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Der Wehrwolf
08-03-02, 21:00
L’INTERVISTA / Parla Jans-Peter Bonde, il deputato danese divenuto
leader continentale degli “eurorealisti”
«E’ giusto criticare questa Unione»
Lontana dai cittadini e senza controllo democratico:
«Rischio di deriva totalitaria»
di Giorgio Mussa

Bruxelles
Dopo il congresso di Assago, le polemiche scoppiate in Italia in seguito alle forti dichiarazioni di Umberto Bossi sul tema dell’Europa hanno trovato immediata eco al Parlamento europeo. Contrariamente a quanto va dicendo la sinistra eurofila italiana, le posizioni realiste della Lega Nord suscitano altrettanto interesse che discussione. Il leader riconosciuto dei cosiddetti “eurorealisti” al Parlamento europeo, il deputato danese Jans-Peter Bonde, membro della Convenzione europea per la riforma dei Trattati, ha immediatamente concesso a la Padania un’intervista esclusiva sulle polemiche all’ordine del giorno.
On. Bonde, la Lega Nord ed in particolare il suo segretario federale, Umberto Bossi, sono oggi al centro di violenti attacchi per aver espresso a chiare lettere una forte preoccupazione sul tipo di Europa che si vuole costruire a Bruxelles sulla testa degli europei.
«Sono sostanzialmente d’accordo con Bossi e con la Lega. È più che legittimo criticare, anche da parte di un ministro di uno Stato membro dell’Ue , un’Europa burocratica che di fatto i cittadini europei sentono sempre più lontana. Basti pensare che gli ultimi sondaggi pubblicati dall’Eurobarometro - che è una pubblicazione ufficiale della Commissione Europea - indicano che il 60% dei cittadini europei preferisce che le decisioni politiche siano prese a livello regionale e nazionale, mentre solo il 20% preferisce che esse siano prese a Bruxelles. D’altro canto se andiamo ad analizzare i pochi referendum che sono stati fatti nei vari Stati nazionali sulle questioni europee vediamo che la gran parte dei cittadini è spesso contraria a questa Unione Europea: ricordiamo il “no” danese all’euro ed il “no” irlandese al Trattato di Nizza, ed anche in Francia al referendum sull’adozione del Trattato di Maastricht il “sì” vinse di strettissima misura, per una manciata di voti».
Tornando alle polemiche su Bossi, il paragone da lui fatto con l’Unione Sovietica - con riferimento allo strapotere giudiziario prevaricante la sovranità popolare e le stesse istituzioni politiche - è così lontano dalla attuale realtà?
«Assolutamente no. Tanto è vero che anch’io stesso ho scritto oltre 40 libri per sottolineare le possibili derive totalitarie dell’Unione Europea. Gran parte dei poteri esercitati a Bruxelles in realtà sono stati “rubati” agli Stati mediante delle sentenze della Corte di Giustizia della Comunità europea, la quale con una serie di pronunciamenti ha incessantemente allargato le competenze di Bruxelles. È vero non c’è controllo democratico a Bruxelles. Alcuni vogliono creare una struttura pseudo-politica artificiale per confiscare le sovranità nazionali e popolari. Per quanto riguarda l’uso degli aggettivo di “stalinista” per definire l’attuale Unione Europea, io - pur non utilizzando normalmente questa definizione - voglio sottolineare le analogie dell’attuale architettura istituzionale europea con la Costituzione sovietica del 1936».
Cosa pensa dei progetti di devoluzione politica ed istituzionale proposti dal ministro Bossi?
«Penso che per l’Italia sia necessario un sistema istituzionale flessibile in ragione delle forti differenze tra le differenti aree della penisola. Personalmente penso che il federalismo sia un buon sistema istituzionale per molti Paesi europei, al contrario sono fortemente contrario alla creazione di un pseudo sistema federale a livello europeo. Il problema essenziale è che non esiste un astratto popolo europeo, i federalisti europei lavorano de facto contro i Parlamenti nazionali e contro le democrazie nazionali».
On. Bonde, lei come continuerà la sua battaglia a Bruxelles?
«Innanzitutto cercando di sviluppare l’intergruppo parlamentare “Sos Democrazia”, che riunisce tutti gli europarlamentari - di ogni provenienza politica - che si oppongono alla creazione di un Super-Stato. A questo riguardo abbiamo creato anche un centro di coordinamento tra i vari membri euro-realisti che partecipano alla Convenzione europea, per dare voce alle legittime critiche dei popoli. A questo riguardo voglio denunciare come l’esclusione da tutti gli organi direttivi della Convenzione di rappresentanti euroscettici la dice lunga sulla concezione della democrazia da parte degli eurofederalisti...».