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Visualizza Versione Completa : La via della flessibilità: eurosinistra e sinistretta massimalista italica



Pieffebi
13-03-02, 22:22
dal quotidiano "del padrone"...."il Giornale":

"La flessibilita' e' l'unica via


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Tony Blair e Goran Persson

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Mentre la sinistra italiana si arrocca nella difesa aprioristica dell'articolo 18, il premier inglese Tony Blair e quello svedese Goran Persson, due leader della sinistra europea, hanno scritto insieme questo articolo per sostenere che il mercato del lavoro ha urgente bisogno di profonde riforme che ne facilitino la flessibilità.

II summit di Barcellona è incentrato sul lavoro. Due anni fa i capi di governo europei si impegnarono a creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2010. Decisero di adottare una nuova strategia: costruire una cultura economica europea con una forza lavoro altamente qualificata e delle strategie politiche in grado di garantire giustizia e piena occupazione. Il vertice di Stoccolma dello scorso marzo ha definito gli obiettivi necessari per raggiungere questo duplice scopo. Ma non possiamo costruire questo tipo di Europa - l'Europa che la gente vuole - se non siamo preparati ad affrontare delle riforme. Non ci rendiamo conto ancora di quale sia il nostro potenziale. Negli Stati Uniti basta una settimana per avviare un'azienda. In Europa di settimane ne servono 12 e il costo è quattro volte tanto. L'America attira il 70 per cento del commercio elettronico, l'Europa soltanto il 20 per cento. Per questo dobbiamo rinnovare la nostra struttura economica per riuscire a competere con il meglio dei resto del mondo e gettare basi stabili per una società globale. Questo significa utilizzare al meglio tutte le risorse che abbiamo: un mercato aperto e dinamico, una moneta unica e un'economia stabile una forza lavoro qualificata e un supporto di ricerca internazionale. Se potessimo eguagliare gli americani in termini di produttività e occupazione, il nostro prodotto lordo annuale aumenterebbe del 40 per cento. Questo potrebbe aumentare il reddito procapite annuo europeo di 5mila sterline. Le aziende trarranno giovamento da un flusso di capitali che attraverserà i confini in modo più semplice - I'accordo dello scorso mese segna un nuovo passo in avanti nell'istituzione di un contesto legale in grado di promuovere una crescita più rapida dei mercati finanziari. I lavoratori verranno avvantaggiati dalle nuove leggi che garantiscono degli standard legislativi comuni contro la discriminazione nell'ambito dei Paesi dell'Unione europea e dalla rete Internet che mette in relazione i vari centri di reclutamento, finalizzata a creare un mercato del lavoro europeo sempre più aperto e a favorire la mobilità. Ai consumatori saranno utili le leggi che riducono il costo delle telefonate e rendono ancora più semplice acquistare via Internet. Dai tempi di Lisbona, I'Europa ha già creato cinque milioni di nuovi posti di lavoro. Ma non possiamo accontentarci di questo. II mercato del lavoro europeo ha bisogno di maggiore flessibilità. L'economia è minacciata da una regolamentazione inutile. I mercati europei non sono ancora pienamente competitivi. Bisogna affrettarsi sul cammino di una riforma finanziaria se vogliamo un mercato europeo unico. Dopo il vertice di Lisbona abbiamo fatto molto nella creazione di un'economia digitale. Grazie al Piano di azione europeo, I'Unione europea si è posta l'obiettivo di «mettere l'Europa in rete» entro la fine di quest'anno garantendo l'opportuno contesto legale, le infrastrutture e le professionalità necessarie all'economia digitale. II percorso è ormai tracciato: aprire i mercati e garantire accesso alle comunicazioni e ai servizi ha raddoppiato il potere di penetrazione di Internet, aumentando le opzioni di scelta e abbassando i prezzi nel circuito europeo. Tutto questo dimostra che l'Europa ha bisogno di una riforma forte per creare una seria coscienza economica. Dobbiamo fare però, un nuovo passo:- la connessione europea attraverso la tecnologia a banda larga che ci garantirà nuovi servizi per aziende e consumatori. La tecnologia a banda larga è un balzo in avanti radicale poiché accelera la velocità di Internet e aumenta il numero dei servizi disponibili. Offre inoltre a consumatori, aziende, scuole e governi, un patrimonio di conoscenza economico enorme. La comunicazione su banda larga costituisce un elemento chiave per la futura competitività europea. Entrambi vogliamo che Barcellona affidi all'Unione europea il compito di ottenere la più vasta disponibilità di tecnologie a banda larga entrò il 2005. Chiederemo alla commissione di individuare un nuovo piano di azione riservato a questo obiettivo. Oltre a questo la presidenza spagnola di José Maria Aznar cercherà di raggiungere altri scopi: rafforzare i servizi di trasporto europei per rendere più facili gli affari tra un Paese e l'altro, liberalizzare e interconnettere i mercati dell'elettricità e del gas per favorire una riduzione dei prezzi al consumo; unificare i mercati finanziari per dar modo all'Europa di diventare una reale potenza finanziaria; sviluppare un mercato del lavoro più flessibile e rispondente alle esigenze attuali, capace di creare nuove risorse occupazionali. L'azione congiunta di questi elementi avrà un impatto diretto sull'occupazione e sullo sviluppo. E queste conseguenze riguardano non solo gli Stati membri di oggi, ma tutti quelli che si augurano di unirsi a noi nell'ambito dì un'Unione allargata. È per questo motivo che ogni contributo da parte dei Paesi che si candidano ad un futuro ingresso nell'Unione europea è il benvenuto al Consiglio di Barcellona. Riforme e rinnovamento richiedono scelte difficili. In Europa abbiamo preso decisioni molto forti. L'Unione europea è stata un successo economico. ll mercato unico ha incrementato il prodotto lordo annuo di più dell'1,5 per cento. Ma possiamo fare di più. L'attuale rallentamento della produzione è un'ulteriore minaccia che rende ancora più urgenti le riforme. Le aziende europee e i cittadini europei si aspettano che noi affrontiamo questa minaccia. E noi siamo pronti a farlo. [.


Saluti liberali.

tony (POL)
16-03-02, 12:33
Appunto, del Padrone

Pieffebi
16-03-02, 14:49
Sì, lo sanno tutti che si è comprato Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e Regno di Svezia, compresi i loro governanti di sinistra. Chiamatelo....Imperatore, prego.:D

Saluti liberali

Pieffebi
16-03-02, 18:25
da www.adnkronos.it :

"Ue Barcellona: piu' flessibilita' per rilanciare l'occupazione
I leader dei 15 paesi puntano sul coordinamento delle politiche di bilancio

