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Visualizza Versione Completa : - Sulla Liberazione Nazionale Oggi -"c. Comunitarismu E Indipendentzia"



Shardana Ruju
09-03-02, 17:42
Documento presentato al “Campo Antimperialista” nel Luglio 2001


SULLA LIBERAZIONE NAZIONALE OGGI (LUGLIO 2001)

Il ruolo dello “stato-nazione” ottocentesco è la chiave di volta per comprendere l’importanza della lotta dei Popoli senza dignità e diritti, nell’alveo della battaglia antimperialista. E’ necessario comunque partire da un riferimento a quelle dinamiche che contraddistinguono la nuova fase del capitalismo mondiale: si va dalle organizzazioni informali di controllo dei mercati, quali Trilateral Commission, Bilderberg Group, Council on Foregin Relations, ecc. ecc. fino alle centrali palesi della macchina imperialista: World Trade Organizzation, World Bank, Fondo Monetario Internazionale, “banche centrali” e “banche d’affari” e così dette agenzie di rating. Se dietro le prime organizzazioni si cela, oltre la maschera del “libero scambio”, la volontà dei paesi occidentali di invadere tutti i mercati del mondo con i loro prodotti, le banche centrali (Federal Riserve, Bundersbank, B.C.E.) hanno la funzione di armonizzare l’andamento delle due principali economie capitaliste del mondo, quella europea-occidentale e quella statunitense. Le banche d’affari si riservano il ruolo di “reti globali” effettivamente de-nazionalizzate capaci di porsi quali mediatrici tra le decisioni dei livelli multilaterali del sistema imperialista e i settori subordinati delle economie nazionali, mentre le “agenzie di rating” determinano il livello di rischio riscontrabile in un determinato assetto: per un titolo obbligazionario come per uno stato. Svolgendo così la funzione di arbitri capaci di assegnare patenti di bontà o pericolosità per conto del sistema imperialista, a qualsivoglia soggetto di diritto internazionale attivo sui mercati. Tutto ciò che segue nella definizione degli ingranaggi capitalisti ha a che fare con una capillare maglia strutturata su centri di ricerca universitari e comunque riconosciuti epicentri culturali, i quali hanno la precisa funzione di determinare le formule politiche attraverso le quali veicolare i progetti imperialisti. Si pensi ad esempio alla “Fondazione Agnelli”, fautrice-ben tre anni prima della lega Nord! - del progetto di ristrutturazione capitalistica dello stato italiano in tre macroregioni! La macchina imperialista è dunque una complessa sommatoria di ingranaggi del tutto funzionali l’uno all’altro, in una scala gerarchica al cui vertice troviamo le multinazionali, motore e carburante del capitale, ed il loro epicentro politico-militare: gli Stati Uniti d'America.

TRASFORMAZIONI IN ATTO E SBOCCHI RIVOLUZIONARI:

