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Perdu
08-03-02, 19:01
Uranio assassino
Leucemie sospette,
troppi casi in Sardegna?


martedì 20 marzo 2001

C’era da aspettarselo. L’ematologo Franco Mandelli incaricato dal ministro della Difesa di guidare una commissione scientifica che cercasse di far luce sulla ribattezzata Sindrome dei Balcani, non si sbilancia.
I casi di linfoma di Hodgkin e di leucemia linfatica tra i militari italiani sono si al di là della media - 9 su quattro attesi - ma si tratta di «un eccesso statisticamente non significativo».
Tuttavia la commissione scientifica valuta importante continuare a seguire i gruppi di militari impegnati nei Balcani e la popolazione residente nelle zone che sono state sottoposte ai bombardamenti.
Le cause, però, le origini del male che ha colpito i 48 casi di soldati italiani (10 dei quali morti) oggetto dell’indagine di Mandelli (secondo le associazioni è stato invece coinvolto un numero molto maggiore di ragazzi) quali sono? L’uranio c’entra qualcosa?
L’ipotesi non si scarta, «non possiamo ancora affermarlo», dice Mandelli. Le cause dei tumori sono diverse e nella letteratura medica non è mai stato registrato un linfoma di Hodgkin causato dalle radiazioni.
Non è mai stato dimostrato sino a prova contraria, pertanto la commissione continuerà a lavorare sino ad aprile.
Concentrando l’attenzione sui sardi colpiti in percentuale anomala da queste malattie e partendo dal presupposto che la popolazione militare sia in proporzione a quella totale del paese, «emerge un dato inquietante» sottolinea il comitato sardo Gettiamo le basi.
«La Puglia, 4.083.700 abitanti, conta tre casi di linfoma di Hodgkin. La Campania, 5.773.169 abitanti, ne registra due come la Sardegna che però ha una popolazione notevolmente inferiore: 1.660.844 abitanti. Per la leucemia linfatica acuta la Sardegna registra un caso come la Sicilia con i suoi oltre cinque milioni di abitanti.
Per i sardi è “un’incidenza statisticamente non significativa” o la statistica è un’opinione?» continua il comitato.
E gli altri, gli esclusi dalla commissione Mandelli?
«Ancora non è dato sapere dove abbiano prestato servizio i militari morti di leucemia o linfoma di Hodgkin esclusi dall’esame», dice sempre Gettiamo le basi.
I sardi o quelli che hanno prestato servizio nell'Isola sono Giuseppe Pintus, bersagliere a capo Teulada, David Zulian, sottufficiale a La Maddalena, Lorenzo Michelini e Roberto Buonincontro, in servizio nel poligono Salto di Quirra-San Lorenzo.


Walter Falgio

INCHIESTA
A Quirra
residui radioattivi


lunedì 18 febbraio 2002

Nel poligono di Perdasdefogu si fa uso di materiale radioattivo. Ufficialmente smentita a più riprese dalla Difesa, la circostanza è invece confermata nero su bianco all’interno dell’area militarizzata: «Pericolo - Residui radioattivi sparsi sul terreno», è scritto sui cartelli appesi alla rete metallica che circonda le carcasse dei carri armati-bersaglio impiegati per le esercitazioni. Ovviamente con tanto di “firma”: «poligono sperimentale e addestrativo interforze del salto di Quirra». Più chiari di così non si può essere. A meno che non lo si voglia attribuire all’humor nero di buontemponi in divisa, l’avvertimento dà solide fondamenta all’ipotesi di un legame tra le guerre simulate e le troppe morti per cancro registrate in un angolo del Sarrabus. La sindrome di Quirra è molto simile a quella dei Balcani, anche se la piccola frazione di Villaputzu dista almeno un migliaio di chilometri dalla sponda orientale dell’Adriatico. In comune hanno però un’anomala incidenza di tumori del sistema emolinfatico.

