caracalla
11-03-02, 00:07
Proteste dall’Academy: silenzio sul razzismo del Nobel, boicotteremo Russell Crowe
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - Una splendida mente? Forse, ma anche un incallito antisemita che odiava gli ebrei e lo Stato di Israele, ritenendoli la fonte di tutti i mali. Rimbalzata sulle pagine dei giornali da Hollywood a Sydney e da New York a Londra, la scomoda verità sul genio matematico John Nash sembra avere compromesso irreparabilmente la corsa all’Oscar di «A Beautiful Mind».
Il film sullo scienziato schizofrenico tratto dall’omonimo bestseller di Sylvia Nasar ha ricevuto ben 8 nomination, tra cui quelle di «miglior film», «miglior regista» e «miglior attore». Ma secondo gli addetti ai lavori potrebbe tornare a casa a mani vuote dalla «Notte delle stelle» che si svolgerà il prossimo 24 marzo allo Shrine Auditorium di Los Angeles.
Con l’avvicinarsi della fatidica scadenza - le schede dei membri votanti dell’Academy debbono arrivare non oltre il 19 marzo - un numero crescente di registi, attori e produttori avrebbero deciso di sbarrare la strada al film diretto da Ron Howard e interpretato da Russell Crowe, fino a ieri uno dei super favoriti. «Perché mai dovrei premiare uno che odia gli ebrei? - è sbottato un veterano della mecca del cinema in un’intervista al «Drudge Report» -. Sono ebreo e la gente come lui mi da il voltastomaco».
Altrettanto caustico il sociologo David Raindorf. «Dopo essere uscito dal tunnel della malattia Nash avrebbe potuto pentirsi e ritrattare - spiega - e invece non l’ha mai fatto». Nell’occhio del ciclone sono alcuni passaggi del libro, accortamente lasciati fuori dallo sceneggiatore Akiva Goldsman, anche lui ebreo, che nella «sua» versione - premiata la scorsa settimana dalla WGA - ha obliterato anche ogni riferimento all’omosessualità di Nash. Una «dimenticanza» che ha mandato in bestia gli attivisti gay.
«La radice di ogni male, per quanto riguarda la mia vita personale, sono gli ebrei», afferma Nash in una lettera scritta nel ’67 che appare a pagina 326 del libro. Più tardi, parlando di Israele, il matematico sostiene che «prima della guerra arabo-israeliana del 1967 io ero un profugo palestinese di sinistra, un membro dell’Olp che implorava le nazioni arabe di proteggermi dal cadere sotto il potere dello Stato ebraico».
All’apice della sua paranoica fissazione contro quella che definisce «la cospirazione cripto-sionista», Nash si mette a scrivere frenetiche lettere a celebri personalità di origine ebraica, come l’attore Paul Newman, indicandole, nell’intestazione e nell’indirizzo, con un insulto. Ce n’è quanto basta, insomma, per far gridare allo scandalo in una Hollywood tradizionalmente molto ebrea.
E a compromettere le chance del film sarebbe anche il presunto «caratteraccio» di Crowe. Secondo la stampa americana e inglese l’attore australiano si è giocato il secondo Oscar consecutivo di miglior attore - un record raggiunto, prima d’ora, da Spencer Tracy e Tom Hanks - quando ha ricoperto di irripetibili insulti un produttore della Bbc che aveva «osato» tagliare il suo discorso di ringraziamento all’Oscar del cinema inglese.
E, se non bastasse, lo scorso dicembre Crowe ha dato un’intervista alla rivista londinese «Empire» durante la quale il giornalista gli ha contato ben 157 tra parolacce e bestemmie, 11 sigarette e ben due mega-teiere di «English breakfast tea» sufficienti per mandare in fibrillazione anche un santo. «Non me ne frega un c... di cosa pensa di me la gente», ringhia Crowe a «Empire». Ma per correre ai ripari questa settimana i produttori di «A Beautiful Mind» l’hanno obbligato a chiedere un’altra intervista allo stesso giornale.
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RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A BOICOTTARE ANCHE QUESTA VOLTA TUTTO CIO' CHE NON TORNA A LORO VANTAGGIO?SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO.
