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Visualizza Versione Completa : D'alema, L'autocritica Di Sinistra Ci Sta Demolendo



Colombo da Priverno
12-03-02, 21:01
http://www.repubblica.it/online/fatti/consultazioni/dalem/lapresse0000da86cxw200h318c00.jpg

Roma, 12 mar. - (Adnkronos) - Smettiamola di farci del male, perche' il tiro incrociato che ha funestato i rapporti all'interno dell'Ulivo non ha precedenti. E' un invito generale a rimboccarsi le maniche o a dirigere altrove le bocche da fuoco quello espresso da Massimo D'Alema a chiusura dell'intervento per la presentazione del libro di Nicola Rossi 'Riformisti per forza'. L'autoflagellazione non paga: ''fare l'autocritica agli altri -ha detto il presidente dei Ds forzando in modo ironico l'uso del termine- e' diventata la moda principale delle settimane passate. In certe considerazioni della sinistra ho trovato una lettura cosi' demolitoria che neppure Berlusconi e' riuscito a dirci le cose che ci siamo detti noi. Quindi anziche' sentirci soffocati per la mancanza di liberta', una piu' puntuale e rigorosa denuncia di come sia governata male l'Italia sarebbe piu' utile per tutti e soprattutto ci aiuterebbe a recuperare qualche punto nei confronti del centro destra, che non sarebbe male''.

gribisi
12-03-02, 22:10
Condivisibile.
E' vero che hanno fatto errori, e gravi, ma anche di Moretti un bel po' di cose non mi convincono.
Anzitutto il mito della base, per il quale sembra che i militanti DS e della SX hanno la Verità in tasca mentre i dirigenti cattivi sbagliano tutto. Mi sembra di vederci un riflesso in salsa rossa del "gentismo" e dell' antipolitica leghista che girava nei primi anni 90. In realtà io sento certi discorsi di militanti di base che mi fanno accapponare la pelle e mi fanno, nonostante tutto, rivalutare i dirigenti!
Poi questa pretesa che Berlusconi possa essere abbattuto da qualche azione catartica e salvifica, sciopero o mandato di cattura o altro, come se si potesse capovolgere il risultato del 13-5 e tornare al governo senza passare per il consenso elettorale.
Anche sul Conflitto di Interessi quante idee sbagliate. Una questione seria di trasparenza che viene intesa come una legge che obbliga il CdX a lasciare il governo al CSX. Si rimprovera (giustamente, per carità!) il CSX di non averla fatta, ma sembra che se l' avesse fatta il Polo avrebbe perso le elezioni e ora ci sarebbe Rutelli premier, ma questo non sta scritto da nessuna parte. Berlusconi avrebbe potuto vendere e candidarsi, oppure mandare a Palazzo Chigi un altro della sua coalizione.
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!

Claude74
12-03-02, 22:17
Originally posted by gribisi
Condivisibile.
E' vero che hanno fatto errori, e gravi, ma anche di Moretti un bel po' di cose non mi convincono.
Anzitutto il mito della base, per il quale sembra che i militanti DS e della SX hanno la Verità in tasca mentre i dirigenti cattivi sbagliano tutto. Mi sembra di vederci un riflesso in salsa rossa del "gentismo" e dell' antipolitica leghista che girava nei primi anni 90. In realtà io sento certi discorsi di militanti di base che mi fanno accapponare la pelle e mi fanno, nonostante tutto, rivalutare i dirigenti!
Poi questa pretesa che Berlusconi possa essere abbattuto da qualche azione catartica e salvifica, sciopero o mandato di cattura o altro, come se si potesse capovolgere il risultato del 13-5 e tornare al governo senza passare per il consenso elettorale.
Anche sul Conflitto di Interessi quante idee sbagliate. Una questione seria di trasparenza che viene intesa come una legge che obbliga il CdX a lasciare il governo al CSX. Si rimprovera (giustamente, per carità!) il CSX di non averla fatta, ma sembra che se l' avesse fatta il Polo avrebbe perso le elezioni e ora ci sarebbe Rutelli premier, ma questo non sta scritto da nessuna parte. Berlusconi avrebbe potuto vendere e candidarsi, oppure mandare a Palazzo Chigi un altro della sua coalizione.
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!
Direi di no. Abbiamo una legge elettorale maggioritaria, e, come suggerisce il nome, per vincere dobbiamo avere la maggioranza dei consensi, non solo i consensi di chi ci ha già votato. Tuttavia i recenti girotondi e manifestazioni varie, potrebbero anche servire come spinta creativa, oltre che distruttiva, per il rilancio del csx, l'importante è che ad un certo punto l'autocritica si fermi, divenendo proposta concreta.
Saluti
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!

