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Visualizza Versione Completa : A. Padoa Schioppa: L'Unione europea e i suoi nemici



Studentelibero
12-03-02, 16:08
L'UNIONE EUROPEA E I SUOI NEMICI


da http://www.geocities.com/osservatore_europeo (L'Osservatore Europeo)

Dopo l'avvento della moneta unica e le polemiche sul caso Ruggiero: che cosa manca alla costruzione politica

L'articolo di Antonio Padoa Schioppa comparso su La Stampa del 9 gennaio 2002.


Perchè è così difficile completare la costruzione europea?
Pochi i nodi veri, poche e semplici le riforme in grado di scioglierli.

Eppure il traguardo appare remoto e potrebbe non venire raggiunto. Perché?

Per almeno quattro ordini di ragioni:
1) perché l'impresa non ha precedenti,
2) perché conta avversari palesi e occulti,
3) perché sta venendo meno la spinta degli interessi economici,
4) perché si è affievolita la fiamma ideale.

L'impresa non ha precedenti.
Mai prima d'ora si è conseguita un'unione di Stati divisi da secoli di storia - e quale storia - senza ricorrere né agli espedienti della successione dinastica né alla guerra, bensì alla forza pacifica del consenso.

Nessuna delle federazioni di Stati oggi esistenti può servire da modello, perché l'obiettivo di chi vuole l'Europa non è di estirpare le radici delle nostre diversità creando un nuovo superstato al posto delle realtà nazionali e regionali, ma al contrario di preservarle, trasferendo però al livello europeo funzioni e decisioni che travalicano la dimensione nazionale.

Gli avversari dell'Unione ci sono.
Alcuni Stati, come l'Inghilterra, hanno alle spalle una storia che spiega bene la loro riluttanza a proseguire sulla via dell'unione politica abbandonando i simboli di una sovranità che, pur se ormai più apparente che reale, è avvertita come irrinunciabile.

Ma i veri avversari sono altrove, sono all'interno di alcuni Stati fondatori dell'Unione quali la Francia, che pure quando in passato hanno voluto avanzare sulla via dell'integrazione, lo hanno fatto senza lasciarsi fermare da altri.

Se è vero che i nostri Stati nazionali ormai non hanno voce nelle scelte della politica mondiale, per tanta parte delle classi politiche nazionali l'apparenza conta più della sostanza, la trasmissione dell'immagine di chi siede al tavolo dei grandi ripaga politicamente (o almeno così si ritiene) del fatto che le vere decisioni sono prese intorno ad altri tavoli, di dimensioni minori e con un numero ridotto di sedie.

È dunque naturale la tendenza di molti leader nazionali a differire, a diluire le proposte istituzionali davvero incisive, le sole in grado di trasformare un insieme di soggetti impotenti in una vera e compatta unione di Stati.

Eppure la chiave che apre la porta verso il futuro è la chiave delle riforme istituzionali.

La spinta degli interessi economici, determinante per il successo del mercato unico, non opera altrettanto efficacemente là dove occorre una riforma delle istituzioni comuni, anzi rischia di esercitare una pressione in senso contrario: perché istituzioni europee deboli potrebbero non dispiacere a molte imprese.

Anche la fiamma ideale da cui è scaturita l'unione si sta affievolendo.
Il ricordo delle due guerre civili europee è ormai quasi scomparso per estinzione naturale di chi lo ha vissuto.
Il timore dell'imperialismo sovietico si è dissolto.
Il raggiungimento del benessere, un quieto benessere al riparo delle responsabilità mondiali - che gli Usa invece avvertono e a cui rispondono: nel bene e nel male - ottunde in Europa molte coscienze.

Pochi percepiscono la precarietà dell'assetto mondiale e il ritmo incalzante della storia, che potrebbero rendere irrealizzabile il completamento della costruzione europea: come già è accaduto in passato per altri disegni d'unione poi tramontati, dalla Grecia delle poleis all'Italia del Rinascimento.

E l'ideale europeo - che pure è un ideale cosmopolitico altissimo - non viene vissuto con l'intensità di alcuni ideali politici del passato: l'unificazione nazionale e la spinta a liberarsi dall'oppressione straniera giunsero a realizzarsi perché in loro nome singoli, gruppi sociali, talora popoli interi si dimostrarono pronti al sacrificio della vita.

La nave è dunque vicina a arenarsi?
Il rischio è reale, ma la via non è sbarrata.

