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Der Wehrwolf
11-03-02, 21:46
Dalla prima pagina della Repubblica partono strali contro Bossi

di Francesco Coppellotti

La sinistra menava da un po’ di tempo vanto di aver superato il concetto della politica come dialettica amico-nemico nel senso di Carl Schmitt. Ma la Stampa di venerdì 1 e domenica 3 marzo ci ha fatto fare un brusco passo indietro. Gian Enrico Rusconi, professore di “Scienza della politica” all’Università di Torino e partecipe dell’“Operazione Europa” per rovesciare il governo Berlusconi-Fini-Bossi, (teorizzata da Gianni Vattimo, filosofo “debole”, parlamentare europeo Ds, su l’Unità furente di Furio Colombo), scrive due articoli di fondo in prima pagina, nei quali, per non dire che la Lega Nord per l’indipendenza della Padania è il nemico principale della Sinistra, rovescia la frittata sostenendo che “per la Lega l’Europa è il nemico”. I titoli che il nostro scienziato della politica rovescia su Umberto Bossi sono pesantissimi: «Inaudito, inammissibile, sta passando ogni decenza, Haider non pronuncerebbe la metà delle male parole usate da Bossi contro l’Europa» etc. A Torino negli stessi giorni è stato annullato, non senza l’aiuto dei Centri sociali, un convegno dedicato al ruolo dell’Avvocato Agnelli e dei poteri forti nella gestione della città. La strategia delle due teste d’uovo ben accreditate a Parigi e a Berlino, (sia Vattimo che Rusconi sono sostenitori del governo socialista francese e di quello socialdemocratico tedesco e perseguono d’accordo con Jürgen Habermas la creazione di uno spazio europeo inteso come “costellazione postnazionale”) è quella di delegittimare sul piano culturale e su quello politico ogni concezione dell’Europa che escluda il superamento degli Stati nazione e mantenga come rapporto politico fondante quello fra il popolo, i popoli e il parlamento e i parlamenti. I due professori sono tra i più qualificati produttori in serie dei no-global nostrani e dei forcaioli deliranti del Palavobis perché forniscono a livello storiografico e ideologico gli strumenti adeguati per criminalizzare all’Università, alla televisione, sulla carta stampata tutti coloro che non si adeguano ai loro diktat “democratici”. Sentiamo quel che scrive ad esempio Gianni Vattimo sull’identità dell’Europa in Aut-Aut, una rivista filosofica che va per la maggiore nell’accademia italiana: «Europa è quel mondo in cui possono farsi valere idee come quelle che ho ricordato sopra... fino all’ideale di un ordine mondiale retto da leggi invece che dall’arbitrio di un singolo o di una casta dominante... In una certa misura almeno tale assunzione-riconoscimento di valori comuni implicherà anche un esplicito distacco dalle proprie tradizioni più specifiche, dunque una forma di “disidentificazione” che sarà sempre di nuovo richiesta ogni volta che altri popoli chiederanno di aderire all’Unione sulla semplice base dell’accettazione di quei valori, indipendentemente da radicamenti razziali, naturali, religiosi... L’identità dell’Europa, se ce n’è una, è quella di consumare e secolarizzare tutte le identità, le appartenenze “naturali”, sostituendole con un esplicito contratto sociale, che certo ha un carattere ideale, non solo come in Rousseau, in quanto inizio teorico e riferimento normativo per le origini della società, ma anche come punto di arrivo raggiunto via via nelle concrete stipulazioni e sempre ancora futuro...». Ecco il giacobinismo di Rousseau raggiungere il comunismo come puro futuro di Karl Marx attraverso le leggi e l’uso del codice penale europeo che mette in ceppi l’arbitrio del singolo e la casta dominante. Quando Bossi parla dell’Europa della Sinistra come dell’Unione delle repubbliche sovietiche d’Occidente non fa che tradurre in termini storico-politici le elucubrazioni e i deliri dei nuovi cultori della ghigliottina e dei Gulag spacciati come paradiso dei diritti civili ed umani, ovviamente al di là, citato Vattimo, «della costrizione “naturale” dell’appartenenza a una razza, a una nazione, a una famiglia». Certo per chi ha sostituito la natura e la nazione con il “patriottismo della costituzione al di là della natura e della nazione” Bossi è il nemico e dice cose inaudite e inammissibili. Non per caso Gian Enrico Rusconi aveva cominciato la sua brillante carriera di ideologo “europeo” con un libro dal titolo inequivocabile: Se cessiamo di essere una nazione - Tra etnodemocrazie regionali e cittadinanza europea (1993). La realizzazione della cittadinanza europea suppone per i due professori la fine della nazione.