PDA

Visualizza Versione Completa : Storia Del Piemonte - StŅria 'd Piemont



AIACE TELAMONIO
10-03-02, 22:05
STORIA DEL PIEMONTE

Il territorio corrispondente al Piemonte odierno era abitato da popolazioni di origine celtoligure, che sono state poco alla volta romanizzate, a partire dal II secolo a.C. Numerose cittą piemontesi custodiscono importanti reliquie risalenti alla dominazione romana. Il Piemonte ha subito le distruzioni da parte di molte tribł germaniche (Visigoti, Burgundi, Ostrogoti, Longobardi ecc.), e durante l'alto Medio Evo si č caratterizzato come una specie di cerniera o di collegamento tra il regno dei Longobardi e quello dei Franchi. L'importanza dei valichi alpini č stato un fattore determinante nella formazione dell'identitą piemontese. Lungo le vallate e le strade che conducono in Francia e in Italia si costituiscono possenti feudi e comuni; questa č l'epoca in cui fa la sua apparizione il nome Piemonte nei documenti storici. Nel 1418 viene fondato il Principato di Piemonte. Nella prima metą del secolo XVI il Paese diventa un campo di battaglia, e le pestilenze e i saccheggi degli eserciti stranieri provocano la paralisi quasi totale della vita culturale; tuttavia, con il ritorno del Duca di Savoia e con il trasferimento della capitale dello Stato sabaudo da Chambéry a Torino comincia un'etą nuova, nella quale la coscienza nazionale piemontese diventa sempre pił profonda e forte. Tutto il secolo XVII assiste alla crescita dell'importanza e della potenza del Piemonte, che acquista sempre pił le caratteristiche di una piccola nazione guerriera che combatte per la propria sopravvivenza, minacciata soprattutto dalla Francia. Il Settecento č conosciuto come il secolo d'oro della civiltą piemontese: le due gloriose vittorie di Torino (1706) e dell'Assietta (1747) alleggeriscono la situazione militare e permettono una magnifica fioritura nel campo della letteratura e dell'arte, oltre, naturalmente ad un miglioramento della situazione economica. Torino, da capitale ducale, diventa capitale di un regno. Verso la fine di questo periodo, interrotto dalla Rivoluzione francese prende forma il dibattito sulla lingua e il piemontese arriva ad un passo dall' ufficializzazione. Ma nel 1796 Napoleone sconfigge l'esercito piemontese, e nel 1802 il Piemonte č annesso alla Francia. L'annessione č mal sopportata dai Piemontesi, che la vivono come un sopruso: nascono numerosi movimenti di rivolta contro gli occupanti. Dopo la disfatta di Napoleone ed il ritorno del re, l'élite intellettuale piemontese abbraccia la causa dell'unitą italiana, che sopraggiunge nel 1861 dopo una serie di guerre. Con la formazione del regno d'Italia il Piemonte perde d'importanza, la lingua si corrompe, la letteratura diviene provinciale; i Piemontesi si trovano improvvisamente a passare dalla condizione di cittadini di uno stato rispettato e forte a quella di abitanti di una regione periferica di un regno appena nato e pieno di problemi. Nel 1864 Torino perde il suo ruolo di capitale, e comincia l'opera sistematica di distruzione della cultura e della civiltą piemontese, cosa questa che continua tutt’oggi. Nel secolo XX il Piemonte si trasforma in una regione industriale; dopo il secondo conflitto mondiale la massiccia immigrazione italiana (soprattutto dal Sud) sconvolge il nostro Paese, alterandone la fisionomia sociale e dando un contributo non esiguo alla diminuzione del numero dei parlanti la lingua piemontese, che oggi fa fatica a sopravvivere, almeno nelle grandi cittą, nonostante che lo scopo dello Stato italiano, cioč sradicarla del tutto, sia lontano dall'esser stato raggiunto. Il Piemonte odierno č un Paese ferito ma non morto, e i segni di una rinascita culturale e linguistica che lasciano sperare in un futuro meno fosco sono parecchi, ma non bisogna dimenticare che la regione non puņ fare affidamento su alcuna forma di autonomia o di autogoverno, e che l'oppressione economica e culturale dello Stato centralista italiano č sempre fortissima.


--------------------------------------------------------------------------------

GEOGRAFIA DEL PIEMONTE

La regione Piemonte copre una superficie di 25.000 Kmq, con oltre quattro d'abitanti. Č organizzata in otto provincie (Asti, Biella, Cuneo, Alessandria, Novara, Torino, Vercelli, VCO, con capoluogo Verbania). Accanto alla capitale Torino, che con i comuni circostanti supera il milione e mezzo di abitanti, tutto il Piemonte vede la popolazione distribuita uniformemente, in molte cittą, paesi e borghi. Ciņ ha condotto ad un forte senso civico e d'identitą locale. I confini del Piemonte sono segnati a nord e ad ovest dalle Alpi, che raggiungono e possono oltrepassare i 4000 metri (Monte Rosa, Gran Paradiso, Rocciamelone, Monviso...). A mezzogiorno gli Appennini sono pił selvaggi ma, dal momento che non sono molto elevati, l'aria calda del mare arriva fino alle pianure e alle colline piemontesi. Il confine orientale corre lungo il Ticino. Le montagne sono solcate da vallate ampie e profonde che portano a colli e a valichi (Monginevro, Moncenisio, Col di Tenda, Sempione) attraverso i quali si passa facilmente in Francia ed in Svizzera. Le montagne si interrompono improvvisamente nella pianura dalla terra fertile. L'Appennino continua nelle colline delle Langhe e del Monferrato. I fiumi (Po, Tanaro, Sesia, Ticino, Dora Riparia, Dora Baltea, Toce, Bormida, Stura...) son ricchi d'acqua e la loro portata č regolare. La fascia pedemontana č punteggiata da laghi grossi o piccoli, d'origine glaciale (Lago Maggiore, Lago d'Orta, Lago di Viverone...). Le precipitazioni sono regolari lungo tutto il corso dell'anno, con il punto di massima intensitą in primavera e di minima in estate. Il clima č continentale, ma l'inverno e l'estate sono talvolta temperati dai venti caldi che arrivano da ovest e dal mare, che rendono limpido il cielo.


