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Visualizza Versione Completa : I ragazzi palestinesi educati all'odio



Pieffebi
11-03-02, 13:29
Posto qui il documento n° 3 di uno studio realizzato da un'organizzazione non governativa statunitense. I documenti 1 e 2 li ho postati, insieme a questo, sul forum del "Medioriente".

"Ebrei, Israele e Sionismo
nelle Guide per l'Insegnante dell'Autorità Palestinese
Introduzione:
Il Ministero dell'Educazione dell'Autorità Palestinese pubblica le guide
dell'insegnante che accompagnano i libri di testo. Gli obiettivi delle guide
sono quelli di delineare le mete educative dell'Autorità Palestinese e
descrivere la metodologia didattica per trasmettere efficacemente queste
mete.
Il materiale relativo ad ebrei, Israele e sionismo è chiaramente definito per
non lasciare spazio a opinioni diverse. Le guide precisano categoricamente
come gli studenti devono percepire gli ebrei, Israele e il sionismo alla fine
di ogni lezione e forniscono esercizi ed attività specifiche per indottrinare
gli studenti in questa prospettiva. Perfino la preferenza personale del
bambino può essere dettata dall'insegante:
Domanda: "Qual'è la tua riga preferita nella poesia? Perchè?"
Risposta: "L'ultima riga perchè ..." [Guida
dell'Insegnante - La nostra lingua araba - (classe 6) - §044,
pag.230]
Questa presentazione del materiale della guida dell'insegnante è divisa in
due parti:
Parte 1, Negli Approfondimenti presenta le istruzioni di una Guida
dell'Insegnante della classe 12ª dell'Autorità Palestinese, insieme ai
corrispondenti testi dei libri scolastici. Dimostra quante credenze e opinioni
piene di odio sugli ebrei, lo Stato d'Israele e il sionismo siano
sistematicamente instillate attraverso diversi metodi didattici, in questo
singolo libro.
Parte 2,Nella Panoramica degli argomenti, propone esempi tratti da
diverse guide dell'insegnante e dimostra come gli insegnanti siano
indirizzati attraverso il piano di studi educativo. Agli insegnanti viene
ordinato di presentare Israele come un "ladro" privo di legittimità, di
negare il diritto di Israele ad esistere e di inculcare numerose opinioni
odiose riguardanti gli ebrei, il sionismo e lo stato d'Israele.Alla fine gli insegnanti sono ripetutamente incoraggiati ad indottrinare i
bambini cosicchè siano disposti e perfino desiderosi di combattere e
distruggere Israele nella Jihad [Guerra Santa].
Il preciso messaggio di odio in ogni guida dell'insegnante sarà relazionato
alla sua materia di insegnamento. I libri di storia usano analisi "storiche"
per far definire ai bambini il sionismo come nazismo, razzismo e fascismo.
Le guide dell'insegnante di educazione Islamica ordinano agli insegnanti di
indicare i concetti Islamici della Jihad come obbliganti ciascuno ed ogni
singolo bambino personalmente a partecipare alla distruzione di Israele.
Libri di studio:
Sebbene la maggior parte dei libri di scuola della Autorità Palestinese siano
stati originariamente pubblicati in Giordania, oggi essi sono pubblicati dal
Ministero dell'Educazione dell'Autorità Palestinese che è interamente
responsabile del loro contenuto. Quando Israele era responsabile
dell'educazione nelle aree ora sotto l'Autorità Palestinese, erano usati anche
libri giordani, ma venivano ristampati senza l'incitamento all'odio e alla
violenza. L'Autorità Palestinese è tornata indietro rimettendo i messaggi di
odio nel suo sistema educativo.
Dalla pubblicazione del rapporto sui libri di scuola dell'Autorità Palestinese
(da parte del Centro per il Monitoraggio - L'Incidenza della Pace, settembre
1998), molte proteste sono state rivolte all'Autorità Palestinese. E' stato
offerto denaro per la ristampa degli stessi libri senza l'incitamento all'odio.
Nondimento, l'Autorità Palestinese rifiuta di rimuovere l'odio da questi
libri e si nasconde dietro alla scusa che sono di origine giordana. In realtà
l'Autorità Palestinese sta facendo lezione con questo materiale perchè ha
scelto di farlo.
Parte 1: Approfondimenti:
Guida dell'Insegnante - §022 e corrispondente Libro di Testo dello Studente - §003
La storia contemporanea degli arabi e del mondo (classe 12)
Questa sezione del rapporto presenta le istruzioni di una Guida
dell'Insegnante della classe 12ª dell'Autorità Palestinese, insieme ai
corrispondenti testi nel libro scolastico.
Obiettivi educativi:
Quel che segue sono le convinzioni e le opinione che gli insegnanti sono
obbligati ad indottrinare relativamente a ebrei, stato d'Israele e sionimonella guida dell'insegnante e nel corrispondente testo di storia della
classe12ª:
1. Il sionismo è un esempio di nazismo, fascismo e razzismo
2. Il sionismo mette in pericolo la società araba e deve essere fermato.
3. Il comportamento perverso degli ebrei provoca la persecuzione antisemitica.
4. Il giudaismo è una religione razzista.
5. Odio del sionismo.
6. Il sionismo è un esempio di imperialismo europeo.
7. Gli ebrei accettano la loro stessa persecuzione poichè è vantaggiosa.
1. Il sionismo è un esempio di nazismo, fascismo e
razzismo.
La Guida dell'Insegnante pone i seguenti obiettivi educativi:
"Scopo:
2. Lo studente dovrebbe imparare le seguenti generalizzazioni:
a. Il sionismo è un movimento razzista e aggressivo
b. La superiorità razzista è l'essenza di sionismo fascismo-
nazismo
3. Lo studente dovrebbe imparare i seguenti valori:
a. Dovrebbe capire i pericoli che vengono dal sionismo e dalla
discriminazione razziale
4. Lo studente dovrebbe imparare i seguenti esercizi:
a. dovrebbe fare il collegamento fra sionismo e
discriminazione razzista;
b. dovrebbe tracciare il collegamento fra sionismo e movimenti
contemporanei di terrorismo mondiale;
c. dovrebbe paragonare i principi del fascismo e del
nazismo con quelli del sionismo." [pag. 12-13]
Il Testo scolastico insegna le similitudini fra sionismo e nazismo:
"Scopi:
2: Lo studente dovrebbe capire il carattere razzista ed aggressivo
del movimento sionista.
6: Lo studente dovrebbe dedurre la somiglianza fra nazismo,
fascismo e sionismo." [pag. 92]
"Gli esempi più chiari di convinzione razzista e discriminazione
razziale nel mondo sono il nazismo e il sionismo." [pag. 123]
La Guida dell'Insegnante indica queste modalità didattiche:1. L'insegnante dovrebbe iniziare stimolando gli studenti ad
esprimere la loro conoscenza del sionismo.
2. L'insegnante dividerà la classe in due gruppi e distribuirà
articoli che includono i seguenti testi: "Dal Talmud" ... e "Un ebreo
ha il diritto di ..." e "discriminazione razzista" e dovrebbe
indirizzare gli studenti alle seguenti conclusioni:
a. il significato di discriminazione razzista
b. gli aspetti razzisti del movimento sionista
8. Gli studenti dovrebbero lavorare in gruppi e paragonare il
sionismo e il razzismo e concludere con similitudini e differenze
fra questi. [pag. 152-3, 155]
La Guida dell'Insegnante indica queste ulteriori metodologie didattiche:
"7. Fare il collegamento fra interessi colonialisti e interessi
sionisti." [pag. 151]
Il Testo scolastico spiega questi messaggi:
"La differenza fra sionismo e colonialismo:
Sionismo Colonialismo
Il sionismo non è collegato a terra o
nazione
Le colonie sono una estensione della
madrepatria
Uno strumento per stabilire uno
Stato inesistente
Uno strumento e mezzi per servire
uno stato che effettivamente esiste
Crede nell'eliminazione degli abitanti
originari
Il comportamento colonialista non è
arrivato all'eliminazione degli abitanti
originari
Colonizzazione basata sul fondamento
di falsi diritti religiosi e storici
Basato sul fondamento di interessi
economici
[pag. 123]
2. Il sionismo mette in pericolo la società araba e deve
essere fermato
La Guida dell'Insegnante indica queste mete educative:
"3° Lo studente dovrebbe capire l'influenza negativa del sionismo
sulla rinascita e il progresso arabo. [pag. 12]
Lo spirito espansionistico aggressivo di questo movimento è
ancora un pericolo per la sicurezza nazionale araba e noi
dobbiamo unire i nostri sforzi per fermare questo movimento
aggressivo. [pag. 152]9. Gli studenti dovrebbero riconoscere l'influenza negativa del
sionismo sulla rinascita araba..." [pag. 155]
La Guida dell'Insegnante indica queste modalità didattiche:
9. L'insegnante distribuirà un testo intitolato "Il Pericolo Ebraico in
Palestina". Il testo sarà presentato come un problema ...
10 gli studenti dovrebbero suggerire soluzioni per affrontare il
problema. [pag. 155]
11 gli studenti dovrebbero avere discussioni di gruppo, con
soluzioni scritte e dovrebbero discuterle.
16 Gli studenti dovrebbero intervistare persone di opinioni diverse
e registrare le loro opinioni per affrontare il pericolo sionista. [pag.
151]
Il Testo scolastico insegna questi messaggi:
"Il sionismo crede nell'eliminazione degli abitanti originari." [pag.
123]
"Emigrazione e insediamenti:
"...le nazioni colonialiste crearono il sionismo nel cuore della terra
araba, così da avere un punto d'appoggio e aiuto contro le vicine
nazioni arabe e per esaudire il loro antico sogno [degli ebrei] di
fon-dare uno stato ebraico dal Nilo all'Eufrate." [pag. 32]
3. Il comportamento perverso degli ebrei provoca la
persecuzione anti-semitica
La Guida dell'Insegnante indica questo obiettivo educativo:
"Capitolo 14: Sionismo"
"Scopo:
5. Lo studente dovrebbe giungere alla conclusione del perchè il
mondo odia gli ebrei.
6. Lo studente dovrebbe spiegare perchè gli europei
perseguitarono gli ebrei."
[pag. 151]
Il Testo scolastico insegna questi valori:
"3. Le cause della comparsa del movimento sionista
a. ... l'odio della società cristiana europea nei confronti degli
ebrei esiste dai tempi antichi e gli ebrei, che furono dispersi
in tutta l'Europa dai romani, rimasero all'interno di loro
stessi nei loro valori inclusi nel loro primo libro la Bibbia.
Presto questo fu accompagnato dalla reclusione razziale acui richiama il Talmud, con comportamenti che miravano a
corrompere e distruggere le società in cui loro vivevano.
Ci sono molte ragioni che portarono gli europei a perseguitare gli ebrei,
dovunque essi si trovassero:
1. La Bibbia è piena di testi che appoggiano la tendenza degli
ebrei al fanatismo razziale e religioso ed essi reagiscono con
lo spirito di odio verso le altre nazioni ... Gli ebrei
dell'Europa furono odiati a causa della loro fede ebraica
ostile verso la cristianità, e il loro isolamento, non si sono
uniti alle società occidentali e hanno continuato a guardarle
con sospetto. Un'altra ragione dell'odio verso di loro era la
presa in carico dell'economia ...
2. Il sentimento degli ebrei di superiorità razziale, religiosa,
cultu-rale e politica e il loro contatto con le nazioni del
mondo secon-do questa prospettiva, determinò il forte
impuslo della persecuzione delle nazioni contro di loro.
3. I mestieri di guadagno illecito e cambia-valute nei quali essi
si sono specializzati ebbero un'influenza nell'odio delle
nazioni del mondo verso di loro." [pag. 121-122]
La Guida dell'Insegnante indica queste metodologie didattiche:
7. Gli studenti dovrebbero riconoscere le ragioni che portarono
l'Europa a perseguitare gli ebrei, essi dovrebbero esprimere le loro
opinioni e fornire le prove conformemente al grafico:
Ragioni della persecuzione degli ebrei da parte degli europei [pag.
154]
Ragioni Vero/perchè? Non vero/perchè?
Fanatismo ebraico
religioso e razzista
Professioni ebraiche di
guadagno illecito e
prestito di denaro
4. Il giudaismo è una religione razzista
Il Testo scolastico insegna che il Talmud è razzista:
"... Nel secondo libro degli ebrei, il Talmud ... appare il seguente
testo:
"E' menzionato nel Talmud: "Noi gli ebrei siamo il popolo di Dio
sulla terra ...Dio ha costretto tutti gli animali e tutte le nazioni e
tutte le razze a servirci e ci ha sparso nel mondo per dominarli ""


continua....



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10-03-2002 19:40



Pieffebi
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....continuazione...