Romano Prodi e Jose' Maria Aznar Barcellona, 16 mar. - (Adnkronos) - Al vertice di Barcellona che si e' concluso oggi e' stato dato dai 15 paesi dell'Ue il pieno sostegno alle misure di salvaguardia annunciate dalla Commissione contro l'embargo americano sull'acciaio. C'e' stato anche l'accordo sulla progressiva liberalizzazione dell'energia elettrica, ma solo attraverso un'apertura parziale del mercato.
Uno dei punti essenziali della strategia per l'occupazione e la competitività adottata al vertice di Barcellona e' la maggiore flessibilità nei mercati del lavoro, per rilanciare il processo riformatore partito a Lisbona due anni fa'. Nella bozza delle conclusioni finali si legge, in particolare, che e' essenziale che ''le istituzioni nazionali per il lavoro ed i sistemi di contrattazione collettiva, rispettando l'autonomia delle parti sociali, tengano conto della relazione fra le evoluzioni salariali e le condizioni dei mercati del lavoro, permettendo una maggiore differenziazione dei salari a seconda dei differenziali di produttivita' e di qualifiche''.
Al fine di ''stabilire un equilibrio adeguato tra la flessibilita' e la sicurezza'', gli stati membri, inoltre, dovranno ''rivedere la regolamentazione sui contratti di lavoro'' per favorire la creazione di posti di lavoro. Sempre nell'ottica di snellire le regole sul lavoro, i Quindici hanno anche dato via libera al ''piano d'azione della Commissione per l'eliminazione degli ostacoli alla mobilità nel mercato europeo del lavoro entro il 2005'', soprattutto nel campo del mutuo riconoscimento dei titoli professionali e della trasferibilita' dei diritti pensionistici e di assistenza sanitaria da un paese all'altro.
La borsa valori Ue, che sara' operativa entro il 2003, e' l'impegno che e' stato confermato dai capi di stato e di governo al vertice di Barcellona. Nella bozza delle conclusioni finali si legge infatti che entro quella data si dovra' ''realizzare l'integrazione totale dei mercati dei valori mobiliari e dei capitali di rischio e quella dei mercati dei servizi finanziari entro il 2005''.
Delineata nella bozza delle conclusioni finali del vertice anche la revisione del funzionamento del Consiglio, il supremo organo decisionale dell'UE, che verra' effettuata sulla base delle proposte formulate direttamente dai 15 governi. ''Il Consiglio europeo -si legge- ha incaricato la presidenza di prendere tutti gli opportuni contatti con i capi di Stato e di governo in vista della presentazione, al Vertice di Siviglia (che si terra' in giugno) un rapporto contenente le misure concrete da adottare'', al fine di ''rafforzare l'efficacia'' del Consiglio e ''garantire una maggiore trasparenza del suo processo legislativo''.
I Quindici hanno quindi raccomandato la rapida adozione nel corso del 2002 delle due direttive del piano Lamfalussy. Queste prevedono regole comuni, rispettivamente, contro le operazioni di mercato abusive e illecite, e sulla presentazione da parte delle imprese dei listini dei titoli da piazzare in borsa.
La giornata di ieri e' stata dedicata alla discussione delle riforme economiche per stimolare il rilancio dell'economia, con una maggior flessibilita' delle norme sul lavoro e dei mercati finanziari e dell'energia, il settore in cui il premier spagnolo, Jose' Maria Aznar, ritiene di poter fare, nelle prossime ore, ''un passo avanti irreversibile''.
Il messaggio dei capi di stato e di governo Ue che emerge dal vertice e' che c'e' una ripresa economica, ma non ancora le riforme. ''La situazione economica e' agli stadi iniziali di una ripresa globale'' grazie ad una ''rapida reazione di politica economica, i fondamentali sani ed il recupero della fiducia'', si legge nel documento che sara' formalizzato dopo la fine della riunione. Ma ''queste prospettive devono essere rafforzate da un chiaro impegno alle riforme economiche'', continua il testo delle conclusioni che mette l'accento soprattutto sul ''coordinamento delle politiche di bilancio'', fondato ''sull'impegno a mantenere finanze pubbliche sane ed alle regole del gioco definite nel Patto di stabilita' e di crescita''. In particolare, viene reiterato l'impegno a rispettare ''l'obiettivo di medio termine dei conti vicini al pareggio o in surplus entro il 2004'', cercando di sfruttare al massimo le ''fasi espansive'' e ricorrendo a ''politiche di bilancio discrezionali'' solo se vi e' ''lo spazio di manovra necessario''.
La Ue ha dato pieno sostegno alle misure di salvaguardia annunciate dalla Commissione contro l'embargo americano sull'acciaio. E' questa la posizione comune espressa dai capi di stato e di governo. Nel test provvisorio delle conclusioni si legge che i Quindici sono d'accordo ad iniziare una procedura di difesa commerciale dopo ''consultazioni nel quadro degli accordi del Wto'', giudicando le misure protezionistiche adottate dagli USA ''non conformi alle regole del Wto'' ed esprimendo ''grande preoccupazione'' al riguardo.
Accordo anche sulla progressiva liberalizzazione dell'energia elettrica, ma solo attraverso un'apertura parziale del mercato. Il testo provvisorio delle conclusioni del Vertice di Barcellona si limita infatti a fissare la data del 2003 per la liberalizzazione dei servizi alle imprese per almeno il 60% del mercato complessivo, contrariamente a quanto proposto inizialmente dalla Commissione. Questa spingeva, non solo per una liberalizzazione del 100% dell'elettricità distribuita alle imprese, ma anche per un impegno politico ad indicare, entro la fine di quest'anno, una data precisa per la liberalizzazione dei servizi destinati alle famiglie. Su quest'ultimo punto la decisione è stata rinviata al 2003.
I capi di stato e di governo Ue hanno chiesto poi di ''aumentare gradualmente l'eta' pensionabile effettiva nell'Ue dagli attuali 58 anni verso il 65 anni entro il 2010'', nell'ambito della riforma dei sistemi previdenziali. E' quanto si legge nel testo provvisorio delle conclusioni che raccomanda inoltre di scoraggiare gli incentivi al pre-pensionamento ed incentivare la permanenza lavorativa dei lavoratori piu' anziani. "


Saluti liberali

Pieffebi
16-03-02, 22:32
da www.adnkronos.it :

""Ottimismo per l'economia e il futuro dell'Europa"
Lavoro, Berlusconi: "E' l'Europa a chiedere le riforme"

Il premier al vertice Ue di Barcellona: "Manifestazioni sindacali puramente ideologiche"

Silvio Berlusconi al vertice di Barcellona Barcellona, 16 mar.(Adnkronos) - "Le proposte del governo italiano sono un primo passo verso l'attuazione delle riforme che l'Europa ci chiede per raggiungere l'obiettivo del pieno impiego". Commenta cosi' il premier Silvio Berlusconi le conclusioni del Vertice di Barcellona sulle politiche del lavoro, considerandole la migliore risposta alle resistenze opposte dai sindacati. E mettendo l'accento sulla conformita' tra la linea dell'esecutivo italiano e quella espressa dai capi di stato e di governo alla riunione conclusasi oggi nella citta' spagnola, il premier rileva che "il futuro lo si puo' costruire se si comincia con i pilastri: sviluppo, crescita dell'economia, liberalizzazioni, formazione dei giovani e dei lavoratori in generale, aumento degli europei che lavorano".
Poi interpretando il testo adottato dai Quindici, Berlusconi osserva che c'e' ''ottimismo per quanto riguarda l'economia e il futuro dell'Europa'' e che esiste ''una volonta' comune per la liberalizzazione del mercato del lavoro, dei trasporti, dell'economia''. In particolare, il premier ritiene prioritario aumentare la ''possibilità per le imprese di creare nuovi posti di lavoro'' e, quindi, ''abbattere gli ostacoli all'entrata nel mercato del lavoro da parte dei giovani''. Non e' mancato un riferimento alle imminenti iniziative di piazza che si prospettano numerose contro la riforma varata dal governo: ''Chi sostiene che le nuove norme colpiscono i giovani avra' difficolta' a spiegare che le manifestazioni dei sindacati non sono fondate su semplici ragioni politiche ed ideologiche. Non credo che il governo debba avere preoccupazioni del genere'' -ha affermato il presidente del consiglio italiano, aggiungendo ironicamente: ''Saprei come dargli le ragioni per protestare''. Il premier ha comunque ribadito di essere pronto a "mantenere aperto il dialogo con le parti sociali". "


Cordiali saluti.

Claude74
18-03-02, 12:53
Originally posted by Pieffebi
dal quotidiano "del padrone"...."il Giornale":

"La flessibilita' e' l'unica via


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Tony Blair e Goran Persson

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Mentre la sinistra italiana si arrocca nella difesa aprioristica dell'articolo 18, il premier inglese Tony Blair e quello svedese Goran Persson, due leader della sinistra europea, hanno scritto insieme questo articolo per sostenere che il mercato del lavoro ha urgente bisogno di profonde riforme che ne facilitino la flessibilità.