Quirra non è un paesino e neppure un quartiere: poche case sparse nel verde attorno alla Statale 125, tra il settantanovesimo e l’ottantesimo chilometro, subito dopo il ponticello sul Flumini Tintinau. In tutto, meno di centocinquanta anime. Dieci sono tornate al Signore negli ultimi anni abbandonando corpi devastati da leucemie, linfomi, Hodgkin e altre patologie neoplastiche. Decisamente troppe o abbastanza, almeno, per suscitare inquietanti timori. Se non altro perché a Villaputzu, cinquemila abitanti, nello stesso arco di tempo ( più o meno dieci anni) i casi dello stesso tipo di tumori sono stati soltanto due. Incidenza elevata, quindi, come tra i giovani soldati inviati in Bosnia e in Kosovo dove si sparava con munizioni all’uranio impoverito per perforare le corazze d’acciaio dei tank di Belgrado.

Dopo l’allarme lanciato dal sindaco di Villaputzu, Antonio Pili, e dal fratello Paolo, medico di base nel paese, militari e politici hanno negato che nei poligoni di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo (quattro chilometri da Quirra) si utilizzino proiettili al depleted uranium. Qualcuno ora dovrà tuttavia spiegare da cosa provengono i “residui radioattivi sparsi sul terreno” da cui si vuol mettere in guardia i tanti allevatori e cacciatori che frequentano la vastissima area del poligono del Salto di Quirra. In teoria, la zona militarizzata è off-limits come avvertono i segnali. I più grandi si limitano ad informare dei rischi creati dai lanci di missili e altri giochi di guerra. Altri, in formato ridotto, intimano esplicito divieto di accesso, transito, caccia. Insomma, non si potrebbe passare ma vanno e vengono in tanti. E i militari lasciano fare nel rispetto di un compromesso tra divieti formali e reali, indispensabile per preservare i buoni rapporti con la gente del posto. Hanno espropriato i terreni, ma non possono impedire ai pastori di raggiungere gli ovili. Altrimenti andrebbero in rovina. Così non si passa soltanto quando si effettuano lanci di missili o altre operazioni di addestramento.

I carri armati bersaglio sono a Monte Cardiga. Per arrivarci bisogna imboccare la strada che da Perdasdefogu si ricollega all’Orientale Sarda. Una striscia d’asfalto sospesa tra Ogliastra e Sarrabus che attraversa i monti e offre una splendida vista fino al mare. Ufficialmente «non percorribile» (anche questa) con tanto di cartello di divieto di transito per ragioni stavolta non precisate. All’uscita di Perdas, tra la base del poligono e le case del Villaggio Azzurro (abitazioni dei militari ), si svolta a destra e si segue una stradina asfaltata e, ovviamente, preclusa a chi non porta le stellette. Bisogna quindi percorre una decina di chilometri fino al bivio per “Monte Cardiga”. Poche centinaia di metri e si notano le carcasse dei carri armati verniciate di bianco. E qui ci sono i cartelli che informano dei residui radioattivi. Sarà un caso: sono piazzati proprio attorno a obiettivi che possono essere perforati solo con munizioni all’uranio impoverito. Accanto ai vecchi tank si notano spesse lastre sforacchiate: campioni utilizzati per testare la resistenza del materiale al depleted uranium?

Nella zona qualcuno ha trovato una lastra spessa sette-otto centimetri e squarciata da qualcosa che l’ha attraversata come fosse di burro. Molti ne parlano, pochissimi giurano di averla vista. Chi la possiede la custodisce come una reliquia e non è disposto a mostrarla. Potrebbe trattarsi, quindi, di una leggenda. Certo, invece, che lungo la strada che attraversa il poligono i cartelli sono diversi da quelli sistemati nei pressi dei bersagli-blindati: non si parla di “residui radioattivi” ma di “residui attivi” e quest’ultima parola è scritta in rosso, e non in nero come le altre, con caratteri diversi. L’impressione è che sia stata impressa in un momento successivo cancellandone un’altra. Un cartello taroccato, insomma. Resta poi da precisare cosa s’intenda per “residui attivi”.