"possedere i loro regni. Noi dobbiamo sposare le nostre bellissime figlie
con re, ministri e signori e far entrare i nostri figli nelle varie religioni
così avremo la parola finale sull'amministrazione delle nazioni.
Dovremmo ingannarli [i non ebrei] e suscitare liti fra di loro, poi si
combatteranno l'un l'altro ... I non ebrei sono maiali che Dio ha creato
in forma d'uomo cosicchè essi siano al servizio degli ebrei e Dio ha
creato il mondo per loro (gli ebrei).” [pag. 120]
La Guida dell'Insegnante indica queste metodologie didattiche
"L'insegnante dovrebbe distribuire agli studenti una tavola che
includa molte citazioni dal Talmud ed essi dovrebbero discuterle e
confermare la corruzione e presenteranno i fatti per negarle.
Le credenze talmudiche degli ebrei
La locuzione [nel Talmud] Prove per negare
Noi siamo il popolo di Allah sulla
terra, la bestia umana è per servire
Allah ha creato il mondo per gli ebrei
Un ebreo è autorizzato ad ingannare
un non ebreo
Lo spirito ebraico è nobile;
lo spirito non ebraico è satanico
Il Signore diede la Palestina agli
ebrei come la terra promessa
[pag. 153]
5. Odio del sionismo
La Guida dell'Insegnante pone questo obiettivo educativo:
"3. Lo studente dovrebbe acquisire i seguenti valori ...:
B: Odiare il colonialimso in tutte le sue forme e stili."
[pag. 10]
Il Testo scolastico insegna che questo "odiare" si applica al sionismo:
"Un altro esempio di questo fu il complotto delle nazioni
Colonialiste per creare il sionismo nel cuore della terra araba ..."
[pag. 32]
6. Il sionismo è un esempio di imperialismo europeo
La Guida dell'Insegnate pone questo obiettivo educativo:
"Il sionismo è un movimento politico razzista basato su
supposizioni storiche e radici bibliche. Fu fondato dagli ebrei nel
19° secolo per istituire uno stato per loro stessi in Palestina." [pag.
152]
Il Testo dello Studente insegna questo messaggio:
"Emigrazione e insediamenti: Le nazioni imperialiste si sforzano
di fondare colonie dove possono trasferire i loro cittadini ...
Un altro esempio di ciò fu il piano delle nazioni imperialiste per
creare il sionismo nel cuore della terra araba, cosicchè esse
avessero un punto d'appoggio e aiuto contro i vicini stati arabi ..."
[pag. 32]
7. Gli ebrei accettano la loro persecuzione perchè è vantaggiosa
La Guida dell'Insegnante indica queste Mete Educative:
"2. La persecuzione degli ebrei fu desiderabile e vantaggiosa per il
movimento sionista e ancora lo è. Spiegate. Basate la vostra risposta su
fatti storici ed evidenze." [pag. 155]
Il Testo scolastico insegna questo messaggio:
... La persecuzione divenne desiderabile per gli ebrei per due
ragioni:
a. La sua utilizzazione con il proposito di guadagnare profitto
materiale e morale.
b. L'incoraggiamento all'emigrazione ebraica dal mondo verso
la Palestina, in altre parole: la persecuzione divenne un
mezzo attraverso il quale "sionizzare" il mondo ebraico farlo
sionista"[pag. 122]
Parte 2: Panoramica degli argomenti
Le Guide degli Isegnanti dell'Autorità Palestinese portano gli insegnanti
attraverso il sistema educativo ad usare i testi e le discussioni in classe per
inculcare opinioni di odio reguardo a ebrei, sionismo e stato d'Israele. Ciò
che segue sono le convinzioni e le opinioni esaminate in questa sezione.
1. Il sionismo è un esempio di nazismo, fascismo e razzismo.
2. Odio verso Israele
3. Gli ebrei sono nemici pericolosi di Allah, dell'Islam e degli arabi
4. Israele non ha diritto di esistere ed è destinato ad essere distrutto
5. Siate bramosi di intraprendere la Jihad contro Israele
6. Desiderate ardentemente morire combattendo Israele
1. Il sionismo è un esempio di nazismo, fascismo e
razzismo.
I passi scelti seguenti sono testi trovati nelle Guide dell'Insegnante
dell'Autorità Palestinese. Il primo riassume l'essenza dell'educazione
dell'Autorità Palestinese sul sionismo:
• "Sionismo - Un movimento coloniale politico razzista che chiama
a giudaicizzare la Palestina espellendo i suoi abitanti arabi."
[pag. 114]
[Storia araba moderna e questioni contemporanee (classe 10)-§029]
• "Scopo:
2. Lo studente dovrebbe imparare le seguenti generalizzazioni:
a. Il sionismo è un movimento razzista ed aggressivo.
b. Sentimenti di superiorità razziale sono l'essenza di
sionismo, fascismo e nazismo.
3. Lo studente dovrebbe imparare i seguenti valori:
a. dovrebbe capire i pericoli derivanti dalla discriminazione
sionista e razziale
4. dovrebbe acquisire le seguenti abilità:
a. dovrebbe fare il rapporto fra sionismo e discriminazione
razzista
b. dovrebbe tracciare il collegamento fra sionismo e
movimentiterroristici nel mondo contemporaneo
c. dovrebbe paragonare i principi del fascismo e del
nazismo con quelli del sionismo" [pag. 12-13]
[La storia contemporanea degli arabi e del mondo (classe 12)- §22]
•"Emigrazione e insediamenti: Le nazioni imperialiste si
sforzano di stabilire colonie dove possono trasferire i loro
cittadini ...
Un altro esempio di questo fu il piano delle nazioni
imperialiste per creare il sionismo nel cuore della terra
araba, così avrebbero avuto un punto d'appoggio e aiuto
contro le vicine nazioni arabe..." [Testo dello Studente, pag. 32]
• "Lezione 2 - L'invasione ebraica della Palestina
Scopi:
2. Lo studente dovrebbe chiarire il fondamento della bramosia
ebraica per la Palestina" [pag. 179]
4. Valori e direttive:
b) Odiare il ruolo colonialista distorto che favorisce gli ebrei
contro il popolo della Palestina [pag.180]
[Cultura islamica (classe 11)-§035]
La terminologia gioca un ruolo importante nella delegittimazione di Israele
come imperialista. Le città ebraiche sono dette "colonie" e "insediamenti".
• "Quesito 2
Fate frasi dalle seguenti parole e concetti:
Colonie.
Risposta suggerita
I rivoluzionari arabi attaccarono le colonie ebraiche e i loro
vicini ad Haifa." [pag. 50]
[La nostra lingua araba (classe 6)-§044]
2. Odio verso Israele
L'odio verso Israele è l'obiettivo dominante di tutto il materiale della Guida
dell'Insegnante riguardante Israele. Spesso è dichiarato apertamente.
• "Imprimere nello studente valori e indicazioni formulate nel
testo come segue:
2. Collera verso il ladro straniero che ha lacerato la patria e ha
disperso il suo popolo. [pag. 33]
[La nostra lingua araba (classe 6)-§044]
• "4. Valori e indicazioni per lo studente
a) Lo studente dovrebbe detestare le malvagie linee di
condotta imperialiste e sioniste che causarono il furto
della Palestina e l'espulsione del suo popolo." [pag. 168]
[Cultura islamica (classe 11)-§035]
L'insegnante è spesso istruito a fare in modo che i bambini formulino
messaggi odiosi da testi che non sono palesemente odiosi. Un libro sul
linguaggio del 7° livello insegna una poesia scritta sulla città israeliana di
Jaffa (a Sud di Tel Aviv), che ha una popolazione mista ebraica e araba.
Non ci sono attacchi contro ebrei o Israele nel testo poetico. Eppure
l'insegnante è istruito ad usare la poesia come uno strumento per insegnare
odio verso Israele, a cui ci si deve riferire non con il nome ma come "il
nemico", "ladri" e il "ladro conquistatore."
• "Scopo: Coltivare [nello studente] valori positivi che appaiono
nel testo come: La furia del poeta contro il ladro conquistatore
(Israele)." [pag. 12]
"Pagina di lavoro
2.b) Chiarire le immagini artistiche nella sezione seguente della
poesia:
"Io ricordo i miei ieri là,
quando il tempo mi sorrideva,
ed il mio desiderio cresce
e la tristezza si aggiunge al mio dolore."
Risposta: Egli paragona il tempo in cui era a Jaffa prima
dell'occupazione del nemico Israele ad un uomo che sorride."[pag.
53- 54]
"d) Chi sono i custodi dei convenuti ...? [pag. 202]
Risposta: d) Quelli ... che vivevano in quelle case che i ladri
conquistarono ..." [pag. 206]
[Guida dell'Insegnante - La nostra lingua araba (classe 7)-§017]
Nessuno dei termini "il nemico", "ladri" e neppure "il ladro conquistatore"
appariva nel testo della poesia ma all'insegnante viene richiesto di
introdurre questi termini.
3. Gli ebrei sono pericolosi nemici di Allah, dell'Islam e degli
arabi
Si deve notare che mentre l'Islam ha molti riferimenti positivi sugli ebrei,
tutti questi sono stati esclusi dai libri dell'AP. Il problema non è con l'Islam
ma con il processo selettivo che cerca di trasformare l'Islam in una
ideologia antisemitica accentuando i contesti negativi e ignorando qualsiasi
cosa positiva.
Agli insegnanti è dato ordine di insegnare agli studenti che l'Islam vede gli
ebrei come possessori di attributi negativi, creando l'immagine degli ebrei
come dei nemici dell'Islam, degli arabi e dei profeti di Allah - Mosè, Gesù e
Maometto.
• "Scopo:
4. Si dovrebbero conoscere i progetti degli ebrei contro i profeti di
Allah." [pag. 111]
"5. L'insegnante dovrebbe incoraggiare il libero pensare suscitando
domande come:
b. Gesù chiamava gli israeliti alla religione di Allah ed essi
rispondevano chiamandolo un bugiardo e attaccandolo. Che cosa
indicano le loro azioni?"
[pag. 112]
[Educazione islamica (classe 6)-§039]
• Scopo:
"11. [Lo studente dovrebbe] fare collegamenti fra le avide
aspirazioni degli ebrei nelle nazioni mussulmane e il loro odio
verso la fede islamica." [pag. 179]
"2. Metodi di insegnamento
1. Film educativi che chiariscano certi problemi nel mondo
islamico e i pericoli che li minacciano come:
a) L'invasione sionista
b) Gli intrighi sionisti terroristici" [pag. 169-170]
• "Domande proposte
3. Qual'è la posizione delle nazioni arabe relativamente
all'aggressione ebraica delle terre mussulmane in Palestina?
Esponete minuziosamen-te la vostra risposta e collegatela alla fede
islamica quanto più possibile." [pag. 172]
[Cultura islamica (classe 12)-§035]
4. Israele non ha diritto di esistere ed è destinato ad essere
distrutto
Agli insegnati si insegna a presentare la distruzione di Israele come parte di
un processo storico che inevitabilmente accadrà, nel quale gli studenti
dovranno desiderare di esserci. Questo obiettivo educativo può essere
individuato perfino nell'insegnamento dei bambini più piccoli. Ciò che
segue sono esempi derivati dalle guide dell'insegnante.
[Nota: In tutti i casi l'uso del termine "Palestina", nei libri di scuola e nelle
guide dell'insegnante, include l'intero Stato di Israele.]
• "... L'insegnante dovrebbe presentare una breve idea della
Palestina, tipo:
"I cuori arabi si dedicano completamente alla Palestina e attendono
il giorno in cui saranno capaci di liberarla e di espellere il ladro
aggres-sore [Israele] e ritornare a Gerusalemme." [pag. 188]
[La nostra lingua araba (classe 2)-§018]
•"La Gran Bretagna ha tagliato a strisce la Palestina, una parte
della promessa indipendenza della nazione araba, e l'ha data agli
ebrei per servire agli interessei colonialisti [della Gran Bretagna]."
[pag. 81][Storia araba moderna e materie contemporanee (classe 10)- §029]
•"3. Attività di rinforzo
1. ... Abbiate un simposio o conferenza ...
f) La Palestina era una nazione islamica e tale deve rimanere" [pag.
170]
"2. Gruppi di studenti dovrebbero preparare relazioni sui concetti
...:
c) La liberazione della Palestina è una responsabilità islamica
aggiunta." [pag. 171]
"4. Valori e Indicazioni [da insegnarsi]
1. Fede nella Palestina come nazione palestinese e nel fatto
che il problema non sarà risolto senza la sua liberazione.
3. Attività per liberare la Palestina e unire i mussulmani così
da resistere all'invasione straniera in tutte le sue forme." [pag.
180]
"Scopi
10. [Lo studente dovrebbe] aspirare a tenere vivo il problema
palestinese fino al tempo della sua liberazione." [pag. 179]
[Cultura islamica (classe 12)-§035]
•"Obiettivi specifici: Lo studente concluderà le idee principali del
testo che sono:
- L'intenso desidero per la Santa Gerusalemme ...
- La liberazione della nostra terra che è stata strappata
dal ladro ..."
[pag. 33]
"Unità 3 - Lezione 1 - Esercizi linguistici
Gli arabi non possono liberare la Palestina fin tanto che non la
unificano." [pag. 68]
[La nostra lingua araba (classe 6)- §044]
Una poesia che implora l'Iraq di liberare la "Palestina" si trova in un libro di
grammatica e nella Guida dell'Insegnante.
La poesia nel Testo dello Studente:
•"Materiale da imparare a memoria:
'Baghdad, io ti ho portato amore dalla Palestina
Ti ricorderai del mio carattere arabo, della mia Jihad?...
E nella tua terra ci sono scorte di "Martirio" ...
Non sei tu quella che ha liberato "Amuriah" ... [pag. 32-33]
"

continua....



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continuazione....