II summit di Barcellona è incentrato sul lavoro. Due anni fa i capi di governo europei si impegnarono a creare 20 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2010. Decisero di adottare una nuova strategia: costruire una cultura economica europea con una forza lavoro altamente qualificata e delle strategie politiche in grado di garantire giustizia e piena occupazione. Il vertice di Stoccolma dello scorso marzo ha definito gli obiettivi necessari per raggiungere questo duplice scopo. Ma non possiamo costruire questo tipo di Europa - l'Europa che la gente vuole - se non siamo preparati ad affrontare delle riforme. Non ci rendiamo conto ancora di quale sia il nostro potenziale. Negli Stati Uniti basta una settimana per avviare un'azienda. In Europa di settimane ne servono 12 e il costo è quattro volte tanto. L'America attira il 70 per cento del commercio elettronico, l'Europa soltanto il 20 per cento. Per questo dobbiamo rinnovare la nostra struttura economica per riuscire a competere con il meglio dei resto del mondo e gettare basi stabili per una società globale. Questo significa utilizzare al meglio tutte le risorse che abbiamo: un mercato aperto e dinamico, una moneta unica e un'economia stabile una forza lavoro qualificata e un supporto di ricerca internazionale. Se potessimo eguagliare gli americani in termini di produttività e occupazione, il nostro prodotto lordo annuale aumenterebbe del 40 per cento. Questo potrebbe aumentare il reddito procapite annuo europeo di 5mila sterline. Le aziende trarranno giovamento da un flusso di capitali che attraverserà i confini in modo più semplice - I'accordo dello scorso mese segna un nuovo passo in avanti nell'istituzione di un contesto legale in grado di promuovere una crescita più rapida dei mercati finanziari. I lavoratori verranno avvantaggiati dalle nuove leggi che garantiscono degli standard legislativi comuni contro la discriminazione nell'ambito dei Paesi dell'Unione europea e dalla rete Internet che mette in relazione i vari centri di reclutamento, finalizzata a creare un mercato del lavoro europeo sempre più aperto e a favorire la mobilità. Ai consumatori saranno utili le leggi che riducono il costo delle telefonate e rendono ancora più semplice acquistare via Internet. Dai tempi di Lisbona, I'Europa ha già creato cinque milioni di nuovi posti di lavoro. Ma non possiamo accontentarci di questo. II mercato del lavoro europeo ha bisogno di maggiore flessibilità. L'economia è minacciata da una regolamentazione inutile. I mercati europei non sono ancora pienamente competitivi. Bisogna affrettarsi sul cammino di una riforma finanziaria se vogliamo un mercato europeo unico. Dopo il vertice di Lisbona abbiamo fatto molto nella creazione di un'economia digitale. Grazie al Piano di azione europeo, I'Unione europea si è posta l'obiettivo di «mettere l'Europa in rete» entro la fine di quest'anno garantendo l'opportuno contesto legale, le infrastrutture e le professionalità necessarie all'economia digitale. II percorso è ormai tracciato: aprire i mercati e garantire accesso alle comunicazioni e ai servizi ha raddoppiato il potere di penetrazione di Internet, aumentando le opzioni di scelta e abbassando i prezzi nel circuito europeo. Tutto questo dimostra che l'Europa ha bisogno di una riforma forte per creare una seria coscienza economica. Dobbiamo fare però, un nuovo passo:- la connessione europea attraverso la tecnologia a banda larga che ci garantirà nuovi servizi per aziende e consumatori. La tecnologia a banda larga è un balzo in avanti radicale poiché accelera la velocità di Internet e aumenta il numero dei servizi disponibili. Offre inoltre a consumatori, aziende, scuole e governi, un patrimonio di conoscenza economico enorme. La comunicazione su banda larga costituisce un elemento chiave per la futura competitività europea. Entrambi vogliamo che Barcellona affidi all'Unione europea il compito di ottenere la più vasta disponibilità di tecnologie a banda larga entrò il 2005. Chiederemo alla commissione di individuare un nuovo piano di azione riservato a questo obiettivo. Oltre a questo la presidenza spagnola di José Maria Aznar cercherà di raggiungere altri scopi: rafforzare i servizi di trasporto europei per rendere più facili gli affari tra un Paese e l'altro, liberalizzare e interconnettere i mercati dell'elettricità e del gas per favorire una riduzione dei prezzi al consumo; unificare i mercati finanziari per dar modo all'Europa di diventare una reale potenza finanziaria; sviluppare un mercato del lavoro più flessibile e rispondente alle esigenze attuali, capace di creare nuove risorse occupazionali. L'azione congiunta di questi elementi avrà un impatto diretto sull'occupazione e sullo sviluppo. E queste conseguenze riguardano non solo gli Stati membri di oggi, ma tutti quelli che si augurano di unirsi a noi nell'ambito dì un'Unione allargata. È per questo motivo che ogni contributo da parte dei Paesi che si candidano ad un futuro ingresso nell'Unione europea è il benvenuto al Consiglio di Barcellona. Riforme e rinnovamento richiedono scelte difficili. In Europa abbiamo preso decisioni molto forti. L'Unione europea è stata un successo economico. ll mercato unico ha incrementato il prodotto lordo annuo di più dell'1,5 per cento. Ma possiamo fare di più. L'attuale rallentamento della produzione è un'ulteriore minaccia che rende ancora più urgenti le riforme. Le aziende europee e i cittadini europei si aspettano che noi affrontiamo questa minaccia. E noi siamo pronti a farlo. [.


Saluti liberali.
Sveltire le procedure burocratiche per l'apertura di un'azienda? Giusto. Investire in formazione e nuove tecnologie? Giusto. Ma perchè tutto ciò dovrebbe essere in contraddizione con l'art. 18, che tutela i lavoratori dal licenziamento senza giusta causa? perchè che non si possa licenziare non è affatto vero. A me l'art. 18 mom pare una regolamentazione inutile, soprattutto se pensiamo che non tutti i lavoratori potranno diventare dei tecnologi, e poi le pulizie chi le fa?
Saluti

mustang
18-03-02, 23:58
Il premio Nobel per l’Economia Franco Modiglioni, da sempre considerato un mito dalla sinistra italiana e dai suoi pseudo e autoreferenziantisi intellettuali perché noto antiberlusconiano ha accusato, dalle “sacre” pagine di Repubblica di compiere “uno sbaglio terribile nel buttarsi a corpo morto a fianco del sindacato nella difesa dell’art. 18”.
E’ diventato berlusconiano? No, ha risposto il professore, ma “se una volta lui ha ragione non ho difficoltà ad ammetterlo. L’ho già fatto sulla riforma della previdenza sociale”.
Per l’economista l’art. 18 dello Statuto dei lavoratori produce rigidità nel mercato del lavoro che “scoraggia le assunzioni e impedisce alle aziende più piccole di ingrandirsi. A farne le spese sono soprattutto i giovani italiani”.
Sembra di leggere Berlusconi e Maroni.
Il prof. aggiunge che tale norma non c’è negli altri paesi. E che, cosa risaputa ma furbescamente tenuta nascosta, non viene applicata ai dipendenti del sindacato e dei partiti politici.
Eppure a sinistra e non solo tutti hanno sposato la tesi di Cofferati, il suo “dogma ‘cinese’”, per il quale è assolutamente proibito anche solo parlare dell’art.18.

Pochi sanno che nel 1985 “Luciano Lama discuteva serenamente di riforma dell’art. 19”. Parola di Guido Gentili.
La breve storia dell’art. 18 vede tra i protagonisti pure D’Alema che, come ricorda il presidente di Confindustria Antonio D’Amato, da copo del governo aveva tentato di mettere mano alla materia, ma venne bloccato da Cofferati. La Cgil lo accusò di voler promuovere i licenziamenti tanto che lui dovette ribattere:”Non è così, semmai promuovo le assunzioni”. E lo stesso D’Alema inaugurando la Fiera del Levante fece la nota dichiarazione contro il mito del “posti fisso a vita”, scatenando le ire del sindacato.
D’Alema dovette rinunciare; ma era un premier “abusivo”, arrivato a Palazzo Chigi “sgambettando” il vincitore delle elezioni Romano Prodi.
D’Alema non aveva la legittimazione popolare; Berlusconi lavora per attuare il programma presentato al corpo elettorale e con il quale ha stravinto le elezioni.
Andiamo avanti: Il sen. Franco Debenedetti dei Ds all’inizio del 1997 presentò una proposta di legge che eliminava l’obbligo del reintegro sostituendolo con un indennizzo economico. Egli fu”spinto sul banco degli imputati, accusato di voler coprire i licenziamenti discriminatori, persino quelli scattati per avances sessuali rifiutate”.
Il senatore citava trionfalmente la sentenza della Corte costituzionale (46\2000) in cui si diceva che l’abrogazione dell’art. 18 manterrebbe pur sempre in vita le tutele di fondo contro i licenziamenti illegittimi.
Siamo nel marzo del 1998: il “padre dello Statuto dei lavoratori” Gino Giugni dichiarava di sostenere “da anni la necessità di rimettere mano allo Statuto e in particolare all’art. 18”.
Nel 1999 fu la volta di La rizza, segretario Uil, che propose di permettere per tre anni alle aziende del Sud di non applicare l’articolo 18.
E nel 2000 i riformisti dell’Ulivo, in una proposta di legge primo firmatario Tiziano Treu, puntavano a traformare l’art. 18 introducendo un giudice terzo per decidere indennizzo o reintegro.
E Luigi Spaventa, Paolo Sylos Labini, Pietro Ottone parlarono e scrissero in favore della riforma del 18.
Ora, se tutti costoro, per anni e in anni recenti hanno sostenuto la necessità, per il bene del paese, di modificare l’art. 18, perché oggi si sono allineati sulla posizione di Cofferati per il quale dell’art. 18 non si deve nemmeno parlare?