gribisi
13-03-02, 19:59
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!

Può sembrare una banalità dirlo, ma a me sembra che certi della base di SX non abbiano molto chiaro questo dato.
La veemenza con cui se la pigliano con i dirigenti, e i termini nei quali pongono l' analisi dell' errore di non aver fatto la legge sul CdI, mi danno l' idea che quella legge "servisse" per distruggere l' (allora) opposizione e blindare il CSX al governo del paese.
Oltretutto ho l' impressione che la base DS sia preda di un grave sradicamento ideologico: nessuno sa difendere nel merito ciò che hanno fatto i governi di CSX, tutti dicevano solo: "votate Rutelli perchè altrimenti sale una destra becera, fascista e pericolosa!", come se insomma fosse solo un voto "contro" e non un voto "per".
Spero che non sia così, perchè altrimenti non so proprio che soluzioni proporre.

Claude74
13-03-02, 20:30
Originally posted by gribisi
In generale non esiste una legge che esime il CSX dal difficile compito di battere il CDX....prendendo più consensi!

Può sembrare una banalità dirlo, ma a me sembra che certi della base di SX non abbiano molto chiaro questo dato.
La veemenza con cui se la pigliano con i dirigenti, e i termini nei quali pongono l' analisi dell' errore di non aver fatto la legge sul CdI, mi danno l' idea che quella legge "servisse" per distruggere l' (allora) opposizione e blindare il CSX al governo del paese.
Oltretutto ho l' impressione che la base DS sia preda di un grave sradicamento ideologico: nessuno sa difendere nel merito ciò che hanno fatto i governi di CSX, tutti dicevano solo: "votate Rutelli perchè altrimenti sale una destra becera, fascista e pericolosa!", come se insomma fosse solo un voto "contro" e non un voto "per".
Spero che non sia così, perchè altrimenti non so proprio che soluzioni proporre.
E' un dato incontrovertibile: il "votare contro" non funziona.
Ma siamo in pezzi, ed oltre alla contrapposizione col Governo, dobbiamo affrontare una continua e lacerante battaglia con i comunisti. Due demagogie contrapposte alle quali non sappiamo rispondere. Abbiamo due avversari, non uno. Il aftto è che in Italia la sx democratica ha scarse radici, col partito comunista più forte s'Europa, non siamo capaci di pensare un'alternativa di governo che non miri all'attuazione di un progetto totalizzante sulla realtà sociale. Paghiamo un debito culturale all'utopismo che chissà quanto tempo ci vorrà per estinguere....mah...
Saluti

hussita
13-03-02, 20:34
DOPO MORETTI. UN ARTICOLO DI NADIA URBINATI SULLE PROSPETTIVE DELLA SINISTRA DOPO LA

MANIFESTAZIONE DI PIAZZA NAVONA.

Roma (NCL – 67), 9 febbraio 2002 – IL CASO MORETTI E IL POPOLO DELLA SINISTRA.