--------------------------------------------------------------------------------

LINGUA, CULTURA E TRADIZIONI

LINGUA - Il piemontese č una lingua neolatina occidentale assai vicina al francese ed all'occitano, e costituisce un punto di transizione tra le parlate gallo-italiche dell'Italia settentrionale e le lingue gallo-romanze. Si caratterizza per la ricchezza sia del consonantismo che del vocalismo, per le sue particolaritą morfologiche, sintattiche e lessicali che lo allontanano decisamente dall'italiano. Come lingua scritta, il piemontese č usato sin dal secolo XII, ma una vera koinč si sviluppa soltanto nel Seicento, etą che segna la nascita di una letteratura a carattere nazionale, la quale abbraccia poco alla volta tutti i generi, dalla lirica al romanzo, alla tragedia, all'epica, ecc. Nel Novecento si č sviluppata una prosa critica e scientifica di livello assai elevato.

La grafia piemontese affonda le proprie radici nella tradizione settecentesca; nell'ultimo secolo ha potuto godere i frutti di una pił precisa e completa standardizzazione, che ha dato un contributo notevole alla stabilitą ed all'unitą della lingua, che in ogni modo patisce l'influenza dell'italiano e rischia di sparire nel secolo XXI, a meno che non si intervenga con delle misure serie per garantirne la tutela.

CULTURA E TRADIZIONI - La cultura e le tradizioni del Piemonte sono quelle tipiche di un paese alpino e prealpino, e perciņ molto diverse da quelle dei popoli cosiddetti mediterranei; il patrimonio di favole e leggende si riferisce spesso all'inverno lungo e ghiacciato tipico della nostra terra, ed alle montagne, popolate di demoni, streghe, folletti, ed č gravido di un senso del destino e di una tristezza esistenziale che tuttavia non si traducono mai in fatalismo. Le canzoni popolari della tradizione piemontese sono severe e malinconiche, pił narrative che liriche, e si rifanno spesso a fatti storici; le musiche da ballo sono allegre e veloci. Gli strumenti musicali tradizionali sono la ghironda, la fisarmonica, la cornamusa, la mandola, il violino, numerosi strumenti a corda pizzicata nonché molti flauti.

La cucina piemontese č assai ricca di prelibatezze. Sono molto apprezzati le carni, la pasta e i piatti a base di funghi (soprattutto tartufi). Molto varia č anche la produzione di dolci. I piemontesi producono e bevono molte qualitą di vini ritenuti tra i migliori del mondo; inoltre č diffusa l'abitudine di bere birra (Torino č la cittą dello Stato italiano con il pił alto numero di birrerie, e a Biella si produce da 150 anni una lager apprezzata non solo in Europa).


--------------------------------------------------------------------------------

L'ECONOMIA PIEMONTESE

In Piemonte si possono trovare attivitą economiche assai diverse una accanto all'altra. La campagna č sottoposta a colture differenti (granoturco, grano ed altri cereali, piante da frutto) o lasciata a pascolo per l'allevamento degli animali (bovini e ovini) da carne o da latte, che d'estate salgono agli alpeggi. Una volta era diffuso l'allevamento dei bachi da seta. Caratteristico del Vercellese e del Novarese č il riso. I vini piemontesi (barolo, barbera, barbaresco, moscato, dolcetto, nebiolo, grignolino, bonarda...) sono tra i migliori del mondo. Unitamente alla cucina, ricca e varia, si č sviluppato il turismo enogastronomico del Monferrato e delle Langhe (pensiamo soltanto al tartufo d'Alba e di Asti). La proprietą della terra č pił che altro del contadino che la lavora. Č assente la grossa proprietą privata a coltura estensiva, come il latifondo dell'Italia meridionale. Č presente sia la piccola che la grande industria, da quella a conduzione familiare alle multinazionali. L'industria si č insediata alle pendici delle montagne per sfruttare la forza idrica: metallurgia nel Canavese, tessile a Biella. Intorno a Torino si sono sviluppate grosse industrie tessili, chimiche e metalmeccaniche (perlopił legate al settore automobilistico), ma in tutto il Piemonte l'industria č diffusa capillarmente. Le telecomunicazioni e l'industria informatica italiane, nonostante i ricorrenti periodi di crisi, sono nate in Piemonte.


--------------------------------------------------------------------------------
STŅRIA 'D PIEMONT

Ėl teritņri corėspondent al Piemont d'ancheuj a l'era abitą da 'd popolassion d'adoss selt-lģgur, ch'a son ėstąite romanisą pņch pėr vira a ancaminé dal sécol II anans Gesł Crist. Vąire sitą 'd nņst Pais a goerno d'arlichie amportante dėl temp ėd la dominassion roman-a. Ėl Piemont a l'ha sufrģ ij ravage ėd vąire gent germąniche (Visigņt, Burgond, Ostrogņt, Langobard e v. f.), e as é caraterisasse ant l'ąuta Etą 'd Mes coma na sņrt ėd serniera o 'd tredunion antra 'l regn dij Langobard e col dij Franch.

