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Visualizza Versione Completa : Indignazione per lo striscione esposto dai tifosi del Livorno



Marshall
10-03-02, 13:50
Da "Il Piccolo di Trieste"
L’iniziativa della curva «rossa» labronica durante la partita di domenica innesca denunce penali e mette in moto anche l’Ufficio indagini della Figc:
Il Livorno pagherà caro lo striscione sulle foibe
Le scuse del sindaco toscano Lamberti a Dipiazza. Il questore se la prende con i supporter ospiti


TRIESTE - Denunce, esposti in Procura, un’inchiesta dell’Ufficio Indagini della Figc, interrogazioni parlamentari, mozioni in Consiglio comunale e durissime reazioni a livello politico: lo striscione sulle foibe esposto domenica a Livorno dalla curva «rossa» è diventato una bomba a orologeria esplosa a due giorni dalla partita con la Triestina. Rischiano di andarci di mezzo la Questura della città labronica, l’arbitro Giannoccaro di Lecce per aver ignorato l’episodio e la società toscana per responsabilità oggettiva. Lo striscione incriminato («Tito ce l’ha insegnato, la foiba non è reato») è stato esibito e poi appeso su una rete per tutta la partita nel settore dei popolari, dove prendono posto i tifosi più caldi, accanto ad altre «icone» del comunismo quali le bandiere cubana e palestinese, la stella rossa e l’immagine di Stalin.
La legge contro la violenza negli stadi varata dal passato governo nel febbraio del 2000 dagli ex ministri Bianco e Melandri, d’intesa con la Federcalcio, parla chiaro: le partite devono essere sospese appena compaiono sugli spalti striscioni razzisti o xenofobi. Per quanto riguarda le serie A e B, la segnalazione all’arbitro deve essere fatta dal quarto uomo (ma in C non c’è) o da un funzionario di pubblica sicurezza. Il direttore di gara ha la facoltà di far riprendere il gioco solo dopo che gli striscioni sono stati rimossi. Giannoccaro di Lecce può non essersi accorto di nulla o non aver dato il giusto peso a quelle parole e questo può tradursi in una buccia di banana per uno dei migliori arbitri della categoria. Di fronte all’ondata di proteste, il capo dell’Ufficio Indagini della Figc, Italo Pappa, ha disposto l’immediata apertura di un’inchiesta per accertare le responsabilità dell’arbitro e della società di casa che rischia la squalifica del campo e in alternativa una pesantissima multa. Un provvedimento, del resto, già preso la scorsa stagione nei confronti della Lazio per i cartelli antisemiti. La Questura di Livorno, presente in forze allo stadio, si giustifica sostenendo che non era proprio possibile togliere quello striscione durante l’incontro senza scatenare il putiferio nella gremitissima curva rossa. Può darsi, ma questo è il loro compito. Lo hanno sequestrato solo a partita finita e questo è stato un grave errore. Molto più severi sono stati gli agenti con il gruppo dei triestini della curva «nera» (una settantina). Alle prime proteste per lo striscione hanno risposto con le manganellate e particolarmente energici si sono dimostrati anche quando hanno scortato gli ultras sui pullman. Il questore di Livorno Cristofaro La Corte si difende attaccando: «Il pubblico livornese ha agito in risposta ai tifosi avversari - afferma - che avevano esposto lo striscione ’Me ne frego’. Erano anche giunti allo stadio con magliette raffiguranti la testa del Duce». Il gesto della curva rossa a Livorno ha invece innescato un coro di sdegno e di condanna da parte di tutto lo schieramento politico. Ieri pomeriggio sono arrivate al sindaco Roberto Dipiazza le scuse ufficiali del primo cittadino livornese Gianfranco Lamberti. «Richiamando in quel modo - dice - la tragedia delle foibe hanno offeso non solo i triestini ma tutti noi». Il sindaco si bacchetta da solo e polemizza con la Questura: «Durante la partita ho atteso invano che lo striscione venisse rimosso da chi di dovere. Non è successo è deve riconoscere che avrei fatto meglio a non limitarmi a condannare subito i contenuti inaccettabili, ma a dare io stesso indicazioni per imperdirne l’esposizione. Ne sono davvero rammaricato. Ora non posso che rivolgermi a tutti i triestini e scusarmi con loro». Lamberti ha fatto la sua parte ora tocca alla giustizia ordinaria (gli investigatori hanno individuato sette tifosi, oggi potrebbero scattare le denunce) e a quella sportiva punire questa vergognosa iniziativa.
Maurizio Cattaruzza