Che la fase di attuale ristrutturazione del capitale stia prevedendo uno snellimento dell’apparato stato-nazione, non vuol dire assolutamente che si stia andando incontro ad un suo superamento definitivo. Lo stato-nazione, sia pur riformato secondo le direttive che già negli anni cinquanta Von Hayek lanciava ai suoi accoliti (Federalismo e decentramento, privatizzazioni e monetarismo liberista) è elemento essenziale alla macchina liberal-capitalista per poter svolgere la sua funzione di contenimento delle pulsioni ribellistiche insite nella “cittadella” occidentale. Esiste si un rafforzamento dei rapporti tra stati all’interno dell’area europea appunto, ma tale rafforzamento va inteso solo quale sintomo di un compattamento amministrativo e burocratico del mercato occidentale in vista dell’affermazione di un polo capitalistico più forte dell’attuale, forse più che in concorrenza in contrasto con lo stesso polo capitalista statunitense. Lo Stato è da sempre lo strumento dell’oppressione, del dominio di una classe sulle altre, è la promanazione politica del potere economico della borghesia. Negli stati europei, dotati dei loro apparati repressivi, “sociali” ed educativi, la borghesia può contare su una serie di sistemi atti a garantirle il suo incondizionato dominio sulla vita politica delle masse popolari subalterne, può esercitare la funzione di categoria di manutengoli e amministratori del sub-impero occidentale. Noi riteniamo, come indipendentisti anticapitalisti, che tutto questo parlare di “superamento” del modello dello stato ottocentesco all’interno del sistema socio-economico di Maastricht, altro non sia che un giro di parole per mascherare la realtà: la trasformazione degli stati-nazione in mere “circoscrizioni amministrative e coercitive” del super-stato accentratore e capitalista europeo che la latente frattura in seno al capitalismo mondiale sta per creare. Quali sbocchi dunque in un siffatto scenario per i popoli in lotta per la propria dignità culturale, politica, nazionale, per la propria sopravvivenza? Sbocchi rivoluzionari, senz’altro, imprescindibilmente fondati su questa salda consapevolezza:
NESSUNA LIBERTA’ NEL CAPITALE, NESSUNA LIBERAZIONE SENZA LIBERAZIONE SOCIALE, NESSUNA LOTTA ANTICOLONIALISTA SENZA LOTTA POPOLARE ANTIMPERIALISTA.