L'amportansa dij passage alpin a l'é stąita un fator determinant pėr la formassion ėd l'identitą piemontčisa. Arlongh a le valade e a le stra ch'a men-o an Fransa e an Italia as costituisso 'd faldąu potent e 'd comun-e; a l'é costa-sģ l'época ch'a fą soa aparission ėl nņm Piemont ant ij document ėstņrich. Dėl 1418 a ven costituģ 'l Prinsipą 'd Piemont. Ant la prima mitą dėl sécol XVI ėl Pais a dventa 'n camp ėd bataja, e la pest e ij sacage dj'armade strangere a ruvo a bloché scasi 'd pianta la vita coltural; tutun, con l'artorn dėl duca 'd Savņja e con ėl tramud ėd la capital dl’Ėstat sabąud da Chambéry a Turin as anandia n'etą neuva, che la consiensa nassional piemontčisa as fą viaman pģ ancreusa e fņrta. Tut ėl sécol XVII a vėdd la chėrsła dl'amportansa e dla potensa 'd Piemont, ch'a pija sempe pģ ij carąter ėd na pcita nassion gueriera ch'a combat pėr soa survivensa, mnassą pģ che tut da la Fransa. Ėl Setsent a l'é conėssł coma 'l sécol d'ņr ėd la siviltą piemontčisa: le doe gloriose vitņrie 'd Turin (1706) e dl'Assiėtta (1747) a slegerisso la situassion militar e a pėrmėtto na fioridura fiamenga 'nt ėl camp ėd la literatura e dl'art, dėdlą, bin sigur, ėd n'ameliorassion dla situassion econņmica. Turin, da capital ducal, a dventa capital d'un regn. Anver la fin d'ės perģod, antėrompł da la Rivolussion fransčisa, a pija forma 'l debat an sla lenga, e 'l piemontčis a ruva a 'n pass da l'ufissialisassion. Ma dėl 1796 Napoleon a vincc l'armada piemontčisa, e dėl 1802 ėl Piemont a l'é anėttł a la Fransa. L'anession a l'é mal sufrģa dai Piemontčis, ch'a la vivo coma 'n soprus: a-i nass vąire moviment d'arvira contra j'ocupant. Apress la derota 'd Napoleon e l'artorn dėl rč, l'élite inteletual piemontčisa a ambrassa la cąusa dl'unitą italian-a, ch'a ruva dėl 1861 apress na serie 'd gučre. Con la formassion dėl regn d'Italia ėl Piemont a perd soa amportansa, la lenga as coromp e la literatura a ven provinsial; ij Piemontčis as treuvo 'd bņt an blan a passé da la condission ėd sitadin ėd n'ėstat rėspetą e fņrt a abitant ėd na region periférica d'un regn neuv e pien ėd contradission e 'd sagrin.

Dėl 1864 Turin a perd sņ rņl ėd capital, e a comensa l'euvra sistemątica ėd dėstrussion ėd la coltura e dla siviltą piemontčise, ch'a va anans ancora ancheuj. Ant ėl sécol XX ėl Piemont as trasforma ant na region industrial; apress la sconda gučra mondial l'inmigrassion italian-a massissa (dzortut da le region dėl Mesdģ) a bolvėrsa ‘l Pais, an autėrand soa fisonomģa social e an dasand un contribł pa pcit a l'arcal dėl nłmer dij locutor ėd la lenga piemontčisa, che ancheuj a tribula a tiré anans, almanch ant le sitą grande, combin che 'l but ėd l’Ėstat italian, visadģ col ėd ranchela arčis a sia leugn d'esse stąit otnł. Ėl Piemont d'ancheuj a l'é 'n pais blėssą ma nen mņrt, e a son vąire le marche 'd n'arnassensa coltural e lenghģstica ch'a lasso speré 'nt n'avnģ manch sombr; ma a venta nen dėsmentié che la region a peul fé fiusa ansima gnun-a forma d'autonomģa o d'autogovern, e che l'opression econņmica e coltural ėd l’Ėstat sentralista italian a l'é sempe fņrta com tut.


--------------------------------------------------------------------------------

GEOGRAFģA 'D PIEMONT

La Region Piemont a coata na surfassa 'd 25.000 kmq, con un pņ ‘d pģ che 4 milion d'abitant. A l'é organisą an eut provinse (Ast, Biela, Coni, Lissandria, Novara, Turin, Vėrsčj e Verban-Cus-Ņssola, con capleu Verbania). A randa dla capital Turin che con le comun-e d'antorn a passa un milion e mes d'abitant, tut ėl Piemont a vėddd la popolassion distribuģa an manera uniform, an vąire sitą, paģs e borgią. Sossģ a l'ha mną a 'n fņrt sens cģvich e d'identitą local. Ij termo ‘d Piemont a son marcą a mesaneuit e a ponent da j'Alp ch'a toco e a peulo passé ij 4.000 méter (Rņsa, Gran Paradis, Rociamlon, Monvis...). A mesdģ j'Apenin a son pģ sėrvaj ma da gią ch'a son nen tant ąut l'aria cąuda dėl mar a ruva an sle pian-e e sij brich piemontčis. Ėl finage oriental a cor arlongh Tėsin. Le montagne a son tają da ‘d valade larghe e pėrfonde ch'a men-o a 'd cņj e a 'd passage (Monzėnčiver, Monsnis, Cņl ėd Tenda, Sempion) ch'a l'é belfé passé an Fransa e an Svģssra. Le montagne a chito d'ės-ciat ant la pianura, da la tčra druva. L'Apenin a séghita ant le colin-e dle Langhe e dėl Monfrą. Ij fium (Pņ, Tane, Sesia, Tėsin, Dņira, Deura, Tņss, Bormia, Stura...) a son ėsgnor d'eve e soa portą a l'é regolar. La fassa pedemonta-a a l'é pontiną da 'd lagh cit o grņss d'orģgin glacial (Lagh Magior, Lagh d'Ņrta, Lagh dėl Vivron...). Le precipitassion a son regolar an tuta l'anada, con soa ponta pģ ąuta 'd prima e pģ bassa d'istą. Ėl clima a l'é continental, ma l'invern e l'istą a son mincatant temprą dai vent cąud ch'a ruvo da ponent e dal mar, ch'a fan ven-e sclint ėl cel.


