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Der Wehrwolf
12-03-02, 19:53
Conferenza all’Ispi “Quale Europa”

di Francesca Morandi

La costruzione della futura Europa è ancora un punto interrogativo al quale la Convenzione avviata al vertice di Laeken sta cercando di dare una risposta. Ma l’Unione Europea è, in primo luogo, dei cittadini europei, non dei politici e legislatori che stanno lavorando al suo tessuto istituzionale. Il dibattito è dunque aperto a tutti, poiché la democrazia è l’unica vera regola per dare una forma efficace all’Unione. Con la conferenza di ieri, “Quale governo per quale Europa”, l’ISPI (Istituto Studi di Politica Internazionale) ha offerto un’occasione per affrontare l’argomento-Europa con esperti e intellettuali, ospitando però una platea variegata fatta di studenti, giornalisti e tanta gente comune. All’incontro hanno partecipato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, l’On. Enrico Letta, il Prof. Antonio Padoa Schioppa, il Prof. Angelo Maria Petroni, l’editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano e il Presidente dell’Istituto Boris Biancheri. «Stato, Popolo, nazione, sovranità. Questi sono i concetti che sono alla base della creazione dell’Europa, sui quali commentatori e politici stanno ampiamente discutendo - ha affermato il Prof. Padoa Schioppa -. Nel fare analisi è tuttavia necessario considerare che questi termini non hanno un significato monolitico come era loro attribuito in passato». «Il concetto di sovranità, ad esempio, - ha continuato - in precedenza era visto come indivisibile. Ora si scopre invece che esso non è altro che una somma di diversi poteri che si possono ripartire tra vari livelli. Questi livelli sono cinque, municipale, regionale, nazionale, continentale e mondiale - ha spiegato il docente -; e ciascuno di essi, se guardiamo alla Storia del nostro continente, ha sempre avuto una propria quota di sovranità». Un secondo docente universitario, Angelo Maria Petroni, ha successivamente preso la parola. «Il modello della Costituzione dell’Ue sarà peculiare - ha affermato Petroni - . Non si sono mai viste due Federazioni uguali». «È da notare, tuttavia, che un elemento comune a queste organizzazioni statali è la tendenza, in esse insita, alla centralizzazione». «È necessario allora - ha proseguito - creare dei meccanismi istituzionali che regolino queste spinte verso il centralismo». «La sussidiarietà funzionerà in questo senso? - si è chiesto il professore -. Ne dubito. Anche perché la logica sulla quale poggia la sussidiarietà non è la stessa per tutti i membri dell’Unione». «Per la Francia, ad esempio, essa significa un’operazione di spartizione delle competenze che parte dall’alto per giungere al basso». «Questo modo di ragionare, dal nostro punto di vista, porta alla centralizzazione». Nel suo intervento Sergio Romano ha parlato dei contrasti che agitano l’Ue. «L’Europa è spaccata in due partiti, uno che frena di fronte alla strada dell’integrazione e l’altro che vorrebbe invece accelerare - ha affermato -. Mentre ci si avvicina a quello che è un obiettivo comune, una maggiore Unione politica del continente, si rafforzano quei partiti che sono critici verso il processo». «Questo perché ci si rende conto che è necessario creare dei beni comuni che richiedono delle rinunce - ha aggiunto Romano - . Tra questi beni comuni vi è la “dignità europea” che richiede un’azione coordinata dei Paesi membri in materia di politica estera mettendo da parte gli interessi nazionali». «L’Europa deve invece unirsi per poter poi confrontarsi con l’altra superpotenza mondiale, gli Stati Uniti». «La politica estera comune non può infatti prescindere da questo confronto, che, in certi casi, può e deve trasformarsi in contrapposizione» ha concluso l’editorialista. Una cosa è emersa dalla conferenza: nessun dei partecipanti ha detto di volere il Superstato, anzi, molte dichiarazioni si sono opposte ad esso. Ma quelle erano solo parole. Chi agisce concretamente contro il Superstato, è la Lega che contrasta chi a voce si dice contro ma negli atti legislativi non si oppone all’Europa statalista.