"[La nostra lingua araba - Parte due (classe 6)-§060]
La Guida dell'Insegnante fa concentrare i bambini sul messaggio politico
della poesia - la speranza che l'Iraq distruggerà Israele attraverso la Jihad.
•"Lo studente concluderà le idee nel testo:
Il rapporto fra la Paestina e Baghdad [Iraq] è espresso attraverso
l'arabismo, la Jihad per la liberazione e la speranza del loro popolo
nell'aiuto e nella vittoria.
Il poeta ... vede Baghdad solamente attraverso le
ferite gocciolanti di sangue della sua terra ...
La speranza del poeta è che Baghdad conduca il convoglio di
liberazione verso la Palestina ferita ..." [pag. 228]
[La nostra lingua araba (classe 6) -§044]
E’ notevole il fatto che l'educazione palestinese detti perfino al bambino
quale verso, nella poesia, lo studente debba considerare il suo preferito:
•"Domanda 8: "Qual'è il tuo verso favorito nella
poesia? Perchè?"
Risposta: "L'ultimo verso perchè ... ogni lettera gli ricorda una città
della Palestina che giace sotto occupazione.
[pag. 230]
[Guida dell'Insegnante - La nostra lingua araba (classe 6) -§044]
Perfino ai bambini del terzo livello viene insegnato che Israele è un ladro.
•"Per la definizione della parola "ladro" [l'insegnante] dirà: Un
"ladro" è uno che prende una cosa dalle persone contro la loro
volontà. Il ladro qui [nel testo] è il nemico [Israele] che prese la
patria.
b) Che cosa faremo se il nemico cercherà di conquistare parte di
essa [la nostra patria]?
c) Come affronteremo il nemico e saremo vittoriosi su di esso?"
[pag. 174]"5) Sviluppare nello [studente] il proposito di proteggere la patria
dall'ingordigia degli invasori [Israele]." [pag. 133]
[La nostra lingua araba (classe 3) -§046]
5. Sii desideroso di intraprendere la Jihad contro Israele
Le Guide dell'Insegnante dell'AP istruiscono gli insegnanti a glorificare il
combattimento contro Israele e insegnano ai bambini che è responsabilità
loro diventare combattenti per la Jihad, per distruggere Israele e liberare la
Palestina.
In molte parti non è esplicitamente dichiarato che Israele è il nemico da
combattere, gli insegnanti sono piuttosto indirizzati a focalizzare il concetto
islamico generale di Jihad contro i nemici dell'Islam e degli arabi. Tuttavia
l'identificazione di Israele come il nemico è esplicita attraverso tutto il
sistema scolastico.
•"Lezione 7 - Posizioni della Jihad - Confronto mussulmano in
faccia alla conquista sionista
Primo: Scopi
3. Concludete l'affermazione mussulmana che rifiuta la conquista
sionista della Palestina ...
9. Lo studente dovrebbe essere certo che la Jihad è il modo per
liberare la Palestina dal conquistatore
10. Amate i combattenti della Jihad e i martiri che dissetarono la
terra di Gerusalemme con il loro sangue."
[pag. 167]
"4. Valori e indicazioni per lo studente:
2. Rispetta lo sforzo che viene fatto per liberare la
Palestina dal conquistatore sionista.
3. Credi che l'intera Palestina sia terra islamica che dovrebbe essere
protetta e liberata
5. Emula le posizioni della Jihad dei discepoli religiosi e dei leader
militari nell'affrontare l'occupazione sionista." [pag. 168]
[Cultura islamica (classe 11) - §035]
•"Lo studente acquisirà i seguenti valori ...:
- Combatti l'imperialismo nelle sua varie forme.
- Sii guidato dalle gesta dei combattenti arabi della
Jihad-" [pag. 11]"5) Sviluppare nello [studente] il proposito di proteggere la patria
dall'ingordigia degli invasori [Israele]." [pag. 133]
[La nostra lingua araba (classe 3) -§046]
5. Sii desideroso di intraprendere la Jihad contro Israele
Le Guide dell'Insegnante dell'AP istruiscono gli insegnanti a glorificare il
combattimento contro Israele e insegnano ai bambini che è responsabilità
loro diventare combattenti per la Jihad, per distruggere Israele e liberare la
Palestina.
In molte parti non è esplicitamente dichiarato che Israele è il nemico da
combattere, gli insegnanti sono piuttosto indirizzati a focalizzare il concetto
islamico generale di Jihad contro i nemici dell'Islam e degli arabi. Tuttavia
l'identificazione di Israele come il nemico è esplicita attraverso tutto il
sistema scolastico.
•"Lezione 7 - Posizioni della Jihad - Confronto mussulmano in
faccia alla conquista sionista
Primo: Scopi
3. Concludete l'affermazione mussulmana che rifiuta la conquista
sionista della Palestina ...
9. Lo studente dovrebbe essere certo che la Jihad è il modo per
liberare la Palestina dal conquistatore
10. Amate i combattenti della Jihad e i martiri che dissetarono la
terra di Gerusalemme con il loro sangue."
[pag. 167]
"4. Valori e indicazioni per lo studente:
2. Rispetta lo sforzo che viene fatto per liberare la
Palestina dal conquistatore sionista.
3. Credi che l'intera Palestina sia terra islamica che dovrebbe essere
protetta e liberata
5. Emula le posizioni della Jihad dei discepoli religiosi e dei leader
militari nell'affrontare l'occupazione sionista." [pag. 168]
[Cultura islamica (classe 11) - §035]
•"Lo studente acquisirà i seguenti valori ...:
- Combatti l'imperialismo nelle sua varie forme.
- Sii guidato dalle gesta dei combattenti arabi della
Jihad-" [pag. 11]
[Il capitolo spiega che Israele è un trapianto imperialista in
Palestina.]
[Storia araba moderna e materie contemporanee (classe10) - §029]
Agli insegnanti si insegna a ricorrere ad eventi storici non correlati con gli
ebrei per la guerra palestinese contro l'Israele di oggi. In una Guida degli
Insegnanti una lezione dedicata alle guerre fra le forze islamiche e cristiane
durante le Crociate si intitola: "Posizione della Jihad - Resistenza mussulmana
di fronte all'invasione crociata", include ciò che segue:
•Lo studente dovrebbe essere capace di:
"6. Descrivere gli sforzi di Saladino per liberare Gerusalemme
dalla conquista crociata.
7. Tracciare un parallelo fra la situazione di Gerusalemme durante
l'invasione crociata e oggi. [pag. 161]
Valori e indicazioni [per lo studente]:
4. Essere guidati dalla Jihad dei mussulmani per liberare la terra
mussulmana dai ladri." [pag. 162]
[Cultura islamica (classe 11)-§035]
Agli insegnanti si insegna a far sì che i bambini applichino all’oggi le
direttive generali islamiche della Jihad:
"Concetti: Distaccamente generale dell'esercito, dovere generale,
dovere individuale. [pag. 154]
Collegare questi concetti generali alla presente situazione
mussulmana.
A che cosa obbliga oggi i mussulmani la legge della Jihad?
Tipi di Jihad
Perchè la nazione islamica dovrebbe essere una nazione di Jihad?"
[pag. 155-156]
"Lezione 2: L'importanza della Jihad nella vita islamica."
Scopi:
2. Lo studente dovrebbe chiarire la necessità della Jihad per
proteggere i mussulmani e mantenere la loro religione.
3. Dovrebbe definire i metodi per diffondere l'Islam fra i popoli.
4. Dovrebbe dedurre il ruolo della Jihad nella realizzazione della
gloria e della vittoria per la nazione e per l'onore dei martiri.
5. Dovrebbe dedurre l'importanza dello spirito della Jihad per dare
forza alla nazione." [pag. 157]
[Educazione islamica (classe 11)-§035]
•"Lezione 6 - Espressione linguistica
1. Usate le seguenti espressioni nelle frasi:
il pericolo sionista richiama alla Jihad ...
2. Scrivete 6 righe di spiegazione per i vostri amici sul merito della
Jihad per Allah
"Ci si aspetta che lo studente, alla fine della classe, sia capace di:
Esprimere il tema dell’ "eccellenza della Jihad per Allah"
oralmente per 2 minuti.
Esprimere il sottoelencato tema scrivendo 3-5 paragrafi ...
Dovrebbe rispettare i combattenti della Jihad e chiedere ad Allah
di avere misericordia per quelli che, fra di loro, sono caduti.
Essere guidato dai combattenti della Jihad i quali [combatterono]
per piacere ad Allah." [pag. 62]
[La nostra lingua araba (classe 6)-§044]
•Propositi speciali:
3.b) La liberazione di Gerusalemme e la sua protezione è un
dovere santo.
4. Lo studente dovrebbe sviluppare il suo amore verso
Gerusalemme e desiderare di fare sacrifici per la sua liberazione.
[pag. 130]
L'insegnante dovrebbe fare uso delle seguenti domande:
b) Chi sta occupando Gerusalemme oggi?
c) Qual'è il nostro dovere verso Gerusalemme? [pag. 131]
[La nostra lingua araba (classe 3)-§046]
• "Lo slogan del combattente che ha fede nella Jihad in tutte le
circostanze:
Allah Akbar! [Allah è il più grande]" [pag. 301]
[La nostra lingua araba (classe 7) - §017]
6. Desidera ardentemente di morire combattendo Israele
I libri di scuola hanno numerosi testi che incoraggiano gli studenti a cercare
il Martirio [Shahada], la morte per Allah, combattendo Israele. Nelle guide
dell'insegnante non è esplicitamente specificato di cercare il Martirio contro
Israele, quanto piuttosto gli insegnanti sono istruiti a convergere sul
concetto islamico generale di cercare il Martirio contro i nemici dell'Islam e
degli arabi. Tuttavia l'identificazione di Israele come il nemico dell'Islam e
degli arabi è esplicito in tutto il sistema scolastico.
Gli insegnanti sono guidati a raggiungere la certezza che gli studenti
capiscano gli insegnamenti non come studi teorici ma nell'interiorizzazione
del messaggio. Nella seguente Guida dell'Insegnante per un libro di
educazione islamica l'insegnante è indirizzato ripetutamente, pagina dopo
pagina, ad educare gli studenti a desiderare la morte in battaglia.
•"7. Lo studente dovrebbe desiderare di essere fra i Martiri per
Allah" [pag. 143]
"4. L'insegnante potrebbe ... suscitare le seguenti
domande:
a) Come innalziamo i nostri figli alla passione di diventare Martiri
per Allah?
5. Meglio che [l'insegnante] si concentri su quanto segue...:
a) Passione di diventare un Martire per Allah
b) Intenso amore per il ruolo di Martire per Allah" [pag. 144]
"Domande generali:
5. Perchè il mussulmano si sforza di morire per amore di Allah?
[pag. 146]
"Attività di rafforzamento
5. Scrivete la vostra idea sul modo di incoraggiare i mussulmani
alla Jihad e alla passione di diventare martiri per Allah. [pag. 147]
[Educazione islamica (classe 7)-§037]
•"Scopi:
8. Lo studente lavorerà per sviluppare in se stesso lo spirito della
Jihad e della sfida della morte" [pag. 161]
[Educazione islamica (classe 7)-§037]
• "3. Valori e indicazioni
2. Sviluppo di un amore del Martirio per Allah" [pag. 158]
[Educazione islamica (classe 11)-§035]
• "Propositi speciali:Lo studente dovrebbe apprendere le principali idee
del testo poetico:
- la decisione di morire per Allah
- il Martirio per Allah è il livello più alto di nobiltà per il
credente ...
[pag. 301] [La nostra lingua araba (classe 7)-§017]
•"7. Lo studente dovrebbe amare l'importanza della Jihad e del
cadere in battaglia, nella vita della nazione" [pag. 149]
"1. Chiedete a gruppi di studenti di preparare relazioni su ...:
e) Desidera la morte come un Martire e ti sarà concessa la
vita" [pag. 150]
[Cultura islamica (classe 11)-§035]
•"... Colui che chiede sinceramente ad Allah di essere un Martire,
Allah lo condurrà nella "Dimora dei Martiri" perfino se muore nel
suo letto." [pag. 206]
[La nostra lingua araba (classe 6)-§044]
Nelle istruzioni della guida dell'insegnante per una poesia
intitolata "Madre" al bambino si insegna ad avere le
sottoesposte emozioni filiali nel suo desiderare
ardentemente la morte per Allah. Nella poesia un figlio dice
addio a sua madre mentre va a cercare la morte per Allah e
ordina a sua madre di non essere preoccupata mentre egli
ardentemente cerca la morte.
"Madre"
•"Madre, la partenza è vicina, perciò prepara i sudari
Madre, io avanzo verso la morte ... io non esiterò
Madre, non piangere su di me, se io cado sopraffatto,
Poichè la morte non mi fa paura e il mio destino è di morire
come un Martire ..."
[pag. 63]
[La nostra lingua araba - parte II (classe 7)-§063]
Guida dell'Insegnante
• "3. Perchè il poeta ordina a sua madre di non piangere
Su di lui?
Risposta:Perchè egli desidera il suo Martirio per Allah e non ha paura della
morte."
[pag. 303]
[La nostra lingua araba (classe 7)-§017]
Questo messaggio della contentezza della madre per la morte del figlio che
combatte Israele è stato incorporato nella coscienza palestinese. Le
affermazioni seguenti sono due dei molti esempi di espressioni di madri
conseguenti alla morte dei loro figli nel confronto con Israele.
• "Io [la madre] ho chiesto: chi è colei che è morta? Lei mi ha
detto - è tua figlia [Intisar]. Io ho detto: 'Grazie Allah, grazie Allah.'
Noi abbiamo il diritto di liberare la nostra patria e la libereremo. E'
un onore nostro cadere ... Intisar è caduta ed è un onore per noi e
un onore per i nostri figli ..."
[AP TV - 7 ottobre 1998]
Madre di un uomo che è morto combattendo Israele:
• "... io spero che tutti i miei figli saranno Martiri ..." [Autorità
Palestinese TV - 9 settembre 1998]"" "





Shalom!

13-03-02, 14:54
e con questo possiamo dire che israele ha ragione per ciò che fa.

Pieffebi
14-03-02, 13:30
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE

NEW YORK - Questo il testo completo della risoluzione 1397 approvata in nottata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu con 14 voti a favore e l'astensione della Siria.