Alcune delle reazioni che i dirigenti dell'Ulivo hanno esternato «a caldo» dopo le parole di Nanni Moretti meritano una riflessione attenta che potrebbe essere utile ai fini di capire che cosa si può fare affinché l'opposizione rinasca, e con lei la coalizione. Alcuni leader si sono sentiti offesi, altri hanno invocato «solidarietà», altri ancora hanno fatto riferimento, con prevedibile sarcasmo, allo scontento del «popolo della sinistra». L'offesa (di lesa maestà?) la si può tralasciare perché la sua inadeguatezza ed erroneità sono sufficientemente evidenti. L'appello alla solidarietà merita invece una qualche riflessione e così anche il fastidio che trapela dall'espressione «popolo della sinistra». La solidarietà é una virtù pubblica con la quale si cerca di dare una mano a coloro che sono stati colpiti dalla sorte o che subiscono gli effetti di un sistema sociale ingiusto. Essa presume che la persona che riceve solidarietà abbia fatto o possa fare tutto quanto é in suo potere per provvedere a se stessa (solidarietà non é lo stesso di carità). Nella competizione elettorale o di partito non c'é né malasorte né ingiustizia. Si perde per incompetenza, per cattiva organizzazione, per errori di valutazione, per aver ascoltato cattivi consiglieri, ecc. In ogni caso non si può fare appello alla solidarietà. I perdenti di una gara politica suggeriscono considerazioni non inopportune sulla loro inavvedutezza strategica o inconsistenza ideale. In tutti i casi la solidarietà é fuori luogo. L'altra reazione: le parole di Moretti come l'espressione della rabbia del «popolo della sinistra». Provo un senso di fastidio quando mi si mette nel «popolo della sinistra» anche perché non riesco a capire da quale luogo parla chi parla -in qualità di leader- di «popolo della sinistra». Sta forse fuori o sopra quel «popolo»? Democrazia é saper ascoltare. L'ascolto non é in questo caso una virtù cristiana, ma politica. Perché quando il processo di decisione si regge sull'opinione pubblica chi parla soltanto non può parlare con avvedutezza e ragionevolezza. O é un folle o un tiranno. In una democrazia é un pessimo politico. Dialogo implica reciprocità e eguaglianza, quindi una visione di «popolo» che non é populistica. Il disprezzo di Berlusconi per il dialogo ragionato ne fa un leader demagogico che imbonisce «il popolo» come il domatore la tigre, o l'incantatore il serpente. Il suo é un popolo che deve essere continuamente ingannato per essere dominato. Questo popolo non lo si ascolta. Con lui non c'é dialogo perché non c'é né reciprocità né eguaglianza. L'analogia del partito con la «Casa» parla da se stessa. Tuttavia «il popolo» democratico (e quindi anche «il popolo della sinistra») non é questo popolo. Noi cittadini chiediamo di essere ascoltati non incantati, chiediamo che si stabilisca una relazione di circolarità, non di dipendenza, tra noi e i nostri rappresentanti. Accountability -intraducibile, guarda caso, in italiano- é il requisito fondamentale della democrazia: gli eletti devono rendere conto agli elettori. Sempre, non solo alla fine del mandato. Nell'Italia democratica sono stati i partiti a gestire l'accountability. Ma ora, finito il tempo di quei partiti ideologici, l'accountability é ritornata ai loro legittimi proprietari: gli elettori. «Il popolo della sinistra» siamo noi cittadini che giudichiamo chi abbiamo scelto. Ma che vorremmo anche poter dire la nostra nel momento di selezione dei candidati e di confezionamento dell'agenda politica della coalizione con la quale ci identifichiamo. Occorrono le primarie dell'Ulivo: l'unità della coalizione si può conquistare solo così, partendo dal «popolo». Del resto non c'é chi non veda che con gli attuali leader non si giungerà a nulla. Con il risultato che quel che abbiamo ora é un'oligarchia di notabili più che una rappresentanza democratica. Si provi pure con la «Convenzione della Cultura» (se così posso chiamarla) proposta da Piero Fassino. È bene però aver chiaro che qui non si tratta di un tema culturale, ma politico. Un tema che é fondamentale per la riscostruzione dell'opposizione e della coalizione, e che non é oggetto di competenze particolari, ma della generalissima capacità di formulare giudizi ragionati su questioni che riguardano tutti. Non riproduciamo un inutile élitismo da vecchie «commissioni» culturali. Non servirebbe a niente, se non forse alla vanità di chi vi verrà cooptato. In alcune città, gruppi di cittadini con le più diverse competenze stanno facendo più o meno questo lavoro di ricostruzione della rappresentanza democratica. È questo il modello che si dovrebbe seguire, non quello delle stantie e platoniche riunioni nazionali di intellettuali (incoronati da chi?). Partire di qui sarebbe molto più utile, innovativo, e anche democratico. Potrebbe aiutare a correggere quella dannonissima e suicida auto-referenzialità che i nostri leader hanno dimostrato troppo spesso di avere. E soprattutto gettare basi solide per una coalizione modernamente democratica, che non sia più quel premoderno universo frammentato di capitani diffidenti e litigiosi. Non si tratterrebbe affatto di populismo, ma di deliberazione democratica, vivacità di una società civile che non é lobbismo perché accetta la mediazione della politica. Accetta di pensare ai propri interessi e alle proprie opinioni da un punto di vista generale. Una società civile che vuole la rappresentanza, non l'incantamento demagogico e nemmeno la fatalistica accettazione di quello che i residui dei vecchi partiti ci hanno lasciato. Che pretende accountability, e quindi vuole un rapporto democratico con i politici. (Unità)