Già individuati dagli investigatori alcuni facinorosi della curva «rossa»: ora scatteranno i provvedimenti
I tifosi toscani «inchiodati» dai filmati
Gli ultras triestini: «Ci hanno picchiato con i manganelli, chiedevamo giustizia»

TRIESTE - Un filmato e alcune fotografie, scattate dalla questura di Livorno, inchiodano gli ultras toscani che domenica hanno prima esposto e poi appeso lo striscione «Tito ce l'ha insegnato, la foiba non è reato». Una scritta firmata con la falce e il martello, che ha fatto scattare una denuncia. Il provvedimento è stato comunicato ieri mattina alla Digos di Trieste dai colleghi livornesi con una telefonata al dirigente dell'ufficio e la documentazione spedita via fax. Lunedì prossimo, in occasione del posticipo serale tra Padova-Livorno, saranno invece consegnati i filmati dello striscione incriminato.
«Appena esposto quello striscione vergognoso - raccontano due rappresentanti degli ultras - siamo andati a chiedere alla polizia di farlo togliere. Il movimento di una decina di persone è stato mal interpretato, oppure non aspettavano altro, sta di fatto che hanno cominciato a colpirci con i manganelli girati dalla parte del manico e mirando alla faccia. A uno di noi è stata strappata dalle mani la macchina fotografica e portato via il rullino. Poi è tornata la calma e abbiamo spiegato le nostre ragioni: volevamo fosse rimosso e inizialmente ci hanno anche risposto di sì, poi invece si sono trincerati dietro a un'impossibilità dettata da motivi di ordine pubblico». Un parapiglia nel settore riservato agli ospiti che ha coinvolto, anche se la questura non conferma, gli agenti triestini al seguito. Poliziotti in borghese colpiti da quelli in divisa senza distinzioni. Tre uomini della Digos di Trieste partiti in macchina alla volta di Livorno seguendo i due pullman degli ultras. Un lavoro massacrante, fatto di 1200 chilometri e nemmeno la pausa per il pranzo, con il compito di stemperare gli animi e fare da mediatori tra ultra e poliziotti locali.
«Siamo contenti che siano venuti con noi - spiegano gli esponenti della curva - perché così hanno capito che non siamo teppisti e si sono resi conto del trattamento riservatoci». Un viaggio filato via liscio, con tanto di sosta all'autogrill Cantagallo di Bologna, teatro della rissa con i tifosi lariani di alcuni mesi fa.
«Abbiamo la nostra colorazione politica (destra, ndr) - raccontano gli ultras - ma nella nostra curva gli striscioni sono per l'Alabarda. A Livorno non ne abbiamo visto uno per la squadra, solo in favore dell'ex Unione sovietica e quello a denigrare gli infoibati. Qui si viene diffidati per un saluto romano, la Triestina è stata multata (20 milioni di lire) per una croce celtica esposta a Castelfranco Veneto. Che cosa dovrebbero allora fare alla società labronica?» Il momento più brutto è stata la partenza da Livorno: le forze dell'ordine locale volevano far uscire i triestini prima del fischio finale della partita. «Ci siamo opposti, volevamo uscire a testa alta e ci siamo riusciti - raccontano i due tifosi - poi è arrivata la sassaiola». Una botta sulla fiancata e il vetro di un pullman infranto

Österreicher
10-03-02, 14:15
Questo triste argomento è stato affrontato già in questi thread: http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=59 ; http://www.politicaonline.net/forum/showthread.php?s=&threadid=57

Ciao!