IL CONSIGLIO DI SICUREZZA RICORDANDO tutte le sue precedenti risoluzioni a riguardo, in particolare la 242 (1967) e la 338 (1973),

AFFERMANDO una visione della regione dove due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all'interno di confini sicuri e riconosciuti,

ESPRIMENDO la sua grave preoccupazione per il continuare dei tragici e violenti eventi in corso dal settembre 2000, specialmente i recenti attacchi e l'aumentato numero di vittime,

SOTTOLINEANDO la necessita' per tutti gli interessati di assicurare l'incolumita' dei civili,

SOTTOLINEANDO INOLTRE la necessita' di rispettare le norme universalmente accettate della legge umanitaria internazionale,

ACCOGLIENDO CON FAVORE E INCORAGGIANDO gli sforzi diplomatici degli emissari speciali degli Stati Uniti, della Federazione di Russia, dell'Unione europea, del coordinatore speciale delle Nazioni Unite e di altri, per giungere a una pace globale, giusta e duratura nel Medio Oriente,

ACCOGLIENDO CON FAVORE il contributo del principe ereditario saudita Abdullah,

1 - CHIEDE l'immediata cessazione di tutti gli atti di violenza, incluse tutte le forme di terrorismo, provocazione, incitamento e distruzione;

2 - ESORTA le parti israeliana e palestinese e i loro leader a cooperare nella realizzazione del piano Tenet e delle raccomandazioni del rapporto Mitchell con l'obiettivo di riprendere negoziati su un regolamento politico;

3 - ESPRIME sostegno agli sforzi del segretario generale e di altri nell'assistere le parti a fermare la violenza e riprendere il processo di pace;

4 - DECIDE di continuare a seguire con grande attenzione la questione
13/03/2002 12:38

14-03-02, 13:35
Originally posted by Pieffebi
IL TESTO DELLA RISOLUZIONE

NEW YORK - Questo il testo completo della risoluzione 1397 approvata in nottata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu con 14 voti a favore e l'astensione della Siria.

IL CONSIGLIO DI SICUREZZA RICORDANDO tutte le sue precedenti risoluzioni a riguardo, in particolare la 242 (1967) e la 338 (1973),

AFFERMANDO una visione della regione dove due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all'interno di confini sicuri e riconosciuti,

ESPRIMENDO la sua grave preoccupazione per il continuare dei tragici e violenti eventi in corso dal settembre 2000, specialmente i recenti attacchi e l'aumentato numero di vittime,

SOTTOLINEANDO la necessita' per tutti gli interessati di assicurare l'incolumita' dei civili,

SOTTOLINEANDO INOLTRE la necessita' di rispettare le norme universalmente accettate della legge umanitaria internazionale,

ACCOGLIENDO CON FAVORE E INCORAGGIANDO gli sforzi diplomatici degli emissari speciali degli Stati Uniti, della Federazione di Russia, dell'Unione europea, del coordinatore speciale delle Nazioni Unite e di altri, per giungere a una pace globale, giusta e duratura nel Medio Oriente,

ACCOGLIENDO CON FAVORE il contributo del principe ereditario saudita Abdullah,

1 - CHIEDE l'immediata cessazione di tutti gli atti di violenza, incluse tutte le forme di terrorismo, provocazione, incitamento e distruzione;

2 - ESORTA le parti israeliana e palestinese e i loro leader a cooperare nella realizzazione del piano Tenet e delle raccomandazioni del rapporto Mitchell con l'obiettivo di riprendere negoziati su un regolamento politico;

3 - ESPRIME sostegno agli sforzi del segretario generale e di altri nell'assistere le parti a fermare la violenza e riprendere il processo di pace;

4 - DECIDE di continuare a seguire con grande attenzione la questione
13/03/2002 12:38
amen

anton
27-03-02, 15:06
Ragazzi palestinesi educati all'odio????
Perbacco che genitori incoscienti!!!!
Vuoi mettere invece se li avessero educati a porgere l'ano???
Pensa che guadagno!!!
Roba da far diventare il PIL palestinese E ISRAELIANO unO deI PIù ALTI DEL MONDO!!!!

Free
30-03-02, 11:40
Originally posted by cciappas
Ragazzi palestinesi educati all'odio????
Perbacco che genitori incoscienti!!!!
Vuoi mettere invece se li avessero educati a porgere l'ano???
Pensa che guadagno!!!
Roba da far diventare il PIL palestinese E ISRAELIANO unO deI PIù ALTI DEL MONDO!!!!

Gli atti terroristici suicida sono da condannare senza riserve senza nessuna giustificazione perchè colpiscono a tradimento la popolazione civile e sono la causa pricipale della degenerazione del conflitto che insanguina Israele. Una scuola che insegna ai propri figli l'odio verso un altro popolo e li incoraggia al martirio è un mostro

mustang
31-03-02, 18:26
I palestinesi non hanno uno Stato, e hanno il diritto ad averlo. Come tutti i popoli di questo mondo.
Anche gli ebrei.
E lo avrebbero avuto se alcuni anni fa a Camp David Arafat non avesse detto “no” a Clinton e a Barak che concessero forse più di quanto Israele potesse concedere. Il “no” di Arafat aprì una nuova Intifada.

Con l’Autorità nazionale in Cisgiordania e a Gaza, Arafat ha avuto un embrione di Stato, e un territorio. Ed è stato usato per aprire scuole che diffondono fra i bambini il catechismo dell’odio contro i coetanei ebrei con i quali dovrebbero convivere. E per “allevare” a centinaia gli uomini-bomba è stato prodotto un indottrinamento disumano.

Credo di comprendere lo scetticismo degli israeliani verso Arafat e le sue sempre inutili promesse.
saluti

Goku
01-04-02, 14:30
Originally posted by mustang
I palestinesi non hanno uno Stato, e hanno il diritto ad averlo. Come tutti i popoli di questo mondo.
Anche gli ebrei.
E lo avrebbero avuto se alcuni anni fa a Camp David Arafat non avesse detto “no” a Clinton e a Barak che concessero forse più di quanto Israele potesse concedere. Il “no” di Arafat aprì una nuova Intifada.

Con l’Autorità nazionale in Cisgiordania e a Gaza, Arafat ha avuto un embrione di Stato, e un territorio. Ed è stato usato per aprire scuole che diffondono fra i bambini il catechismo dell’odio contro i coetanei ebrei con i quali dovrebbero convivere. E per “allevare” a centinaia gli uomini-bomba è stato prodotto un indottrinamento disumano.

Credo di comprendere lo scetticismo degli israeliani verso Arafat e le sue sempre inutili promesse.
saluti
________________________________________________

Un incendio ha distrutto nella notte la sinagoga vicino al porto marsigliese: "Un atto di antisemitismo", denuncia il presidente delle istituzioni ebraiche francesi. Nei giorni scorsi diversi fatti di odio razziale
( ...)

Anche in Belgio il lancio di un ordigno - verosimilmente una bomba molotov - ha incendiato l'ingresso della sinagoga di Bruxelles, situata nel quartiere Anderlecht della capitale belga.

Anche ieri, come nei giorni scorsi, non sono mancati in Francia gli atti in odore di antisemitismo. Le porte di un'altra sinagoga sono state pesantemente danneggiate a Lione, la scorsa notte, mentre degli spari contro un macellaio ebreo sono stati denunciati domenica a Tolosa . Uno sconosciuto ha esploso due colpi d'arma da fuoco contro il negozio di un macellaio ebreo, senza colpire nessuno, nonostante il proprietario si trovasse all'interno.

Anche a Strasburgo le porte della sinagoga del quartiere di Cronenbourg (nella parte orientale della città) sono state incendiate da ignoti nella notte tra ieri e oggi. Il fumo sprigionato dalle fiamme ha danneggiato - hanno detto i pompieri - l'ingresso della sinagoga, ma il fuoco non si è propagato all'interno.

Dal Nuovo.it

Cordiali saluti a tutti



G. - L'Entità un tempo nota come "Jeronimus"

mustang
01-04-02, 16:49
....Abu Ammar


Arafat.

Nei territori dove è nato, e risorto, Gesù, dice con ostinazione il Papa in questi giorni, la pace è negata.

Arafat in croce, titola Liberazione.
Naturalmente a crocefiggerlo è il solito Ebreo.

Non siamo ciechi, sappiamo che esistono i palestinesi, che sono un popolo e che hanno diritto al loro Stato. Ma dubitiamo che il loro leader voglia le stesse cose.
Questo desiderio è stato vanificato dai ripetuti “no” di Arafat, inspiegabili, e dallo scatenarsi del terrorismo, senza condanne esplicite e dure dall’Europa. Annotare che quando egli riceve visite importanti di ministri o rappresentanti di governi nulla accade in quei territori.
Ben sapendo che detto terrorismo dipende tutto da Arafat. Di certo, come ha detto ieri Bush, “Arafat può fare molto di più per la pace”. Ma non la vuole.
L’Europa, ventre ricco e molle, il paese del Nobel.

Oriana Fallaci intervistò Arafat nel 1972.
Yasser Arafat contribuì alla nascita di Al Fatah assumendo il nome di Abu Ammar (colui che costruisce).

OF:Abu Ammar, si parla tanto di lei ma non si sa quasi nulla di lei e…
“Di me c’è solo da dire che sono un umile combattente palestinese. Da molto tempo. Lo divenni nel ’47 assieme a tutta la mia famiglia. Sì, fu in quell’anno che presi conoscenza di quale barbara invasione stava accadendo nel mio territorio”.

OF: quanti anni aveva, Abu Ammar? Glielo chiedo perché la sua età è controversa.
“Niente domande personali” .

OF:Abu Ammar, le sto chiedendo esclusivamente quanti anni ha. Lei non è una donna. Può dirmelo.
“Ho detto: niente domande personali”

OF:Abu Ammar, se non vuole nemmeno dire l’età, perché si espone sempre all’attenzione del mondo e permette che il mondo guardi a lei come al capo della resistenza palestinese?
“Ma io non ne sono il capo! Non voglio esserlo! Veramente, lo giuro. Io sono appena un membro del comitato centrale, uno dei tanti, e per precisione quello cui è stato ordinato di fare il portavoce. Cioè di riferire cosa decidono altri. E’ un grosso equivoco considerarmi il capo: la resistenza palestinese non ha un capo. Noi tentiamo infatti di applicare il concetto della guida collettiva e la cosa presenta difficoltà, ovvio, poichè riteniamo indispensabile non affidare a uo solo la responsabilità e il prestigio. E’ un concetto moderno e serve a non recar torto alle masse che combattono, ai fratelli che muoiono. Se muoio, le sue curiosità saranno esaudite: lei saprà tutto di me. Fino a quel momento, no”.

OF: non direi che i suoi compagni vogliano permettersi il lusso di lasciarla morire, Abu Ammar. E, a giudicare dalla sua guardia del corpo, direi che la ritengano molto più utile se resta vivo.
“No. E’ probabile invece che io sia molto più utile da morto che da vivo. Eh, sì: la mia morte servirebbe molto alla causa, come incentivo. Aggiungerò anzi che io ho molte probabilità di morire: potrebbe accadere stanotte, domani. Se muoio non è una tragedia; un altro andrà in giro pel mondo a rappresentare Al Fatah, un altro dirigerà le battaglie…sono più che pronto a morire. Per la mia sicurezza non ho la cura che lei crede”.

OF: capisco. D’altra parte le linee per recarsi in Israele ogni tanto le passa anche lei, vero, Abu Ammar? Gli israeliani danno per certo che lei sia entrato in Israele due volte, sfuggendo alle loro imboscate. Ed aggiungono: chi riesce a fare questo è molto furbo.
“Ciò che lei chiama Israele è casa mia. Quindi non ero in Israele ma a casa mia: con tutto il diritto di andare a casa mia.. Si, ci sono stato, ma molto più spesso che due volte. Ci vado continuamente, ci vado quando voglio. Certo, esercitare questo diritto è abbastanza difficile: le loro mitraglie sono sempre pronte. Però è meno difficile di quanto essi credano: dipende dalle circostanze, dai punti che si scelgono. Non a caso quei viaggi li chiamiamo “viaggi della volpe”. Però li informi pure che quei viaggi i nostri ragazzi, i fedayn, li compiono quotidianamente. E non sempre per attaccare il nemico. Li abituiamo a passare le linee per conoscere lòa loro terra, per muovercisi dentro con disinvoltura. Spesso arrivano, perché io l’ho fatto, fino alla striscia di Gaza e fino al deserto del Sinai. Portiamo anche le armi fin là. I combattenti di Gaza non ricevono mica le armi dal mare: le ricevono da noi, da qui”.

OF: Abu Ammar, quanto durerà tutto questo? Quanto a lungo potrete resistere?
“Simili calcoli noi non ce li poniamo nemmeno. Siamo soltanto all’inizio di questa guerra. Incominciamo solo ora a prepararci per questa che sarà una lunga, lunghissima guerra. Certo una guerra destinata a prolungarsi per generazioni. Né siamo la prima generazione che combatte: il mondo non sa o dimentica che negli anni venti i nostri padri combattevano già l’invasione sionista. Erano deboli, allora, perché troppo soli contro avversari troppo forti e sostenuti dagli inglesi e americani, dagli imperialisti della terra. Ma noi siamo forti: dal gennaio del ’65, cioè dal giorno in cui nacque Al Fatah, siamo un avversario pericolosissimo per Israele. I fedayn stanno acquistando esperienza, stanno moltiplicando i loro attacchi e migliorando la loro guerriglia: il loro numero aumenta precipitosamente. Lei chiede quanto potremo resistere: la domanda è sbagliata. Lei deve chiedere quanto potranno resistere gli israeliani. Giacchè non ci fermeremo mai fino a quando non saremo tornati a casa nostra e avremo distrutto Israele. L’unità del mondo arabo renderà questo possibile”.

OF: Abu Ammar, voi invocate sempre l’unità del mondo arabo. Ma sapete benissimo che non tutti gli Stati Arabi sono disposti a entrare in guerra per la Palestina e che per quelli già in guerra, un accordo pacifico è possibile, anzi augurabile. Lo ha detto perfino Nasser. Se tale accordo avverrà, come auspica anche la Russia, voi cosa farete?
“Non lo accetteremo. Mai! Continueremo a far guerra a Israele da soli, finchè non riavremo la Palestina. La fine d’Israele è lo scopo della nostra lotta, ed essa non ammette né compromessi né mediazioni. I punti di questa lotta, che piacciano o non piacciano ai nostri amici, resteranno sempre fissati nei principi che enumerammo nel 1965 con la creazione di Al Fatah. Primo: la violenza rivoluzionaria è il solo sistema per liberare la terra dei nostri padri; secondo: lo scopo di questa violenza è di liquidare il sionismo in tutte le sue forme politiche, economiche, militari, e cacciarlo per sempre dalla Palestina; terzo: la nostra azione rivoluzionaria dev’essere indipendente da qualsiasi controllo di partito o di Stato; quarto: questa azione sarà di lunga durata. Conosciamo le intenzioni di alcuni capi arabi: risolvere il conflitto con un accordo pacifico. Quando questo avverrà, ci opporremo”.