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
NEW YORK - Una splendida mente? Forse, ma anche un incallito antisemita che odiava gli ebrei e lo Stato di Israele, ritenendoli la fonte di tutti i mali. Rimbalzata sulle pagine dei giornali da Hollywood a Sydney e da New York a Londra, la scomoda verità sul genio matematico John Nash sembra avere compromesso irreparabilmente la corsa all’Oscar di «A Beautiful Mind».
Il film sullo scienziato schizofrenico tratto dall’omonimo bestseller di Sylvia Nasar ha ricevuto ben 8 nomination, tra cui quelle di «miglior film», «miglior regista» e «miglior attore». Ma secondo gli addetti ai lavori potrebbe tornare a casa a mani vuote dalla «Notte delle stelle» che si svolgerà il prossimo 24 marzo allo Shrine Auditorium di Los Angeles.
Con l’avvicinarsi della fatidica scadenza - le schede dei membri votanti dell’Academy debbono arrivare non oltre il 19 marzo - un numero crescente di registi, attori e produttori avrebbero deciso di sbarrare la strada al film diretto da Ron Howard e interpretato da Russell Crowe, fino a ieri uno dei super favoriti. «Perché mai dovrei premiare uno che odia gli ebrei? - è sbottato un veterano della mecca del cinema in un’intervista al «Drudge Report» -. Sono ebreo e la gente come lui mi da il voltastomaco».
Altrettanto caustico il sociologo David Raindorf. «Dopo essere uscito dal tunnel della malattia Nash avrebbe potuto pentirsi e ritrattare - spiega - e invece non l’ha mai fatto». Nell’occhio del ciclone sono alcuni passaggi del libro, accortamente lasciati fuori dallo sceneggiatore Akiva Goldsman, anche lui ebreo, che nella «sua» versione - premiata la scorsa settimana dalla WGA - ha obliterato anche ogni riferimento all’omosessualità di Nash. Una «dimenticanza» che ha mandato in bestia gli attivisti gay.
«La radice di ogni male, per quanto riguarda la mia vita personale, sono gli ebrei», afferma Nash in una lettera scritta nel ’67 che appare a pagina 326 del libro. Più tardi, parlando di Israele, il matematico sostiene che «prima della guerra arabo-israeliana del 1967 io ero un profugo palestinese di sinistra, un membro dell’Olp che implorava le nazioni arabe di proteggermi dal cadere sotto il potere dello Stato ebraico».
All’apice della sua paranoica fissazione contro quella che definisce «la cospirazione cripto-sionista», Nash si mette a scrivere frenetiche lettere a celebri personalità di origine ebraica, come l’attore Paul Newman, indicandole, nell’intestazione e nell’indirizzo, con un insulto. Ce n’è quanto basta, insomma, per far gridare allo scandalo in una Hollywood tradizionalmente molto ebrea.
E a compromettere le chance del film sarebbe anche il presunto «caratteraccio» di Crowe. Secondo la stampa americana e inglese l’attore australiano si è giocato il secondo Oscar consecutivo di miglior attore - un record raggiunto, prima d’ora, da Spencer Tracy e Tom Hanks - quando ha ricoperto di irripetibili insulti un produttore della Bbc che aveva «osato» tagliare il suo discorso di ringraziamento all’Oscar del cinema inglese.
E, se non bastasse, lo scorso dicembre Crowe ha dato un’intervista alla rivista londinese «Empire» durante la quale il giornalista gli ha contato ben 157 tra parolacce e bestemmie, 11 sigarette e ben due mega-teiere di «English breakfast tea» sufficienti per mandare in fibrillazione anche un santo. «Non me ne frega un c... di cosa pensa di me la gente», ringhia Crowe a «Empire». Ma per correre ai ripari questa settimana i produttori di «A Beautiful Mind» l’hanno obbligato a chiedere un’altra intervista allo stesso giornale.
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RIUSCIRANNO I NOSTRI EROI A BOICOTTARE ANCHE QUESTA VOLTA TUTTO CIO' CHE NON TORNA A LORO VANTAGGIO?SEMPLICEMENTE VERGOGNOSO.