Le forze culturali, economiche e politiche favorevoli al progredire dell'Ue esistono.
Un nucleo di istituzioni europee di taglio federale esiste.
Vi sono interessi comuni e solidarietà reali, di cui la moneta unica è un simbolo concreto.
Vi sono le sfide del terrorismo e dell'allargamento ai paesi dell'Europa centrale.

Vi è la possibilità che le crisi interne e internazionali future giochino una volta di più a favore dell'Unione, se alcuni leader europei sapranno essere lungimiranti come altri lo furono nell'ultimo cinquantennio.


E c'è l'iniziativa, deliberata a Laeken, della Convenzione europea, un organo rappresentativo potenzialmente in grado di assumere un ruolo costituente e di proporre - forse addirittura imporre - un modello efficace di costituzione europea.

Come sempre, la storia futura lascia aperte almeno due vie.

Mjollnir
13-03-02, 18:43
Penso che, per chiarire una situazione altrimenti intricatissima, si debbano distinguere avversari contingenti della UE ed avversari strutturali , dove i primi non sono antieuropeisti per natura, ma critici o scettici sull'Unione Europea attuale, sulla sua natura, sui suoi meccanismi. Non bisogna infatti pensare che quello della UE sia l'unico europeismo possibile. Come avversario contingente di questa Europa ad es. io ritengo la Lega ed altri movimenti populisti-localisti. Criticano questa Europa perché ne vorrebbero una migliore (dal loro pto di vista).

Ci sono poi gli avversari dell'Europa per definizione, quelli che hanno da temere e da perdere da una unione politica-strategica-economica, quale che ne sia la forma e le modalità particolari. Essi sono in primis gli USA, con la loro propaggine UK, liberali, transnazionali pannelliani, sinistre cosmopolite ed egualitarie di vario tipo, e non ultime la Chiesa cattolica e le confessioni cristiane. In una parola, tutti quelli che vedono nella UE non una struttura politica per la preservazione ed il rinnovamento delle specificità europee, ma il preludio ad uno "Stato unico mondiale" senza barriere e senza differenze.

Studentelibero
13-03-02, 18:46
Originally posted by Mjollnir
Penso che, per chiarire una situazione altrimenti intricatissima, si debbano distinguere avversari contingenti della UE ed avversari strutturali , dove i primi non sono antieuropeisti per natura, ma non critici o scettici sull'Unione Europea attuale, sulla sua natura, sui suoi meccanismi. Non bisogna infatti pensare che quello della UE sia l'unico europeismo possibile. Come avversario contingente di questa Europa ad es. io ritengo la Lega ed altri movimenti populisti-localisti. Criticano questa Europa perché ne vorrebbero una migliore (dal loro pto di vista).

Ci sono poi gli avversari dell'Europa per definizione, quelli che hanno da temere e da perdere da una unione politica-strategica-economica, quale che ne sia la forma e le modalità particolari. Essi sono in primis gli USA, con la loro propaggine UK, liberali, transnazionali pannelliani, sinistre cosmopolite ed egualitarie di vario tipo, e non ultime la Chiesa cattolica e le confessioni cristiane. In una parola, tutti quelli che vedono nella UE non una struttura politica per la preservazione ed il rinnovamento delle specificità europee, ma il preludio ad uno "Stato unico mondiale" senza barriere e senza differenze.

La tua distinzione non fa una piega ma ritengo eccessivo inserire la Chiesa Cattolica e le confessioni religiosi fra i nemici strutturali del processo di unificazione europeo.
Anche perché le forze politiche più vicine alla Chiesa Cattolica (il centro moderato tanto per intenderci) è sempre stato considerato come l'avanguardia dell'europeismo. Non credi?

Mjollnir
13-03-02, 19:12
Caro Studentelibero,
penso che ciò dipenda da un colossale equivoco. Che alimenta sia la Chiesa in sè stessa che le forze politiche vicine alla chiesa. Ad es spacciare i partiti cristiano-democratici del dopoguerra come europeisti è paradossale, essi sono stati piuttosto il baluardo dell'ortodossia occidentale-atlantica. E quanto alla Chiesa, non illudiamoci sulle pur penetranti esternazioni di Biffi od altri in sintonia con lui: oggi la Chiesa è la Caritas ed i preti no-global, don Gallo, don Mazzi, Della Sala ecc...