Ricordiamo che in europa i casi di colonialismo interno sono miriadi, che interi popoli languiscono sotto il tallone di un dominio economico e culturale di portata spaventosa. Questi popoli, per la loro storia e condizione attuale, sono “oppressi”, sono proletari: rientrano appieno nella fascia ormai variegata e composita della “classe sfruttata” dalla “borghesia compradora” nazionale ed internazionale. Questi Popoli vanno incontro ad una prassi di annientamento della propria identità che, come nel caso della Sardigna, rientra pienamente nell’accezione che la Carta delle Nazioni Unite da del termine “genocidio”. Popoli in lotta per sopravvivere. Popoli tra loro uguali, eppure nella loro uguaglianza diversissimi, capaci di dare ognuno (come ogni uomo e donna) uno specifico apporto al progresso dell’umanità tutta. Popoli rappresentanti una contraddizione feroce nella “democratica” europa “dei popoli” preconizzata dagli apprendisti stregoni di Maastricht.
La Sardigna è una di queste realtà. Si pensi che pure nel 1718 all’atto del suo insediamento “casa savoia” aveva accettato di riconoscerne la dignità nazionale… riconoscimento prontamente annegato nel sangue dei massacri che, nel nome di un astratto principio denominato “fusione”, avrebbero dovuto fare di due identità e personalità diverse un’unica massa omogenea, funzionale agli interessi del nuovo stato italiano…Già nel Phisìs, Aristostele menziona la civiltà Sarda… civiltà che mai conobbe forme di guerra espansionistica e coloniale, ma che anzi da sempre ha conosciuto forme di vita ben più che semplicemente “comunitarie”: collettivistiche. Non è ora il caso di discuterne, certo. Ma si deve pure affermare che in Sardigna, proprio per via di questa sua fortissima connotazione collettivistica, mai il capitalismo è riuscito a radicarsi stabilmente . Oggi, le nuove connotazioni del sistema imperialista, consentono al capitalismo stesso di adoperarsi per sfruttare le risorse e le materie prime dell’isola, persino arrivando a deformarne la fisionomia geografica e morfologico-culturale e la dislocazione della popolazione nel territorio. Si arriva a concentrare la popolazione sulle coste per favorire le forme di produzione che il sistema ha a noi destinato: turismo essenzialmente e la funzione di “cava” a cielo aperto, aperta a qualsiasi depredazione violenta e devastante per l’equilibrio eco-geologico; “forme” produttive finalizzate da parte del capitale al massimo vantaggio/lucro possibile ricavabile dall’isola, ma aventi il ben chiaro risultato di produrre le premesse per una devastazione definitiva di una terra, di una gente, di una vita fatta di migliaia di vite(si pensi ai paesi “in morienza”). L’imperialismo vede nella Sardigna (ampie parti della quale sono state “concesse” dallo stato italiano sic et simpliciter alle forze armate U.S.A.) una “portaerei” e polveriera decisiva nel prossimo probabile attacco militare rivolto contro il sud e l’est del mondo: gli spazi comunque destinati ad uso militare sono impressionanti; intere porzioni di territorio sono di esclusiva pertinenza dei militari, mentre le superfici aeree e marittime sempre consacrate a tale uso non hanno eguali in tutta italia. Il tasso di povertà è tra i più alti dell’europa “civile”… e lo spopolamento è feroce, conducente a un nuovo fenomeno migratorio che spinge i nostri giovani a dover abbandonare la terra in cui hanno sempre vissuto… tutto fa insomma di questo brandello di mondo, a sua volta piccolo mondo nel mondo (come ogni angolo di questo pianeta) ciò che può correttamente essere definito come “periferia dell’impero”.Una periferia condannata a morte dall’impero.
Una periferia che DEVE lottare per sopravvivere.
Allora è lotta per l’indipendenza. Indipendenza irrinunciabile come via alla sopravvivenza, alla ricerca di un modello di vita diverso- e radicalmente pure- dal giogo capitalistico. Indipendenza intesa come espressione nazionale e locale di una lotta mondiale di liberazione.
La lotta che la classe oppressa combatte per il suo riscatto, per la costruzione di una società senza classi.
Indipendentismo inteso come unica via possibile alla lotta per la libertà del nostro Popolo.
Cosa significa questo?
Significa che la lotta indipendentista si configura come un’azione rivoluzionaria tesa a fare del dato nazionalitario che rappresenta e difende, un elemento inscindibile - per difendere e dare voce nella storia a chi mai ne ha avuta - dalla lotta di liberazione sociale, dalla lotta per la disintegrazione politica della “borghesia compradora” che oggi in Sardigna gestisce come categoria di sub-schiavi, l’apparato regionale e coloniale per conto dello stato italiano e delle multinazionali.
Lotta contro la borghesia coloniale per costruire un popolo liberato dalla tirannia delle classi, unito e libero di partecipare alla costruzione di una società, di un mondo radicalmente nuovo, concorrendo alla liberazione antimperialista con tutte le sue forze.
La nostra identità è ricchezza per tutti.
Noi lottiamo perché la nostra terra sia davvero, di nuovo “per e di tutti”.
Una terra libera, liberata e proiettata nella costruzione di un struttura socio-politica ed economica anti-capitalista.
Si deve dire che la lotta di liberazione sociale,la lotta di classe (in un senso rigorosamente aggiornato e attualizzato del termine) in Sardigna è lotta per l’Indipendenza.
Si deve dire che l' indipendentismo è in Sardigna l’unica via per lottare contro il capitale e l’imperialismo.
Può il Popolo Sardo trovare una via alla risoluzione della sua condizione di schiavitù, che prescindendo dalla liberazione sociale punti esclusivamente al “riconoscimento” di una forma statuale da parte degli organismi internazionali vigenti in occidente?
NO!
NO!
NO!

LO “SPECCHIO OCCIDENTALE E IL RIFLESSO AMERICANO”:

1)La ristrutturazione capitalistica del blocco europeo imperialista prevede ampiamente forme di snellimento amministrativo e micro-regionalismi per un migliore funzionamento dei suddetti ingranaggi: ecco perché il fiorire di tendenze etno-nazionaliste, antipopolari, soggette a progettualità miranti a ri-costruire l’area mittel-europea come motore economico trainante dell’europa di Maastricht.
2)Gli U.S.A. come hanno ampiamente dimostrato con il caso U.C.K. e Kosovo (e in altri casi), tendono a favorire tendenze centrifughe in seno alla U.E. (accentuando odi etnico-razziali) per cercare di indebolire il potenziale concorrente “interno” al capitalismo mondiale sul nascere…
Una guerra ,comunque vada, giocata sulla pelle delle masse, dei diseredati, degli oppressi di sempre…
Insomma, comunque vada, tutto ciò che esce fuori dai binari dell’anticapitalismo, sia pure dietro parvenze libertarie, finisce col contribuire al funzionamento di qualche progettualità imperialista. NO!
Non si può “collaborare” con il servo del padrone.