liberamente tratto da un articolo di Antonio Socci sul Giornale,
naturalmente quello del padrone.
saluti

tony (POL)
19-03-02, 14:40
L'Ugl. «Dopo aver cercato di convincere il governo a togliere l'articolo 18 dalla Delega sulla riforma del mercato del lavoro, il segretario generale dell'Ugl, Stefano Cetica, ha proclamato lo sciopero generale». Così recita un comunicato del sindacato di destra, nel quale si annuncia la presenza di Cetica e del vicesegretario Renata Polverini alla manifestazione regionale "18 motivi per dire no - I diritti non si toccano", in programma domani a Cagliari alle 16.30, all'ex cinema Adriano, in via Sassari. Cetica si dice «pronto a discutere le date per lo sciopero con Cisl e Uil la anche con la Cgil, se rinunciasse alla data del 5 aprile per definirne una unitaria con Cisl e Uil».

mustang
19-03-02, 15:12
di Giuliano Ferrara dal Foglio di lunedì



1. Il governo non darà in escandescenze, userà un linguaggio serio e misurato, spiegherà i suoi argomenti in tono rispettoso. Cofferati non è un tapiro, un milione di persone non è un popolo di tapiri. La testa di questo movimento è più dura di quella dell’inviato di Striscia la Notizia.

2. Sono ammesse formule efficaci come “lo sciopero dei padri contro i figli” e “riempire le fabbriche, non le piazze”. Ma se ne deve fare un uso puntuale e moderato, invitando i cittadini ( che non sono stupidi, che sanno leggere e ascoltare ) a ragionare sui fatti.

3. Bisogna insistere su un punto decisivo: la riforma dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori non è una spinta al licenziamento facile ma un tentativo, sperimentale, di frustare l’economia stagnante e creare lavoro e ricchezza sociale. E’ un tentativo di garantire un lavoro ai non occupati e non garantiti.

4. Ottima nel suo voluto semplicismo la formula di Franco Modiglioni, economista di sinistra e avversario del governo Berlusconi, che paragona il reintegro per legge nel posto di lavoro al reintegro forzato nel matrimonio: chi si sposerebbe più?

5. La televisione deve dare conto in tutta tranquillità della manifestazione e dello sciopero, con commenti seri e non partigiani. Se Biagi o Santoro fanno i furbi, non bisogna cacciarli né censurarli: basta che alle faziosità si aggiungano discussioni e approfondimenti non partigiani, con il diritto di parola per tutti.

6. Bisogna far sapere con tono di voce calmo che i paesi in cui il lavoro è flessibile sono quelli in cui ce n’è di più. I paesi i cui è rigido sono quelli in cui ce n’è di meno. Le cifre da sole non parlano, ma accompagnate da ragionamenti e analisi pacate fanno bella figura.
7. La Confindustria, che ha i mezzi, i dati e l’intelligenza tecnica di condurre una civile campagna di opinione, adotti le tecniche di movimento e di lobbyng che la situazione richiede.

8. Cofferati punta tutto sulla “difesa della dignità della persona”, argomento specioso ma di risonanza forte in un paese cattolico e solidarista in cui la dignità è tanto invocata quanto calpestata. Bisogna spiegare che i lavoratori delle aziende al di sotto dei quindici dipendenti, per i quali l’art. 18 non vale, non sono schiavi privi di dignità. Invece i giovani che non vengono assunti perché la tutela del lavoro è troppo rigida rischiano ogno giorno la loro dignità. Non è una guerra di civiltà, è una scelta fra due tecniche sociali di governo dell’economia: una chiusa e corporativa, l’altra aperta al mercato.
( Osservazione personale:” difesa della dignità umana” per tutti i lavoratori eccetto per coloro che lavorano per tutti i sindacati e i partiti politici, per qualche cooperativa e enti religiosi.
Forse è questo il motivo che spinge Giuliano Ferrara, estensore dell’articolo riportato, a definirlo “argomento specioso”. Troppo buono!)

9. Non si devono dar segni di arretramento, ma non bisogna giocare allo sfondamento delle linee avversarie. Anche se conduce una lotta sbagliata, il sindacato fa il suo mestiere in piena legittimità; il governo questo lo sa e, mentre ne denuncia gli errori di fatto, ne riconosce il valore di interlocutore sociale. Manifestazione e sciopero habent sua fata, avranno il destino che avranno: il problema principale è quello del “giorno dopo”.

10. Sarebbe utile un linguaggio uniforme dell’esecutivo, e sarebbe utilissimo rilanciare e spiegare le proposte possibili di riforma degli ammortizzatori sociali, cioè di quei meccanismi che devono tutelare un sistema di relazioni più flessibili tra impresa e lavoratori. Sconsigliabile una campagna contro i “comunisti” della Cgil, della Cisl e della Uil. Stavolta non servono uova per gli artisti, ai quali Cofferati ha riservato un gabbiotto speciale. Se la Guzzanti farà un po’ di satira di regime che male c’è?

saluti

Pieffebi
20-03-02, 14:15
da www.ansa.it

" UCCISO MARCO BIAGI: IL GIURISTA DEL 'LIBRO BIANCO'
ROMA - Modernizzare il diritto del lavoro in una chiave europea. Era l'obiettivo scientifico e culturale che Marco Biagi, giuslavorista, ordinario all'Universita' di Modena, si era posto intrecciando l'azione di ricerca con la sperimentazione nell'azione politica concreta. Con questo spirito aveva lavorato prima con Tiziano Treu al ministero del Lavoro, poi con Gabriele Albertini e Stefano Parisi a Milano per il contrastato Patto di Milano del '99, privo della firma della Cgil, e che puntava a favorire l'ingresso nel mondo del lavoro delle categorie piu' svantaggiate come gli immigrati. Infine al ministero del Welfare con Roberto Maroni.

Aveva dato, in questi ultimi mesi, un apporto decisivo per la stesura del ''Libro Bianco sul mercato del lavoro in Italia. Proposte per una societa' attiva e per un lavoro di qualita'''. A lui e Tiziano Treu appartiene l'intuizione dello ''Statuto dei lavori'', ossia il passaggio dallo Statuto degli anni '70, pensato su un modello di rapporti di lavoro dipendente largamente superato all'estensione delle tutele verso i nuovi lavori, quelli che ancora una vecchia cultura definisce ''atipici''.

Un uomo mite, viene descritto dai suoi piu' stretti collaboratori. Un moderato, sul piano politico e culturale. Di formazione cattolica, vicino ai socialisti anche se non sembra sia stato mai iscritto al partito. Era consulente della Confindustria - aveva contribuito alla definizione del documento sulla competitivita' presentato lo scorso anno a Parma -. Collaboro' anche con la Cisl. Frequentava il gruppo dell'Arel di Beniamino Andreatta e Enrico Letta. Amico di Romano Prodi con il quale spesso andava in bicicletta a Bologna. Quello era il suo mondo politico e culturale. Al ministero del Welfare lo ha portato il sottosegretario Maurizio Sacconi che ne apprezzo' le qualita' umane e professionali durante diversi seminari promossi dal centro di ricerca ''Free Foundation''. Biagi - raccontano i suoi amici - viveva con disagio l'essere considerato un uomo vicino alla destra. Non era quella, infatti, la sua cultura. Come ricercatore, Marco Biagi aveva concentrato le sue ricerche sui temi della rappresentanza sindacale e, negli ultimi anni, sulle relazioni industriali europee.
20/03/2002 00:00


Cordiali saluti

tony (POL)
20-03-02, 14:18
assassini...vorrei che quei vili fossero ripagati con la stessa moneta, certa gente non merita di stare al mondo..

pensiero
20-03-02, 16:11
tony: assassini...vorrei che quei vili fossero ripagati con la stessa moneta, certa gente non merita di stare al mondo
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da leghista, mi associo totalmente a queste tue dichiarazioni.
ciao pensiero

mustang
21-03-02, 11:47
...sottovoce a tony e a pensiero: vi riferite agli esecutori materiali o a coloro che hanno armato le loro menti e la loro mano?
saluti

tony (POL)
21-03-02, 13:25
c'e differenza fra l'uno e l'altro?...e non c'e bisogno che parli sottovoce...vuoi dire che il mandante e' cofferati ? (siccome Taormina l'ha gia' detto..)