OF: conclusione: voi non volete affatto la pace che tutti auspicano.
“ No! Non vogliamo la pace. Vogliamo la guerra, la vittoria. La pace per noi significa distruzione di Israele e nient’altro. Ciò che voi chiamate pace, è pace per Israele e per gli imperialisti. Per noi è ingiustizia e vergogna. Combatteremo fino alla vittoria. Decine di anni, se necessario, generazioni”.

OF: il Fronte Popolare è comunista. Voi dite di non esserlo per costituzione.
“ Tra noi vi sono combattenti di tutte le idee: li avrà incontrati. Quindi tra noi c’è posto anche per il Fronte Popolare. Dal Fronte Popolare ci distinguono solo alcuni sistemi di lotta. Infatti noi di Al Fatah non abbiamo mai dirottato un aereo e non abbiamo mai fatto esplodere o causato sparatorie in altri paesi. Preferiamo condurre una lotta puramente militare. Ciò non significa, tuttavia, che al sistema dei sabotaggi non si ricorra anche noi: dentro la Palestina che lei chiama Israele. Ad esempio siamo quasi sempre noi che facciamo scoppiare bombe a Tel Aviv, a Gerusalemme, a Eilat.

OF: ciò coinvolge i civili, però. Non è una lotta puramente militare.
“ Lo è. Perché, civili o militari, sono tutti ugualmente colpevoli di voler distruggere il nostro popolo. Sedicimila palestinesi sono stati arrestati perché aiutavano i nostri commandos, ottomila case di palestinesi sono state distrutte, senza contare le torture cui vengono sottoposti i nostri fratelli nelle loro prigioni, e i bombardamenti al napalm sulla popolazione inerme. Noi facciamo certe operazioni, chiamate sabotaggi, per dimostrargli che siamo capaci di tenerli in mano con gli stessi sistemi. Ciò colpisce inevitabilmente i civili che sono i primi complici della banda che governa Israele. Perché se i civili non approvano i sistemi usati dalla banda al potere, non hanno che dimostrarlo…”
Amman marzo 1972


Arafat ha sempre agitato la propria effige di martire come una minaccia.
Arafat e la pace. Oltre a prendersi il premio graziosamente regalatogli dalla Svezia, cosa ha fatto per la pace?
Arafat e il terrorismo. Si era detto che i kamikaze sono una novità. Non per lui. Arafat teorizza l’inesistenza dell’idea del valore di una vita, fosse pure di quella di uno dei suoi. Dice: “Le perdite per noi non contano, a noi non importa morire”.

Ricordiamo: quando Ehud Barak festeggia la vittoria alle elezioni del 1999 tutti si aspettano che il militare più moderato e decorato d’Israele trovi la via della pace.
A settembre Barak e Arafat firmano un accordo per attuare gli accordi di Wye Mills che prevedono un processo di pace al culmine del quale, entro il 13 settembre 2000, i Territori saranno sotto totale controllo palestinese, Gerusalemme sarà condivisa tra palestinesi e israeliani.
Subito dopo la firma Israele libera 200 detenuti palestinesi e passa il controllo di una parte della Cisgiordania ai palestinesi.
Ciò nonostante la trattativa s’interrompe e Clinton invita i due a Camp David. E’ l’11 luglio, solo due mesi prima del fatidico 13 settembre 2000.
I palestinesi rifiutano l’accordo e a fine settembre attaccano le forze israeliane con pietre e armi da fuoco. A Ramallah, dov’è il quartier generale di Arafat, avviene il barbaro linciaggio di due soldati palestinesi e lo scempio dei loro cadaveri
Tutto questo poteva accadere senza il consenso di Abu Ammar?

Il tutto liberamente tratto da Libero.

saluti

O'Rei
01-04-02, 18:53
Originally posted by ciciolìn
e con questo possiamo dire che israele ha ragione per ciò che fa.

di sicuro....

O'Rei
01-04-02, 18:55
Originally posted by cciappas
Ragazzi palestinesi educati all'odio????
Perbacco che genitori incoscienti!!!!
Vuoi mettere invece se li avessero educati a porgere l'ano???
Pensa che guadagno!!!
Roba da far diventare il PIL palestinese E ISRAELIANO unO deI PIù ALTI DEL MONDO!!!!


:eek: :eek: :eek: :fru :fru :fru che belli questi post!!!

mustang
01-04-02, 19:45
...Palazzo di vetro.

Chiede innanzitutto due cose la risoluzione n° 1042 approvata l’altroieri dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Chiede “il ritiro della truppe israeliane dalle città ‘palestinesi’, inclusa Ramallah”. E chiede “una immediata cessazione di tutti gli atti di violenza, inclusi tuttu gli atti di terrore, provocazione, incitamento e distruzione”.
Due richieste incomparabili: perché la prima (il ritiro delle truppe israeliane) è rivolta esplicitamente e inevitabilmente a un destinatario determinato, cale a dire il governo d’Israele, il quale risponde delle proprie iniziative, giuste o sbagliate che siano; mentre la seconda (la cessazione della violenza “inclusi gli atti di terrore”) non impegna nessuno. Non è abbastanza esplicita nell’indicare che la rappresentanza politico-militare palestinese responsabilità dirette o indirette negli attentati contro i civili israeliani, e infatti i plenipotenziari palestinesi non se ne sentono toccati, dichiarandosi soddisfatti della risoluzione nella misura in cui essa individua semmai colpe comuni, ma addossa gli obblighi concreti unicamente a Israele.

Ogni palestinese ucciso –civile, militare, terrorista che sia- trova un ufficiale, un comandante, un governo e infine uno Stato che la comunità internazionale chiama a rispondere di quella morte.
Contemporaneamente, ogni iniziativa militare israeliana – difensiva, antiterroristica o di dissuasione che sia – trova quella comunità internazionale composta da molte dittature con ugual voce in capitolo, pronta a denunciare la “aggressione, la “barbarie”, e perfino il “razzismo” di Israele.
Lo scenario è diverso quando in campo è il terrorismo che fa strage di civili nelle città israeliane: in questo caso c’è semmai il cordoglio di routine. E non dappertutto, perché nei villaggi palestinesi e in buona parte delle “moderate” capitali e dittature islamiche si festeggia. Quando mai abbiamo ascoltato da Arafat non diciamo parole di sdegno, ma almeno di condanna, per chi grida la sua gioia alla notizia dell’ennesima strage di civili israeliani? E quando, se non ora, questo “generale2 avrebbe dovuto dire e fare qualcosa di serio per dare almeno l’impressione di essere anche lui la vittima del terrorismo palestinese, e dunque combatterlo, anzicchè sfruttarne in questo modo l’imprevedibilità e l’impunità.

Chi si fa forte dell’ultima risoluzione dell’Onu nella parte in cui si chiede il ritiro israeliano non capisce, o finge di non capire, che in realtà essa esprime il profondo disequilibrio di posizioni e di responsabilità delle due parti in conflitto. A chi si rivolge la risoluzione, quando chiede la “cessazione di tutti gli atti di violenza, inclusi tuttu gli atti di terrore”? Si rivolge o no all’Autorità palestinese? Certo che sì: ma senza nominarle, perché la verità è un lusso che quel linguaggio diplomatico non si può permettere.

E la verità è che tutti sanno che il terrorismo palestinese ha dei responsabili. Arafat in primo luogo, perché accetta l’idea e la pratica del terrorismo come “inevitabile conseguenza” dell’occupazione israeliana, mentre non ne accetta nessuna responsabilità.
Una responsabilità, quella di Abu Ammar (Arafat), che sta dunque in questo: nell’assolversi da ogni responsabilità.

Iuri Maria Prado su Libero di ieri 31 marzo

Interessante e scioccante, dopo aver letto l'intervista della Fallaci a Arafat.

saluti

02-04-02, 18:18
Originally posted by O'Rei


di sicuro....
chissà cosa faresti se un israeliano venisse ad abitare in casa tua...

mustang
02-04-02, 19:05
Lamberto Sposini scrive al direttore di Il Foglio.

Quel boia di Ariel Sharon scatena i suoi alla caccia di Arafat e il quartier generale del leader palestinese a Ramallah sembra, stando ai vari racconti, la Berlino del 1945 dove si combatteva casa per casa.
Però, che strano, riesce a rompere l’assedio e a raggiungere Arafat un nutrito gruppo di pacifisti con tanti italiani in prima linea. E’ l’avanguardia del popolo (prevalentemente di sinistra) che da Craxi (Bobo) a Giovanna Melandri gridano, legittimamente e giustamente, lo sdegno e l’esecrazione per il tallone di ferro israeliano e l’oppressione del popolo palestinese. Ma sul ritiro degli israeliani riescono a essere uniti, pensate un po’, persino il governo e i sindacati.
La verità è che non si può non essere d’accordo nella condanna della politica israeliana, ma mi chiedo anche perché tutte le stragi compiute dai kamikaze palestinesi nei supermercati, nei ristoranti, alle feste di matrimonio, non si meritino lo stesso sdegno. Ho seguito per tutta la scorsa settimana ogni dichiarazione sulla tragedia mediorientale e non c’è stato uno che abbia detto:”Che orrore quei corpi di innocenti straziati dai chiodi e dai bulloni contenuti nell’esplosivo dei kamikaze”.
Mi chiedo perché mai nessuno dei pacifisti si sia preso la briga di condannare le brigate Al Aqsa che sono terroristi dichiaratamente legati a Al Fatah e a Arafat.
Oppure gli israeliani sono sempre, tutti, e comunque degli aguzzini?

Risponde il direttore.

Si chiamano riflessi condizionati, è come per i cani di Pavlov.
Israele ha un triplo handicap: è forte militarmente e tecnologicamente, è benestante e alleato degli Americani, ha un governo di unità nazionale presieduto dal capo della destra.
Con queste referenze, vuole che la sua politica di autodifesa, piena di errori e di peccati ma indiscutibilmente legittima, abbia buona stampa fra i liberal? Vuole che gliela perdonino?

saluti

Pieffebi
03-04-02, 13:39
Lo sanno tutti che gli ebrei sono "usurai, avidi, truffaldini, parassiti e infidi", figuriamoci uno "Stato ebraico". Questa è l'idea inconfessata profonda, con mille varianti certo, ma strutturalmente ancorata al pregiudizio, che unifica nazi-fascisti, comunisti, liberal-progressisti, catto-comunisti, catto-tradizionalisti nel mostrare comprensione per Arafat e i suoi terroristi e condanna e sdegno per Sharon e Israele.

Shalom!

03-04-02, 16:42
Originally posted by Pieffebi
Lo sanno tutti che gli ebrei sono "usurai, avidi, truffaldini, parassiti e infidi", figuriamoci uno "Stato ebraico". Questa è l'idea inconfessata profonda, con mille varianti certo, ma strutturalmente ancorata al pregiudizio, che unifica nazi-fascisti, comunisti, liberal-progressisti, catto-comunisti, catto-tradizionalisti nel mostrare comprensione per Arafat e i suoi terroristi e condanna e sdegno per Sharon e Israele.

Shalom!
davvero un discorso profondo ed intellettualmente ineccepibile.
bravo.

mustang
04-04-02, 00:12
Ma esiste il diritto degli ebrei a non essere uccisi? Esiste il loro diritto a non essere rappresentati in vignette razziste? Esiste il loro diritto a non vedere assaltate le loro comunità, i loro luoghi di culto, insultati per strada i loro bambini? Forse questo diritto degli ebrei esiste anche; ma di certo è quotidianamente violato, e non pare che ci sia la comune esigenza di condannarne la violazione. Il che significa che quel diritto degli ebrei di vivere in pace è tutt’altro che acquisito come diritto assoluto, irrinunciabile, prioritario, da riaffermare e difendere sempre e comunque. Significa che nemmeno il culmine della persecuzione, vale a dire l’antisemitismo nazista, è bastato a sanzionare quel diritto.
Nemmeno quelle deportazioni di popoli interi. Nemmeno quello sterminio. Perché ancora, dopo tutto questo, c’è comunque un “ma” ogni qual volta un ebreo è linciato, una sinagoga è incendiata, un muro d’Europa è riempito di scritte antisemite. Puntualmente: “Sono fatti inaccettabili, ‘ma’…”.
E’ questo “ma” è Israele.
Israele che ha rubato la terra ai palestinesi. Israele che occupa i Territori. Israele che manda i carri armati contro Arafat. Ogni “ma” di questo tipo bisognerebbe adeguatamente contrastarlo spiegando che Israele non ha rubato proprio nulla, che i Territori sono occupati a causa di uno stillicidio di aggressioni, che i carri armati sono mobilitati in una operazione antiterrorismo, che mai in nessun altro Paese al mondo è stato vittima di una simile serie di attentati contro la popolazione civile.

Ma il punto di oggi non è questo. Non è più soltanto questo. Perché oggi si tratta di riaffermare il diritto (violato) degli ebrei a non essere diffamati, discriminati, uccisi dappertutto nel mondo a prescindere da quello che succede in Medio Oriente e a prescindere dalla politica d’Israele. Si tratta di dire che gli ebrei devono essere difesi sempre, comunque, come esigenza prioritaria di civiltà, di democrazia, di giustizia, rispetto a ogni violenza o intimidazione di cui sono destinatari. E si tratta di dirlo in maniera che si senta. In maniera che sia chiaro. In maniera che sia “capito”. Si tratta di dire e di far capire che nessun eccesso, nessun errore, nessun abuso, perfino nessun crimine di un governo israeliano può riempire quel “ma” che fa da pessimo corollario allo sdegno formale di fronte alla rimonta antisemita.
In Europa non ci si è incaricati di riaffermare con la sufficiente energia questo diritto alla vita e alla dignità civile degli ebrei. E in Italia non lo si è fatto proprio per nulla; con proliferazione, anzi, di tutti quei “ma”. Nell’Italia della retorica antifascista e antinazista; nell’Italia che grida al “pericolo di un nuovo fascismo”; nell’Italia che celebra la (altrui) vittoria sulla dittatura; nell’Italia orgogliosa di aver cancellato le leggi razziali, in questa Italia nessun bravo intellettuale di sinistra, nessun comiziante dell’indignazione “progressista”, nessun caro “democratico” sente l’esigenza di dire una parola definitiva sul perdurante e nuovamente aggressivo razzismo antiebraico.