In un incontro con militari e amministratori di Villaputzu, Franco Accame, ex presidente della commissione Difesa della Camera, aveva svelato la presenza di tracce di Cesio 134 e 137 all’interno del poligono di Perdasdefogu, proprio a Monte Cardiga. Per spiegare questa strana presenza radioattiva si è andati molto, molto lontano fino in Bielorussia, tirando in ballo il disatro alla centrale nucleare di Chernobyl. Un fiocco di nuovoletta atomica, smarrito e solitario, avrebbe vagabondato per l’Europa per adagiarsi insidioso proprio a Monte Cardiga, e soprattutto accanto ai carri armati bersaglio. Che biricchino.


Stefano Lenza

INCHIESTA
Sindrome di Quirra
Casi di tumore
anche tra i militari


mercoledì 20 febbraio 2002

Emergono nuovi casi di soldati colpiti da tumore durante il servizio di leva a Quirra. E divampa la polemica sul giallo della radioattività. Per il senatore Ds Rossano Caddeo tutto ciò «conferma le preoccupazioni, aggravate da smentite di maniera». Il deputato di An Francesco Onnis chiede un’inchiesta per «accertare l’effettivo utilizzo di materiale radioattivo». La "Sindrome di Quirra" uccide fuori e dentro il Poligono. Oltre ai dieci abitanti della frazione di Villaputzu morti per tumori al sistema emolinfatico, si scoprono nuovi casi di militari di leva ammalatisi di cancro durante o subito dopo aver prestato servizio nella base di Perdasdefogu. E alcuni di loro ci hanno rimesso la pelle. Tutti giovani di poco più di vent’anni, arrivati sani come pesci e finiti poi sotto i ferri o, purtroppo, sotto terra. Come R. B., napoletano consumato a 23 anni da un Hodgkin, come L. M., veneto ventiduenne, fulminato da una leucemia. O F. C., calabrese di 24 anni, che si è ammalato quand’era sul punto di partire in Kossovo, dopo un mese e mezzo di addestramento. Diagnosticata una neoplasia testicolare è stato congedato.

«Sono stato operato - racconta - e spero vada tutto bene. Io non so cosa abbia provocato la malattia. Noi soldati non sapevamo nulla di quel che ci passava per le mani, dei materiali utilizzati. L’ho capito dopo, quando è esploso il caso dell’uranio impoverito. Sparavo con il mortaio e lanciavo missili teleguidati. Finita l’esercitazione rientravo alla base e pulivo le armi senza alcuna protezione». Più o meno quel che faceva R. B. ma con maschera, tuta, guanti. Utilizzando, cioè, le misure precauzionali. Ma non sono servite a salvargli la vita.
La Difesa continua a negare che nel Poligono vengano utilizzati materiali radioattivi. Con tanto di risvolti misteriosi come i cartelli di pericolo per la presenza di "residui radioattivi sparsi sul terreno". La dicitura è cambiata da un giorno all’altro in "residui inerti". «Tutto questo - commenta il senatore diessino Rossano Caddeo - è inaccettabile. Quel che ha pubblicato "L’Unione Sarda" conferma le preoccupazioni, ora aggravate da smentite di maniera. Solleciterò una risposta formale da parte del ministro. La gente è angosciata e ha diritto di sapere, di avere certezza sul come stanno le cose».

Francesco Onnis, deputato di Alleanza Nazionale ha presentato ieri un’interrogazione sul Caso Quirra al presidente del Consiglio e ai ministri della Difesa e della Sanità. «La rimozione e contestuale sostituzione dei cartelli - scrive Onnis -, qualora la notizia venisse confermata, rappresenta un grave atto volto ad occultare l’effettivo svolgimento di attività estremamente nocive per la salute umana». Il parlamentare chiede quindi di assumere «con la sollecitudine che la situazione prospetta, tutte le iniziative - anche l’apertura di una formale inchiesta - al fine di accertare l’effettivo utilizzo di materiale radioattivo all’interno del poligono militare e l’eventuale legame con l’esorbitante aumento di patologie tumorali verificatesi tra gli abitanti di Quirra ed assicurare, nel contempo, la salute e l’incolumità di tutta la popolazione».


Stefano Lenza

Perdu
08-03-02, 19:05
articulus pigaus de su jorronali sardu S'Unioni Sarda.

PROLET
11-03-02, 12:02
http://digilander.iol.it/rivistaprolet/quirra.jpg

www.prolet.too.it