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carbonass
08-03-02, 22:56
Corriere della Sera

Una coalizione sbilanciata in cerca di nuovi equilibri

di STEFANO FOLLI


A dar retta al sondaggio Datamedia-Panorama, la Lega sarebbe salita al 5 per cento delle intenzioni di voto. Ben oltre il 3,9 raccolto il 13 maggio. Segno che il bossismo dilagante di queste settimane, prima e dopo il congresso, qualche risultato lo dà. Un partito che sembrava avviato al tramonto, oggi se ne sta saldo al centro della scena. A tratti sembra, anzi, che Umberto Bossi sia la vera anima della coalizione. Non solo «devolution» e il cosiddetto federalismo. Non solo la linea aggressiva sulla giustizia del ministro Castelli. Non solo i temi dell’immigrazione e della sicurezza, tradizionali cavalli di battaglia. Anche sull’articolo 18 (i licenziamenti) la Lega ha condotto il gioco con Maroni e ieri, per bocca dello stesso Bossi, ha ratificato che il capitolo è chiuso. Ovvia l’irritazione degli industriali, ma per i leghisti quel che conta è il messaggio alla propria base elettorale, a pochi mesi dalle elezioni amministrative.
In definitiva, non c’è quasi argomento su cui Bossi non abbia maturato una posizione. Spesso coincidente con la tesi vincente a Palazzo Chigi. Del resto, Silvio Berlusconi lo ha detto chiaro: «Insieme siamo invincibili». È la conferma di un asse strategico tra Lega e Forza Italia.
Si capisce allora che gli interventi di Bossi non sono casuali. Al contrario, sono le rivendicazioni, le messe a punto, in qualche caso le astute forzature, di un personaggio che si muove all’interno di una solida cornice politica. Inutile sottolinearlo: il ’94 è preistoria. Il Bossi di oggi ha dalla sua Berlusconi e un uomo forte della maggioranza qual è il ministro dell’Economia Tremonti. Tutto questo crea un circuito in grado di dare l’impronta alla coalizione, di determinare gli equilibri interni.
Lo vediamo sul terreno più spinoso: l’Europa. Le uscite di Bossi hanno inquietato le cancellerie e indotto Ciampi a convocare un vertice al Quirinale per ribadire che l’europeismo resta il patrimonio comune delle forze politiche.
Al dunque, il presidente del Consiglio avrà modo di convincere i partner (lo farà oggi con Schröder) che un conto è la vivacità di Bossi e tutt’altro è la linea ufficiale del governo. Nei fatti però l’Italia di Berlusconi-Tremonti-Bossi è diventata un partner più scomodo per le grandi cancellerie: un partner con il quale è necessario negoziare, talvolta duramente.
Bossi esprime il senso di «paura» di fronte all’Europa centralizzata e burocratica, come dice Gianfranco Fini. Ma rispecchia anche l’Italia del centrodestra che non esita a gettare sul tavolo, con brutalità, l’interesse nazionale. Senza soggezioni verso tedeschi o francesi. O che non teme di provocare le dimissioni del ministro degli Esteri Ruggiero. Nella convinzione che anche gli equilibri europei stanno cambiando e che l’uomo del futuro è il pragmatico Tony Blair.
Sul piano interno, questa attitudine ha un prezzo. Gli europeisti classici del centro moderato cattolico, l’Udc di Casini, Follini, Buttiglione, sono messi sotto pressione. In qualche misura spinti ai margini. Il loro terreno politico privilegiato, appunto l’Europa di cui si sentono garanti, è diventato oggetto delle scorrerie leghiste. Berlusconi si guarda bene dal difendere i suoi alleati centristi. Anzi, dà quasi l’impressione di considerarli degli importuni: pochi voti, troppo potere. Gente che gli crea problemi con Bossi: contrapponendosi al leghista trasmettono all’Unione l’immagine plastica di un’Italia divisa. Come è accaduto quando Buttiglione ha denunciato la volontà bossiana di non ratificare il trattato di Nizza.
Tutto si può riassorbire, giudica il mediatore Fini. In sostanza, però, si sta creando un’asimmetria nella coalizione e non solo sull’Europa: la Lega da una parte, i centristi dall’altra. Con la differenza che Bossi ha le spalle coperte, mentre lo stesso non può sempre dirsi per i post-democristiani. È una questione che Berlusconi non potrà ignorare a lungo

Dragonball (POL)
09-03-02, 00:00
Il Polo non potrebbe assolutamente cacciare la Lega dal governo,perche' ad esempio,sull'immigrazione altro che 3,9 o 5% di popolazione che la pensa come la Lega!Sara' almeno il 60-70%.E questo il Berlusca lo sa benissimo.
La domanda da porsi +ttosto e': perche' la Lega pure dicendo cose giuste piglia solo il 3,9-5%?
La mia risposta: colpa di Bossi.

brave_heart
09-03-02, 00:19
Originally posted by Dragonball
Il Polo non potrebbe assolutamente cacciare la Lega dal governo,perche' ad esempio,sull'immigrazione altro che 3,9 o 5% di popolazione che la pensa come la Lega!Sara' almeno il 60-70%.E questo il Berlusca lo sa benissimo.
La domanda da porsi +ttosto e': perche' la Lega pure dicendo cose giuste piglia solo il 3,9-5%?
La mia risposta: colpa di Bossi.

Dragonball, le percentuali dei sondaggi non contano nulla.
Quello che conta è il numero di parlamentari necessario perchè il governo non vada in minoranza, caso in cui, le camere andrebbero sciolte dal presidente della repubblica.

Colpa di Bossi? certo........e di gobbo, di calderoli, stefani, cota, cavaliere, maroni, Dal lago, dozzo, giorgetti, la maura.........e via via bellerian elencando!!!!!!!!!