E sono allora due, oggi, i problemi. Un’avversione anti-israeliana che non ha nulla a che fare con la politica di Israele, e che dunque ha come sfondo la negazione alla stessa esistenza dello Stato di Israele; e poi il fatto che questa avversione si nutre spesso di antisemitismo. Opporsi a questa deriva significa riaffermare il diritto all’esistenza di Israele e il diritto degli ebrei, in Israele o nel mondo, a non essere molestati, insultati, uccisi. Ma il silenzio, no; no.
Perché il silenzio significa ritenere che quei diritti non esistano. O che non sono a rischio, O che non meritano tutela.
E per ora solo il silenzio si sente, intrerrotto semmai da qualche intollerabile “ma”.

Iuri Maria Prado su Libero di martedì 3 aprile.

mustang
04-04-02, 00:16
In linea di principio neppure l’Olocausto ebraico della seconda Guerra Mondiale può giustificare l’ingiustizia compiuta togliendo a un popolo la terra su cui era stanziato da secoli.
Nel 1917, l’anno della Dichiarazione Balfour che prometteva da parte degli inglesi la creazione del “focolare ebraico” in Palestina, la regione era abitata da 700.000 arabi mussulmani, 70.000 arabi cristiani e 60.000 ebrei.
Anni caratterizzati in Europa da forte antisemitismo portò il numero degli ebrei in Palestina a oltre mezzo milione.
Nel 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele, gli ebrei erano ancora un terzo della popolazione totale.
La prima guerra arabo-israeliana del 1949 provocò l’espulsione di 300.000 palestinesi, e oltre un milione di profughi vi fu dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967, e l’occupazione della Cisgiordania e di Gaza, gli attuali Territori occupati.
Massiccio esodo palestinese contro forte immigrazione ebrea resero gli arabi una minoranza nella loro stessa patria.
In più, il carattere “ebraico” dello Stato di Israele rende i cittadini non ebrei cittadini di serie B.
Comunque di gran lunga meglio garantiti dei cittadini normali in gran parte del mondo islamico.

Nel 1991 sono stati calcolati 4.500.000 i discendenti dei palestinesi del 48. di questi 790.000 israeliani, 1.890.000 abitanti in territori sotto il controllo militare israeliano; 1.100.000 in Cisgiordania e 780.000 a Gaza.
Inoltre, sparsi nel mondo, vivevano: 1.700.000 palestinesi in Giordania; 400.000 in Kuwait; 350.000 in Libano; 250.000 in Siria; 206.000 in Arabia Saudita; 100.000 in USA; 49.000 negli Emirati Arabi; 45.000 in Egitto; 33.000 in Qatar; 27.000 in Iraq; 25.000 in Libia; dai 5.000 ai 10.000 in Marocco, Mauritania, Algeria, Tunisia, Sudan e Oman e altri 200.000 nel resto del mondo.
Curiosità: Arafat è nato a Gerusalemme, la famiglia di Sharon viene dall’Iraq.
Il presidente pakistano Musharraf è nato in India.
saluti

04-04-02, 08:25
Originally posted by mustang
.
Nel 1917, l’anno della Dichiarazione Balfour che prometteva da parte degli inglesi la creazione del “focolare ebraico” in Palestina, la regione era abitata da 700.000 arabi mussulmani, 70.000 arabi cristiani e 60.000 ebrei.
dello Stato di Israele rende i cittadini non ebrei cittadini di serie B.

gli inglesi...chissà con quale diritto gli inglesi espropaiano la terra ad un popolo per darlo ad un'altro.

Pieffebi
04-04-02, 16:33
Domanda di alto tenore intellettuale e di notevole profondità. Neppure Rosenberg ci sarebbe arrivato.


Shalom!

04-04-02, 17:43
hai finito le idee e non sai come dare una risposta o ti è caduto il cervello nel cesso, ex trozkjista ora liberal-conservatore(bella svolta)?

mustang
04-04-02, 18:26
C’è il presidente della Camera, che forse non ha ben chiaro il confine tra la politica estera, affidata al governo sotto il controllo del Parlamento, e il turismo politico a buon mercato. Ma dietro di lui e alla ampie maggioranze trasversali che si affrettano ad emettere sentenze sull’aggressività di Israele e sul suo sprezzo sulle risoluzioni dell’Onu si muovono in tanti. Dall’Umbria già si parte, dalla Toscana si partirà, il sindacato è mobilitato, in Sicilia si discute, non c’è autorità massima o minima che non esterni.
Ma anche l’Europa dà il suo bravo contributo, con l’attivismo generico di Prodi, la solita riunione d’emergenza dei ministri degli Esteri, le fumisterie di Berlusconi sull’influenza degli ebrei al Congresso americano, la tiritera delle conferenze internazionali che non si terranno mai, delle forze di interposizione di chi non ha nemmeno la forza, figuriamoci l’interposizione. Gli americani saranno anche impotenti o ritardatari sulla drammaticità degli eventi, ma dicono due cose: Israele ha il diritto di difendersi, il negoziato può ripartire solo in condizioni di sicurezza. Ora tutti si sono fatti un po’ più esperti, e si ricordano anche delle sinagoghe incendiate o addirittura portano fiori alle pizzerie devastate dalle esplosioni terroristiche suicide contro civili inermi.
Ma è raro trovare un politico europeo che dica la verità: Israele non può consentire che una trattativa premi una coalizione terrorista che ha messo radici nel territorio affidato alla responsabilità dell’Autorità nazionale palestinese, e lo smantellamento delle strutture terroristiche è la sua ovvia priorità.

Una qualche sobrietà non guasterebbe, invece. Un paese acquista peso e prestigio se parla nei momenti importanti con una sola voce, se affida alla propria diplomazia e al suo lavoro paziente il compito di rappresentare una posizione comune con dignità e senso del limite. Il turismo politico e parlamentare, che è cosa diversa dal volontariato pacifista nella forma dell’azione diretta e della dissuasione civile, può solo nutrire e corroborare una confusa e antica tradizione italiana, quella della solidarietà corale e unilaterale, dell’ambiguità levantina, del vantaggio di parte ricercato sulla pelle dei popoli e Stati alle prese con il problema della sopravvivenza.
I girotondi vanno bene per la Rai, per le beghe giustizialiste e altre farse; per la politica estera italiana ci vuole altro.

Dal Il Foglio di giovedì 24 aprile
saluti

04-04-02, 18:32
Originally posted by mustang

Dal Il Foglio di giovedì 24 aprile
saluti
credo di non dover aggiungere altro.:K

mustang
04-04-02, 18:49
In tutto questo attivismo a senso unico si legge l'evidente tentativo che l'opposizione mette in cantiere per creare forti ostacoli all'azione del governo.
Israele è in "guerra" con il terrorismo palestinese.
Israele è Stato amico e alleato dell'Italia.
Provate a immaginare le pressioni del governo israeliano verso il nostro allo scopo di frenare o di "proibire" le "invasioni" promesse.
Provate a immaginare le reazioni dei "nostri avversari politici" se un qualunque "marciatore in trasferta mediorientale" venisse freddato da una pallottola (anche non firmata)?
Immaginate la "risoluzione" che l'Onu voterebbe se uno dei manifestanti venisse colpito.
Signori miei: questo è razzismo.

Stamane ho ascoltato su Radio radicale una riunione della commossioni esteri della Camera.
Ho ascoltato D'Alema: ha detto cose ovvie e, tutto sommato, ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte. Intervento normale.

Ho subito dopo sentito Dini, quello che prese il posto di Berlusconi, quello della "lingua in bocca" con O.L.S., l'ex Presidente, quello che per anni e sotto diversi capi di governo tenne il dicastero degli Esteri.
Israele "deve" ritirarsi dai Territori occupati. Deve accettare la risoluzione dell'Onu. Ha accennato alle violenze israeliane contro popolazioni inermi palestinesi.
Dopo averlo ascoltato ho finalmente compreso il perchè dei giovani kamikaze suicidi e le stragi nei supermercati e discoteche.

Beh, questi poveracci di palestinesi devono ben difendersi dai soldatacci assassini che il porco Sharon manda nelle loro città a stuprare donne e uccidere bambini.

Ripeto: Dini è stato per molti di quest'ultimi anni ministro degli Esteri italiano.
Anche questo è razzismo.

Ho sentito vergogna e disprezzo per coloro che l'hanno messo su quella poltrona.
mustang

Pieffebi
05-04-02, 21:20
Dini è più interessato al Costarica che al Medio Oriente.

Shalom!

mustang
05-04-02, 23:53
Il Costarica è problema della Signora: a Dini pesano sulla coscienza, nel caso ne abbia una, molti dei morti ammazzati in Palestina, da questa e dall'altra parte.
Lui, come d'altra parte altri suoi colleghi europei, si e comportato nel modo più sbagliato nei confronti dei problemi mediorientali.
E' una cosa vergognosa.
saluti

mustang
06-04-02, 17:40
William Safire ha passato il weekend al telefono con Ariel Sharon, i due sono vecchi amici.
Leggiamo dal New York Times la prima parte della conversazione mitragliante, la versione più autorevole dello Sharon pensiero.

Che si fa con Arafat? In molti si preoccupano se ha due o tre stanze, se ha la luce o no. Non ho sentito nessuno preoccuparsi per la donna israeliana, incinta di due gemelli, massacrata da un kamikaze.
Ma se lo isolate come fa a fermare il terrorismo? Arafat non ha mai mosso un passo contro un terrorista, non ha mai prevenuto un’azione di terrore. Quando è arrivato il generale Zinni, ha avuto la sua possibilità. Noi ci siamo autolimitati, io ho fatto di tutto per raggiungere una tregua che avrebbe alla fine portato alla pace. L’unica condizione posta ad Arafat era che dichiarasse, in lingua araba, che ci sarebbe stato un cessate il fuoco, e chiedesse di fermare gli omicidi, così avremmo potuto applicare il piano Tenet. Si è rifiutato.
Lo scopo dell’azione militare? Vogliamo distruggere l’attività dei terroristi nei Territori. Non abbiamo intenzione di restare, solo di fermare queste orribili cose. Nel mese passato sono stati uccisi 115 israeliani, 1656 feriti; nell’anno passato 401 uccisi e 3538 feriti. Stiamo creando una zona cuscinetto lungo la green line. Nelle ultime due settimane siamo già riusciti a fermare 25 fra sparatorie e attentati.
Siete d’accordo con l’invio di osservatori americani, come chiedono i palestinesi? Abbiamo detto di sì da tempo, per aiutare il generale Zinni, ma solo osservatori, e solo americani. Portare uomini armati sarebbe un errore. Succederebbe di nuovo quel che è accaduto alle nostre truppe anni fa in Libano. E la presenza di truppe straniere ci impedirebbe di agire contro i terroristi.
La vostra reazione alla proposta saudita del summit di Beirut? Non sappiamo ancora che cosa sia.
Riconosciamo le risoluzioni 242 2 338 delle Nazioni Unite, che chiedono confini sicuri e difendibili, ma per quello che ne so, il piano saudita non le prevede. Israele non può tornare ai confini del 1967, quelli che Abba Eban chiamava i confini di Auschwitz, così Israele non esisterebbe più. Può immaginare per un momento di accettare quello che i palestinesi chiamano il diritto al ritorno? Tutti parlano di piano saudita, in Europa ci fanno i girotondi intorno, ma nessuno ne ha parlato con l’unico paese il cui futuro e la cui sicurezza dipendono da questo piano. Nessun leader arabo ha voluto incontrarmi, io ero pronto, l’ho detto a Cheney. Nei matrimoni gli sposi sono due, loro parlano solo con la sposa.

Saluti

mustang
06-04-02, 17:46
Kamikaze, voce giapponese che significa “vento divino”.
Storicamente il nome venne dato a due tempeste che, nel 1274 e nel 1281 distrussero le flotte dei Mongoli inviati da Kubilay khan a invadere il Giappone, salvando così il paese.

Inoltre, e per questo motivo il nome è conosciuto ai più, reparti speciali di attacco costituiti di aerei carichi di esplosivo, impiegati dai giapponesi contro le navi americane.
Sono stati impiegati solo in azioni militari contro navi da guerra nemiche.

Chiamare “kamikaze” i terroristi suicidi palestinesi disonora i militari volontari giapponesi.

Credo che il mondo avrebbe reagito diversamente se gli aerei bomba di ben Laden si fossero limitati a colpire, e duramente, il Pentagono, cuore e cervello dell’apparato militare statunitense.
Ma le torri di New York?
E le bambine sugli autobus scolastici?
E i ragazzi nelle discoteche?
E le donne nei supermercati?

saluti

mustang
06-04-02, 22:06
Per capire: condannate l'atto terroristico in quanto tale, o perchè fatto da giovani condizionati e preparati al suicidio?

