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Visualizza Versione Completa : I Comunisti Nazionalitari e il 9 marzo



Piero Strozzi
12-03-02, 17:57
A FIANCO DEI PALESTINESI APERTAMENTE

Quella autoconvocata il 9 marzo a Roma è stata una delle più grandi manifestazioni antimperialiste degli ultimi tempi in Italia, sicuramente la più grande possibile in questo momento in Europa in solidarietà con la lotta dei Palestinesi per l' indipendenza e la libertà. Il movimento ha fatto sentire la sua voce potente contro la guerra infinita di Sharon e di Bush ai danni di un piccolo popolo oppresso.
L'esigenza di una simile mobilitazione portatrice di un punto di vista partigiano e di classe era diffusamente sentita da tempo nel campo della Sinistra antagonista ed emergeva con forza dalle decine di iniziative locali che si erano susseguite negli ultimi mesi, dopo un lungo periodo di disattenzione sul grido che giungeva dalla Palestina (per la verità, come Comunisti Nazionalitari, avevamo sempre cercato di mantenere viva l'attenzione sul problema attraverso i nostri pur limitati mezzi di informazione). La grandissima adesione raccolta dalla manifestazione del 9 marzo è nata dunque da una spinta spontanea nell' ambito del movimento.
Si è arrivati così a riempire le strade di Roma con decine di migliaia di persone che non si sono vergognate affatto di dichiarare di non essere equidistanti dal conflitto che oppone un popolo arabo all' occupazione ebraica e che hanno anzi recuperato la storia significativa della solidarietà della sinistra di classe italiana con la causa palestinese, denunciando come i Palestinesi siano diventati la vera vittima della "guerra infinita" scatenata dopo l' 11 settembre dall' amministrazione Bush e dal governo degli Ebrei di Israele con la complice subalternità della UE. La manifestazione ha perciò denunciato l' imperialismo americano, europeo, italiano e dei suoi governi, compresi quelli di centrosinistra che hanno preceduto Berlusconi, contro ogni logica di pace mantenuta sulla pelle del popolo palestinese, contro ogni forma anche subdola di "neutralità", che pure diverse forze presenti al corteo hanno portato nella piazza, tentando di annacquarne il significato, per ricondurlo nell' alveo del solidarismo umanitario e filoimperialista.
I Comunisti Nazionalitari erano già scesi in piazza, insieme a tanti altri, l' 11 novembre del 2000, nell' unica e ultima volta che si era manifestato- prima del 9 marzo 2002- in solidarietà con la Palestina nuovamente investita dalla seconda Intifada e dall' escalation dell' aggressione militare degli Ebrei di Israele. Erano scesi in piazza in una manifestazione che pure non convinceva pienamente nella gestione e nella piattaforma, ma che andava comunque valorizzata e sostenuta con spirito unitario.
In seguito sulla Palestina si è aspettato anche troppo, dimostrando una grande sottovalutazione della situazione. Il 9 marzo ha segnato una svolta, indicando che è arrivato il momento di muoversi, di forzare le inerzie, di tornare nelle vie delle città, di recarsi in massa in Palestina alla fine di marzo per la Giornata della Terra, come chiedono con decisione tutte le organizzazioni popolari palestinesi, di dare continuità e nuovo impulso alle iniziative politiche, sociali, istituzionali che portino ai risultati per i quali il popolo palestinese si batte da decenni. Tra queste sta crescendo la campagna di boicottaggio dell' economia degli Ebrei d'Israele, finalizzata alla cessazione dell' occupazione militare e coloniale che, come nel caso dell' apartheid, si è rivelato uno strumento di grande efficacia nelle pressioni internazionali.
Si è usciti, insomma, dall' ambiguità di quei contenuti che la poltiglia riformista e filoistituzionale cerca costantemente di insinuare. La chiarezza della proposta basilare su cui è stata indetta la mobilitazione del 9 marzo e la tenuta di fronte alle molteplici pressioni ricevute da più direzioni, ha prodotto un risultato politico che non va assolutamente disperso ma valorizzato. I contenuti proposti nel corso dell' iniziativa e giudicati "troppo forti" dalla sinistra civilista erano- paradossalmente- quelli delle risoluzioni dell' ONU:
 ritiro immediato dei militari e degli insediamenti coloniali degli Ebrei d'Istraele da tutti i territori palestinesi occupati;
 diritto all' autodeterminazione;
 fondazione di un Stato Palestinese Indipendente con Gerusalemme Est capitale;
 diritto al ritorno di profughi;
 invio di osservatori internazionali.