13-03-02, 20:59
Originally posted by hussita
DOPO MORETTI. UN ARTICOLO DI NADIA URBINATI SULLE PROSPETTIVE DELLA SINISTRA DOPO LA

MANIFESTAZIONE DI PIAZZA NAVONA.

Roma (NCL – 67), 9 febbraio 2002 – IL CASO MORETTI E IL POPOLO DELLA SINISTRA.

Alcune delle reazioni che i dirigenti dell'Ulivo hanno esternato «a caldo» dopo le parole di Nanni Moretti meritano una riflessione attenta che potrebbe essere utile ai fini di capire che cosa si può fare affinché l'opposizione rinasca, e con lei la coalizione. Alcuni leader si sono sentiti offesi, altri hanno invocato «solidarietà», altri ancora hanno fatto riferimento, con prevedibile sarcasmo, allo scontento del «popolo della sinistra». L'offesa (di lesa maestà?) la si può tralasciare perché la sua inadeguatezza ed erroneità sono sufficientemente evidenti. L'appello alla solidarietà merita invece una qualche riflessione e così anche il fastidio che trapela dall'espressione «popolo della sinistra». La solidarietà é una virtù pubblica con la quale si cerca di dare una mano a coloro che sono stati colpiti dalla sorte o che subiscono gli effetti di un sistema sociale ingiusto. Essa presume che la persona che riceve solidarietà abbia fatto o possa fare tutto quanto é in suo potere per provvedere a se stessa (solidarietà non é lo stesso di carità). Nella competizione elettorale o di partito non c'é né malasorte né ingiustizia. Si perde per incompetenza, per cattiva organizzazione, per errori di valutazione, per aver ascoltato cattivi consiglieri, ecc. In ogni caso non si può fare appello alla solidarietà. I perdenti di una gara politica suggeriscono considerazioni non inopportune sulla loro inavvedutezza strategica o inconsistenza ideale. In tutti i casi la solidarietà é fuori luogo. L'altra reazione: le parole di Moretti come l'espressione della rabbia del «popolo della sinistra». Provo un senso di fastidio quando mi si mette nel «popolo della sinistra» anche perché non riesco a capire da quale luogo parla chi parla -in qualità di leader- di «popolo della sinistra». Sta forse fuori o sopra quel «popolo»? Democrazia é saper ascoltare. L'ascolto non é in questo caso una virtù cristiana, ma politica. Perché quando il processo di decisione si regge sull'opinione pubblica chi parla soltanto non può parlare con avvedutezza e ragionevolezza. O é un folle o un tiranno. In una democrazia é un pessimo politico. Dialogo implica reciprocità e eguaglianza, quindi una visione di «popolo» che non é populistica. Il disprezzo di Berlusconi per il dialogo ragionato ne fa un leader demagogico che imbonisce «il popolo» come il domatore la tigre, o l'incantatore il serpente. Il suo é un popolo che deve essere continuamente ingannato per essere dominato. Questo popolo non lo si ascolta. Con lui non c'é dialogo perché non c'é né reciprocità né eguaglianza. L'analogia del partito con la «Casa» parla da se stessa. Tuttavia «il popolo» democratico (e quindi anche «il popolo della sinistra») non é questo popolo. Noi cittadini chiediamo di essere ascoltati non incantati, chiediamo che si stabilisca una relazione di circolarità, non di dipendenza, tra noi e i nostri rappresentanti. Accountability -intraducibile, guarda caso, in italiano- é il requisito fondamentale della democrazia: gli eletti devono rendere conto agli elettori. Sempre, non solo alla