--------------------------------------------------------------------------------

LENGA, COLTURA E TRADISSION

LENGA - Ėl piemontčis a l'é na lenga neolatin-a ossidental motobin davzin-a al fransčis e a l'ossitan, e a costituiss la mira 'd passage antra ij parlé galitąlich ėd l'Italia dėl Nņrd e le lenghe galromanze. As caraterisa pėr la richėssa dėl consonantism tan 'ma dėl vocalism, pėr soe particolaritą morfolņgiche, sintątiche e lessicaj ch'a lo slontan-o an manera decisa e ancreusa da l'italian.

Coma lenga scrita, ėl piemontčis as dņvra fin-a dal sécol XII, ma na veritąbil koinč as dėsvlupa mach ant ėl Sessent, n'etą ch'a marca la nassensa 'd na literatura a carąter nassional ch'a toca pņch pėr vira tłit ij géner, da la lģrica al romanz, a la tragedia, a l'épica,e v.f.

Ant ėl Neuvsent a l'é dėsvlupasse 'dcņ na prņsa crģtica e sientģfica 'd livel bin ąut. La grafģa piemontčisa a fonga soe rčis ant la tradission dėl Setsent; an nņst sécol a l'ha avantagiasse 'd na standardisassion pģ precisa e completa ch'a l'ha dąit un contribł pa pcit a la stabilitą e a l'unitą dla lenga, che comsģa a seufr l'anfluensa dl'italian e a arziga 'd dėsparģ 'nt ėl sécol XXI, foravģa ch'as antėrven-a con dė mzure seriose pėr garantine la tła.

COLTURA E TRADISSION - La coltura e le tradission ėd Piemont a son cole tģpiche d'un pais alpin e prealpin, e donch diferente 'd pianta da cole dij pņpoj ansidit mediteran; ėl patrimņni 'd fąule e legende as arferiss soens a l'invern longh e giassą tģpich ėd nņsta tčra e a le montagne, popolą 'd dimņni, masche, sarvan e a l'é pėrgn d'un sens dėl destin e 'd na tristor esistensial ch'as viro tutun mai an fatalism. Le canson popolar ėd la tradission piemontčisa a son severe e malinconiose, narative pģ che lģriche, e a armonto soens a 'd fąit ėstņrich; le młsiche da bal a son alegre e degordģe. J'ėstrument musicaj tradissionaj a son la viņla dij bņrgno, la fisa, la piva, la mandņla, 'l violin, vąire sņrt d'ėstrument a cņrda pėssią e vąire flute.

La cusin-a piemontčisa a l'é motobin ėsgnora 'd galuparģe; a son motobin apressią le carn, la pasta e ij piat a base 'd bolč (dzortut le trģfole). Motobin varią a l'é 'dcņ la produssion ėd doss. Ij Piemontčis a produvo e bčivo vąire qualitą 'd vin ch'a son tra ij mej dėl mond; a l'é 'dcņ spantią la costuma 'd bčive 'd bira (Turin a l'é la sitą dl’Ėstat italian con ėl nłmer pģ ąut ėd birarģe, e a Biela as produv da sentsinquanta agn na bionda apressią nen mach an Eurņpa).


--------------------------------------------------------------------------------

L'ECONOMģA PIEMONTČISA

An Piemont as peul trovesse d’ativitą ecomņmiche franch diferente un-a a randa dl'ąutra. La campagna a ven travają con 'd colture varią (melia, gran e ąutri cereaj, piante da fruta) o lassą a pra bin cudģ pėr l'anlev dle bes-ce (vache e fčje) da carn o da ląit, che d'istą a monto an sj'alp. Un bņt a l'era spantią l'anlev dij bigat pėr la seda. Caraterģstich dėl Vėrslčis e dėl Novarčis a l'é 'l ris. Ij vin piemontčis (Bareul, Barbera, Barbaresch, Moscą, Dossčt, Nebieul, Grignolin, Bonarda...) a son an tra ij mej dėl mond. Ansema a la cusin-a, sgnora e varia, a l'han dąit l'andi al torism enogastronņmich dėl Monfrą e dle Langhe (pensoma mach a la trģfola d'Alba e d'Ast). La proprietą dla tčra a l'é pģ che d'ąutr dėl paisan ch'a la travaja. A manca la grņssa proprietą privą a coltura estensiva, coma 'l latifond dl'Italia meridional. J'industrie a son tan cite che grņsse: da cole a condussion familiar rivoma a ‘d multinassionaj. L'industria a l'é anandiasse ai pé dle montagne pėr dovré l'eva: metalłrgica ant ėl Canavčis, téssil a Biela. D'antorn a Turin a son dėsvlupasse grņsse industrie téssij, chģmiche e metalmecąniche (pģ che d'ąutr automobilģstiche), ma an tut ėl Piemont l'industria a l'é pro spantią. Le telecomunicassion e l'industria informątica, bele che con 'd perģod ėd crisi, an Italia a l'han piją l'andi d'an Piemont.