Il tentativo di strumentalizzazione della mobilitazione da parte del ceto politico e dei partiti non è passato. I rapporti di forza evidentissimi hanno imposto la rinuncia agli interventi dei partiti (tra cui quelli come Verdi, Pdci, Ds colpevoli non pentiti di aver approvato aggressioni militari imperialiste), che avevano dato un contributo pressoché ridotto all' osso, né va trascurata l' assenza di mobilitazione reale dei "Disobbedienti" di Casarini. La presenza di queste forze ha permesso tuttavia un uso ampio da parte degli organi di informazione- in primo luogo Il Manifesto e Liberazione- per deformare cronache e realtà della manifestazione. Non a caso tali forze parassitarie e al massimo sostenitrici della politica estera perdente di Arafat sono risultate più visibili sui giornali e in televisione dei restanti nove decimi del corteo! I mass-media naturalmente hanno distorto del tutto il senso politico della manifestazione, attribuendola al ceto politico istituzionale, quasi completamente assente e comunque uscito malconcio e sonoramente (come nel caso del Pecoraro Scanio) fischiato.
Crediamo che questo sia non tanto un motivo di polemiche, quanto un insegnamento per il futuro, da cui trarre lezione. Erano presenti invece moltissimi Palestinesi, famiglie intere, donne, bambini. Presenti inoltre molti immigrati di altre nazionalità. Interessante anche la compatta presenza militante di tutto il campo comunista rivoluzionario.
Durante il corteo, asserragliati nel centrale e benestante "ghetto", squadristi ebrei agitavano a distanza le bandiere israeliane e le loro spranghe. Nonostante il buon esito della manifestazione sia stato salvaguardato dalla vigilanza militante, fuori dal corteo si sono consumate delle aggressioni da parte di questi giovani Ebrei che dall' Italia partono per fare il loro tirocinio di morte e di terrore nei territori palestinesi. Nei giorni precedenti grande commozione istituzionale era stata espressa dal sindaco diessino capitolino Walter Veltroni nella sinagoga di Roma per la morte di un giovane militare sionista della comunità ebraica romana, Perché- ci chiediamo- una commozione analoga, neanche timidamente, ha mai sfiorato il sindaco diessino buonista per i bambini e adolescenti palestinesi che quotidianamente vengono uccisi dall' esercito degli Ebrei d' Israele?
Tutto il mondo del capitale, della guerra, tutto il sistema imperiale del profitto aiuta Israele. La Sinistra antagonista deve urgentissimamente aiutare i Palestinesi. Non può lasciare macellare la lotta coraggiosa di un popolo.
Non interessano le convulsioni dei vecchi ceti politici. Quello che interessa è che il massacro del popolo palestinese venga fermato e che si dipani da subito il soccorso, che si costruisca la rete della nuova solidarietà contro la guerra civile totale che il capitale ci ha scatenato contro e che va ritorta contro di esso.
Il popolo palestinese è cosciente, d' altra parte, che la strada per la liberazione passa dal portare l' Intifada fino alla vittoria e che non c'è alternativa al legittimo diritto di usare le armi contro la barbarie quotidiana dell' occupazione degli Ebrei d'Israele, per realizzare il sogno di una Palestina libera e popolare, dove il potere sia in mano ai proletari e agli oppressi. Come Comunisti Nazionalitari non possiamo non essere dalla parte delle masse palestinesi in questa fase drammatica e difficile. La loro lotta di liberazione è la causa di tutte le masse arabe e di tutti i popoli oppressi del mondo.
Essa è parte fondamentale dell' opposizione alla guerra imperialista di Bush e dei suoi alleati che, con il pretesto del terrorismo e della caccia a bin Laden, vogliono estendere ovunque la guerra dei ricchi contro i poveri del mondo.
La continuità della mobilitazione in ogni città, il sostegno materiale, il riportare la solidarietà alla Palestina libera e rossa nel corpo della manifestazione del 23 marzo prossimo e dello sciopero generale può condurre ad un salto di qualità significativo anche nell' opaco panorama politico italiano dominato dai girotondi giustizialisti dei nostalgici dell' Ulivo e dalle pulsioni antipopolari della Destra al governo.
Saluti comunisti e nazionalitari