Pieffebi
21-03-02, 21:39
dal quotidiano "del padrone"......."Il Giornale" :

"Agguato alle Riforme


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Renzo Foa

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Lungo la trincea delle riforme, quelle destinate a modificare lo status quo sociale, passa la linea di confine di ogni grande conflitto. Cioè la linea di confine nella politica, la linea di confine nella cultura, ma anche e soprattutto la linea di confine democratica. Il messaggio dell'assassinio di Marco Biagí non riguarda soltanto questo anno 2002, solcato da tante tensioni, né investe solo la complicata partita della sperimentazione sull'articolo 18 e della flessibilità del mercato del lavoro. E molto più pesante e non solo per i due precedenti che sono stati ricordati in queste, ore, l'uccisione di Massìmo, D'Antona e di Ezio Tarantelli. Va letto piuttosto come l'ultimo, drammatico passaggio di una storia che ha segnato e sta segnando l'Italia. Cioè la storia del riformismo bloccato, contrastato con ogni mezzo. Qui sta il più importante e il più negativo elemento di continuità, il vero nodo irrisolto della nostra modernizzazione. E una trincea interminabile. Se usiamo questa chiave di lettura per leggere il passato, arrivando fino all'oggí, è difficile non vedere come lungo di essa si siano combattute dure battaglie. Una trincea che forse nelle stagioni,più lontane, quelle contrassegnate dallo scontro ideologico, è stata più o meno visibile, più conftisa anche perché spesso conservatori e riformatori si scambiavano i ruolì ma che - se concentriamo invece l'attenzione sulla fase più recente - ha i suoi contorni nitidi. Se pensiamo cioè agli ultimi vent'anni, è davvero difficile non cogliere alcuni momenti esemplari Se ne possono ricordare almeno tre. li primo è costituito dalla lotta sulla progressiva desensibilizzazione della scala mobile che - dal famoso decreto di San Valentino al referendum del 1985 - Ade da un lato il Pci di Enrico Berlinguer e la Cgil arroccati sul «no» e, dall'altro lato, in primo luogo Bettino Craxi, Enzo Scotti ella CisI impegnati a liberare il mondo del lavoro da una tutela ormai inutile per chi beneficiava e dannosa per la collettività il secondo momento esemplare è rappresentato dall'inizio del cammino per rientrare nei parametri di Maastricht: era il 1992 e fu segnato da una vera e propria rivolta animata dalla sinistra sindacale e politica contro la legge Finanziaria, decisa dal governo con cui Giuliano Amato cercò invano di traghettare A sistema politico da una stagione all'altra. E l'aggancio all'Euro appare oggi come l'unica vera riforma riuscita nell'ultimo tormentato decennio. Già, perché poi la stagione del centrosinistra - terzo momento esemplare di questa storia di riformismo mancato e dì spirito riformatore contrastato con ogni mezzo - si è snodata tutta lungo un braccio di ferro con il quale la Cgil, forte del suo insediamento elettorale, ha bloccato sul nascere ogni velleità di cambiamenti nel welfare: basti ricordare i duelli pubblici tra Massimo D'Alema e Sergio Cofferati, sempre risoltisi a favore del secondo, grazie a quel diritto di veto che la sinistra italiana ha sempre riconosciuto al sindacato . Ecco, quando si parla di status quo sociale è difficile non tener conto di questo pregresso, di una fase in cui i rapporti di forza si sono progressivamente consolidati a vantaggio dei conservatorismo e a scapito dell'innovazione. Una fase in cui quel pezzo di Italia rappresentato dalle organizzazioni sindacali, soprattutto dalla Cgil, si è progressivamente convinto di poter far valere le proprie rendite di posizione a qualunque prezzo. Anche prescindendo dai rapporti di forza politici esistenti nel Paese. Rifugiandosi dietro a tutte le ambiguità in cui è immersa la parola concertazione, metodo inventato per risolvere i problemi, non per agitare questioni di principio.il muro di «no» opposto al programma di riforme del governo uscito dalle elezioni del 13 maggio è solo l'ultimo capitolo di questa lunga storia. il muro all'ombra del quale ha pensato di ritrovare una ragione di esistenza (e di forza) quell'opposizione a cui la sconfitta elettorale ha fatto perdere l'abitudine alla politica. Sulla difesa dell'articolo 18 si sono infatti ritrovati, salvo rare eccezioni, tutti coloro che pensano di trarre dallo scontro con il governo una ragione di identità un nuovo e composito blocco anti-riformatore, certamente minoritario nel Paese e nelle istituzioni rappresentative, ma particolarmente visibile nelle piazze, un'onda d'urto contro l'innovazione, il reprint di un pezzo di passato.Da martedì sera il grande problema di questo schieramento - difficilmente risolvibile davanti all'opinione pubblica, ma anche alla luce della propria storia - è il ritorno sulla scena di un terrorismo che ha scelto un obbiettivo preciso e che ha assunto, come sua motivazione, proprio l'obbiettivo della mobilitazione sindacale e della sinistra dì questi giorni. Da martedì sera il problema della difesa della democrazia non è più lo slogan agitato contro la «dittatura della maggioranza» o contro «il potere mediatico» è invece qualcosa di più concreto. Già a Genova, durante le giornate del G8, una sinistra che certo non è violenta fece fatica a distinguersi dal violenti e privilegiò, la polemica e lo scontro con il governo. Oggi, avverte una fatica analoga. la fatica che nasce da un'ambiguità profonda, quella accumulata soprattutto nell'ultimo. decennio di rifiuto delle riforme e di contrasto ad ogni cultura riformatrice, Ma questo drammatico passaggio potrebbe essere l'occasione da cogliere per uscire dall'ambivalenza per capire finalmente che politica riformatrice e democrazia sono un binomio in questa stagione indissolubile . Oggi sottolineato per di più dall'atracco terroristico. Sarà possibile?"
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Cordiali saluti.

tony (POL)
22-03-02, 10:05
non c'e' risposta pero' ai quesiti di sopra.....
dissentire dalle politiche del governo, nello specifico, sul lavoro e' un atto di "collateralismo" rispetto alle br?
ieri cofferati si e' spiegato benissimo nella trasmissione di ferrara e lerner...le sue idee sono condivisibili o meno (e io e non solo io le condivido) ma vanno al merito della questioni, del significato e della necessita' della tutela dell'art.18...le disquisizioni di renzo foa, o di altri esponenti di destra e di centrosinistra rispetto al "riformismo " e al "conservatorismo" lasciano il tempo che trovano se non entrano nel merito delle riforme proposte...
un po' come la questione "progressisti"-"conservatori"....

Pieffebi
22-03-02, 14:13
Si può legittimamente essere contro la modifica dell'art. 18, ma non è corretto, onesto e quindi legittimo spacciarla per l'abolizione del medesimo e paventare conseguenze che non esistono.

Saluti liberali.

tony (POL)
22-03-02, 16:07
ma anche questo e' un giudizio...nel caso specifico suo, non solo suo e legittimo...quello sulle conseguenze paventate...
io ho invece motivo di ritenere che, per il complesso delle argomentazioni addotte da cofferati ,quelle conseguenze possano aversi..
ed ancora, si torna al punto di partenza...
quelle modifiche non riguardando il mio caso specifico dovrebbero lasciarmi indifferente rispetto ad eventuali conseguenze negative che in ogni caso non toccherebbero la mia persona.
ma e' esattamente questa la filosofia dei raporti sociali che non mi sta bene..un modo di ragionare piu' egoistico che individualistico..forse liberista-darwinista ma non liberale.

mustang
22-03-02, 18:19
Originally posted by tony
c'e differenza fra l'uno e l'altro?...e non c'e bisogno che parli sottovoce...vuoi dire che il mandante e' cofferati ? (siccome Taormina l'ha gia' detto..)
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?
tony, sei tu quello che insinua che il mandante sia cofferati.
mustang

mustang
22-03-02, 18:28
Cofferati, sull'art. 18, ha detto un fracco di balle. Basterebbe leggere gli articoli della riforma presentata per accorgersi delle squallide bugie dietro le quali il "cinese" della Cgil nasconde la sua tremenda fifa.
Funzionasse la riforma studiata da Marco Biagi e voluta dal governo Berlusconi, e funzionerà come in tutti, dico e ripeto, tutti i paesi con regole simili a quelle ora proposte, il segretario della Cgil vedrebbe troncata ogni sua aspirazione politica.

E' tutto chiaro e luminoso come il sole.
saluti

mustang
23-03-02, 00:31
...due comode ciabatte?