fine del mandato. Nell'Italia democratica sono stati i partiti a gestire l'accountability. Ma ora, finito il tempo di quei partiti ideologici, l'accountability é ritornata ai loro legittimi proprietari: gli elettori. «Il popolo della sinistra» siamo noi cittadini che giudichiamo chi abbiamo scelto. Ma che vorremmo anche poter dire la nostra nel momento di selezione dei candidati e di confezionamento dell'agenda politica della coalizione con la quale ci identifichiamo. Occorrono le primarie dell'Ulivo: l'unità della coalizione si può conquistare solo così, partendo dal «popolo». Del resto non c'é chi non veda che con gli attuali leader non si giungerà a nulla. Con il risultato che quel che abbiamo ora é un'oligarchia di notabili più che una rappresentanza democratica. Si provi pure con la «Convenzione della Cultura» (se così posso chiamarla) proposta da Piero Fassino. È bene però aver chiaro che qui non si tratta di un tema culturale, ma politico. Un tema che é fondamentale per la riscostruzione dell'opposizione e della coalizione, e che non é oggetto di competenze particolari, ma della generalissima capacità di formulare giudizi ragionati su questioni che riguardano tutti. Non riproduciamo un inutile élitismo da vecchie «commissioni» culturali. Non servirebbe a niente, se non forse alla vanità di chi vi verrà cooptato. In alcune città, gruppi di cittadini con le più diverse competenze stanno facendo più o meno questo lavoro di ricostruzione della rappresentanza democratica. È questo il modello che si dovrebbe seguire, non quello delle stantie e platoniche riunioni nazionali di intellettuali (incoronati da chi?). Partire di qui sarebbe molto più utile, innovativo, e anche democratico. Potrebbe aiutare a correggere quella dannonissima e suicida auto-referenzialità che i nostri leader hanno dimostrato troppo spesso di avere. E soprattutto gettare basi solide per una coalizione modernamente democratica, che non sia più quel premoderno universo frammentato di capitani diffidenti e litigiosi. Non si tratterrebbe affatto di populismo, ma di deliberazione democratica, vivacità di una società civile che non é lobbismo perché accetta la mediazione della politica. Accetta di pensare ai propri interessi e alle proprie opinioni da un punto di vista generale. Una società civile che vuole la rappresentanza, non l'incantamento demagogico e nemmeno la fatalistica accettazione di quello che i residui dei vecchi partiti ci hanno lasciato. Che pretende accountability, e quindi vuole un rapporto democratico con i politici. (Unità)

Ecco, questa donna a me sembra che avrebbe senz'altro fatto meglio di D'Alema. Naturalmente a nessun notabile ds sarebbe mai saltato in mente di darle un simile potere.

Cristina
13-03-02, 21:00
Ammettere gli errori commessi non mi pare la fine del mondo.
Mi pare una presa d'atto necessaria. Non vedo che cosa ci sia di drammatico in questo.
In realtà, in un partito che funziona, base e vertice, dovrebbero vivere all'unisono, il che non mi pare succeda in questo momento. Però ho l'impressione che qualcusa sia cambiando. Magari sono un'illusa.. ma credo che anche Piazza Navona, con tutti i problemi che ha reso evidenti (non li ha creati, no, c'erano giò, anche se fingevamo di non vederli), sia servita.
Tutto serve, quando si deve crescere....:rolleyes: