare i suoi “soci” di Uil e Cisl (“ma non c’è stata alcuna convocazione” e comunque “le nostre decisioni restano”) e soprattutto sostiene che l’esecutivo cominci a temere le mobilitazioni messe in campo dalla sua organizzazione. Resta silenziosa la Uil che ieri aveva concluso il suo congresso proponendo la definizione di una data per lo sciopero unitario, ma si prepara al work-day di sabato. . E D'Amato, detta la sua sull'articolo 18, dà appuntamento a Palermo dove a discutere di Mezzogiono ha invitato il suo "nemico" Cofferati e mezzo governo.

(7 MARZO 2002, ORE 13 50, aggiornato alle 20:00)