--------------------------------------------------------------------------------

Tratto dal sito

www.gioventurapiemonteisa.net

Dragonball (POL)
10-03-02, 22:21
Originally posted by AIACE TELAMONIO
Nel secolo XX il Piemonte si trasforma in una regione industriale; dopo il secondo conflitto mondiale la massiccia immigrazione italiana (soprattutto dal Sud) sconvolge il nostro Paese, alterandone la fisionomia sociale e dando un contributo non esiguo alla diminuzione del numero dei parlanti la lingua piemontese, che oggi fa fatica a sopravvivere, almeno nelle grandi cittą, nonostante che lo scopo dello Stato italiano, cioč sradicarla del tutto, sia lontano dall'esser stato raggiunto. Il Piemonte odierno č un Paese ferito ma non morto, e i segni di una rinascita culturale e linguistica che lasciano sperare in un futuro meno fosco sono parecchi, ma non bisogna dimenticare che la regione non puņ fare affidamento su alcuna forma di autonomia o di autogoverno, e che l'oppressione economica e culturale dello Stato centralista italiano č sempre fortissima.


E il colpo di grazia sta arrivando(come in tutte le regioni del Nord) dall'immigrazione marocchina/africana che per forza,sta volta,cambiera' in modo INDELEBILE la regione.
Poer Piemont,poera Lombardia,poer Veneto...poera Padania!!! :( :( :(

11-03-02, 02:05
Originally posted by Dragonball



E il colpo di grazia sta arrivando(come in tutte le regioni del Nord) dall'immigrazione marocchina/africana che per forza,sta volta,cambiera' in modo INDELEBILE la regione.
Poer Piemont,poera Lombardia,poer Veneto...poera Padania!!! :( :( :(

su su.. cancelliamo...... questo non č ideologicamente educativo....:lol :lol :lol

AIACE TELAMONIO
11-03-02, 15:24
Originally posted by Dragonball



E il colpo di grazia sta arrivando(come in tutte le regioni del Nord) dall'immigrazione marocchina/africana che per forza,sta volta,cambiera' in modo INDELEBILE la regione.
Poer Piemont,poera Lombardia,poer Veneto...poera Padania!!! :( :( :(

E soprattutto ...povera Italia...:(

17-02-03, 23:50
Originally posted by AIACE TELAMONIO
E soprattutto ...povera Italia...:(

non esiste......

Wyatt Earp
28-10-03, 23:22
Originally posted by
non esiste......

Una curiositą...
Sul dizionario Piemontese del Gianfranco Gribaudo,del 1972 alla voce ITALIAN si legge
"italiano,cosģ erano detti prima della I guerra mondiale dai Piemontesi tutti gli abitanti della penisola a sud dell'appennino".

Giusto per la cronaca
Saluti Padani

Goliat
06-01-05, 02:01
Questa non la sapevo, e ringrazio dell'informazione, ma una cosa va capita: l'immigrazione non č nemica nč dell'Italia, nč del Piemonte, nč di Torino, nč di qualsiasi altra cosa.

Certo l'immigrazione ha i suoi risvolti negativi, ma anche positivi: come ho detto altrove, bisogna prendere in considerazione tutt'e due le parti.

Goliat

Wyatt Earp
06-01-05, 22:08
Originally posted by Goliat
Questa non la sapevo, e ringrazio dell'informazione, ma una cosa va capita: l'immigrazione non č nemica nč dell'Italia, nč del Piemonte, nč di Torino, nč di qualsiasi altra cosa.

Certo l'immigrazione ha i suoi risvolti negativi, ma anche positivi: come ho detto altrove, bisogna prendere in considerazione tutt'e due le parti.

Goliat

Di sicuro l'immigrazione che stiamo subendo e che abbiamo subito noi Piemontesi č negativa e nemica.
Una immigrazione controllata č un conto ma cosģ...non venire a dirmi che porta palazzo di oggi č un esempio di ottima integrazione e immigrazione?
L'immigrazione č negativa č nemica quando gli immigrati vogliono comandare e imporsi,far cancellare i nostri usi,tradizioni e anche lingue con le loro.
Il problema č quando non si volgiono integrare...loro vengono in Piemonte?bene,cominciano a imparare l'italiano e perchč no il Piemontese,aggiungo io...lo insegnino ai loro figli soprattutto.
E non fare come l'imam di Torino,di cui non ricordo il nome,che si permette di dire in pubblico frasi come "con le vostre leggi vi sottometteremo,con le nostre vi domineremo" ma soprattutto non si dovrebbero permettere di sparlare contro i Torinesi,brutti,freddi e antipatici...dovrebbe venire espulso uno immediatamente uno cosģ.
Saluti Padani

Goliat
07-01-05, 01:39
Ti dirņ:
Non č intenzione degli immigrati, al di lą della loro provenienza, venire in Piemonte per comandarci o imporsi a noi. Tanto meno dobbiamo averla noi questa intenzione!
Poi, come ho gią detto, le eccezioni ci sono, bisogna parlarne, ma dare importanza anche al resto, che poi č "il grosso".
Che Porta Palazzo sia come sia lo sappiamo bene tutti, e come dici tu, non č certo un bell'esempio di integrazione; ma prima di tutto ci deve essere un'attivitą nostra, che siamo gią integrati, ad aiutarli a questo pro. Poichč non č sempre cosģ, a livello nazionale e non ad esempio abbiamo un partito che per eccellenza non sembra percepire tale ragionamento.
Quando dici che sarebbe un bene che avessero fatta propria almeno una parte della lingua italiana, ti dņ ragione, ma se parli del Piemontese... no: mi spiego meglio.
Non che sia un bene, ma il Piemontese ormai č in estinzione, di gente della mia etą (17) che lo conosce ne ho visti due; anche solo la generazione dei miei genitori (50) non č molto colta in proposito.
Come possiamo noi pretendere dagli altri qualcosa che noi stessi non sappiamo?
E' questa frase č il concetto di base su cui si basa il mio punto di vista.
Come per un bambino deve essere il genitore ha insegnare portando l'esempio, cosģ dobbiamo fare noi che vogliamo l'integrazione.
Questa per me č una regola base.