Commentando i risultati del vertice di Barcellona, Prodi ha lanciato un messaggio in qualche modo ambiguo. Dice che serve accelerare il processo di liberalizzazione “essenziale per completare il mercato unico”, che “maggior flessibilità è indispensabile al cambiamento della nostra economia, che “bisogna allungare la vita lavorativa” per elevare l’età pensionabile di almeno 5 anni.
Dunque, tutto o.k.? Mica tanto: tutto ciò, però, deve essere ottenuto col metodo della concertazione, dunque con il consenso obbligatorio dei sindacati.

E se invece si puntasse alle riforme per mandato elettorale, preciso e ultimativo?
Questo Prodi non lo spiega; sostiene, giustamente, che l’Europa non è l’America e che quindi le scelte di modernizzazione devono essere inventive, equilibrate e originali.
Prodi rammenta che il vertice è stato preceduto da un incontro fra le parti sociali. Ma non dice se in quella sede egli abbia avanzato le stesse proposte, in tema di liberalizzazione e pensioni di cui si parla nel documento approvato al vertice.

Sostenere obbiettivi di modernizzazione e incoraggiare insieme le proteste dei sindacati, definendole addirittura “provvidenziali”, assomiglia tanto al solito imbroglietto.
Non può esistere uno spazio comunitario in cui si respira l’atmosfera idilliaca del consenso sociale contrapposto a situazioni nazionali in cui, se c’è conflitto, vuol dire che si sta fuori dall’Europa.
Ma lo strano è che Prodi dice anche che, se non c’è l’accordo, la Commissione “deve decidere”.

Se lo può fare un organo esecutivo, a maggior ragione lo devono fare i governi e le maggioranze eletti democraticamente.
Anche se hanno vinto contro l’Ulivo di Prodi.
saluti

tony (POL)
23-03-02, 12:25
pero' ti sei ben guardato dal dire dove cofferati ha detto balle..
ma ti capisco...
e' tutto chiaro come la luce del sole..:-)

mustang
23-03-02, 18:00
Prima del vertice di Barcellona ci fu una cena tra Schroeder e Prodi che però non ha spento i fuochi che il cancelliere tedesco ha preso ad alimentare contro numerose decisioni della Commissione europea. Un documento riservato fatto filtrare a Berlino e che gira tra le mani di giornalisti fidati spiega anzi che siamo solo all’inizio di una vera e propria offensiva di Schroeder a tutela delle imprese tedesche.
Le polemiche contro Prodi e Monti a difesa delle aziende automobilistiche e di quelle energetiche erano solo l’antipasto. Perchè il cancelliere ha fatto fare due conti e ha scoperto che nel solo ultimo anno ad essere interessate da provvedimenti emanati dalla Commissione sono state ben 84 mila imprese germaniche, che valgono un quarto dell’intero pil tedesco con la bellezza di 6,4 milioni di occupati. E ha deciso che da qui alle elezioni del prossimo 22 settembre i tedeschi dovranno avere ben chiaro che il loro cancelliere uscente si batterà come un leone nei diversi fori internazionali a difesa del capitalismo renano, attualmente affetto da visibile zoppia. Ieri la conferma dell’insolvenza del grande gruppo di costruzioni Holtzman, malgrado il salvataggio orchestrato personalmente da Schroeder solo due anni fa.

Nello stesso documento ormai semi-riservato viene confermato l’intenzione di Schroeder, in caso di vittoria elettorale, di provvedere a un riordino delle competenze nella gestione della politica estera.
Scopiazzando l’idea di Berlusconi, tutti gli affari internazionali che abbiano ricadute dirette o indirette sull’economia nazionale verranno ricondotti alla responsabilità della Cancelleria e sottratti alla competenza del ministero degli Esteri.
La stampa italiana ignora queste notizie provenienti dalla Germania.
Ma come, la riconduzione al premier della politica estera, la promozione delle imprese nazionali nel mondo e il conseguente riordino a questo fine dello stesso “modo di far politica estera”, magari in attrito con gli orientamenti di Bruxelles, non sono proprio i motivi delle tambureggianti polemiche di tanti avversari o meglio, nemici del Cav. in Italia, accusato di voler gestire il paese come una azienda euroscettica?
saluti

Pieffebi
23-03-02, 20:22
da www.lastampa.it :

"ROMA IL fastidio di Silvio Berlusconi è cresciuto nelle ultime 48 ore e ieri mattina, dopo la lettura dei giornali, si è trasformato in rabbia. Quel tentativo del centro-sinistra di appropriarsi della figura del povero Marco Biagi, l´uomo che appena qualche giorno prima dell´attentato la sinistra trattava alla stregua di «un traditore» (l´espressione è del premier), proprio non gli andava giù. E come a lui la piega che stavano prendendo gli avvenimenti non è piaciuta neppure al ministro del Lavoro Roberto Maroni che negli ultimi mesi, insieme a Maurizio Sacconi, era diventato il confessore e il custode delle ansie e delle paure del professore assassinato dalle Brigate Rosse. «Tutto questo è assurdo - si è sfogato ieri mattina il ministro al telefono con il premier subito dopo i funerali di Bologna -, noi dobbiamo spiegare quello che stava facendo Biagi, rivendicare il suo lavoro. Glielo dobbiamo. Silvio, secondo me dovresti pensare a qualcosa, magari a un messaggio televisivo». Quel suggerimento arrivato a metà mattinata è rimasto nella mente del Cavaliere. Poi a riprenderlo, a caldeggiarlo e a dargli corpo ci ha pensato il solito Gianni Letta, anche lui presente alle esequie. «Guarda, Silvio, la famiglia si è comportata benissimo. Davvero delle brave persone. La vedova è una donna di grande coraggio. E´ stata una cerimonia commovente. Dobbiamo celebrare la figura di Biagi». Così il premier a fine mattinata aveva deciso. E quando è cominciata la colazione di lavoro con la consulta di Forza Italia, davanti al ministro dell´Interno Scajola, al coordinatore Antonione, al capogruppo dei senatori Schifani, a quello dei parlamentari europei Antonio Tajani e a tanti altri, ha dato fuoco alle polveri e ha spiegato i motivi di quel gesto: rivendicare l´opera di Biagi, il suo riformismo che è quello del governo e spiegare agli italiani che lui non si farà intimidire, non tornerà indietro. «Vedete - ha spiegato il premier - noi dobbiamo far capire alla gente che Biagi lavorava con il governo e concordava sulla nostra politica di riforma. Anzi, ne era uno degli autori. Dobbiamo onorare la sua memoria, non possiamo permettere che gli altri rivoltino la frittata. Stanno tentando di farlo passare quasi come un morto dell´Ulivo lasciando a noi solo gli insulti a Scajola per la polemica sulle scorte. Magari domani faranno anche la manifestazione contro il terrorismo. Non è ammissibile questo travisamento della verità, dobbiamo spiegarlo alla gente». Un ragionamento che non ammetteva repliche, tantoché il premier ha tirato fuori due cartelle scritte di suo pugno e le ha subito lette ai suoi commensali. Poi ha preso nota dei suggerimenti, vergando quei fogli con un pennarello rosso. Non ha accettato però i consigli di chi gli chiedeva di usare un linguaggio più formale. «Voglio - ha spiegato - un messaggio chiaro, preciso, diretto. La gente deve capire che chi ha ucciso Biagi non vuole le riforme, non vuole modernizzare il paese, non vuole cambiarlo, non vuole creare lavoro. Insomma non vuole quello che vuole questo governo. E dobbiamo fargli capire che non ci fermeranno... Ecco perché è importante anche farci vedere, tornare in piazza. L´idea della manifestazione nazionale l´11 maggio serve proprio a questo, vogliamo anche noi essere presenti in piazza». Insomma, dopo lo sbigottimento di fronte ad un fenomeno che non si comprende, che si trova inspiegabile, che è lontano anni luce dal proprio modo di pensare, il premier ha reagito alla sua maniera, caricando. «Io ancora non riesco a capire le ragioni di ciò che è successo, addirittura non so dove vogliono arrivare. Altri terrorismi hanno una logica, ma per comprendere le Br bisogna tornare ai primi del `900. Il terrorismo serve solo ad aumentare la schiera delle vedove e degli orfani». Per Berlusconi quello che è accaduto a Bologna è la rappresentazione dell´assurdo. «Anche il sindacato deve rendersi conto dei suoi errori, deve essere consapevole che certi giudizi, certi slogan sono pericolosissimi. Per questo dobbiamo incalzarlo, riprendere il dialogo». «Il sindacato - gli è andato dietro Antonione - non può dire un "no" pregiudiziale alle nostre proposte che sono condivise in Europa. Noi dobbiamo costringerlo ad entrare nel merito». Così sui due fogli del Cavaliere è finito un concetto sottolineato due volte con il pennarello rosso: «coinvolgere il sindacato per isolare il fenomeno terroristico è anche il presupposto per combatterlo». Ma la discussione non è finita lì. Anche Scajola, finito nell´occhio del ciclone in queste giornate, ci ha tenuto a dire la sua. «Nella polemica sulle scorte - ha spiegato il ministro - ci sono state anche strumentalizzazioni. Ad esempio di quella lettera in cui Maroni chiedeva la scorta per Biagi al ministero non c´è traccia. Ma, a parte questo, nella lotta al terrorismo le scorte servono ma non bastano. I terroristi hanno a disposizione un´infinità di obiettivi. Basta vedere cosa fa l´Eta in Spagna, arriva a colpire pure i consiglieri regionali. Ad esempio, anche il ferimento di questa mattina di due agenti in Umbria ha dei contorni strani, preoccupanti. Non si capisce ancora se è collegabile ad una matrice terroristica o no. Per combattere questo fenomeno che potrebbe allargarsi bisogna usare l´intelligence, snidarlo, isolarlo... Trovare aiuti internazionali. Non dimentichiamo che noi abbiamo a che fare con due terrorismi: quello internazionale, che negli ultimi mesi ci ha assorbito risorse in uomini e mezzi, e ora quello nostrano». Appunto. Tante risposte e tanti punti interrogativi. E la discussione sarebbe andata avanti ancora per ore se alla porta di Palazzo Grazioli non avesse bussato l´ambasciatore Usa, Sambler. «Noi - ha sospirato Berlusconi - dobbiamo far fronte a tanti problemi, ogni giorno. Ieri mi ha chiamato Bush perché dobbiamo organizzare il trasferimento del re dell´Afghanistan a Kabul. Gli americani vogliono un aiuto da noi per garantire la sicurezza al monarca». Dopo le Br, Bin Laden. I capitoli del libro del terrore per il Cavaliere sembrano non finire mai.
Augusto Minzolini. "

