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Visualizza Versione Completa : La testimonianza di Hava Keller, ex soldatessa e pacifista israeliana



Roderigo
09-03-02, 00:15
«Fermare la catastrofe che incombe»

Patrizia Viglino

Sempre più spesso le tetre notti di una Gerusalemme ovest blindata si rischiarano alla luce delle fiaccole di protesta dei pacifisti israeliani che chiedono la fine dell'occupazione militare israeliana.

Alcuni non sono più disposti a "pagare il prezzo delle colonie" come sostiene una militante di Peace Now, altri hanno acquisito una coscienza più profonda e si spingono nei Territori Palestinesi Occupati (Tpo), dove protestare è vietato. Si radunano all'improvviso in piccoli gruppi, dispiegano enormi cartelli di protesta e al grido di "no alle colonie, sì alla pace", sorprendono i militari israeliani che prontamente si organizzano per disperderli.

Forti della loro "ebraicità" gli attivisti per la pace non nascono dal nulla ma da un profondo travaglio storico e politico ancora in corso: si può dire dal 1948, quando i risvolti della guerra di occupazione israeliana, che diede vita allo stato di Israele, divennero tanto cruenti e disumani da suscitare i primi forti dubbi su quello che stava accadendo. La tragedia della popolazione arabo-palestinese assunse semplicemente il nome di Nakba, la catastrofe, che dal 1948 ha creato un milione di profughi (saliti oggi a 3.500.000 anche in seguito all'occupazione del 1967).


Una giornata a Bidya
Un giorno come tanti, un giorno di protesta a Bidya nel nord della Cisgiordania. Attivisti per la pace israeliani, palestinesi e stranieri giunti da tutto il mondo si uniscono in una manifestazione per la riapertura di una strada interrotta. Non servono i tentativi di dialogo con i militari del rabbino Arik Ascherman, dei "Rabbini per i diritti umani". La zona viene dichiarata militarmente chiusa e dopo una ventina di arresti una pioggia di lacrimogeni e bombe antiprotesta cadono sui manifestanti che arretrano verso il villaggio palestinese. Hava Keller, pacifista israeliana, viene ferita a una gamba da una bomba-suono dilaniante. Tratta in salvo dai palestinesi ha così commentato il suo paradossale destino: «... se penso a quanti ne ho uccisi...».

Dall'interno dell'ambulanza i suoi occhi azzurri lasciano trasparire ricordi che pesano come un macigno, difficili da esprimere. Così mi scrive una lettera dove ricorda così gli anni del suo arrivo in Palestina.

«Sono nata in Polonia e la mia famiglia è arrivata qui nel 1941. L'Olocausto era ancora la cosa più importante della mia vita. C'erano, penso, due modi per guardare l'Olocausto. "Non deve accadere mai più a nessun altro" oppure "Non deve accaderci mai più", e penso che questa sia la più grossa differenza tra me, il gruppo dei pacifisti e la maggioranza degli israeliani. Non ho mai odiato gli arabi neanche durante il servizio militare nell'esercito nel 1949. Pensavo che gli arabi volessero mandarci via dal paese così che dovevamo combattere e che dopo la guerra (occupazione del 1948) ci sarebbe stata una sorta di intesa tra le due parti. Ero tra coloro che erano contrari all'espulsione degli arabi e pensavo che dopo la guerra gli sarebbe stato concesso di tornare. Penso che lo shock di vedere a guerra finita l'esercito distruggere i villaggi arabi così che non ci fosse nessuna possibilità per il ritorno (ero un membro di un kibbutz in Galilea così ho potuto vedere bene quello che accadeva) sia stata una delle ragioni che mi hanno portata a oppormi alla politica ufficiale».


Strage a Kafar Kassem
Il "potere militare" contro gli arabi in Israele e in particolar modo il massacro di Kafar Kassem, del 29 ottobre del 1956, consolidarono tutti i punti di vista contrari e mi fecero smettere di essere sionista. Nel 1956, durante la crisi di Suez, l'esercito israeliano impose tra le altre cose il coprifuoco su tre villaggi arabo-palestinesi. I responsabili del villaggio protestarono per il fatto che 400 abitanti si trovavano fuori dai quei centri per lavorare nei campi. Un ufficiale assicurò che ne avrebbero tenuto conto. Tuttavia 43 palestinesi del villaggio di Kafar Kassem vennero uccisi a freddo proprio mentre tornavano dal lavoro, ignari del coprifuoco. Anche in altre aree e all'interno dello stesso villaggio furono uccise altre persone. La maggior parte delle vittime erano uomini ma anche donne e bambini.

«Per tanti anni quando i miei figli erano piccoli, ero più che altro passiva e prendevo parte solo sporadicamente alle dimostrazioni - spiega ancora Hava Keller - La guerra del Libano (1982) mi convinse che non era il momento di starsene seduti a casa e sin da allora e a partire dalla prima Intifada divenni molto attiva. Non so quanto possiamo cambiare la situazione ma dobbiamo fare tutto il possibile poiché esiste ogni giorno il pericolo di una catastrofe».

La parola catastrofe ricorre ossessiva e il terrore che la storia si stia ripetendo fa di lei, all'età di 74 anni, un'attivista per i diritti del popolo palestinese, in particolare delle donne palestinesi prigioniere politiche nelle carceri israeliane che pagano un altissimo prezzo sotto l'occupazione militare israeliana, subendo quotidianamente il duro linguaggio delle armi e della forza che non lascia spiragli al dialogo e giunge perfino a criminalizzarle in quanto madri, annullandole come entità politica, sottraendo loro la possibilità di far nascere, crescere e spesso seppellire i propri figli, come avviene attraverso la sottrazione dei cadaveri dei palestinesi che compiono attentati in Israele.

Liberazione 8 marzo 2002
http://www.liberazione.it

benny3
09-03-02, 16:58
solito articolo fazioso. la contabilizzazione del dolore a senso unico.
niente di nuovo sotto il sole.

I'm Hate
09-03-02, 22:45
fazioso?
e' stato scritto da un ebrea,posso capire se lo scriveva un nazista...
di fazioso non c'e' niente,solo la semplice e pura verita',con un testimone d'eccellenza.

gribisi
09-03-02, 23:09
Ah certo! E' stato scritto da un ebrea, quindi.....
Anche Marx era ebreo, e cosa ha scritto in "La Questione Ebraica"?
Siete patetici, vi cercate col lanternino l' ebreuccio di comodo che sottoscrive quello che dite voi, per "dimostrare" che non siete antisemiti.
Anche i governi sudafricani dell' apartheid avevano neri che stavano con loro.
Niente di nuovo sotto il sole.

I'm Hate
09-03-02, 23:26
La testimonianza sua,vale piu' della tua sinistrosa retorica.
Ti saluto,noioso!

gribisi
10-03-02, 01:55
'mazza, ho sbagliato il titolo!
Questo cambia tutto!
:lol

gribisi
10-03-02, 02:09
Originally posted by KLASSENKAMPF

Gribisi, oltre a essere il nemico che ognuno pregherebbe dio di avere, è un sionista.
Un sionista è l'anello mancante, uno scherzo di natura, la vergogna della progenie di Mamma Lucy, un bipede-bipederasta (cf. Sodoma & Gomorra), un lubrico lombrico lombrosiano, un freak, un sadico infanticida, un compulsive liar, ma uno di SINISTRA e, per giunta, dotato di retorica: MAI!!! Anch'io ringrazio il cielo di avere te.
Ogni parola che scrivi dimostra quanto c'è bisogno di Israele, e quanto sono masochisti e suicidi i Naturei Karta.
Sei la legittimazione vivente del sionismo.

Jan Hus
10-03-02, 03:33
Originally posted by KLASSENKAMPF
1- Marks war KEIN Jude, kapiert ??!!!
2- Marks non ha scritto nessuna "Judenfrage"! Quella l'aveva scritta Bruno Bauer! Lui ha scritto: "Zur Judenfrage (von B. Bauer)".
Non entrare in territori che non ti competono, caro sionignorantello!
Scrivi piuttosto un' agiographia di Sharon!
P.S. Siccome il tedesco ti piace molto e lo conosci senz'altro, non voglio offendere la tua intelligenza, traducendolo.

1) "Zur Judefrage" significa "Sulla questione ebraica".

Quindi, gribisi non ha sbagliato alcun titolo.

Anche Adam Smith scrisse un'opera che si chiamava "Un'indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni"; nel linguaggio comune, quest'opera è chiamata "La ricchezza delle nazioni" senza che chi usa questo titolo sia ccusato da nessuno di averlo sbagliato, proprio come "Sulla questione ebraica" di Marx è spesso citato come "La questione ebraica".

Quindi ignorantello sarai tu.

Es ist nicht genug faehig sein, Deutsch zu sprechen, um nicht dumm zu sein.

E comunque grbisi l'italiano, cioè la lingua che si usa per comunicare su questo forum, l'italiano lo conosce, a differenza di te che scrivi "agiographia".

I'm Hate
10-03-02, 15:35
klass,per sinistra intendevo il merdaio stile ds-rifcom,vigliacchi venduti al sionismo per il denaro.
poi abbiamo la destra + 0 - estrema tipo an-msi....cosa ne penso?
LA STESSA IDENTICA COSA DEI VENDUTI DI SINISTRA.
In italia abbiamo la vergogna che nessun PARTITO(eccetto mfl)tratta il revisionismo sulla holoballa,con questo intendo un poco delineare la situazione...non intendevo attaccare i pochi sinceri di destra o sinistra che lottano contro l'ingiustizia,intendevo attaccare il sistema demosionista italiano.
fammi sapere se mi sono spiegato bene.
saluti antisionisti!
INTIFADA!