Prescindendo dalle convinzioni personali e senza entrare nel merito, anche i primi cristiani si "suicidavano" nelle arene romane, ma certamente non per portarsi appresso altri recalcitranti compagni di viaggio; i Kamikaze giapponesi, militari in guerra, immolavano suicidandosi la vita per la patria, tentando di portarsi via il maggior numero di nemici, anch'essi militari in guerra.
Nelle azioni terroristiche palestinesi tutto questo non c'è.
saluti

Pieffebi
07-04-02, 15:53
dalla rete:

"All'islam sfugge la singolarissima comunione di fede e di
cultura che esiste tra cristianesimo ed ebraismo, tra
Chiesa e Israele, tra Antico e Nuovo Testamento.
Bisogna tener presente anche questo per capire un certo
"terrorismo islamico": esso nasce da una "teologia della
sostituzione" [...].
Il "terzo monoteismo" ha superato e sotto-messo i due
precedenti, dei quali ha occupato il posto.
L'esempio architettonico più drammatico di questa teologia
sostitutiva è visibile nelle due moschee erette sul Monte
del Tempio ebraico, a Gerusalemme.
Si tratta di un'incomprensione islamica della parentela
ebraico-cristiana, in cui potremmo riconoscere una forma
di "gelosia", quella di Ismaele per Isacco e i suoi
discendenti .

Questo atteggiamento trova un'analoga corrispondenza in
un'altra forma di "gelosia", che avverto in alcuni
cristiani palestinesi nei confronti dei cristiani
occidentali.
Come ho sopra accennato, anche i cristiani palestinesi
condividono, a loro modo e per punti di vista propri,
quella incomprensione islamica.
Ritenendo il compimento messianico della profezia ebraica
da parte di Gesù nei termini "dialettici e sostitutivi",
ai quali ho accennato, essi non riconoscono a Israele
alcuna significanza teologale, che sentano rilevante per
la loro fede, come invece avviene a noi - almeno a molti
di noi - in Occidente.
Non solamente le radici ebraiche della fede cristiana, ma
il fatto stesso che Gesù fosse, e rimanga ebreo per sempre,
non sembra comportare per loro alcuna risonanza spirituale,
occupati e preoccupati, come sono, dalla tragedia del loro
popolo e della loro patria.
In essi, al contrario, può far presa una certa ideologia,
anche teologica, dell'arabismo, derivante dalla loro
profonda e sincera inculturazione in esso.

Segnalo questa contestualizzazione teologica degli eventi
socio-politici della conflittuale situazione
israelo-palestinese, perché essa influenza il dialogo
ebraico-cristiano in loco, in modo nuovo e, a mio giudizio,
molto serio per tutte le Chiese dell'area mediorientale.

Per non cadere in un banale e vieto "marcionismo", infatti,
che neghi ogni valore di "parola di Dio" a tutto l'Antico
Testamento, alcuni teologi palestinesi sono generosamente
impegnati in una revisione dell'esegesi cristiana delle
Scritture, che scaturisce da una più ampia "teologia
palestinese della liberazione", che da anni viene proposta
da centri culturali cristiani, sia protestanti sia cattolici.

In un recente articolo apparso in un fascicolo dedicato al
tema The Gospel in Context (cioè il Vangelo
contestualizzato): "Meeting Jesus Again in the First Place.
Palestinian Christians and the Bible" (Interpretation. A
Journal of Bible and Theology, 55 (2001) 400-412), Lance
D. Laird descrive come alcuni teologi cristiani
dell'intifada (B. Sabella, M. Raheb, N. S. Ateek, ecc.)
cerchino di liberare il loro popolo da una lettura della
Bibbia che ancora ammetta le interpretazioni storiche ed
"esclusive" dell'elezione divina e delle promesse divine
a Israele - specialmente la promessa della terra -,
dell'esodo egiziano, della conquista di Canaan,
del ritorno dall'esilio, ecc.
Sostenendo, a ragione, una "inclusività" dell'elezione
d'Israele, essi sembrano annullarne di fatto la portata
storico-messianica, interpretandola "storicamente" -
insieme alla promessa della terra - come una generica
predilezione di Dio per i deboli e gli oppressi.

Come è già avvenuto altrove ai nostri giorni, per alcuni
altri "teologi della liberazione", la teologia
dell'alleanza si ridurrebbe alla promozione della giustizia
della creazione, e la teologia dell'esodo e della
croce-risurrezione attualmente concernerebbe specialmente
la umiliata e crocefissa popolazione palestinese, che
resiste all'occupazione israeliana e attende il
riconoscimento e l'affermazione dei propri diritti.
L'esegesi della Bibbia fatta dai cristiani occidentali, che
a essi appare elaborata in un vacuum, al di fuori del
contesto dell'attuale intifada palestinese, correrebbe il
pericolo di risultare "alienata e alienante", facendo in
realtà il gioco del fondamentalismo "sionista", con
profonde conseguenze negative sia per gli ebrei sia per gli
arabi.

Con l'immenso rispetto che nutro per la passione dei
cristiani palestinesi e per la sofferta ricerca di una loro
originale autenticità cristiana, a me sembra che ogni
cristiano legga nelle Scritture una parola di Dio valida
integralmente per tutti i tempi.
Essa, per gli occidentali come per gli orientali - ma prima
di tutto per gli orientali! - non si è incarnata affatto in
un vacuum - disponibile a tutte le interpretazioni di
convenienza -, ma nella storia e nella coscienza del popolo
di Israele e di Gesù, Messia di Israele, e poi anche delle
genti (Rm 15, 7-13).

Mi sembra che la Bibbia, che per la fede ebraico-cristiana è
tutta parola di Dio, tenga già conto in se stessa dei
condizionamenti e delle contestualizzazioni che ne
impediscano una lettura ideologizzata o ideologizzabile, sia
da parte di "esegeti fondamentalisti israeliani", sia da
parte di "esegeti contestuali palestinesi".
Essa resiste ai tentativi di coloro che pretendano
manometterla a loro piacimento per "liberarla" da tutte
quelle connotazioni storiche, che sembrino non favorire, qui
e adesso, degli interessi socio-politici, anche legittimi;
come pure essa resiste ai tentativi di chi, altrettanto
ingiustamente, pretenda interpretarla fondamentalisticamente,
come fanno quegli esegeti israeliani, che presumono di
dedurre oggi da essa un diritto divino che li autorizzi a
realizzare una colonizzazione totale e incondizionata del
loro Paese, indipendentemente dalla presenza plurisecolare
in esso delle popolazioni arabe palestinesi, cristiane e
musulmane.
Non spetta al contesto socio-politico dettare ciò che vada
ritenuto e ciò che vada lasciato cadere nell'interpretazione
della parola di Dio (The Gospel in context), ma, al
contrario, quel contesto, lungo i secoli, andrà riletto e
ricompreso ogni volta dai credenti nella totalità delle
Scritture (The context in the whole Bible), alle quali nulla
dovrà essere aggiunto e dalle quali nulla dovrà essere tolto
(Dt 4,2; 5,32; 13,1; Gs 1,7; Mt 5,17-19).
Da una tale rilettura i credenti deriveranno, poi, un
discernimento per la loro condotta, senza rinunciare
all'elezione, alle promesse e alle alleanze del Signore con
Israele, alla conquista della terra di Canaan e al ritorno
dall'esilio, ecc., come pure tenendo ben conto di tutti i
contesti socio-politici, anche odierni, senza cadere nelle
strumentalizzazioni delle ideologie di turno.

[...] Il dono della terra a un popolo particolare da parte
dell'unico Dio di tutti non crea in quel popolo alcun
"diritto esclusivo" di proprietà, quando la vocazione divina
designa lo stesso popolo a una funzione sacerdotale a
beneficio di tutti gli altri.
Né palestinesi né ebrei - e nemmeno italiani o
"extra-comunitari" - hanno diritto di possedere
esclusivamente un determinato Paese.
La terra è di Dio e noi siamo presso di lui come forestieri
e inquilini (Lv 25,23) .
Il dono della terra a Israele è sempre stato, attraverso i
secoli, legato ai contesti e ai condizionamenti
socio-politici del momento.
Oggi queste condizioni si esprimono nelle dichiarazioni
delle Nazioni Unite, che impongono una convivenza ai due
popoli sull'unica terra Israele-Palestina.
Si tratta di un dono che non mette fuori "gli altri",
chiunque essi siano.
Detto questo, però, nessuno che legga la Bibbia
ebrea-cristiana come parola di Dio può negare che Israele
abbia una sua, essenziale, relazione con questa terra e con
Gerusalemme.
Quando la radio e la Tv italiane parlano dei "soldati di Tel
Aviv" o del "governo di Tel Aviv", esse offendono il popolo
israeliano, per il quale l'unica Città capitale non può
essere un'altra da Gerusalemme.

Tale simbolismo teologale dell'Israele attuale (non
necessariamente di uno "Stato o dell'attuale Stato" d'Israele)
non è accettata né dai musulmani, i quali negano radicalmente
che vi sia un popolo particolare eletto da Dio (lo ha detto
chiaramente anche Bashar al-Assad, quando ha ricevuto il Papa
nell'aeroporto di Damasco), né, come si è visto, da numerosi
cristiani palestinesi.
Questo invece è quello che noi crediamo: la salvezza universale
dell'umanità è disegnata da Dio sull'unico Figlio, Gesù Messia,
profetato dal suo popolo ed evangelizzato dalla sua Chiesa (cfr
Rm 8, 29-30; 1Pt 1, 10-12).

L'esigenza universale della giustizia e dei diritti dell'uomo,
nonostante le apparenze, non può e non deve essere
conflittuale con il particolarismo dell'alleanza, che
congiunge le Chiese cristiane a Israele.
Secondo la Bibbia, certo, una tensione esiste tra l'economia
della giustizia della creazione e l'economia storica
dell'alleanza (cfr la gelosia delle genti per Israele), una
tensione che non è sempre chiara nemmeno alla coscienza di
molti cristiani occidentali.
Chi insiste di più sulla giustizia universalistica della
creazione sembra dimenticare e trascurare la dimensione
storica dell'elezione e dell'alleanza (e parteggia per i
palestinesi contro gli israeliani), mentre chi tiene di più
alla fede biblica sembra privilegiare il particolarismo
dell'elezione e dell'alleanza di Israele (e parteggia per
gli israeliani a scapito dei palestinesi).

[...]
Nel suo libro Yom Kippur. Guerre et prière (Gerusalemme,
1975), A. Hazan, un rabbino cappellano militare israeliano,
si lamenta con Abramo: "Perché, perché non hai atteso con
fede che nascesse Isacco da Sara, e prima di lui hai fatto
nascere Ismaele da Agar?
Ormai, anche Ismaele è stato circonciso, ed è dunque anche
lui, in qualche modo, un partner dell'alleanza". È questo
un altro modo per chiedersi dove collocare l'islam nel
piano di Dio?
Poiché non c'è dubbio, esiste un "mistero dell'islam", un
mistero che Paolo non ha potuto prendere in considerazione.

Dal punto di vista teologico e spirituale, bisognerebbe
integrare armoniosamente la fede nel Signore dell'alleanza
(il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, il Dio d'Israele e
della Chiesa, JHWH) con quella nel Dio creatore (Elohim),
e intendere le religioni come delle elaborazioni (in parte
umane) di quella fede divina nel Dio unico.
Difatti spesso molti che oggi si vogliono e si dicono più
intensamente religiosi, sembrano essere in realtà - come i
terroristi kamikaze, "martiri ciechi" che uccidono in nome
di Dio - meno credenti di altri, i quali, invece, senza
mostrarsi eccessivamente religiosi, appaiono più credenti
e giungono a conoscere il "vero martirio della pace e della
riconciliazione", come Anwar as-Sadat e Itzhaq Rabin,
uccisi da religiosi islamici ed ebraici.
Una religiosità povera di fede diventa, infatti, fatalmente
integralismo fanatico.
Chi non riconosce e non esulta per la presenza davanti a
lui dell'altro da sé, come l'uomo di fronte alla donna
(Gen 2, 23-25), non santifica il Nome dell'unico Dio.
Pensiamo ai taleban e alla loro vergognosa cancellazione
delle donne dalla loro società!

Dal punto di vista politico, credo che niente sia stato
detto di più chiaro di quanto, tra altre cose, ha detto il
Papa Giovanni Paolo II, il 10 gennaio 2002, al Corpo
diplomatico accreditato presso la Santa Sede:
"Nessuno può rimanere insensibile all'ingiustizia di cui
il popolo palestinese è vittima da più di cinquant'anni.
Nessuno può contestare il diritto del popolo israeliano
a vivere nella sicurezza.
Ma nessuno può nemmeno dimenticare le vittime innocenti
che, da una parte e dall'altra, cadono ogni giorno sotto
i colpi e gli spari.
Le armi e gli attentati cruenti non saranno mai strumenti
adeguati per far giungere messaggi politici agli
interlocutori.
Neanche però la logica della legge del taglione è adatta
per preparare le vie della pace...
Soltanto il rispetto dell'altro e delle sue legittime
aspirazioni, l'applicazione del diritto internazionale,
l'evacuazione dei territori occupati e uno statuto
internazionalmente garantito per le parti più sacre di
Gerusalemme, sono in grado di avviare un processo di
pacificazione in questa parte del mondo, spezzando la
catena infernale dell'odio e della vendetta...
Gli israeliani e i palestinesi, gli uni contro gli
altri, non vinceranno la guerra.
Gli uni insieme con gli altri, possono vincere la pace".

Più modestamente, ma non meno esplicitamente, un numeroso
gruppo di ebrei italiani ha firmato una lucidissima
lettera aperta, pubblicata su La Repubblica del 23
dicembre 2001:
"Siamo solidali con il popolo israeliano così duramente
colpito dal terrorismo palestinese, che punta
all'eliminazione dello Stato d'Israele. Siamo solidali
con il popolo palestinese che da decenni soffre sotto
occupazione israeliana e aspira al riconoscimento dei
propri diritti, all'indipendenza, alla terra, alla
dignità. Noi pensiamo che la dirigenza palestinese,
rompendo le trattative nell'inverno 2000-2001 e
ricorrendo all'intifada, abbia distrutto nella
maggioranza degli israeliani la speranza nel processo
di pace, e abbia favorito l'ascesa di Sharon, propenso
a liquidare l'autonomia palestinese. Noi pensiamo che
l'ininterrotta politica israeliana di espansione degli
insediamenti nei territori occupati abbia minato tra i
palestinesi la speranza nel processo di pace come via
per la propria indipendenza territoriale e statuale.
Le rappresaglie e il blocco militare dei territori
hanno, con alto prezzo di vite umane, costretto Arafat
a intervenire finalmente contro il terrorismo. Ma
questo risultato rischia di vanificarsi senza una
svolta da entrambi i lati: da parte palestinese
l'impegno nei fatti per sconfiggere il terrorismo, da
parte israeliana il blocco degli insediamenti in vista
della loro evacuazione ci sembrano le condizioni per
ricostruire la fiducia nel negoziato. Ora le forze
della pace in Israele e tra i palestinesi sono in
terribile difficoltà. Tanto più riteniamo necessario
appoggiarle: non c'è alternativa a che due popoli e
due Stati convivano nella sicurezza e nella dignità.
Ci riconosciamo nell'azione coraggiosa di esponenti
politici come Iossi Beilin, Iossi Sarid, Yael Dayan
da parte israeliana, Yasser Rabbo, Ziyad Abu Ziyad,
Hannan Ashrawi da parte palestinese, che hanno
riconfermato l'impegno per un'azione comune di pace.
Dopo l'11 settembre le ripercussioni globali del
conflitto israeliano-palestinese si sono moltiplicate.
Ci uniamo a quanti si appellano all'Ue, agli Usa,
alla Russia, perché intervengano con più decisione per
interporsi alla violenza e per spingere le due parti a
riprendere il negoziato".

Mi sembra questo uno splendido esempio di come
l'ebraismo della diaspora possa influire sull'ebraismo
della patria, in vista della pacificazione del conflitto.
Non potrebbe avvenire altrettanto da parte dei
palestinesi della diaspora più illuminati, nei confronti
del loro popolo in patria?

Infine, la vera soluzione, a lungo termine, starà in
un'educazione nuova che venga impartita nelle scuole,
sia palestinesi sia israeliane; un'educazione capace,
come a Nevé Shalom, di riconoscere e di far comprendere
all'uno, non tanto i diritti, quanto le ragioni
dell'altro.
Insegnare che non si può pensare al possesso o alla
riconquista della terra con l'esclusione o
l'eliminazione dell'altro, ma al contrario facendo
apprezzare l'amicizia dell'altro e la comunione con lui
come un tesoro ben più prezioso di un pezzo di terreno.

Francesco Rossi de Gasperis sj
(C) Mondo e Missione n° 03 anno 2002 -Asia- Israele "


Di fatto nelle scuole israeliane si è insegnato per anni a rispettare i palestinesi, comunque si è cercata una cultura del dialogo e della pace, in quelle palestinesi si è insegnato l'odio, la violenza e si sono ripresi tutti gli stereotipi del peggior antigiudaismo occidentale.

Shalom!

mustang
07-04-02, 17:53
[QUOTE]Originally posted by mustang
[B]William Safire ha passato il weekend al telefono con Ariel Sharon, i due sono vecchi amici.
Leggiamo dal New York Times la prima parte della conversazione mitragliante, la versione più autorevole dello Sharon pensiero.

Che si fa con Arafat? In molti si preoccupano se ha due o tre stanze, se ha la luce o no. Non ho sentito nessuno preoccuparsi per la donna israeliana, incinta di due gemelli, massacrata da un kamikaze.
Ma se lo isolate come fa a fermare il terrorismo? Arafat non ha mai mosso un passo contro un terrorista, non ha mai prevenuto un’azione di terrore. Quando è arrivato il generale Zinni, ha avuto la sua possibilità. Noi ci siamo autolimitati, io ho fatto di tutto per raggiungere una tregua che avrebbe alla fine portato alla pace. L’unica condizione posta ad Arafat era che dichiarasse, in lingua araba, che ci sarebbe stato un cessate il fuoco, e chiedesse di fermare gli omicidi, così avremmo potuto applicare il piano Tenet. Si è rifiutato.
Lo scopo dell’azione militare? Vogliamo distruggere l’attività dei terroristi nei Territori. Non abbiamo intenzione di restare, solo di fermare queste orribili cose. Nel mese passato sono stati uccisi 115 israeliani, 1656 feriti; nell’anno passato 401 uccisi e 3538 feriti. Stiamo creando una zona cuscinetto lungo la green line. Nelle ultime due settimane siamo già riusciti a fermare 25 fra sparatorie e attentati.
Siete d’accordo con l’invio di osservatori americani, come chiedono i palestinesi? Abbiamo detto di sì da tempo, per aiutare il generale Zinni, ma solo osservatori, e solo americani. Portare uomini armati sarebbe un errore. Succederebbe di nuovo quel che è accaduto alle nostre truppe anni fa in Libano. E la presenza di truppe straniere ci impedirebbe di agire contro i terroristi.
La vostra reazione alla proposta saudita del summit di Beirut? Non sappiamo ancora che cosa sia.
Riconosciamo le risoluzioni 242 2 338 delle Nazioni Unite, che chiedono confini sicuri e difendibili, ma per quello che ne so, il piano saudita non le prevede. Israele non può tornare ai confini del 1967, quelli che Abba Eban chiamava i confini di Auschwitz, così Israele non esisterebbe più. Può immaginare per un momento di accettare quello che i palestinesi chiamano il diritto al ritorno? Tutti parlano di piano saudita, in Europa ci fanno i girotondi intorno, ma nessuno ne ha parlato con l’unico paese il cui futuro e la cui sicurezza dipendono da questo piano. Nessun leader arabo ha voluto incontrarmi, io ero pronto, l’ho detto a Cheney. Nei matrimoni gli sposi sono due, loro parlano solo con la sposa.

Saluti
--------------------------------------------
Eccovi la seconda parte dell'intervista.

Il Wall Street Journal morde, non gli è piaciuto il discorso di Bush, William Safire invece sapeva già tutto con un giorno di anticipo ed è in grado di svelarci dalle colonne del New York Times come sono andate veramente le cose fra Sharon e Bush. Ne ha lungamente parlato al telefono con il suo amico primo ministro israeliano, questa è la seconda parte dell’intervista.
Dice Sharon che il governo di unità nazionale che presiede durerà fino al 28 ottobre del 2003, cioè per l’intero mandato, perché Israele ha bisogno di un governo ampio, forte e unito senza lotte di correnti interne. Dovessero andarsene i laburisti, altri partiti d’opposizione arriveranno.
Dice Sharon che è convinto che la preoccupazione degli Usa sia sbagliata, su un falso problema: l’offensiva israeliana contro il terrorismo non mina la necessità di costruire una coalizione contro Saddam Hussein, si può trovare il modo di fare tutt’e due le cose. Se gli Usa vanno a scontrarsi con l’Iraq, Israele sarà al loro fianco e si vincerà, in tempi brevi. Ma quando gli americani avranno finito il loro compito e se ne andranno, gli israeliani dovranno invece restare a viverci, per questo, insieme, da alleati, oggi devono stare attenti a prendere decisioni che possano danneggiare la sicurezza delle prossime generazioni di israeliani.
Dice Sharon, e Safire è d’accordo, che molti in Europa, soprattutto giornali e televisioni, raccontano la storia secondo la quale l’offensiva israeliana avrà come unico risultato la radicalizzazione dei palestinesi, che ci saranno altri attentati suicidi, fino al trionfo di Hamas, Israele si demoralizzerà e alla fine sarà costretta alle regole dettate dagli arabi nel summit di Beirut, ma che lui non la beve questa storia. Il morale del suo paese è forte, gli ebrei ne hanno viste di tragedie in quattromila anni, ce l’hanno sempre fatta, sono un popolo indistruttibile.
Dice Sharon che non ha intenzioni bellicose verso la popolazione palestinese, che sa quanto sia dura la sua condizione, ma che la fonte di sofferenza non è Israele ma un uomo solo, Arafat. Conclude ricordando che ormai ha settantaquattro anni, il suo unico scopo nella vita è ottenere pace e sicurezza per il suo paese e per il popolo palestinese, che è pronto a un piano Marshall per il nuovo Stato, sarà il piano Bush-Sharon.

Conclude anche William Safire: il primo ministro, dopo un periodo di esitazione dolorosa dovuta a provocazioni intollerabili, ora sta con decisione compiendo il suo dovere, onorando il mandato che gli israeliani gli hanno a grande maggioranza dato: respingere il terrore. E Bush, Safire ne è certo, sta dalla parte di Sharon, per questo ha resistito alle pressioni potenti di tanti componenti della mafia opinionistica internazionale, per questo ha resistito alla lobby dell’industria petrolifera. Bush sa che anche se è stato demonizzato da dittatori arabi e calunniato da fanatici di destra e di sinistra, Arik Sharon è l’ultima speranza che i palestinesi di questa generazione abbiano di avere una vita normale in uno Stato indipendente.

Servirebbe di più un Iraq democratico
Non sono così ottimisti al Wall Street Journal, a loro il discorso di Bush è sembrato invece un cedimento, un nuovo gesto di appeasement verso gli arabi. Il presidente ha ceduto alle pressioni europee, al mondo arabo e alla parte isterica dei media americani, per questo ha chiesto a Israele di por fine all’assedio dei terroristi palestinesi. Potrebbe essere un errore grave, "apparire una sorta di ricompensa ai terroristi". Soprattutto rimette lo screditato Arafat in pista, corre anzi in suo aiuto. E’ pur vero che Sharon ha avuto sette giorni di tempo per pulire Ramallah, ma non è ancora arrivato a Gaza: è vero che l’Amministrazione era preoccupata di perdere il controllo sui cosiddetti arabi moderati, come il Re di Giordania; ed è vero che il discorso di Bush riconosce il diritto d’Israele a difendersi dal terrore, dunque, se dovessero ricominciare gli attentati, può anche ricominciare l’azione militare. Insomma, non siamo al vano blaterare colombesco di Colin Powell, che al W.S.J. sta cordialmente antipatico. Però adesso al presidente Bush tocca di nuovo esporsi per trovare una soluzione, ha impegnato il suo prestigio per risolvere l’irrisolvibile conflitto arabo-israeliano. Sarà finalmente Arafat addivenuto a più miti consigli, sentirà la pressione internazionale, o al contrario si sentirà più forte visto che Israele viene costretta al ritiro?
E l’Iraq?

Sta tutta lì la questione, servirebbe di più un Iraq democratico e filo occidentale di cento missioni Powell.

Giusto per avere, sul problema, idee più precise e maggiori informazioni.

saluti








apparire una sorta di ricompensa ai terroristi

Pieffebi
10-04-02, 21:38
Mah....pare proprio.


Shalom!

Pieffebi
13-04-02, 19:49
La questione istriano-dalmata ha ben altra natura, e si situa in un contesto un tantino diverso.

Shalom!

Pieffebi
22-04-02, 20:26
Altro che le scemenze degli estimatori di Vichy su Israele, e il sistema educativo.....

Shalom!

Pieffebi
07-07-02, 20:30
da www.israele.net :

" Antisemitismo nelle scuole siriane

27 giugno 2002

"Convivere con gli ebrei o averli come vicini costituisce un pericolo enorme che minaccia di distruzione ed estinzione l'esistenza islamica e araba. […] Le intenzioni criminali degli ebrei devono essere ritorte contro di loro con la loro eliminazione ". E' quanto si legge in un testo scolastico siriano per studenti di quindici anni .
Antisemitismo virulento, appelli per la jihad (guerra santa) e per l'eliminazione di Israele: tutto questo si trova in abbondanza nei libri di testo delle scuole siriane di ogni ordine e grado, secondo i risultati di una ricerca condotta su 68 manuali scolastici siriani, approvati e finanziati dal governo di Damasco, in uso dal primo al dodicesimo anno di studi. La ricerca, condotta per conto del Bene' Berith dal Center for Monitoring the Impact of Peace di New York, si intitola "Jihad, ebrei e antisemitismo nei testi scolastici siriani" e rivela che agli scolari siriani viene sistematicamente inculcato un profondo odio verso ebrei e Israele, tale da rendere del tutto improbabile una pacifica riconciliazione nel breve periodo .
I ricercatori sottolineano inoltre la stridente contraddizione fra questo dato, accompagnato dal fatto che la Siria compare sulla lista dei paesi che appoggiano il terrorismo compilata dal Dipartimento di Stato americano, e il fatto che la stessa Siria sieda al Consiglio di Sicurezza dell'Onu e addirittura ne detenga la presidenza di turno, cosi' come la co-presidenza della Commissione Onu per i Diritti Umani con sede a Ginevra .
Qualche altro esempio. In un testo per il decimo anno di studi il sionismo viene descritto come "un movimento politico razzista, imperialista, colonialista, aggressivo, espansionista". In un testo per l'undicesimo anno il sionismo viene definito "neo-nazismo" nonche' un "modello di malvagita' razzista" . Ai tredicenni siriani dell'ottavo anno di studi viene insegnato che "si sa che gli ebrei di oggi non hanno nessun legame con la Palestina". Gli undicenni del sesto anno imparano che "il Profeta [Maometto] conosceva bene la volonta' di tradimento che alberga nell'animo degli ebrei". Non mancano gli appelli al "martirio" e al terrorismo. Un testo per studi islamici rivolto a bambini siriani del quinto anno di studi celebra i giovani palestinesi che "corrono verso la morte, facendo a gara fra loro per raggiungerla", mentre a quelli dell'anno successivo viene insegnato che "non c'e' giustificazione ne' perdono per chi si sottrae alla jihad, in nome di Dio, per la purificazione della Palestina dagli ebrei".
"Come possiamo sperare di arrivare in futuro alla pace, se i bambini siriani di oggi vengono cresciuti in un clima di odio cosi' profondo verso gli ebrei e Israele?" si e' chiesto Eliot Engel, membro del Congresso e promotore del Syria Accountability Act. "Senza una vera educazione alla pace - ha aggiunto il vice presidente esecutivo del Bene' Berith Dan Mariaschin - e senza la fine dell'istigazione all'odio, sara' molto difficile instaurare buoni rapporti fra Siria e Israele".
(Jerusalem Post, 27.06.02)


Shalom!!!!!