Raccogliere l'eredità di Marco Biagi è doveroso, se il Centrosinistra ci starà....meglio, vorrà dire che non avrà nulla da eccepire alla riforme proposte dal governo e licenzierà (per giusta causa) i suoi massimalisti: Cofferati in testa.


Cordiali saluti.

Cirno
29-03-02, 20:18
Certo Prodi si trova in una situazione difficile. Costretto a premere sul governo italiano affinché attenui la rigidità del mercato del lavoro (eufemistico termine per dire che l'art. 18, unico del suo genere nel mondo civile, va riformato) d'altro canto non può dispiacere a coloro (Cofferati e Diliberto in testa) che saranno determinanti per restituirgli l'ambita poltrona di Guida dell'Ulivo.
E così, essendo la loro "Guida" designata, è costretto a...seguirli.
Per sua fortuna Prodi è un vecchio Democristiano, e come tale sa barcamenarsi: dire e non dire, agire e non agire sono la stessa cosa. Convergenze parallele insomma!
Qualcuno potrebbe obiettare che tutto ciò fa schifo. E con ragione!
Quanto a Biagi, verme limaccioso in vita ma eroica icona in morte, mi permetto di citare me stesso, trascrivendo una parte del mio post "Agoracrazia" (Forum dei Senescenti):

"La vita è cosa arcana e bizzarra. Ancor di più lo è la morte.
Guardate il povero prof. Biagi.
Egli fu definito dalla sinistra servo e traditore, e la sua opera fu detta "limacciosa".
I sicari gli hanno rapito la vita ed ora la sinistra, lo sciamano Cofferati in primis, si sono appropriati del suo cadavere.
Così, ad onta del fatto che nessun caporione del popolo di sinistra abbia sentito non dico il dovere ma almeno il pudore di intervenire alle sue esequie, egli è stato pubblicamente identificato nell'interesse della classe operaia (che non esiste più) e del sindacato, contro i quali sarebbero idealmente state sparate le pallottole che lo hanno ucciso.
Poco conta che egli fosse stato in vita uno stimato consulente del governo in carica e che la sua opera più significativa, il Libro Bianco, sia e sia stata considerata dalla Sinistra poco meno che strame. "

La nostra sinistra è di bocca buona e di scrupoli inesistenti.
Lasciamo che consumino il loro squallido rito dello sciopero generale politico: Sorel rimane il loro Maestro, come lo fu del primo Mussolini, non a caso uomo di sinistra.
Poi, alle urne!!

Pieffebi, sei bravo.
Cirno

mustang
29-03-02, 23:19
Prodi è indubbiamente bravo, di sicuro stampo democristiano, oltretutto forgiato alla scuola di alta tecnica di corruzione che fu l'IRI di mussoliniana memoria.
Ma poco potrebbe anche la volpe Prodi se non fosse appoggiato, per i motivi sopradetti, dalla maggior parte della stampa nazionale.
Il duro atteggiamento della Cgil di Cofferati nei confronti dell'art. 18 nasce proprio dal tentativo disperato di spostare il più possibilmente nel futuro la riforma che, attuata, dimostrerà con i risultati, da quali cialtroni siamo stati governati fin'ora.

Si ripete la storia recente della reazione estrema di parte della magistratura contro la legge sulle rogatorie.
Lentamente stanno emergendo "procedure discutibili". messe in pratica da pm e giudici, nel trovare e nel recepire documentazioni estere poco credibili.
saluti

tony (POL)
30-03-02, 12:28
..casomai..sta sempre piu' emergendo l'elevato afflato ideale che spinse berlusconi a scendere in politica.....come ebbe a dire la buonanima di Indro Montanelli Berlusconi non e' indagato dai giudici perche' "sceso in campo" ma e' sceso in campo proprio perche' indagato (e pieno di scheletri nell'armadio come peraltro emerge ANCHE dalla vicenda delle holding) e per cercare di legiferare in modo di mandare all'aria i processi che riguardano lui e i suoi compagni di merende come previti e dell'utri..e questo e' arrivato a riconoscerlo persino giuliano ferrara in merito alla legge sulle rogatorie..legge che, peraltro, e' stata contestata non dai "giudici comunisti" come il piduista chiama chi osa mettere il n aso nei suoi sporchi affari ma da una serie di personalita' italiane come Franco Cordero e non, come Bernard Bertossa e tante altre..
...del resto previti (e nessuno) ha mai eccepito prima sulla validita' della documentazione acquisita all'estero tant'e' che in un primo tempo si e' opposto, come peraltro in suo diritto, all'acquisizione di quella documentazione attraverso i suoi legali (e gia' qui uno potrebbe chiedersi: che timore puo' avere una persona onesta sul fatto che si frughi nei suoi conti esteri?), secondo...proprio perche' non c'era modo di contrastare nel merito i contenuti di quegli atti hanno pensato ad una legge adhoc, ideata dai suoi legali, che incidendo sui processi IN CORSO arrivasse a far dichiarare nulle le rogatorie effettuate.....
quanto poi all'articolo 18 i sindacati, tutti i sindacati, anche l'UGL sono favorevoli allo stralcio quindi mi sa tanto che la vera miopia politica sia di quelli che si rifiutano in partenza di ragionare sulle ragioni di questa unita' ritrovata fra le varie confederazioni....prendersela con Cofferati perche' fa bene il suo mestiere di sindacalista mi sembra l'atteggiamento di chi guarda il dito che indica la luna anziche' la luna stessa.....poi chiaramente i giudizi potranno divergere...anche se' e' ben chiaro che lo spot del presidente-oeraio null'altro e' se non uno spot per gonzi e con la riforma anche parziale dell'art.18, talora accompagnata da proposte ridicole tipiche di chi pensa che tutto abbia un prezzo e tutto sia mercificabile come quella dell'indennizzo con 24 mensilita' in luogo del reintegro, si mira a ridurre i diritti di chi lavora....

mustang
30-03-02, 19:44
Intervento eccezionale!!
mustang

Cirno
30-03-02, 20:02
..."eccezziunale" veramente!!!

Pieffebi
24-12-02, 14:15
Originally posted by mustang
Prodi è indubbiamente bravo, di sicuro stampo democristiano, oltretutto forgiato alla scuola di alta tecnica di corruzione che fu l'IRI di mussoliniana memoria.
Ma poco potrebbe anche la volpe Prodi se non fosse appoggiato, per i motivi sopradetti, dalla maggior parte della stampa nazionale.
Il duro atteggiamento della Cgil di Cofferati nei confronti dell'art. 18 nasce proprio dal tentativo disperato di spostare il più possibilmente nel futuro la riforma che, attuata, dimostrerà con i risultati, da quali cialtroni siamo stati governati fin'ora.

Si ripete la storia recente della reazione estrema di parte della magistratura contro la legge sulle rogatorie.
Lentamente stanno emergendo "procedure discutibili". messe in pratica da pm e giudici, nel trovare e nel recepire documentazioni estere poco credibili.
saluti


up natalizio

Pieffebi
24-12-02, 14:15
Originally posted by mustang
Prodi è indubbiamente bravo, di sicuro stampo democristiano, oltretutto forgiato alla scuola di alta tecnica di corruzione che fu l'IRI di mussoliniana memoria.
Ma poco potrebbe anche la volpe Prodi se non fosse appoggiato, per i motivi sopradetti, dalla maggior parte della stampa nazionale.
Il duro atteggiamento della Cgil di Cofferati nei confronti dell'art. 18 nasce proprio dal tentativo disperato di spostare il più possibilmente nel futuro la riforma che, attuata, dimostrerà con i risultati, da quali cialtroni siamo stati governati fin'ora.

Si ripete la storia recente della reazione estrema di parte della magistratura contro la legge sulle rogatorie.
Lentamente stanno emergendo "procedure discutibili". messe in pratica da pm e giudici, nel trovare e nel recepire documentazioni estere poco credibili.
saluti


up natalizio

Cirno
24-12-02, 16:57
Caro PFB,
quando penso, in chiave natalizia, all'intervento di Tony, mi vengono in mente Prodi con l'affare SME, Dini con la moglie Von Costarica e l'affare Telecom Serbia, le Coop rosse con le loro evasioni, il PCI con le "sovvenzioni" elargite dall'allora ostile Patto di Varsavia, ecc. ecc. (solo per citarne alcuni, al volo).
Nessuna seria azione giudiziaria in merito.
Come mai? Ma la legge è uguale per tutti?
Buon Natale!

P.S.
Penso anche a tutte quelle miriadi di azioni penali e civili che finiscono in prescrizione o comunque in dimenticatoio perché riguardano comuni mortali (leggi: poveri cittadini, o poveri cani se preferite) e pertanto non assicurano né visibilità né fama.

Pieffebi
24-12-02, 17:16
:rolleyes: :D

Buon Natale Senatore!

gianniguelfi
24-12-02, 17:46
Ecco qua un altro abbonato al Giornale, mi riferisco a Cirno, che riprende le balle di cui si nutrono i lettori di quel fogliaccio immondo.
Cominciamo dall' affare Prodi-SME: il professore bolognese è stato più volte convocato in tribunale (e non ha MAI mancato l' appuntamento) come persona informata sui fatti. Nessuna obiezione di ordine penale gli è mai stata avanzata. In parole povere: nulla è emerso contro di lui.

Toh! Ma allora la magistratura indaga anche a sinistra! Vedi il caso della signora Dini (cosa c' entrino i presunti illeciti commessi da parenti stretti dei politici coll' onorabilità dei politici stessi è cosa che mi sfugge) che, notizia di questi giorni, è indagata per i suoi affari in Costarica. Se emergerà qualcosa di illecito son certo che la stampa nazionale gli dedicherà il dovuto risalto.

Le evasioni delle COOP rosse son solo nel tuo cervello Cirno, e in quello di Belpietro. Se avete qualcosa di concreto correte subito dal primo magistrato e sporgete denuncia. In caso contrario fareste meglio ad occuparvi dei miliardi evasi da Previti. Almeno le Coop davano, e danno, lavoro a migliaia di persone.
Previti invece, coi miliardi evasi, si comprava gli yacht. e i palazzi rinascimentali nel centro di Roma. Ha detto bene il compagno Benigni: con quella faccia da galera se si avvicina a un Pc scatta l' antivirus

Per finire, sulle sovvenzioni del Patto di Varsavia ti dirò che ne ho già discusso cosi tanto su questo forum che mi rifiuto di parlarne ancora. Ti dirò solo che sono cazzi nostri: i soldi da Mosca arrivavano regolarmente, erano belli sonanti e ce li siamo spesi alla facciaccia vostra. Qualche copeco è arrivato persino in tasca mia.
Pensa invece ai milioni di dollari che la DC ha intascato dagli americani senza farvi vedere, a voi poveri fessi dei suoi elettori, mai il becco d' un quattrino.

Gianni Guelfi

Cirno
25-12-02, 12:06
Concordo. DC uguale PCI. Tutti fatti della stessa cacca.
Buon Natale.
A proposito: definire i soldi avuti da Mosca "sovvenzioni" è un understatement.
Il denaro avuto dal nemico (perché tale era allora il Patto di Varsavia) è il prezzo di un alto tradimento. O basso, come preferite, voi immakolati kompagni.
Quanto a Dini, non è tanto l'affaire di sua moglie: vedremo kome andrà a finire telekom Serbia! Bella torta, no?
Quanto a Prodi, mai indagato! seriamente, vuoi dire.
Di nuovo auguri!

P.S. non sono affatto abbonato al Giornale e non lo leggo mai.

Cirno

gianniguelfi
25-12-02, 13:41
Chissà perché alcune persone, scrivendo di comunismo e comunisti, pensano che le loro tesi acquistino più autorevolezza sostituendo la c con la kappa.
La lettera kappa non esiste in alcun alfabeto neolatino, caro Cirno, e tantomeno in quello italiano.
Ti assicuro che se ti asterrai dall' usarla a sproposito farai un figurone.

Per quel che riguarda i finanziamenti dell' Urss al Pci ti dirò che giudicare fatti e misfatti di 50-100 anni fa col metro odierno è fare sciaccallaggio.
Fa sciaccallaggio Berlusconi quando accusa i diessini di oggi di essere in qualche modo colpevoli di quanto accadde decenni fa.
Parimenti si comporta Socci quando mostra, ammiccante, le vittime della dittatura cambogiana sperando che qualche grullo abbocchi e se la prenda con Fassino.
Fa sciaccallaggio PFB coi suoi thread su Togliatti, Fecia con quelli sui crimini del comunismo o gli operai della Fiat e ora tu con i finanziamenti.
Diciamo la verità: a tutti voi, gentili signori, dei cambogiani, degli operai della Fiat, delle vittime di Stalin non ve ne può fregar di meno.
Spargete lacrime di coccodrillo sperando che un po' di quel sangue innocente ricada sulle mani dei vostri avversari politici di oggi.
E questo, a casa mia, si chiama sciaccallaggio (senza kappa).

Se l' Urss militava nel campo avverso al nostro non eravamo certo in guerra. Quindi, la tua accusa di alto tradimento è buona per fare le frittelle Cirno.
Nessuno, nemmeno il terribile ministro dell' Interno dell' epoca, Mario Scelba, impedi mai a Cossutta di salire sull' aereo per andare a rifornirsi di dollari a Mosca.
Perché non si provvide a fermarlo e incriminarlo di alto tradimento?

Oggi arriva il cabarettista di Arcore, che negli anni 50-60 combatteva il comunismo strimpellando sulle navi da crociera, e assieme ai suoi leccapiedi e cortigiani pretende di riscrivere la storia.
Pensi piuttosto a rispettare le leggi della Repubblica presentandosi in tribunale a rispondere delle accuse a suo carico
Buffone.

Gianni Guelfi

Pieffebi
25-12-02, 13:49
L'unico vero sciacallo sei tu, kompagno. La tua abissale ignoranza non ti scusa. Io non ho mai parlato dei Diesse. Se i Diesse si ritengono nipoti di criminali che hanno insanguinato il mondo sono affari loro. In effetti non hanno torto....a sentirsi in colpa.

I buffoni sono tutti (o quasi) di sinistra.

P.S = l'Unione Sovietica era un paese totalitario avversario dell'Italia, contro la quale puntava anche i suoi missili. Il PCI fu per decenni la quinta colonna e... il giullare di Mosca. I Diesse non hanno nulla altro da fare che ammetterlo e passare definitivamente nel campo anticomunista della socialdemocrazia europea. Chissà perchè c'è fra loro chi ...esita.

Shalom!