In Sardigna per tanto, per ciò che ci attiene come movimento culturale e politico Comunitarismu e Indipendentzia!, ci adopereremo per una rottura sociale con la classe politica regionale vivente del sottobosco clientelare della colonizzazione statuale italiana.
Non intratterremo ne oggi ne mai rapporti con partiti che non facciano dell’anticapitalismo e dell’antimperialismo un fondamento.
Non intratterremo mai rapporti con chi, celandosi dietro una bandiera sarda, mantiene inalterati i propri propositi, la propria natura e vocazione di servo del capitalismo.
Nella fattispecie ci riferiamo a partiti liberal-conservatori o social-riformisti come gli spezzoni dello storico Partio Sardo d’Azione (già fautore per tramite di suoi consultori della bozza di statuto speciale, poi approvata con modifiche dalla costituente, e che ben esemplifica il tipo di impianto strutturale che uno stato colonialista può adottare per sottomettere un paese invaso e schiacciato).
Non cercheremo rapporti con chi ha potere e autorità.
Ma, semplicemente cercheremo di instaurare un dialogo schietto, sincero e onesto con le forze sociali, diversissime ed ingenti, che nella nostra terra si stanno sollevando ed organizzando contro le forme devastanti del neo-colonialismo statuale e multinazionale.
Cercheremo e statutariamente già abbiamo tale obbiettivo, di arrivare alla nascita di un partecipato “Fronte Popolare di Liberazione”, marcatamente anticapitalista ed antimperialista, nei fatti piuttosto che nelle formule terminologiche, che sappia ridare alla battaglia indipendentista Sarda la sua originaria vocazione nazionale, internazionalista, comunitarista e rivoluzionaria.
Noi lottiamo per la “Repubblica Sarda Indipendente”, terra libera per uomini liberi, luogo di incontro di culture e popoli, ponte naturale tra sud e nord del mondo, entità politica rivoluzionaria compartecipante alla battaglia che in ogni dove uomini e donne combattono per la liberazione mondiale.

Al fianco di chi avversa la belva, “siamo tutti nel ventre dello stesso mostro”!
Contro il capitalismo, federalista o accentratore.
Contro il capitalismo dell’est o dell’ovest.
Contro l’imperialismo ed il colonialismo.
Contro lo sfruttamento di classe, comunque e sempre.
Per un mondo nuovo nel quale Popoli, uomini e donne siano davvero finalmente “liberi, uguali, diversi e liberi”.
Dicendo Repubblica Sarda Indipendente, noi diciamo questo;
Questo è il nostro saluto e il nostro perché, fratelli di ogni dove, compagni d’ogni luogo.
Uniti, perché la lotta ci fa fratelli.
Uguali, perché la libertà ci fa liberi.
Vivi come personalità e culture perché la vita ci vuole così.

Per un fronte internazionale antimperialista
Pro s’indipendentzia de tottus sos populos, pro sa dignitade e libertade de omines, feminas e pitzinnos…pro fraicare tott’umpare unu mondu nou.
Ajò cumpanzos d’onzi logu!
“gherra, gherra, gherra a s’egoismu
gherra a sos oppressores”

Peleamus fintzas a sa binchida, semper!
"Collettivu Comunitarismu e Indipendentzia!”
(Sardigna, Sardinya, Sardegna)

Web site:
http://members.xoom.it/Sard/comunit.ind/homepage.htm
Or : http://fly.to/comunitarismu.indipendentzia
Mail to: sardigna.libertade@libero.it

LIBERTADE E INDIPENDENTZIA PRO SA NATZIONE SARDA
FREEDOM AND INDIPENDENCE FOR THE SARDINIAN NATION

“COMUNITARISMU E INDIPENDENTZIA!”
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Ps: il sito è momentaneamente in allestimento sarà disponibile al vecchio indirizzo tra poco.