Ps: cosa intendevi di preciso con questa frase? "Di sicuro l'immigrazione che abbiamo subito..."

Goliat

Wyatt Earp
07-01-05, 22:36
Originally posted by Goliat
Quando dici che sarebbe un bene che avessero fatta propria almeno una parte della lingua italiana, ti dņ ragione, ma se parli del Piemontese... no: mi spiego meglio.
Non che sia un bene, ma il Piemontese ormai č in estinzione, di gente della mia etą (17) che lo conosce ne ho visti due; anche solo la generazione dei miei genitori (50) non č molto colta in proposito.

Ps: cosa intendevi di preciso con questa frase? "Di sicuro l'immigrazione che abbiamo subito..."

Goliat

Se te mi parli di Torinio,ti dņ ragione...la lingua Piemontese č in estinzione,ma se fai un giro in provincia(io vivo nel Canavese) fortunatamente la situazione č totalmente diversa.
Da me non č una novitą sentire bambini,ragazzini che lo parlano.Tu lo parli?e se no...perchč?
Poi,basterebbe fare come fanno nei paesi normali europei,dove le lingue regionali vengono insegnate nelle scuole,esistono televisioni e programmi radio totalmente nelle lingue regionali.
Solamente in questo ridicolo paese le lingue regionali fanno paura!che schifo...

Con la mia frase da te riportata intendevo dire che l'immigrazione di massa che abbiamo subito non ci ha aiutato,ma danneggiato.Vedasi ad esempio a Torino con la lingua Piemontese...oppure con la criminalitą organizzata mafiosa che abbiamo...sia quella italiana che oggigiorno quella extracomunitaria.
Saluti Padani

P.S. ancamina a parlalo 'l Piemontčis...it vedras ch'a sparisrą mai!

Goliat
08-01-05, 01:05
No, il Piemontese non lo parlo, e un po' me ne vergogno. Il motivo? Si potrebbe dire semplicemente che non mi č stato insegnato, il che č vero, ma la vera ragione č che non entrando in contatto con gli ambienti dove lo si parla, sia in famiglia che all'esterno, non necessito di questa conoscenza.
Poi per caritą, č da stupidi voler imparare solo lo stretto necessario, ma senza dubbio ho altre urgenze, altri studi che hanno la precedenza sul Piemontese.
Se lo insegnassero a scuola? Sarei d'accordo. A pensarci bene, anche se hanno importanze diverse, č una vergogna non conoscere la "lingua" dei posti in cui si vive, e conoscere l'inglese.
Il problema č che con il bellissimo Governo con cui ci troviamo, la scuola pubblica ha meno fondi, ed č ovvio che nelle scuole si dia la precedenza all'Educazione Fisica, all'Inglese, ora che i fondi sono diminuiti, poiché sono materie pił importanti dal punto di vista lavorativo e internazionale oltre che la crescita fisica dell'individuo(infatti č da notare che le materie che ho preso da esempio sono, per chi le vuole, a pagamento nelle scuole elementari), piuttosto che lasciare spazio a materie "meno urgenti".
Poi č verissimo che quando (aimč passato) i fondi c'erano, non c'č stata l'introduzione di questa materia.

ancamina a parlalo 'l Piemontčis...it vedras ch'a sparisrą mai!
Su questo son d'accordo! ;)

Wyatt Earp
09-01-05, 22:37
Originally posted by Goliat
1)No, il Piemontese non lo parlo, e un po' me ne vergogno. Il motivo?


2)Il problema č che con il bellissimo Governo con cui ci troviamo, la scuola pubblica ha meno fondi, ed č ovvio che nelle scuole si dia la precedenza all'Educazione Fisica, all'Inglese, ora che i fondi sono diminuiti, poiché sono materie pił importanti dal punto di vista lavorativo e internazionale oltre che la crescita fisica dell'individuo(infatti č da notare che le materie che ho preso da esempio sono, per chi le vuole, a pagamento nelle scuole elementari), piuttosto che lasciare spazio a materie "meno urgenti".
Poi č verissimo che quando (aimč passato) i fondi c'erano, non c'č stata l'introduzione di questa materia.

ancamina a parlalo 'l Piemontčis...it vedras ch'a sparisrą mai!
Su questo son d'accordo! ;)


1)Comincia adesso...non č mai troppo tardi.Comincia con le canzoni dei "Farinej 'dla Brigna"...impari e ti diverti:)

2)No,non č quello il problema. Non č colpa di questo governo o di quello precedente.La colpa č di noi Piemontesi che non ci interessiamo al Piemontese.
Io da quest'anno insegno la nostra bella lingua,ho cominciato con un classe,una terza elementare.E sai che il vero problema č che se da domani l'insegnamento diventasse obbligatorio...mancherebbero gli insegnanti?
E l'esempio di questo lo sei purtroppo te.Ma lo sai che la letteratura Piemontese č vecchia di mille anni...lo sai che abbiamo centinaia di poeti,del 1500,1600,1700,ecc.Perchč noi Piemontesi siamo cosģ stupidi da ignorare questa nostra storia?Perchč nelle scuole non ci parlano mai di questi autori?
E io queste cose le so da pochi anni,da quando ho cominciato a frequentare i corsi di nņste rčis a Torino.
Altro problema...le associazioni culturali...poche e divise,troppo occupate a litigarsi i pochi soldi che i vari governi concedono alla nostra cultura.
E anzi,in Piemonte la Lega ha spinto molto per il Piemontese...anche a Torino cittą.Il problema č che la giunta non sente da quell'orecchio.Purtroppo se alla destra(tolta la lega) poco importa delle lingue locali...alla sinistra interessa di pił dare soldi per far fare corsi di arabo ai vigili e far stampare avvisi in tutte le lingue meno che il Piemontese...e non costerebbe niente aggiungere una frase nella nostra amata lingua.

Saluti Padani

Wyatt Earp
09-01-05, 22:57
Originally posted by Goliat
ancamina a parlalo 'l Piemontčis...it vedras ch'a sparisrą mai!
Su questo son d'accordo! ;)

Alora date n'andi;)
Salut

Mossone
01-12-06, 17:22
Scrivi: "Dopo la disfatta di Napoleone ed il ritorno del re, l'élite intellettuale piemontese abbraccia la causa dell'unitą italiana, che sopraggiunge nel 1861 dopo una serie di guerre."

Con queste due righe, si liquida il 95 % del Risorgimento Italiano.
Non hai certo reso un buon servizio al Piemonte e a Casa Savoia con la tua Storia del Piemonte!

w il re

Mensy89
02-12-06, 05:39
che pistola!

Gregor Avio
12-07-07, 17:19
1)Comincia adesso...non č mai troppo tardi.Comincia con le canzoni dei "Farinej 'dla Brigna"...impari e ti diverti:)

2)No,non č quello il problema. Non č colpa di questo governo o di quello precedente.La colpa č di noi Piemontesi che non ci interessiamo al Piemontese.
Io da quest'anno insegno la nostra bella lingua,ho cominciato con un classe,una terza elementare.E sai che il vero problema č che se da domani l'insegnamento diventasse obbligatorio...mancherebbero gli insegnanti?
E l'esempio di questo lo sei purtroppo te.Ma lo sai che la letteratura Piemontese č vecchia di mille anni...lo sai che abbiamo centinaia di poeti,del 1500,1600,1700,ecc.Perchč noi Piemontesi siamo cosģ stupidi da ignorare questa nostra storia?Perchč nelle scuole non ci parlano mai di questi autori?
E io queste cose le so da pochi anni,da quando ho cominciato a frequentare i corsi di nņste rčis a Torino.
Altro problema...le associazioni culturali...poche e divise,troppo occupate a litigarsi i pochi soldi che i vari governi concedono alla nostra cultura.
E anzi,in Piemonte la Lega ha spinto molto per il Piemontese...anche a Torino cittą.Il problema č che la giunta non sente da quell'orecchio.Purtroppo se alla destra(tolta la lega) poco importa delle lingue locali...alla sinistra interessa di pił dare soldi per far fare corsi di arabo ai vigili e far stampare avvisi in tutte le lingue meno che il Piemontese...e non costerebbe niente aggiungere una frase nella nostra amata lingua.

Saluti Padani
Permetti l'intromissione? Quando ad Asti c'era la giunta di sinistra, perņ avevano istituito un programma in collaborazione con la Regione per l'introduzione del Piemontese nelle scuole, si chiamava " Arbut".

vingolsudest
01-01-08, 16:55
Una informazione ma ch lingua piomentese vorreste insegnare a Novara? A me risulta che non esista una lingua piemontese! Probabilmente voi vorreste che il torinese prevalesse sulle varie parlate locali che si differenziano molto anche tra paesi molto vicini. Non sarebbe una forma di colonialismo? In piccolo ma colonialismo? Ai Walser che cosa vorreste insegnare? Il piemontese che non c'č? A Casale Monferrate insegnereste il piemontese o il monferrino che sono parecchio differenti? Lasciamo che ognuno coltivi le sue glorie locali ma non facciamo delle inutili bataglie di retroguardia cercando di distruggere ciņ che si č fatto e anche di molto bene in 150 anni di storia in comune con grandissima parte del resto d'Italia!

Gregor Avio
13-01-08, 12:27
Una informazione ma ch lingua piomentese vorreste insegnare a Novara? A me risulta che non esista una lingua piemontese! Probabilmente voi vorreste che il torinese prevalesse sulle varie parlate locali che si differenziano molto anche tra paesi molto vicini. Non sarebbe una forma di colonialismo? In piccolo ma colonialismo? Ai Walser che cosa vorreste insegnare? Il piemontese che non c'č? A Casale Monferrate insegnereste il piemontese o il monferrino che sono parecchio differenti? Lasciamo che ognuno coltivi le sue glorie locali ma non facciamo delle inutili bataglie di retroguardia cercando di distruggere ciņ che si č fatto e anche di molto bene in 150 anni di storia in comune con grandissima parte del resto d'Italia!
In realtą esiste un nocciolo comune, riconosciuto dall'Unione europea ma non dalla Repubblica italiana. Mi risulta che si possa considerare "Lingua piemontese" le parlate comprese fra torinese, cuneese ed astigiano, le altre differenzazioni sarebbero considerate come "dialetti" interni. Per quel che riguarda il novarese, effettivamente č una parlata molto pił lombarda, mentre per i Walser č tutta un'altra questione, si tratta di una lingua autonoma.

sir_Shafford
11-02-08, 20:28
In realtą esiste un nocciolo comune, riconosciuto dall'Unione europea ma non dalla Repubblica italiana. Mi risulta che si possa considerare "Lingua piemontese" le parlate comprese fra torinese, cuneese ed astigiano, le altre differenzazioni sarebbero considerate come "dialetti" interni. Per quel che riguarda il novarese, effettivamente č una parlata molto pił lombarda, mentre per i Walser č tutta un'altra questione, si tratta di una lingua autonoma.



tolta la parte del novarese per il resto il piemontese ha solo piccole varianti che permettono comunque a un piemontese di cuneo di capirsi benissimo con uno di ivrea ad esempio. Tra l'altro pochi lo sanno, ma il piemontese č riconosciuta come lingua anche dalla regione piemonte ed č persino nella lista di lingue minoritarie europee stilata dall'unione e se non sbaglio anche da altri organismi internazionali. Poi comunque tutte le lingue locali hanno delle varianti, persino i baschi hanno dovuto unificare il basco prima di insegnarlo. Ma loro hanno mantenuto un'identitą che noi non abbiamo pił gią da molto tempo.Un tempo il piemonte era una nazione a se (e non era considerato italia tra l'altro, seppur quel termine avesse una connotazione pił che altro geografica), tra l'altro molto pił vicina al mondo francese che non a quello peninsolare-mediterraneo. La lingua culturale era il francese, non il toscano (italiano) che era lingua straniera, e la gente parlava in piemontese, affiancato al provenzale nella valli occitane. Questo purtroppo ce lo tengono nascosto..
Pochi sanno che dopo l'"unitą" e lo spostamento della capitale a roma ci furono delle sanguinose rivolte di gente che non voleva cessare di "essere piemontese" a favore della neonata identitą peninsolare. L'italia la fecero i regnanti del piemonte č vero (non il popolo piemontese a cui nessuno chiese un parere..) ma nel giro di pochi decenni se ne impossessarono gli italiani del sud che occuparono tutte le cariche pubbliche e statali, e l'italia come č sotto ai nostri occhi ogni giorno č diventata un grande meridione. Bisogna anche ringraziare i capitalisti piemontesi (Pecore e Agnelli in primis) che hanno pensato solo ai loro profitti fregandosene altamente dell'identitą della loro terra, e anzi, affossando con il loro potere mediatico e sull'opinione pubblica qualsiasi movimento identitario e autonomista che si sia affacciato sulla scena subalpina negli ultimi 50 anni..il piemonte non esiste pił, ormai siamo solo italiani pasta pizza e mandolino...CHI E' CAUSA DEL SUO MALE PIANGA SE STESSO...

sir_Shafford
11-02-08, 21:01
Lasciamo che ognuno coltivi le sue glorie locali ma non facciamo delle inutili bataglie di retroguardia cercando di distruggere ciņ che si č fatto e anche di molto bene in 150 anni di storia in comune con grandissima parte del resto d'Italia![/quote]

cioč?????????

io so solo che da rispettato popolo europeo che eravamo con l'italia siamo diventati terroni d'europa, membri di un paese che all'estero fa ridere tutti e che ovunque č identificato con la mafia, la pizza e il mandolino..cose molto piemontesi...se l'italia si fosse fermata al massimo alla toscana mi sarebbe anche potuta andare bene, ma cosi no, ha inglobato popolazioni che mai nulla hanno avuto a che fare con il nostro popolo ed č innegabile che ci siamo fatti mediterraneizzare, snaturare completamente e che la nostra cultura e identitą sia stata annientata.

p.s. il monferrino č piemontese..che lo chiami torinese, monferrino, canavesano, e cosi vią č sempre la stessa lingua con piccole varianti locali..

Gregor Avio
18-02-08, 11:46
Prove lapalissiane dell'integritą della lingue piemontese:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_piemontese

Posse
29-07-08, 11:24
Una informazione ma ch lingua piomentese vorreste insegnare a Novara? A me risulta che non esista una lingua piemontese! Probabilmente voi vorreste che il torinese prevalesse sulle varie parlate locali che si differenziano molto anche tra paesi molto vicini. Non sarebbe una forma di colonialismo? In piccolo ma colonialismo? Ai Walser che cosa vorreste insegnare? Il piemontese che non c'č? A Casale Monferrate insegnereste il piemontese o il monferrino che sono parecchio differenti? Lasciamo che ognuno coltivi le sue glorie locali ma non facciamo delle inutili bataglie di retroguardia cercando di distruggere ciņ che si č fatto e anche di molto bene in 150 anni di storia in comune con grandissima parte del resto d'Italia!


In effetti quando si parla di piemontese si parla pił che altra della lingua parlata a Torino e dintorni e la lingua di koiné piemontese si dovrebbe basare proprio sul dialetto del capoluogo. Forse sono d'accordo che bisognerebbe valorizzare di pił le singole parlate locali, anche perché dire che in Piemonte si parla un dialetto grosso modo simile per tutti non č vero, anzi. Si puņ forse affermare che il Piemonte č linguisticamente pił variegato di altre regioni.
Con questo non si vuole dire che si parlano delle lingue completamente diverse nelle varie provincie (escludendo le parlate walser e provenzali) ma č indubbio che il piemontese di Torino non č lo stesso di Novara (dove gią si parla un dialetto di transizione col lombardo) o del Monferrato (che pure puņ essere considerato come una variante del torinese o piemontese); il dialetto valsesiano non č lo stesso di quello di Novi Ligure (fortemente influenzato dal genovese), né quello di Tortona (dove si riscontrano elementi lombardi ed emiliani). Io sono dell'Ossola e il mio dialetto non solo č molto diverso dal torinese ma anche da quello del Lago Maggiore (che risente maggiormente dell'influenza lombarda). Come vedete anche nel raggio di pochi kilometri si possono ricontrare differenze consistenti.
Certo se poi vogliamo considerare il piemontese come gruppo di idiomi affini a quelli del capoluogo si puņ bene estendere il dominio piemontese alle provincie di Torino, Asti e Cuneo; pił differenziati ma egualmente "piemontesi" i dialetti delle provincie di Biella, di Vercelli e parte di quella di Alessandria (capoluogo incluso, esclusi invece Novese, Ovadese e Tortonese); comunemente escluse da questo gruppo le provincie di Novara e VCO (anche se per la precisione bisognerebbe dire che la parte occidentale della provincia di Novara parla ancora un dialetto pienamente ascrivibile al piemontese, cosģ come dialetti di transizione col lombardo possono essere ancora considerati il novarese, il cusiano e l'ossolano).